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Autore: RLandH    27/01/2016    3 recensioni
Da capitolo II:
[...]“E quindi hai pensato che abbandonarmi era meglio?” domandò irascibile lei, “Tesoro, nasciamo, viviamo e moriamo soli. Non è mia abitudine aiutare i mortali, mai, neanche i miei figli. Neanche quelli divini, se per questo” aveva detto con un tono infastidito, continuando a limarsi le unghia.[...]
Da capitolo IX:
[...]Era il figlio al prodigo, aveva bisogno di quel padre a cui aveva voltato le spalle, per uno stupidissimo corvo che non avrebbe potuto fare nulla contro un gigantesco uomo alto venti piedi. Le sentì brucianti le lacrime sulle guance.[...]
July vorrebbe aspettare la fine in pace, Carter si sente perso come mai è stato, Heather è in cerca di qualcosa e Bernie di quella sbagliata.
Se si è cosa si mangia: Arvery è una bella persona; Alabaster, lui è quello furbo. Marlon è un anima innocente e Grace è un mostro dal cuore d’oro.
E quando gli Dei decidono di invocare l'aiuto di quegli stessi figli dannati a cui non hanno mai rivolto lo sguardo, non c'è da stupirsi se il mondo intero va rotoli ...
Buona lettura,
Genere: Angst, Avventura, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio, Dei Minori, Le Cacciatrici, Mostri, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Come sempre vorrei ringraziare summer_time, che legge e recensisce questa ff, credo di adorarti follemente.
Sempre grazie a chi legge, ricorda ed etc …
Spero possiate gradire questo capitolo,

pace e amore
RlandH

 

COSE IMPORTATI (Prima di) DA LEGGERE:
a) July ha spesso in questo capitolo una parlata un po' particolare, il suo discorso diretto non ha gli spazi tra le parole, questo era un maldestro tentativo di rendere il dolore alla mascella che la fa parlare male o comunque di fretta.
b)Questo capitolo ha un mucchio di Guest Star di RR! Ammetto che la maggior parte di queste comparse sono state una vera agonia da lasciare in quel ruolo, ma devo rispettare il canone.
c)Vi è oltre al regolare capitolo di July anche un altro bonus di Jeha.
d) Non sono entrata nello specifico di alcuni personaggi mitologici, ma diciamo che di chi non l'ho fatto – evitando di mettere accuratamente i nomi – saranno poi trattati.

The Road So Far (RIASSUNTO): July Goldenapple dopo aver vissuto per un anno per strada come barbona incontra finalmente sua madre, la dea della discordia Eris, che le affida una missione, senza degnarle però di darle informazioni, donandole però in regalo una lima ed una bottiglia. Viene però aiutata in qualche modo dall'autista di sua madre, che le da un consiglio: da dove cominciare.
I due nel frattempo scaricano July presso la casa di Alabaster C.Torrington, che come lei era membro dell'esercito di Crono e dal suo lare Dr Horward. La ragazza era piuttosto sicura di non volersi immischiare in quella faccenda comincia poi ad essere perseguitata dai sogni di un satiro che spinge con il suono del suo flauto ad uccidere. July accetta di raccontare l'incubo al suo amico Alabaster, ma decide di non parlarle della missione, che nel frattempo riesce a mettersi brevemente in contatto con l'altra mezzosangue Bernie, che però è costretta ad interrompere la conversazione perché attaccata da dei mostri.
La ragazza comincia anche ad essere perseguitata dalla visione
Durante una corsa July incontra un certo Pittore, che sembra saperla lunga su di lei, e la Dea Fama, figlia di Gea, che rivela che July è finita nella lista nera di Gea. Qui la semidea scopre che la sua lima è fatta di etere polimorfo e può prendere qualsiasi aspetto e che il suo corpo sembra aver cominciato ad avere strane reazione in confronto al dolore. Così riesce a sconfiggere Fama assieme ad Alabaster e decidono di smembrare la dea (interrompendo così tutte le comunicazione).
A fine dello scontro July scopre che il Pittore è andato via, lasciandole qualcosa, comunque non riesce a vedere cosa è, perché cade priva di sensi a causa delle ferite.
Jeha, detta l'Arpia, dopo un momento di riflessione aveva convocato la divinità a cui si era dichiarata fedele per una richiesta.

 

 

 

A volte per lasciarsi meravigliare basta semplicemente cambiare prospettiva, letteralmente.

 

July III

(Bonus)

 

 

“Mifamalelafaccia” aveva bisbigliato July, mentre continuava a passarsi le mani sulla mascella. L'ambrosia l'aveva fatta stare meglio, come se si fosse iniettata morfina in endovena, il nettare aveva rimesso apposto la lacerazione sulla spalla, la magia di Alabaster aveva sistemato le ossa delle mani – sotto le direttive del suo lare – ma solo le mani del chirurgo avevano risistemato la sua mascella. A quanto pareva Lawrence Goldenapple aveva lasciato a sua figlia la sua polizza assicurativa; July non sapeva perchè ma la cosa le aveva dato più gioia di quanto avesse immaginato. Il Dottor Horward le aveva chiesto se voleva restare per incontrare suo padre, perché tanto la polizia sarebbe arrivata a breve, nessuno aveva creduto alla frottola di Alabaster sul fatto che fosse stata attaccata da un leone di montagna e si erano convinti piuttosto che si trattasse di una violenza domestica. Ma July aveva deciso fosse il caso di andarsene via prima di ritrovarsi in centrale.

“Dormi un po'” le aveva detto Al, accarezzandogli il viso estremamente più gentile di quanto fosse nella sua natura. “No” aveva risposto lei seccata, continuava a vedere cose morte dietro le sue palpebre, il dolore poi rendeva anche l'addormentarsi un agonia e dulcis in fundo era perseguitata dall'idea che la somma grandissima Gea aveva piazzato una taglia sulla sua testa.

Grazie davvero madre! Una vita ad ignorarmi per poi abbandonarmi nei guai neri.

