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Autore: martijc23    21/01/2016    0 recensioni
" Sai perfettamente qual è la risposta alla tua domanda... Dillo!"
...
"Vorrei che foste voi a dirlo, Artù..."
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gwen, Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Sono passati un'infinità di giorni dalla mia ascesa al trono, ormai sono diventato tutto ciò che si aspettavano. Sono un re e ora in quanto tale posso decidere della vita e della morte di tutti, ho una regina, forte intelligente e astuta, al mio fianco. Tutto sembra essere perfetto, eppure...eppure non riesco a gioirne, è come se tutte queste consapevolezze, questi doveri, l'istinto di seguire la ragione e il mettermi da parte per il bene del mio regno mi stia distruggendo. Annullando quasi. Non sono felice, ma, in fondo, lo sono mai stato veramente? Sono nelle mie stanze, affacciato alla finestra intendo a fissare il tramonto, uno dei momenti che preferisco della giornata, in quanto precede la notte a cui i miei pensieri e preoccupazioni si abbandonano lasciando spazio alla fantasia. Un tocco leggero, prima mi sfiora le spalle, poi mi si avvinghia stringendomi forte. Ginevra mi abbraccia da dietro appoggiando la testa sulla mia schiena e un caldo gelido mi avvolge il corpo. Non è il calore che voglio sentire, non è accogliente e sono lune che me ne sono accorto. Da quando sono re tutto sembra essere cambiato, forse perché lo sono anch'io. "A cosa pensi?" La voce di Ginevra interruppe i miei pensieri e immediatamente indossai la mia maschera di bronzo, che solo per un istante mi ero concesso di togliere. "Niente...io...niente, contemplavo la bellezza del mio regno sotto i colori del tramonto" Lei mi strinse più a sé, cosa che da qualche tempo a questa parte mi faceva stare male. "È molto tempo che non stiamo un po' da soli" Quella frase fu come un pugnale. Il mio affetto incondizionato per Gwen non era sparito, era solo mutato. Più andavo avanti e più mi accorgevo che il mio amore per lei non era VERO amore, ma solo ammirazione, amicizia, grande amicizia, o forse tutto ciò che provavo per lei era dovuto ancora una volta al mio senso del dovere verso il mio regno, in quanto esso bisognava di una regina degna di questo nome, saggia e astuta, cosa che lei era. Ginevra era tutto, tutto, ma non amore. Il silenzio che susseguí quella atroce domanda fu interrotto dall'arrivo di Merlino, che come ogni volta, entrò senza annunciarsi. Nonostante ciò lo ringraziai mentalmente di avermi inconsapevole salvato. "Mia signora" Merlino salutò Ginevra con un inchino che non gli si addiceva per niente, per poi voltarsi verso di me. "Sire, sono venuto per prepararvi per la notte e rassettare la stanza prima che andiate a letto" "Non oggi Merlino, per stasera va bene cos..." Capendo dove Ginevra volesse arrivare la bloccai subito. "No Gwen. Sono stanco, inoltre ho delle questioni burocratiche da risolvere per tanto credo che stasera dormirò nelle mie vecchie stanze se non ti dispiace." Il suo sguardo deluso e perplesso non fu semplice da ignorare, ma quello era il momento della giornata che preferivo e niente e nessuno doveva rovinarmelo. Gwen, dopo avermi dato un lieve bacio a fior di labbra ed aver salutato velocemente e distrattamente Merlino, uscì chiudendo la porta. Rimanemmo soli. Merlino cominciò a sistemare, evitando accuratamente il mio sguardo. Merlino. Lui era l'unica persona che volevo SEMPRE accanto. La sua presenza non mi infastidiva, anzi, diciamo che mi infastidiva di più la sua assenza. Non capivo perché, eppure era l'unica persona che non volevo deludere. Lo guardai sistemare quelle quattro cose in giro e automaticamente le mie labbra si allungarono in un sorriso. "Qualcosa vi turba? Non avete toccato cibo stasera" Mi conosceva meglio di chiunque altro, anche meglio del sottoscritto. Il mio corpo senza che glielo ordinassi si avvicinò a lui che teneva in mano il cucchiaio ancora immerso nel piatto di minestra. "Può darsi..." Alzò lo sguardo puntandomi le sue iridi blu cobalto alle quali ero incapace di mentire o scappare. Lui