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Autore: Manu75    22/01/2016    1 recensioni
"…e tu, femmina dai capelli chiari e dagli occhi freddi e algidi, nel tuo orgoglio soccomberai…prigioniera in una cella di ghiaccio, né calore, né gioia, né amore…tutti voi sarete condannati…io vi maledico! Black, da questa sera, vorrà dire disgrazia e sofferenza e prigionia…e morte! Così è stato detto, che così accada!"
Quando il dovere e l'orgoglio ti spingono contro il tuo cuore, quando una maledizione incombe con tutto il suo potere, quando i sentimenti infuriano nel petto senza poterli placare, il destino sembra solo una gelida trappola. Narcissa Black lo sa bene.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Evan Rosier, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Severus Piton, Sorelle Black | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix, Severus/Narcissa, Ted/Andromeda
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Più contesti
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La parte calda e confortevole del Natale e della famiglia Black: Andromeda. Andromeda la bella, la dolce, la buona e la forte. Andromeda dal cuore caldo e affettuoso. E' la meno protagonista della storia ma mi è sempre piaciuta molto, scrivere di lei è come sorseggiare una cioccolata calda in un pomeriggio invernale. Buona lettura. 


UN GELIDO DESTINO

 

Ottavo Capitolo

 

(Natale – prima parte - Andromeda)

 

