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Autore: Eralery    18/01/2016    9 recensioni
Cap3:
« Sai, qualcuno qui ha un cervello… »
« Stai parlando di me, vero? » 
« Stiamo parlando di qualcuno che ha un cervello, non di qualcuno che ha le capacità intellettive di un asticello » rispose Lily, godendosi appieno la faccia scandalizzata che James mise su.
« Su, almeno di uno Snaso! » esclamò, punto nel vivo. « L’asticello può essere Sirius, al massimo! »

Cap8:
« Punto primo: io non sbavo dietro Lily Evans » precisò James, con aria truce. « Punto secondo: nessuno è immune al fattore Potter, figurati se può repellere qualcuno! Punto terzo: vaffanculo, Padfoot, okay? Vaffanculo ».
Cap18:
« Non pensare di poterti liberare così facilmente di me ».
Lily rimase in silenzio per qualche secondo, prima di sospirare e sciogliersi in un piccolo sorriso.
« Suona un po’ come una minaccia… » commentò a voce bassa, facendolo ridacchiare.
« Oh, è una minaccia bella e buona ».

Cap20:
Lily avvertì la mano di James stringersi intorno alla propria e le loro dita intrecciarsi, ma non c’era traccia di imbarazzo o di incertezza in tutto ciò. Non vi era abituata, ma quando James, sempre sorridente, si girò verso di lei per dirle qualcosa, Lily, in tutta quella situazione, non riuscì a trovarvi neanche un difetto.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Mary MacDonald, Ordine della Fenice, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Under Their Scars'
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Capitolo II
Al sicuro (o forse no)

 
2-al-sicuro
« Oh, baby, baby, it’s a wild word
It’s hard to get by just upon a smile ».
Cat Stevens, "Wild World"
 

Dopo aver rimandato ad oltranza il momento di alzarsi dal letto, Lily dovette arrendersi e togliere la testa da sotto le coperte, accorgendosi così che tutte le finestre erano già state spalancate e che lei era l’ultima ad essersi svegliata. Perfino Miriam si era alzata prima di lei, e ciò era un evento da segnare sul calendario vista la sua rarità: eppure era lì, in piedi di fronte allo specchio, tutta concentrata sul rossetto rosa che stava stendendo sulle proprie labbra. 

Claire si stava sistemando allacciando la camicia, mentre chiacchierava - a voce fin troppo alta per i timpani ancora sensibili di Lily - con Kate, che invece era già pronta e si stava spazzolando i capelli castani. Vedendo che il letto di Mary era vuoto e che la porta del bagno era chiusa, capì che la sua amica doveva essere proprio lì.

Quando la voce alta di Mary, sebbene leggermente attutita dallo scrosciare della doccia, arrivò alle loro orecchie, Lily e Miriam si lanciarono un’occhiata divertita. Entrambe conoscevano quel pezzo praticamente a memoria, perché era uno dei preferiti di Mary e lei lo cantava di continuo ormai dall’anno prima. Era un brano dei Ministry of Sound, un gruppo musicale magico che ormai da qualche anno spopolava tra i giovani. 

« Noi cominciamo a scendere, ragazze » disse ad un tratto Claire, attirando dunque l’attenzione di Miriam e Lily. « Ci vediamo giù in Sala Grande, va bene? »

« Be’, io direi direttamente in classe » commentò invece Kate, lanciando un’occhiata divertita alla rossa. « Lily, forse è meglio se cominci a prepararti, altrimenti rischi di far tardi a colazione ».

Sebbene non avesse minimamente voglia di farlo, Lily si alzò dal letto e cominciò a preparare la divisa che avrebbe indossato dopo essersi fatta una bella doccia. Nel breve tragitto tra il letto e l’armadio, tuttavia, fece il grande errore di guardarsi allo specchio, scoprendo così il disastro che erano in quel momento i suoi capelli. Borbottando maledizioni contro la propria chioma, prese dal guardaroba una camicetta leggera, la gonna della divisa, la cravatta e un paio di calze. Posizionò tutto sul letto e vi si sedette, aspettando che il bagno venisse liberato. 

Fortunatamente Mary uscì dopo pochi minuti: aveva già indossato la divisa, ma si stava ancora occupando degli ultimi bottoni della camicia. Stava ancora canticchiando tra sé e sé, accompagnando il tutto con degli eccessivi movimenti dei fianchi, ma smise non appena vide Lily. 

« Ah, ce l’hai fatta a svegliarti! » esclamò con un sorriso raggiante, avvicinandosi al proprio letto. « Le vacanze ti hanno fatto proprio male! Anche Miriam si è svegliata prima di te, oggi! »

« Ehi! » fece Miriam, in realtà palesemente divertita. 

Lily rise, alzandosi dal letto e dirigendosi verso il bagno. 

« Mi faccio una doccia veloce e sono pronta, datemi una decina di minuti al massimo » disse, facendo per entrare in bagno. 

« Non vi dispiace se vi aspetto direttamente giù a colazione, vero? » domandò Mary prima che lei si chiudesse la porta alle spalle. 

« No, certo » rispose Miriam, stringendosi nelle spalle.

« Ma come mai vuoi già scendere? » domandò invece Lily, un po’ perplessa. 

Mary alzò le spalle con finta nonchalance, ma alla rossa non sfuggì il sorriso malandrino che le piegò le labbra senza che lei riuscisse a trattenersi: le bastò quello per capire che la sua amica aveva in mente uno scherzo.

