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Autore: _UriNameJungKook_    25/01/2016    3 recensioni
BTS x Te
Ciao a tutti! Questa è una raccolta di oneshots che avranno come protagonisti i BTS, ovviamente e voi. Per la trama prenderò ispirazione dai testi delle canzoni dei ragazzi.
C1, Jungkook: Dove lui è un bullo e tu hai una cotta per lui. > War of Hormone inspired
C2, Jimin: Dove hai una cotta per lui ma lui non ricambia. > I Need U inspired
C3,Taehyung: Dove tu e Taehyung siete due nerd ma lui diventa un ribelle. > Boy in Luv inspired
C4, Namjoon: Dove state insieme ma per ogni problema la colpa è sempre tua. > Danger inspired
C5, Hoseok: Dove siete nemici fin da piccoli ma una rappresentazione teatrale cambia le cose. > Save Me inspired
C6, Yoongi: ///// > guardare ultimo capitolo per scoprire
C7, Jin: ///// > /////
[ FINE DEL BLOCCO HIGHSCHOOL!AU * ]
*Ci saranno diversi blocchi in futuro, ognuno con AU diversa e una oneshot per ogni membro.
Genere: Sentimentale, Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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ANGOLO AUTRICE
Ecco qui il secondo capitolo, yey. Come da anticipazione il protagonista di questa storia (insieme a voi) è Jimin, spero vi possa piacere.
Ci tenevo a ringraziare le numerose persone che hanno recensito il primo capitolo, non me l’aspettavo, ma soprattutto ne sono molto contenta! Le recensioni mi danno sempre la motivazione per andare avanti a scrivere, e visto che per scrivere, preparare e pubblicare il capitolo precedente ho fatto notte fonda (ma sul serio eh, tipo più tardi delle tre), sono davvero contenta che il mio sforzo sia stato apprezzato.
Vi ringrazio ancora e la smetto di annoiarvi.
Vi lascio alla storia…
Bacioni
 
 
 
 
 
 
 
 
The Most Beautiful Moment in Life pt.1 (화양연화) I Need U
 
 

“I need you girl
wae honja saranghago honjaseoman ibyeolhae
I need you girl
wae dachil geol almyeonseo jakku niga piryohae”

 
 
  
“Ho bisogno di te, ragazza
Perché sono il solo ad amare? Perché sono il solo a soffrire?
Ho bisogno di te, ragazza
Perché ho questo costante bisogno di te se so che mi farò soltanto del male?”
 
 
 
 
 
Jimin x Te
 
I need you girl
 
 
 
Hai presente quando fai qualcosa senza pensare e poi te ne penti?
 
Era successo a Park Jimin, il tuo migliore amico.
 
 
 
Già da quando eravate bambini, eravate inseparabili.
Jimin era sempre stato un bambino dolce e adorabile, soprattutto nei tuoi confronti. Arrossivi quando ti faceva qualche complimento e ti sentivi fortunata ad avere un amico come lui.
Fin da piccolo, lo avevi sempre trovato estremamente carino: quelle guanciotte paffute, il nasino dritto e regolare, le labbra ‘grandi grandi’ -come le chiamavi tu-, gli occhietti piccoli ma allo stesso tempo grandi…solo a pensare a quanto potesse essere così unico ti veniva da arrossire e il tuo cuore batteva fortissimo.
Talmente ti piaceva che ti immaginavi il vostro futuro assieme: tu e lui alle superiori mano nella mano; a giocare a Just Dance -gioco a cui giocavate spesso da piccoli- divertendovi come dei matti; dolci baci e dolci carezze, proprio come due fidanzati.
Ma infondo, eri poco più di una bambina, e quelli altro non erano che i tuoi sogni.
 
