Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Eralery    26/01/2016    7 recensioni
Cap3:
« Sai, qualcuno qui ha un cervello… »
« Stai parlando di me, vero? » 
« Stiamo parlando di qualcuno che ha un cervello, non di qualcuno che ha le capacità intellettive di un asticello » rispose Lily, godendosi appieno la faccia scandalizzata che James mise su.
« Su, almeno di uno Snaso! » esclamò, punto nel vivo. « L’asticello può essere Sirius, al massimo! »

Cap8:
« Punto primo: io non sbavo dietro Lily Evans » precisò James, con aria truce. « Punto secondo: nessuno è immune al fattore Potter, figurati se può repellere qualcuno! Punto terzo: vaffanculo, Padfoot, okay? Vaffanculo ».
Cap18:
« Non pensare di poterti liberare così facilmente di me ».
Lily rimase in silenzio per qualche secondo, prima di sospirare e sciogliersi in un piccolo sorriso.
« Suona un po’ come una minaccia… » commentò a voce bassa, facendolo ridacchiare.
« Oh, è una minaccia bella e buona ».

Cap20:
Lily avvertì la mano di James stringersi intorno alla propria e le loro dita intrecciarsi, ma non c’era traccia di imbarazzo o di incertezza in tutto ciò. Non vi era abituata, ma quando James, sempre sorridente, si girò verso di lei per dirle qualcosa, Lily, in tutta quella situazione, non riuscì a trovarvi neanche un difetto.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Mary MacDonald, Ordine della Fenice, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Under Their Scars'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Capitolo 3

Dalle Ceneri
 
3-dalle-ceneri
« Everybody has a secret world inside of them.
All of the people of the world, I mean everybody. (…)
 Not just one world. Hundreds of them.
Thousands maybe ».
Neil Gaiman, "The Sandman Vol. 5"

Le tende delle alte finestre ad archi a sesto acuto filtravano la luce del sole. Settembre volgeva al suo termine e il calore emanato dai raggi solari non era più abbastanza per riscaldare gli studenti di Hogwarts. 

L’Infermeria quel giorno era praticamente vuota: solo due letti, infatti, erano occupati. Su uno era sdraiata Caridee McMillan, una Corvonero del quarto anno che si era presa una bella influenza. 

A qualche letto di distanza, invece, giaceva Remus Lupin. Le ragioni della sua permanenza in Infermeria erano tuttavia molto differenti da quelli della ragazza: era appena passata la notte di plenilunio. I segni che la nottata appena passata aveva lasciato sul ragazzo stavano iniziando a sparire, grazie ad alcuni unguenti magici che Madama Chips si era sbrigata a spalmargli sulle ferite. 

Il ragazzo era molto provato: lo si poteva capire anche solo guardando le occhiaie scure che gli cerchiavano gli occhi. Aveva qualche graffio qua e là, più una costola incrinata alla quale l’Infermiera aveva già provveduto. 

« Albus, per favore, prova a ragionare » stava dicendo Minerva McGranitt, seduta su uno dei letti più lontani dall’entrata dell’Infermeria. « Non è una scelta saggia, la tua: sono solo dei ragazzi ».

Albus Silente sospirò, accarezzando con l’indice il profilo del proprio naso. 

« Ritengo di non avere molte possibilità » commentò il preside, affranto. « Posso aspettare ancora, ma se la situazione dovesse peggiorare, Minerva, sarò costretto a dirglielo ».

« Come pensi che reagiranno? Sono troppo giovani! »

« Non sono più dei bambini, sono sicuro che comprenderanno l’importanza di quello che stiamo facendo » rispose l’uomo. « Potranno scegliere, ovviamente. Non imporrei mai loro niente ».

Minerva McGranitt era sinceramente preoccupata. Guardando il ragazzo steso sul letto, si sentì sopraffare dallo sconforto. Erano così giovani e già si vedevano costretti a dover entrare in una guerra senza aver commesso alcun errore. 

« Albus… »

« So cosa stai per dirmi, Minerva » la interruppe lui, guardandola dritta negli occhi. « Aspetterò, ma prima o poi sarò costretto a dirglielo, e lo sappiamo entrambi ».

 

*

 

Seduti all’ombra di un grande albero nel parco del castello, Dylan e Mary chiacchieravano a bassa voce: lei era seduta tra le sue gambe e poggiava la schiena al suo petto, mentre Dylan le cingeva la vita con le braccia, il capo appoggiato al tronco dell’albero.

« Sono passate solo tre settimane dall’inizio della scuola e io non ce la faccio già più » stava dicendo Mary con aria sconsolata, facendo ridacchiare Dylan, che in risposta la strinse un po’ di più a sé.

Lily arrivò in quel momento, un po’ imbarazzata: le dispiaceva disturbare i due, soprattutto perché sembravano totalmente presi da loro stessi e dai loro discorsi. Prese un respiro e parlò.

« Ehi, ragazzi! » li salutò con un sorriso, avvicinandosi.

Mary posò subito gli occhi su di lei e le sorrise a sua volta; Dylan fece lo stesso e lasciò che Mary si alzasse per poi mettersi in piedi anche lui. 

« Scusa, Dylan. Avevo promesso a Lily una cosa! » disse Mary, girandosi verso il proprio ragazzo e scoccandogli un bacio sulle labbra. « Ci vediamo stasera a cena? » gli domandò poi.

« Certo, tranquilla » rispose lui con un sorriso tranquillo, sistemandosi la borsa in spalla. La baciò un’ultima volta, prima di salutare anche Lily e allontanarsi verso un gruppo di studenti del loro stesso anno seduti poco lontano. 

« Mi dispiace, non volevo disturbarvi… » tentò di giustificarsi Lily, stringendosi nelle spalle.

Mary la guardò ed alzò gli occhi al cielo, divertita.

« Ma di cosa ti scusi? Te lo avevo promesso! » le disse, incamminandosi insieme all’amica verso il castello. « Anzi, faremmo meglio a muoverci, sennò chi la sente Madama Chips… » aggiunse con uno sbuffo. 

Le due arrivarono in Infermeria circa cinque minuti dopo, chiacchierando del più e del meno. Quando aprirono la porta, però, furono messe a tacere dallo sguardo ammonitore dell’Infermiera. 

Mary sfoggiò il suo sorriso più convincente e si diresse a passo spedito verso un letto nascosto da una tendina. 

« Ciao, Poppy! » esclamò, forse a voce un po’ troppo alta.

« Signorina MacDonald, quante volte dovrò ripeterle di non chiamarmi così » commentò Madama Chips, sospirando. « Buongiorno, signorina Evans » aggiunse poi, rivolta alla rossa. « Si è svegliato poco fa, perciò parlate a voce bassa. Potrebbe fargli male la testa ».

Detto ciò, l’Infermiera si allontanò verso il proprio ufficio e si chiuse la porta alle spalle. 

Le due ragazze si scambiarono uno sguardo divertito, prima di spostare la tendina, che rivelò un Remus Lupin decisamente ridotto male. Il viso magro era pallido e sulla guancia destra correva, benché leggermente rimarginata, una lunga ferita; gli occhi erano cerchiati da profonde occhiaie, ma erano aperti e vigili. 

Non appena le vide, le labbra di Remus si distesero in un sorriso tirato.

« Ciao, ragazze » soffiò.

« Ehi, Remus » disse Mary, sedendosi sul letto accanto al fianco del ragazzo. 

Lily prese la sedia vicino al comodino e la posizionò accanto al letto su cui era sdraiato Remus, sorridendogli poi con gentilezza. 

« Come ti senti? » gli chiesero quasi in coro Mary e Lily. Sentendole, Remus fece per ridacchiare, ma dovette bloccarsi perché il petto gli faceva male. 

« Insomma… » rispose lui, socchiudendo gli occhi. « Diciamo che sono stato meglio ».

« Spero tu ti rimetta presto » disse Lily, posandogli una mano sul braccio.

« Ma sì! » esclamò Sirius Black, facendo il suo ingresso in Infermeria. « Il nostro Moony qui è un uomo d’acciaio! Niente lo può fermare! » continuò, fermandosi dietro Mary e posandole le mani sulle spalle; gliele strinse in segno di saluto, mentre James Potter e Peter Pettigrew si avvicinavano a loro volta al gruppo e salutavano le due ragazze. 

Remus sorrise e Sirius gli strizzò l’occhio, facendo poi il giro del letto e affiancandolo, sotto lo sguardo divertito di Mary. Peter fece lo stesso e poggiò sul comodino un pacchetto di Mielandia, mentre James si fermò ai piedi del letto e si appoggiò alla testiera di metallo. 

