Capitolo
4
Appena
la limousine entrò nel
cancello della gigantesca villa, Shia e Nola provarono una strana
sensazione e
avvertirono un fremito.
Come
se Wythe gli avesse letto
nel pensiero, disse: - Non preoccupatevi, il brivido che avete sentito,
è il
segnale che siamo entrati dentro una barriera protettiva. Tutte le
proprietà di
mio padre sono circondate da barriere di questo tipo. Così i
cattivi non
possono entrare! –
La
villa era davvero immensa.
Era formata da un blocco centrale, imponente e maestoso, e da due
“ali”
laterali, che si curvavano un po’ verso la fine. Le due ali
laterali erano
sormontate da un grazioso balcone che seguiva l’andatura dei
piani sottostanti,
e le ringhiere erano riccamente decorate e cesellate.
Proprio
davanti alla villa, al centro
del giardino, si trovava una gigantesca fontana di marmo bianco.
L’acqua
fuoriusciva dalla bocca di un meraviglioso cavallo alato,
anch’esso di marmo,
che si trovava nel mezzo della fontana e accennava
un’impennata, e sembrava
fissare tutti quelli che passavano con il suo sguardo fiero e
giudicatore.
La
limousine si fermò davanti
al grande portone d’entrata, a cui si accedeva grazie ad
un’immensa scalinata.
Il
portone era già aperto, e ad
attendere Wythe stava un’intera schiera di cameriere e
maggiordomi, che porgeva
inchini ed elogi a tutti.
Wythe
rispose con un sorriso.
-
Grazie per avermi attesa,
sono molto felice che vi preoccupiate per me! –
Una
giovane donna si fece
avanti. Non era vestita da cameriera, ma comunque si notava che faceva
parte della
servitù.
-
Wythe, tesoro, tutto bene?
Sicura di non star male, o… -
La
ragazza si buttò tra le
braccia della donna.
-
Oh, Emily, scommetto che
Andrew ti ha avvisata di quello che è successo e ha
ingigantito la cosa, vero?
–
Emily
arrossì, ma continuò a
tener stretta Wythe in un abbraccio.
-
In effetti è successo davvero
così. Mi ha telefonata quando stava ancora guidando. Lo so
che a Andrew piace
inventare particolari, ma comunque sentirmi dire che ti hanno quasi
tagliata a
fettine fa un certo effetto! –
-
Che cosa? Accidenti, ma io
non ho fatto niente, sono stai questi ragazzi a combattere. A
proposito, quasi
mi dimenticavo di loro! – fece Wythe, poi, divincolandosi
dall’abbraccio, prese
Nola e Shia per mano e li trascinò verso la donna.
-
Loro sono Shia e Nola! –
disse rivolta ad Emily, poi, rivolta invece verso i ragazzi, disse: - Lei è Emily,
la mia balia di quando ero
piccola. –
Ad
un tratto, tutte le
cameriere assunsero una posizione rigida e professionale.
Wythe
si voltò verso
l’ingresso.
-
È il papà! – esclamò felice.
Sembrava una bambina.
In
effetti, si stava
avvicinando un uomo alto e robusto, molto affascinante e, soprattutto,
molto
giovane.
-
Wythe! Principessa! –
esclamò, con voce un poco roca.
-
Papà! – esclamò lei, e si
gettò tra le braccia del padre. Lui la sollevò da
terra come fosse una piuma, e
la strinse affettuosamente, poi la ripose delicatamente per terra.
-
Buon giorno, signor Haversam!
– disse Emily, arrossendo e guardandolo dolcemente.
Anche
lui arrossì. – B…
buongiorno Emily… Oggi è davvero molto
bella… Mi perdoni, intendevo la
giornata! –
I
due rimasero a fissarsi
dolcemente per un po’, finché Wythe diede una
gomitata nelle costole del padre.
-
Loro sono Shia e Nola, papà.
Grazie a loro sono ancora viva! –
Il
signor Haversam si riscosse.
