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Autore: Alice_Scarlettisoverated    27/01/2016    2 recensioni
E se gli dei esistessero veramente? Come sarebbero nel ventunesimo secolo? E se l'affascinante musicista di strada che ti ammicca da dietro un paio di occhiali da sole fosse uno di loro?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Apollo, Ares, Artemide, Atena
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incest
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Mi svegliai piangendo. Non sapevo perché, l’ultima cosa che ricordavo era di aver perso i sensi nello stesso templio in cui mi svegliai, ma non riuscivo a fermare le lacrime. Era come aver fatto un sogno di cui non ricordavo, ma ero consapevole che mentre ero addormentata avevo perso qualcosa.
La prima persona che vidi appena riaperti gli occhi fu Leo. Mi sorrideva, ma anche il suo viso era bagnato di lacrime. La debolezza, il peso della mortalità non gravavano più su di me. I miei capelli erano di nuovo rossi, i miei occhi di nuovo brillanti. La seconda persona che vidi fu zio Ade. Aveva l’aria di uno che avrebbe voluto dormire per un secolo, ma sorrise. Avevano sconfitto i Titani, mi disse. Eppure anche i suoi occhi erano lucidi. La sensazione di vuoto dentro di me si acuì. Incontrai mio padre quando un esercito che avevo visto solo un’altra volta arrivò sull’Olimpo. In testa c’era Odino, con lancia e armatura… era così diverso dall’uomo ubriaco sul mio divano. Papà mi abbracciò stretta non appena mi vide. Ma anche lui aveva pianto. Cercai tra le schiere di Asgard, stringendo la mano di Leo come una disperata. Un guerriero grasso portava in spalla Loki svenuto. Il mio amico mortale si irrigidì, ma non li degnò di un secondo sguardo. Una guerriera con i capelli neri sorreggeva Thor. Mi lanciò un sguardo carico di veleno. Il Tonante era stremato, scosso da tremiti, si reggeva in piedi a fatica. Ma quando mi vide sorrise, e lui non piangeva. Non so con quali forze si staccò dalla donna e avanzò verso di me. Lasciai la mano di Leo e lo abbracciai. Non ci furono parole, il battito del suo cuore mi bastava. Ma gli Asgardiani reclamavano il loro principe e per quanto lui protestasse mi fu strappato via prima di quanto avessi voluto. Ritrovai Leo, con lui c’era Atena. Anche lei aveva gli occhi arrossati.
-Qualcuno mi dica cosa è successo o impazzirò- sibilai –Perché piangete tutti?! Abbiamo vinto! Thor sta bene! Stiamo tutti bene! La terra è salva! Siamo tutti qui…- mi mancò la voce –Apollo… dov’è Apollo? Apollo! Dov’è mio fratello? No! NO! DOV’E’? APOLLO!-
Capì cosa provano i mortali durante un attacco di panico. Non riuscivo a respirare. Se non avessi visto mio fratello sano e salvo non sarei mai più riuscita a respirare. Annaspavo. Tremavo. Vidi Leo agitarsi per cercare di aiutarmi, ma non sapeva cosa fare. Un paio di braccia robuste mi afferrarono, ero scivolata. Mi ritrovai a fissare occhi rossi come il sangue. Io volevo occhi color del grano.
-Respira- comandò il dio della guerra –Respira bimba-
Ares era con Apollo, lui doveva sapere. Lo strinsi fino a fargli male. Lui non fece una piega. Mi sollevò come se fossi stata davvero una bambina e mi portò al suo tempio. Li, quando fui abbastanza lucida, mi disse finalmente tutto. E quando seppi la verità, pensai che Thor aveva ragione, Ares era un tipo veramente tosto, perché lui non aveva versato una lacrima. Io avrei voluto di nuovo essere mortale e morire. La parte più luminosa di me era morta. La metà gioiosa e solare del mio cuore era sparita, mi restava la metà che era solo mia, quella cupa e triste. Il mio fratellino…
Una cosa sbagliavo su Ares, non è poi così spietato. Dopo avermi raccontato tutto chiamò Morfeo e mi fece addormentare. Da sveglia rischiavo che il vuoto lasciato dalla metà del mio cuore che era di Apollo mi inghiottisse. In sogno potevo almeno gioire che fosse ancora vivo.
