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Autore: Marian Yagami    16/03/2009    1 recensioni
In un mondo parallelo, umani e Starlight (luci stellari) vivono in armonia. A turbare questo equilibrio, però, ci si mette di mezzo il malvagio e spietato sovrano di un impero sotterraneo, che mira ad impossessarsi dell'incredibile e illimitato potere delle Starlight.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4

                

Appena la limousine entrò nel cancello della gigantesca villa, Shia e Nola provarono una strana sensazione e avvertirono un fremito.

Come se Wythe gli avesse letto nel pensiero, disse: - Non preoccupatevi, il brivido che avete sentito, è il segnale che siamo entrati dentro una barriera protettiva. Tutte le proprietà di mio padre sono circondate da barriere di questo tipo. Così i cattivi non possono entrare! –

La villa era davvero immensa. Era formata da un blocco centrale, imponente e maestoso, e da due “ali” laterali, che si curvavano un po’ verso la fine. Le due ali laterali erano sormontate da un grazioso balcone che seguiva l’andatura dei piani sottostanti, e le ringhiere erano riccamente decorate e cesellate.

Proprio davanti alla villa, al centro del giardino, si trovava una gigantesca fontana di marmo bianco. L’acqua fuoriusciva dalla bocca di un meraviglioso cavallo alato, anch’esso di marmo, che si trovava nel mezzo della fontana e accennava un’impennata, e sembrava fissare tutti quelli che passavano con il suo sguardo fiero e giudicatore.

 

 

La limousine si fermò davanti al grande portone d’entrata, a cui si accedeva grazie ad un’immensa scalinata.

Il portone era già aperto, e ad attendere Wythe stava un’intera schiera di cameriere e maggiordomi, che porgeva inchini ed elogi a tutti.

Wythe rispose con un sorriso.

- Grazie per avermi attesa, sono molto felice che vi preoccupiate per me! –

Una giovane donna si fece avanti. Non era vestita da cameriera, ma comunque si notava che faceva parte della servitù.

- Wythe, tesoro, tutto bene? Sicura di non star male, o… -

La ragazza si buttò tra le braccia della donna.

- Oh, Emily, scommetto che Andrew ti ha avvisata di quello che è successo e ha ingigantito la cosa, vero? –

Emily arrossì, ma continuò a tener stretta Wythe in un abbraccio.

- In effetti è successo davvero così. Mi ha telefonata quando stava ancora guidando. Lo so che a Andrew piace inventare particolari, ma comunque sentirmi dire che ti hanno quasi tagliata a fettine fa un certo effetto! –

- Che cosa? Accidenti, ma io non ho fatto niente, sono stai questi ragazzi a combattere. A proposito, quasi mi dimenticavo di loro! – fece Wythe, poi, divincolandosi dall’abbraccio, prese Nola e Shia per mano e li trascinò verso la donna.

- Loro sono Shia e Nola! – disse rivolta ad Emily, poi, rivolta invece verso i ragazzi, disse:  - Lei è Emily, la mia balia di quando ero piccola. –

 

 

Ad un tratto, tutte le cameriere assunsero una posizione rigida e professionale.

Wythe si voltò verso l’ingresso.

- È il papà! – esclamò felice. Sembrava una bambina.

In effetti, si stava avvicinando un uomo alto e robusto, molto affascinante e, soprattutto, molto giovane.

- Wythe! Principessa! – esclamò, con voce un poco roca.

- Papà! – esclamò lei, e si gettò tra le braccia del padre. Lui la sollevò da terra come fosse una piuma, e la strinse affettuosamente, poi la ripose delicatamente per terra.

- Buon giorno, signor Haversam! – disse Emily, arrossendo e guardandolo dolcemente.

Anche lui arrossì. – B… buongiorno Emily… Oggi è davvero molto bella… Mi perdoni, intendevo la giornata! –

I due rimasero a fissarsi dolcemente per un po’, finché Wythe diede una gomitata nelle costole del padre.

- Loro sono Shia e Nola, papà. Grazie a loro sono ancora viva! –

Il signor Haversam si riscosse. – Ma è fantastico! Oh, che maniere! Entrate, entrate! – esclamò, e fece accomodare gli ospiti in casa.

