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Autore: Laix    24/01/2016    3 recensioni
Lo scopo di questa raccolta di one-shot è di sperimentare varie coppie (non solo love couples) sia tra le più conosciute che tra le più impensabili. Alcune delle presenti sono già state suggerite da voi: con diversi personaggi e couple sperimentate, si vede cosa ne esce e si cerca di accontentare tutti! Non siete vincolati alla lettura dell'ultima shot pubblicata... Ogni shot è una storia a sé, quindi liberi di aprire la tendina dei capitoli e scegliere i duetti favoriti! ;) I contesti possono essere dei più svariati, anche passando per l'assurdo :D
***
35. Mary Sera e Shuichi Akai ~ [Sei dura, donna. Dura come la pietra, il ghiaccio, sei cemento. Io con te divento calce ma tu non ti rompi mai, una corrente salata che viaggia al contrario e apre le onde. Eppure guarda cosa hai nascosto lì sotto. Dietro le botte, gli insulti, lo sguardo, l'odio, ti stai solo preoccupando per me e per il destino avverso che inseguo. Hai già visto tutto coi tuoi occhi e su un altro uomo.]
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Heiji Hattori, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Vermouth | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo, Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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23. Amuro e Azusa ~

[Azusa centric]

***





Colori in bottiglia al bancone del Poirot


- Buona giornata, signora Takeru! E mi saluti tanto suo figlio, per una pronta guarigione! -
Lo guardo dalla parte opposta del bancone, mentre dice quelle parole sorridendo alla signora Takeru. Sto asciugando un paio di bicchieri ancora umidi con un panno e mi viene da sorridere, non posso farne a meno! Tooru Amuro è il ragazzo arrivato da poco, ed è di una cortesia incredibile. E' venuto a chiedermi un lavoro due settimane fa, cercava un posto in cui fare il cameriere perché era rimasto senza finanze, perciò gli ho fatto un colloquio veloce e devo dire che questo sembra un mestiere fatto su misura per lui. Non è facile essere cortesi con tutti, ma proprio tutti, in modo così naturale e affabile, preparare pietanze e cocktail velocemente e non demoralizzarsi nemmeno quando qualche cliente ci risponde male. Io lo so bene, che faccio questo lavoro da tanti anni. Ci ho messo del tempo per acquisire questa spontaneità lavorativa, mentre lui pare avercela da sempre. Insomma, ho scelto un buon assistente!
Da quando c'è lui, poi, la clientela mi sembra aumentata. Soprattutto quella femminile, perché sì... è pure bello. Cioè, voglio dire. Carino. Volevo dire “carino”. Entrano qui in massa, queste ragazze delle medie o del liceo, prendono posto al tavolo di fronte al bancone e iniziano a sussurrare tra loro tutte allegre e divertite, guardando continuamente in direzione di Amuro. Lui lo capisce bene, e altrettanto allegro va da loro a prendere le ordinazioni e le tratta coi guanti bianchi per tutta la loro permanenza. Come sono infatuate loro, dopo! Ahahah!
So che ha chiesto anche a Mouri, il detective dell'agenzia qui sopra al bar, di lavorare un po' con lui gratuitamente, in apprendistato. Perché a lui piacerebbe fare il lavoro di detective, in realtà... ma una persona così gioviale e premurosa, potrebbe davvero farlo? Cioè, se guardo Mouri me ne posso anche rendere conto: stressato, svogliato, un po' sbruffone, a volte su di giri e ubriaco, o ancora arrogante. E mi sembra una personalità atta al lavoro di detective, no? Sento dire spesso che anche Kudo aveva questo tipo di carattere, eh già, il detective liceale che da molto tempo non si vede più nei paraggi e che, tra l'altro, mi pare avesse una mezza storia con la figlia di Mouri. Povera ragazza, circondata da detective gradassi e da casi di omicidio... beh, ma in tutto ciò, che c'entra Amuro? Come si fa ad associarlo ad un carattere simile?