 
Sapevo che Thor non avrebbe mai potuto amare solo me. Secondo le leggende sono sua moglie, ma cos’è una moglie nelle leggende? Nulla di speciale. L’amore da leggenda è quello tormentato, quello che ti fa dimenticare di te stesso, che ti divora, che ti ossessiona, che non ti fa essere lucido, che rischia di ucciderti. L’amore ha ucciso più di qualsiasi spada. Sono Lady Sif, la guerriera migliore di Asgard, ma persino io dovevo rinfoderare la lama di fronte a questo. Di fronte a quella ragazzina dai capelli rossi che piangeva per un traditore. All’inizio pensavo che fosse questo tratto comune a rendere Thor e Artemide così uniti: entrambi amavano qualcuno che avrebbero fatto meglio a uccidere. Lo pensavo prima di vederla uscire dal templio del dio della guerra. Quando aveva abbracciato Thor era solo una ragazzina spaventata che non sapeva cosa stava succedendo. Quando uscì da quel templio era dolore. Non venne al capezzale del Tonante, per quanto lui chiamasse il suo nome nel delirio dovutogli dall’aver sostenuto il peso del cielo tanto a lungo. No.
Lei prese arco e frecce, saltò in groppa ad una cerva d’argento e partì. Alcuni guerrieri la seguirono, lo stesso Ares, anche alcuni dei nostri. Hogun e Fandral erano tra loro, Volstagg faceva la guardia a Loki. Quando tornarono, riferirono dei due giorni trascorsi al seguito della dea coi capelli rossi con solo poche parole, un’espressione tipicamente norrena: caccia selvaggia.
Più tardi, nei libri di miti, sarebbe diventata ‘’La caccia selvaggia della dea della luna crescente’’. Per due giorni Artemide setacciò il globo alla ricerca dei Titani rimasti. Per due giorni, senza sosta, li braccò come animali e li rispedì alle loro prigioni. Fandral mi disse che quando finalmente trovò Atlante, Ares dovette ricordarle che doveva lasciarlo in vita perché reggesse il cielo. Gli dei dell’Olimpo si erano alternati nel compito fino alla cattura. Ci volle un altro giorno perché Atlante tornasse abbastanza in forze per tornare al suo posto. Allora capì che era questo che Thor amava così tanto di lei: Artemide era tutto ciò che di selvaggio c’era al mondo. Il mio amato principe non l’avrebbe mai domata. L’avrebbe amata fino a che quel sentimento malsano e malriposto non l’avesse consumato. Sono questi gli amori da leggenda.
 
Dopo la sconfitta di Crono, passai una settimana sull’Olimpo. Atena fu così gentile da offrirmi ospitalità nel suo templio, visto che Artemide…
Non avevo avuto il coraggio di dirle di Apollo, non avrei mai avuto il coraggio di rivelarle che era stato lui a liberare i Titani, a cercare di uccidere Thor… che era stato per colpa sua se era quasi morta. Quando Loki aveva capito, non volevo credergli. Ma nonostante i miei buoni propositi alla fine gliela do sempre vinta, quindi avevo assecondato il suo piano e l’avevo seguito. Quando avevo visto con i miei occhi, quando avevo ascoltato con le mie orecchie la confessione del dio del sole, del mio migliore amico…
Meno male che c’era Ares, perché io non avrei mai avuto il coraggio di dirlo ad Artemide. La vidi di sfuggita partire per la sua caccia selvaggia, come la chiamavano gli Asgardiani, e ancora quando era tornata, coperta di sangue e con gli occhi da pazza. Poi si era sigillata nel suo templio. Io me ne stavo in quello di Atena, in quello di Ares, oppure andavo a trovare Thor. Il Tonante si era ripreso abbastanza in fretta, ma oltre ad essere sconvolto per Apollo, lui doveva occuparsi anche di Loki. Avevo cercato con tutto me stesso di evitare quell’argomento, finché quella mattina, dopo avermi chiesto per l’ennesima volta se avevo visto Artemide, e per l’ennesima volta essersi sentito rispondere di no, Thor mormorò: -Ho visto mio padre ieri notte. Il patto di Loki con i giganti per rovesciare Asgard è venuto a galla. L’avrei tenuto nascosto, ma quegli idioti hanno attaccato anche senza di lui e poi hanno confessato. Mio padre dice che lo addolora tanto, ma che non può fare a meno di prendere provvedimenti. Loki deve essere punito-
-Tipo una sculacciata divina?- dissi cercando di non suonare preoccupato, anche se il mio cuore ebbe un sussulto. Thor mi guardò triste.
