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Autore: milly92    17/03/2009    7 recensioni
Debora è una normalissima ragazza di quasi sedici anni che purtroppo non esita a sentirsi “Sfigata” in ogni occasione, così decide di partecipare ai provini per diventare la “Life coach” del suo aspirante cantante preferito di un programma musicale, Music’s Planet, che si chiama Niko. Con suo grande stupore ce la fà, ma purtroppo per lei quell’evento non è un arrivo, bensì un inizio: ce la farà a vivere nel frenetico mondo della tv, dove contano solo l’aspetto esteriore, i soldi e il potere? Resisterà alle varie offese, orari stancanti e un certo aspirante cantante che la manda in tilt? E se poi all'affetto per Niko si aggiungesse anche quello per Andrea, basato più sul sentimento che sull'aspetto esteriore?? Dedicata a tutti coloro che amano sognare un (bel) po’ e che sanno che essere adolescenti e crescere NON è assolutamente semplice… Baci, milly92 ^^
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Just Believe In Yourself- Debora's Confessions'
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Il Diavolo Veste Prada

Ciao a tutti!

Oggi posto con un sorriso a trentadue denti perché finalmente mi sono tolta dalle scatole l’interrogazione di italiano con buoni risultati quando invece avevo un brutto presentimento circa il suo esito.

Vabbè, non penso possa fregarvene molto xD, quindi penso che farò bene a ringraziavi per le vostre affettuose recensioni che mi lasciate cap dopo cap!

Grazie mille a:

giunigiu95:  Si, il fatto che Eliana sia incinta stravolgerà un po’ la vita di Deb e gli altri, ma dopo un po’ sia lei che Niko si affezioneranno al bambino. E riguardo Paris, beh, ti lascio scoprire cosa ha intenzione di fare a Deb leggendo il cap… Grazie mille per la recensione, baci!

95_angy_95: Uh, mi dispiace tantissimo, ma come hai detto tu devi ricrederti, ormai Deb è letteralmente cotta di Andrea e Niko sta per diventare genitore insieme a Eliana, quindi… Ma credo ti farà piacere sapere che tra Niko e Deb si instaurerà un bellissimo rapporto di amicizia! ^^

vero15star: Tesoro! Si si, hai ragione, Niko ha guadagnato qualche punto (ma giusto qualcuno, eh! xD) perché sta tornando a comportarsi da “uomo”, ma riguardo Deb e Andrea ti dico solo di non preoccuparti… ^^ Paris come suo solito cercherà di ricattare la povera Deb, ma risguardo Daniele, ehm… Ti dico solo di aspettare il prossimo cap… A proposito, ho iniziato a leggere “Eternity”, sono arrivata fino al terzo cap, non so se hai letto la recensione, mi è piaciuto davvero molto! Continuerò al più presto perché sono davvero curiosa ^^ Un bacione, ti voglio bene!

Giulls: Ciao, Giuliaaaa! Purtroppo Paris esiste e fino ad ora nessuno l’ha ammazzata, ma non perdiamo le speranze, dai! xD *chissà se altre 2 coppie di mia conoscenza (una tua e una mia) si daranno da fare? xD*  Me lo stavo domandando anche io, sai? Secondo me dobbiamo aiutarli un po’ noi… Ma voglio essere brava e ti dico che questa fatidica “mossa” tra Deb e Andrea ci sarà ^^ E tra la tua coppia? Ehehe! =D E riguardo il baby Niko… Sarà unA baby Niko, ihih! Un bacione, tesoro, ti voglio bene!

freeze: Ma certo, hai perfettamente ragione, ognuno la pensa come vuole, solo che Deb vede sempre tutto da un punto di vista piuttosto “Moralista”, se così vogliamo definirlo, e Niko e Eliana hanno ritenuto opportuno tenere il bambino visto che comunque Niko può tranquillamente continuare il suo lavoro di cantante nel frattempo e, come si vedrà più avanti, Deb e gli altri sono disposti ad aiutarli. Riguardo Paris, beh, troverà il suo modo di minacciare Deb ma cercherò di fare di tutto per salvarla dalle sue grinfie, promesso! =D

Penso che aggiornerò sabato visto che venerdì devo immergermi totalmente nella letteratura spagnola =’( Help meeeee!

la vostra milly92.