« Oh, nulla di che » rispose vaga, giocando distrattamente con la fine della treccia laterale in cui aveva legato i capelli. « Stavo pensando di svegliare James come si deve. Dopotutto l’anno scorso lui è stato così gentile da farlo per me, non ricambiare sarebbe maleducato. Giusto? »

« Oh, giustissimo » ridacchiò Miriam, iniziando a spazzolarsi i capelli. « Ovviamente non c’entra niente il fatto che lui ti abbia colorato i capelli di blu, l’anno scorso, no? »

« Certo che no! Per chi mi avete presa? » ribatté Mary, prima di far loro l’occhiolino ed uscire dalla stanza con aria allegra. 

Lily la guardò andarsene, sospirando. 

« Non cambierà mai, eh? » domandò a Miriam. 

« Mmh… no, non penso. Dopo una vita passata con James Potter credo che il danno sia ormai irreversibile » rispose l’altra, sorridente. « Ora vai a farti la doccia, su! O vuoi presentarti in Sala Grande così, distruggendo qualunque chance di rimorchio già il primo giorno? Non che sia un mio problema: meno ragazzi per te, più ragazzi per me! » aggiunse, scherzosa. 

« Vado, vado » si affrettò a dire Lily, divertita, entrando finalmente in bagno. 

Aprì subito l’acqua e mentre quella si riscaldava si tolse il pigiama, posandolo sul bordo del lavabo. Non appena mise piede nella doccia ed avvertì il calore dell’acqua scivolarle sulla pelle si lasciò andare ad un sospiro appagato, iniziando dunque a lavarsi. 

La sua mente tornò a quanto Miriam le aveva appena detto, e Lily si stupì per l’ennesima volta di quanto Mary fosse allo stesso tempo simile e diversa da James Potter. 

Essendo migliori amici sin dall’infanzia, infatti, i due erano veramente molto legati e riguardo molte cose sembravano l’uno la fotocopia dell’altra; tuttavia, sebbene per i primi quattro anni lei e Mary si fossero detestate cordialmente, negli ultimi due anni Lily aveva scoperto che quella ragazzina, inizialmente considerata un’arrogante teppista, era in realtà simpatica, molto sveglia e disponibile. Potter, al contrario, non le aveva mai dato veri motivi per cui si sarebbe dovuta ricredere sul suo conto: sì, aveva finalmente smesso di assillarla di continuo per chiederle di uscire, ma fino all’anno prima aveva continuato a comportarsi come se tutto gli fosse dovuto solo perché lui era il mitico James Potter

Ciononostante, doveva anche ammettere che si vedeva da lontano un miglio quanto Potter tenesse a Mary, e Lily non poteva che essere un po’ invidiosa di quella che ormai era anche la sua migliore amica: quei due erano così intimi ed uniti che a volte - solo a volte - le ricordavano la sua amicizia ormai finita con Severus. Se a farle stringere lo stomaco fosse la maniera di parlare, guardandogli negli occhi e capendosi solo così, o quell’istinto fraterno che c’era tra loro, questo Lily non lo sapeva e, forse, non lo voleva sapere.

Imponendosi di non pensarci più, uscì fuori dalla doccia e si strinse nell’accappatoio, tornando poi in camera. Miriam era seduta sul suo letto e stava leggendo la copia di Strega Oggi del giorno prima.

Lily si vestì velocemente, chiacchierando con Miriam delle vacanze estive. A quanto diceva, per scappare dalla guerra aveva passato tutta l’estate in un paesino sperduto della Francia, anche lei lontana dai propri amici. 

Continuarono il discorso anche durante il tragitto fino alla Sala Grande, eppure Miriam, per qualche motivo, sembrava molto meno turbata di Lily. Le sarebbe piaciuto prenderla più alla leggera, ma non ci riusciva: le era pesato molto trascorrere l’estate senza poter ricevere alcuna notizia sul mondo magico. 

Ad ogni modo, una volta entrata in Sala Grande i capelli fucsia e il broncio di James Potter catalizzarono la sua attenzione. 

Davanti a lui, Mary mangiava tranquillamente le proprie uova strapazzante, probabilmente facendo continui commenti sulla sua acconciatura - Lily lo capiva da come indicava la sua testa con la forchetta, trovando supporto negli altri Malandrini. Neanche Remus, infatti, riusciva a non ridacchiare di fronte alla zazzera rosa del suo amico. 

« Io sono stata invitata al tavolo di Corvonero per la colazione » le disse Miriam, attirando così la sua attenzione. « Vi raggiungo direttamente dopo! » aggiunse, prima di scoccarle un bacio volante ed avviarsi verso il tavolo di Corvonero. Casualmente, il posto che era stato tenuto occupato per lei era proprio quello di fianco a George Stebbins. 

Lily ridacchiò tra sé e sé, incamminandosi a sua volta verso Mary e i Malandrini. 

« Ti dona davvero molto questo colore, Potter » esordì, sedendosi accanto alla propria amica. 

Quest’ultima lanciò l’ennesima occhiata compiaciuta alla propria opera, mentre il ragazzo gemette e si passò le mani tra i capelli, e dalla sua espressione sembrava indeciso se mettersi a piangere o affatturare l’artefice di quel obbrobrio. 

« Sono contento che il mio nuovo look ti piaccia così tanto, Evans » ribatté lui, non riuscendo a trattenersi dal flirtare brevemente con lei, prima di girarsi nuovamente verso Mary. « Dai, dimmi che mi hai messo nel bicchiere! Non puoi davvero volermi far andare in giro così! » esclamò poi, afferrandosi una ciocca di capelli come se volesse mostrare alla ragazza la gravità di ciò che aveva fatto.