-Potresti non saperlo, ma questo non è il primo crimine commesso da Loki. So che eravate amici, dovresti andare a salutarlo-
-Di che stai parlando Thor?- e questa volta mi tremò davvero la voce. Il Tonante sospirò: -Sono riuscito a ottenere, mettendo in luce i meriti di Loki nella faccenda dei Titani, che gli fosse risparmiata la pena capitale, ma le leggi divine sono molto poco flessibili. Mio fratello passerà il resto dell’eternità nelle prigioni di Asgard-
Rimasi in silenzio ad elaborare la cosa. Era quello che si meritava, ci aveva raggirato tutti, se Apollo non avesse dato di matto peggio di lui c’avrebbe fatti ammazzare da un branco di giganti, mi aveva usato, mi aveva mentito, mi aveva fatto soffrire… e il pensiero che non avrebbe mai più visto la luce del sole mi faceva venire voglia di piangere. Stupido. Idiota. Sul dizionario sotto la definizione di ‘caso disperato’ c’è una mia foto. Io e Thor restammo in silenzio, seduti nel giardino dietro il templio di Atena. Poi ci fu un gran trambusto proveniente dall’interno. Pochi secondi dopo Artemide uscì a passo di carica diretta verso di noi. Sentì Thor trattenere il respiro. La dea aveva i capelli in ordine e un aspetto più curato, ma aveva gli occhi arrosati e occhiaie pesanti. Si fermò davanti a noi con un cipiglio concentrato, io e Thor scattammo in piedi. Poi la mia migliore amica mi abbracciò stretto. Nascose il viso nella mia spalla e mormorò: -Grazie per non essere andato via-
Avevo trattenuto le lacrime fino a quel momento e tutti i miei sforzi andarono a puttane dopo solo sei parole. Ma in fondo ero quello che meglio capiva il suo dolore; il solo fatto che fosse riuscita ad uscire da quel templio aveva dell’incredibile. Avevo vissuto con i gemelli per anni, volevo bene ad Apollo e sapevo quanto lei ne voleva a lui. E sapevo anche che nonostante tutto, anche Apollo ci voleva bene. Non so per quanto tempo restammo abbracciati intenti a inzupparci di lacrime a vicenda, ma ad un certo punto ci lasciammo e lei si voltò verso di Thor.
-Io sono un disastro, la mia famiglia è un disastro, sei quasi morto per colpa mia, e venendo qui ho preso a pugni Lady Sifilide o come si chiama- Artemide si era lanciata in una serie di scuse, ma io vedevo benissimo che Thor non stava ascoltando una parola. La guardava con un sorriso leggero sulle labbra, poi quando lei si fermò a riprendere fiato la agguantò per la vita e la baciò. Lei rimase pietrificata dallo shock, ma lui continuò a tenerla stretta e poco a poco la mia migliore amica si lasciò andare e ricambiò il bacio.
Quella era la mia battuta d’uscita, così in silenzio me ne tornai all’interno del templio lasciandoli soli. Andai nella stanza che Atena mi aveva dato e mi lasciai ricadere sul letto. Non potei fare a meno di sorridere pensando a quei due; ce ne avevano messo di tempo, specie quell’emotivamente costipata di Artemide, ma alla fine avevano capito di amarsi. Un paio di occhi verdi mi balenarono in mente e mi premetti un cuscino sulla faccia. Ero come l’eroina di un film horror, una di quelle che si innamora del mostro. Quelle che o finiscono per redimere la creatura della notte, o finisco mangiate. Mi tolsi il cuscino dalla faccia sospirando, e per poco non mi venne un infarto. Saltai dal letto e indietreggiai agitando le braccia.
-Non c’è bisogno di fare così caro. Non ho intenzione di farti del male-
Nella mia stanza c’era una donna che non avevo mai visto prima: dalle vesti avrei detto asgardiana, e c’era qualcosa di familiare nei suoi capelli biondi e nei suoi occhi gentili. Ma, numero uno, era apparsa dal nulla nella mia stanza senza il minimo rumore, e numero due, aveva un aria evanescente che non era normale persino tra gli dei.
-C-chi sei?- chiesi guardingo. Lei mi sorrise.
-Io sono, o meglio ero, Frigga, regina di Asgard. Moglie di Odino Padre di Tutti e madre dei suoi figli-
-Tu sei..? Tu sei..! Tu sei…morta-
-Temo di si- abbassò lo sguardo.
-Che cosa vuoi da me?- chiesi tremando come una foglia. La donna puntò di nuovo gli occhi su di me e rispose:
-Voglio parlarti di mio figlio Loki-
 
 
   
 
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