Arrivate le superiori però, le cose non  erano andate esattamente come avresti voluto.
Tu e Jimin non avevate mai smesso di vedervi, sia alle elementari che alle medie, e non lo avevate fatto neanche al liceo.
Inutile dire che i tuoi sentimenti per lui erano ancora lì, in sala d’attesa pronti per essere chiamati dal bramato Dottor Park.
Diciamo che questo Dottor Park era leggermente diverso dal batuffolo di cotone che era da scricciolo: le sue guancie piene (che a momenti erano ancora in grado di farlo sembrare un bambino), il naso dritto e perfetto, le labbra rosa e carnose, quelle pozze scure in grado di farti perdere la testa e, in confronto a quando eravate più piccoli, si era fatto più alto, così superandoti.
Ogni volta che lo vedevi perdevi un battito e ti sentivi quasi in un’altra dimensione.
Andava tutto bene, fino ad un certo giorno.
Quel certo giorno avevi deciso che era il momento di confessarti. Erano ormai più di dieci anni che ti piaceva e davvero stava diventando pesante vederlo tutti i giorni e avere quella costante sensazione del ‘sassolino nella scarpa’.
 
Eri molto nervosa quel giorno, e chi non lo sarebbe stato?
Avevi pensato per una settimana intera al modo migliore in cui dirglielo, e finalmente ti eri decisa a fare qualcosa.
Certo, avevi paura che non ricambiasse, ma l’idea che invece potesse provare i tuoi stessi sentimenti ti aveva dato coraggio.
Tutte le volte che ti deprimevi e facevi un passo indietro mentalmente perché l’unica cosa che pensavi era che avresti rovinato il vostro rapporto, ripensavi a quanto era sempre stato ed era ancora gentile e premuroso con te, e poi, l’idea che fosse Jimin ti tranquillizzava. Anche se le cose fossero andate male di sicuro con una persona ragionevole come lui ne sareste usciti insieme, come sempre.
Come ogni mattina ti stava aspettando fuori casa, pronto per andare a scuola con te.
Tu uscisti e chiudesti la porta, salutandolo. Decidesti che gli avresti parlato dopo la scuola.
E così facesti. Quando al rientro arrivaste davanti a casa tua, che si trovava poco prima della sua, pensasti ‘o ora o mai più’.
“Emh…Jimin…?”
“Sì?”
“Posso…posso dirti una cosa?”
“Certo…che cosa?”
“Ecco…da…fin da quando eravamo piccoli, tu…io…io ti ho sempre trovato molto c-carino…e…”
“Umh, grazie ma-“
“Aspetta! Non ho finito…quello che stavo cercando di dirti è che…mi piaci Jimin. Da sempre” sorridesti lievemente, imbarazzata, ma speranzosa di un responso positivo.
Lui ti guardò un attimo con uno sguardo morto, sussurrò “Io…” , poi scosse la testa per farti intendere un ‘no’ e se ne andò, senza rivolgerti la parola.
Tutto ciò che avevi sperato si distrusse in pochi secondi: era uno dei ragazzi più popolari della scuola, come avevi potuto pensare anche solo un secondo che potessi piacergli?
 

Dopo quel giorno, successe esattamente quello che non volevi accadesse. Vi limitavate a dei freddi saluti e vi ignoravate per la maggior parte del tempo.
Quando ti eri confessata, Jimin aveva trovato quella scena patetica, e neanche lui sapeva il perché.
L’unica cosa che ti aveva realmente ferita era stato il suo comportamento nei confronti della vostra amicizia.
Allora non gli era mai interessato veramente di quel bel rapporto che avevate?
 
Per i mesi successivi i pomeriggi erano tutti di lunghi pianti, seguiti da una te disperata nel cercare di fare sgonfiare quegli occhi così grossi che sembrava ti avessero pestata, poi andavi a letto senza neanche mangiare, non ti importava.
E sembrava non importare anche a Jimin, che pur vedendoti tutti i giorni non si degnò di chiedere un ‘come stai’ o un ‘tutto a posto’.
Guardarlo era diventato doloroso, come se mille spade stessero trafiggendo il tuo cuore stremato.
 
Ad un certo punto decidesti che basta, non potevi continuare a ridurti uno straccio per colpa sua.
Era il momento di andare oltre a Park Jimin.
 
