Prese a
camminare a lunghi passi lungo O’ Connell street.
Avvertiva
un senso di oppressione al petto, come se ci fosse qualcosa che aveva
dimenticato, qualcosa di urgente, qualcosa di fondamentale.
A poco a
poco i suoi passi si fecero veloci, sempre più veloci, finché si trovò a
correre lungo la 5° Avenue e poi più giù, in Lincoln Square
e tagliando poi per il Browns.
Non c’era
tempo da perdere.
“Sapevo
che saresti arrivato” osservò William da dietro la scrivania.
Reid
considerò che stava benissimo per essere un uomo che era andato a fuoco in
un’abitazione solo pochi giorni prima.
“Perché
non sei scappato?” fece Reid, ma si morse istantaneamente un labbro.
“Ora non
farmi domande stupide, non è da te” osservò William incrociando le mani sotto
il mento e scrutando attentamente il figlio.
Reid
tacque. Odiava quell’esame “dovrei arrestarti sai” buttò tanto per dire
qualcosa. Si sentiva confuso.
William
scosse la testa “scommetto che non hai detto a nessuno che venivi qui”.
Reid non
rispose, era vero.
“Sai, è
questo il tuo difetto” riprese William, ma Reid lo interruppe subito.
“E quale
sarebbe sentiamo??!” era indispettito dall’aria di sufficienza ostentata dal
padre “avanti dimmelo, perché sbaglio o ci troviamo qui e…oh maledizione” il
giovane tacque improvvisamente, chiuse gli occhi per un istante e inspirò
profondamente. Quell’uomo aveva il dono di dargli sui nervi.
“Come al
solito hai fatto conto solo su te stesso” puntualizzò William, come se quella
fosse la cosa più ovvia del mondo “sei sempre stato così…”.
“Come fai
a dirlo? Come…” Reid cercò di trattenersi, invano “tu non mi conosci” continuò
scuotendo la testa con forza.
“Tu non
mi conosci affatto” ripetè arretrando di qualche
passo.
“Ti
conosco abbastanza da sapere che sei venuto solo, che non hai detto niente a
nessuno delle tue ricerche e di quello che hai scoperto. Nemmeno a tua madre,
vero che non gliel’hai detto?”.
Era vero
anche questo.
“Tu non
hai…maledizione…in ogni caso non andrai da nessuna parte” farfugliò Reid.
“Ah sì e
chi me lo impedirà? Tu??!!” William osservò il figlio con aria dubbiosa “sono
sicuro che non sei nemmeno capace di usarla” esclamò con un cenno rivolto alla
pistola che s’intravedeva sotto la giacca del figlio.
“Ti ho
trovato” rispose piano Reid “ho scoperto…” William lo interruppe.
“Sentiamo,
cosa avresti scoperto, sentiamo…” lo invitò William con aria di scherno.
Reid si
morse un labbro e scosse la testa “sai già cos’ hai fatto”.
“O forse
non hai il coraggio di dire ad alta voce quanto…” lo stuzzicò William, ma Reid
non lo fece finire.
“Te ne
sai andato nel XXX, da allora hai lavorato come impiegato per diversi uffici”
continuò Reid, poi, con una scrollatina di spalle aggiunse “tutti incarichi di
basso profilo”.
Suo padre
sorrise.
“Non ti
sei mai risposato…quella donna” proseguì Reid a denti stretti senza lasciarsi
distrarre “quella donna…che ho visto e Bray e …erano
solo una copertura”.
William
annuì senza dire niente e lasciò andare avanti il figlio.
“Ti
occupavi di contabilità, di acquisizioni…nulla che potesse insospettire il
fisco…tranne il fatto che si trattava di società di comodo”. Reid tacque per un
momento fissando intensamente il padre.
Non
riuscì a carpirgli niente. Sembrava una statua di sale.
Per un
istante si chiese come mai era capace di’insinuarsi nella mente di astuti
psicolabili e invece non riusciva a cogliere niente di sua padre.
“E così,
ti sei ritrovato, nel 2002 come contabile della famiglia dei XXXX, invischiato
nell’acquisizione di un terreno nei pressi di Ojiai.