– Ma è fantastico! Oh, che maniere! Entrate,
entrate! – esclamò, e fece
accomodare gli ospiti in casa.
-
Tully! – disse Haversam ad un
cameriere. – Prepara una ciotola con del cibo e
dell’acqua per questo bel cane,
e servilo in cucina. Per quanto riguarda i nostri ospiti, nel loggiato
sul
retro è pronto un pranzo davvero delizioso che sta
aspettando proprio noi.
Emily, ti andrebbe di unirti a noi? –
Lei
trasalì e arrossì
nuovamente. – Ne… sarei davvero felice!
– disse.
Per
arrivare al loggiato, i
ragazzi attraversarono la casa, guidati da Haversam, che dava il
braccio ad
Emily. All’ingresso si trovava un gigantesco androne, dal cui
soffitto pendeva
un meraviglioso lampadario in cristallo. Dal fondo della stanza
salivano due
scalinate in marmo che curvavano elegantemente e portavano ai piani
superiori,
mentre ai lati si aprivano numerose porte, che conducevano alle altre
zone
della casa.
Tuttavia
Haversam non si
diresse verso nessuna di esse. Proseguì fino ad una bella
vetrata che si trovava
proprio sotto l’incrociarsi delle scale e
l’aprì.
Si
spalancava proprio nella
meravigliosa veranda all’aperto, che era stata appena
preparata. Il porticato
era circondato da tante colonne candide, tra le quali erano state
disposte
piante rampicanti che diffondevano il loro dolce aroma.
Tutti
presero posto, e in breve
tempo, una schiera di camerieri portava le varie pietanze in vassoi
d’argento e
casseruole di porcellana.
Dopo
aver augurato buon
appetito, Wythe iniziò a mangiare, e così anche
il padre ed Emily.
“
Accidenti! Io non sono
abituata a mangiare come una signora! Chissà che forchetta
si usa? Meno male
che anche Shia è nelle mie stesse condizioni!”
pensò Nola, e si voltò verso il
ragazzo, ma, stupore e meraviglia, lui mangiava come un vero principe.
L’autostima
di Nola le finì
sotto le scarpe, vedendo che era l’unica a non sapere come
comportarsi. Decise
di guardare quello che facevano gli altri e poi di copiare, ma per
sicurezza
non si azzardò a mangiare dei cibi su cui aveva dei dubbi di
comportamento.
Poco
male, perché a quella
tavola erano presenti più leccornie della tavola di un re!
Dopo
un pranzo raffinato, che
per Nola fu un vero supplizio, la compagnia decise di spostarsi nel
chiosco non
lontano dal loggiato, dove potevano sorseggiare fresche bibite e
ammirare i
fenicotteri che andavano ad abbeverarsi nel piccolo laghetto del
giardino.
Wythe
ed Emily erano andate a
dar da mangiare ai fenicotteri, così, seduti nelle poltrone
di vimini erano
rimasti il signor Haversam, Shia e Nola.
-
È un vero sollievo sapere che
non è successo niente alla mia bambina! – disse
Haversam, sospirando, mentre
osservava sua figlia e la balia che si divertivano schizzandosi con
l’acqua.
-
Sapete, io sono il
proprietario di un’importante ditta di trasporti, che collega
la Repubblica
dell’Aria con il Regno della Terra. A causa del mio lavoro
sono spesso via, e
se non ci fosse stata Emily, Wythe sarebbe rimasta continuamente
sola… -
-
Se non sono indiscreta, posso
chiederle dove si trovi la madre di Wythe? – chiese Nola.
Haversam
trasse un sospiro, poi
rivolse un sorriso al cielo.
-
La madre della mia
principessa è morta dandola alla luce… Credo che
ora si trovi un posto
migliore… -
Nola
si maledisse per averlo
chiesto, ma Haversam tornò subito allegro e riprese a
parlare di Emily.