“Dovresti, cara, addormentarti” aveva commentato il Dottor Horward, la sua voce sembrava un po' costretta, poverino era chiuso nella sua carta, ficcata per di più all'interno della giacca di Alabaster. Per un attimo July si era chiesto quanto strano dovesse risultare un giaccone parlante, ma nessuno sul pullman sembrava averlo notate, “Vi aspetta una difficile prova” aveva aggiunto, mentre Al si dava qualche pugnetto allo sterno.

Il Dottor Horward non aveva prove per sostenere la sua tesi, ma la sfiga nera dei mezzosangue sembrava un buon corollario a cui appellarsi. July aveva ficcato le mani nella borsa ed aveva preso un flacone di antidolorifici e ne aveva mandati giù alcuni senza acqua e senza remore di effetti controindicativi, non poteva abusare dell'ambrosia. La mascella si era infiammata nel movimento costretto, non riusciva a masticare e parlare bene, non poteva neanche mangiare nulla che non fosse liquido – e quella mattina Alabaster le aveva frullato una pizza con le acciughe …

La spalla non le doleva in alcun modo, si era rimarginata completamente, per quanto linee rossastre l'adornavano, solo altre cicatrici che sarebbero divenute poi pallide, come tutte le altre. La mano sembrava perfetta, ma era un continuo formicolare e non riusciva a chiudere il pugno a pieno, la magia della nebbia era una pia illusione, era stato Alabaster a spiegarglielo una volta, ma a quanto pareva il suo amico sapeva fare anche magie che erano di tutto il degno rispetto e molto tangibili. “Mancanono ancora undici ore per arrivare” aveva risposto il suo amico con un sorriso sul viso, “E non ci fermeremo ad una stazione di servizio per le prossime tre ore” aveva aggiunto, “Sempreseearlnonvomita” aveva ringhiato lei di risposta, ammiccando all'uomo dalla faccia verde seduto dietro di loro, “Sempre se Earl non vomita di nuovo” aveva concesso Al.

Erano in viaggio da almeno cinque ore.

 

Alla fine la stanchezza aveva preso il sopravvento, assieme al lancinante dolore sulla mandibola ed il cupo silenzio di Alabaster, forse preso dai pensieri di Bernie che non era più riuscito a contattare. Per quello che era sembrato davvero poco tempo i suoi sogni erano stati una coltre assoluta di tenebre e pace, poi improvvisamente era stato come riemergere da una vasca ghiacciata. Il soffitto era del colore dello zucchero filato, July era steso su un pavimento di legno, “Ti prego, fa che non ci sia nessun Satiro psicotico” aveva soffiato, sbarrando le palpebre. “Nessuno ti assicuro” aveva mormorato una voce, July aveva schiuso un occhio per incontrare il viso di un ragazzo che non aveva mai visto, non molto attraente, dalla fulgida chioma bionda e gli occhi grandi come quelli di una mucca. “E tu chi sei?” aveva domandato lei perplessa, “Perchè mi vedi?” aveva domandando poi, confusa, non era mai riuscita a comunicare con nessuno attraverso i sogni. Il ragazzo le aveva allungato una mano, che July aveva usato come leva per tirarsi su, nei sogni non provava nessun dolore, “E dove sono?” aveva chiesto ancora più confusa, osservando la stanza dove si trovava, era piena di letti e gente che macinava sogni. “Sei nella Stazione Centrale dei Sogni” aveva risposto quello con disinvoltura scivolando a sedersi su una poltrona rossa dall'aria molto comoda, “Come?” aveva chiesto lui, “La Cabina di Hypson ed io sono Clovis a proposito” aveva risposto quello, “Probabilmente scappavi da qualche visione Onirica ed ai accidentalmente preso un sogno che ti ha portato qui” detto.

“Sono al Campo Mezzosangue?” aveva domandato lei, cercando una finestra da cui spionare, “In un riflesso, potremmo dire” aveva risposto lui, “Ma tu chi sei?” aveva chiesto, “ July, figlia di Eris” aveva risposto con onesta, non temendo quella risposta, “Quanti incubi ti perseguitano?” aveva chiesto Clovin, accavallando le gambe, aveva un'aurea da saggio, July si era accomodata su una poltrona di fronte a lui, che non era esistita fino all'attimo prima, “Troppi” aveva risposto.

Non doveva fidarsi dei ragazzi del Campo Mezzosangue, ma se Gea l'aveva messa sulla lista nera allora: il nemico del suo nemico era suo amico, anche se era stato nemico fino a pochi giorni prima. “Ti dovremmo chiedere scusa” aveva detto un altro ragazzo che doveva essersi svegliato dai suoi traffici, “Ma con le comunicazioni tagliate i sogni sono rimasti uno dei pochi sistemi di comunicazione funzionanti” aveva spiegato, “E noi sogniamo rumorosamente” aveva canticchiato Clovis, aveva le palpebre semi-calate, “Non sono molto sicure, però” aveva risposto lei, infilando le mani nelle tasche dei jeans, “No, la prova è che sei finita dritta nella nostra stazione” aveva risposto l'altro, era pallido come un lenzuolo e con i capelli lunghi fino alle spalle, tinti di un blu originale, “Tu usi i sogni per spiare i tuoi nemici, presumo” aveva fatto notare Clovis, con un sorriso rilassato. “Cosa impedisce le comunicazioni?” aveva domandato July, penso ad Alabaster che non riusciva a mettersi in contatto con Bernie, “Oh be, Iris si è ritirata a vita privata, Fiocca non riesce a far tutto, le aquile sono sotto il dominio romano, Ermes è murato nell'olimpo e qualcuno ha fatto sparire la Fama” aveva risposto quello con i capelli azzurri, July aveva sentito un moto di imbarazzo.

“Vuoi mostrarci i tuoi sogni o vuoi andare via?” le aveva chiesto Clovis poi, cogliendola dal rossore sulle sue guance, lasciandola in uno stato di confusione, “Come scusa?” aveva domandato, mentre prendeva posto vicino ad un puff rosa che era bastanza certa non fosse esistito fino all'attimo prima, “Scappando da un incubo sei finita qui” aveva fatto notare il ragazzo dai capelli blu, piuttosto frustrato, ma un'occhiataccia di Clovis lo aveva arrestato, “Potremmo aiutarti a venirne fuori” le aveva detto.

