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Autore: LorasWeasley    26/01/2016    13 recensioni
AU [solangelo]
Raccolta di One-Shot
Ogni storia è fine a se stessa, non collegate assolutamente tra di loro.
-Un bacio al gusto di alcool
-Un bacio sotto il vischio
-Un bacio da meritare
-Un bacio sul palco
-Un bacio che mai sarà dato
-Un bacio dato per gioco
-Un bacio a San Valentino
-Un bacio al sapore di sangue e lacrime
-Un bacio che ti salva la vita
-Un bacio per una scommessa
-Un bacio spinto dalla gelosia
-Un bacio cullato da una melodia
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Nico/Will, Quasi tutti, Will Solace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Un bacio che mai sarà dato
 

-Ciao.
Nico abbozzò un mezzo sorriso mentre si avvicinava al bancone del bar.
Erano le sette di mattina ed era già abbastanza affollato, ma Will riuscì comunque a trovare un attimo per salutare Nico con uno dei suoi bellissimi sorrisi.
-Il solito?- Domandò poi.
-Il solito.
Fece un nuovo sorriso e si mosse veloce per preparare il cappuccino del ragazzo.
Nico aveva iniziato a lavorare in quegli uffici circa 7 mesi prima, dal suo primo giorno di lavoro andava sempre in quel bar.
Dal primo momento non aveva potuto fare a meno di notare quanto quel cameriere biondo fosse carino.
Erano passate due settimane prima che scoprisse il suo nome, per puro caso, da un collega del ragazzo che l’aveva urlato.
Erano passati tre mesi prima che il moro si rendesse conto che per lui aveva delle attenzioni differenti, rispetto a tutte le altre persone che serviva.
No, in realtà Nico era troppo tonto per accorgersene, più che altro gliel’aveva fatto notare Jason, suo migliore amico da una vita e suo collega.
Da quel giorno, ogni mattina, si impuntava di dire qualcosa di differente dal solito “ciao” o “il solito”.
Avrebbe voluto chiedergli come andava e se magari aveva voglia di uscire con lui qualche volta.
Voleva conoscerlo.
Ma non ce l’aveva mai fatta, era stato semplicemente troppo codardo.
Dopo altri due mesi, Jason aveva deciso di intervenire.
Semplicemente, all’ora di pranzo, aveva chiamato il bar per farsi portare qualcosa da mangiare per lui e il suo amico.
Aveva casualmente chiamato con il cellulare di Nico.
E aveva anche casualmente chiesto che a portare l’ordinazione fosse il ragazzo biondo.
Lui e Nico lavoravano nello stesso ufficio ed era stato davvero esilarante per lui vedere come l’amico si stesse quasi per strozzare con la sua stessa saliva alla comparsa del biondo.
Poi si alzò in fretta afferrando il suo cellulare e annunciando qualcosa tipo “Piper mi sta chiamando”. Lo sguardo che gli lanciò Nico l’avrebbe ucciso se ne avesse avuto la capacità.
Così iniziarono davvero a conoscersi. 20 minuti al giorno.
Will aspettava con impazienza la sua pausa pranzo.
Alle 12 in punto afferrava il pranzo di Nico, attraversava la strada, correva dentro l’edificio, prendeva l’ascensore che velocemente lo portava all’ottantatreesimo piano e passava 20 minuti con quel ragazzo.
Jason non c’era mai, ogni giorno aveva una scusa diversa.
E parlavano, parlavano di cose futili, trattavano argomenti profondi.
Ogni giorno Will conosceva un pezzettino nuovo della storia di Nico.
Ogni giorno Nico conosceva un po’ meglio Will.
Sapevano entrambi di essere attratti l’uno dall’altro, sapevano anche che uno dei due avrebbe dovuto dire qualcosa. Ma nessuno aveva ancora preso con entrambe le mani il proprio coraggio e si era aperto.
Si limitavano ai sorrisi, ai leggeri sfioramenti, agli sguardi. Flirtavano, qualche volta uno dei due se ne usciva con una battuta non proprio casta, ma l’argomento moriva li.
Nico, ogni singolo giorno, si riprometteva che quello sarebbe stato il giorno in cui gli avrebbe chiesto di uscire, ma poi non lo faceva, tornava a casa e si diceva “domani, domani glielo chiedo”.
Perché quando sei un ragazzo di soli 23 anni, sei consapevole di avere ancora tutta la vita davanti, sei consapevole di poter riprovare l’indomani. Non hai rimpianti.
Perché avrai modo di rifarti il giorno dopo, non pensi che quella magari è l’ultima volta che lo vedrai, non pensi di avere i minuti contati.
Nico aveva i gomiti poggiati sul bancone del bar, era proteso in avanti.
Will stava dall’altro lato, quasi nella sua stessa posizione, in mezzo a loro la tazza di cappuccino ormai vuota.
-Allora ci vediamo a pranzo?- Chiese Nico fissando le sue labbra, troppo vicini.
Il biondo si limitò ad annuire, sempre quel suo sorriso dolce in volto.
Forse Nico si sbagliava, ma ebbe come la sensazione che il biondo si stesse avvicinando sempre di più. Era ovvio che Nico non l’avrebbe fermato.
Non fu lui infatti a urlare –Will ti muovi? C’è una fila enorme se non te ne sei accorto!
Nico tornò alla realtà, ovvero alla consapevolezza di trovarsi in un bar super affollato, dove stava per baciare il cameriere più carino che avesse mai visto. Molto probabilmente metà dei clienti li stavano fissando.
Will borbottò qualcosa di incomprensibile come risposta, era rosso in volto. A giudicare dal calore che Nico sentiva sul suo volto, era decisamente nel suo stesso stato.
-A dopo- sussurrò semplicemente mentre si voltava e scappava via.
Il tempo non gli aveva concesso neanche un ultimo, vero e intenso sguardo.
 