- Tully! – disse Haversam ad un cameriere. – Prepara una ciotola con del cibo e dell’acqua per questo bel cane, e servilo in cucina. Per quanto riguarda i nostri ospiti, nel loggiato sul retro è pronto un pranzo davvero delizioso che sta aspettando proprio noi. Emily, ti andrebbe di unirti a noi? –

Lei trasalì e arrossì nuovamente. – Ne… sarei davvero felice! – disse.

 

 

Per arrivare al loggiato, i ragazzi attraversarono la casa, guidati da Haversam, che dava il braccio ad Emily. All’ingresso si trovava un gigantesco androne, dal cui soffitto pendeva un meraviglioso lampadario in cristallo. Dal fondo della stanza salivano due scalinate in marmo che curvavano elegantemente e portavano ai piani superiori, mentre ai lati si aprivano numerose porte, che conducevano alle altre zone della casa.

Tuttavia Haversam non si diresse verso nessuna di esse. Proseguì fino ad una bella vetrata che si trovava proprio sotto l’incrociarsi delle scale e l’aprì.

Si spalancava proprio nella meravigliosa veranda all’aperto, che era stata appena preparata. Il porticato era circondato da tante colonne candide, tra le quali erano state disposte piante rampicanti che diffondevano il loro dolce aroma.

Tutti presero posto, e in breve tempo, una schiera di camerieri portava le varie pietanze in vassoi d’argento e casseruole di porcellana.

Dopo aver augurato buon appetito, Wythe iniziò a mangiare, e così anche il padre ed Emily.

“ Accidenti! Io non sono abituata a mangiare come una signora! Chissà che forchetta si usa? Meno male che anche Shia è nelle mie stesse condizioni!” pensò Nola, e si voltò verso il ragazzo, ma, stupore e meraviglia, lui mangiava come un vero principe.

L’autostima di Nola le finì sotto le scarpe, vedendo che era l’unica a non sapere come comportarsi. Decise di guardare quello che facevano gli altri e poi di copiare, ma per sicurezza non si azzardò a mangiare dei cibi su cui aveva dei dubbi di comportamento.

Poco male, perché a quella tavola erano presenti più leccornie della tavola di un re!

 

 

Dopo un pranzo raffinato, che per Nola fu un vero supplizio, la compagnia decise di spostarsi nel chiosco non lontano dal loggiato, dove potevano sorseggiare fresche bibite e ammirare i fenicotteri che andavano ad abbeverarsi nel piccolo laghetto del giardino.

Wythe ed Emily erano andate a dar da mangiare ai fenicotteri, così, seduti nelle poltrone di vimini erano rimasti il signor Haversam, Shia e Nola.

- È un vero sollievo sapere che non è successo niente alla mia bambina! – disse Haversam, sospirando, mentre osservava sua figlia e la balia che si divertivano schizzandosi con l’acqua.

- Sapete, io sono il proprietario di un’importante ditta di trasporti, che collega la Repubblica dell’Aria con il Regno della Terra. A causa del mio lavoro sono spesso via, e se non ci fosse stata Emily, Wythe sarebbe rimasta continuamente sola… -

- Se non sono indiscreta, posso chiederle dove si trovi la madre di Wythe? – chiese Nola.

Haversam trasse un sospiro, poi rivolse un sorriso al cielo.

- La madre della mia principessa è morta dandola alla luce… Credo che ora si trovi un posto migliore… -

Nola si maledisse per averlo chiesto, ma Haversam tornò subito allegro e riprese a parlare di Emily.

- Si prese cura di Wythe da quando era in fasce. Ha sempre vissuto qui da noi, e anche quando non occorrevano più i suoi servizi, Wythe mi pregò di farla restare, perché è la persona che praticamente considera come una madre! –

Nola sorrise. All’inizio aveva pensato che Wythe fosse una ragazza viziata e antipatica, ma in fondo sapeva che aveva un cuore d’oro.

“ Diventeremo ottime amiche!” pensò. Poi sfiorò due dita di Shia, cercando di trasmettergli un pensiero.

“ Credo che il signor Haversam sia innamorato di Emily!”

Anche Shia sorrise.

- A proposito! Durante il pranzo abbiamo parlato solo di cose poco importanti, ma vorrei sapere davvero come è andata. Andrew ha telefonato con il cellulare della limousine, ma era molto agitato e abbiamo capito ben poco di quello che è successo… - disse Haversam.