Capitolo 51

Il Diavolo Veste Prada

“Allora ti aspetto oggi pomeriggio a casa mia, tesoro, è così bello averti rivista!” continuò Paris, iniziando a frugare nella sua borsetta di pelle lucida sicuramente firmata ed estraendone un bigliettino. “Qui c’è scritto l’indirizzo, mi raccomando, ti aspetto!” terminò, facendo un sorriso da orecchio ad orecchio e risalendo nella sua auto, che esibiva una sensibile ammaccatura sulla fiancata.

Andrea ripartì; sentivo il suo sguardo fisso su di me mentre guardavo il biglietto e leggevo per l’ennesima volta la scritta che c’era sopra.

“Chi è quella?” domandò alla fine, scocciato dal mio silenzio.

“E’ Paris” dissi senza giri di parole, e solo nel dirlo mi sentii la gola secca e il battito del mio cuore accelerò nuovamente.

Andrea si fermò di botto vicino quella che sembrava un’autofficina, voltandosi verso di me, stupito. “Paris? Quella Paris?” chiese.

“Si, quella Paris! Oddio...” mi ritrovai a dire. “Cosa vorrà mai da me? Perché ha  finto di essere così affettuosa?”.

Lui mi guardò, preoccupato. “Scendi, dai, andiamo a prenderci qualcosa al bar e ne parliamo”.

Ubbidii, contenta di respirare un  po’ di aria fresca, ma continuavo a sentirmi stranamente oppressa, come se temessi qualcosa che non ricordavo.

“Ho paura, quella è una vipera, di sicuro si vorrà vendicare per come la umiliai davanti a tutti il giorno di S. Valentino…” continuai, mentre Andrea mi circondava e spalle con il braccio e mi stringeva a sé.

“Ma dai, Roma è grande, non presentarti all’appuntamento e tutto si sarà risolto” mi consigliò.

Feci un verso scettico, mentre entravamo in un bar e prendevamo posto ad un tavolino.  “Non è come sembra, e poi mi ha vista in tua compagnia…”.

Nel dire quelle parole mi sentii soffocare, come se qualcuno mi avesse avvolto i polmoni con qualcosa di spiacevole come una ragnatela. “Tesoro, vado un attimo in bagno” dissi all’improvviso.

“Cosa è successo?” domandò preoccupato.

“Niente, mi scappa la pipì” inventai, fingendomi rasserenata.

“Ok, allora cosa ti ordino?”.

“Un cappuccino, grazie”  dissi, prima di seguire il cartello che indicava la toilette e chiudermi al porta alle spalle. Constatai con sollievo che non c’era nessun altro, così mi guardai allo specchio, dove lessi uno sguardo di pura paura dipinto sul mio volto.

Ecco cosa mi preoccupava: Paris si era comportata così perché mi aveva vista con Andrea, ed ovviamente si era resa conto di potermi minacciare facendogli vedere il primo numero del nostro ex giornalino di gossip. Provai ad immaginarmi la faccia di Andrea se avesse saputo che avevo sfruttato una nostra foto per farmi bella davanti al liceo…

Ma che cavolo avevo nel cervello? Letame?!

Era una cosa così stupida e meschina!

Di sicuro, se non fossi andata a casa sua, gli avrebbe fatto subito recapitare quel giornale. Dovevo andarci, scoprire cosa voleva…

Ma non assecondarla, no, questo mai!

Possibile che dopo tre anni dovevo ancora pagare per i sbagli compiuti in passato?

Ritornai da Andrea, che si guardava distrattamente intorno e fingeva di non vedere tutti gli sguardi delle persone che lo avevano riconosciuto fissi su di lui. “Eccomi. Comunque ho deciso di andare da Paris, non voglio che pensi che ho paura di lei” lo informai, mentre il cameriere mi serviva il cappuccino.

Lui mi guardò con gli occhi fuori dalle orbite, dopo aver ringraziato il cameriere per avergli portato il suo caffè amaro.

“Ma sei pazza? Allora verrò con te, non ti permetterò di andare da quella vipera da sola!” esclamò.

“Ma oggi hai le prove, e poi se ci sei tu reciterà la sua solita commedia” cercai di convincerlo, parlando distaccatamente, quasi come se non me ne importasse nulla. “Invece se ci vado da sola sarà sincera e sputerà subito il rospo”.