-
Si prese cura di Wythe da
quando era in fasce. Ha sempre vissuto qui da noi, e anche quando non
occorrevano più i suoi servizi, Wythe mi pregò di
farla restare, perché è la
persona che praticamente considera come una madre! –
Nola
sorrise. All’inizio aveva
pensato che Wythe fosse una ragazza viziata e antipatica, ma in fondo
sapeva
che aveva un cuore d’oro.
“
Diventeremo ottime amiche!”
pensò. Poi sfiorò due dita di Shia, cercando di
trasmettergli un pensiero.
“
Credo che il signor Haversam
sia innamorato di Emily!”
Anche
Shia sorrise.
-
A proposito! Durante il
pranzo abbiamo parlato solo di cose poco importanti, ma vorrei sapere
davvero
come è andata. Andrew ha telefonato con il cellulare della
limousine, ma era
molto agitato e abbiamo capito ben poco di quello che è
successo… - disse
Haversam.
-
A questo proposito, Wythe ci
ha detto che ci avrebbe chiarito alcune cose, visto che noi
siamo… come dire…
ignoranti… - spiegò Nola, imbarazzata.
-
Bene, allora sarà meglio
parlarne in un posto più adatto. –
Haversam,
dopo aver chiamato a
se Wythe ed Emily, li condusse in un’altra zona della casa.
Arrivati nei pressi
della cucina, aprì una porta nascosta, che nessuno avrebbe
notato senza uno
sguardo accurato.
Da
li partiva una rampa di
scale che conduceva al piano inferiore.
“
Sembra una specie di
cantina…” pensò Nola, scendendo i
gradini.
Ciò
nonostante, quello che
trovarono sotto non somigliava neppure lontanamente ad una cantina. Era
una
stanza molto ampia, che sembrava la sala comandi di qualche astratto
sottomarino. La parete di fronte all’entrata era ricoperta da
numerosi monitor
che trasmettevano varie immagini provenienti da ogni parte del mondo,
mentre al
centro della stanza si trovavano apparecchiature elettroniche di ogni
genere:
computer, localizzatori, rilevatori eccetera. Le altre pareti erano
ricoperte
da planisferi, cartine geografiche, e dal soffitto pendevano
rappresentazioni
in scala del globo terrestre.
Nola
rimase a bocca aperta, e
anche Shia, che in genere manteneva un atteggiamento composto, non
riuscì a
mascherare una certa sorpresa.
-
Qui è dove svolgo il mio più
importante lavoro: controllare i movimenti di Langarth. –
disse Haversam,
orgoglioso.
-
Un momento, io ho sempre
saputo che Langarth è il nome del sovrano
dell’Impero del Fuoco… Che c’entra
lui con me e con Shia? – chiese Nola.
-
Purtroppo è proprio lui il
centro di questa storia, perciò è logico che
anche tu e Shia, come tutte le
altre Starlight d’altronde, siate coinvolti. Se volete
accomodarvi su quel
divano vi spiegherò molte cose. –
-
Quando Clovis, il padre di
Langarth, salì al trono dell’Impero del Fuoco, il
mondo ebbe un lungo periodo
di pace. I sovrani precedenti avevano creato solo problemi
all’Impero, e anche
agli altri tre Stati, perciò Clovis decise che a partire da
quel momento, non
ci sarebbe stata più nessuna guerra tra i Quattro Stati.
Dello
stesso avviso del padre,
Langarth non era di certo. Lui considerava Clovis un pappamolle e un
codardo,
che aveva paura della guerra e non aveva polso fermo per governare un
Impero.
Clovis era però il detentore della Starlight del Leone,
perciò Langarth non
aveva avuto alcun coraggio a rivelargli quello che pensava di lui.
Un
giorno infausto,
l’Imperatore Clovis si ammalò di una grave
patologia, che fino ad allora non si
era ancora riusciti a curare.