- A questo proposito, Wythe ci ha detto che ci avrebbe chiarito alcune cose, visto che noi siamo… come dire… ignoranti… - spiegò Nola, imbarazzata.

- Bene, allora sarà meglio parlarne in un posto più adatto. –

 

 

Haversam, dopo aver chiamato a se Wythe ed Emily, li condusse in un’altra zona della casa. Arrivati nei pressi della cucina, aprì una porta nascosta, che nessuno avrebbe notato senza uno sguardo accurato.

Da li partiva una rampa di scale che conduceva al piano inferiore.

“ Sembra una specie di cantina…” pensò Nola, scendendo i gradini.

Ciò nonostante, quello che trovarono sotto non somigliava neppure lontanamente ad una cantina. Era una stanza molto ampia, che sembrava la sala comandi di qualche astratto sottomarino. La parete di fronte all’entrata era ricoperta da numerosi monitor che trasmettevano varie immagini provenienti da ogni parte del mondo, mentre al centro della stanza si trovavano apparecchiature elettroniche di ogni genere: computer, localizzatori, rilevatori eccetera. Le altre pareti erano ricoperte da planisferi, cartine geografiche, e dal soffitto pendevano rappresentazioni in scala del globo terrestre.

Nola rimase a bocca aperta, e anche Shia, che in genere manteneva un atteggiamento composto, non riuscì a mascherare una certa sorpresa.

- Qui è dove svolgo il mio più importante lavoro: controllare i movimenti di Langarth. – disse Haversam, orgoglioso.

- Un momento, io ho sempre saputo che Langarth è il nome del sovrano dell’Impero del Fuoco… Che c’entra lui con me e con Shia? – chiese Nola.

- Purtroppo è proprio lui il centro di questa storia, perciò è logico che anche tu e Shia, come tutte le altre Starlight d’altronde, siate coinvolti. Se volete accomodarvi su quel divano vi spiegherò molte cose. –

 

 

- Quando Clovis, il padre di Langarth, salì al trono dell’Impero del Fuoco, il mondo ebbe un lungo periodo di pace. I sovrani precedenti avevano creato solo problemi all’Impero, e anche agli altri tre Stati, perciò Clovis decise che a partire da quel momento, non ci sarebbe stata più nessuna guerra tra i Quattro Stati.

Dello stesso avviso del padre, Langarth non era di certo. Lui considerava Clovis un pappamolle e un codardo, che aveva paura della guerra e non aveva polso fermo per governare un Impero. Clovis era però il detentore della Starlight del Leone, perciò Langarth non aveva avuto alcun coraggio a rivelargli quello che pensava di lui.

Un giorno infausto, l’Imperatore Clovis si ammalò di una grave patologia, che fino ad allora non si era ancora riusciti a curare.

A quella notizia, Langarth decise di iniziare ad attuare il suo piano malefico, perché, dato che lui era l’unico erede in linea diretta, il potere sarebbe passato direttamente nelle sue mani. Riorganizzò l’esercito, scegliendo uomini che gli sarebbero rimasti fedeli fino all’ultimo, fortificò i confini dell’ Impero del Fuoco, e, cosa molto importante, cominciò a rintracciare tutte le Starlight.

Poi, un giorno, Langarth annunciò la morte dell’Imperatore, avvenuta in misteriose circostanze. Langarth disse che avvenne a causa della malattia, che lo aveva consumato lentamente, ma molte persone, come anch’io, pensano che sia stato direttamente lui ad uccidere suo padre.

Questo perché, in punto di morte, Clovis ha preferito lasciare la sua Starlight al suo più fidato consigliere, piuttosto che ad un figlio malvagio e senza scrupoli. In seguito questo consigliere fu costretto a fuggire, e di lui non si seppe più niente.

Da quel momento, per i Quattro Stati cambiò tutto. Il piano di Langarth era molto semplice. Impadronirsi di tutte le Stralight per poi lanciarsi alla conquista degli altri tre Stati. Con le sole forze dei soldati la sua sconfitta sarebbe stata scontata, dato che cercava di opporsi a tre potenze mondiali, ma se le Starlight fossero sotto il suo controllo cambierebbe tutto.