Mi riprendo da questo mio flusso di pensieri nel momento in cui Amuro incrocia il mio sguardo. Mi guarda un attimo, fisso e con un accenno di perplessità, e poi distende il suo viso in un gran bel sorriso, di quelli che fanno sciogliere un po' tutti i clienti che passano di qui. Io forse arrossisco un po', anzi, sicuramente... gli restituisco il mio usuale e breve sorriso timido, e abbasso lo sguardo rimettendomi a lavoro. Ho un sacco di stoviglie da sistemare, questo bar ogni tanto pare un campo di battaglia.
- Azusa, vuoi che continui io? - Mi si è avvicinato alle spalle e non l'ho nemmeno sentito. Qualcosa mi dice che ha un passo piuttosto felpato, infatti mi giro di scatto, sorpresa. - Sarai stanca, tu sei qui dalle otto del mattino, mentre il mio turno è iniziato alle dieci. Dai, vai a farti un piccolo break! Ti preparo un caffè? -
Accidenti, è una fonte inesauribile di gentilezza. Ma da dove la tira fuori, da dove la riesce a prendere?? Reagisco impacciata, cercando di dosare i miei movimenti e le mie espressioni, ma non so proprio che cavolo mi stia uscendo fuori. Riesco a rantolare una specie di balbettio, infatti, accompagnato dallo scontro di un paio di tazzine che quasi mi scivolano di mano.
- Ah, ecco, no, cioè, non preoccuparti! Per me non è un disturbo, a-anzi, io... -
- Dai, in questo momento il bar è praticamente vuoto, o adesso o mai più. Vai tranquilla, ci metto pochissimo! -
- O... okay, se... se la metti così, okay! Ma sistema proprio tutto tutto, eh. Non voglio disordine di alcun tipo -
Oddio, ma perché gli ho risposto così? Non sarò stata troppo brusca? Non voglio certo atteggiarmi da super capo, è solo che... santo cielo, non ero preparata. In ogni caso, lui ridacchia divertito.
- Ahah, certamente, capo! - dice sarcastico, portandosi una mano dritta alla fronte come per segnalare il “Signorsì signore”.
Vorrei sotterrarmi. Ma tuttavia rido anche io.
Mi prendo quindi 5 minuti di pausa, bevendo il caffè fatto da lui, mentre si appresta a finire tutto il lavoro di sistemazione stoviglie al posto mio. Ritorno poi in postazione, constatando che in effetti il bar è vuoto da oltre un quarto d'ora. Non è orario di punta, e va bene così: se ogni tanto ci possiamo anche rilassare, è decisamente meglio!
Non faccio in tempo a gioire di questo pensiero. Sento il suono del campanello posto in cima alla porta d'ingresso, smosso dall'entrata di qualcuno, e mi volto per vedere chi sia. E' una donna mora vestita con un lungo cappotto blu, sul viso indossa un grosso paio di occhiali da sole della stessa tinta, nonostante il sole oggi non ci sia, anzi, il cielo è molto nuvoloso e cupo. E' già la seconda volta che viene in questo bar, la riconosco in quanto mi comunica qualcosa di stravagante, e come l'altro giorno decide di prendere posto al tavolo più distante del locale, nell'angolo opposto alla porta d'ingresso. Amuro comunque la conosce, la volta scorsa si era avvicinato a lei per salutarla. Vedo che lo sta per fare anche questa volta.
- Scusami, vado un attimo a salutare un'amica – mi avvisa.
Infatti sistema diligentemente le ultime tazze sulla mensola ed esce dal bancone per avvicinarsi a lei, laggiù nell'angolo, mentre la donna si toglie gli occhiali e gli sorride. Lo vedo che si china su di lei e che entrambi iniziano a sussurrarsi qualcosa. Anche l'altra volta mi sono chiesta se, per caso, lei non sia la sua fidanzata o comunque qualcuna con cui lui intrattiene una sorta di relazione: ammetto che comunque mi sembrerebbe strano, dal momento che lei è visibilmente più avanti con l'età, ed è pure poco gradevole di aspetto. Ha un viso aguzzo, scarno e complessivamente bruttino, oltre ad essere stramba nel modo di vestirsi e atteggiarsi. Che ci farebbe Amuro, giovane e bello, con una del genere?
***
- A cosa devo stavolta la tua visita qui nel bar, Vermouth? - le chiese Amuro, sussurrando piano.
- Al fatto che vorrei un caffè shakerato, ma fatto decentemente e non allungato con fredde brodaglie – rispose lei ironicamente, con lo stesso esiguo volume di voce.