« Sicuramente stai meglio di questa mattina » si limitò a commentare James cercando di sorridergli nella maniera più incoraggiante possibile. 

« Decisamente » convenne Peter. « Sono sicuro che ti rimetterai presto. In ogni caso, ti abbiamo portato un paio di Cioccorane per alleviare il tuo soggiorno con la nostra adorata Poppy » aggiunse, sogghignando ed abbassando la voce per non farsi sentire dall’Infermiera. 

« Grazie, ragazzi » disse Remus. « Come è andata la giornata? »

« Tutto come al solito » rispose Lily stringendosi nelle spalle. « Lumacorno ha iniziato a spiegare le pozioni rituali, mentre la McGranitt ci ha fatti esercitare ancora sugli incantesimi per mutare parti del nostro corpo ».

Peter sbuffò. 

« Già. Avrai un bel po’ da recuperare, Rem: Lumacorno ci ha assegnato più di dieci pagine da fare da soli, oltre a quelle che spiegato lui oggi ».

« Davvero! » esclamò Sirius, dandogli manforte. « Quest’anno tutti i professori stanno impazzendo! Hanno tutti paura di non fare in tempo a finire il programma prima della fine dell’anno ».

« State prendendo appunti anche per me? » tentò Remus, sicuro di sapere già la risposta.

I suoi tre amici, infatti, si scambiarono un’occhiata colpevole e tacquero; Remus si limitò a chiudere gli occhi, ormai abituato a tutto ciò. Guardò poi Mary e Lily, sperando che una di loro due potesse poi passargli gli appunti: conoscendo Lily, inoltre, era abbastanza sicuro di poter fare affidamento su di lei.

« Per Pozioni non guardare me, al massimo posso darti quelli di Trasfigurazione » si difese Mary alzando le mani.

« Ti aiuto io con Pozioni, tranquillo » ridacchiò Lily, giocando con una ciocca dei propri capelli. 

James la osservò sorridere a Remus e conversare con lui e gli altri, preferendo rimanere in silenzio per qualche minuto per studiarla. La guardò annuire a qualcosa che Peter aveva detto e arrotolarsi distrattamente una ciocca ramata intorno all’indice destro, sempre senza smettere di sorridere; una chiostra di denti bianchi faceva bella mostra di sé tra le sue labbra rosee, mettendo in risalto il leggero spazio tra gli incisivi. 

James aveva visto molte belle donne, come sua madre o Mary, ad esempio, ma Lily Evans era un’altra cosa. 

Gli sembrava bellissima anche quando gli urlava contro che era un idiota, e insomma, qualcosa questo avrà pure dovuto dire. James aveva ormai capito cosa provava per lei, e, sebbene ogni tanto facesse paura anche a lui, non riusciva a capacitarsi di come Lily non si accorgesse ancora di quanto lui fosse cambiato. 

« Si sta facendo tardi, signorini » lo richiamò dopo un po’ la voce di Madama Chips, che era uscita dal proprio ufficio e si era avvicinata al letto di Remus. « Il vostro amico ha bisogno di riposo e voi dovreste andare a preparavi per la cena ».

« Ma come, Poppy! Dai, facci stare ancora un po’ » provò a convincerla Sirius, sfoggiando il sorriso più convincente del proprio repertorio. 

Inutile dire che, però, fu totalmente inutile di fronte al cipiglio irremovibile di Madama Chips. 

« Le regole sono regole » si limitò a dire la donna. « Andate ora. Signor Black, non si azzardi a continuare o sarò costretta a chiamare la professoressa McGranitt ».

Sirius sbuffò ma alla fine annuì, abbattuto. Tutti e cinque i Grifondoro salutarono calorosamente Remus prima di uscire dall’Infermeria. 

« Poppy e la sua mania per le regole… » commentò Sirius una volta che si furono allontanati. 

« Dai, Pad, torniamo domani mattina prima di Incantesimi » disse James con un sorriso di circostanza. 

Peter annuì, come fece Sirius poco dopo. Mary affiancò James, che le passò un braccio intorno alle spalle con fare fraterno, mentre Lily camminava accanto a Peter. Il gruppo si stava dirigendo verso la Sala Grande, quando Lily si bloccò.

« Tutto bene, Lily? » le domandò Peter con gentilezza.

Lily annuì ma non si mosse. Posò poi lo sguardo su Mary, che la guardava, confusa.

« Ho dimenticato che dovevo portare una cosa a Dorcas Meadowes » le spiegò. « Mi accompagni? È in dormitorio ».

« Certo, andiamo » rispose Mary, staccandosi da James e arruffandogli ancora di più i capelli con una mano. « Ci vediamo tra poco, ragazzi! »

Loro annuirono e tornarono a dirigersi verso la Sala Grande, mentre Lily e Mary tornarono sui propri passi. Stavano chiacchierando del più e del meno, ma quando passarono nuovamente davanti all’Infermeria Lily tacque. 

« Che succede, Lily? » le chiese Mary, perplessa, guardando a sua volta la porta dell’Infermeria. Tuttavia non vi scorse niente di strano, perciò tornò a osservare la propria amica. 

Lily parve riscuotersi dallo stato di trance in cui era caduta e si girò verso di lei, la fronte aggrottata e l’aria pensierosa. 

« Non è strano? » disse semplicemente.

Mary storse il naso, perplessa. 

« Ma di cosa stai parlando? »

« Di Remus » disse Lily, abbassando la voce ed indicando l’Infermeria con un movimento del capo. « L’avevo notato già l’anno scorso, ma mi era passato di mente. Sta male molto spesso, non mi sembra una cosa normale. No? »

Non appena la rossa disse ciò, Mary sentì il sangue ghiacciarsi nelle sue vene. 

Lily non era una stupida e questo Mary lo aveva sempre saputo, ma per anni era riuscita a distrarla nei periodi di luna piena; questa volta, essendo appena finite le vacanze, aveva creduto che l’amica non si sarebbe ricordata di tutte le volte che Remus era “stato male” l’anno precedente e che quindi non avrebbe collegato le cose. 

« Onestamente non mi sembra così strano, Lil » si limitò a dire, mettendo su un’aria totalmente indifferente; fin da piccola era stata brava a mentire. « Dopotutto sappiamo tutti quanto sia cagionevole Remus ».

« Secondo me non è così normale » insistette Lily.

« Perché, scusa? »

Lily si guardò intorno a lungo, poi le afferrò un braccio e la trascinò in una classe vuota lì vicino. Una volta dentro si chiuse la porta alle spalle e si andò ad appoggiare ad una delle finestre della stanza.

Si guardò le mani per qualche secondo, prima di parlare.

« Vedi, Mary » cominciò. « Quando io e Severus eravamo ancora amici, mi aveva parlato di… una cosa » continuò, e Mary dovette trattenersi dal parlare subito per non insospettirla ancora di più: temeva di aver capito dove volesse andare a parare l’amica. « Lui… ecco, lui aveva una teoria sul perché Remus si ammalasse così spesso ».

La voce di Lily era bassa, come se avesse paura di ciò che stesse dicendo. 

« Ovvero? » la incitò Mary, vedendo che Lily non parlava.

Lily fissò i suoi occhi in quelli dell’altra e poi riprese il proprio discorso.

« Secondo lui, Remus è un licantropo » esalò dunque, abbassando ulteriormente il volume della voce e finendo così per pronunciare l’ultima parola in un sussurro che anche Mary faticò a sentire.

Inizialmente Mary rimase in silenzio, non sapendo bene cosa rispondere. In quel momento l’unica cosa che le sarebbe piaciuto fare sarebbe stata andare in Sala Grande e lanciare una fattura contro Severus Piton.

Perché James lo ha salvato, l’anno scorso? Merlino, io quel ragazzo non posso vederlo…

Attingendo a tutto il proprio autocontrollo, Mary scoppiò a ridere. 

« Lily, ma che dici? Sei impazzita? » esclamò, senza smettere di ridere e sperando dentro di sé che Lily se la bevesse.

Lily, tuttavia, sembrava ancora incerta. Continuava a muovere nervosamente le mani e a guardarla negli occhi senza dire niente.

« Lily, non puoi credere a una stronzata del genere » continuò Mary. « Secondo te Silente lo avrebbe ammesso ad Hogwarts, se fosse davvero… quello? »

« Non lo so, Mary… Lui ne era davvero convinto ».

Mary scosse violentemente la testa.