Dopo qualche altro mese eri convinta di essere riuscita nel tuo intento: avevi un bel ragazzo, gentile e dolce che ti riempiva di attenzioni. Ti sentivi felice…(?)
 
 
 
A Jimin non era mai passato per la testa che tu potessi piacergli. Aveva tante ragazze intorno a lui.
Eppure, gli mancava scherzare e ridere con te, gli mancava coccolarti quando avevate freddo, gli mancava la tua voce, gli mancava il tuo sorriso e gli mancavi tu.
Perchè un giorno, di punto in bianco, per lui, avevi completamente smesso di considerarlo. Non lo salutavi più, non gli mostravi neanche un sorriso, non interagivate più.
Si sentiva strano quando ti vedeva parlare con altri ragazzi, era come…gelosia.
 
Fu così che dopo non molto si accorse che, sì. Gli piacevi. E anche tanto.
 
Tu avevi voltato pagina però, o almeno, questo era quello che pensavi.
 
Prese coraggio e si diresse verso casa tua, quella sera di gennaio, già era tutto buio, e il freddo vento gli arruffava i capelli delicatamente.
Suonò il campanello della tua porta e ti chiese consenso per entrare. Tu annuisti e lui iniziò “T/n…ti devo dire una cosa importante”
Tu non sapevi se essere arrabbiata o meno ma visto che era da tanto che non vi parlavate sorvolasti e facesti finta di niente.
“Dimmi” dicesti semplicemente.
“Hai presente quando mi avevi detto che ti piacevo?” disse a testa bassa, sembrava imbarazzato.
A quella domanda perdesti un battito e velocemente rispondesti “Tranquillo è acqua passata ormai. Ho anche trovato il ragazzo, non ti devi preoccupare.” sembrava avessi appena corso una maratona considerando la velocità con cui il tuo muscolo pompava sangue nel tuo corpo.
 
Jimin sentì il mondo crollargli addosso, il suo cuore distruggersi.
Non aveva pensato alla possibilità che tu lo avessi dimenticato, e soprattutto, non si era mai accorto del tuo ragazzo.
Quanto si stava dando del povero idiota.
Sentì i suoi occhi bruciare e prima ancora che potesse rendersene conto una piccola goccia salata stava facendo il suo corso lungo la sua guancia sinistra.
La notasti, ma subito ti tornò in mente cosa ti aveva detto non appena entrato in casa.
“Cosa…cosa mi dovevi dire di importante?” chiedesti un po’ preoccupata nel vederlo così.
“Io…nulla…nulla di importante, adesso scusami ma dovrei andare” disse con voce spezzata mentre si asciugava la lacrima e usciva dalla porta, lasciandoti lì, confusa e ignara di tutto.
Cosa aveva?
 