- Ahah, che cliente esigente. Che ne dici di limare un po' questa tua costante voglia di ironizzare? Io qui ci tengo alla mia copertura – ridacchiò lui, guardandosi per qualche secondo attorno con circospezione.
- Lo so, sciocchino. Ma in realtà sono qui per metterti in allarme su una cosa. Era troppo urgente e particolare per comunicartela tramite telefono, quindi sentimi bene -
Vermouth gli disse che, in quel giorno o al massimo quello seguente, qualche nemico sarebbe venuto a fargli visita nel bar. Dei piccoli gruppi criminali, nemici dell'Organizzazione, avevano grossi sospetti circa l'identità di un giovane cameriere che lavorava al bar Poirot. Sarebbero quindi entrati a sondare la zona, uno per uno, e a trarre le dovute conclusioni. Per fortuna Vermouth aveva avuto una tale soffiata da un paio di spie, giungendo quindi ad avvisare il collega.
- Occhi bene aperti, Bourbon -
- Sarà fatto. Me ne occuperò io. -
- Ne sono certa. Un'auto di ronda sarà qui, oggi, sbarazzandosi di tutto ciò che tu ti lascerai alle spalle -
- Vi ringrazio. Ehi, ma ti conci sempre così male quando vieni a trovarmi? -
- Sai com'è, il camuffamento prevede anche questo. Preferisco non farmi vedere in giro col mio vero aspetto. E poi non vorrei mai fare ingelosire troppo la barista, che è cotta di te – aggiunse lei, facendogli l'occhiolino.
- Ahah, ma mi prendi in giro?? -
- Santo cielo, a voi uomini bisogna proprio specificare tutto nei minimi dettagli -
- Nah, credo invece che siate voi donne a tessere un po' troppe fantasie campate in aria -
- Beh, lo giudicherai tu stesso, suppongo. Ah, Bourbon? -
- Sì? -
- Il caffè shakerato lo vorrei veramente. -
***
Il cielo plumbeo che c'è fuori mi sta facendo venire un gran sonno, oltre alla tristezza. Accendo tutte le luci del locale, illuminando all'istante la mobilia e gli spazi, strizzando inizialmente gli occhi per l'improvviso contrasto. La donna mora se n'è andata da un pezzo, e stranamente con lei se n'è pure andato un piccolo peso che mi gravava addosso... ma non saprei dirne il motivo. Tra l'altro, ad un tratto, mi sono accorta che lei aveva preso a fissarmi. Che fosse davvero la sua donna? E che si fosse accorta dei miei sguardi indiscreti? Beh, pazienza... anche se mi sento ancora un po' interdetta.
Inizia ad entrare molta più gente, adesso che è quasi sera. Entrano anche Conan e Ran, due facce amiche che, in questo momenti un po' desolanti, sono sempre felice di vedere. Voglio offrire ad entrambi una spremuta d'arancia, perciò Amuro in un battibaleno si affretta a prendere tutto l'occorrente. I suoi gesti indaffarati e giocosi mi fanno nuovamente sorridere.
- Ecco qui, ragazzi! Spremute fresche e soprattutto gratuite, ahah! -
- Grazie, Amuro! - risponde Ran raggiante, afferrando la spremuta.
Conan invece non lo ringrazia, anzi, prende la sua spremuta e lo guarda pure storto. Ma che ha? Il suo atteggiamento mi costringe a trattenere una risata: che è un bambino strano l'avranno capito tutti di certo, ma ogni tanto è proprio incomprensibile. Rimango accigliata quando mi accorgo che, in realtà, pure Amuro gli rivolge uno sguardo ambiguo, quasi sinistro, come se volesse incutergli timore. Tuttavia Conan non si fa intimidire, regge il suo sguardo e poi, come se non gliene importasse nulla, si volta dalla parte opposta per seguire Ran fino ad un tavolino. Amuro scuote lievemente la testa, sia con divertimento sia con quello che pare essere senso di sfida, ed io proprio non capisco. Sempre così sereno e cordiale, deve proprio decidere di tirare fuori un lato stupido del suo carattere con un ragazzino? Ma perché?