A
quella notizia, Langarth
decise di iniziare ad attuare il suo piano malefico, perché,
dato che lui era
l’unico erede in linea diretta, il potere sarebbe passato
direttamente nelle
sue mani. Riorganizzò l’esercito, scegliendo
uomini che gli sarebbero rimasti
fedeli fino all’ultimo, fortificò i confini
dell’ Impero del Fuoco, e, cosa
molto importante, cominciò a rintracciare tutte le Starlight.
Poi,
un giorno, Langarth
annunciò la morte dell’Imperatore, avvenuta in
misteriose circostanze. Langarth
disse che avvenne a causa della malattia, che lo aveva consumato
lentamente, ma
molte persone, come anch’io, pensano che sia stato
direttamente lui ad uccidere
suo padre.
Questo
perché, in punto di
morte, Clovis ha preferito lasciare la sua Starlight al suo
più fidato
consigliere, piuttosto che ad un figlio malvagio e senza scrupoli. In
seguito
questo consigliere fu costretto a fuggire, e di lui non si seppe
più niente.
Da
quel momento, per i Quattro
Stati cambiò tutto. Il piano di Langarth era molto semplice.
Impadronirsi di
tutte le Stralight per poi lanciarsi alla conquista degli altri tre
Stati. Con
le sole forze dei soldati la sua sconfitta sarebbe stata scontata, dato
che
cercava di opporsi a tre potenze mondiali, ma se le Starlight fossero
sotto il
suo controllo cambierebbe tutto.
Per
fortuna la guerra non è
ancora scoppiata, perché ritengo che finora tutti i suoi
tentativi di
impadronirsi delle Starlight sia fallito, ma non sarei tranquillo
ancora per
molto…
Un’altra
cosa. Il manicomio di
Hansenouth, in realtà non è davvero un manicomio.
È un centro di controllo, in
cui Langarth svolge i suoi esperimenti illegali cercando di trasferire
un’energia simile a quella delle Starlight da un corpo
all’altro, ma fino ad
ora si sono rivelati un totale fiasco. -
Nola
trasse un profondo
respiro. Non si era nemmeno accorta che durante il racconto aveva
trattenuto il
fiato.
-
Le cose stanno così,
purtroppo… - disse Wythe, spezzando il silenzio che si era
creato.
-
Ma se c’è davvero Langarth
dietro tutto questo… Quei tizi di stamattina… -
-
Erano le sue spie. A quanto
pare Langarth ha scoperto che per loro non c’è
bisogno di essere in punto di
morte per cedere il potere di Starlight ad un’altra persona,
perciò cerca di
usare i suoi scagnozzi per recuperare le Starlight, per poi farsele
consegnare
personalmente. –
-
Ma com’è possibile? Vorrebbe
racchiudere tutte le Starlight in un unico corpo? È una
pazzia! Non conosce i
rischi che corre? – esclamò Shia, indignato.
-
Tutti quelli che glielo hanno
fatto notare sono inspiegabilmente scomparsi… - disse Wythe.
-
Perché, cosa potrebbe
succedere? – chiese Nola.
-
Per prima cosa, il potere di
Starlight prosperano meglio se il proprietario è stato scelto, e non costretto
come vorrebbe fare Langarth; e poi è impossibile racchiudere
un così grande
potenziale magico in un unico corpo, sarebbe una fatica immensa e un
peso da
portare costantemente… Per non parlare poi del fatto che ci
sono Starlight poco
affini, che potrebbero causare conseguenze molto gravi, se unite.
– spiegò
Haversam.
-
Un’altra cosa… Come possono,
gli scagnozzi di Langarth, attraversare ogni cosa che riflette e
trasportarsi
dove vogliono? – chiese Shia.
-
Questa si che è una domanda
intelligente! I tirapiedi di Langarth sono dei discendenti del popolo
delle
Ombre, il popolo che un tempo abitava l’Impero del Fuoco.
Come i loro avi hanno
questa capacità particolare, come anche quella di
trasformare il loro corpo a
piacimento. Badate bene però, non sono delle ombre
complete… come dire… si
possono considerare una sorta di ibridi… - disse Haversam.