« Non puoi fidarti ancora di lui! Sappiamo entrambe da che parte sta e sappiamo anche che farebbe qualunque cosa per metterti contro James e gli altri ».

« Mary… »

« No, Lily, rifletti. L’idea di Severus non ha una base logica. Insomma, si basa solo sul fatto che Remus si ammali smesso. Si ammala una volta al mese? Può succede per molti motivi! Io da piccola mi ammalavo ogni settimana, figurati » insistette Mary. « E poi, te lo ripeto: credi davvero che Silente avrebbe rischiato così tanto per uno studente solo? Non è mica uno sciocco ».

Lily inizialmente fece per ribattere, ma alla fine richiuse la bocca e sospirò, annuendo.

« Probabilmente hai ragione » disse. « Mi sono fatta trascinare troppo dalla cosa. È ovvio che Silente non avrebbe mai fatto una cosa del genere, non so come io abbia potuto credere il contrario ».

Mary le mise una mano sulla spalla, e dentro di sé si fece i complimenti per la propria abilità nel mentire. Qualche volta, si disse, appartenere a una famiglia piena di Serpeverde era utile. 

Tuttavia non poté non pensare che Lily, prima o poi, avrebbe capito che la tesi di Severus non era sbagliata. E aveva paura di come avrebbe reagito. 

Lei lo aveva scoperto alla fine del terzo anno: Sirius per due settimane aveva evitato Remus, allontanandosi di conseguenza anche dagli altri. James, infatti, si era rifiutato di stargli accanto e Mary, mentre andava in camera dei Malandrini per cercare James, aveva sentito quest’ultimo dire a Sirius che non gli avrebbe rivolto la parola finché non sarebbe tornato a ragionare. 

Quando l’avevano vista sulla porta, erano sbiancati entrambi e avevano cercato invano di trovare una scusa: alla fine, visto che Sirius non apriva bocca, James lo aveva guardato con rabbia e se n’era andato, lasciandoli soli in camera. 

 

Quando James si chiuse con forza la porta del dormitorio alle spalle, Sirius si lasciò cadere sul proprio letto e si prese la testa tra le mani, nervoso e teso come Mary non lo aveva mai visto. Le sue spalle tremavano molto e continuava a muovere convulsamente le gambe; dopo pochi secondi sbuffò con forza e si sdraiò con la schiena sul materasso. 

Mary lo guardò per un po’, indecisa su cosa fare. Nei due anni precedenti non le era mai capitato di vedere Sirius e James litigare, soprattutto in quella maniera: lei aveva capito immediatamente che doveva trattarsi di una cosa seria, perché altrimenti James non avrebbe mai avuto una reazione così forte. 

Alla fine prese coraggio e si andò a sedere sul letto, alla sinistra Sirius. Lui non la degnò di uno sguardo nemmeno quando lei provò a posargli una mano sul braccio, anzi; non appena le dita di Mary sfiorarono la sua pelle, Sirius si ritrasse immediatamente al contatto e iniziò a strofinarsi con forza il viso.

« Che succede, Sir? » gli chiede dopo quelli che le parvero anni, una volta che ebbe trovato il coraggio di aprir bocca. 

Sirius scosse la testa, senza proferir parola, perciò lei sospirò e alla fine decise di stendersi  a pancia in giù al suo fianco. Quando lo fece, lui la guardò per la prima volta da quando James era uscito di corsa dalla stanza.

« Se vuoi che me ne vada basta che tu me lo dica ».

All’inizio lui non disse nulla, perciò lei pensò che davvero non la volesse lì in quel momento. Stava per muoversi, quando finalmente Sirius parlò.

« Non so spiegarti cosa stia succedendo » ammise, tornando a guardare il baldacchino sopra di loro. « James non vuole più nemmeno parlarmi… ».

Mary aggrottò le sopracciglia, presa alla sprovvista. Se quello che stava dicendo era vero, Sirius doveva davvero averla fatta grossa. 

« Cos’hai combinato? »

« Perché devo aver combinato per forza qualcosa? » le chiese, quasi attaccandola. « Perché pensate tutti che sia colpa mia? Non ho combinato un bel niente! Merlino, non è una cosa normale e basta! Non è che ti capiti tutti i giorni! » aggiunse, sotto il suo sguardo confuso. « Mi fa paura, è così tanto sbagliato? »

Sirius continuò a parlare a raffica ancora per un po’, mentre lei tentava invano di seguire il suo discorso. Quando finalmente tornò il silenzio, Mary lo guardò a lungo prima di indagare ulteriormente.

« Cosa non è normale? Cos’è che ti fa paura? » chiese, facendosi leggermente più vicina sebbene con notevole imbarazzo. 

I tre anni precedenti aveva passato la maggior parte del tempo con i ragazzi, e dopo qualche litigio aveva legato molto con Sirius; tuttavia la vicinanza fisica la metteva molto in imbarazzo. Un po’ perché avendo solo tredici anni non ci era abituata, un po’ perché Sirius, a dirla tutta, l’aveva sempre  messa un po’ in soggezione. James l’aveva presa in giro molto spesso, dato che pensava che in realtà, durante il primo anno, quando lei trattava male Sirius lo faceva perché si era presa una cotta per lui: ogni volta che lui scherzava su questa cosa, Mary gonfiava leggermente le guance, negava e gli dava una botta sul braccio. Però un fondo di verità c’era, perché lei fino a qualche mese prima aveva davvero avuto una cotta per Sirius, sebbene lui non l’avesse mai considerata come qualcosa di più che un’amica. 

« Mary… »

« Sì? »

« Non riguarda me… non è un mio segreto… » iniziò, bloccandosi spesso. « Ma è comunque un segreto » aggiunse, titubante, cercando il suo sguardo per vedere se c’era rimasta male. 

Tuttavia Mary abbassò gli occhi, un po’ dispiaciuta. Era la prima volta che si trovava in quella situazione: sapeva che James, Sirius, Remus e Peter erano un gruppo molto stretto, ma prima di allora non le avevano mai nascosto nulla. Non capiva cosa fosse cambiato in quel momento. 

« Capisco » si limitò a dire. 

« Mary… »

« Dico davvero. Capisco » ripeté, tornando a guardarlo. « Tranquillo ».

« Mi dispiace tanto » le disse lui. « È una cosa che riguarda Remus, non me. Deve essere lui a dirtelo ».

Essendosi accorto che lei ci era rimasta male, Sirius le diede un pizzicotto e si alzò dal letto con uno scatto. 

« Ti va una partita a Sparaschiocco? » le domandò, attirando così la sua attenzione. « Tanto non vinci nemmeno questa volta, però puoi sempre provarci ». 

Lei lo guardò con superiorità, ma si tirò immediatamente a sedere. 

« Hai solo tanta fortuna » ci tenne a precisare. « Se perdi, la prossima volta che andiamo ad Hogsmeade mi prendi tutto quello che voglio da Mielandia » lo sfidò, alzandosi in piedi ed incrociando le braccia al petto. 

« Va bene, ma se vinco sarai tu a prendermi tutto quello che voglio da Zonko ».

« Nessun problema, tanto perderai tu » acconsentì Mary, guardando con sufficienza, prima di precederlo verso la porta del dormitorio. « Muoviti, lumacone! » gli gridò dopo aver aperto la porta ed aver cominciato a correre giù per le scale, diretta alla Sala Comune.

 

 

Erano passate due settimane da quel pomeriggio finito a giocare a Sparaschiocco con Sirius, ma da allora non era cambiato quasi nulla. James e Sirius non si parlavano, e quando s’incrociavano il primo non perdeva occasione di lanciare un’occhiataccia all’altro; Sirius invece, quando incontrava Remus, abbassava la testa e tirava dritto, cercando di non far caso all’aria dispiaciuta dell’amico. 

Di tutto ciò, Mary continuava ad essere una passiva spettatrice e ciò non le piaceva per niente. Aveva provato a chiedere a James qualcosa di più, ma c’era mancato poco che lui si arrabbiasse anche con lei quando aveva capito che Mary sapeva che tutto girava attorno a Remus. Inoltre, lei sapeva che a James dava fastidio che lei nonostante tutto continuasse a trascorrere del tempo anche con Sirius, ma non ce la faceva davvero a vederlo da solo: se non stava con lei infatti, stava o con suo fratello Regulus al lago nero o con Peter. 