Fingo comunque di non aver visto, e continuo nel mio lavoro. Ho una sensazione strana che mi rimane addosso - credo sia dovuta soprattutto al fatto che, talvolta, ho ragione di presumere che il mio collega mi nasconda qualcosa. Ma mi rendo quasi subito conto che è una stupidaggine, scatenata forse dall'insieme di queste inusuali scenette che mi si parano davanti e a cui fatico a dare spiegazioni, e la giornata prosegue come al solito e senza novità apparenti. Noto solo che Ran, ogni volta che si avvicina al bancone per un motivo o per l'altro, adotta questa singolare sequenza di azioni: appoggia il bicchiere vuoto sul banco, attira la mia attenzione, sorriso complice, occhiolino, che io non capisco; ordina qualcos'altro per sé o per Conan, lo fa con voce sbarazzina, sorriso complice, occhiolino, che io non capisco nuovamente; riporta l'ultima consumazione per l'appunto consumata al bancone, magari ordina qualcos'altro con quella nota quasi alticcia nella voce, altro sorriso complice, altro occhiolino. Ed io che, in tutto questo, non capisco.
- Ma dai, si tratta di Amuro! - ci tiene a puntualizzare lei, ad un certo punto, vedendomi perplessamente sfinita da cenni che non comprendo.
- Che cosa intendi, scusa? -
- Come procede il vostro rapporto... lavorativo? - mi pare piuttosto maliziosa, ma ovviamente faccio finta di nulla. Sono una donna matura, al contrario di lei che, senza offesa – anzi, con un pizzico d'invidia – mi pare di capire sia ancora giovane e instancabilmente colma di inventiva.
- Oh, procede... benissimo, direi. E' un ottimo aiutante e un serio lavoratore -
- E nient'altro? -
- Cos'altro dovrebbe essere?? -
- Oh, suvvia! Non ti ha mai chiesto di vedervi insieme in un altro posto, oltre l'orario di lavoro...? -
- No, Ran, anche perché qui dentro io e lui siamo a costretti a vederci per qualcosa come dieci ore, okay? Non sono poche – rispondo io ridacchiando. E credo di aver capito questo strano giochetto: se lei riesce a racimolare un po' di informazioni da me, poi avrà una notevole quantità di materiale gossip da spartire con Sonoko e Sera. E giuro che, se avessi qualcosa, glielo direi! Le adoro così tanto, queste ragazze, che offrirei loro volentieri un mezzo pomeriggio di pettegolezzi gratuiti, anche sul mio conto. Ma, ecco, purtroppo mancano i pezzi forti...
Lei mi pare leggermente delusa, infatti. Ma anche premurosa, quando mi rivolge di nuovo un sorriso affabile e pronto alla situazione, come per dirmi “avanti, ora magari non è ancora successo niente di che, ma se vai avanti così sono sicura che qualcosa arriverà!”. Almeno, sono abbastanza certa di aver letto questo, nella sua espressione.
Decide poi di andarsene, guardandosi attorno alla ricerca di Conan, che scappa sempre. Entrambe lo scorgiamo in fondo al locale, insieme ad Amuro: gli sta parlando nell'orecchio, dicendogli qualcosa a bassa voce. Tooru annuisce lievemente, guardandolo poi negli occhi e sussurrandogli qualcosa a sua volta. Sembrano quasi un po' minacciosi, però...
Ehi, aspetta un attimo... non è che pure quel bamboccio sta facendo il malizioso con Amuro, incitandolo a far qualcosa nei miei confronti? Magari, condizionato da Ran – o ammaestrato da lei in tal senso – non ha potuto resistere. Oh, no, non ci posso credere...
Che vergogna se fosse così! Preferirei parlassero di altro, o almeno lo spero!! Che so, piani segreti e identità celate, cose da nascondere e robe varie da film d'azione... ahah, chiedo troppo?
Arriva il momento della sera, prima di cena, ed io inizio davvero ad essere stanca: sono qui dentro da 10 ore. I turni lunghi fanno parte di questo mestiere, soprattutto quando il giorno prima ti prendi la pausa, ma per fortuna ci sono abituata. Mi concedo un sentito sospiro, appoggiandomi per qualche secondo sul bancone, e penso che non so cosa farei senza le mie dosi quotidiane di caffeina che ho a portata di mano, senza i succhi d'arancia vitaminici. Senza le occhiate dolci e ammiccanti che ogni tanto Amuro mi scocca.