Per fortuna la guerra non è ancora scoppiata, perché ritengo che finora tutti i suoi tentativi di impadronirsi delle Starlight sia fallito, ma non sarei tranquillo ancora per molto…

Un’altra cosa. Il manicomio di Hansenouth, in realtà non è davvero un manicomio. È un centro di controllo, in cui Langarth svolge i suoi esperimenti illegali cercando di trasferire un’energia simile a quella delle Starlight da un corpo all’altro, ma fino ad ora si sono rivelati un totale fiasco. -

 

 

Nola trasse un profondo respiro. Non si era nemmeno accorta che durante il racconto aveva trattenuto il fiato.

- Le cose stanno così, purtroppo… - disse Wythe, spezzando il silenzio che si era creato.

- Ma se c’è davvero Langarth dietro tutto questo… Quei tizi di stamattina… -

- Erano le sue spie. A quanto pare Langarth ha scoperto che per loro non c’è bisogno di essere in punto di morte per cedere il potere di Starlight ad un’altra persona, perciò cerca di usare i suoi scagnozzi per recuperare le Starlight, per poi farsele consegnare personalmente. –

- Ma com’è possibile? Vorrebbe racchiudere tutte le Starlight in un unico corpo? È una pazzia! Non conosce i rischi che corre? – esclamò Shia, indignato.

- Tutti quelli che glielo hanno fatto notare sono inspiegabilmente scomparsi… - disse Wythe.

- Perché, cosa potrebbe succedere? – chiese Nola.

- Per prima cosa, il potere di Starlight prosperano meglio se il proprietario è stato scelto, e non costretto come vorrebbe fare Langarth; e poi è impossibile racchiudere un così grande potenziale magico in un unico corpo, sarebbe una fatica immensa e un peso da portare costantemente… Per non parlare poi del fatto che ci sono Starlight poco affini, che potrebbero causare conseguenze molto gravi, se unite. – spiegò Haversam.

- Un’altra cosa… Come possono, gli scagnozzi di Langarth, attraversare ogni cosa che riflette e trasportarsi dove vogliono? – chiese Shia.

- Questa si che è una domanda intelligente! I tirapiedi di Langarth sono dei discendenti del popolo delle Ombre, il popolo che un tempo abitava l’Impero del Fuoco. Come i loro avi hanno questa capacità particolare, come anche quella di trasformare il loro corpo a piacimento. Badate bene però, non sono delle ombre complete… come dire… si possono considerare una sorta di ibridi… - disse Haversam. 

- Ma ora, spiegatemi cos’è successo questa mattina, sono curioso. –

Nola e Shia gli riferirono l’intero accaduto, a partire dal fatto che loro erano le Starlight dell’Acquario e dell’Ariete, per finire con il racconto della battaglia.

 

 

Nola osservava un planisfero in piano, appeso ad una parete.

Fino ad allora non era mai uscita dalla Repubblica dell’Aria, ma aveva sempre sognato farlo.

Il planisfero era strutturato in quattro livelli.

Al primo livello si trovava la Repubblica dell’Aria, una grande porzione di terra che fluttua semplicemente nell’aria, a volte inframmezzata da laghi poco profondi e da un unico fiume che attraversava la città di River Town.

Il secondo livello era la terra vera e propria, la crosta terrestre. Qui si trovava il vasto Regno della Terra, il più grande dei Quattro Stati. Era un territorio molto rigoglioso e verdeggiante.

Al terzo livello si trovava il Paese dell’Acqua, situato sopra la superficie del mare.

Praticamente, il terreno sollevatosi per diventare la Repubblica dell’Aria, diede spazio all’acqua, che aveva dilagato imperterrita; così, gli antichi, inventarono un sistema di enormi palafitte galleggianti resistenti alle correnti marine da posizionare sopra l'acqua, in modo da permettere la vita anche dove normalmente era impossibile.

L’ultimo livello si trovava esattamente sopra il centro della terra.

Qui si trovava l’Impero del Fuoco, costituito da una serie di gallerie e caverne profondissime collegate tra loro. La popolazione traeva energia direttamente dal nucleo incandescente di magma, che ogni tanto fuoriusciva da vulcani sotterranei.    

 

- Ho una domanda da farti, Wythe. Come hai fatto a capire che noi siamo Starlight? – chiese improvvisamente Nola, indicando prima lei poi Shia.

- Beh, in effetti non so neanche io come ho fatto… Diciamo che ho delle percezioni: sento la presenza di altre Starlight, anche a distanze notevoli. È come se provassi una vibrazione. Lo so, è un po’ strano… -

- Non è poi così strano! – le disse Shia, sorridendo.