-
Ma ora, spiegatemi cos’è
successo questa mattina, sono curioso. –
Nola
e Shia gli riferirono
l’intero accaduto, a partire dal fatto che loro erano le
Starlight
dell’Acquario e dell’Ariete, per finire con il
racconto della battaglia.
Nola
osservava un planisfero in
piano, appeso ad una parete.
Fino
ad allora non era mai
uscita dalla Repubblica dell’Aria, ma aveva sempre sognato
farlo.
Il
planisfero era strutturato
in quattro livelli.
Al
primo livello si trovava la
Repubblica dell’Aria, una grande porzione di terra che
fluttua semplicemente
nell’aria, a volte inframmezzata da laghi poco profondi e da
un unico fiume che
attraversava la città di River Town.
Il
secondo livello era la terra
vera e propria, la crosta terrestre. Qui si trovava il vasto Regno
della Terra,
il più grande dei Quattro Stati. Era un territorio molto
rigoglioso e
verdeggiante.
Al
terzo livello si trovava il
Paese dell’Acqua, situato sopra la superficie del mare.
Praticamente,
il terreno
sollevatosi per diventare la Repubblica dell’Aria, diede
spazio all’acqua, che
aveva dilagato imperterrita; così, gli antichi, inventarono
un sistema di
enormi palafitte galleggianti resistenti alle correnti marine da
posizionare
sopra l'acqua, in modo da permettere la vita anche dove normalmente era
impossibile.
L’ultimo
livello si trovava
esattamente sopra il centro della terra.
Qui
si trovava l’Impero del
Fuoco, costituito da una serie di gallerie e caverne profondissime
collegate
tra loro. La popolazione traeva energia direttamente dal nucleo
incandescente
di magma, che ogni tanto fuoriusciva da vulcani sotterranei.
-
Ho una domanda da farti,
Wythe. Come hai fatto a capire che noi siamo Starlight? –
chiese
improvvisamente Nola, indicando prima lei poi Shia.
-
Beh, in effetti non so
neanche io come ho fatto… Diciamo che ho delle percezioni:
sento la presenza di
altre Starlight, anche a distanze notevoli. È come se
provassi una vibrazione.
Lo so, è un po’ strano… -
-
Non è poi così strano! – le
disse Shia, sorridendo.
Wythe
arrossì.
Wythe
convinse il padre ad
ospitare a casa loro Nola e Shia, così Haversam
mandò un maggiordomo a ritirare
il side-car e i bagagli dei ragazzi, e pagò anche la
parcella dell’albergo.
Shia era affacciato al
balcone ella sua
camera, preparata appositamente dalle cameriere quel giorno stesso. Il
sole era
ormai tramontato e in cielo brillava qualche stella, a volte oscurata
dal
passaggio di alcune nuvole.
Qualcuno
bussò alla porta.
-
Avanti. – disse lui.
Ripensando
ai fatti della
mattina, era tornato di pessimo umore, e non aveva voglia di vedere
nessuno.
La
porta si aprì, e nella
stanza entrò Wythe, che andò ad affacciarsi
accanto a Shia.
-
Allora, ti piace qui? –
chiese euforica.
-
Si è molto bello, davvero… -
-
Ma…? – chiese lei, che aveva
notato uno strano tono nella voce del ragazzo.
-
Ma non avete paura? Insomma,
quei tipi possono attraversare gli specchi e trovarvi in qualunque
momento! –
Wythe
sorrise. – Ma allora non
mi ascolti quando parlo? Quel brivido che hai sentito quando siamo
entrati qui,
ricordi? Siamo circondati da una barriera protettiva, non possono
oltrepassarla! –
Shia
rise. Come aveva fatto a dimenticarsene?
-
Ti ringrazio… - disse Wythe.
-
Per cosa? –
-
Perché sei il primo che non
mi trova strana. A scuola non ho amici, per via di questa mia
facoltà. Mi
trattano come un fenomeno da baraccone e mi isolano… -
-
Beh, allora sono dei veri
deficienti! Penso che tu sia davvero una ragazza simpatica e carina,
non devi
farti influenzare da simili insinuazioni. –
esclamò Shia, e le poggiò una mano
sulla spalla, sorridendole.