No, aspetta, FERMA LI'. Che cosa diavolo ho appena pensato? Ho sul serio elaborato la parola “ammiccante”?!
Che poi è inutile, sono abbastanza certa che tutte queste cose me le immagino da sola e in modo sistematico. Eppure sono abbastanza sicura che, poco prima di scendere in magazzino, Amuro mi avesse rivolto un paio di sguardi che non classificherei esattamente nella divisione “indifferenza”. Sono abbastanza percettiva ma ripeto anche che io, ogni tanto, mi lascio allegramente andare a questo genere di fanciullezze da shojo manga...
Okay, le mie divagazioni mi stanno facendo vergognare da sola come una scimmietta ammattita e rimasta incastrata tra i rami di un albero da cocco tropicale e MENO MALE che in questo istante lui è giù e non può vedermi così, altrimenti dovrei pure nasconderglielo ed espormi nei miei soliti exploit di disagio, chissà che casino uscirebbe!
Uff, comunque. Mi calmerò, garantito. Niente scimmie. Per un attimo decido di prestare attenzione al mondo fisico che mi circonda, anche perché ci vivo: non c'è nessuno. La gente a quest'ora si sposta in locali più alla moda, in centro, va a bersi dei drink in attesa di fare serata, perciò ormai il bar è rimasto vuoto. Finalmente tra poco chiuderemo, ed io... 


Per poco non mi si ferma il cuore per il terrore. Rimango immobile, con occhi sbarrati e bocca socchiusa, senza immettere più aria. Mi ritrovo una pistola puntata in mezzo agli occhi, da parte di un uomo grasso, sudato e vestito con uno smoking bordeaux, dall'altra parte del bancone. Non oso muovere un muscolo, ma non capisco che sta succedendo. Quando è entrato? Perché non l'ho sentito? E perché sono rimasta totalmente sola nel bar proprio adesso?!
- Fammi un White Russian, cocca. Molto, molto alcolico, grazie. Se sarà abbastanza buono magari ti risparmierò pure. E adesso ascoltami bene, okay? Sto cercando una persona -
Non so, forse è per via della paura folle che sto percependo, ma la mia mente ha fatto una cosa stranissima: invece di pensare a come salvarmi in questa situazione disperata, ho pensato subito con terrore che io non lo so fare il White Russian, che è un cocktail troppo complesso e che forse non ho nemmeno tutti gli ingredienti adatti. Il mio cervello è chiaramente in tilt, e adesso però riesco a ponderare una maledettissima cosa con chiarezza: Amuro doveva andare giù in magazzino proprio ora? Dov'è? Credo che lui saprebbe come riemergere da questo scenario da incubo, è un mio pensiero istintivo.
Perché magari è un incubo, può essere? Può essere che mi sia addormentata sul bancone, visto che ero stanca, e che quindi ora...
Sento il freddo metallo della canna di quell'arma sfiorare la pelle sulla mia fronte. Traggo un forte respiro tremante, constatando che nei sogni no, non si avvertono questo genere di sensazioni nitide. Ho talmente paura che non riesco nemmeno ad urlare un “aiuto”, non riesco a formulare nulla.
In quel momento, però, lo vedo con la coda dell'occhio: Amuro sta sbucando fuori dalla porticina che conduce alle scalette del magazzino, dal quale è appena risalito. Sta rientrando in sala molto lentamente e silenziosamente, come un gatto randagio che scruta da lontano la sua preda. Si muove con incredibile agilità tra un tavolo e l'altro, avvicinandosi passo dopo passo a quest'uomo entrato nel bar, senza farsi notare. Io, nel mio piccolo, regolo il mio sguardo e le mie reazioni, in modo da distrarlo.
- Se tu mi rispondi con i dovuti modi e la dovuta chiarezza, ti darò anche un contentino alla fine, bellezza – continua a dirmi quest'uomo tremendo, che tra l'altro mi sembra anche molto ubriaco. E non so definire se questa condizione lo renda più innocuo o più pericoloso. Deglutisco, annuendo appena e vedendo che, dietro di lui, Amuro sta per balzare. L'uomo vestito in bordeaux non l'ha visto, e abbassa finalmente la pistola, soddisfatto.