 
La sua mente era talmente piena di pensieri che temeva potesse scoppiare.
Barcollava leggermente nella via di ritorno a casa, la vista appannata dal pianto.
Appena rientrato, Jimin chiuse la porta a chiave dietro di sé e si diresse verso il bagno. Lì si spogliò, rimanendo solo in cannottiera e pantaloni color panna.
Senza pensarci troppo su riempì la vasca con acqua bollente e ci si immerse dentro.
Ormai non era più lucido, era depresso e piangeva senza sosta da passa e un’ora. Tutto quello che aveva in mente erano le tue parole di quella sera, il silenzio tra voi due, la confessione e il vostro divertirvi anni prima. Stava lentamente e dolorosamente ripercorrendo il vostro rapporto, continuando a darsi dello stupido, del bastardo, dello stronzo, per averti permesso di allontanarti da lui, per averti fatto soffrire, per aver pensato che i tuoi sentimenti fossero patetici. Per essersi reso conto in ritardo che eri tutto per lui, che eri l’unica persona di cui aveva realmente bisogno.
Si stava pentendo di ogni singola parola, ogni singolo passo, ogni singolo respiro.
Davvero, era un ragazzo a pezzi in quel preciso istante.
Già nella vasca da un pezzo, con i vestiti bagnati e l’acqua che si stava raffreddando, facendolo tremare, ancora si stava insultando rabbioso e triste allo stesso tempo, ripensando a come non si fosse mai accorto che avessi un ragazzo, di come fosse distratto da mille altre cazzate inutili, mentre trascurava il suo più grande tesoro, te.
Poteva immaginarsi te con quel ragazzo, a prendere la cioccolata calda, tenervi per mano, fare passeggiate, abbracciarvi e coccolarvi, baciarvi.
Quanto si odiava. Quanto sarebbe voluto essere al suo posto. Quanto avrebbe voluto morire, atrocemente.
Non meritava niente e nessuno, pensava.
Si definiva invece, solo uno stupido, bastardo e stronzo, egoista idiota.
Avrebbe voluto finirla lì.
Da vicino alla vasca prese una lametta e la osservò, passandosela tra le dita e accarezzando il freddo metallo con l’indice destro, mentre con la mano opposta impugnava l’arnese. Sorrise amaramente mentre passava il ferro all’altro arto, pensando che finalmente stava avendo quello che si meritava.
Si accarezzò delicatamente l’avambraccio sinistro con il pollice per poi appoggiare la punta della lama sulla sua candida pelle ghiacciata.
Strinse i denti facendo uscire le lacrime come la lametta lacerò in profondità la sua carne. Portò il metallo dall’inizio dell’avambraccio fino al polso, vedendolo di conseguenza sanguinare violentemente.
“Questo è perché ti ho fatto soffrire…” sussurrò volendo rivolgersi a te, che però ovviamente non eri lì.
Fece un altro taglio in perpendicolare all’altro trattenendo un gemito di dolore “Questo è perché ho pensato che fossi patetica…”
Mise poi l’intero braccio nell’acqua con il sapone, e di conseguenza le ferite bruciarono. E anche tanto.
Ma non gli importava.
Prese dalla tasca del pantalone la fotocopia della lettera che ti aveva scritto per il tuo settimo compleanno:
 
 
“Cara t/n..
Oggi è il tuo compleanno, auguri!
Ti volevo ringraziare per giocare sempre con me, e di sopportarmi anche quando faccio il monello!
Spero proprio che da grandi continueremo a giocare insieme e a divertirci, e che potremo vivere insieme, così nessuno ci dirà quando smettere. Lo decideremo solo noi.
Sei la migliore migliore amica del mondo, ti voglio bene.
Jimin<3”


 
Era stato lui a chiederti di poter fare la fotocopia della sua stessa lettera, la consideravate un po’ come il simbolo della vostra amicizia.
Quando era piccolo teneva semplicemente tantissimo a te, non aveva mai pensato a roba come amore. Era comunque un maschio e non era di certo ancora sentimentale come lo eri tu.
Quindi in quella lettera c’era tutta l’innocenza immaginabile al mondo, anche se mentre la rileggeva nella vasca, avrebbe voluto che quelle cose sarebbero davvero potute accadere.
E non solo da amici, da fidanzati.
Ma ormai era troppo tardi, ti aveva persa, ed era tutta colpa sua.
Aveva rovinato tutto, non c’era più nulla da fare.
Fissò spento quella lettera mentre con l’accendino le diede fuoco, lasciando poi cadere il fragile velo marrone a terra.
Rimase a fissare il vuoto per un po’, neanche lui sapeva per quanto. Ma ancora, non gli importava.
Uscì dall’acqua gelida e tremando infreddolito si appoggiò al bordo della vasca, riprese la lametta e blaterando frasi insensate continuò a provocarsi profonde e dolorose ferite sullo stesso braccio di prima.
Continuando a piangere si accasciò a terra, raggomitolandosi su sé stesso avvolgendo le braccia alle ginocchia.
Strillò un “MUORI PARK JIMIN!” e poi, stremato, si addormentò.
Non si preoccupò della cena, era l’ultima cosa a cui pensare.
 
