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Autore: remsaverem    16/03/2009    3 recensioni
Il padre di Reid torna misteriosamente nella vita del figlio.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jason Gideon, Spencer Reid
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Prese a camminare a lunghi passi lungo O’ Connell street

Prese a camminare a lunghi passi lungo O’ Connell street.

Avvertiva un senso di oppressione al petto, come se ci fosse qualcosa che aveva dimenticato, qualcosa di urgente, qualcosa di fondamentale.

A poco a poco i suoi passi si fecero veloci, sempre più veloci, finché si trovò a correre lungo la 5° Avenue e poi più giù, in Lincoln Square e tagliando poi per il Browns.

Non c’era tempo da perdere.

 

 

 

“Sapevo che saresti arrivato” osservò William da dietro la scrivania.

Reid considerò che stava benissimo per essere un uomo che era andato a fuoco in un’abitazione solo pochi giorni prima.

“Perché non sei scappato?” fece Reid, ma si morse istantaneamente un labbro.

“Ora non farmi domande stupide, non è da te” osservò William incrociando le mani sotto il mento e scrutando attentamente il figlio.

Reid tacque. Odiava quell’esame “dovrei arrestarti sai” buttò tanto per dire qualcosa. Si sentiva confuso.

William scosse la testa “scommetto che non hai detto a nessuno che venivi qui”.

Reid non rispose, era vero.

“Sai, è questo il tuo difetto” riprese William, ma Reid lo interruppe subito.

“E quale sarebbe sentiamo??!” era indispettito dall’aria di sufficienza ostentata dal padre “avanti dimmelo, perché sbaglio o ci troviamo qui e…oh maledizione” il giovane tacque improvvisamente, chiuse gli occhi per un istante e inspirò profondamente. Quell’uomo aveva il dono di dargli sui nervi.

“Come al solito hai fatto conto solo su te stesso” puntualizzò William, come se quella fosse la cosa più ovvia del mondo “sei sempre stato così…”.

“Come fai a dirlo? Come…” Reid cercò di trattenersi, invano “tu non mi conosci” continuò scuotendo la testa con forza.

“Tu non mi conosci affatto” ripetè arretrando di qualche passo.

“Ti conosco abbastanza da sapere che sei venuto solo, che non hai detto niente a nessuno delle tue ricerche e di quello che hai scoperto. Nemmeno a tua madre, vero che non gliel’hai detto?”.

Era vero anche questo.

“Tu non hai…maledizione…in ogni caso non andrai da nessuna parte” farfugliò Reid.

“Ah sì e chi me lo impedirà? Tu??!!” William osservò il figlio con aria dubbiosa “sono sicuro che non sei nemmeno capace di usarla” esclamò con un cenno rivolto alla pistola che s’intravedeva sotto la giacca del figlio.

“Ti ho trovato” rispose piano Reid “ho scoperto…” William lo interruppe.

“Sentiamo, cosa avresti scoperto, sentiamo…” lo invitò William con aria di scherno.

Reid si morse un labbro e scosse la testa “sai già cos’ hai fatto”.

“O forse non hai il coraggio di dire ad alta voce quanto…” lo stuzzicò William, ma Reid non lo fece finire.

“Te ne sai andato nel XXX, da allora hai lavorato come impiegato per diversi uffici” continuò Reid, poi, con una scrollatina di spalle aggiunse “tutti incarichi di basso profilo”.

Suo padre sorrise.

“Non ti sei mai risposato…quella donna” proseguì Reid a denti stretti senza lasciarsi distrarre “quella donna…che ho visto e Bray e …erano solo una copertura”.

William annuì senza dire niente e lasciò andare avanti il figlio.

“Ti occupavi di contabilità, di acquisizioni…nulla che potesse insospettire il fisco…tranne il fatto che si trattava di società di comodo”. Reid tacque per un momento fissando intensamente il padre.

Non riuscì a carpirgli niente. Sembrava una statua di sale.

Per un istante si chiese come mai era capace di’insinuarsi nella mente di astuti psicolabili e invece non riusciva a cogliere niente di sua padre.

“E così, ti sei ritrovato, nel 2002 come contabile della famiglia dei XXXX, invischiato nell’acquisizione di un terreno nei pressi di Ojiai.

