Fanfic su artisti musicali > Pierce the Veil
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Autore: Layla    25/01/2016    1 recensioni
Leah è la dottoressa dei Pierce The Veil, ama Mike Fuentes da anni, ma proprio quando lei decide che è arrivato il momento di dichiararsi lui inizia una relazione con Alysha Nett.
Lei scappa e, ascoltando il consiglio dell'amico Jacky Vincent, diventa medico dei Falling In Reverse.
Ma la fuga non risolve nessuno dei suoi problemi e sarà chiaro quando le due band dovranno fare un tour insieme.
Leah dovrà fare i conti con i suoi sentimenti e decidere chi vuole veramente: Ronnie o Mike.
Asia è la merchgirl dei Falling in Reverse, da sempre innamorata di Jacky riesce a vivere con lui una notte di passione che porterà a delle conseguenze. Asia vuole scappare, riuscirà a capire che non è la cosa giusta?
Delilah è la nuova dottoressa dei Pierce The Veil. Stringe amicizia con Ronnie, ma quando le cose si faranno serie vorrà scappare. Riuscirà a non farlo e ad affrontare le sue paure?
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mike Fuentes, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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20)Here I am  alive.

 
Leah p.o.v.

 
Il giorno del matrimonio è arrivato.
Mi sveglio tra le braccia di Mike e con un gemito vedo che qualcuno ha appeso all’armadio il suo smoking e un vestito azzurro per me. Il mio gemito lo sveglia e mette a fuoco i due abiti.
“Qualcuno è entrato mentre dormivamo, inquietante.”
Borbotta con la sua voce roca.
“Qui è quasi normale.”
Gemo io.
“Il vestito azzurro è per te, sembra uno di quelli della regina Elisabetta: gonna al ginocchio, giacca coordinata, camicia bianca, cappellino stravagante…
A proposito, non è che sua maestà verrà al matrimonio?”
“No, non verrà.
Conosceva mia nonna, ma non frequenta i miei e ne sono felice.”
“Anche io, così non dovrò temere che il principe Harry ti porti via da me.”
“Scemo.
Vado a farmi una doccia, ricordati…”
“Puntualità ed eleganza?”
“Sì.”
Mi faccio una lunga doccia e poi se la fa Mike, dopodiché scendiamo a fare colazione in pigiama, mia madre ci rivolge delle sentite occhiate di disapprovazione. Come al solito ci sono solo the e biscotti, inutile chiedere caffè o latte perché i domestici ignorerebbero la richiesta. La considerano una bestemmia.
Finito torniamo in camera nostra e io mi chiedo come farò a sopravvivere a questa cerimonia senza della caffeina. Ci stiamo per vestire quando qualcuno bussa delicatamente alla porta, io apro e mi trovo davanti Miles con due tazze di caffè.
“Miles, sei un angelo!
Ti abbraccerei se non tu non avessi le tazze in mano. Mike, c’è del caffè!”
“Evviva!”
“Per la signorina è forte e zuccherato, va bene anche per lei?”
Mike si gratta la testa, perplesso sul fatto che qualcuno gli dia del lei.
“Sì, va bene.
Grazie mille, signor Miles.”
L’uomo annuisce e si ritira discretamente, io mi butto sulla mia tazza.
“Caffè! Sia benedetto chi l’ha inventato!”
Mike ride.
Beviamo le nostre tazze e poi le appoggiamo alla scrivania, Miles verrà a prenderle dopo probabilmente. Il mio ragazzo si mette il suo smoking, sembra persino più magro del solito e io digrigno i denti, mia madre non si è nemmeno premurata di cambiare le misure che probabilmente erano per Ronnie con altre più adatte a Mike. Così sembra un profugo!
In quanto al mio vestito è troppo stretto, l’ha deliberatamente scelto così per farmi sembrare grassa. Chiudo gli occhi e stringo i pugni.
“Dio, dammi la pazienza perché se mi dai la pazienza faccio una strage.”
Il mio sguardo cade sul crocifisso-pugnale.