Una volta sceso a colazione insieme a Mary e agli altri Malandrini, infatti, James si era preoccupato solo di procurarsi del bacon prima che Sirius lo finisse tutto, perciò non si era accorto della pozione che Mary aveva versato di nascosto nel suo succo di zucca. Quando l’aveva bevuto, però, aveva sentito uno strano prurito alla cute, seguito dalle risate forsennate di Sirius. Quando aveva visto il suo riflesso nel cucchiaio si era quasi sentito mancare: i suoi meravigliosi capelli neri… erano diventati un’orribile massa fucsia! 

« Certo, contaci » rispose Mary, guardandolo con finta compassione. 

« Guarda che ti sta bene come colore, Prongs » s’intromise Sirius, scambiandosi un’occhiata divertita con Mary. « Ti fa proprio risaltare gli occhi! »

« Ah-ah-ah » fece James, ironico, mettendo su una smorfia insofferente. « Simpatici come al solito ».

Vedendolo così profondamente turbato da ciò che era successo ai propri capelli, Remus gli diede qualche passa sulla spalla per confortarlo; nel farlo, tuttavia, non riuscì a trattenere una risata e causa di ciò si guadagnò l’ennesima occhiataccia.

« Dai, James, non è una tragedia così grande… » provò a dire Peter, cercando di nascondere un sorrisetto dietro il proprio bicchiere di latte. 

« Già, James, avrebbe potuto abbassarti i pantaloni e far vedere a tutti i boxer con i boccini che indossi! » lo interruppe Sirius come se nulla fosse.

Se possibile il volto di James perse ancora più colore e Lily pensò che fosse sul punto di svenire. Tuttavia il ragazzo si riprese immediatamente e il suo viso passò dal bianco al rosso con una velocità impressionante. 

« Avevi promesso di non dirlo! » protestò, cercando di ignorare la risata incessante di Mary.

« Davvero li indossi? » gli domandò la ragazza, divertita. « Pensavo li avessi buttati! Persino tuo padre ti ha detto che erano tremendi! »

A quel punto neanche Lily riuscì a trattenere una risatina, e quando James se ne rese conto sembrò arrossire ancora di più. Sembrava così innocente e così poco James Potter che le venne quasi - quasi - voglia di rassicurarlo: in fondo anche lei in valigia aveva un pigiama di flanella verde con degli elefantini rosa.

« Solo perché tutte le mie altre mutande erano stranamente scomparse! » si difese, lanciando un’occhiataccia a Sirius, che si limitò a sollevare le mani in alto cercando di sembrare innocente. « E poi Sirius ne ha un paio con dei cagnolini viola! Perché non prendete in giro un po’ anche lui, eh? » aggiunse, mentre sul suo sorriso si formava un sorriso soddisfatto.

« Sei un infame! » esclamò l’amico. 

« Ah, senti chi parla! » 

« Parlo io, che, al contrario tuo, risulterei magnifico anche con un sacco dell’immondizia addosso » gli rispose con aria di sufficienza. « Ecco perché non prendono in giro anche me » aggiunse, ma Mary lo guardò con un sogghigno che non gli piacque affatto. 

« Continua a crederci » gli disse, poggiando i gomiti sul tavolo e guardandolo dritto negli occhi, dal momento che era seduto proprio di fronte a lei. « Tanto ho già una tua foto con quelli addosso » concluse, godendosi appieno la sua espressione scandalizzata. 

« Certo, come no » ribatté lui, una volta ripreso il possesso di sé, mettendo su un’espressione disinteressata. 

Mary gli sorrise, sbattendo le ciglia con aria allegra, prima di alzarsi lentamente dal tavolo. 

« Sai cosa? » gli chiese, senza smettere di guardarlo negli occhi. « Penso proprio che andrò a dare quella meravigliosa foto a Polly McPearson: chi sono io per proibire a tutte le tue ammiratrici un capolavoro del genere? » 

Lily lanciò un’occhiata alla Tassorosso appena nominata, la quale sedeva tranquillamente al suo tavolo e chiacchierava animatamente insieme ad alcune compagne. Era una ragazza esuberante, ma era anche una gran pettegola e qualche volta per la scuola erano girate voci false proprio a causa sua.

« Non oseresti » disse Sirius, assottigliando lo sguardo. 

« Vogliamo scommettere? » fece lei. « Ci vediamo in classe, ragazzi! » aggiunse, girandosi e incamminandosi verso l’uscita della Sala Grande. 

Sirius aspettò qualche secondo, ma alla fine, tra le risate dei suoi amici, imprecò e si alzò a sua volta per rincorrerla. Mary tuttavia doveva esserselo immaginata, perché quando lui si ritrovò nell’atrio la vide che correva già su per la scalinata principale. Continuando ad imprecare, accelerò il passo e la raggiunse dopo poco, nel corridoio del primo piano.

« Devi distruggere quella foto » le disse, serio, fermandosi davanti a lei e appoggiando la mano sul muro accanto a sé, così da bloccarle la strada con il proprio braccio. 

« Non ci penso neanche » rispose Mary con un sorriso impertinente, prima di abbassarsi e passare proprio sotto il suo braccio. 

« Salazar maledetto » imprecò lui, girandosi velocemente e vedendola camminare a passo svelto per il corridoio. 

Ancora una volta non ci mise molto a raggiungerla, ma questa volta decise di bloccare qualunque suo tentativo di fuga; quando le fu abbastanza vicino, dunque, si affrettò a stringerla la vita con le braccia, tenendola ferma sul posto.

« Su, ripeti dopo di me: tranquillo, Sirius, ora torno in camera e brucio quella foto » le disse, parlandole vicino all’orecchio. 