“Potreste fargli sparire dalla mia testa?” aveva chiesto lei, interessata. Poter chiudere gli occhi senza vedere un satiro pazzo e massacratore?

Avrebbe fatto alleanza anche con Percy Jackson in persona, va bene, forse, non fino a quel punto.

“Potremmo spiegarti come usarli a tuo vantaggio” aveva risposto Clovis, con un sorriso gentile, allungandole una mano verso di lei, “Perchè vuoi aiutarmi?” aveva domandato lei perplessa, facendo sorridere il ragazzo con le palpebre semi abbassate, “Sei una mezzosangue in cerca di aiuto” aveva fatto notare, con un movimento della mano per accompagnare le sue parole. July aveva schiuso le labbra, “Potrei non essere vostra amica” aveva fatto notare con una certa acidità, maledicendosi l'attimo dopo, aveva trovato qualcuno disposto ad aiutarla senza volere nulla in cambio – forse, era ancora tutto da vedere – e lei mandava tutto ai fiori di loto. “Se Gea dovesse vincere moriremo tutti” si era aggiunta una voce, una ragazza questa volta, anonima, dai capelli biondo cenere e gli occhi azzurri luminosi, “Non importerà chi siamo stati ed in cosa abbiamo creduto” aveva detto, “Maya” aveva sussurrato July sollevandosi dal puff per raggiungerla sul bordo del letto.

Maya aveva sorriso, aveva le labbra piene e rosee, “Il tuo viso ...” aveva bisbigliato lei, allungando una mano verso il viso a cuore, sfiorando la pelle della sua amica. L'ultima volta che aveva visto Maya era stato dopo l'esplosione della Principessa Andromeda, metà del suo viso era pulsante e viva carne rossa, con pus e pelle bruciata. “In un sogno posso essere ciò che voglio” aveva sussurrato lei, gentile.

Quando la nave era stata incendiata da Percy Jackson e dal suo amico, July aveva già abbandonato il luogo da almeno qualche mese, quando si era ripresa dal lungo sonno dopo la missione del labirinto, lei e Jake avevano seguito Crono a Manahattan – come Alabaster, Ines e altri ancora. Maya era rimasta a bordo, con Ethan Nakamura e Carter Gale, era stata una dei pochi mezzosangue ad essere sopravvissuta all'esplosione ed aveva lasciato sulla Principessa Andromeda una parte di lei, la migliore aveva aggiunto. July ricordava bene quando la ragazza aveva lasciato la loro causa, aveva fatto cadere le guardie dell'accampamento in un sonno profondo ed era fuggita senza aver dato spiegazioni.

“Tu … ci hai traditi?” aveva finalmente domandato July cogliendo quel pensiero sfarfallante nella sua mente, allontanandosi bruscamente; Maya aveva scosso il capo con un movimento deciso, “Oh no! Sono andata via” aveva confidato, “Non avevo nessuno da cui tornare, quindi non ho fatto altro che vagare” aveva risposto con onestà lei, “Come ...” aveva cominciato July. Maya aveva sorriso in quella maniera di miele che le confaceva, “Come sono finita qui?” aveva domandato retorica, “Un gruppo di semidei in cerca di materiali mi ha ritrovato dopo un infelice incontro con una dracena” aveva confidato.

July se le ricordava bene quelle lì!

“Ti hanno salvata” aveva constato poi July, perché loro erano i buoni, loro salvavano la gente e perdonavano, non pensavo di voler passare il resto della loro esistenza chiusi in un fetido buco ad aspettare la fine del mondo o fuggivano dalle proprie responsabilità. “Loro non avevano idea di chi fossi” aveva rivelato poi, prima di mettersi a raccontare del fatto che riportata al campo c'era stata parecchio dibattito sul tenerla o meno, ma una volta tenuta lì erano stati costretti a trattarla bene per la legge dell'ospitalità ed alla fine i suoi fratelli l'avevano riaccettata.

Aveva aggiunto che ancora occhi cattivi la guardavano con astio, specie da quando i suoi benefattori erano partiti assieme alla ragionevole Annabeth. Informazioni ottime, sempre comode, s'era detta July appuntandole mentalmente. “Ma siamo in guerra e tutti sappiamo chi è il nostro vero nemico” aveva confidato Maya, “Gea Fottuta Madre Terra” aveva ringhiato lei, “Mi ha appioppato una taglia sulla testa” aveva confidato” poi con un sorriso buono lei.

La ragazza dagli occhi azzurri le aveva accarezzato il viso, “Permettimi di condividere i tuoi sogni” l'aveva pregata, “Sai di poterti fidare di me” le aveva detto, passando le dita fredde sui suoi occhi per chiuderle le palpebre, July le aveva dato un tacito consenso. Quando la figlia di Eris aveva potuto riaprire gli occhi non era più nella cabina di Hypnos, ma sempre seduta sul bordo del letto era in un vico sinistro, un cerchio di morte gli attorcigliava, July non riusciva a distinguere se fossero ninfe, mezzosangue, mortali o che altro, gli guardava con rinomata nausea, quasi indegna di essere figlia di chi era. Il suono del flauto accompagnava quella scena di morte, “Ho sentito l'odore della mia cancrena e ho visto gente bruciata viva” aveva commentato Maya, “Questo dolore” aveva sussurrato sconvolta, le lacrime agli occhi. "Sono vicino alla puttana di Atena" aveva echeggiato una voce, July cercato l'origine di quella voce, lontano dai corpi, vicino il satiro stava con un uomo dallo sguardo duro.