Andrea esitò, prima di dire: “No, non mi fido, quella è capace di tutto!”.

“Amore, ma cosa può mai fare?!” risi, prendendo la sua mano nella mia e facendo gli occhi dolci.

Forse fu quel gesto a calmarlo, perché alla fine si decise ad annuire. “Ok, ma se non mi chiami entro un’ora che sei andata da lei ti raggiungo…” acconsentì.

“Certo” lo rassicurai, sorridendo falsamente tranquilla, quando in realtà avrei tanto voluto piangere per la paura. Se c’era una cosa che avevo imparato per davvero frequentandola, era che le bastarde non perdonano le bastardate.

Fu con questa finta aria di tranquillità che ritornammo a casa, dove trovammo un Niko tutto indaffarato che preparava il pranzo per Eliana,seduta sulla sedia a sdraio in salotto.

“Ehi, vai di là con Andrea, mi occupo io del pranzo” gli dissi, cercando di essere cordiale.

Mi guardò, sollevato. “Grazie. Ah, come sono andati i test di ammissione?” domandò mentre stava uscendo.

“Bene, sono incerta solo su due domande” gli risposi, prendendo la pasta dalla dispensa. “E Eliana? Tutto ok?”.

Niko scrollò le spalle, con aria mesta. “La notizia si sta diffondendo, abbiamo messo il telefono fuori posto perché tutti i giornali di gossip vogliono un’intervista” rispose. “E questo la fa affannare, prima ha avuto anche dei dolori, oltre alla solita nausea”.

“Capisco” dissi, senza sapere cosa dire, presa com’ero da quel chiodo fisso. Se chiudevo gli occhi, non vedevo altro che Paris che sogghignava e mostrava l’articolo ad Andrea.

Niko si allontanò, e tre secondi dopo mi ritrovai Andrea in cucina, che mi abbracciò da dietro mentre cucinavo, dandomi un lieve bacio sul collo.

“Sei più sexy quando cucini” disse, a bassa voce.

Finsi un sorriso stiracchiato, mentre lui aumentava la stretta. “Che ne dici se stasera vieni un po’ da me? Sono secoli che non stiamo un po’ da soli” mi disse nell’orecchio.

In un’altra occasione quella proposta mi avrebbe fatto piacere, ma in quel momento non me la sentivo proprio.

Paris non deve intromettersi tra noi, assolutamente! Pensa ad Andrea, al fatto che sei pazza di lui…

“Perché non anticipiamo e non andiamo da te ora? Tanto hai le prove alle cinque…” gli dissi, sussurrando a mia volta. Volevo distrarmi un po’ con lui, era l’unico modo per non pensare a quella vipera ossigenata.

Mi guardò divertito, annuendo. “Va bene” disse. Fu con quello stesso sguardo divertito che venti minuti dopo uscimmo di casa, dopo che ebbi preparato il pranzo per Niko, Eliana e Rossella.

“I ragazzi non ci sono” mi spiegò mentre varcavamo la soglia di casa sua. C’ero stata solo una volta; era simile alla nostra solo che era ammobiliata in modo molto più creativo e meno raffinato.

“Davvero hai voglia di stare un po’ da solo con me?” lo stuzzicai appena la porta si fu chiusa alle nostre spalle.

“Certo, ce l’ho 25 ore su 24” rispose, voltandosi e baciandomi, facendomi aderire contro la parete dell’ingresso.

Fu un sollievo scoprire che stare con lui mi annebbiava il cervello, per quei gloriosi istanti dimenticai Paris, il giornale, la foto…

Mentre mi baciava fece scorrere lentamente le mani sotto la maglietta, facendomi rabbrividire. Si ritrasse subito, staccandosi e dicendo: “Scusami…”.

“No, è solo che le mani erano fredde, tutto qui” lo rassicurai.

“Sei sicura? E’ solo che dopo quella volta non so come comportarmi…” rivelò imbarazzato, mentre mi faceva segno di seguirlo nella sua camera, dalle pareti azzurre e con tanti poster e foto attaccati, in cui c’erano raffigurati i vari tour che aveva condiviso con il resto del gruppo.

