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Autore: Catherine Garko    27/01/2016    2 recensioni
In questa fanfic, come diceva il mio adorato professor Piton: "Non ci saranno sventolii di bacchette o stupidi incantesimi"
Deliberatamente ispirata all'omonimo romanzo di Emile Zola, è ambientata nell'Inghilterra che vede nascere i primi grandi magazzini.
Hermione, rimasta senza genitori, si trasferisce a Londra dagli zii in cerca di lavoro. Lì rimarrà travolta dalla magnificenza del 'Paradiso', l'enorme ed emergente negozio dirimpetto a quello dei suoi parenti, i quali schiacciati dalla concorrenza non possono permettersi di assumere la nipote. Riuscirà Hermione a migliorare la sua condizione?
DAL TESTO:
“E sia. Ma sappi” disse concitatamente rivolto alla ragazza “Sappi che quel posto è maledetto!" poi si alzò e abbandonò il tavolo per andare a vedere se fosse arrivato uno degli ormai rari clienti.
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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CAPITOLO II





Ora capiva il perché di quel nome, quel magazzino era davvero il Paradiso!
Una volta aperte le porte, gli avventori che stavano sul marciapiede all’esterno, si erano rifugiati nelle sale interne ed Hermione e il giovane moro li seguirono.

La sua attenzione fu subito rapita dagli innumerevoli ombrellini colorati, molto simili a quelli esposti in vetrina. La curiosità prevalse sulla necessità di presentarsi, così si mise a girovagare per i locali.
Al centro del negozio si ergeva una ripida scala a chiocciola che portava al piano superiore, probabilmente la direzione.
Ad ogni angolo della sala era presente un reparto: mercerie, cappellini, abiti confezionati, ombrelli e addirittura saponi, profumi e tutto l’occorrente per la toilette.
Hermione non aveva mai visto tante meraviglie tutte accatastate assieme. Non riusciva a capacitarsi di come un solo negozio potesse vendere le più svariate cose. Le sovvenne che probabilmente la qualità dei prodotti era mediocre, ma si dovette ricredere quando tastò con mano un foulard di <<pura seta Paradiso>>, così diceva il cartellino: un’esclusiva prodotta direttamente a Parigi per il grande magazzino londinese.

Sebbene fosse povera e insignificante rispetto alla magnificenza del locale, il modo in cui i commessi le si rivolgevano la fecero arrossire, tanto si sentiva una regina.
Il signor Malfoy sicuramente sapeva come ammaliare le donne e cosa esse cercassero nei loro giri per negozi.
Poi una donna fasciata in un semplice abito verde smeraldo e dal cipiglio severo, con i capelli castani e spruzzati di grigio raccolti in una crocchia, le passò accanto catturando tutta la sua attenzione. Aveva un’aria di responsabilità, come se fosse molto in alto lì dentro. Si diresse con passo sicuro e sguardo fiero alla sezione delle ‘confezioni’ e subito le ragazze addette a servire al banco scattarono sull’attenti. Dunque quella doveva essere la signora Minerva. Ma meglio averne conferma.

“Desiderate vedere dei guanti di seta per le vostre minuscole manine, signorina?” Un commesso dai capelli rossi e il viso spruzzato di lentiggini le rivolse la parola. Anch’egli indossava un’uniforme composta da una giacca dello stesso verde smeraldo dell’abito della donna e dei pantaloni grigi.
“Oh no, vi ringrazio. Non mi servono” bisbigliò imbarazzatissima. Non voleva essere scortese, ma anche volendo, non avrebbe potuto comprare nulla: non aveva denaro con sé, aveva speso tutto per il biglietto della locomotiva.
“Posso aiutarvi in qualche modo?” le domandò allora quello.
“Sì. Cerco la signora Minerva, la responsabile del reparto confezioni. Sapete dove posso trovarla?” il rosso le aveva dato le indicazioni necessarie, poi si era fatto composto immediatamente; un brusio pervase per la sala: il padrone stava iniziando il suo giro di perlustrazione.

Seguendo le indicazioni datele dal commesso si avviò alla sezione degli abiti confezionati, cercando di controllarsi e di presentarsi al meglio alla donna che avrebbe potuto decidere per il suo futuro.
I suoi vecchi e logori stivaletti di certo non l’avrebbero aiutata a fare una buona impressione, ma non ne aveva di migliori.
Si sentiva insicura, sebbene avesse esperienza nella vendita. Il Paradiso la intimidiva. Non si sentiva all’altezza del posto, dello charme che sfoggiavano le sezioni e della spontaneità con cui commesse e commessi si rivolgevano agli avventori. Timida com’era non sarebbe riuscita ad essere così spontanea con dei perfetti sconosciuti. Per tranquillizzarsi pensò che la signora Minerva poteva essere sua zia. Bastava essere spontanea e sveglia e probabilmente l’avrebbe mandata a chiamare. In un posto così il personale non sarebbe mai stato abbastanza.

Giunse alla soglia del reparto e osservò l’affaccendarsi delle ragazze tra un banco e un altro, mostrando questo o quell’abito alle clienti. Hermione cercava con gli occhi la responsabile del reparto, quando una ragazza dai lunghi capelli rossi identici a quelli del commesso che l’aveva aiutata la urtò. “Vi chiedo scusa signorina, non vi avevo visto. Posso fare qualcosa per voi?” domandò premurosamente.
“Vorrei parlare con la signora Minerva, mi piacerebbe chiederle se potesse considerare di prendermi a servizio” le rispose Hermione, facendole un lieve sorriso.
Una delle ragazze la guardò e sbuffò sarcasticamente “Non ci servono spaventapasseri qui”, per poi girarsi a riderne con le altre.
“Signorina Lavanda, invece di chiacchierare con le colleghe si sbrighi a mostrare alla duchessa Maxime quelle mantelle da viaggio che ci sono arrivate ieri. E lei signorina Ginevra, sta perdendo tempo prezioso. Nei grandi magazzini non ci servono perditempo; pieghi gli abiti su quel bancone e li sistemi!” la donna fasciata dall’abito verde aveva riportato l’ordine nella sezione. “Voi signorina cercate qualcosa di particolare? Lasciate che vi aiuti” si era rivolta ad Hermione con un tono di voce dolce ma sbrigativo di chi è abituato a darsi da fare.