In
quel momento la porta si
aprì di scatto.
-
Shia! Ho scoperto una cosa
super emozionante! Nella mia camera c’è anche il
bagno, c’è anche nella tua,
non è ver… - Nola si bloccò.
Fissò la mano del ragazzo poggiata sulla spalla di
Wythe, e improvvisamente sentì un dolore al cuore, come se
una parte venisse
strappata via.
Immediatamente
Shia abbassò il
braccio, guardandola con aria triste e colpevole.
Nola,
bloccata come una roccia,
si guardò intorno. Che motivo c’era di
rimuginarci: una stanza al buio, un
ragazzo e una ragazza da soli al chiaro di luna…
-
Mi dispiace di avervi
disturbato… - disse, con tono piatto, e uscì,
chiudendosi la porta alle spalle.
Shia
fece per correre a
raggiungerla, ma Wythe lo trattenne per un braccio.
-
Aspetta! Raccontami un po’ di
te! – chiese con aria maliziosa.
Shia
la raggiunse, un po’ a
malincuore, guardando in continuazione la porta.
Nola
si diresse mesta verso la
sua camera. Cos’era quella strana sensazione? Eppure quello
di Shia era stato
un banalissimo gesto che avrebbe fatto con chiunque. Tuttavia il fatto
che la
mano del ragazzo fosse poggiata proprio sulla spalla di Wythe,
infondeva in
Nola una profonda tristezza.
-
Tutto a posto? Non ti sarai
persa? – chiese una voce. Nola si riscosse dai pensieri,
scoprendo che a
parlare era stata Emily.
-
No… stavo tornando nella mia
stanza… - disse con un sorriso, ma le si spense prima di
arrivarle alle labbra.
-
Che faccia triste! È successo
qualcosa? –
-
In effetti… -
-
Che ne dici di andare in
camera tua, così me ne parli? Faccio portare su due
cioccolate calde, va bene?
–
Nola
annuì, e insieme si
incamminarono.
-
Allora, non vuoi dirmi cosa
ti preoccupa? – chiese Emily.
Le
due erano sedute davanti
alla specchiera, ed Emily pettinava con una grande spazzola i capelli
castano –
biondi di Nola, che le arrivavano più o meno alle scapole.
Nola
trasse un sospiro.
-
Ho paura… Ho paura che una
persona molto importante si allontani da me… -
Emily
smise di pettinarle i
capelli.
-
Si tratta di Shia? –
Nola
si voltò a guardarla. –
Esatto. –
-
Ti piace? –
-
Beh, non in “quel” senso, se
è questo che intendi. Io lo considero un buon amico anche se
ci conosciamo da
poco. Mi ha aiutata tante volte, senza volere niente in cambio. –
Sospirò
e poi riprese.
-
Si trova così a suo agio qui…
Anche a tavola, sapeva sempre come comportarsi, mentre io mi sentivo un
pesce
fuor d’acqua. Poi, un attimo fa sono andata nella sua camera,
e ho visto che
non era da solo, ma rideva e scherzava con Wythe, e questo mi ha
spaventata.
Fino adesso siamo stati solo io e lui, e così andava bene
ma… e se non vuole
più essere mio amico? –
Una
lacrima scese sulla guancia
della ragazza, che l’asciugò con la manica del
pigiama.
Emily
le circondò le spalle con
un braccio e l’avvicinò a se.
-
Vedi, Wythe è sempre stata da
sola, e l’aver incontrato voi l’ha resa
così felice che a volte è iper-attiva.
Forse ti ha turbata il fatto che Shia abbia un certo “non so
che” che gli
permette di fare subito amicizia, ma se pensa che anche tu sia per lui
una
buona amica, l’unica cosa che puoi fare è
parlargli, e tutte le cose si
sistemeranno. –
-
Va bene, lo farò! – esclamò
Nola. Qualcosa le aveva ridato la carica: le sagge parole di Emily.