 

"Che cosa puoi dirmi?" aveva domandato voltandosi verso la sua amica, il satiro aveva smesso di suonare ed aveva risposto qualcosa, ma tutto si era liquefatto prima che Maya o Clovis o qualsi altro loro fratello potesse dire, comparire o fare altro. Il nefasto odore di chiuso dell'autobus s'era palesato, assieme ai lancinanti dolori della mascella e le fitte alle dita, il freddo dello specchietto sulla tempia e la mano di Al delicati appena sotto la cicatrice di Fama. “Siamo vicini ad una stazione di servizio” aveva chiarito, ammiccando con gli occhi verdi proprio all'edificio che andava avvicinandosi ad ogni metreo guadagnato, “Mihaisvegliatoperquesto?” aveva chiesto a fatica July, frustrata. Al si era preso un bel po' di minuti per decifrare la sua stretta parlata, poi aveva negato “Hai dormito per ben sette ore” aveva constato il figlio di Ecate con un sorriso tutt'altro che rilassato; sette ore? Sembravano molte meno nella sua testa, neanche una manciata di minuti, “Ho temuto fossi caduta in un sonno profondo” aveva scherzato Alabaster. Ma July non aveva riso, il suo cervello era stato inondato da stimoli della memoria, feroci e prepotenti, aveva ricordato il primo incontro con sua madre poche settimane addietro, nella limousine, e l'autista, l'uomo dalla maschera di cera rossa “Se vuole un consiglio spassionato, cerca il ragazzo con il sonno più profondo” quello le aveva detto.

Alabaster aveva reso gli occhi verdi stretti come fessure, “Oh riconosco quello sguardo!” aveva sentenziato, “Hai appena avuto la divina illuminazione” aveva constato, lei aveva annuito.

Aveva speso i successivi quaranta minuti a raccontare per figlio e per segno ad Alabaster dove i suoi sogni l'avevano condotta e quello che l'autista dal viso mascherato le aveva detto, scusandosi per non averlo riferito prima, non per codardia come in passato, ma per dimenticanza. Era stato doloroso e faticoso, ogni parola un agonia, ma si era sforzata ed Albaster aveva ascoltato attento, prima sull'autobus poi nel bar dell'autostazione. Aveva sorriso, appena si, quando aveva sentito di una compagna ancora viva e lo aveva trasformato in una ghigno alla mancanza della prode Annabeth Chase, s'era rincuorato della scomparsa di Fama, forse Bernie poteva essere ancora viva allora.

“Che il misterioso Pittore ci abbia immesi sulla retta via allora” aveva constato Alabaster, con un sorriso gelido, preoccupato. July aveva annuito, sorseggiando succo di mirtillo dalla cannuccia, l'ambigua divinità – perché lei dubitava fosse qualcos'altro – che aveva incontrato assieme a Fama aveva concesso loro due doni, forse meglio dire tre. July aveva sentito per anni quanto fossero taccagni gli dei nel concedere i loro favori, quando a lei nel giro di qualche settimana s'era ritrovata sommersa di regali, alcuni utili, altri meno, qualcuno misterioso e tutti ugualmente terrificanti, senza contare che ne era scontenta. Quando aveva deposto le armi e si era concessa la pace, gli dei gli avevano rifiutato anche quell'umile desiderio. Colpevole una volta, colpevole per sempre, no?

Il Pittore aveva concesso loro due biglietti Vip per un giro completo del Georgia Aquarium con l'appunto di sperare di aver fortuna nel trovare chi si dispera di non essere morto; ed ovviamente un quadro, ma July si ostinava a non voler per nulla al mondo pensare al quadro, la spaventava molto, più di sua madre e della gigantesca Gea.

“Che relazione può essere con Chi si Dispera di Non Essere Morto ed il Ragazzo con il Sonno Più Profondo?” aveva chiesto Alabaster, mentre riprendevano posto sull'autobus, frustrato nel viso, per il non sapere, “Semprefattoschifoinmitologia” si era scusata July, con uno sbuffo, una contrazione. "Non chiedete a me, io sono un uomo di scienza" aveva sentito il bisogno di comunicare Howard da sotto il cappotto di Alabaster, che si era grattato con le mani dietro l'orecchio. "Andiamo con calma" aveva stabilito Al recuperando la sua sicurezza, battendo le mani tra di loro, per richiamare l'attenzione, Hordard era fuoriuscito dal collo della giacca come un sottile fumo d'incenso violaceo, ma nessuno sembrava attirato, "Qualunque cosa sia questo Aquario, sarà pericoloso" aveva detto saggio, con gli occhi verdi scuri e penetranti, "Nonmiilludodelcontrario" aveva risposto July, passandosi le mani sulle braccia, cercando di ignorare fitte e formicolii. Il suo amico non aveva smesso di guardarla, si era allungato verso di lei, i loro volti distavano un paio di centimetri, se si fosse trattato di qualcuno di diverso da Alabaster, July avrebbe pensato che stesse per baciarla. "Devo cambiarti la faccia" aveva stabilito alla fine il ragazzo, "So già che aspetto darti" aveva aggiunto, con un sorriso tutto pieno sul viso; July aveva sbuffato, con estrema fatica, senza neanche degnarsi di chiedere informazioni. Forse era per la taglia che Madre Gea le aveva affibbiato ...

 

Erano arrivati ad Atlanta qualche ora dopo e per quanto July fosse volenterosa di recarsi già all'aquario, Alabaster le aveva chiesto del tempo, "Perchè sono umano ed ho bisogno di dormire" aveva stabilito con un po' di acidità, le occhiaie violacee sotto gli occhi verdi. July si era sforzata di annuire, "Prenderòdelcaffè" aveva invece arrancato lei, perché di chiudere gli occhi non ne aveva proprio l'intenzione, certo le sarebbe piaciuto parlare con Maya ancora. Le sarebbe piaciuto parlare con tanta gente, Lip. Bells, perfino Carter Gale, ma aveva fatto a pezzi la Fama ed era difficile entrare in contatto con le persone in generale

Era seduta al bancone di un bar, non aveva idea di dove si fossero cacciati Alabaster ed il suo lare.

"Lamiavitafaschifo" aveva sussurrato a mezzavoce, mentre assaporava il caffè bollente, l'uomo dietro il bancone aveva un espressione annoiata ed anche disinteressata, era un uomo tarchiato, con i capelli grigi ed i baffi folti, aveva un aspetto triste, un po' come il posto in generale, sembrava uno di quei bar da film dove la gente in cerca di illuminazione veniva a sbronzarsi per lamentarsi dei propri problemi. Quanto doveva risultare patetica.