Wythe arrossì.

 

 

Wythe convinse il padre ad ospitare a casa loro Nola e Shia, così Haversam mandò un maggiordomo a ritirare il side-car e i bagagli dei ragazzi, e pagò anche la parcella dell’albergo.

 Shia era affacciato al balcone ella sua camera, preparata appositamente dalle cameriere quel giorno stesso. Il sole era ormai tramontato e in cielo brillava qualche stella, a volte oscurata dal passaggio di alcune nuvole.

Qualcuno bussò alla porta.

- Avanti. – disse lui.

Ripensando ai fatti della mattina, era tornato di pessimo umore, e non aveva voglia di vedere nessuno.

La porta si aprì, e nella stanza entrò Wythe, che andò ad affacciarsi accanto a Shia.

- Allora, ti piace qui? – chiese euforica.

- Si è molto bello, davvero… -

- Ma…? – chiese lei, che aveva notato uno strano tono nella voce del ragazzo.

- Ma non avete paura? Insomma, quei tipi possono attraversare gli specchi e trovarvi in qualunque momento! –

Wythe sorrise. – Ma allora non mi ascolti quando parlo? Quel brivido che hai sentito quando siamo entrati qui, ricordi? Siamo circondati da una barriera protettiva, non possono oltrepassarla! –

Shia rise. Come aveva fatto a dimenticarsene?

- Ti ringrazio… - disse Wythe.

- Per cosa? –

- Perché sei il primo che non mi trova strana. A scuola non ho amici, per via di questa mia facoltà. Mi trattano come un fenomeno da baraccone e mi isolano… -

- Beh, allora sono dei veri deficienti! Penso che tu sia davvero una ragazza simpatica e carina, non devi farti influenzare da simili insinuazioni. – esclamò Shia, e le poggiò una mano sulla spalla, sorridendole.

In quel momento la porta si aprì di scatto.

- Shia! Ho scoperto una cosa super emozionante! Nella mia camera c’è anche il bagno, c’è anche nella tua, non è ver… - Nola si bloccò. Fissò la mano del ragazzo poggiata sulla spalla di Wythe, e improvvisamente sentì un dolore al cuore, come se una parte venisse strappata via.

Immediatamente Shia abbassò il braccio, guardandola con aria triste e colpevole.

Nola, bloccata come una roccia, si guardò intorno. Che motivo c’era di rimuginarci: una stanza al buio, un ragazzo e una ragazza da soli al chiaro di luna…

- Mi dispiace di avervi disturbato… - disse, con tono piatto, e uscì, chiudendosi la porta alle spalle.

Shia fece per correre a raggiungerla, ma Wythe lo trattenne per un braccio.

- Aspetta! Raccontami un po’ di te! – chiese con aria maliziosa.

Shia la raggiunse, un po’ a malincuore, guardando in continuazione la porta.

 

 

Nola si diresse mesta verso la sua camera. Cos’era quella strana sensazione? Eppure quello di Shia era stato un banalissimo gesto che avrebbe fatto con chiunque. Tuttavia il fatto che la mano del ragazzo fosse poggiata proprio sulla spalla di Wythe, infondeva in Nola una profonda tristezza.

- Tutto a posto? Non ti sarai persa? – chiese una voce. Nola si riscosse dai pensieri, scoprendo che a parlare era stata Emily.

- No… stavo tornando nella mia stanza… - disse con un sorriso, ma le si spense prima di arrivarle alle labbra.

- Che faccia triste! È successo qualcosa? –

- In effetti… -

- Che ne dici di andare in camera tua, così me ne parli? Faccio portare su due cioccolate calde, va bene? –

Nola annuì, e insieme si incamminarono.

 

 

- Allora, non vuoi dirmi cosa ti preoccupa? – chiese Emily.

Le due erano sedute davanti alla specchiera, ed Emily pettinava con una grande spazzola i capelli castano – biondi di Nola, che le arrivavano più o meno alle scapole.

Nola trasse un sospiro.

- Ho paura… Ho paura che una persona molto importante si allontani da me… -

Emily smise di pettinarle i capelli.

- Si tratta di Shia? –

Nola si voltò a guardarla. – Esatto. –

- Ti piace? –

- Beh, non in “quel” senso, se è questo che intendi. Io lo considero un buon amico anche se ci conosciamo da poco. Mi ha aiutata tante volte, senza volere niente in cambio. 