La
mattina dopo Nola si alzò di
buon ora, e si lavò e vestì in tutta fretta.
Scese
al piano disotto, alla
ricerca di Shia: doveva assolutamente parlargli.
-
Buon giorno Nola, ben
svegliata! – disse Haversam, che per caso passava per il
corridoio.
-
Grazie. Ha per caso visto
Shia? –
-
Se non sbaglio è in giardino,
credo sia in compagnia di Wythe… -
-
Grazie ancora! – disse lei, e
corse per il corridoio.
Nola
uscì dalla vetrata sul
retro, e scrutò in tutto il giardino per trovarli. Li scorse
in lontananza:
Wythe teneva le sue braccia avvinghiate al muscoloso braccio del
ragazzo, e
camminavano felici e divertiti come una coppietta.
A
quella vista, la sensazione
della sera precedente si fece risentire in Nola, questa volta
accompagnata
anche da una rabbia che saliva pian piano.
Emily
le si affiancò.
-
Io distraggo Wythe, tu parla
con Shia. – le propose, facendole l’occhiolino, poi
chiamò Wythe, facendola
allontanare dal ragazzo con una scusa. Nola approfittò
dell’occasione per
correre da lui.
-
Allora… Hai una nuova amica?
– chiese lei, mentre passeggiava
di fianco a Shia.
Lui
si fermò guardandola con
quello sguardo colpevole e rattristato che la sera prima
l’aveva fatta star
così male.
-
C’è qualcosa che non va? Sai
che so cosa pensi anche senza leggerti nella mente. Lo vedo dalla tua
faccia. –
Nola
inspirò profondamente.
-
Promettimi che sarai sempre
mio amico, qualunque cosa succeda! -
Il
volto di Shia fu
attraversato da un attimo di delusione, seguito poi da una sonora
risata, di
quelle che Nola adorava.
-
Cosa ti fa pensare che non
succederà? Starò sempre al tuo fianco, te lo
giuro! –
Improvvisamente
dal cuore della
ragazza si sollevò un peso gigantesco.
Per
un attimo rimase incredula,
ferma nello stesso punto.
Poi,
pian piano le ginocchia le
cedettero e la costrinsero ad chinarsi sull’erba verde.
-
Io… credevo che non volessi
più essere mio amico, ora che hai incontrato una ragazza
come Wythe… e… mi sono
preoccupata… io… -
-
Lo so, sei una scema! – disse
Shia, in tono scherzoso, che si era chinato vicino a lei.
Tutte
le angosce svanirono in
un istante, un attimo prima che dagli occhi di Nola caddero lacrime di
felicità, e lei si sdraiasse sull’erba, ridendo e
piangendo insieme. Shia le si
sdraiò vicino, prendendole una mano con la sua.
-
Perché hai pensato una cosa
del genere? – chiese. Conosceva benissimo la risposta, ma
voleva sentirla dalle
labbra di Nola.
-
Se te lo dico, mi prometti di
non ridere? –
-
Prometto! – disse lui, con
aria solenne, trattenendo un sorriso sotto i baffi.
-
Il fatto è che vi ho visto
così in intimità, e mi ha fatto male sapere che
quelle stesse attenzioni le
riservi anche a me. Io non voglio essere un’amica qualunque,
voglio essere la
tua migliore amica! –
Shia
rise. – E sia, allora,
d’ora in poi noi due saremo migliori amici! –
-
Papà, senti, volevo dirti una
cosa… - cominciò Wythe, con voce accattivante.
-
Dimmi, principessa! – rispose
Haversam.
-
Questo pomeriggio Shia e Nola
se ne andranno, e io li seguirò. – non era la
richiesta di un permesso, bensì
un’affermazione.