Quel giorno non era stato da meno, e Mary continuava a guardare fisso il fuoco davanti a lei mentre tentava per l’ennesima volta cosa potesse aver causato un litigio del genere. Mancava poco all’ora di cena, perciò avrebbe fatto bene ad andare a posare in camera borsa e mantello, ma prima che si decidesse ad alzarsi qualcuno le si sedette accanto.

« Ciao » la salutò Remus con un sorriso tiepido.

« Ciao » ricambiò lei, regalandogli un sorriso a trentadue denti: nell’ultimo periodo il ragazzo sembrava avere una cera peggiore del solito, ed aveva ancora un paio di graffi in viso che non se n’era andati e che chissà come se li era procurati. « Come stai? »

« Be’, credo bene » rispose lui, un po’ nervoso. « Ti va di fare un giro? Poi se vuoi andiamo in Sala Grande insieme ». 

Mary lanciò un’occhiata fugace alle cose che avrebbe dovuto portare in camera, ma alla fine decise di andare con Remus: sapeva che tanto nessuno avrebbe toccato nulla, da quel punto di vista non aveva mai avuto alcun problema. 

Insieme uscirono dalla Sala Comune e si incamminarono per un corridoio poco frequentato del settimo piano. Era una zona tranquilla, dove raramente passava qualcuno, e illuminato da molte torce. I due si fermarono a metà del corridoio e Remus si appoggiò al davanzale di una delle tante finestre ad arco. 

« So che stai cercando di capire cosa sta succedendo in questi giorni con gli altri » le disse, diretto, a voce bassa. 

Mary sospettava che lui volesse parlare di quella questione, ma era comunque un po’ imbarazzata: d’altronde lei non si era mai rivolta direttamente a Remus, poiché non essendo a conoscenza di questo famoso segreto non aveva bene un’idea di come approcciarlo a riguardo, ma si era limitata a tartassare James di domande finché lui non aveva quasi sbottato. 

« Lo so che non sono fatti miei » si giustificò, abbassando lo sguardo sul pavimento ed incrociando le braccia al petto. « Scusami, non volevo darti fastidio… Dico davvero. Non voglio che tu sia arrabbiato con me per questo ». 

« Non sono arrabbiato con te » rispose Remus, abbassando gli occhi a sua volta. Era nervoso, così nervoso che continuava a contorcersi le mani. « Anzi, volevo spiegarti… ecco, volevo spiegarti cos’è successo » continuò. « Se alla fine tu dovessi decidere di non rivolgermi più la parola… sappi che lo capisco ».

Mary alzò lentamente lo sguardo su di lui. C’era qualcosa nel tono di Remus, qualcosa che lei non era in grado di definire; era un misto di emozioni: tristezza, rassegnazione, paura. Non c’era niente di positivo nella sua voce. 

« Hai ucciso qualcuno? » domandò, prima che riuscisse a trattenersi. 

Remus la guardò, preso in contropiede, e si lasciò andare ad una risatina. 

« No » rispose, prima di incupirsi nuovamente. « Forse è peggio »

Lei aggrottò le sopracciglia: cosa poteva esserci di peggio di un assassino?

« Sai… be’, è una storia un po’ lunga. Devo dire che ricordo poco io stesso » cominciò, concentrandosi sul muro davanti a sé e cercando di trovare le parole giuste per raccontarle tutto. « Tu non lo conosci, ma mio papà è un uomo che sa tante cose » proseguì, decidendo di partire dall’inizio. « La sua specialità sono le creature magiche, soprattutto Mollicci e Poltergeist e questo genere di creature, però le conosce tutte. Purtroppo non sono tutte buone… sai, a me divertono tanto gli snasi, ma loro sono carini, fanno ridere. Ecco… le creature magiche non sono tutte così, e a volte mettersene contro una può… non può portare niente di buono ».

Remus continuava a parlare, mentre Mary lo ascoltava rapita, ma lui cercava di far finta che lei non ci fosse: in questo modo era più facile parlare, dire tutto quanto. Ma era difficile lo stesso, era così difficile che gli veniva quasi da piangere. 

« Mio padre si mise contro un lupo mannaro, durante un processo » andò avanti lui. « Nessun giurato si rese conto di avere un lupo mannaro davanti, così lo assolsero. Nessuno credette a mio padre, così lui cercò di rendere nota la cosa. Questo non dovette piacergli » e qui gli scappò un sorriso amaro, mentre abbassava la testa e guardava il pavimento. « Così una volta tornato libero decise… di vendicarsi ».

A questo punto Remus fece un’altra piccola pausa, prima di dirle il succo della questione. 

« Per questo decise di mordere me ».

Dal momento in cui queste parole lasciarono la sua bocca, il silenzio attorno a loro si fece, per lui, quasi assordante. Non riusciva a trovare il coraggio di girarsi verso Mary: se avesse visto sul suo viso la stessa espressione che aveva visto su quello di Sirius non sapeva come avrebbe potuto reagire. Quando finalmente si girò a guardarla, provò ad aprire bocca per dire qualcos’altro ma non uscì nulla, perché l’unica cosa a cui riusciva a pensare erano le guance rigate e gli occhi lucidi di lei.

Provò nuovamente a dire qualcosa, riuscendo a sussurrare un gracchiante: 

« Se non vuoi più rivolgermi la parola lo capisco ».

Mary lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, e dopo nemmeno un secondo, in tutta risposta, si buttò fra le sue braccia. Quella reazione fu talmente inaspettate che, se non fosse stato appoggiato al davanzale, Remus era sicuro che sarebbe caduto all’indietro. 

« Che stai facendo? » le chiese a voce bassa, mentre lei continuava a stringerlo a sé. 

« È che… mi dispiace così tanto, Rem! » sbottò lei, allontanandosi per poterlo guardare in faccia e tirando su col naso. « E io non… io non avrei mai immaginato… non oso pensare cosa tu possa aver passato… io non… »

Lei continuava a parlare a vanvera, ma lui era rimasto colpito solo da una cosa: 

« Non ti faccio schifo? » le domandò. « Non hai paura di me? »

Prima ancora di rispondergli, Mary gli pestò con rabbia un piede. 

« Come puoi dirlo! » sbottò, quasi offesa. « È… è tremendo. Ma tu non sei una cattiva persona. Sei stato morso… ma la colpa non è tua… non lo hai deciso tu… non lo hai voluto tu. Io ti voglio bene ».

Fu Remus a questo punto ad abbracciarla stretta, stupendola: lui non era il tipo di ragazzo che si lasciava andare facilmente a dimostrazioni d’affetto. 

« È la cosa più bella che mi potessi dire » ammise, prima di lasciarla andare. 

Lei gli sorrise con affetto e gli prese la mano con la propria. « Andiamo a cena? » gli propose. « Ho sentito dire che oggi come dessert c’è la mousse al cioccolato » proseguì, sapendo quanto l’amico amasse il cioccolato. 

« Questa è la seconda cosa più bella che mi potessi dire! » esclamò lui, sorridendole e sentendo scemare il nervosismo che l’aveva accompagnato fino a quel momento. « Andiamo » fece poi, iniziando a camminare verso la scalinata. 

Tuttavia lei lo bloccò dopo pochi passi, ed era tornata seria. 

« Tu gli manchi » gli disse. « A Sirius, intendo. Io lo so che ti vuole bene comunque ». 

Remus abbassò lo sguardo, dispiaciuto. 

« Non pensavo avrebbe reagito in quel modo » ammise. 

« Secondo me aveva bisogno di pensarci su » gli assicurò. « Siete così amici, siete una specie di seconda famiglia. Perché non provi a parlarci? So che prima di cena doveva vedere suo fratello al lago nero. Dovrebbe tornare da un momento all’altro, potresti aspettarlo un attimo nella Sala d’Ingresso… »

« E se non volesse parlarmi? » le domandò, mettendo a nudo un timore che lo attanagliava da giorni.

« Lo sai com’è fatto Sirius » si limitò a rispondergli. « Ci mette un po’, visti i genitori che ha… ma in questi giorni sono stata spesso con lui, e anche se non vuole parlare di questa situazione si vede che ci sta male. Ti fidi di me? »

Dopo qualche secondo di silenzio Remus annuì, così Mary gli sorrise e insieme si incamminarono verso la Sala Grande. Giunti lì si divisero: lui rimase nella Sala d’Ingresso per aspettare Sirius, mentre lei entrò in Sala Grande per raggiungere James. 

« Ciao, Jamie » lo salutò quando gli si sedette di fronte. 

« Ciao, Bun » ricambiò James. « Come mai sei da sola? »

Lei si strinse nelle spalle, sviando la domanda, e spostando il discorso sull’allenamento di Quidditch che il ragazzo aveva avuto quella sera. 