“No, Leah. Non penso che fare una strage il giorno del matrimonio di tua sorella migliorerà i rapporti con i tuoi.”
“Ma gioverebbe alla mia salute mentale!
Guarda! A te hanno preso un vestito con le misure sbagliate per farti sembrare uno straccione e a me uno troppo stretto per farmi sembrare grassa.”
Lui mi appoggia le mani sulle spalle e mi spinge con delicatezza fuori dalla stanza, sebbene sia ancora fumante di rabbia.
Nell’ingresso troviamo mia madre.
“Ti trovo in forma incantevole, cara.”
Dice con voce flautata.
“Anche io. Quel giallo canarino è perfetto per la fiera degli uccelli.”
Lei arrossisce in modo sgradevole.
“Come osi dirmi una cosa del genere dopo che io ti ho preso…”
“Un vestito che mi facesse sembrare grassa? Penso di averne il diritto.”
Usciamo tutti e tre e saliamo in macchina senza scambiarci una parola, non vola una mosca nemmeno lungo il tragitto verso l’abbazia di Westminster.
Sono tentata di chiedere se la famiglia ha ancora soldi dopo aver pagato quanto devono alla chiesa per celebrare un matrimonio, ma mi trattengo.
Arrivati, scendiamo e io cammino dritta verso le prime file, salutando distrattamente conoscenti e concentrandomi sulla stupenda architettura gotica. Sottili ed eleganti colonne che si uniscono a formare un fiore che sboccia nel soffitto, le magnifiche vetrate e il rosone decorato per non parlare del lusso degli interni che scintillano per l’oro di cui sono decorati. Gli stessi lampadari sono un’opera d’arte per me.
Penso di averla scampata quando una bionda con un terribile vestito rosa chiaro si avvicina a noi insieme a un uomo dai capelli castano smorto. Mia cugina Margareth e il suo fidanzato Alexander.
“Leah, che bello vederti!”
Sì, come no.
“E lui è …?”
“Il mio fidanzato.”
“Quando vi sposerete?”
“Non penso di dovertelo dire, non verrà nessuno della famiglia. Voglio che il mio matrimonio sia un giorno felice.”
Lei mi fulmina.
“Tu ci tratti così solo perché hai turlupinato nonna Kate, ma un giorno troveremo un modo per impugnare il testamento e avere ciò che ci spetta.
Un giorno…”
“Sì, vi vendicherete.
Aspetta un attimo che tremo.
Vai a sederti Margareth, il matrimonio sta per iniziare.”
Lei si siede nella fila dietro la mia borbottando maledizioni, io guardo l’altare decorato da una miriade di fiori bianchi.
Che spreco.
Le note dell’organo annunciano che mia sorella è arrivata e infatti, con una sbirciata, la vedo avanzare al braccio di mio padre.
Che la cerimonia inizi.

 
La tortura del cerimoniale mi è sembrata infinita.
Preghiere su preghiere e discorsi, ma poi finalmente i due sposini si sono scambiati gli anelli e si sono baciati.
Adesso Jasper può fregiarsi del titolo di lord e i miei hanno soldi da spendere nelle casse, evviva l’amore!
Usciamo dall’abbazia, mi tengo lontano dal lancio del riso, ma quando arriva il momento del lancio del bouquet mi faccio viva. Ariadne si volta e lancia alla cieca, Margareth lo vuole così tanto da darmi una gomitata che come minimo mi ha incrinato una costola, ma non ce la fa. Con uno scatto lo prendo io e poi mi allontano ghignando.
Lo punto contro Mike.
“Adesso sei obbligato a sposarmi.”
Gli dico ridendo.
“Sì, ma non qui. Una povera rockstar non può permettersi una chiesa del genere.”
“A me va bene tutto.”
“Leah!”
La voce sferzante di mia madre mi fa voltare.
“Smettila di tenere quel bouquet dietro la testa, come se avessi cinque anni!
È costato un patrimonio e io ti vieto di…”
“Sposare Mike?
