Salve…
rieccomi qui! Ammetto che dirvi dove
scappavo non sia stata una buona idea… (tu dici? ndZiva)
beh… dico solo che io
e rosh katan ci dobbiamo ancora riprendere dai colpi di Emily Doyle
XD…
Comunque…
prima di lasciarvi al capitolo,
anche questo di transizione, volevo fare gli auguri alla mia editor che
oggi fa
il compleanno… senza di lei non avrei mai potuto pubblicare
questa storia!
Ed
ora, buona lettura!
18.
Non mollare!
Tel
Aviv 15:51 ora locale
Clinica
“Meyudim”
Afek
non capiva quello che stava
accadendo...
Era
semplicemente andato a prendere gli
occhiali a casa propria...
E
fin qui tutto ok...
Aveva
lasciato Anthony contento come un
ragazzo al suo Bar
Mitzvah...
E anche questo era ok...
E Ziva che lo osservava da
dietro il vetro come faceva sempre quando era assorta nei suoi
pensieri...
In quei momenti la ragazza
riusciva a farlo spaventare, riusciva a stare intere ore solo guardando
dal
vetro, solamente guardando quel ragazzo che le aveva rubato il cuore...
E anche questo diciamo che era
ok...
Però quando era tornato li
aveva sentiti gridare e alla fine Tony era uscito dalla stanza
sbattendo la
porta.
Aveva provato a chiedere
spiegazioni...
Ma lui non lo aveva neanche
calcolato ed era andato dritto per la sua strada.
E
Ziva era rimasta in camera del ragazzo
con un’espressione stravolta in volto...
Quello
no che non era ok...
Così
dopo aver sbuffato e maledetto
qualunque cosa portasse quei due a comportarsi come imbecilli, si
diresse verso
la camera.
-
Ehi...- disse entrando.
-
Ciao Yanir...- rispose Ziva,
riscuotendosi, e indossando di nuovo la sua maschera da ragazza forte e
senza
cuore.
-
Tutto bene?- le domandò lui sedendosi
accanto a lei.
-
Si... si... sta tranquillo!- fece
sorridendo.
Ma
i suoi occhi esprimevano un sentimento
ben diverso dalla felicità o dalla tranquillità.
Stati
d’animo che lui in quei giorni le
aveva colto nello sguardo praticamente sempre.
-
E Anthony?- chiese il vecchio fissandola
con i suoi sbaraglianti occhi verde opalino.
Ziva
reggette pochi secondi il confronto
con quello sguardo e fu costretta ad abbassare il suo.
Impossibile
mentirgli...
-
Lui... se ne è andato...- disse alzando
le spalle con fare menefreghista e torcendosi le mani.
Afek
rimase un paio di minuti in
silenzio... assorto nei suoi pensieri...
-
Perché?- chiese spezzando quell’atmosfera
che si era creata.
Perché
mai, Tony, quella giovane testa di
legno se ne era andato?
Cioè…
tra lui e Ziva sembrava andare tutto
bene, il suo occhio beh… stava imparando a conviverci senza
e poi pareva che ai
loro capi in America, perché alla fine avevano dovuto
dirglielo che lavoravano
per una agenzia federale, non desse fastidio quella strana
situazione…
Allora
perché…
-
Glielo ho detto io...- rispose Ziva per
lui.
-
Più che altro glielo hai urlato... vi
sentivate fino all’ingresso... sembrava che fossimo al
mercato…-
Lei
arrossì impercettibilmente.
Questa
non se l’aspettava… beh… credeva che
fosse una delle loro tante e ormai consuete litigate su qualsiasi cosa,
importante o inutile che fosse…
Che
diavolo si erano detto per portare Tony
ad andarsene?!?
-
Scusa e perché l’hai fatto?- le domandò
Afek confuso.
-
Non puoi capire...- rispose lei duramente
distogliendo lo sguardo e andando a guardare fuori dalla finestra.
-
Tu avevi detto di amarlo!- gridò Yanir
facendo saltare in aria il povero Badir che brontolando si nascose
sotto il
letto di Tony ormai vuoto.
Era
quel atteggiamento di totale
menefreghismo e insensibilità che lo faceva imbestialire,
lei si stava
comportando come se non gliene importasse un fico secco della partenza
di Tony,
anche se Afek sapeva che era tutto il contrario.
-
Non è vero! Io non l’ho mai detto!-
ribatté lei secca girandosi di scatto e facendosi finire
ciuffi neri sul viso.