Fu dopo meno di due ore, mentre si annoiava a morte nel suo ufficio e parlava di cose futili con Jason, che il palazzo tremò.
Le luci si spensero e tutti i computer si scollegarono.
Entrambi i ragazzi si gettarono sotto la scrivania pensando che fosse il terremoto, ma non ci furono nuove scosse.
Non avevano idea di cosa fosse, non parlavano, i cuori a mille, il terrore che si impossessava delle loro membra.
Il fumo nero iniziò a riempire la stanza, Jason si precipitò alla porta cercando di aprirla, nulla da fare, era completamente bloccata.
Afferrò il cellulare e iniziò a chiamare i soccorsi.
Nico faticava a respirare mentre sentiva distrattamente il suo compagno urlare al telefono “Si, siamo in due … siamo bloccati, siamo al piano 83 … non vedo nessuno qui e c’è tanto fumo … dovete sbrigarvi!”
Nico si era avvicinato alla finestra per cercare di respirare, ma anche li adesso risultava difficile far entrare nei polmoni un minimo di ossigeno.
La disperazione gli stava attanagliando lo stomaco.
Prese il cellulare dalla tasca, sapeva che Jason aveva appena chiamato i soccorsi, ma non riusciva a stare con le mani in mano senza far nulla.
Ma quando lo uscì dalla tasca vide che gli stava già arrivando una chiamata, era Will.
Rispose con un colpo di tosse.
-Nico! Nico stai bene! Dio Nico, dove sei?- La voce di Will era disperata, come non l’aveva mai sentita.
Il moro si accasciò a terra, sentiva i polmoni bruciargli, anche il pavimento sotto le sue mani scottava.
-Cosa è successo?- Domandò allarmato lanciando un’occhiata alla porta, perché i soccorsi non arrivavano?
-Un aereo, un aereo si è andato a schiantare nel vostro edificio, devi uscire subito da li!
-Non … Non riesco a respirare- colpo di tosse –La porta è bloccata, i soccorsi non arrivano, io non …
Quanto tempo era passato dall’impatto? Quanto tempo ci voleva per arrivare fino al suo piano?
Fissò Jason, anche il suo migliore amico era ormai seduto a terra, vicino alla finestra insieme a lui, Nico non aveva idea di quando lo avesse raggiunto.
Stava parlando a telefono, stava parlando con Piper, le stava dicendo che l’amava con un tono che Nico non gli aveva mai sentito.
Fu a quel punto che capì.
Il fumo che aveva invaso quasi tutti i suoi polmoni e gli faceva lacrimare gli occhi, il pavimento sempre più bollente. C’era un motivo se i soccorsi non arrivavano.
Non sarebbero mai arrivati, loro stavano per morire.
Gli occhi di Nico erano già lucidi, ma le lacrime che gli solcarono il viso non furono a causa del fumo.
Non sono pronto a morire.
Quello fu il suo unico pensiero, che non espresse a voce alta.
Non aveva più una famiglia, suo padre non c’era mai, sua madre era morta quando lui era molto piccoli e pochi anni dopo anche sua sorella era scomparsa. Ma nonostante questo, Nico non era pronto a morire.
Quale ragazzo, che ha ancora tutta la vita davanti, è pronto a morire?
Franando i singhiozzi e i colpi di tosse riprese contatto con il cellulare.
-Will, Will ascoltami.
Anche Will stava piangendo, Nico lo sentiva da come continuava a ripetere “Ti prego, Nico. Ti prego”.
-Avrei voluto baciarti, sapere se le tue labbra hanno lo stesso sapore che ho sempre immaginato. Sono stato un’idiota ad attendere tutto questo tempo, non pensavo di …
-Tu non stai morendo, Nico. Non puoi farlo!
Will cercava di convincerlo, ma Nico era più certo che stesse cercando di convincere se stesso.
E Nico voleva semplicemente credergli.
-Avrei voluto davvero amarti- sussurrò Nico.
-Io già lo facevo- rispose in un mormorio l’altro dopo qualche secondo.
Nico sorrise impercettibilmente, sentiva la testa farsi sempre più leggera e perdere tutta la concezione con la realtà che lo circondava.
Chiuse gli occhi e l’oblio lo accolse.
Due minuti dopo l’edificio crollò.
Era l’11 Settembre 2001.
  
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