Sai una cosa? Posso farlo anche senza il tuo permesso!”
“Un giorno troveremo il modo di riprenderci i soldi che ci hai sottratto quando è morta tua nonna!”
“E siamo a due che ti minacciano, poi dicono che sono i messicani a essere pericolosi.
C’è qualcuno che non ti vuole vedere morta o povera in canna nella tua famiglia?”
Io scuoto la testa alla domanda di Mike.
“No, non penso ci sia. Non più almeno, nonna era l’unica che mi volesse bene.
Mamma da sempre vuole Margarita come figlia e se non avessi così tanti tratti che appartengono ai Lancaster probabilmente cercherebbe di verificare se non ci sia stato uno scambio alla nascita.”
“Come mai la chiami Margarita?”
“Odia gli stranieri, quale modo migliore per infastidirla se non usando la versione spagnola del suo nome?”
Dico ghignando.
“Giusto.”
Ci infiliamo di nuovo nella macchina della mia famiglia, mamma si sta rifacendo il trucco perché come da tradizione ha pianto. Dubito comunque che siano state lacrime autentiche, ma questo le dà una scusa per non parlarmi. Deve essere irritata per come ho evitato i miei parenti e offeso la cara Margarita. Anche mio padre rimane in silenzio, probabilmente sta pensando che tutto questo è una grande seccatura e che a quest’ora avrebbe potuto essere da qualche parte a giocare a golf invece i condividere la sua preziosa aria con la figlia ribelle.
“Papà, hai una vaga idea di cosa ci sia per pranzo?”
“No, ma tua madre ha fatto arrivare a posta escargot e rane.”
Mike impallidisce accanto a me, a me viene voglia di urlare come una matta, lo sanno perfettamente che non le mangio.
Odio la mia famiglia.
La macchina finalmente giunge a destinazione e questa volta non posso evitare le ondate di parenti titolati che vogliono sapere che cosa faccio nella mia vita e chi è il ragazzo che è con me.
Dopo aver soddisfatto la curiosità di tutti, scandalizzando acutamente due vecchie zitelle, entro nel ristorante e mi siedo al nostro tavolo. Seduti con noi ci sono i mie genitori, la coppia, Margarita e coso e i genitori di Jasper. Suo padre indossa una completo grigio come i suoi pochi capelli, sua madre è la replica della mia: stessi capelli color caramello, stessa linea del vestito, solo che il suo è di un rosa acceso.
Io non posso stare allo stesso tavolo con una vestita così.
“È stata una bella cerimonia, vero?”
Esordisce.
“Tu devi essere Leah Marie, la sorella di Ariadne.”
“Sì, sono io.”
“E lui chi è?
La tua guardia del corpo?”
Il suo candore mi fa venire voglia di finirla a craniate.
“No, è il mio fidanzato. Si chiama Michael.”
Sul suo volto appare un’espressione tra l’incredulo e l’imbarazzato.
“Oh, davvero?
Ehm, è davvero di una bellezza…particolare.”
“A che famiglia appartiene?”
Chiede Mr grigio.
“Alla famiglia Fuentes, sono figlio di immigrati messicani e suono la batteria in una band che si chiama Pierce The Veil, rappo anche.”
Rimangono tutti e due scioccati.
“Ester, Mark, nostra figlia non sa ancora quello che vuole nella vita. È confusa…”
“No, sono perfettamente in me. So cosa voglio fare nella mia vita: il medico per la band di Mike e stare con lui. Non sto facendo la ribelle, sono me stessa.
Una tartina, Ester?”
Lei non mi risponde e non tocca la tartina. Peccato, perché è davvero buona, la salsa tonnata è semplicemente perfetta.
Durante il resto del pranzo non mi parlano.
Io mangio il risotto al tartufo, i ravioli ai funghi e carne di fagiano. Ignoro totalmente quello che mia madre ha ordinato per me, facendola irritare ancora di più.