« Tranquillo, Sirius, ora torno in camera ed incornicio quella foto » lo provocò lei, trovando tra le sue braccia lo spazio necessario per girarsi verso di lui e non dargli più la schiena. « Va bene così? » gli domandò poi, inclinando la testa di lato e regalandogli l’ennesimo sorriso strafottente di quella mattina. 

« Neanche un po’, Mac, neanche un po’ » rispose Sirius con un finto sorriso, sebbene in realtà si stesse divertendo. « Dai, non vuoi metterti contro di me già il primo giorno ».

« Altrimenti? Che mi fai? » chiese lei, ridendo poi della sua espressione fin troppo seria. 

« Non vuoi saperlo » rispose lui, la voce leggermente più roca, allentando la stretta sul suo giro vita. 

Mary rise nuovamente, lasciando che Sirius facesse un passo indietro e si allontanasse da lei. 

« Non dovresti volermi come nemico, Mac » l’ammonì lui. 

« Tu non dovresti volere me come nemica, Sir » ribatté prontamente lei. « Devo ricordarti la volta che ti ho riempito di nascosto il letto di ortiche? »

« Ah, la metti così? » fece Sirius, appoggiandosi al miro e inarcando un sopracciglio. « Devo ricordarti la volta che ti ho fatto bere la Pozione Scordarella la mattina del compito di Storia della Magia? »

Mary sbuffò e alzò gli occhi al cielo, prima di mettersi di fronte a lui ed afferrarlo per un braccio, cercando di trascinarlo in direzione della classe di Incantesimi. Sirius inizialmente fece un po’ di resistenza e poi, quando lei non se lo aspettava, si mosse da solo; lei, presa in contropiede, fece per tirarlo un’altra volta e quasi cadde all’indietro.

« Questo scherzo lo conosce anche mia nonna! » gli gridò dietro, dal momento che lui l’aveva già superata di qualche metro e stava continuando a camminare imperterrito. 

« Intanto ha funzionato » si limitò a dire Sirius, senza neanche girarsi, ma alzando una mano in cenno di saluto.

Mary assottigliò gli occhi, ma poi sorrise di nuovo, vittoriosa. Mise rapidamente mano alla bacchetta e la puntò verso la testa del ragazzo, che, inconsapevole, procedeva lungo il corridoio. Pochi secondi ed un Incantesimo non verbale dopo, un getto violetto fuoriuscì dalla punta della sua bacchetta, colpendo in pieno Sirius. 

Quest’ultimo si fermò di botto, sentendo le proprie orecchie diventare ogni secondo più pesanti. Rimase immobile per un minuto, finché le sue orecchie non smisero di crescere, e solo allora trovò il coraggio di toccarsele. Quando lo fece, ad ogni modo, emise un gemito strozzato e si girò immediatamente verso Mary, che ormai l’aveva raggiunto e lo stava superando in quell’esatto momento. 

« Fammele tornare come prima! » esclamò, oltraggiato, continuando a sfiorare quelle che erano palesemente delle orecchie da elefante. 

« Non sei il geniale Sirius Black? » gli domandò, girando appena il viso nella sua direzione prima di riprendere a camminare. « Arrangiati ».

Questa volta fu Sirius a prendere in mano la bacchetta e puntarla contro la schiena di Mary. I bei capelli scuri di quest’ultima, infatti, vennero colpiti da un lampo giallo ed assunsero uno strano color turchese. Come se non bastasse, sembrava che fosse appena passata tra un milione di palloncini per quanto erano elettrostatici.

« Ti dona proprio il turchese, sai? » le gridò dietro Sirius, allungando il passo per raggiungerla e potersi godere la sua espressione orripilata. 

Quando si accorse del nuovo colore dei suoi capelli, infatti, Mary spalancò la bocca e continuò a toccarseli ed osservarseli per qualche secondo, prima di alzare gli occhi su di lui. 

« Eh, no! I capelli no! » protestò, e stava già per alzare la bacchetta quando sentì qualcuno schiarirsi rumorosamente la voce alle loro spalle.

Girandosi, si trovarono faccia a faccia con il professor Vitious. 

« Oh, cielo, non di già » commentò il professore, a metà tra il rassegnato e il divertito, vedendo i capelli di Mary e le orecchie di Sirius. « Per stavolta non vi dico nulla. Però su, entrate, la lezione sta per cominciare » aggiunse, magnanimo.

Solo in quel momento i due si accorsero di essere arrivati, tra un incantesimo e l’altro, proprio di fronte alla classe di Incantesimi. 

« Sì, professore » dissero quasi in coro - sebbene Sirius vi avesse aggiunto un saluto da sergente militare - prima di entrare rapidamente in classe. 

I loro amici erano già arrivati ed avevano già preso posto; Lily era seduta al banco davanti quello di Peter e Remus, mentre James aveva occupato il banco accanto a quello degli amici. Quando li videro entrare in quelle condizioni, tuttavia, non poterono che scoppiare a ridere insieme a tutto il resto della classe. 

« Non ci credo » commentò Peter tra una risata e l’altra, appoggiandosi al banco. 

« Bei capelli, Bun » disse invece James, guardando Mary con un sorriso soddisfatto: non solo i suoi capelli erano stati attaccati ingiustamente, ormai. « Ti dona molto quel colore, sai? »

Lily nascose invano una risata dietro il palmo della propria mano, mentre Remus si lasciava andare all’ennesimo attacco di ridarella di quella mattina. 

« Merlino, Pad, le tue orecchie » fece infatti Moony, quasi paonazzo, non riuscendo a smettere di ridere.

Mary e Sirius si lanciarono un’occhiataccia, prima di incamminarsi entrambi verso i posti che erano stati tenuti per loro da James e Lily. 

« Be’, in fondo non è un brutto colore, dai » provò a dire la rossa una volta che Mary le si fu seduta accanto. 