- Molto bene. Allora, dimmi dove si trova il tuo... - l'uomo non riesce a finire la frase, poiché Amuro gli balza al collo bloccandoglielo sotto un braccio, con forza, mentre con l'altro lo riesce a disarmare dando un secco colpo di mano al suo polso. La pistola cade e striscia a terra, Amuro la calcia lontano e continua a tenere la presa sull'uomo grasso che si divincola. Io ricomincio a muovermi, quasi a spasmi, ma non so cosa fare, sono in panico! Vedo che Amuro stringe la propria mano libera a pugno e che, fulmineo, colpisce l'uomo sulla tempia usando le nocche, provocandogli stordimento immediato. L'uomo barcolla a terra, mentre Amuro lo tiene da sotto le ascelle.
- Oh... santo... cielo...! Stai bene?! Aspetta, vado a chiamare la polizia! - grido, ancora impanicata.
- Okay, Azusa, chiamala tu. Io lo porto un attimo nel retro, per vedere se ha altre armi con sé o documenti che possano identificarlo. Se non mi sposto i clienti vedranno tutto dalla vetrina, ed è proprio meglio che questo non accada! -
- S-sì, hai ragione! Vai pure, ma stai attento... -
Ho ancora il fiatone e il batticuore lancinante per l'agitazione, mentre Amuro, armato di grande coraggio, solleva l'intontito uomo in bordeaux da sotto le ascelle e lo trascina sul retro del bar. Mi auguro che non succeda nulla di brutto, mentre chiamo la polizia.
***
- Eccoci a noi, gran pezzo di idiota. Non ti aspettavo così presto, ma meglio togliersi il dente marcio il prima possibile, no? – ansimò Amuro, una volta arrivato sul retro del locale e depositato malamente a terra quell'ammasso di lardo.
Il freddo pungente dell'aria li investì. Anche se si trovavano all'esterno, non sussisteva il rischio di essere visti da qualcuno: il retro del bar rimaneva dislocato dalle strade principali e ben nascosto sotto le sporgenze dei tetti, specie ora che già faceva buio. Mentre l'uomo a terra tentava di riprendersi tra lamenti e grugniti, Amuro scardinò una piccola grata bianca posizionata nella parte inferiore del muro di cemento accanto a cui si trovavano. Dopo averla rimossa, infilò una mano nella cavità e ne estrasse un paio di guanti, una pistola e un silenziatore, posizionati lì molto tempo prima per qualsiasi evenienza.
- Brutto... figlio... di una gran... - iniziò a mugugnare l'uomo a terra, aprendo bene gli occhi e fissando il suo nemico in tralice, il quale stava indossando i guanti.
- Non mi pare il caso di sprecare il fiato, amico - rispose Amuro in tutta calma e senza nemmeno guardarlo, avvitando rapidamente il silenziatore alla canna della pistola. - Risparmialo per quando parlerai con chi di dovere, all'altro mondo. -
L'uomo in bordeaux tentò di rispondere, digrignando i denti. Tuttavia Amuro non glielo permise e, guardandolo freddamente dall'alto, gli puntò la pistola al petto. Fece subito fuoco, sparando due colpi silenziosi a breve distanza e facendo sobbalzare il corpo dell'uomo altrettante volte. Due fori neri si aprirono sulla camicia dell'uomo ormai immobile, circondati via via da un alone rosso sempre più visibile e ampio. Nell'istante seguente, un'auto nera e silenziosa si accostò all'imbocco del vicolo oscuro in cui Amuro e il corpo erano posizionati, e ne uscirono due uomini anonimi vestiti di nero. Senza dire una parola né accennare uno sguardo, essi si avvicinarono a lui ed eseguirono a menadito il compito che era stato loro affidato: sollevarono il corpo inerme, uno dalla testa e l'altro dai piedi, per trasportarlo dentro il bagagliaio dell'auto; poi rientrarono entrambi dentro la macchina, uno alla guida e l'altro dal lato del passeggero, riavviarono il motore e l'auto nera scomparì dietro l'angolo. Doveva trattarsi dell'auto di “ronda” dell'Organizzazione, il cui passaggio gli era stato accennato quello stesso pomeriggio.