“Oh” biascicai. “Guarda che io voglio, e mi sembra di avertelo anche detto, solo che siamo stati interrotti e da quel momento non c’è stata più occasione”.

Lui annuii, mentre mi sedevo accanto a lui. “Lo so, è solo che… Il fatto che tu non l’abbia mai fatto ad essere onesti mi spaventa un po’” disse,  guardandomi intensamente.

A quelle parole mi alzai, sentendomi quasi offesa. E, senza sapere il perché, insieme a quella confessione vidi Paris sghignazzare nuovamente in mia direzione…

“Se ci tieni a me questo fatto dovrebbe farti piacere” dissi, sentendo il respiro affannato. 

“Ma certo che mi fa piacere, cosa hai capito!” dichiarò, con una nota di scusa nella voce.  “Intendevo nel senso che è una cosa importante per te, e non vorrei te ne pentissi di aver scelto me… E’ un po’ una responsabilità” spiegò, prendendo le mie mani tra le sue e continuando a guardarmi fisso negli occhi.

Quella spiegazione rese tutto più facile. Annuii, sentendomi sollevata.

“Te lo ripeto, voglio farlo con te, non potrò mai pentirmene perché ti amo” dissi, prima di rendermi conto di aver detto per davvero di amarlo. Sentii un altro peso scivolare via dal mio stomaco, mentre ripensando a quelle settimane trascorse con lui, indimenticabili, comprendevo che era vero ciò che provavo.

Andrea restò immobile, confuso. “Tu… Mi ami?” domandò, incredulo.

“Si, ti amo…”.

“Ma... E’ una cosa importante, non voglio correre…” disse, scioccato.

“Non ti sto chiedendo di dirmelo anche tu” sentenziai, delusa da quella risposta. “Ora vado, prima vado da quella meglio è” aggiunsi, sentendo una grandissima voglia di correre, fuggire via. Possibile che con lui passavo dal timore alla spensieratezza  e poi dalla gioia al dolore?

La cosa più brutta fu il fatto che non mi seguì, mi lasciò uscire, e nonostante fossero solo le due e mezzo del pomeriggio iniziai a camminare per tutto l’isolato per sfogarmi, con la testa pesante come un macigno.

Era come se non capissi più niente, tutti quei pensieri si aggiravano confusi nella mia testa.

Presi il pullman, e alle tre e venti mi ritrovai  a casa di Paris, incerta davanti a quella porta.

Alla fine bussai, senza altra scelta.

“Ah, sei venuta” disse, con aria tronfia quando mi aprì. “Devi essere più coraggiosa rispetto a qualche annetto fa, vero?”.

“Di certo non devo avere paura di te, mia cara grande attrice. Com’è stato fingere di essere mia amica di nuovo davanti al mio ragazzo?” le domandai, mentre mi faceva cenno di entrare con un gesto quasi schifato. “Dimmi, vai subito al sodo, cosa vuoi fare? Fargli vedere la copertina di quello stupido giornale?”.

Paris rise genuinamente, scuotendo i capelli da sopra le spalle. “Ti sei svegliata per davvero, allora! Non sai come sono stata contenta nel vederti qui a Roma… Uscivo dalla redazione di “Donne&Vip”, sono stata io a scrivere l’articolo sulla tua coinquilina”.

La fissai, cercando di non battere ciglio.

“Come lo so? Beh, è da un po’ che tengo la tua amichetta sotto occhio, e quando ho saputo che tu saresti stata la sua nuova coinquilina ho fatto i salti di gioia. Tra qualche mese prenderò la prima laurea in giornalismo, e l’articolo che tu mi farai fare mi affermerà come giornalista di gossip” spiegò, dandosi delle arie e cercando di intimidirmi.

“L’articolo che io ti farò fare…?” domandai, sarcastica.

“Si, ora tu mi dirai tutta la storia del bambino di Eliana e Niko! E se non lo fai…” disse, cacciando la famosa rivista di gossip in cui c’eravamo io ed Andrea e mostrandomela con un volto minaccioso. Vederci così mi regalò un tuffo allo stomaco… Che senso aveva proteggere tutto se mi avrebbe mollata appena avremmo parlato?

“Posso avere un pò di tempo per pensarci?” tentai, senza sapere cosa fare.