-
Non se ne parla nemmeno! –
-
Ma perché? Loro possono
farlo! –
-
Per prima cosa Shia è già un
uomo adulto, e Nola è sotto la sua protezione. Per di
più lei non ha nemmeno
dei genitori che si preoccupano per lei! -
-
Non è giusto! Cosa mai potrà
succedermi?! –
-
Quello che è successo oggi,
per esempio! Se Shia e Nola non fossero con te? Se fossi da sola mi
spieghi
come faresti? È troppo pericoloso. Non andrai! –
Wythe
si alzò dal divano su cui
era seduta.
-
Io ci andrò, che tu lo voglia
o no! – esclamò, e, furiosa, se ne andò
sbattendo la porta.
Il
pomeriggio era ormai
inoltrato, e Shia e Nola, assieme a Boris, si trovavano in salotto, con
le
valigie pronte ai loro piedi.
Haversam
ed Emily erano seduti
su un divano.
-
La ringraziamo davvero tanto
per la sua ospitalità. Non sappiamo proprio come ripagarla!
–
-
Figuratevi, per così poco!
Piuttosto, la mia figliola non è venuta a salutarvi?
–
-
Era molto triste per la
vostra partenza, forse è nella sua camera, vado a chiamarla.
– disse Emily, e
uscì dalla stanza.
-
Ditemi, e adesso dove
andrete? –chiese Haversam.
-
Il più lontano possibile da
qui. Mi stanno cercando e… -
-
Si, ho visto i manifesti…
gran brutta cosa… Sai, vi conviene andare molto lontano,
dove quelli di
Hansenouth non possono arrivare. –
Emily
tornò in salotto,
trafelata.
-
Wythe è scomparsa! – esclamò
riprendendo fiato.
Haversam
si alzò dal divano con
uno scatto.
In
quel momento un forte rumore
di pale attirò l’attenzione dei presenti, che si
riversarono fuori dalla villa.
Vicino
alla fontana con il
cavallo di marmo, a poca distanza da terra volava un elicottero bianco.
-
Papà! È tua figlia che
ti parla! Ho sequestrato questo elicottero, e
non intendo tornare indietro! – risuonò
la voce di Wythe, scaturita da un
potente megafono.
-
Wythe, sei li sopra? – urlò Haversam, cercando di
sovrastare il
potente rumore.
-
Si, sono qui! –
-
Dì al pilota di atterrare!
Questo è un ordine! –
-
Non lo farò mai! Io voglio andare
con Shia e Nola. Voglio aiutarli,
solo con il mio potere possono trovare le altre Starlight! Ci
difenderemo da
Langarth unendo le nostre forze!–
Haversam
tacque, apprensivo.
Shia
gli si fece vicino, e gli
posò una mano sulla spalla.
-
Non si preoccupi, baderemo
noi a lei! – disse, e Nola confermò con un cenno
di assenso, sorridendo.
-
E va bene… - sospirò
Haversam. Chissà perché Shia riusciva a
tranquillizzare le persone.
-
Va bene Wythe! Puoi andare!
Fai scendere l’elicottero, così Nola e Shia
possono salire! – gridò il padre.
L’elicottero
si avvicinò al
prato, fino a toccarlo piano.
Shia,
Nola e Boris vi salirono
e si sistemarono comodi. Alla guida c’era un pilota
spaventatissimo, minacciato
da Wythe, furiosa e selvaggia.
Mentre
l’elicottero si alzava
in volo, Haversam grido: - Prendetevi cura di lei! –
-
Ti voglio bene papà!
– gridò Wythe nel megafono, un attimo prima
che l’elicottero compisse una virata e si allontanasse.
Mmmh…
un nuovo personaggio!
Wythe non ha di certo un bel caratterino!
Cosa
succederà adesso? La
ragazza ha deciso di seguire Nola e Shia, e si è messa anche
in testa di
trovare le altre Starlight!
Che
ne pensate di lei? E delle
altre due Starlight?
Ditemi
chi è il vostro
personaggio preferito! Certo, fino ad ora non ne sono comparsi molti,
però… ^_________^