Una donna si era accomodata al suo fianco, "Dammi un nocciolino" aveva stabilito con una certa allegrezza, facendo battere il palmo contro il bancone e poi aveva aggiunto con sicurezza: "E mettici della panna!" prima di ridacchiare appena. July non si era neanche degnata di guardarla, aveva potuto vedere solo una chioma cioccolato con la coda dell'occhio. Il barman aveva sbuffato, forse scontento della povera richiesta di alcolici, ma si era limitato a voltarsi verso la macchinetta del caffè per pigiare i tasti della macchinetta per preparare l'ordinazione, che poi aveva servito alla donna con uno sbuffo sonoro, per esternare tutto il malcontento.

La donna aveva sorseggiato la tazzina con un certo gusto, "Oh certi drink ti svoltano la giornata" aveva commentato con allegrezza, leccandosi le labbra, July era stata inevitabilmente catalizzata da lei. Aveva una carnagione ambrata, degli occhi caldi e luminosi, non le era stato chiara la provenienza, ma non le era importato poi molto. Il suo aspetto era radioso e grazioso, non era priva di difetti, ma aveva questo aspetto affascinante, giovane ma con gli occhi vissuti. "Concordo" aveva sussurrato con i denti stretti, ignorando le fitte, sorseggiando il caffè; "Quali sono i tuoi demoni, cara?" aveva domandato, passandosi una mano sul crine scuro, "Mia ... madre ..." si era impegnata a dire con una certa fatica. Non riteneva esattamente intelligente raccontare i suoi problemi divini con una sconosciuta, "Io con mio marito" aveva detto la donna, "Abbiamo litigato" aveva bisbigliato, aveva un sorriso amaro, inclinato, July aveva fatto una smorfia.

La donna aveva finito il suo nocciolino, qualunque cosa fosse, prima di continuare il suo racconto, "Ed ogni volta che lo facciamo lui scappa ed io lo devo cercare" aveva aggiunto con una leggera nota seccata. July lo sapeva bene quanto era sfiancato cercare qualcosa che non era facile da trovarsi e che probabilmente non voleva essere trovato da una figlia di Eris. July era decisamente convinta che sua madre si fosse fatta molti nemici, nonostante l'aiuto del Pittore. "Ma certi drink ti svoltano la giornata" aveva commentato. July aveva annuito, terminando il suo caffè, godendosi il sapore con un certo gusto, posando la tazzina vuota, c'era gente che sapeva leggere le cose, non lei ovviamente. "Oroul" aveva squittito, allungando una mano verso di lei, "July" aveva risposto lei, prendendo la mano, "Oh! Che bel nome!" aveva commentato con un sorriso splendido.

July era arrossita sulle guance e poi aveva sorriso, come spiegarle che non c'era gioia in un nome dato in onore della dea della Discordia? Oroul si era lisciata le mani sui pantaloni stretti, "Ora giovane July devo lasciarti" le aveva comunicato alzandosi dallo sgabello. La ragazza l'aveva guardata, era una persona così rassicurante, "Ho un marito da ritrovare" aveva poi canticchiato posando dei soldi sul tavolo, più di quanti fossero dovuti, "Pago anche per lei" aveva aggiunto, ammiccando a July. Era andata via prima che potesse ringraziarla.

 

"Ho sempre gradito poco gli acquari" aveva sussurrato Horward, con quella sua forma nebbiforme violacea, mentre Alabaster la spintonava senza grazia in un vicolo, "Cosavuoifare?" aveva domandato perplessa July, mentre il ragazzo le faceva posare la schiena contro un muro ruvido. Alabaster aveva abbozzato un sorriso appena, "Sei ricercata! Devo cambiare il tuo aspetto, te l'avevo detto!" aveva stabilito, posandole l'indice della mano sinistra sulla fronte, "Nonc'èbisognono!" aveva bisbigliato lei, incrociando le braccia sotto il seno; amava troppo il suo corpo, specie da quando aveva ripreso un po' di peso e non sembrava più una mendicante. "Si invece, smettila!" aveva ribattuto Al fissandola perentorio con gli occhi verdi, come il veleno. Era sempre meglio non farlo arrabbiare uno come Alabaster, si era resa conto July, che si era limitata a deglutire.

Il suo amico le aveva posato le mani aperte sulle gote ed aveva cominciato a sussurrare qualcosa a basso tono, una specie di farfuglio, ma July non era in grado di identificare la lingua, non era greco e probabilmente neanche latino. La ragazza aveva sentito come un velo sottile posarsi su di lei, fino a che non si era fatta più pesante come una coperta di lana e poi di ferro, aveva percepito le ossa sfrigolare, creparsi, un dolore indescrivibile agli arti, come se qualcuno la stesse tirando o passando sotto ad un ferro da stilo. "Cosa, per l'Ade, stai facendo Al?" aveva ringhiato aprendo gli occhi, il viso del suo amico s'era fatto appeno più distante e le sue mani sul suo volto s'erano fatte più grandi, come se lei si fosse ristretta. Per un attimo non si era neanche accorta dell'assenza di dolore alla mascella. "Ho fatto!Ho fatto!" aveva scherzato quello, tirando via le mani dal suo viso. Alabaster era sempre stato più alto di lei, questo era vero, di una manciata di centimetri solo, July era piuttosto slanciata, ma adesso il ragazzo la superava di una testa e mezzo.

Stranamente il suo corpo non sembrava diverso, era tutto piuttosto reale e le calzava a pennello, però nei suoi vestiti sembrava caderci dentro, non aveva più la sua altezza, i suoi fianchi tondi ed anche il seno, "Mi dai la tua cintura? O rischio di rimanere in mutande" aveva bisbigliato mentre stringeva le dita sulle cintole dei jeans, ma Alabaster aveva mosso le dita appena, per un momento alcune effigi runiche erano apparse luminose sui vestiti, ma i suoi indumenti si erano modellati sul suo corpo, "Anche così funziona" aveva bisbigliato, "E tutta un illusione" aveva stabilito Alabaster, "Devi continuare a credere di non essere te stessa perchè la magia funzioni" aveva chiarito immediatamente il ragazzo, mentre Horward si congratulava del lavoro ben fatto. "La cosa buona è che a quanto pare mi sto anche illudendo di non provare dolore" aveva squittito July particolarmente allegra, guardando le sue mani piccole e toccandosi il mento, non riuscendo a riconoscere i suoi tratti spigolosi.