Al momento del taglio della torta ascolto a malapena i discorsi e non vedo l’ora che Ariadne affondi il coltello in quella montagna di panna e cioccolato bianco. Il mio piano prevede di filarsela non appena avrò mangiato la dannata torta.
So cosa mi aspetta dopo: un ballo.
Io odio i balli e il cerimoniale non prevede che io partecipi se non con il primo ballo della sposa.
Mia sorella taglia finalmente la prima fetta e poi lascia il posto ai camerieri che provvedono a distribuirla a tutti.
È ottima, questo glielo devo concedere.
Non ci vuole molto – purtroppo – per mangiare il dolce e adesso mi tocca assistere al primo ballo di Jasper e Ariadne. Il secondo è quello di mia sorella e mio padre, al terzo tocca a me.
Volteggiamo sulla pista mentre lei non fa altro che vomitare cattiverie de genere che sono una pazza, una morta di fame che ha rovinato la sua vita e il suo matrimonio. Che a causa delle mie intemperanze ha sempre fatto fatica e trovare degli amici e a inserirsi in società, perché nessuno voleva un’altra Lancaster pazza.
“Hai finito?”
Gli chiedo a metà del ballo.
“Scusati, almeno.”
“Scusarmi?  Per cosa?
Per essere me stessa?
No, grazie. E poi dove eri quando io stavo male?
A leccare il culo a qualche sconosciuto per chissà quale motivo.
Non ti sei comportata da sorella e non vedo perché dovrei farlo io.”
“Non usare parole volgari quando sei con me.”
“Io parlo come mi pare, Ariadne.
Ti auguro un lungo matrimonio ipocrita.
Adesso, scusami, ma io e Mike dobbiamo andare.”
Le dico non appena è finito il ballo, saluto i miei e i genitori di Jasper senza ricevere risposta. Mike si alza ed entrambi usciamo dal palazzo.
Sospiriamo di sollievo e ci accendiamo una sigaretta.
“Pensavo non finisse più.”
M dice mentre in cielo si accendono le prime stelle.
“Nemmeno io. Pensavo che saremmo usciti strisciando domani mattina.”
“Ma davvero mangiate lumache e rane?”
Io annuisco tetra.
“Adesso capisco perché odi la tua famiglia.
“Già. Spero di non vederli più per una cinquantina d’anni. C’è un posto in cui vorrei portarti, però.”
“Che posto?”
“Segreto!”
Esclamo ridendo e uscendo dal cancello.
La tortura è finita.
Chiamo un taxi e gli comunico l’indirizzo di uno dei tanti cimiteri di Londra.
“Ok, che ti piacciono le lapidi e le tombe, ma non pensi sia un po’eccessivo dopo una giornata come questa?”
“Scemo, non ti porto lì a vedere le tombe, ma una tomba.”
“Oh. Non ti chiederò quale.”
“Va bene.”
Mi godo la vista della città che scorre dal finestrino del taxi, domani ce ne andremo e non mi mancherà. È una bella città, ma piena di brutti ricordi e di brutte persone.
Andare via da qui è stata la decisione migliore della mia vita.
Il taxi si ferma, io e Mike scendiamo e paghiamo il taxista, poi entriamo nel cimitero. È quasi l’ora di chiusura e ci sono solo poche persone che si affrettano a uscire.
Mike si guarda intorno curioso, le tombe sono disposte in ordinati viali in cui l’erba è ben curata e le foglie dell’autunno sono state spazzate via da un solerte becchino.
Arriviamo davanti a un severo mausoleo vittoriano in marmo nero che si staglia scuro nel cielo, la scalinata è di pietra e sopra la porta è inciso il nome Lancaster a lettere dorate.
“Credo di capire.”
“Cosa?”
“Che tomba mi porti a visitare.”
“Allora entriamo, non manca molto all’ora di chiusura e sono certa che tu non voglia passare la notte in un cimitero.”
All’interno l’unica luce è quella dei lumini che proiettano ombre lunghe e luci incerte e tremolanti su vecchie tombe.