 
 
La mattina dopo, si svegliò a terra, il braccio che bruciava da impazzire, ma il dolore che provava dentro lo stava mangiando vivo. Era sul punto di crollare completamente.
Per provare a calmarsi ripensò ai bei momenti con te, a quando eravate felici.
“Ho bisogno di te, t/n
Perché sono il solo ad amare? Perché sono il solo a soffrire?
Ho bisogno di te, t/n
Perché ho questo costante bisogno di te se so che mi farò soltanto del male?”

Questo era quello che aveva cominciato a ripetere e ripetere, come se non fosse intenzionato a smettere.
 
 
 
Eri preoccupata per lui, non capivi cosa gli fosse preso.
Avevi provato a chiamarlo, ma rispondeva la segreteria.
Avevi provato a scrivergli ‘Jimin è tutto a posto?’
Nessuna risposta.
Il mattino seguente lo aspettasti fuori da casa tua come ogni mattina, perché sì, quella era una cosa che avevate mantenuto.
Non vedendolo arrivare dopo un quarto d’ora, ti dirigesti a casa sua. Jimin era sempre stato un tipo puntuale.
Arrivata, notasti tutte le luci spente.
Più che preoccupata, usasti le chiavi di casa sua che avevi per le emergenze, e visto che questa  lo era senza dubbio, entrasti in casa.
Una luce flebile gialla si intravedeva dal piano di sopra e tu ti precipitasti verso le scale.
Dal corridoio, notasti la porta del bagno aperta, e cautamente, ti avvicinasti.
Per poco non prendesti un infarto, eri terrorizzata di quello che vedevi.
Jimin completamente bagnato e tremante, seduto con la schiena alla vasca, con lo sguardo puntato verso il pavimento, che ripeteva senza sosta e singhiozzando una cantilena rivolta…a te.
La vasca era colma di acqua colorata di un rosso cremisi, che deducesti provenisse dal suo braccio pieno di tagli.
Ti piangeva il cuore…davvero si era ridotto così per te?
Ti rendesti conto in quel momento, che non avevi mai voltato pagina, Jimin non aveva mai smesso di piacerti.
“Jimin…” dicesti pacata avvicinandoti lentamente a lui.
“T/n...” sussurrò debolmente, era stato quasi difficile riuscire a sentirlo.
“Jimin, cos’hai fatto?” continuasti inginocchiandoti davanti a lui e abbracciandolo.
“S-scusa-ami, ti p-preg-go sc-cusa-ami! M-mi s-sono c-compo-ortato m-male c-con t-te, p-perd-donami-i t-ti p-preg-go!” disse piangendo disperato sulla tua spalla.
“Shh Chim…adesso passa” dicesti accarezzandogli dolcemente la guancia appiccicosa dalle troppe lacrime.
Asciugasti con le tue dita quell’acqua salata da quegli occhi gonfi e rossi, e gli baciasti la tempia.
“Tranquillo…sono qui” dicesti per poi tornare ad abbracciarlo.
“T-i a-amo t-t/n, s-scusam-mi s-se t-ti h-ho f-fatto s-soffrire-e, è-è c-che m-mi s-sono a-accort-to i-in r-ritard-do c-che-“ disse singhiozzando con uno sguardo addolorato.
Sicuramente si sentiva in colpa.
Non potevi vederlo così.
Non gli lasciasti finire la frase che lo baciasti dolcemente sulle labbra, cercando di infondergli tutta la sicurezza e l’amore possibile per calmarlo.
“Anche io Jimin, pensavo di poter cambiare pagina, ma la verità è che non ho mai smesso di amarti” dicesti, dopo esserti staccata dalle sue labbra.
Ti abbracciò forte a sé “S-scus-sa”.
“Shhh” dicesti accarezzandogli la testa e una spalla.
Dopo di che lo aiutasti ad alzarsi, svuotasti la vasca sporca di sangue e la pulisti, lasciasti che si facesse una doccia calda, e quando finì gli medicasti le ferite.
Scendesti giù, lo facesti stendere sul divano e gli preparasti una bella cioccolata calda, che sapevi lui adorava e che speravi lo rimettesse almeno un po’ in forze.
Mentre piano sorseggiava il liquido caldo, tu ti sedesti vicino a lui coprendo entrambi con un caldo pile, e ti accoccolasti a lui, che fortunatamente si era un po’ ripreso dallo stato di trance.
“T/n”
“Sì”
“Ma noi…stiamo insieme?”
“Ovviamente” rispondesti sorridendo.
Eri davvero felice.
“Ma hai ancora l’altro ragazzo”
“L’ho lasciato per messaggio” dicesti ridendo.
“Ouch, pesante…” ridacchiò lui, eri contenta di rivederlo ridere.
“Ridi sempre Chim” lo abbracciasti “Sei così tenero quando ridi” continuasti.
Lui ti diede un dolce bacio mostrandoti tutto il suo amore e il tuo cuore si sciolse.
Le sue labbra piene e morbide sapevano di cioccolato, che le rendeva ancora più invitanti portandovi ad approfondire il bacio con la lingua.
“Ti amo” gli dicesti
“Anche io” ti sorrise.
Ricambiasti.
“Ho bruciato la fotocopia della lettera…” disse poi.
“Non preoccuparti, la rifaremo…cosa diceva? Ah, sì, aspetta…” dicesti prendendo la lettera dalla tua borsa.
“L’hai sempre tenuta con te?” disse sgranando gli occhi.
“Certo scemo…non l’hai fatto anche tu? E’ la cosa a cui tengo di più” dicesti.
Ti accarezzò la guancia e ci lasciò un veloce bacio, poi parlasti “Vivere insieme…giocare e divertirsi…si può fare!”
“Eh?”
“Che ne dici se vieni a vivere da me dopo oggi, tanto, io sono da sola, tu sei da solo…è quello che abbiamo sempre sognato!
Ti sorrise “Mi piacerebbe
Sorridesti anche tu, contenta.
“Per giocare e divertirsi…è ora di cena, che ne dici se ordiniamo una pizza e poi giochiamo a Just Dance?”
“Come quando eravamo bambini?” disse, potesti notare una luce brillare nei suoi occhi.
Eri felice solo all’idea di vedere lui così felice.
Come quando eravamo bambini” concludesti abbracciandolo.
 