L’intenzione era quella di costruirci degli alberghi, ma non potevate sapere che quei terreno erano tenuti d’occhio dalla commissione per la tutela ambientale. Lì una volta c’era una discarica…quella che doveva essere una normale gara d’appalto truccata si è dimostrata un gran problema…” Reid prese a camminare per la stanza “le cose si sono complicate, è stato istituito un processo sui malversamenti amministrativi…tu avresti dovuto testimoniare, ma sapevi troppo, non potevi rifiutarti e sapevi bene che i fratelli Genco non te l’avrebbero mai permesso” Reid fece una pausa per riprender fiato, adesso era davvero lanciato “se non altro hai avuto l’acume di fare i bagagli prima che scoprissero che intenzioni avevi…e hai deciso di tenere i piedi in due scarpe. Quando sei venuto da me…” la voce gli tremò leggermente, ma poi riprese sicura come prima “gli hai messo una gran fifa. Venendo allo scoperto li hai messi alle strette…ma eri anche tu sotto pressione…e alla fine devono aver pensato che mi avessi spifferato tutto, che mi avessi passato i documenti...i registri…quelli per cui sarebbero stati disposti a fare una strage pur di distruggerli…volevano farti la pelle e ci sono quasi riusciti,ma tu li hai messi nel sacco” e qui Reid fece una pausa più lunga, significativa “quanto tempo ci hai messo ad architettare tutto eh? Chi era il tuo contatto all’interno dell’organizzazione? Chi ti ha detto che sarebbero andati proprio in quella casa? Lasciamo perdere, sono dettagli…Quello che conta è che io lo so” terminò Reid continuando a fissare il padre “hai usato me, hai usato la mamma…” e poi non riuscì più a continuare.

Trascorsero alcuni istanti riempiti solo dai loro silenzi.

Alla fine William Reid sorrise alzandosi e applaudendo al figlio “e così mi hai beccato!! Cosa devo dirti?” fece allargando le braccia e avvicinandosi al figlio.

“Hai recitato, per tutto questo tempo hai recitato…io” esclamò Reid arretrando impercettibilmente.

“Ora che l’hai scoperto, cosa vorresti fare sentiamo?” domandò William continuando a sorridere.

Io-io…” Reid arretrò di nuovo, poi urtò contro la parete.

“Non farai niente, ecco cosa farai… e non fare quella faccia. Potrai commuovere i tuoi illustri colleghi dell’FBI, ma non me…ho visto come ti guardano sai…le ragazze e quell’agente, quel Gideon, tzè

A quel nome Reid si scosse e sibilò “lascia stare Gideon, lui non c’entra”.

William non parve nemmeno averlo sentito “cosa pensava di fare quella sera?…Lui e tutti i suoi stupidi discorsi…anche quel giorno alla tavola calda, cosa si era messo in testa??!”.

Reid scosse la testa “è solo mio amico” sussurrò a fior di labbra.

William lo fissò un po’ incredulo, poi fu il suo turno di scuotere la testa “amico tsk…” e fece per avvicinarsi alla porta.

“Fermo” gridò Reid.

“Oh andiamo, Spencer” fece William voltandosi controvoglia “ sappiamo benissimo che non hai intenzione di arrestarmi, pensa alla tua povera mamma pazza, verrebbe tutto a galla…e tu non vuoi che soffra no?”.

La sua reazione fu così istantanea che William quasi non se ne rese conto e si ritrovò sul pavimento con suo figlio addosso.

“Non parlare di lei così!!” gridò Reid con rabbia.

William si divincolò cercando di scrollarselo di dosso.

Lo spinse contro la parete, mezzo stordito Reid fece per mettere mano all’arma. William era in piedi davanti a lui”vuoi usarla davvero? Spareresti a tuo padre?”.

Reid stava tremando “sì se non ti fermi”.

“Spencer…” cominciò il padre con tono mellifluo “Spencer…”.

“Smettila di chiamarmi così!!” urlò Reid cercando di tirarsi su ”non hai il diritto di chiamarmi così!! Tu non sei niente per me, vuoi capirlo??!!” esclamò con quanta voce aveva in corpo, agitando la pistola.

William colse l’occasione per colpirgli il braccio. La pistola ruzzolò a terra ed entrambi si gettarono su di essa.

 

  
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