L’intenzione
era quella di costruirci degli alberghi, ma non potevate sapere che quei
terreno erano tenuti d’occhio dalla commissione per la tutela ambientale. Lì
una volta c’era una discarica…quella che doveva essere una normale gara
d’appalto truccata si è dimostrata un gran problema…” Reid prese a camminare
per la stanza “le cose si sono complicate, è stato istituito un processo sui malversamenti amministrativi…tu avresti dovuto
testimoniare, ma sapevi troppo, non potevi rifiutarti e sapevi bene che i
fratelli Genco non te l’avrebbero mai permesso” Reid
fece una pausa per riprender fiato, adesso era davvero lanciato “se non altro
hai avuto l’acume di fare i bagagli prima che scoprissero che intenzioni
avevi…e hai deciso di tenere i piedi in due scarpe. Quando sei venuto da me…”
la voce gli tremò leggermente, ma poi riprese sicura come prima “gli hai messo
una gran fifa. Venendo allo scoperto li hai messi alle strette…ma eri anche tu
sotto pressione…e alla fine devono aver pensato che mi avessi spifferato tutto,
che mi avessi passato i documenti...i registri…quelli per cui sarebbero stati
disposti a fare una strage pur di distruggerli…volevano farti la pelle e ci
sono quasi riusciti,ma tu li hai messi nel sacco” e qui Reid fece una pausa più
lunga, significativa “quanto tempo ci hai messo ad architettare tutto eh? Chi
era il tuo contatto all’interno dell’organizzazione? Chi ti ha detto che
sarebbero andati proprio in quella casa? Lasciamo perdere, sono dettagli…Quello
che conta è che io lo so” terminò Reid continuando a fissare il padre “hai usato
me, hai usato la mamma…” e poi non riuscì più a continuare.
Trascorsero
alcuni istanti riempiti solo dai loro silenzi.
Alla fine
William Reid sorrise alzandosi e applaudendo al figlio “e così mi hai beccato!!
Cosa devo dirti?” fece allargando le braccia e avvicinandosi al figlio.
“Hai
recitato, per tutto questo tempo hai recitato…io” esclamò Reid arretrando
impercettibilmente.
“Ora che
l’hai scoperto, cosa vorresti fare sentiamo?” domandò William continuando a
sorridere.
“Io-io…” Reid arretrò di nuovo, poi urtò contro la parete.
“Non
farai niente, ecco cosa farai… e non fare quella faccia. Potrai commuovere i
tuoi illustri colleghi dell’FBI, ma non me…ho visto come ti guardano sai…le
ragazze e quell’agente, quel Gideon, tzè”
A quel
nome Reid si scosse e sibilò “lascia stare Gideon, lui non c’entra”.
William
non parve nemmeno averlo sentito “cosa pensava di fare quella sera?…Lui e tutti
i suoi stupidi discorsi…anche quel giorno alla tavola calda, cosa si era messo
in testa??!”.
Reid
scosse la testa “è solo mio amico” sussurrò a fior di labbra.
William
lo fissò un po’ incredulo, poi fu il suo turno di scuotere la testa “amico tsk…” e fece per avvicinarsi alla porta.
“Fermo”
gridò Reid.
“Oh
andiamo, Spencer” fece William voltandosi controvoglia “ sappiamo benissimo che
non hai intenzione di arrestarmi, pensa alla tua povera mamma pazza, verrebbe
tutto a galla…e tu non vuoi che soffra no?”.
La sua
reazione fu così istantanea che William quasi non se ne rese conto e si ritrovò
sul pavimento con suo figlio addosso.
“Non
parlare di lei così!!” gridò Reid con rabbia.
William
si divincolò cercando di scrollarselo di dosso.
Lo spinse
contro la parete, mezzo stordito Reid fece per mettere mano all’arma. William
era in piedi davanti a lui”vuoi usarla davvero? Spareresti a tuo padre?”.
Reid
stava tremando “sì se non ti fermi”.
“Spencer…”
cominciò il padre con tono mellifluo “Spencer…”.
“Smettila
di chiamarmi così!!” urlò Reid cercando di tirarsi su ”non hai il diritto di
chiamarmi così!! Tu non sei niente per me, vuoi capirlo??!!” esclamò con quanta
voce aveva in corpo, agitando la pistola.
William
colse l’occasione per colpirgli il braccio. La pistola ruzzolò a terra ed
entrambi si gettarono su di essa.