Dopo un quarto d’ora circa, James smise di parlare all’improvviso; fissava con intensità l’entrata della Sala, perciò si girò anche lei in quella direzione e ciò che vide la fece sorridere. C’erano Remus e Sirius che, sebbene fossero entrambi palesemente imbarazzati, stavano camminando insieme nella loro direzione e parlavano tra di loro. 

Quando arrivarono davanti a loro, James rimase in silenzio un paio di secondi. 

« Che significa? » domandò infine, perplesso.

Remus e Sirius si guardarono ed entrambi non risposero, limitandosi a stringersi nelle spalle. 

« Maschi » sbuffò Mary, visto che nessuno dei tre si azzardava a dire alcunché. « Significa che siete tre imbecilli. Anzi, quattro, e ricordatemi di dirlo anche a Peter quando arriva ».

 

*

 

Seduta su una poltrona vermiglia con le gambe piegate su di essa, Lily stava sottolineando con la matita alcune frasi del suo libro di Storia della Magia. Il professor Rüf, infatti, aveva deciso di fissare per la settimana successiva un compito sui preludi delle guerre tra Giganti della prima metà del 1800. 

Settembre stava ormai volgendo al termine e i pomeriggi assolati avevano lasciato il posto ad un venticello freddo proveniente dal Nord. Lily, che era sempre stata molto freddolosa, aveva preso l’abitudine di studiare su una poltrona vicino al caminetto, in modo tale da non dover patire il gelo. 

Kate era seduta per terra, con la schiena appoggiata alla poltrona su cui stava Lily, e giocava a Spara Schiocco con Claire. Lily sollevò per un istante gli occhi dal proprio libro per osservare a che punto erano arrivate, ma nel momento esatto in cui fece ciò le carte decisero di saltare in aria.

« Non ci credo, ancora! » si lamentò Kate, arrabbiata, sistemandosi alcune ciocche della frangetta con la mano sinistra. « Riusciremo mai a finire una partita? »

« Sfortunata al gioco, fortunata in amore! » trillò una voce allegra da dietro di loro.

Si girarono giusto in tempo per vedere arrivare Miriam; la ragazza si sedette su uno dei braccioli della poltrona su cui sedeva Lily con un sorriso smagliante.

Claire la guardò, perplessa.

« Che significa? » le domandò, curiosa, inclinando leggermente la testa di lato.

« Oh, è un modo di dire babbano » spiegò Miriam muovendo con noncuranza una mano dalle dita perfettamente smaltate di rosa pallido. « Si dice quando qualcuno perde ad un gioco. Significa che se sei sfortunata al gioco, allora sei fortunata in amore ».

Kate sospirò, sconfortata.

« Insomma, eh… » borbottò. « Thomas mi ha lasciata da più di due mesi e io spero ancora che lui decida di tornare con me! L’amore fa schifo ».

« Tesoro, è lui ad essere un idiota » disse Miriam annuendo con forza alle proprie parole. « Non penso possa trovare una ragazza che riesca ad amarlo più di quanto tu abbia fatto ».

Kate annuì e si strinse nelle spalle, cominciando a sistemare le carte per giocare di nuovo; Claire e Lily, invece, si scambiarono un’occhiata dubbiosa prima di guardare nuovamente Miriam.

« Da quando sei così… romantica? » disse Claire, guardando Miriam con un sorrisetto di chi la sa lunga. 

« Ma che dici! » cinguettò la diretta interessata, stringendosi nelle spalle e mordendosi il labbro inferiore.

Era palese che non vedesse l’ora di raccontare tutto quanto.

« Su, Miriam! » esclamò Lily ridacchiando. « Chi ha conquistato il tuo cuore di ghiaccio? » la prese in giro.

Miriam si imbronciò e la guardò con le sopracciglia bionde aggrottate.

« Non ho un cuore di ghiaccio » si difese. « Solo che mi annoio presto » spiegò con un sorrisetto di scuse, prima di continuare. « Comunque! Mi sono appena vista con George Stebbins! »

Claire, Kate e Lily la guardarono senza dire nulla, invitandola ad andare avanti.

« È andato tutto bene » proseguì con un sospiro. « Abbiamo chiacchierato un po’ e poi ci siamo baciati! Posso assicurare che ci sono ragazzi, a scuola, che baciano meglio, ma sono sicura che da me potrebbe imparare molte cose… » commentò, maliziosa, facendo ridere le altre. « Fatto sta: ci siamo baciati molto a lungo. Solo che poi è passato Gazza… »

« E? » domandò Lily, mentre Claire e Kate scoppiavano a ridere.

Miriam fece una smorfia. 

« Ci ha messi in punizione per due settimane » mugugnò.

« Chi è stato messo in punizione per due settimane? » domandò Mary, spuntando dal buco del ritratto insieme a Sirius e Remus. 

« Miriam e Stebbins » rispose Claire con un sorrisino. 

« Ooh, grande conquista » commentò Mary con un fischio che fece ridacchiare Miriam e alzare gli occhi al cielo a Remus, che però sorrideva. 

Sirius guardò con le sopracciglia inarcate la ragazza che rideva.

« Stebbins, seriamente? » disse. « Ma come fate a trovarlo attraente? È un idiota ».

Mary gli diede una gomitata nelle costole, ridacchiando, mentre Miriam lo guardò, quasi offesa. 

« Non è un idiota » esclamò, assumendo poi un’aria sognante. « E poi è attraente, decisamente molto attraente ».

« Ma per favore » commentò Sirius, gettandosi sul divano accanto alla poltrona di Lily. 

Miriam si girò verso di lui, pronta a difendere nuovamente il suo nuovo ragazzo. 

« Pensi di essere meglio, Black? » gli domandò. 

Non aveva assunto un’aria di sfida: il suo sguardo era ancora sognante, come se anche il solo pensiero di George Stebbins bastasse a destabilizzarla totalmente. 

Vedendola così, Sirius scosse la testa e si lasciò scivolare sui cuscini del divano, poggiando la nuca sul bracciolo. Mary si schiarì la gola per fargli spostare le gambe e potersi sedere anche lei. 

« Io sono meglio di Stebbins, e se vuoi negarlo sei pazza » disse, rivolto a Miriam. « Come puoi vedere, infatti, anche la tua amica qui non riesce a starmi lontana » aggiunse, sogghignando ed accennando a Mary.

« Sicuramente » si limitò a dire quest’ultima, lanciandogli un’occhiata scettica. 

Sirius sorrise e chiuse gli occhi, mentre Mary, dopo aver scosso la testa, benché avesse sentito qualcosa di strano muoversi all’interno del proprio stomaco, tornava a concentrarsi sul discorso delle altre.

« Comunque, parlavamo di Stebbins » disse. « Perché siete in punizione? »

« Li hanno beccati mentre si baciavano per i corridoi » rispose Claire con un sorrisino.

Remus e Mary si guardarono prima di scoppiare a ridere, mentre Sirius si limitò a scuotere ancora la testa e a borbottare: « Stebbins… la gente è pazza ».

Proprio quando Miriam stava per ribattere ancora, l’arrivo di James Potter glielo impedì; il ragazzo, infatti, sembrava più arrabbiato di una Banshee e marciava diritto verso di loro. Aveva i capelli leggermente umidi e un livido palesemente fresco sulla guancia destra. 

« Tutto bene, Prongs? » domandò Remus, titubante.

Gli occhi di James, dardeggianti di rabbia, si posarono su di lui, facendogli desiderare di non aver mai aperto bocca. Poche volte Remus l’aveva visto così infuriato – l’ultima volta, se non ricordava male, era quando al terzo anno si era arrabbiato con Sirius perché aveva detto a Piton come accedere alla Stamberga Strillante dal Platano Picchiatore. 

« Tutto bene? » ripeté James, scandendo bene ogni parola. « Tutto bene? » gracchiò ancora. « No che non va tutto bene! Io lo odio, davvero, non capisce un cazzo! »

Così dicendo, il ragazzo si buttò sul divano, sopra Sirius e Mary, incurante delle proteste del primo. Mary cercò di fargli posto e, una volta che il ragazzo si fu messo a sedere, lasciò che poggiasse la testa sulla sua spalla. 

« Di chi stai parlando, Jam? » gli chiese lei, mentre Sirius si tirava a sedere.

« Di Lucas » borbottò lui in risposta.