Lei non le rispose, limitandosi a lanciarle un’occhiataccia e prendere il proprio libro di Incantesimi dalla borsa. Lily alzò gli occhi al cielo: Mary, proprio come James Potter, era dannatamente fissata con i suoi capelli.

Vitious entrò subito dopo, non riuscendo a trattenere un sorriso quando vide di nuovo la chioma di Mary e le orecchie di Sirius: in fondo lo confortava vedere che i suoi studenti, nonostante il periodo che stavano vivendo, riuscivano ancora a trovare la voglia e la capacità di ridere e vivere. 

Prima di iniziare a parlare, senza nascondere un sorrisino, Vitious si premurò di far tornare normali sia i capelli di Mary sia le orecchie di Sirius.

« Allora, benvenuti! Come ben saprete, questo è il vostro ultimo anno ad Hogwarts e immagino avrete già capito che sarà più difficile del solito. Ma per ora, voglio congratularmi con voi per essere arrivati fin qui. Siete voi il futuro del nostro mondo, in fondo ». 

Vitious finì il discorso con un sorriso paterno, e subito dopo il rumore di un applauso arrivò dal fondo dell’aula: il professore si girò e il suo sorriso si allargò ancora di più nel vedere – come al solito, il primo – James Potter in piedi che batteva le mani. 

Il resto della classe si unì a quel breve applauso, come se avessero dimenticato che fuori da quelle mura non sarebbe più stato tutto rosa e fiori, ma che avrebbero dovuto confrontarsi con qualcosa di più grande di loro.

 

*

 

La prima settimana di scuola passò più velocemente del normale: tra le ronde, gli allenamenti di Quidditch e tutti i compiti che avevano da fare, a James sembrava che ogni giornata durasse solo poche ore e, contrariamente agli anni precedenti, avrebbe preferito che così non fosse.

Hogwarts, dopotutto, era il posto sicuro di tutti, la casa di ognuno – e per alcuni era anche l’unica. Fuori da lì, la guerra imperversava senza sosta e le persone continuavano a sparire e morire. 

Il Mondo Magico era in crisi, ma si cercava di non darlo a vedere: tutti provavano a nascondere ogni cosa sotto dubbi e menzogne di qualunque tipo. 

Nessuno voleva mostrare apertamente il proprio dolore, la propria paura, perciò chiunque cercava di non pensarci, illudendosi che fosse tutta una grande e ben architettata bugia, che non ci fosse nulla di reale. 

Ma i Mangiamorte erano ormai ovunque, anche se erano pochi quelli che si erano riusciti a cogliere in flagrante, e negli ultimi tempi, si era accorto James, anche tra gli studenti erano iniziati a sorgere dubbi: ragazzi che erano stati amici per anni avevano improvvisamente smesso di parlare, mentre la maggior parte aveva preso l’abitudine di muoversi sempre in gruppo per evitare attacchi.

James capiva che fosse difficile fidarsi degli altri, ma lui non riusciva a credere che qualcuno potesse davvero rischiare di essere attaccato nel castello. 

Era Hogwarts, il posto più sicuro al mondo.

Andò a sbattere contro qualcuno di uno dei tanti gruppetti che a quell’ora affollava il corridoio principale del terzo piano. Non appena gli fu abbastanza vicino, afferrò Sirius per le spalle, affiancandosi poi a lui con il respiro corto. 

Si passò, come al solito, una mano tra i capelli già spettinati e salutò gli altri due amici con un cenno del capo.

« Allora, Moony » riprese a dire Sirius, dando un pugno sul braccio a James come saluto. « A quando la prossima luna piena? »

« Il ventisette » rispose Remus, facendosi largo tra alcuni studenti del terzo anno per arrivare alle scale principali e cominciare a salire. 

« Si torna alle origini, quindi » scherzò James con un sorrisetto, sistemandosi meglio la borsa sulla spalla: i libri al suo interno pesavano terribilmente, così si appuntò mentalmente di cercare presto un incantesimo per rimediare a ciò.

« Spero che quest’anno il gatto di Gazza non mi rincorra ancora… » brontolò Peter, lanciando un’occhiataccia al suddetto gatto, che proprio in quel momento stava lasciando il settimo piano. 

Loro lo superarono e lui soffiò a Peter, come ormai faceva da quando si erano trasformati per la prima volta. Ogni volta che vedeva Sirius, invece, miagolava forte e si allontanava di corsa.

Sirius scoppiò a ridere e diede una pacca d’incoraggiamento a Peter. 

« Se quel gatto ti dovesse dare troppi problemi, non farti problemi a chiamarmi » disse il giovane Black, scherzoso, tra una risata e l’altra. « Posso capire quanto lui ti terrorizzi. Con quel suo pelo sudicio, poi… Una visione terrificante ».

Peter alzò gli occhi al cielo, senza però riuscire a trattenere un sorrisetto divertito.

« Non sei simpatico, Sirius » replica lui.

« Oh, Peter, mi trovi perfettamente d’accordo » commentò la voce di Mary alle loro spalle. 

Tutti e quattro si fermarono per aspettarla: pensando che sarebbe tornata con le sue compagne di classe, avevano lasciato la classe non appena era suonata la campanella.

Lei li raggiunse rapidamente e questa volta su Sirius ad alzare gli occhi al cielo.

« Come se non mi amassi anche tu, Mac » ribatté prontamente lui alla sua battuta.

Mary rise e gli diede un pugno neanche troppo delicato sulla spalla, prima di prendere sottobraccio James.  

« L’importante è esserne convinti, Sirius » disse lei con un sorriso. « Di che stavate parlando, comunque? » 

« Del piccolo problema peloso di Moony » rispose Peter.