E così era sicura che quella fosse la signora Minerva. Dunque ecco colei che avrebbe dovuto incontrare. Prese un bel respiro e rispose.
“Mi chiamo Hermione, Hermione Granger. Sono arrivata in città solo ieri nella tarda mattinata. Sono venuta in cerca di lavoro e mi è stato detto che qui avete molto personale, ma che ne assumete sovente di nuovo” la ragazza si arrischiò a fare un sorriso in direzione della direttrice.
La donna non smise il suo cipiglio severo e osservandola attentamente le domandò per quale ragione pensasse di essere idonea per lavorare lì.
“Per un anno ho lavorato in un negozio di mercerie del mio paese, servivo ai banchi e facevo anche gli inventari” rispose cercando di essere il più precisa possibile, non lasciando trasparire il nervosismo che provava.

“Questo non è un negozio di mercerie. Tantomeno un negozio di paese, signorina. Il nostro personale è qualificato e in grado di provvedere alle più disparate esigenze della clientela. È forse convinta che poiché siamo un grande magazzino non ci curiamo della qualità? Effettuiamo una massima selezione sulle materie prime impiegate e sui prodotti finiti che acquistiamo. La stessa cosa vale per i dipendenti” rivolse in quel momento uno sguardo più accurato all’abito e alle scarpe di Hermione, poi fece un profondo sospiro, come se avesse constatato solo allora in che stato di miseria si trovasse. “Prenderò nota del vostro nome sul registro del personale, ma badate che non siete l’unica ad aver fatto domanda nell’ultimo mese. Dunque Dolores, questo registro?” domandò piuttosto seccata ad una donna bassetta con i capelli cotonati e un volto da rospo.
Dolores stava guardando sotto ai banchi senza però trovare nulla. Si lamentò del disordine che imperversava nella sezione e di quanto le giovani commesse prestassero poca attenzione a questi dettagli,quando ad un certo punto si acquietò e la signora Minerva la lasciò sola.

I due uomini che Hermione aveva visto arrivare in ritardo quella mattina stavano facendo il loro ingresso nella sezione. Di nuovo la ragazza rimase ammirata dal fascino del biondo. Aveva i chiari capelli impomati all’indietro e i suoi occhi grigi osservarono con attenzione tutto quello che stava avvenendo.
“Signora Minerva, vedo che i nuovi mantelli da viaggio stanno attirando molte attenzioni. Quanti ne sono stati venduti fin ora?” si era avvicinato alla caporeparto. La donna molto educatamente e senza dare troppo nell’occhio rispose che ne erano già stati venduti cinque.
La donna bassetta e con la faccia da rospo si avvicinò in quel momento alla direttrice, stringendo tra le mani un gruppo quaderno con la copertina marrone e rigida. Fece una piccola riverenza ai due uomini e si allontanò.
“Il registro del personale? Ancora?” era stato l’uomo moro a parlare. “Non mi direte che è per quella ragazza che se ne sta tutta in disparte sperando di sparire. Non la chiameremo mai. È una cattiveria bella e buona la vostra” e in quel momento il biondo, che Hermione aveva finalmente inquadrato come il padrone, si volse a guardarla.

La ragazza si stava torturando le mani, non abituata com’era a stare al centro dell’attenzione.
“Dunque siete in cerca di un impiego. Come vi chiamate signorina?” si signor Malfoy fece qualche passo nella sua direzione e continuò ad esaminarla attentamente.
“Hermione. Hermione Granger, signore” riuscì a rispondere prima di distogliere lo sguardo.
“Granger? Per caso è la nipote di Charles, il mio dirimpettaio?” la ragazza annuì e l’uomo continuò “È vostro zio che vi manda da me? Lui chiede che veniate impiegata al Paradiso?” il volto impassibile, solo una nota nella voce a tradire la curiosità.
“No signore, mio zio è perfettamente contrario. Ma io ho necessità di lavorare e sono giunta fin qui apposta. Purtroppo mio zio non può permettersi di prendermi con loro e poiché il vostro sembra essere l'unico negozio del quartiere ad avere ancora degli avventori sono venuta a cercare qui” la giovane si arrischiò a dire.

“Non sono una bestia come vostro zio pensa. Signora Minerva, posate quel registro” si era già avviato all'uscita del reparto quando si volse e aggiunse “Presentatevi domattina alle otto. Inizierete la vostra prova al Paradiso.” 








NOTE AL CAPITOLO:

Sono tornata :D

Per prima cosa vorrei dire grazie a chi ha letto e recensito lo scorso capitolo, mi ha fatto molto piacere! Vorrei inoltre ringraziare tutti i "lettori silenziosi" che hanno letto il capitolo senza commentare.

Tornando al capitolo odierno, finalmente Hermione mette piede nel Paradiso e sebbene per pochissimo tempo, vede e parla con il padrone, il misterioso signor Malfoy, senza il cui intervento la domanda di impiego della ragazza sarebbe probabilmente finita nel dimenticatoio.
Spero vogliate farmi sapere che ne pensate anche questa volta!


A presto! :*
  
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