« Ah » disse Sirius. « Dai, Prongs, lo sappiamo da anni che è un idiota! Cos’ha fatto stavolta? »

Lucas Abercrombie era l’altro ragazzo che dormiva nel loro dormitorio, con cui però non si erano mai trovati granché. James e Sirius, inizialmente, avevano provato a formare un trio con lui, ma era stato chiaro fin da subito che la cosa non sarebbe durata: Lucas passava la maggior parte del suo tempo con i Tassorosso, poiché il suo gemello, a cui era molto legato, apparteneva a quella Casa. 

« Certo, ma non pensavo fosse così imbecille » sbuffò, tenendo gli occhi chiusi per calmarsi. 

Mary gli posò una mano sul ginocchio e lui nascose ancora di più il viso nei suoi capelli scuri, facendola sorridere: James, in fondo, sarebbe rimasto sempre un po’ bambino. 

« Cos’ha fatto? » domandò Miriam, mentre Claire sfidava Kate a un’altra partita a Spara Schiocco – Claire preferiva mantenere le distanze dai Malandrini, che lei considerava esclusivamente come portatori di guai.  Lily era sempre stata d’accordo con lei, ma da quando era diventata la migliore amica di Mary aveva iniziato a cambiare idea. 

« Esiste » rispose James, lapidario.

Sirius scoppiò a ridere e gli altri ridacchiarono; anche Lily, a dire il vero, sorrise. 

« Dai, James » insistette Mary.

« Ha deciso all’ultimo minuto di fare un allenamento straordinario, oggi, solo che praticamente nessuno lo ha preso sul serio. Insomma, non organizzi un allenamento così a buffo! » spiegò James, tirandosi su a sedere. « Nessuno si è presentato e lui si è incazzato come una bestia ».

« Teoricamente non serve un’autorizzazione per organizzare un allenamento in più? » chiese Lily, perplessa. « Per prenotare il campo e tutto quanto ».

James annuì con forza alle sue parole. 

« Ecco, appunto! Ma lui non voleva sentire ragioni! “Tanto il campo è libero, non importerebbe a nessuno” e bla, bla, bla » continuò lui, facendo il verso a Lucas Abercrombie. « Ero sul punto di togliergli venti punti, onestamente. Mi sono dovuto trattenere ».

Alle sue parole, Lily, Mary e Remus ridacchiarono ancora.

« Avresti dovuto farlo! » esclamò Miriam, contrariata. « Ma ha visto che tempo che c’è oggi? Non ha pensato ai poveri capelli di Sally? Le si sarebbero gonfiati tutti con questa umidità! » continuò, e tutti scoppiarono a ridere sonoramente. 

Anche James rimase così sconvolto da quella sua frase che non poté trattenere una risata. 

Lei li guardò tutti quanti, confusa.

« Che ho detto di così divertente? »

 

*

 

Dopo aver scritto sulla lavagna la pagina della pozione che avrebbero preparato quel giorno, posò la bacchetta sulla cattedra e si sedette sulla propria sedia. Il suo volto pasciuto si contrasse in una smorfia spazientita quando il suo sguardo saettò sul fondo della classe, dove due studenti, anziché tirare fuori gli ingredienti necessari per il compito assegnato, continuavano a ridacchiare e parlottare a bassa voce. 

« Signor Potter, sono sicuro che la sua conversazione con il signor Black sia molto interessante » li riprese con un sorriso a metà tra il divertito e lo spazientito, « ma dubito che possa risultarle utile per la preparazione di oggi ».

Remus, seduto insieme a Peter nel banco accanto a quello degli altri due, alzò gli occhi al cielo, ormai abituato ai continui rimproveri che Sirius e James si guadagnavano. Quest’ultimo, ad ogni modo, si stampò sulle labbra un sorriso smagliante e si passò una mano tra i capelli, scompigliandoli ancora di più. 

« Mi scusi, professore » recitò, sicuro che, come al solito, sarebbero bastate quelle due semplici parole a risolvere tutto. 

« Nessun problema, signor Potter » fece Lumacorno, piegando le labbra in un sorriso ironico. « Adesso mi faccia una cortesia: prenda la propria borsa e si sposti » aggiunse subito dopo, infatti.

« Professore, davvero, non ce n’è alcun bisogno » si affrettò a dire James, tentando di suonare il più convincente possibile. « Cominciamo subito a preparare la pozione, non si preoccupi ».

« Non metta a dura prova la mia pazienza » ribatté il professore, deciso, senza smettere di sorridergli per neanche un secondo, mentre lui avrebbe voluto prendere a testate il banco. « Su, raccolga le proprie cose e venga a sedersi al primo banco. Signorina MacDonald, prenda il posto del signor Potter ». 

« Ma professore… » provò Mary, tacendo subito quando vide lo sguardo serio che Lumacorno le stava rivolgendo. 

Nel frattempo James si dovette trattenere dal sorridere: la vicina di banco di Mary era Lily, ovviamente. Senza neanche rendersene conto, Lumacorno gli stava dando una mano ad avvicinarsi alla sua studentessa preferita - e non per scopi propriamente scolastici, ecco. Accanto a lui sentì Sirius sbuffare, che aveva a sua volta capito a cosa stesse pensando James; ciò che quest’ultimo non vide, ad ogni modo, fu l’occhiata rapida e quasi soddisfatta che il suo migliore amico lanciò a Mary. 

James afferrò la propria borsa, ancora mai toccata dall’inizio della lezione, e si alzò per andare a sedersi accanto a Lily. Mentre si avvicinava al suo banco passò accanto a Mary, che gli strizzò l’occhio con un sorriso malizioso prima di andare a sedersi accanto a Sirius.

« Buongiorno, Evans! » esclamò con ritrovata allegria. « Bella anche di prima mattina, devo dire! »

La ragazza alzò gli occhi alla sua ultima affermazione, ma non lo rimproverò; al contrario, posò lo sguardo su di lui e rispose al suo saluto con un cenno del capo un po’ imbarazzato. Dopo quello che lui le aveva detto alla fine della riunione della settimana precedente, infatti, non sapeva bene come comportarsi con lui: in fondo era stato carino a preoccuparsi per lei a quel modo… ma era Potter. 

« Che pozione dobbiamo fare? » le chiese, non lasciandosi minimamente abbattere dal saluto che lei gli aveva rivolto, iniziando a tirare fuori dalla borsa il proprio libro di Pozioni e la bacchetta.

« Vedo che sei stato attento… » commentò Lily, non riuscendo a nascondere un piccolo sorriso divertito. « Lumacorno vuole che cominciamo a preparare il Distillato della Morte Vivente. Il procedimento è scritto a pagina 172 » aggiunse, capendo cosa le stava per chiedere.

Il ragazzo annuì e iniziò a sfogliare il libro per arrivare alla pagina che lei gli aveva detto, mentre Lily si accingeva a sistemare il calderone sull’apposito fornello e preparare i coltelli e il mortaio. 

« Cosa vuoi che faccia? » domandò nuovamente James, non capendo bene da dove cominciare. 

Per sua fortuna, ad ogni modo, Lily era una fuoriclasse in Pozioni, e proprio per questo aveva deciso di affidarsi totalmente a lei e ai suoi comandi. D’altro canto Lily gli lanciò un’occhiata a metà tra il sorpreso e lo scettico, come se volesse dirgli « Vuoi davvero farmi credere che hai intenzione di fare qualcosa? ».

« Se vuoi fare tutto da sola sappi che non mi lamenterei » l’avvisò, scherzoso, passandosi una mano tra i capelli come suo solito. « Mi sembrava fosse più educato offrirti il mio aiuto, tutto qua ».

« Un vero cavaliere… » fece lei, con quel tono un po’ scettico che gli rivolgeva spesso. 

« Come sempre » ribatté James, annuendo con convinzione alle proprie parole per enfatizzare il concetto e regalandole un sorriso a trentadue denti. « Allora? Cosa devo fare? »

« Puoi cominciare sminuzzando il fagiolo sopoforoso » rispose Lily con un sospiro, avvicinandogli poi una ciotola contente l’ingrediente da lei nominato. « Io intanto peso l’acqua e il sale marino da mettere da parte ».

« Ai suoi ordini, capo » esclamò lui, prima di concentrarsi su ciò che gli era stato detto di fare.

Con la coda dell’occhio la vide alzare gli occhi al cielo e mettersi al lavoro; sempre con molta discrezione osservò i suoi movimenti, precisi e controllati come sempre. Era molto concentrata su ciò che stava facendo e sembrò non accorgersi delle occhiate che lui le lanciava di tanto in tanto; tuttavia, quando le mostrò il risultato del proprio lavoro, la ragazza storse un pochino il naso. 