Mary annuì, pensierosa. 

« Quando cade questo mese? » chiese, non ricordandosi la data dell’ultima luna piena.

« Il ventisette, miss “Sono un genio in Astronomia” » le rispose Sirius, ironizzando sul fatto che lei non avesse mai preso un voto che non fosse E in quella materia. 

« Come si fa a non amare un ragazzo così simpatico? » domandò, sarcastica, lanciandogli una breve occhiataccia. 

« Non si può, infatti » ribatté lui. 

« Modesto come al solito » commentò James, alzando gli occhi al cielo.

« Tanto mi ami anche tu ». 

« Ti prego, Pad, non dire certe cose ».

« Lo sa tutta la scuola, non vedo perché dovremmo nascondere il nostro amore al mondo ».

James gemette, scuotendo la testa ed evitando di girare la testa verso Sirius, che aveva appena ammiccato nella sua direzione. 

Mary rise e gli si aggrappò brevemente al braccio, mentre Remus diceva la parola d’ordine alla Signora Grassa ed entrava in Sala Comune. La ragazza lo seguì per prima e così fece anche Peter subito dopo. 

James, invece, si fermò per guardare Sirius con aria grave.

« Non farlo mai più. È stato terribilmente inquietante » si raccomandò, e al solo pensiero rabbrividì. 

Adorava Sirius, ma immaginare una cosa del genere lo aveva praticamente traumatizzato. Era stato piuttosto… destabilizzante.

Il giovane Black scoppiò a ridere di nuovo e, dopo aver annuito, entrò anche lui in Sala Comune. Gli altri avevano già occupato un divano e una poltrona vicini al camino e si stavano organizzando per cominciare a studiare per il giorno seguente. Mary, vedendoli arrivare, alzò un sopracciglio nella loro direzione.

« Avete già finito di amoreggiare? » domandò poi con un sogghigno.

« Mary! » gracchiò James, mentre l’altro si sedeva a terra accanto a lei.

Girò il viso verso di lei, che stava tirando fuori un libro dalla borsa, e ghignò.

« Se vuoi puoi provare anche tu » scherzò Sirius, urtandola leggermente con la propria spalla.

Mary rise e alzò gli occhi al cielo, cominciando a leggere mentre il ragazzo appoggiava la testa al divano e chiudeva gli occhi. Nel mentre, la ragazza posò inavvertitamente lo sguardo sul viso di Sirius e sul sorriso che gli piegava le labbra; non seppe bene spiegarsi perché, ma i suoi occhi sembravano non volersi staccare dal profilo di lui. Facendo violenza a se stessa, tornò a concentrarsi sul libro che aveva in grembo. 

Era passata quasi un’ora quando Lily entrò in Sala Comune. 

Non li vide, così si incamminò verso la scala per i dormitori femminili, ma Remus notò i suoi capelli rossi e decise di chiamarla. 

« Ehi, Lily! » esclamò a voce sufficientemente alta. La ragazza si girò e, finalmente, li vide; si avvicinò e sorrise. « Tra poco dobbiamo incontrare gli altri Prefetti. Andiamo tutti e tre insieme? » le domandò, indicando poi James, che dopo averla salutata con la mano era rimasto in silenzio.

« Certo. Vado a posare queste cose e andiamo, va bene? »

Lui annuì e la ragazza sparì su per le scale a chiocciola che conducevano ai dormitori femminili. Poi si girò nuovamente verso l’amico, che osservava con aria concentrata i propri appunti di Trasfigurazione; i suoi occhi, tuttavia, rimasero fermi sullo stesso punto per diversi minuti, perciò Remus capì che stava pensando a Lily.

« Non litigate » lo ammonì, con l’accenno di un sorriso. 

James alzò gli occhi su di lui e sbuffò, leggermente infastidito dalle parole di Remus. 

Per cinque anni le aveva parlato solo per farla arrabbiare, non era un segreto, ma ormai non era più così; se le rivolgeva la parola, era perché voleva davvero chiacchierare con lei, ma lei era ancora convinta che lui fosse rimasto il ragazzino che era stato fino ai sedici anni.

« Non ne ho alcuna intenzione » si limitò a dire e fece per tornare ai propri appunti, ma Lily scese in Sala Comune proprio in quel momento. 

James si sentì gli occhi di Mary addosso e, quando si girò verso di lei, la vide rivolgergli un sorriso d’incoraggiamento. In tutta risposta, lui si strinse nelle spalle e si alzò, riponendo le proprie cose nella borsa.

« Poi portamela in camera, Pad » disse all’amico, che aprì gli occhi in quel momento. 

« Mi hai preso per un Elfo Domestico? » domandò, sarcastico, inarcando un sopracciglio e facendo ridere gli altri.

« Tranquillo, lo farà » disse Mary, lanciando un’occhiata in tralice a Sirius, che alzò le mani in segno di resa.

« Okay, okay. Sarò il tuo Elfo Domestico ».

James rise e gli fece un cenno col capo, mentre anche Remus si alzava; entrambi si avvicinarono a Lily, che salutò Mary, dicendole che poi si sarebbero viste direttamente a cena.

I tre uscirono dal buco del ritratto e si incamminarono verso le scale per scendere al quinto piano, dove si trovava l’aula riservata agli incontri di Caposcuola e Prefetti. 

Lily e Remus cominciarono a chiacchierare del più e del meno, mentre James camminava loro a fianco, le mani affondate nelle tasche dei pantaloni. Spesso alzava lo sguardo verso il soffitto, sperando di arrivare presto a destinazione.