sapeva, sapeva perché amavo particolarmente quella parte delle giornata, ecco perché ora si trovava lì con me. "Io sono qui, anche se sono solo un servo voi sapete che potete fidarvi di me" Non smise nemmeno per un secondo di guardarmi e ciò mi piacque molto perché amavo sentire il suo sguardo caldo e rassicurante su di me. "Sai benissimo che non sei SOLO un servo per me, come sai molte altre cose, ad esempio il fatto che sei l'unico di cui io mi fidi o il motivo per cui amo e aspetto con ansia la fine del tramonto..." Solo dopo le mie parole abbassò lo sguardo, la cosa mi incuriosí un po', ma non lo diedi a vedere. Mi allontanai da lui e mi avvicinai alla finestra, appoggiandomi allo stipite in modo ma poter vedere sia lui che il mio regno. "Sei mai stato innamorato, Merlino?" Non so cosa mi spinse a fare quella domanda, ma la fecie in un attimo la mia attrazione nei suoi confronti crebbe maggiormente ed inspiegabilmente. Si bloccò di colpo, lasciando scivolare le mani sul letto che, intanto, si era messo a sistemare. "Artù...amore può voler dire molte cose" Mi dava le spalle eppure avvertivo che quell'argomento non era a lui molto gradito. "Sai benissimo a che tipo di amore mi riferisco." Lo vidi irrigidirsi e stringere le mie lenzuola, quasi come se fossero il suo unico appiglio prima di cadere in un precipizio. "Merlino..." La mia voce preoccupata lo fece uscire da quella sorta di shock, che lo portò a rispondere un rapido sì, prima di rimettersi a sistemare i cuscini. Mi avvicinai alle sue spalle e in quel momento eravamo così vicini che lo sentii tremare. Si bloccò di nuovo. Il suo respiro in quel momento pareva la melodia più soave di codesto mondo e il suo profumo mi penetrava dentro impremendosi nella mia memoria. Tutto ciò mi portò a porgergli una nuova domanda, ma stavolta, preso dal momento creatosi, la mia voce divenne un sussurro. "Anche ora?" Al mio sussurro lui sembrò tremare, aggrappandosi ancora una volta alle lenzuola. Osservai rapito ogni suo movimento in religioso silenzioso, interrotto solo dai nostri respiri. "Sì...Sì, anche ora." Abbassò il capo fissandosi le mani che stringevano ancora una volta le candide lenzuola. "E che amore è?" Cercai di trattenermi dal posare un lieve tocco, cosa che richiedde un grande sforzo. "Un amore impossibile..." Lo disse tutto d'un fiato, prima di scappare da quel nostro piccolo limbo, per poi rifugiarsi in sé stesso. Mi voltai verso di lui pur senza avvicinarmi. Mi dava le spalle. "Artù, io..." Lo interruppi senza pensarci. "Nessun amore è impossibile, Merlino..." "Fidatevi, il mio lo è" Alzò lo sguardo e il suo volto era il ritratto delle pene d'amore. Fece per andarsene, ma io lo trettenni prendendolo per il polso e facendolo voltare. Passarono attimi in cui ci guardammo senza dirci nulla, eppure capimmo più con quegli sguardi che con mille parole. In fondo è sempre stato così tra noi. Mi avvicinai a lui, senza fretta, ma con il cuore che batteva troppo velocemente. I nostri sguardi erano incatenati. "Anch'io ho un amore impossibile..." Il mio era un sussurro impercettibile eppure so per certo che a lui sembrò per lo più un urlo. "Il popolo ha ormai accettato il vostro amore per Ginevra" Sorrisi a quell'affermazione. "Eppure non è Ginevra il mio amore impossibile" Lo studiai attentamente e capii a cosa stesse pensando. Le nostre parole erano dei sussurri udibili a noi e a noi soltanto. "Sai perfettamente qual è la risposta alla tua domanda... dillo!" Il suo respiro era sulla mia pelle e viceversa, ormai, ed entrambi eravamo in contemplazione delle labbra dell'altro, senza vergogna o paura, in attesa di quella risposta che tardava ad arrivare. "Vorrei che foste voi a dirlo, Artù..." Quella sua richiesta,che sembrava quasi una preghiera, mi fece sussultare facendomi perdere il controllo. Gli presi il volto tra le mani e per la prima volta baciai l'uomo che da troppo tempo insidiava i miei sogni, i miei pensieri e soprattutto la mia mente. Lui mi strinse a sé, e quel bacio tanto atteso si trasformò in un bacio che di casto aveva ben poco.
   
 
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