« Che c’è? » le domandò, guardando a sua volta il fagiolo sopoforoso che, a suo modesto parere, aveva sminuzzato egregiamente. 

« Diciamo che avresti potuto tagliarlo un po’ meglio » si limitò a commentare lei, stringendosi nelle spalle. 

Lei fece per prendere il suo lavoro e portarlo a termine da sé, ma lui glielo impedì; nella speranza di colpirla, infatti, riportò il tagliere davanti a sé e cercò di sminuzzare quel dannato fagiolo in maniera ancora più precisa. Una volta finito le fece di nuovo controllare il proprio operato, e questa volta lei annuì soddisfatta, regalandogli persino l’accenno di un sorriso. 

« Ora dobbiamo solo aspettare cinque minuti affinché la miscela di acqua e sale sia pronta » gli disse con fare pratico e sicuro. « Poi potremo andare avanti con la preparazione ».

« Cinque minuti di pausa? » fece lui, sorpreso. « Questa pozione mi piace già » aggiunse, appoggiandosi comodamente con la schiena alla sedia e allungando le gambe sotto il tavolo. 

Il suo commento riuscì a farla ridacchiare e lui, contento, sorrise di rimando. 

Non erano grandi amici, lui e Lily, questo James lo sapeva bene, ma era piuttosto convinto che l’astio della ragazza nei suoi confronti fosse diminuito notevolmente, se non addirittura scomparso. Da quando era diventata amica di Mary, dopotutto, loro due si erano ritrovati a parlare molto più spesso, sebbene lei avesse cercato di limitare il più possibile tali occasioni. In più adesso, dato che erano entrambi Caposcuola, avrebbero dovuto passare ancora più tempo assieme per forza, e, conoscendola, sapeva che lei avrebbe messo da parte l’ascia di guerra pur di fare un buon lavoro di fronte agli occhi del corpo docente. 

« Già stanco, Potter? » lo prese in giro lei, appoggiandosi a sua volta allo schienale della sedia ed incrociando le braccia al petto. « Pensavo che il mitico James Potter fosse instancabile ».

« Diciamo che quando si tratta di scuola mi stanco molto più facilmente » ammise James, con un sorriso furbo, ripensando a tutte le notti che aveva finito per dormire due ore pur di organizzare qualche scherzo insieme agli altri Malandrini. « Io invece mi chiedo come faccia tu a non stancarti mai tanto: segui persino più lezioni di Remus! » 

« Conosci il mio orario? » gli domandò, presa in contropiede. « Che sei, una specie di stalker? » aggiunse, guardandolo con circospezione. 

Lui inarcò le sopracciglia per un paio di secondi, prima di scoppiare a ridere come se avesse detto la battuta più divertente degli ultimi dieci anni. 

« Andiamo, Evans, ma fai sul serio? » esclamò, divertito e allibito insieme. « Okay, ammetto che negli ultimi anni potrei averti tormentato un pochino, ma… »

« Un pochino? » fece Lily, alzando un sopracciglio e sfidandolo a controbattere. « Di’ pure all’infinito ».

« Come sei esagerata » commentò James. « Così mi fai passare per uno sfacciato, cosa che io, ovviamente, non sono ».

« No, tu sei solo sfrontato, molesto, indiscreto, chiassoso… » ribatté lei, cominciando ad elencare tutti gli aggettivi che, negli ultimi due anni, gli aveva affibbiato. 

« Okay, okay, ho capito il concetto » la interruppe lui, le labbra piegate nel solito sorriso beffardo. « Ad ogni modo, dicevo. So che negli ultimi ti ho tormentato un pochino, ma da qui a darmi dello stalker… Su, Evans, sarò molesto, chiassoso, sfrontato… ma stalker? » 

Il fatto che spesso si ritrovasse a controllare il cartiglio con il suo nome e i luoghi che si recava, in fondo, non lo rendevano uno stalker. Assolutamente no. Lui era un ragazzo molto curioso e in quanto tale si interessava sempre tanto a ciò che facevano gli altri: non c’erano mica altri motivi dietro, eh. 

« Mmh » fu la semplice risposta di Lily, che non sembrava particolarmente convinta dalla sua autodifesa: dopotutto, fino all’anno precedente, James era sempre riuscito a trovarla ovunque, anche quando lei non aveva detto a nessuno dove sarebbe andata.

Lui si appoggiò al tavolo con il gomito e girò il busto verso di lei.

« Che c’è, Evans, non ti fidi di me? » le domandò, divertito.

« Neanche un po’, Potter » rispose lei, con un’espressione irriverente. 

James rise, scuotendo la testa; fece per ribattere, ma lo sguardo gli cadde per caso sull’orologio. 

« I cinque minuti sono passati, Evans » le fece presente, attirando la sua attenzione. « Cosa dobbiamo fare ora? » aggiunse poi, indicando il bicchiere con un cenno del capo.

« Oh! » esclamò Lily, prendendo il bicchiere e rovesciandone il contenuto nel calderone. « Ora dobbiamo aggiungere venti gocce di essenza di assenzio. Le ultime dieci vanno aggiunte tenendo il calderone inclinato verso il basso, però ».

Una volta fatto ciò, aggiunsero alla pozione anche le tre radici di valeriana richieste, tutte rigorosamente tritate in piccoli pezzi quadrati che però dovettero lasciar riposare in acqua per cinque minuti. 

« Tornando al discorso di prima… » cominciò James, volendo riempire quei cinque minuti. « Non ti stanchi mai della scuola? Insomma, io a volte vorrei solo chiudermi in camera e non lasciare il mio letto per qualcosa come una decina di giorni » ammise con nonchalance, ripensando con nostalgia al tepore delle proprie coperte e sorridendo tra sé e sé.

« Guarda che anche io a volte preferirei dormire piuttosto che andare a lezione » rispose Lily, come se fosse ovvio. 

James la guardò per qualche secondo, mettendola anche un po’ in soggezione dal momento che non parlava e non la smetteva di fissarla, prima di ridere. 

« Sì, come no » ribatté. « Sai che era bella, come battuta? »

« E tu sai di essere un imbecille, Potter? » fu la pronta risposta di Lily, che lo guardò malissimo. 

« Sì, penso che tu me lo abbia fatto notare già innumerevoli volte durante questi anni… » commentò James, fingendosi pensieroso, prima di riportare gli occhi su di lui e sorriderle. « Comunque non mi hai risposto. Mi ricordo benissimo i primi giorni di scuola: eri l’unica che riuscisse a tenersi al passo con i compiti dei professori… quindi: o sei un robot, o mi stai nascondendo qualcosa ».

« Solo abitudine » disse lei, stringendosi nelle spalle, ancora un po’ infastidita.

Lui la guardò sorpreso, le sopracciglia aggrottate in un’espressione perplessa.

« In che senso? »

« Be’, studiavo tanto anche quando andavo alle elementari… »  rispose Lily, vaga. « E per quanto riguarda oggi, Pozioni è la mia materia preferita, penso sia capito » aggiunse, dal momento che lui aveva preso a guardarla con un’espressione ancora più confusa stampata sul viso. « Che c’è? »

« No, niente, tutto okay. Solo che non ho la minima idea di cosa siano le elementari… » confessò, grattandosi la nuca con una mano e sentendosi terribilmente in imbarazzo nel fare la figura dell’ignorante di fronte a lei: tuttavia la sua curiosità aveva avuto la meglio e non era riuscito a non chiederglielo. 

« Oh! » esclamò lei subito, sentendosi un po’ scema nell’aver dato per scontato che lui conoscesse le scuole elementari sebbene fosse un mago Purosangue. « Devi sapere che i Babbani mandano alle elementari i figli dai sei ai dieci anni, poi c’è la scuola media fino ai tredici e infine le superiori fino ai diciassette » gli spiegò con semplicità, dando poi una rapida occhiata al libro per vedere quale fosse il procedimento successivo. 

« Ah, ho capito » commentò. « E cosa studiano? »

« Ma non segui Babbanologia, tu? » domandò Lily, divertita. 

« Guarda che inizio a pensare che la stalker sia tu, Evans, eh… » rispose lui, strizzandole un occhio e facendole alzare gli occhi al cielo. 

« Sì, certo, sogna pure ».