Sospirò e poi riprese.

- Si trova così a suo agio qui… Anche a tavola, sapeva sempre come comportarsi, mentre io mi sentivo un pesce fuor d’acqua. Poi, un attimo fa sono andata nella sua camera, e ho visto che non era da solo, ma rideva e scherzava con Wythe, e questo mi ha spaventata. Fino adesso siamo stati solo io e lui, e così andava bene ma… e se non vuole più essere mio amico? –

Una lacrima scese sulla guancia della ragazza, che l’asciugò con la manica del pigiama.

Emily le circondò le spalle con un braccio e l’avvicinò a se.

- Vedi, Wythe è sempre stata da sola, e l’aver incontrato voi l’ha resa così felice che a volte è iper-attiva. Forse ti ha turbata il fatto che Shia abbia un certo “non so che” che gli permette di fare subito amicizia, ma se pensa che anche tu sia per lui una buona amica, l’unica cosa che puoi fare è parlargli, e tutte le cose si sistemeranno. –

- Va bene, lo farò! – esclamò Nola. Qualcosa le aveva ridato la carica: le sagge parole di Emily.

 

 

La mattina dopo Nola si alzò di buon ora, e si lavò e vestì in tutta fretta.

Scese al piano disotto, alla ricerca di Shia: doveva assolutamente parlargli.

- Buon giorno Nola, ben svegliata! – disse Haversam, che per caso passava per il corridoio.

- Grazie. Ha per caso visto Shia? –

- Se non sbaglio è in giardino, credo sia in compagnia di Wythe… -

- Grazie ancora! – disse lei, e corse per il corridoio.

 

 

Nola uscì dalla vetrata sul retro, e scrutò in tutto il giardino per trovarli. Li scorse in lontananza: Wythe teneva le sue braccia avvinghiate al muscoloso braccio del ragazzo, e camminavano felici e divertiti come una coppietta.

A quella vista, la sensazione della sera precedente si fece risentire in Nola, questa volta accompagnata anche da una rabbia che saliva pian piano.

Emily le si affiancò.

- Io distraggo Wythe, tu parla con Shia. – le propose, facendole l’occhiolino, poi chiamò Wythe, facendola allontanare dal ragazzo con una scusa. Nola approfittò dell’occasione per correre da lui.

 

 

- Allora… Hai una nuova amica? – chiese lei, mentre passeggiava di fianco a Shia.

Lui si fermò guardandola con quello sguardo colpevole e rattristato che la sera prima l’aveva fatta star così male.

- C’è qualcosa che non va? Sai che so cosa pensi anche senza leggerti nella mente. Lo vedo dalla tua faccia. –

Nola inspirò profondamente.

- Promettimi che sarai sempre mio amico, qualunque cosa succeda! - 

Il volto di Shia fu attraversato da un attimo di delusione, seguito poi da una sonora risata, di quelle che Nola adorava.

- Cosa ti fa pensare che non succederà? Starò sempre al tuo fianco, te lo giuro! –

Improvvisamente dal cuore della ragazza si sollevò un peso gigantesco.

Per un attimo rimase incredula, ferma nello stesso punto.

Poi, pian piano le ginocchia le cedettero e la costrinsero ad chinarsi sull’erba verde.

- Io… credevo che non volessi più essere mio amico, ora che hai incontrato una ragazza come Wythe… e… mi sono preoccupata… io… -

- Lo so, sei una scema! – disse Shia, in tono scherzoso, che si era chinato vicino a lei.

Tutte le angosce svanirono in un istante, un attimo prima che dagli occhi di Nola caddero lacrime di felicità, e lei si sdraiasse sull’erba, ridendo e piangendo insieme. Shia le si sdraiò vicino, prendendole una mano con la sua.

- Perché hai pensato una cosa del genere? – chiese. Conosceva benissimo la risposta, ma voleva sentirla dalle labbra di Nola.

- Se te lo dico, mi prometti di non ridere? –

- Prometto! – disse lui, con aria solenne, trattenendo un sorriso sotto i baffi.