Sentì chiaramente Lily dire di voler fare la Pozionista, una volta finito l’ultimo anno, e non poté fare a meno di immaginarsela un po’ più grande, seduta alla cattedra che ora occupava Lumacorno e intenta a fare lezione a dei ragazzini di undici anni, con i capelli rossi raccolti in una coda e la solita fossetta che le si formava agli angoli della bocca ogni volta che sorrideva.

« Potter, è qui la riunione » sentì dire a Lily. 

Si accorse solo allora che, immerso nei propri pensieri, aveva superato gli altri due e l’aula di una decina di passi. Remus lo stava guardando, incuriosito e divertito, mentre Lily sembrava aver appena visto un pazzo.

« Oh » se ne uscì brillantemente. « Certo ».

Ritornò sui propri passi con calma, accennando poi alla porta con un lieve movimento del capo. Lily annuì ed entrò per prima, seguita poi dagli altri due. 

Remus si sedette accanto a Emmeline Vance, una Corvonero del sesto anno, e a Benjamin Fenwick, un Tassorosso della loro età che nel corso degli anni era diventato abbastanza amico di tutti i Malandrini.

Lily e James si posizionarono davanti alla cattedra e, mentre il ragazzo si sedeva tranquillamente su di essa, lei tirò fuori dalla borsa gli orari delle ronde e li distribuì ai tutti i presenti. 

Piton, notò James, continuava a guardare Lily; era dannatamente palese che lui non fosse l’unico ad avere una cotta per lei, James lo aveva sempre saputo, e quello era uno dei motivi per cui il Serpeverde non gli era mai andato a genio. Questo, però, lei non doveva saperlo per forza - anzi, se davvero non lo aveva capito era solo meglio.

« Per ogni turno ci saranno due Prefetti o Caposcuola » stava dicendo Lily, posando i fogli rimasti sulla cattedra, accanto a James. « Per ogni altra domanda a riguardo, potrete chiedere a me o a Potter in qualsiasi momento ». 

Alle sue spalle, James annuì per darle manforte. 

Una ragazza di Tassorosso, probabilmente del quinto anno, alzò la mano non appena Lily finì di parlare. James la invitò a parlare e lei si ritrovò gli sguardi di tutti gli altri addosso, cosa che la fece arrossire leggermente, nonostante l’espressione determinata sul suo viso.

« Questa mattina ero in Sala Comune con alcune mie amiche, quando un ragazzo del quarto anno è entrato come una furia dicendo ad alta voce di dover assolutamente parlare un Prefetto » disse, cominciando così il proprio discorso. « Così mi sono avvicinata e mi ha detto che era appena tornato dall’Infermeria. Io gli ho chiesto come mai, e lui mi ha detto che era andato a visitare suo fratello più piccolo e alcuni dei suoi compagni di camera… ».

« E con questo? » domandò una Serpeverde del quinto anno, le labbra piegate in una smorfia indifferente.

« Perché erano in Infermeria? » domandò James ad alta voce, bloccando le domande degli altri. 

Non aveva smesso un secondo di guardare la ragazza che aveva alzato la mano, e voleva sapere tutto quello che era successo. Se lei aveva deciso di parlarne, dopotutto, doveva esserci un motivo valido.

« Sono stati attaccati da qualcuno. Nel castello » rispose lei, e una ragazza di Corvonero sbiancò improvvisamente. « Sono andata a parlare con loro questo pomeriggio. Erano davvero scossi, tremavano come foglie e avevano addirittura paura di parlare con me ».

« Sono ancora in Infermeria? » domandò Lily. 

James si girò verso di lei: sembrava parecchio scossa, così lui le posò una mano sulla spalla e, quando la Tassorosso annuì, fu lui a porle un’altra domanda.

« Ti hanno detto qualcosa? Magari hanno riconosciuto chi li attaccati ».

« No, non hanno saputo darmi nulla » disse lei, mogia, scuotendo la testa. « Mi hanno spiegato che, essendo del primo anno, non conoscono bene gli studenti più grandi. E non hanno neanche avuto il tempo di uscire dall’Infermeria, perciò non hanno visto nessun altro a parte me, alcuni loro compagni, i professori e la Signorina Chips ».

« Quando usciranno dovremo parlare con loro » disse Benjamin Fenwick, e James annuì alle sue parole, totalmente d’accordo con lui.

« Sì, credo sia la cosa più intelligente da fare » convenne infatti. « Alla luce di ciò, vi chiedo un favore. State molto attenti, a quanto pare in questa scuola c’è qualcuno che si diverte a spaventare e attaccare gli altri. Voglio che prestiate la massima attenzione ad ogni minima cosa, e che lo veniate subito a dire a me o a Lily. Intesi? »

Tutti quanti annuirono, parlando tra di loro. 

« Cos’hai intenzione di fare, James? » domandò Michael Sloper, un Grifondoro del sesto anno con cui James aveva chiacchierato alcune volte in Sala Comune.

« Non lo so ancora con certezza, ma non ho la minima intenzione di chiudere un occhio su cose come questa » rispose con sincerità, voltandosi poi verso Lily. « Tu che ne dici? »

« Sono d’accordo con te » disse lei, guardandolo dritto negli occhi prima di rivolgersi nuovamente agli altri. « E voglio mettere in chiaro che se dovessimo venire a sapere che qualcuno ha taciuto su cose di questo genere… Be’, non ci passeremo sopra in alcun modo. Che sia chiaro ».

Dagli altri Prefetti si levò un coro di assenso. 

« C’è dell’altro? » domandò James, ma nessuno disse nulla, perciò lui e Lily decisero di chiudere lì l’incontro. 