Afek
si passò una mano tra i corti capelli
grigi e tentò di calmarsi...
Alzare
la voce non serviva a nulla...
Soprattutto
con quella donna...
-
Va bene Ziva... spero per te che tu
l’abbia fatto per una giusta motivazione... perché
hai appena perso uno degli
ultimi uomini degni di questo nome che sono rimasti sulla faccia
dell’intero
pianeta Terra...-
-
Lo so...- rispose semplicemente lei
accennando a un sorriso amaro.
Lo
sapeva benissimo...
-
Signorina David...- la chiamò il dottore
entrando nella stanza con un aria mortificata, si guardò un
attimo intorno e
poi la fissò di nuovo.
-
Il signor DiNozzo se ne è già andato?-
-
Si...- rispose lei senza entusiasmo e
studiando l’uomo.
Quel
espressione non le piaceva per
niente...
-
Che è successo ora?!?- domandò sedendosi
sul letto di Tony.
-
Vostro padre è morto...-
Tel
Aviv 16:15 ora locale
Aeroporto
“Ben Gurion”
DiNozzo
era in piedi nel bel mezzo
dell’aeroporto “Ben Gurion”, la folla
intorno a lui e la confusione.
Ma
nonostante fosse molto diverso da allora
non poteva fare a meno di pensare a quello che era successo
l’ultima volta che
era stato lì...
Lui
che corre mentre tentano di
sparargli... le dure e sgrammaticate parole di Abdal che incitano gli
altri a
farlo fuori... il dolore alla spalla e alla mano...
Scacciò
dalla mente quei pensieri e si
sedette su uno dei sedili osservando i biglietti che aveva in mano...
Stava
per tornare in America...
Finalmente
dopo tante disavventure poteva
tornare a casa!
Al
suo lavoro, da i suoi amici, alla cara e
vecchia Washington!
Però
nonostante questo mancava ancora
qualcosa...
Come
se si sentisse incompleto… non
totalmente soddisfatto…
Forse
era dovuto alla sua precedente
litigata con Ziva, forse alla consapevolezza che forse non
l’avrebbe più
rivista o semplicemente ai farmaci che gli avevano fatto
ingurgitare…
Fatto
sta che uscì in tutta fretta
dall’aeroporto e si appoggiò ad un muretto
là fuori... posò i biglietti là
sopra e prese il cellulare nuovo, che gli aveva regalato Ziva, dai
pantaloni
che sempre lei gli aveva fornito...
Tutto
gliela ricordava...
Sospirando
compose un numero ben
conosciuto.
Washington
DC 9:17 ora locale
Quartier
generale dell’NCIS
Erano
tutti riuniti davanti al telefono di
Gibbs...
Ziva
aveva detto che avrebbe chiamato a
quell’ora per aggiornarli sulla situazione...
-
Sicuri che chiamerà?- domandò McGee.
-
Certo che chiamerà Tim!- lo rimproverò
Abby poi si rivolse a Gibbs - perché chiamerà,
vero?-
Proprio
in quel momento il telefono
cominciò a squillare.
-
Allora è vero che sono un’indovina!-
esclamò
la ragazza prendendo il telefono.
Ma
Jethro glielo tolse di mano con
un’occhiataccia e se lo portò
all’orecchio.
-
Gibbs...-
-
Pronto... capo?- disse, dall’altra parte
dell’apparecchio, Tony.
-
DiNozzo?!?- esclamò l’agente sorpreso.
-
Ciao capo...-
-
Tu! Stupido...- cominciò a ringhiargli
contro l’uomo.
Ma
Tony lo interruppe ridendo tra se e se.
-
Lo so capo... lo so... anche io ti voglio
bene...-
Il
Direttore tolse il telefono dalle mani
di Gibbs e cominciò a parlare lei con DiNozzo...
-
Tony?-
-
Jenny? E’ un piacere risentirti...-
-
Stai bene?-
-
Si tranquilla... sono solo un po’
ammaccato...-
-
Devi essere parecchio ammaccato allora...
perché sei stato ricoverato due settimane!-
-
Già...- commentò il ragazzo sfiorandosi
con la mano libera la cicatrice sul volto.
-
Tony! Tony! Tony!- gridò Abby che intanto
aveva rubato il telefono dalle mani di Jenny.
-
Ciao Abby...-
-
Come va? Stai bene? Non sei stato rapito
da un gruppo di palestinesi vero?-
-
No tranquilla... diciamo che ci sono
andato vicino...-
-
Ci manchi Tony! Torna subito qui e non
fare più scherzi del genere... se non la prossima volta ci
rimango secca...-
Abby
percepì che lui stava sorridendo...