***
- Uff, eccomi qui! Che sfortuna, eh? - vedo Amuro rientrare nel bar, e mi prende un'ondata di sollievo. Sono davvero colpita dal suo coraggio.
- Amuro! Come stai? Sei ferito? Quell'uomo ti ha fatto del male? - gli chiedo impaziente e apprensiva.
- Assolutamente no, Azusa, tranquilla. Tutti i pazzi sono in questa zona, eh?? Meno male che c'è Mouri qui sopra! - lo vedo ridere di gusto, seppur con un velo di tensione e leggermente sudato in viso. Beh, è ovvio, abbiamo appena avuto a che fare con un malintenzionato!
- Cavolo, puoi dirlo forte... ma nessuna paura, adesso, perché chiamo subito la polizia! Scusa se non l'ho ancora fatto, ma... mi tremavano troppo le mani – dico io, coi nervi ancora fortemente provati da quel che è accaduto, al che lui mi si avvicina preoccupato e mi afferra le mani per tranquillizzarmi, portandosele al petto. Sento che le sue sono ancora fredde, visto che è rimasto fuori, eppure mi trasmettono calore. In realtà con questo suo gesto mi mette ancora di più in agitazione, accidenti... vedermelo così vicino, con le mani nelle sue, beh, non me l'aspettavo. Eheh, ehm.
Ma confesso che, in un altro contesto, questo momento sarei riuscita a godermelo di più... adesso sono troppo spaesata, ho rischiato grosso e mi viene automatico mettere tutto il resto in secondo piano. In ogni caso tante paranoie sono inutili a prescindere, è chiaro che lui lo stia facendo in buona fede, per pura generosità, e mica per altro.
- Oh, ma non è necessario chiamare la polizia. - Quando mi dice questa frase, con un tono che voleva essere piatto ma che in realtà trovo essere persuasivo, rimango interdetta senza capire. - Non sai che è successo, Azusa: mentre eravamo sul retro, lui ancora stordito ed io lo che lo perquisivo, è passato un poliziotto sulla strada principale e l'ho chiamato a gran voce! E' arrivato da me correndo e ha chiamato subito i colleghi, la volante è arrivata in fretta e se lo sono portati via, ammanettato e barcollante. Un gran colpo di fortuna, sono ancora elettrizzato! -
Alzo lo sguardo per guardarlo negli occhi, sbalordita, non posso crederci! Siamo uno di fronte all'altro, lui sorride contento e mi contagia, oltre al fatto che siamo entrambi sollevati e ancora vivi, incolumi!
Ma quando Amuro riapre gli occhi e mi guarda, ancora con quel sorriso stampato in volto, qualcosa mi disturba violentemente. Non so cosa sia, ma gli restituisco lo sguardo perché voglio capirlo. Ecco, sono gli occhi: nei suoi occhi castani si è come formata una sfumatura strana, stralunata e vibrante, sta baluginando nelle sue iridi in una sorta di danza diabolica. Il suo sorriso mi pare all'improvviso malato, folle, mi destabilizza interiormente. Mi si blocca di colpo il respiro, da quanto questa sensazione si fa forte dentro di me. Che diavolo gli prende a questo ragazzo, tutto d'un tratto? Cosa sta accadendo nella sua testa, nel suo sguardo? Il sorriso dolce e spensierato del sollievo è tutta un'altra cosa, non è questo. Questo è un sorriso derivante dall'attuazione di qualcosa di crudele, e azzarderei pure da una sete malevola che è stata appena appagata, da...
- Ci facciamo un drink per festeggiare, Azusa? - mi chiede lui, di punto in bianco, cancellando del tutto quella sfocatura nei suoi occhi. E' tornato Amuro, è tornato un ragazzo normale, un bravo cameriere cordiale e lavoratore.
Non so, forse è stata una mia impressione? Sempre legata al mio solito dubbio che lui, effettivamente, nasconda qualcosa? Sono ancora spaventata, poco fa ho davvero temuto di essere uccisa, perciò la mia mente si è azionata e dentro di me si sono attivati dei sensori di allarme che non sapevo neanche di avere, e magari sono questi a stravolgermi la visione dei fatti... forse mi fanno vedere cose assurde, che non esistono?