Se ci fosse stato qualcos’altro, dopotutto, James non sapeva come avrebbe reagito. Lui non era mai stato Prefetto, non si era mai dovuto preoccupare di cose del genere, perciò non aveva ancora ben chiaro il comportamento che avrebbe dovuto adottare; probabilmente avrebbe dovuto chiederlo a Lily, ma non voleva che lei pensasse che fosse solo una scusa per attaccare bottone e, soprattutto, voleva farle vedere che era maturato davvero e che poteva farcela solo con le proprie forze.

La sala si svuotò un po’ alla volta e, una volta che furono usciti tutti quanti, Lily si chiuse la porta alle spalle. La treccia in cui aveva legato i capelli prima della riunione era leggermente sfatta, visto che nell’ultima mezz’ora aveva continuato a toccarsela per cercare di calmare il più possibile i propri nervi. Tuttavia entrambi i ragazzi notarono il suo sguardo mogio.

« Fantastico come primo incontro » mormorò, affranta. « Siamo a scuola da solo una settimana, e dei ragazzini sono già stati attaccati ».

Remus le posò una mano sulla spalla con fare protettivo, mentre James guardò le ultime ombre dei Prefetti che sparivano dietro l’angolo del corridoio poco lontano. Lanciò poi una breve occhiata a Lily, che aveva ripreso a giocherellare con la propria treccia.

« Dov’eri stata oggi pomeriggio, Evans? » le chiese, voltandosi di nuovo nella sua direzione. 

« In biblioteca, perché? » fece lei, presa in contropiede. 

« Da sola? » insistette, senza rispondere alla sua domanda ed ignorando lo sguardo perplesso di Remus.

« Be’, sì ».

« D’ora in poi evita di girare da sola per la scuola » disse, serio. 

Nonostante cercasse in tutti i modi di mostrarsi pacato e tranquillo, infatti, dentro era agitato come lo era stato poche volte in vita sua. Sebbene Lily non riuscisse o non volesse capirlo, lui l’aveva davvero presa a cuore e non voleva che venisse coinvolta in un episodio come quello che aveva vissuto Mary durante il quinto anno.

Da come lo guardava, anche Remus doveva averlo capito: dopotutto erano migliori amici e si conoscevano da sette anni.

« Scusa? » domandò invece Lily, perplessa, con le sopracciglia aggrottate.

« Hai sentito cos’è successo a quei Tassorosso, no? Vuoi finire come loro? Lo dico per te » ribadì senza guardarla. 

Scese l’ultimo gradino di scale, saltandone uno finto, e finalmente furono tutti e tre al piano terra.  

« Oh » mormorò appena Lily, accennando un sorriso. « Hai ragione. Grazie, non ci avevo pensato  ».

James si strinse nelle spalle e camminarono in silenzio per un po’: lei troppo imbarazzata per aprire ancora bocca, lui convinto che se solo ci avesse provato non sarebbe arrivato vivo all’indomani. Solo Remus sorrideva leggermente, sebbene fosse ancora piuttosto provato dopo la notizia sui Tassorosso.

Quando arrivarono in Sala Grande, Lily si defilò rapidamente, correndo a sedersi insieme a Mary e le sue altre compagne di stanza. James la guardò sedersi e iniziare subito a chiacchierare con le sue amiche. Mary disse qualcosa e le altre scoppiarono a ridere.

Lui e Remus, invece, adocchiarono Peter e Sirius seduti poco lontani e si avvicinarono loro. Presero posto e iniziarono a mangiare in silenzio, ascoltando il discorso che gli altri due avevano iniziato poco prima, nonostante James avesse palesemente la testa da un’altra parte. 

Sirius dovette accorgersene, perché lo guardò stralunato e gli schioccò le dita davanti agli occhi.

« Tutto bene, Prongs? » gli chiese.

« Cosa? Oh, sì. Stavo pensando ».

« Tu pensi? Questo sì che è scioccante » scherzò Peter, facendolo sorridere leggermente. Vedendolo così, anche Peter si incuriosì e guardò sia lui che Remus. « Che è successo alla riunione? »

« Alla riunione niente » rispose Remus, versandosi dell’acqua nel calice. « Ma ci hanno parlato di alcuni Tassorosso che sono stati attaccati ieri » aggiunse, abbassando la voce per non farsi sentire da qualcun altro.

Peter rischiò di strozzarsi quando sentì Remus finì di parlare. 

Si scambiò un’occhiata con James, che annuì e si strinse nelle spalle con aria mogia. 

« Che cosa? » esclamò Sirius, abbassando a sua volta la voce e chinandosi leggermente in avanti. « State scherzando, vero? Sono stati attaccati qui? »

« Hai capito bene, amico » si limitò a dire James, giocando con il purè che aveva nel piatto. 

Alzò un attimo lo sguardo e, attento a non farsi beccare, lanciò un’occhiata a Lily, che era seduta una decina di posti dopo: anche lei sembrava piuttosto assente, nonostante di tanto in tanto aprisse la bocca per dire qualcosa alle amiche.

« È assurdo  » commentò Peter.

James capì allora di essersi sbagliato: nessun posto era immune alla paura, ai pregiudizi, alla guerra. Hogwarts non faceva eccezione. 

Si rese conto che, alla fine, la guerra si stava facendo sempre più vicina.

 

 

Note: 
Bentornati! Come promesso, eccomi qui con il nuovo capitolo!
Volevo ringraziare le persone che hanno messo questa storia tra le preferite, le seguite e le ricordate! Un grazie speciale soprattutto a chi ha commentato, mi avete resa davvero felice. 
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Ci vediamo lunedì prossimo con il terzo capitolo!
Baci,
Ale

 

   
 
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