Io mi fermo davanti a una in marmo bianco con le scritte nere, la tomba di Leah Catherine Lancaster, la tomba di mia nonna.
“Mike, ti presento mia nonna.”
Lui guarda la foto: è una vecchia signora dai capelli neri con un sorriso aperto e due occhi penetranti.
“Ti somiglia.”
“Io le somiglio, semmai.”
Dico ridendo.
“Giusto. Buonasera, signora Lancaster.”
“L’ultima vera lady Lancaster di questa famiglia.”
“No, l’ultima è qui accanto a me.”
“Grazie del complimento. Nonna, lui è Mike.
È il mio ragazzo, è messicano ed è una rockstar.
Oh, sì. L’ho fatto alla fine, mi sono messa con un musicista.
Lui suona la batteria per una band di San Diego che si chiama Pierce The Veil, forse ti piacerebbero.
Scusa, l’ora tarda, ma sono appena scappata dal matrimonio di Ariadne. Si è sposata con un industriale senza spina dorsale, che mira solo al titolo. Immagino che sia ok, perché la nostra famiglia mira solo ai suoi soldi.
Spero che Mike ti piaccia e che tu stia bene dove sei.”
Non so che altro dire, mi bacio una mano e poi la strofino sulla sua foto. Usciamo dal cimitero giusto in tempo per l’orario di chiusura.
Un taxi ci riporta a casa mia, Miles è l’unico dei domestici presenti in casa, gli altri sono tutti via a godersi un giorno d ferie.
“Miles, come mai sei qui e non a goderti il giorno di riposo?”
“Parti domani mattina e mi sono permesso di fare le vostre valigie, così potrete godervi Londra.”
“Sei un tesoro. Mike, hai voglia di uscire?”
“Non conciato così e non dopo una buona doccia.”
Detto fatto, ci facciamo una doccia, ci cambiamo e salutiamo Miles. Non abbiamo voglia di andare in qualche club perché domani il nostro aereo parte presto, così ci limitiamo a passeggiare lungo il Tamigi come una copia qualsiasi.
A un certo punto lui nota un artista di strada e si ferma.
“Ce lo facciamo fare un ritratto?”
“Perché no?”
Contrattiamo il prezzo con l’uomo e poi ci mettiamo in posa, mezz’ora dopo abbiamo in mano un disegno in cui siamo abbozzati felici e sorridenti, ha qualcosa di incompiuto che mi piace molto, come un futuro ancora da scrivere e che aspetta solo noi.
Torniamo a casa mia e lo metto in valigia.
Siamo stanchi e crolliamo subito a letto, la sveglia suona alle cinque domani. Che palle.
Non che voglia rimanere qui, ma odio svegliarmi presto visto che adesso riesco a dormire in modo regolare e non sono più un’insonne incallita.
La mattina dopo la sveglia suona, non mi sorprende che i miei non siano scesi a salutarmi e che l’unico che ci sia sia Miles. È lui ad averci preparato una colazione come piace a me ed è sempre lui ad accompagnarci all’aeroporto.
“Mi mancherai, Leah. La casa è noiosa da quando te ne sei andata.”
“Puoi venire a trovarmi negli Stati Uniti quando sarai in pensione, ormai non ti manca molto.”
Lo abbracciamo un’ultima volta e poi ci avviamo verso il cancello di imbarco. Io e Mike siamo mano nella mano e solo questo conta, la mia famiglia non è riuscita a dividerci, abbiamo resistito alla prova.
Solo quando mi siedo sul sedile dell’aereo che mi riporterà a San Diego sento la tensione di questi giorni scivolare via lentamente. Finalmente me ne sto andando di nuovo, finalmente sono di nuovo libera di respirare e fare come voglio.
“È bello tornare a casa, eh?”
Mi chiede Mike.
“Meraviglioso.”
Rispondo io mentre l’aereo si alza in volo e non c’è niente di più vero.

 

Angolo di Layla

Ringrazio Nico_Ackerman per la recensione, spero che questo capitolo ti piaccia :)

   
 
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