- Lascia fare a me. Coi cocktail sono un mago!! - riprende lui, staccandosi da me e correndo agilmente dietro al bancone.
Io sono ancora ferma lì, come una bambola afflosciata in una vetrina, ancora scioccata da una percezione che, forse, mi sono semplicemente immaginata. Mi volto verso di lui e mi lascio cadere su una sedia lì accanto, coi muscoli indolenziti.
Mentre lo guardo selezionare gli alcolici dalla mensola per poi destreggiarsi tra essi, mi scappa un sorriso più quieto. Sì, forse devo soltanto calmarmi, non devo pensarci più. Specie se c'è Amuro che, come avevo giustamente supposto, è riuscito egregiamente a salvarci entrambi da questa situazione. Non ho nulla da temere, finché lui sarà qui dentro. Giusto?
- Sì, Amuro, grazie. Per me qualcosa di forte, okay? Devo rilassare i nervi – ridacchio io, guardando nella sua direzione. Con la coda dell'occhio vedo però qualcuno appena fuori dal bar, che sbircia dalla vetrina. Non faccio in tempo a girarmi per individuarla, tuttavia mi pareva la sagoma di quella stramba donna mora in blu che ogni tanto viene a fargli visita. Noto che anche Amuro l'ha vista, e che addirittura le ha sorriso annuendo lievemente, come fosse un cenno di intesa. Ma, di nuovo, lo ribadisco: credo di stare immaginando tutto. Ah, che ansia, chissà come farò a dormire stanotte!
- Qualcosa di forte, eh? Mmm, lasciami pensare... - dice lui assottigliando gli occhi e meditando.
Poi annuisce tra sé e sé, afferra un paio di alcolici e, con uno dei suoi sorrisi attraenti, inizia a mischiarli. Non so cos'abbia in mente, non me ne intendo molto di cocktail, tanto che non lo intuisco nemmeno quando lui mi rivela uno degli ingredienti...
- Credo che questo andrà bene. Ti piace il Bourbon? -






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Eh... piace sì, il Bourbon :P
Oh, crisi nel decidere il nome di questa shot: avevo a disposizione il white russian, l'uomo in bordeaux, la donna in blu, ma alla fine ho voluto rievocare l'ambientazione da bar e ho scelto i tanti colori vetrati tipici degli alcolici!
Comunque rieccoci qui, con un nuovo capitoletto relativamente soft che possa un po' slegarsi dal ritmo del precedente e che metta in scena il nostro caro Amuro... nei confronti del quale ho evitato qualsiasi tipo di spoiler, lasciandolo un attimo così :P E per chi non se lo fosse ricordato subito, Azusa è la ragazza che lavora al bar Poirot, quello situato sotto l'agenzia Mouri. E che di fatto lavora con Amuro, in veste di docile cameriere :D Questa couple mi era stata suggerita e ho voluto dare un approfondimento al personaggio di Azusa narrando tutto con la sua prima persona, ma anche poi dando spazio a situazioni scomode e di tensione che fanno parte del panorama di Bourbon. In questo modo si può evidenziare il grande distacco tra i due mondi - quello quotidiano e innocente di Azusa (che poi sarebbe anche di molti altri) e quello apparentemente normale ma in realtà oscuro di Amuro, mescolandoli tra loro. Comunque, come avete visto, non erano gli unici due personaggi presenti, un Conan una Ran e una Vermouth ci stavano tutti ;) E non ho perso l'occasione di prendere un po' in giro Kogoro e Kudo, OVVIAMENTE :D
E ragazzi, vi ringrazio enormemente per tutte le recensioni che mi lasciate e che sono tutte, ma proprio tutte, ricche di impressioni, di consigli, insomma, uniche! Tutte queste sperimentazioni le faccio anche per scoprire da voi cosa vorreste più leggere, e ogni volta siete delle saette ahah! :D Ringrazio tanto chi si legge ogni capitolo, chi se li è letti tutti di botta, chi si legge quelli a cui è interessato e che su quelli tornerà sempre a farsi sentire, e anche chi legge silenziosamente e che spero seguirà con piacere tutto il resto!!!
Alla prossima! :D ^______^ 

  
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