- Allora, come ti sembro?- chiese Hellen, rivolta ad Andromeda, nel tardo pomeriggio dell’antivigilia di Natale.
Andromeda studiò la sua amica, che indossava una bella gonna aderente lunga fino a metà polpaccio, una camicetta in seta e delle eleganti scarpe col tacco.
- Sei davvero bella!- approvò infine – Mi piace lo stile babbano elegante!-
Hellen scoppiò a ridere e si voltò nuovamente verso lo specchio, sorridendo soddisfatta alla propria immagine riflessa.
- Michael ha detto che il ristorante è molto elegante e non volevo farlo sfigurare!...speriamo che la gonna non sia scomoda per ballare.- disse, in tono dubbioso, provando qualche passo con un cavaliere immaginario.
Andromeda le sorrise, felice che la sua amica fosse così gioiosa.
‘E’ normale’ pensò dentro di sé ‘è innamorata, ricambiata, e sta per passare una serata da sogno con il ragazzo del suo cuore’
Improvvisamente si sentì assalire da una grande malinconia.
Hellen e Michael avevano appuntamento alle sei e, poco più tardi, Andromeda avrebbe preso una corriera babbana fino a Liverpool, perché l’idea di un viaggio simile la elettrizzava molto; poi, una volta al riparo da sguardi indiscreti, si sarebbe smaterializzata e avrebbe fatto ritorno a casa fino all’anno nuovo.
‘In fondo mi separerò da Hellen solo per una decina di giorni…’ ma non era verso la sua amica che i suoi pensieri erano rivolti in quel momento.
Più tardi le due amiche si salutarono abbracciandosi, liete all’idea che si sarebbero riviste molto presto.
Andromeda salutò anche i genitori della sua amica e, poco dopo, era per strada, con in spalla il suo semplice bagaglio. In realtà dentro vi era di tutto, ma un astuto incantesimo aveva reso lo zaino capiente, senza ingrandirlo di un centimetro.
Aveva rifiutato con decisione qualsiasi passaggio, perché la stazione delle corriere distava solo una ventina di minuti a piedi e lei voleva fare due passi, sola.
Si sentiva stranamente malinconica all’idea di tornare a Weirwater e sentiva una sottile angoscia all’idea della solita festa sfarzosa a cui avrebbero partecipato per la Vigilia di Natale, il giorno dopo.
Senza volerlo, lanciò uno sguardo di sottecchi alla casa dove viveva Ted Tonks, poco lontano da Hellen.
Le finestre erano buie e di lui non vi era traccia.
Andromeda sospirò e riprese a camminare, illuminata a tratti dalla luce della strada che giocava coi riflessi ramati dei suoi capelli, coperti in parte da un berretto di lana che Hellen le aveva regalato.
In quei quattro mesi di permanenza a Whitechurch, Andromeda aveva imparato ad amare i modi di fare dei babbani, il loro forte senso della comunità che, in qualche modo, sentiva così distante dallo stile dei maghi, abituati ad essere più dispersivi nei rapporti interpersonali e a non vivere molto in gruppo.
In tutte quelle settimane lei, Hellen e i due cugini Tonks, erano stati inseparabili, facendo gite nelle belle giornate autunnali o giocando a divertenti giochi di società babbani nelle lunghe e fredde sere invernali.
Il rapporto tra Hellen e Michael si era fatto sempre più stretto e, alla fine, i due ragazzi si erano fidanzati.
Andromeda e Ted, dopo quella primissima uscita alla Fiera, erano diventati molto amici, facendosi compagnia nei momenti in cui Hellen e Michael tendevano ad isolarsi nel loro mondo di freschi innamorati.
Ted era stato una vera sorpresa, in quanto Andromeda aveva imparato a conoscere molti lati del suo carattere che glielo avevano reso, col passare delle settimane, sempre più caro.
Innanzi tutto aveva appreso che Ted aveva perso entrambi i genitori quando era piccolo e che era cresciuto con lo zio paterno, il padre di Michael, la zia e suo cugino, con il quale aveva un rapporto speciale.
A diciotto anni, tuttavia, era andato a vivere nella casa che gli aveva lasciato la nonna paterna, che poi era anche la nonna di Michael, poco lontano dalla casa degli zii.
Nonostante tutto, quindi, la sua infanzia era stata felice; anche se, spesso, aveva degli attimi in cui abbassava la guardia e, sotto il suo volto sempre sorridente, faceva capolino un volto diverso, più serio e malinconico.
Andromeda aveva imparato a riconoscere quei momenti ed era divenuta la persona che più di ogni altra al mondo sapeva come stargli accanto, in silenzio, donandogli un senso di tranquillità oppure chiacchierando del più e del meno, finché il volto di lui ritornava ad essere quello aperto e sorridente di sempre.
Lei amava gli occhi chiari di Ted quando brillavano di allegria ma, ancora di più, li amava quando divenivano più scuri e profondi, nei suoi momenti di intima malinconia.
Aveva scoperto, inoltre, che il ragazzo era una specie di genio della chimica e che aveva vinto una borsa di studio che l’avrebbe portato a partire, prima della prossima estate, per Oslo.
Andromeda si fermò in mezzo alla strada, soffiando fuori aria calda e guardandola condensarsi, con il volto assorto.
In aprile sarebbe finito il suo soggiorno da Hellen, perché la ragazza aveva deciso di frequentare un’ Università babbana, la stessa dove studiava Michael.
- Ho deciso di mettere da parte ogni cosa che riguardi la mia vita da strega, così come l’ho vissuta fino ad ora. – le aveva spiegato la sua amica – Michael non riuscirebbe a comprendere mai, perché è una persona troppo pratica, anche se credo che accetterebbe, magari con qualche difficoltà, questa verità.- aveva sorriso davanti l’espressione dolente di Andromeda – Questo non significa che io rinneghi questi anni - si affrettò ad aggiungere -Ma mi sono sempre chiesta cosa avrei fatto una volta lasciata Hogwarts; questo è il mio mondo, qui, con la mia famiglia e con Michael: rinuncio volentieri! Meno male che ogni estate ho frequentato dei corsi di studio babbano!Ho ancora qualche mese per continuare a prepararmi, sono un po' in ansia all’idea del College ma non vedo l’ora!E’ una nuova avventura, in fondo!-
Andromeda l’aveva ammirata, compresa e le aveva augurato di essere felice pur non capendo fino in fondo quella scelta così radicale.
Tuttavia conveniva che Michael non avrebbe capito mai la verità, in quanto era un ragazzo gentile, forte e buono, ma dotato di un’intelligenza molto spiccia e di un animo semplice e diretto.
Era Ted quello profondo e sfaccettato, quello che aveva mille sfumature e una mente pronta.
E in aprile, Ted sarebbe partito per la Norvegia.
Per due anni.
Andromeda emise un sospiro ancora più profondo, senza decidersi a riprendere il cammino.
- Non perderai l’autobus, così?- Le chiese una voce proprio dietro le sue spalle.
Lei sussultò per la sorpresa e si voltò, in preda ad un’emozione profonda.
- Ted!- esclamò, incapace di aggiungere altro, mentre il cuore le batteva in petto ad un ritmo serratissimo, il volto arrossato di gioia.
- Pensavo di accompagnarti.- le disse lui, osservandola con i suoi occhi chiari così indecifrabili - Se la cosa non ti disturba…-
- Oh, no! Certo, grazie…- sussurrò lei, per una volta priva della sua verve e della sua parlantina così naturali.
Si incamminarono in silenzio, mentre qualche timido fiocco di neve scendeva leggiadro e muto.
Giunsero presto alla Stazione ed entrambi si fermarono ad osservarne l’esterno, senza decidersi ad entrare.
- B-bene...- disse Andromeda, con la voce leggermente tremula e sopraffatta dall’improvvisa voglia di piangere, che la spingeva ad allontanarsi da lui il prima possibile-…io, credo…a presto allora!-
- A presto, Buon Natale!- le disse pacato, guardandola intensamente.
Andromeda fece un sorriso poco convincente e si voltò, decisa a scappare lontano da Ted, prima che le lacrime che minacciavano di scendere facessero la loro comparsa.
- Non partire…-
Lei si bloccò, stupita.
Poi si voltò lentamente verso il ragazzo, che l’aveva afferrata per la mano con gentilezza ma, al tempo stesso, con decisione.
-Come?- gli chiese lei, con voce tremante e incredula.
- Ho detto, non partire.- ripeté lui, piano-  Andromeda, l’idea di non vederti per dieci giorni mi è insopportabile, dico sul serio…non volevo dirtelo, ma è più forte di me: resta. So che è egoistico – sorrise a mo di scusa – Ma io ho bisogno di te, resta con me. Passiamo il Natale insieme! Io credo, anzi, ne sono sicuro ormai…- si fermò un istante, sotto lo sguardo pieno di aspettativa di Andromeda -…Io mi sono innamorato di te.- concluse, dolcemente.
La ragazza gli gettò le braccia al collo, stringendosi forte a lui.
- Resto!- sussurrò, con voce rotta dall’emozione.
Lui sospirò piano, colmo di sollievo, e chiuse gli occhi per un istante; poi li riaprì, prese tra le mani il volto di Andromeda e la baciò leggermente sulle labbra.
- Grazie…- le mormorò con passione.
-No, grazie a te!- esclamò lei, contro le sue labbra.
Si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere, poi si abbracciarono di nuovo, restando fermi per molto tempo sotto la gelida neve che si scioglieva, non appena entrava in contatto con i loro volti tiepidi, immobili, guancia contro guancia.

 

Molto lontano, a Weirwater, Cygnus Black stava organizzando un grande banchetto di bentornato per la sua amatissima primogenita. Lassù in Scozia, la neve era una vera e propria tormenta ed il vento ululava furioso, facendo tremare le finestre della casa.

 

FINE OTTAVO CAPITOLO

 
  
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