Al aveva fatto nascondere il suo lare nella sua carta, mentre loro si erano incamminati verso l'acquario, era strano muoversi in un corpo più breve, non era scoordinata, ma le prospettive erano tutte diverse, "E chi sono?" aveva chiesto poi, osservando l'immagine distorta in una pozzanghera, aveva un viso tondo a forma di cuore, con una chioma di lisci capelli bruni e degli occhi verde scuro, con ciglia nere, più infantile di lei. "Sei Lou Ellen, una mia sorella, a quest'ora sarò al campo e quasi certamente nessuno la cerca" aveva spiegato con una certa tranquillità, mentre infilando le mani in tasca continuava, "E tu, invece? La tua faccia non la cambi?" aveva inquisito perplessa, nel loro passo c'era sempre più distanza, ora che le gambe di July erano corte ed in fase quindicennale, pensare che lei a quella età s'era già fatta alta e snella.

L'acquario imponente, moderno, di vetro e piuttosto bello si era stagliato di fronte a loro, assieme ad una calca di gente che faceva la fila a cui si erano dovuti accodare con una certa boria. "Oh nessun mostro sano di mente si avvicinerà a me" aveva risposto con onestà lui, "Tranne Fama" aveva ribattuto July, "Prima cosa: Fama è una dea; seconda cosa: ha attaccato te quando eri da sola" aveva aggiunto Alabaster prima di decidersi a spiegarsi:"Ho trovato il modo di rendere la morte un concetto molto permanente per i mostri" aveva detto, facendogli l'occhiolino.

La figlia di Eris avrebbe davvero voluto chiedere più informazioni, era davvero interessata, il-problema-mostri era a cuore a tutti i mezzosangue in fondo, ma qualcosa l'aveva decisamente distratta, più che qualcosa ... qualcuno. Due ragazzi, anche se uno era stato ignorato da July a pie pari, l'altro no, "Oh porca madre Gea!" aveva esclamato a gran voce, attirando l'attenzione forse di almeno una dozzina di persona, "La lingua!" aveva urlato Horward da dentro il giubbotto di Alabaster, che la stava fissando scandalizzata, ma July aveva gli occhi piantonati davanti a lei un paio di metri, dove stavano due ragazzi ed un satiro, dell'uomo caprino aveva visto il cappello da baseball, di uno dei ragazzi avevano notato i capelli castani ed era asiatico e questo erano gli unici dettagli che aveva colto perchè l'altro aveva catalizzato la sua attenzione. "C'è quel figlio di una sgualdrinissima ninfa di Percy Jackson" aveva detto, indicando proprio un giovane dai capelli scuri, un orrida maglietta arancio e gli occhi verdi come il mare, che fitto fitto discuteva con il compagno, "Nefasti numi" aveva aggiunto Alabaster con gli occhi sbarrati.

"Dovremmo ucciderlo, non avrò mai più occasione di avere la sua testa" aveva sussurrato July, mentre aveva estratto la lima dalla sua tasca, che si era poi plasmata nella sua mano per assumere la forma di una lancia longilinea, "Tu non sai quanto vorrei dare a quel lurido ... tizio" aveva mormorato Alabaster, con un tono basso di un ringhio, cercando di darsi un contegno, "Quello che si merita" aveva terminato, gli occhi verdi erano ardenti fiaccole di odio. July si era voltata verso di lui con gli occhi sbarrati, "Non lo dire! Non osare dire Ma!" aveva quasi strillato e la gente continuava a guardarli, "Non c'è Ma che regga, Torrington!" aveva tuonato. Alabaster aveva fatto una smorfia e le aveva piazzato le mani sulle spalle, fissandola neglio occhi, "Ti giuro sulla mia nobilissima madre, Juls, che vorrei andare lì e prendermi la sua testa" aveva cominciato, piano. scandendo ogni parola, "Ma Percy Jackson non è in visita di piacere ci scommetto, così come Annabeth Chase non è assente dal campo per le vacanze" aveva aggiunto, "Sono in missione, indovino contro una virulenta dea primordiale che odia tutti noi alla stessa maniera" aveva soffiato, "Siamo tutti sulla stessa barca in questo momento" aveva terminato lasciandola, la lima di July si era plasmata perchè riprendesse la sua forma. "Non è giusto" aveva bisbigliato la ragazza, al che il suo amico aveva riso con un certo gusto, "Siamo in missione per conto di Eris; la giustizia è l'ultima cosa che pensavo di trovare" aveva detto con un certo sarcasmo.

"Non vorrei distrarvi dalle vostre elucubrazioni su Percy Jackqualcosa" aveva soffiato Horward prendendo una consistenza quasi umana al loro fianco, "Ma sono abbastanza convinto che quello sportello della biglietteria sia vostro, anche se ho tristi conoscenze delle lingue morte" aveva detto serioso, indicando verso la biglietteria, una delle finestre capeggiava una scritta in oro scintillante Biglietto prioritario per Vip, in greco antico ed in latino. "Odora di trappola e pessima idea" aveva squittito July, ma Al era già andato, sicuro di se, con la mano sull'elsa della sua spada d'oro, passando proprio al fianco di Percy Jackson e del suo amico, proprio quando una donna dai capelli ricci si era fermata a parlare con loro, July aveva lanciato loro un ultima lunga occhiata. Oh madre, apprezza il sacrificio che sto facendo per te, aveva pensato.