-
Tranquilla... lì va tutto bene?-
-
Si... a McGee manchi un sacco..-
Quest’ultimo
tentò di rubarle il telefono
urlando cose tipo:
-
Non è vero... Tony! Sta mentendo!-
-
E’ timido poverino...- commentò Abby una
volta ripreso il possesso dell’apparecchio e aver dato uno
scappellotto a Tim.
-
Senti Abby... puoi ripassami Gibbs?-
-
Certo Tony! Ti voglio bene!- e così
dicendo diede il telefono all’uomo.
-
DiNozzo dov’è Ziva?- domandò il capo
non
tono grave.
Seguì
una lunga pausa a quella domanda.
-
Capo... io... mi dispiace... lei… ho
fallito...-
-
“Mai dire mi dispiace” DiNozzo...-
-
Giusto capo...- rispose lui vagamente
deluso da quelle parole di rimprovero - ora devo andare...-
-
Tony...- cominciò Gibbs.
Ripensò
a come aveva perso Shannon e Kelly,
al dolore che aveva provato e che ancora oggi provava...
Non
poteva permettere che anche DiNozzo soffrisse
così...
Così
prima di chiudere il telefono disse
due semplicissime parole.
-
Non mollare...-
Tel
Aviv 16:30 ora locale
Clinica
“Meyudim”
Ziva
osservò il corpo senza vita del padre
ancora steso sul letto d’ospedale...
Che
strano vederlo così rilassato e
tranquillo, per lei abituata a osservarlo sempre composto e glaciale...
-
Quando si svolgerà il funerale?- domandò
Afek distogliendola dai suoi pensieri e poggiandole un braccio sulle
spalle.
-
Aveva detto niente funerale...- rispose
lei non distogliendo gli occhi dal suo corpo - voleva essere seppellito
subito
dopo la sua morte, senza un funerale… non credeva in Dio...-
-
Capito...- rispose Yanir rispettando il
religioso silenzio che si era creato nella stanza.
Così
Ziva poteva definitivamente scordarsi
di tornare in America...
Il
suo unico possibile alleato tra le alte
cariche del Mossad era morto...
Tony
se ne era andato via per sempre... ed
era stata lei a cacciarlo...
L’Operazione
Messiada stava per
cominciare...
E
come se non bastasse c’era anche quel
piccolo “inconveniente” da risolvere...
La
sua vita era diventata un incubo...
E
senza il suo fulcro centrale come avrebbe
fatto?!?
Come
avrebbe fatto ad andare avanti senza
Tony?
Non
poteva farcela da sola...
Forse
aveva commesso un errore a cacciarlo
via...
Tel
Aviv 16:31 ora locale
Aeroporto
“Ben Gurion”
Ziva
non aveva mantenuto la sua promessa...
Se
ne era andata senza dargli spiegazioni e lasciandolo solo...
E
ora lo stava costringendo ad abbandonarla di nuovo...
L’aeroporto
era ancora affollato... ma parlare con Gibbs l’aveva aiutato
a chiarirsi le
idee...
Si
rigirò i biglietti tra le mani...
Gli
aveva detto di non mollare...
Insomma...
Gibbs! Gibbs gli aveva detto di
non mollare!!!
Non
gli aveva mai dato quel genere di
consigli...
Tony
rientrò dentro l’aeroporto e proprio
in quel momento chiamarono il suo volo...
Si
addentrò tra la folla, con lo zaino in
spalla e si fissò intorno...
Era
l’unico a essere solo...
Solo...
Come
se gli mancasse qualcosa...
Come
se lui fosse la metà di un qualcosa...
E
quel qualcosa fosse la sua metà...
E
solo in quel momento lo capì...
Lontano
da tutte le persone che amava e che
aveva amato...
E
stando per la prima volta in vita sua veramente
da solo lo capì...
Lui
l’amava...
Lui
amava Ziva…
Lei
era la sua metà... e senza di lei, lui
non era nulla!
La
amava!
Tony
si avvicinò ad un mendicante vicino
all’entrata e gli mollò in mano i biglietti, poi
si diresse di nuovo verso
l’uscita.
Aveva
finalmente trovato una risposta alla
sua domanda...
* Il Bar Mitzvah, per chi
non lo sapesse, è la cerimonia con cui si celebra il
raggiungimento della
maggiore età nella tradizione ebraica.