Lei rise, fin troppo sguaiatamente.

“E’ una cosa seria, idiota. Facciamo così, te lo dirò domani, ok? Qui, alla stessa ora” stabilii.

Paris fece un verso scettico. “Ok, ma se scompari dalla vista…” iniziò.

“Lo so, lo so, mostrerai tutto ad Andrea, brava” sbuffai. “Conosco la strada da sola, grazie” dissi, scocciata, mentre lei sembrava volersi sforzare di accompagnarmi.

“Ah, a proposito! Ti saluta tanto Daniele, siamo colleghi, sai?” mi informò, con falso tono mieloso.

“Poverino, ti ha ancora tra le scatole! E poi non pensavo ti piacesse fare la cornuta e mazziata, come se dice da noi… Non solo ti mollò davanti a tutta la scuola per me e tu gli stai ancora dietro?” la provocai,decisa a saperne di più.

“Ma se è lui che mi ha seguita qui a Roma e si è iscritto alla stessa facoltà…” sbottò lei. “Voleva anche rimettersi con me” aggiunse, come se ciò bastasse a spiegare tutto.

“Si, brava” dissi stancamente, mentre un piano prendeva forma nel mio cervello. “A domani, purtroppo” la salutai. Lei restò in cucina, mentre io andai nell’ingresso e presi le chiavi dell’appartamento poggiate su un mobiletto.

Volevo introdurmi nella sua casa furtivamente, cercando di scoprire qualche suo segreto e poi ricattarla.

Non avrei mai fatto la spia a Niko ed Eliana, ma… Ripensandoci, volevo dire ad Andrea della foto pubblicata. Se doveva saperlo, meglio saperlo da me che da lei.

Erano le quattro passate quando ritornai a casa, con l’umore sotto terra.

La casa era vuota, con mio grande sollievo.

Lessi un post-it vicino al frigo: “Siamo andati dal dottore, Eliana continua ad avere fitte. Torniamo stasera. Ross”.

Scrollai le spalle, prima di andare nella mia stanza.

“Finalmente, sei tornata” disse Andrea, che trovai seduto sul mio letto.

“Cosa ci fai qui? E poi l’ora è passata ma non mi hai chiamato” gli ricordai acida, ma soprattutto umiliata per aver fatto la figura della bambina che subito dice “Ti amo” al suo principe azzurro.

“Ero in imbarazzo per la mia figuraccia. Anche io ti amo, come potrei non amarti dopo tutto quello che ci è successo? Il tempo non conta, anche se stiamo insieme da poco. Davvero, ti amo. Ti amo, ti amo, ti amo, amore mio” disse, avvicinandosi.

“Davvero? Non lo dici solo per farmi calmare?” gli domandai.

“No, ti giuro. Ti amo per davvero. Ti amo perché sei così dannatamente sincera, così bella, così dolce, perché ti imbarazzi facilmente, perché sei così… Innocente… Perché sei la ragazza che tutti vorrebbero”  spiegò. Mi sentivo le gambe cedere, e lo baciai per non fargli vedere che mi stavo commuovendo. Ma, soprattutto, perché, una volta svelato il segreto, forse non mi avrebbe più rivolto la parola.

“Allora se mi ami per davvero, devi ascoltarmi. Devi sapere una cosa su di me che non sai…” gli dissi.

Mi godetti appieno la sua espressione serena ed innamorata,perchè sentivo che dopo quella verità nulla sarebbe stato più come prima.

 

Qualche Anticipazione:

A quel punto, udendo quelle parole, mi sentii quasi svenire. Ora ero io ad essere visibilmente sconcertata.

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“Per fortuna bene, devo solo stare a riposo e prendere delle vitamine tre volte al giorno” rispose Eliana, prendendo posto sul divano del soggiorno.

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“Si, è l’occasione giusta per farla licenziare e togliermela dai piedi” rispose, anche se nella sua voce un nonsochè di preoccupazione.

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“Uhm. Quindi se ci incroceremo a Fiumicino non mi degnerai nemmeno di uno sguardo” dedussi, un po’ troppo seriamente.

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“C-cosa ci fate qui? P-Potrei chiamare la polizia e denunciarvi per violazione di proprietà privata…” iniziò con voce acuta, con una mano sul petto.

  
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