 

Dietro la cassa c'era un uomo molto triste, aveva un aspetto relativamente normale, capelli scuri come una macchia di petrolio, occhi azzurri come un mare estivo, leggermente distanziati ed un naso affilato, per il resto non aveva nulla che lo rendesse degno di nota, certo July non sarebbe riuscita a dire se avesse venti o quarantanni, visto che il suo viso sembrava etereo come uno di quei famosi bronzi di Riace o giù di lì. Indossava una polo grigio su cui era stato applicato un cartellino con il nome Tommy scritto sopra. Alabaster aveva dovuto bussare più di una volta al vetro per attirare l'attenzione del tipo, più catturato dall'idea di fissare l'aria, "Benvenuti al Georgiam Aquarium" aveva bisbigliato lentamente, sbattendo un paio di volte le ciglia, prima di adocchiarli meglio, "Ma siete idioti? Volete morire giovani?" aveva detto poi con un cambiamento repentino assottigliando lo sguardo, proprio mentre Alabaster tirava fuori i biglietti, "Eh?" aveva detto July confusa, "Questo posto è strapieno di mostri che i miei fratellio non vedono l'ora di sfamare con mezzosangue ingenui e curiosi" aveva bisbigliato Tommy, come se fosse ovvio.

July aveva sollevato un sopracciglio davvero sconvolta lei, "Non dovresti evitare di dirci queste cose?" aveva domandato poi perplessa, "Insomma non dovresti cercare di ingannarci?" aveva chiesto poi, "Che vuoi che ti dica sono un dio che ama lasciare sbigottiti gli altri" aveva commentato Tommy, prima di volgere lo sguardo verso Alabaster, "Purtroppo dobbiamo entrare lo stesso, gli oneri dell'essere eroi" aveva detto, infilando i biglietti che gli aveva lasciato il pittore insieme al suo quadro. Il dio aveva sbuffato appena, derisorio prendendo i biglietti e timbrandoli, prima di passarli di nuovo sotto il vetro, "Mezzosangue avvisati mezzi-salvati, ma vi affiderò ad Elettra" aveva aggiunto, "Tanto per darvi qualche possibilità" aveva terminato, premendo un tasto su una cornetta, "Meglio di Forco o Ceto" aveva detto tra se e se, "Credo che Percy Jackson comunque gli distrarrà" aveva mormorato, perdendo totale disinteresse in loro.

Una donna era comparsa al loro fianco, vestita come ... be, una guida, con tanto di nome applicato sul seno: Elettra. Era una bella donna, dai capelli scuri corvini acconciati in una treccia all'olandese, l'incarnato lievemente celestino ed orecchie con le pinne, forse, non ne era sicura July, doveva essere una ninfa o un'oceania, aveva attorno al collo sottile e squamoso una collana d'oro bianco in cui era incastonato un brillocco d'ambra, "Io sono Elettra e non ho per niente voglia di essere la vostra guida" aveva ammesso con un sorriso smagliante sul viso, prima di battere le nocche sul vetro di Tommy. Il dio si era voltato verso di lei, con un espressione crucciata, "Moglie mia" aveva sussurrato, con un sorriso abbozzato, "Marito caro, non potresti fare tu la guida?" aveva proposto quella senza smettere di sorridere, "Mi deprime alcune mie sorelle in quelle condizioni" aveva ammiccato, incrociando le braccia. Tommy aveva sbuffato, ma contro ogni previsione aveva acconsentito.

 

"Vi do un consiglio, non sposatevi mai" aveva sussurrato con un tono vacuo Tommy, tra una spiegazione e l'altra sulle grandi specie dell'oceano indiano, proprio mentre passavano davanti ad una vetrata piuttosto imponente, dove nuotavano diverse specie di pesci tutte colorate, "Interessante" aveva fatto notare Alabaster affiancandolo, "Da bambino andavo sempre all'aquario" aveva sussurrato, "Ma credo che la parte migliore di questo tour, sia quella che non vuoi proprio mostrarci" aveva stuzzicato il dio. "La curiosità uccise il gatto" aveva borbottato Tommy, continuando per la sua strada, alla fine però aveva ceduto, perchè anziché condurlo verso i mari del sud aveva imboccato un corridoio su cui era scritto Morte nelle Profondità Marine. "Rassicurante" aveva commentato July con un certo sarcasmo, il suo amico aveva allungato una mano verso di lei, stringendole la sua, "Oh! Sarà entusiasmante" aveva borbottato con una certa noia Tommy, mentre imboccavano tutti e tre - quattro, se si contava Horward, il corridoio tetro.

"Questo posto lo hanno costruito i miei fratelli Forco e Ceto, quando sono stati esiliati qui, così si sono impegnati per recuperare ogni specie rara abbia valicato gli abissi, principalmente perchè ... sono sociopatici" aveva spiegato, con le mani nelle tasche dei pantaloni, "E tu perchè gli aiuti?" aveva invece chiesto July giustamente, "Oh, be, qualcuno deve portare un po' di sanità in questa famiglia" aveva borbottato, mentre cominciava ad elencare le varie vasche e le creature che vi erano all'interno, alcuni erano mostri fatti e finiti di cui July non aveva mai sentito parlare, altri erano umanoidi, ma avevano un espressione vacua quasi fossero stati vittima di un qualche tripp di acidi - cosa che era probabilmente vero. "Cerchiamo una rarità in particolare" aveva fatto notare Alabaster, affiancandosi a Tommy, "Oh quale?" aveva detto quello senza interesse, mentre July si era piantonata dall'altro lato, con gli occhi rivolti alle vasche, spaventata e disgustate da quella visione; una delle vasche passate era composta da un paio di belle fanciulle dagli occhi assenti, la cui tara le segnava come le Oceanie, le sorelle di Elettra.

Come si poteva, si chiedeva July, lasciare il proprio sangue in quella cattività?

 

Alabaster ed Horward sembravano non condividere la sua stessa empatia, il lare aveva gli occhi intrigati da tutta quella meraviglia, che nella sua vita di mortale aveva sempre ignorato, Al invece era prettamente concentrato nella missione, non che questo la lasciasse particolarmente stupita, era sempre stato uno particolarmente in gamba. "Cerchiamo Chi Si Lamenta di Non Esser Morto" aveva spiegato Alabaster a Tommy, che aveva annuito, con una lentezza disarmante, quello aveva portato una mano sotto al mento, da vero pensatore, "Una lamentela di pochi, se mi permetto" aveva commentato poi con voce bassa, "Ma tu sai di chi si parla" aveva mormorato lei, intercettando il suo sguardo con sicurezza, toccandogli un braccio. Tommy s'era voltato verso di lei, "Non mi permetterei mai di mentire a due ... figli di Ecate" aveva mormorato, con un sorriso di chi la sapeva lunga, "Non crogiolatevi nella mia accondiscendenza" aveva berciato con una certa imperiosità, "Sono sempre figlio di mia madre" i suoi occhi erano scintillati di una luce cattiva.