Così faceste: ordinaste la pizza, la mangiaste e poi vi metteste a giocare alla Wii.

“AAAAH HO VINTOOO!!!” ti pavoneggiasti canticchiando dopo averlo battuto in ‘Gentleman’ di Psy.
“Yah! Non è giusto! Solo di duecento punti!” disse scocciato.
“Ahh non ci posso fare niente!” ridesti divertita.
“Voglio la rivincita!”
“Non ci pensare nemmeno Park Jimin, per poco non ti uccidevi oggi, sei ancora debole e devi riposare…” dicesti spegnendo la console e stendendoti nel divano.
Lui ti guardò indispettito ma poi ti regalò uno stupendo sorriso che portò i suoi meravigliosi occhi ridursi a due piccole fessure.
“Su, vieni. Dormiamo” dicesti pattando il posto vicino a te, sorridendo. Il suo divano era grande, due persone potevano addormentarsi tranquillamente vicine senza rischiare di cadere, ed il bello era che era comodo come un letto.
Lui si stese al tuo fianco e tu copristi tutti e due con il pile di prima.
“Non ci provare mai più hai capito? Mi hai spaventata a morte prima” dicesti.
Ora che sei qui con me non ho bisogno di nient’altro, sono completo così.
“Ti amo Jimin”
“Ti amo t/n”
Vi diceste, per poi baciarvi ancora.
Senza accorgervene vi addormentaste dopo poco, accoccolati l’uno all’altra.
 
 
 
 
 
 
FINE
 
 
 
Piccola anticipazione del prossimo capitolo:
Boy in Luv – Taehyung x Te
 
 
   
 
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