« Lo farò, non ti preoccupare: dopotutto i miei sogni sono sempre più dolci se ci sei tu » scherzò lui, non accorgendosi però di averla fatta arrossire leggermente sulle gote. « Su, cosa studiano a queste elementari? »

« Be’, studiano materie diverse dalle nostre » rispose lei, decidendo di non commentare la propria presenza nei sogni di James Potter. « Sai: geografia, matematica, letteratura, scienze… E poi storia, che è un po’ l’equivalente babbano di Storia della Magia ».

Il ragazzo annuì, guardandola con lo stesso interesse che avrebbe mostrato un bambino di fronte ad una fontana di cioccolato. 

« E qual era la tua materia preferita? » le domandò, sinceramente curioso. 

Lily gli lanciò un’occhiata divertita, cercando di non ridere per la sua espressione così intrigata.

« Ero troppo piccola per avere una materia preferita vera e propria… » ammise, dopo averci riflettuto qualche secondo. « Forse letteratura, ma te lo dico più che altro perché ho sempre amato leggere… »

« Ma non mi dire? » scherzò James con un sorriso sghembo. « Non l’avrei mai detto! »

« Vero? » fece lei, reggendogli sorprendentemente il gioco. « Sai, in fondo qualcuno qui ha un cervello… »

« Stai parlando di me, vero? » 

« Stiamo parlando di qualcuno che ha un cervello, non di qualcuno che ha le capacità intellettive di un asticello » rispose Lily, godendosi poi a pieno la faccia scandalizzata che lui mise su.

« Su, almeno di uno Snaso! » esclamò, punto nel vivo. « L’asticello può essere Sirius, al massimo! » aggiunse, forse a voce un po’ troppo alta, dal momento che il ragazzo interpellato gli lanciò un’occhiata confusa dal fondo della stanza. 

« Ssh! Abbassa la voce! » lo ammonì la ragazza, dandogli un colpetto sul braccio non appena vide lo sguardo di Lumacorno saettare nella loro direzione. « Sono passati cinque minuti, andiamo avanti con la pozione ». 

Sbuffando, James annuì e seguì per filo e per segno le sue istruzioni. La loro pozione era di un bel color ribes, proprio come segnalava il libro, e alla fine della lezione, con loro somma soddisfazione, riuscirono ad ottenere un composto il cui colore tendeva al rosa pallido. 

Lily verso parte della pozione in una boccetta da consegnare al professore e, prima di iniziare a sistemare le proprie cose, si girò verso il ragazzo che quel giorno era stato il suo compagno di banco. 

« In fondo non è stato così terribile lavorare con te, Potter » ammise, con un tono forse un po’ troppo serio, facendolo scoppiare a ridere. 

« Tutto è piacevole in mia compagnia » scherzò James, che si era già alzato in piedi, sistemandosi la borsa a tracolla e facendole l’occhiolino.

Fino a due anni prima una frase del genere l’avrebbe fatta imbestialire, ma quel giorno Lily trovò la battuta di Potter divertente: nel tono del ragazzo, infatti, non c’era traccia della malizia che aveva caratterizzato tutte le battute che le aveva rivolto durante il quinto anno. Stava solo cercando di risultare simpatico e, strano ma vero, ci stava anche riuscendo… un po’. Non troppo, ovviamente, perché insomma, Potter è Potter.

« Adesso non ti allargare » rispose lei, avvicinandosi poi a Lumacorno per dargli la loro pozione.

Dopodiché, con un movimento morbido del polso, usò la bacchetta per far sparire il resto della pozione dal calderone, che tornò subito lindo e pulito. 

« Sai una cosa, Evans? » le chiese James, che era rimasto fermo vicino al loro banco, una volta che lei fu tornata al posto per prendere le proprie cose. 

« Dimmi, Potter » lo incoraggiò Lily, riponendo il proprio libro all’interno della cartella.

« Penso che dovremmo cominciare a chiamarci per nome » disse infine, e lei fece immediatamente scattare gli occhi sul suo viso. « Sì, insomma, lavoreremo insieme per i prossimi nove mesi, sarebbe sciocco usare ancora i nostri cognomi… e poi James è un nome talmente bello, come potresti non volerlo pronunciare ogni giorno? »

Lily lo fissò per qualche istante, sorpresa e allibita, prima di pensare che, in fin dei conti, lui non aveva tutti i torti. Dopotutto lui era Caposcuola proprio come lei, e questo significava che almeno una volta ogni due settimane lo avrebbe dovuto vedere per organizzare i turni delle ronde; per non parlare, poi, delle pattuglie che avrebbe dovuto fare in sua compagnia o tutte le riunioni dei Prefetti del martedì.

« Penso… penso che si possa fare » rispose infine, sistemandosi la borsa sulla spalla. « E per la cronaca, Lily è un nome molto più bello » aggiunse, prima di girarsi e avviarsi verso la porta della classe per uscire. 

Lui ovviamente la seguì, deciso a non farsela scappare, e la affiancò rapidamente. 

« Mi trovi assolutamente d’accordo, Lily » disse, calcando sul suo nome. 

« Fantastico, James » ribatté lei, alzando gli occhi al cielo. 

Nel frattempo, all’interno della classe, in ultima fila, Mary stava guardando in cagnesco Sirius. 

« Dammi quella boccetta! » esclamò, stizzita, allungandosi verso il ragazzo per togliergliela dalle mani. « Dai, dammi quella dannata boccetta! »

Lui tuttavia non sembrava volergliela dare vinta, perché, anziché avvicinarle l’oggetto desiderato, lo allontanò ancora di più da lei alzando il braccio in alto. Mary saltò due volte nel vano tentativo di afferrarla, prima di dargli un pugno neanche troppo leggero sul petto, prendendolo alla sprovvista e costringendolo ad abbassare la guardia. 

« Aha! » esultò quando riuscì a sottrargli la boccetta, sorridendo vittoriosa e andando a consegnarla a Lumacorno. 

Quando tornò, vide che Sirius si stava ancora massaggiando il punto dove l’aveva colpito e si mise a ridere. 

« Oh, andiamo, non vorrai dirmi che ti ho fatto male! » lo prese in giro tra una risata e l’altra mentre sistemava le proprie cose. 

« Come se fosse possibile » ribatté lui con superiorità. « Con quel braccino che ti ritrovi, poi » aggiunse, ghignando. 

« Braccino a chi, scusa?! » sbottò Mary, avvicinandoglisi. 

« A te, Mac, proprio a te » le rispose, mettendosi la borsa in spalla e facendo per avviarsi verso l’uscita, sicuro che lei lo avrebbe seguito. 

« Ah, pensi di andartene così? » s’infervorò lei, affiancandolo più veloce che poté. 

« Nah » fece lui, stringendosi nelle spalle. « Sapevo che non avresti resistito senza di me e che mi avresti rincorso, quindi… »

Lei sbuffò e gli diede una gomitata sul braccio, facendolo ridacchiare. 

« Andiamo, mister modesto, che ho fame » esclamò, afferrandolo per l’avambraccio e trascinandolo con sé verso la Sala Grande.

 
 
 


Note:
Be’, che dire? Intanto mi scuso per il giorno di ritardo, ma ieri ho avuto una sessione di studio matto e disperatissimo e non ho avuto il tempo di rileggere il capitolo! Cercherò di farmi perdonare, su.
Intanto volevo spiegare un attimo il motivo del titolo “Dalle Ceneri”. Le ragioni sono molteplici, ma forse alcune le avrete già intuite leggendo! “Dalle ceneri” si riferisce alla situazione tra Lily e James, che sta migliorando un po’ alla volta, una sorta di “rising from ashes”, ecco. Per quanto riguarda Mary e Sirius, poi, ovviamente si riferisce al ricordo di Mary: qui “dalle ceneri” nel senso “dal passato”. E poi, be’, “dalle ceneri” per Lily che ricorda la teoria di Severus su Remus. Ha senso? Non lo ha? Non lo so, ma non ho trovato un titolo migliore, a dire il vero!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non vi sia sembrato troppo forzato, soprattutto la parte del ricordo di Mary! Probabilmente Sirius non avrebbe dovuto dirle di Remus, ma in fondo era sconvolto e non aveva nessuno dalla sua parte, perciò dai, perdoniamolo!
Fatemi sapere cosa ne pensate! 
Un bacio,
Ale
PS: stavo pensando di ricominciare ad usare una pagina facebook che avevo creato tempo fa, in modo da potervi tenere informare sugli aggiornamenti della storia e magari condividere con voi qualche spoiler o delle foto (come quelle dei prestavolto dei personaggi). Se l'idea vi interessa, la pagina è questa: riprenderò a pubblicare qualcosa a breve.

 
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Eralery