- Il fatto è che vi ho visto così in intimità, e mi ha fatto male sapere che quelle stesse attenzioni le riservi anche a me. Io non voglio essere un’amica qualunque, voglio essere la tua migliore amica! –

Shia rise. – E sia, allora, d’ora in poi noi due saremo migliori amici! –

 

 

- Papà, senti, volevo dirti una cosa… - cominciò Wythe, con voce accattivante.

- Dimmi, principessa! – rispose Haversam.

- Questo pomeriggio Shia e Nola se ne andranno, e io li seguirò. – non era la richiesta di un permesso, bensì un’affermazione.

- Non se ne parla nemmeno! –

- Ma perché? Loro possono farlo! –

- Per prima cosa Shia è già un uomo adulto, e Nola è sotto la sua protezione. Per di più lei non ha nemmeno dei genitori che si preoccupano per lei! - 

- Non è giusto! Cosa mai potrà succedermi?! –

- Quello che è successo oggi, per esempio! Se Shia e Nola non fossero con te? Se fossi da sola mi spieghi come faresti? È troppo pericoloso. Non andrai! –

Wythe si alzò dal divano su cui era seduta.

- Io ci andrò, che tu lo voglia o no! – esclamò, e, furiosa, se ne andò sbattendo la porta.

 

 

Il pomeriggio era ormai inoltrato, e Shia e Nola, assieme a Boris, si trovavano in salotto, con le valigie pronte ai loro piedi.

Haversam ed Emily erano seduti su un divano.

- La ringraziamo davvero tanto per la sua ospitalità. Non sappiamo proprio come ripagarla! –

- Figuratevi, per così poco! Piuttosto, la mia figliola non è venuta a salutarvi? –

- Era molto triste per la vostra partenza, forse è nella sua camera, vado a chiamarla. – disse Emily, e uscì dalla stanza.

- Ditemi, e adesso dove andrete? –chiese Haversam.

- Il più lontano possibile da qui. Mi stanno cercando e… -

- Si, ho visto i manifesti… gran brutta cosa… Sai, vi conviene andare molto lontano, dove quelli di Hansenouth non possono arrivare. –

Emily tornò in salotto, trafelata.

- Wythe è scomparsa! – esclamò riprendendo fiato.

Haversam si alzò dal divano con uno scatto.

In quel momento un forte rumore di pale attirò l’attenzione dei presenti, che si riversarono fuori dalla villa.

Vicino alla fontana con il cavallo di marmo, a poca distanza da terra volava un elicottero bianco.

- Papà! È tua figlia che ti parla! Ho sequestrato questo elicottero, e non intendo tornare indietro! – risuonò la voce di Wythe, scaturita da un potente megafono.

- Wythe, sei li sopra? – urlò Haversam, cercando di sovrastare il potente rumore.

- Si, sono qui!

- Dì al pilota di atterrare! Questo è un ordine! –

- Non lo farò mai! Io voglio andare con Shia e Nola. Voglio aiutarli, solo con il mio potere possono trovare le altre Starlight! Ci difenderemo da Langarth unendo le nostre forze!

Haversam tacque, apprensivo.

Shia gli si fece vicino, e gli posò una mano sulla spalla.

- Non si preoccupi, baderemo noi a lei! – disse, e Nola confermò con un cenno di assenso, sorridendo.

- E va bene… - sospirò Haversam. Chissà perché Shia riusciva a tranquillizzare le persone.

- Va bene Wythe! Puoi andare! Fai scendere l’elicottero, così Nola e Shia possono salire! – gridò il padre.

L’elicottero si avvicinò al prato, fino a toccarlo piano.

Shia, Nola e Boris vi salirono e si sistemarono comodi. Alla guida c’era un pilota spaventatissimo, minacciato da Wythe, furiosa e selvaggia.

Mentre l’elicottero si alzava in volo, Haversam grido: - Prendetevi cura di lei! –

- Ti voglio bene papà! – gridò Wythe nel megafono, un attimo prima che l’elicottero compisse una virata e si allontanasse. 

 

 

 

 

 

Mmmh… un nuovo personaggio! Wythe non ha di certo un bel caratterino!

Cosa succederà adesso? La ragazza ha deciso di seguire Nola e Shia, e si è messa anche in testa di trovare le altre Starlight!

Che ne pensate di lei? E delle altre due Starlight?

Ditemi chi è il vostro personaggio preferito! Certo, fino ad ora non ne sono comparsi molti, però…  ^_________^

     

 

 

 

 

  
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