Lisa
e Fred si guardavano come mai avevano fatto prima di allora: con
estremo
timore.
Fred
aveva accolto l’amica con uno stupore tanto grande quanto
fasullo e, quand’ella
aveva spiegato – dopo averlo rimproverato per non essersi
fatto più vedere – di
dovergli parlare, egli aveva quasi riso, dicendo che non riusciva a
immaginare
qualcosa di tanto importante da spingere una persona a presentarsi in
casa
altrui in piena notte.
Poi
era calato il silenzio.
Fred,
gli occhi chini sulle dita che tamburellavano freneticamente sul tavolo
di
legno, era incerto su cosa desiderare: che Lisa parlasse subito per
mettere
fine a quell’agonia, o che se ne andasse ancor prima di aprir
bocca,
rinunciando così ad affrontare l’inutile discorso.
In ogni caso, il ragazzo
mirava a esser lasciato in pace, solo.
Lisa,
già annientata dall’ansia che sempre, in certe
circostanze, corre ad
attanagliare chi vorrebbe invece mantenere la calma, non scorgeva in
Fred segno
alcuno d’incoraggiamento e questo la rendeva ancora
più demoralizzata.
«Come
sta tuo padre?» chiese d’improvviso, principalmente
per rompere il silenzio ma
comunque interessata alle condizioni di salute del signor Stephen.
«Non
bene» fu la scarna risposta, data con fare insolitamente
scortese, senza che il
ragazzo guardasse l’interlocutrice.
«Mi
dispiace.»
Lisa
prese nuovamente a scrutare la stanza: sedie e mobili erano
esageratamente
impolverati e negli angoli si scorgevano facilmente enormi ragnatele,
sebbene l’illuminazione
non fosse delle migliori. Nello stesso periodo in cui il signor Martin
aveva
smesso di esercitare la professione a causa della malattia, sua moglie
era
morta; era stato proprio nei mesi in cui Fred aveva iniziato a
lavorare, se il
suo poteva esser definito lavoro. Il ragazzo aveva deciso (secondo Lisa
era
stato costretto a decidere) di licenziare la maggior parte dei
domestici e i
pochi superstiti, evidentemente, avevano capito che la pulizia
interessava poco
al nuovo padrone.
«Fred,
Lorenzo mi ha chiesto di sposarlo.»
Per
alcuni istanti, il giovane rimase completamente immobile. Le dita si
fermarono
e le palpebre smisero per un po’ di sbattere. Lisa si chiese
se l’amico stesse
almeno respirando.
«So
che avete parlato, Fred» ritentò.
«Abbiamo
parlato, sì. Sebbene non avessimo motivo di farlo.»
Tacquero.
Per cinque minuti le loro orecchie furono distratte solo dal ticchettio
dell’orologio
che segnava l’ora sbagliata.
«Io
ti amo, Fred.»
Le
tenere parole giunsero come una freccia al cuor del ragazzo che,
ferito,
rivolse all’amica un’occhiata quasi offesa,
incredula, colma di rancore.
«Devo
averti amato sempre, Fred. In Italia mi sentivo così
sola… pensavo a te
continuamente, non con malinconia, ma con gioia… mi chiedevo
cosa tu facessi e
se dedicassi al mio ricordo qualche minuto della tua giornata.
Attendevo il
momento in cui ti avrei rivisto… e ora… ora io
non riesco a immaginare il mio
futuro senza di te.»
Si
fermò, per riprender fiato e coraggio. Sperava in una
risposta, o almeno un
breve commento, ma Fred pareva muto.
«Lorenzo
sa ciò che provo» riprese timidamente,
«ma non lo comprende. Dice che sono
fantasie da ragazzine e… »
«Io
credo lo stesso» la interruppe finalmente il ragazzo,
lasciandola sbigottita. «Tu
confondi l’amore con l’amicizia. Noi siamo sempre
stati come fratelli e
perciò…»
«No,
Fred! Lo sai che non è così! Persino Lorenzo
l’ha notato e per questo… ti ripeto
che so del vostro discorso! Ciò che Lorenzo non ha voluto
rivelarmi è solo quel
che gli hai risposto quando lui… quando lui ti ha
chiesto…»
«Ho
detto la verità, Lisa!»
La
voce del medico era suonata tanto alterata dalla rabbia da non sembrare
neanche
la sua.
«La
tua vita sentimentale non mi riguarda! Ma se davvero desideri con tanto
ardore
che io mi esprima… ebbene, ti consiglio di sposare Lorenzo
al più presto! Se volessi
rifiutarlo per me, commetteresti uno sbaglio; lui vuole sposarti,
saprebbe
renderti felice, è un uomo onesto e benestante! Vive persino
in un posto da cui
potresti trarre giovamento per la tua salute… va’
in Italia con lui, cosa
aspetti? Perché coinvolgi me in questa decisione?»
«Fred,
io non amo Lorenzo!»
«E
io non amo te, Lisa!»
L’orologio
rotto rintoccò le dieci. Lisa, tremante di rabbia e rossa di
vergogna, abbassò
gli occhi. Entrambi si erano alzati durante la discussione.
«Siamo
amici… come lo siamo sempre stati. Tu hai creduto di amarmi,
ma…»
«…
ma devo essermi sbagliata. Hai ragione, Fred. Scusami se ti ho
disturbato.»
Il
signor Logan non si riteneva un uomo sensibile, e ammetteva
d’esser curioso;
quando Fred l’aveva richiamato, dicendogli che Lisa era
andata via, egli aveva
atteso con ansia che il giovane gli rivelasse l’esito
dell’incontro ed era
stato molto deluso dal suo silenzio.
«Ragazzo
mio, non voglio intromettermi nelle vostre questioni» disse,
mentre scendevano
al buio le scale che a quel signore non parevano molto stabili, «ma ho diritto di
sapere come stanno le cose,
non credi?»
Fred
sospirò. Non era mai stato loquace. Non ne poteva
più.
«Tutto
andrà per il meglio. Lisa sposerà
Lorenzo.»
«Sia
lodato il cielo!»
L’uomo,
scansate le insidie di alcuni gradini e di un tappeto, giunse
finalmente al
pianterreno. «Per te non è… un male,
vero? Voglio dire… tu e Lisa siete sempre
stati…»
«…
come fratello e sorella, signore.»
Trascinandosi
a fatica fino al portone, il ragazzo lo aprì e fu colto da
un brivido di
freddo.
«Vogliate
scusarmi, sono davvero molto stanco. Buonanotte.»
Angolino
dell’autrice:
Chiedo
umilmente
scusa per il capitolo corto cortissimo. Ritenevo però che
questa parte andasse
separata dal resto, non era il caso di anticipare qui ciò
che accadrà dopo.
Perdonatemi. Un
po’ è colpa mia, un po’ della tesi, il
cui pensiero mai mi abbandona e ad esser
più breve del solito mi sprona. Con questa direi che siamo
arrivati alla
frutta.