"Credo che potremmo tutti mantenerci calmi" si era impicciato Alabaster con un tono calmo, da vero politico, "Madre o non madre, vuoi aiutarci, o ci avresti lasciato ai tuoi fratelli" si era intromesso Horward con tutta la sua sicurezza e con i suoi occhi savi, Tommy aveva abbozzato un sorriso gentile, di chi era grato della riconoscenza, "La verità è che hanno provato in troppi ad abbattere gli dei perchè io possa credere che qualcuno ci riuscirà" aveva ammesso il dio. July aveva sentito un crampo nello stomaco a quel pensiero, lei ci aveva creduto, davvero, che potesse essere possibile, ci aveva creduto lei e Jake, Mary, Ines e tutti quegli altri che non potevano più camminare su quella terra.

Tommy aveva preso un lungo sospiro, "Potrei avere una qualche vaga idea" aveva ceduto alla fine, mentre gli guidava verso un corridoio che conduceva ad un corridoio che conduceva Alle Specie d'Acqua Dolce, quel insegna aveva fatto salire la bile di July fino all'esofago. Si era specchiata per un'ultima volta verso una vasca lì vicino, dove una creatura con una lunga coda di pesce rossa era stesa come la sirenetta sopra una roccia, era un maschio, dal viso affilato ed elfico, aveva capelli rossi corti, mossi dalle acqua come alghe e l'espressione vacua di chi si era perso. La figlia di Eris aveva visto prima la ragazzina di cui indossava il volto nel riflesso, ma poi aveva visto se stessa quando si era concentrata di più, ma si era affrettata a ricordare se stessa che doveva credere nell'illusione o si sarebbe dissolta. "Lou! Lou dove sei finita?" l'aveva richiamata a gran voce Alabaster, che si era già addentrato nel reparto delle acque dolci con il dio loro cicerone.

Aveva raggiunto i due con una corsa, le sue gambe erano corte e non riuscivano a fare grandi falcate, dove aveva ritrovato i tre che s'erano arrestati per aspettarla, "Allora abbiamo trovato Chi Si Lamenta Di Non Esser Morto?" aveva chiesto immediatamente, osservando i visi di quelli, Tommy aveva sollevato le spalle. Alabaster aveva cominciato, "Secondo il nostro inaspettato amico, pare di si" aveva invece detto, indicando una vasca; July aveva seguito la direzione del viso per osservare una vasca d'acqua salmastra, decorato con rocce e canneti. Una donna stava nel centro, seduta tra le rocce piatte nere e bianche, come il resto delle creature aveva un espressione vacua, ma un sorriso albergava sul suo viso, come di chi fosse prigioniero di un bella memoria, una bellezza mediterranea, con curve giunoniche, belle cotta dal sole e ricci neri mossi appena dalle acque chete, una targa recitava Iuturna Fluminum Domina. "Non parlo latino" aveva bisbigliato July, aggrottando le sopracciglia, "Giuturna Signora, o Padrona, dei fiumi" aveva risposto Alabaster con un tranquillità, mentre la figlia di Eris aveva posato nuovamente lo sguardo sulla donna nell'acqua, Giuturna aveva occhi del colore del miele, era intontita,si, ma July poteva leggere una qualche gioia in quella vista. "E' così lieta" aveva sussurrato lei, posando una mano sull'aquario, "Fatico a credere sia qualcuno che si lamenti" aveva sussurrato poi, "Non conosci la sua storia?" aveva chiesto Tommy colpito, "No" aveva ammesso July, leggermente a disagio, ma Alabaster aveva rivelato di essere anche lui parecchio ignorante da quel punto di vista. "E lei?" aveva domandato allora il dio al lare, Hordard aveva posato gli occhi viola in quelli della ragazza accomodata, "Oh si" aveva commentato, chiudendo gli occhi come se richiamasse alla mente qualcosa, "Avevo sempre considerato la mitologia una baggianata, ma sono sempre stato interessato alla morte, nelle varie culture" aveva raccontato, "Non ricordavo di Giuturna finché non ho letto il suo nome" aveva terminato.

July aveva incrociato le braccia sotto al petto e si era posata alla vasca di Giugurta, "Quindi ci spiegate chi è?" aveva domandato retorica, osservando il lare, "Sono sicuro che Tommy conosca la storia meglio di me" aveva detto il dottor Horward con un estrema umiltà, che July non era sicura di avergli mai sentito. Il dio aveva acconsentito, guardando la donna nella vasca, "Oh" aveva emesso, con uno sbuffo, "E' una storia con radici antiche ..." aveva mormorato, attirando l'attenzione di tutti.

 

"... Dall'Arcadia venne un uomo, era figlio di un re e come suo padre ne divenne uno lui, in una terra ricca e florida, lontana dalla sua patria. Il suo nome era Dauno, Re dei Dauni e poi dei Rutuli.

E' come ogni re dei mortali, cercava una sposa ... e ne trovò una, bella come solo una dea poteva essere, una ninfa, della corte di Nettuno e moglie del dio dalle due facce Giano, Venilia si chiamava, sorella di Amata - ma questa è un'altra storia, forse.

Dauno l'amava e Venilia amava lui.

Giano ... Giano ... leale a se stesso, permise a Venilia di scegliere, ma potrei ricordare male, sono passati così tanti anni, ma non si oppose, rimase in disparte, forse non l'amava o forse sapeva del dolore che avrebbe provato, poi. Puoi amare un mortale con tutta la tua anima, quando sei un dio, ma loro sono così fragili, così effimeri e a noi non è concesso restare. Venilia restò con Dauno per anni, lo vide invecchiare, e gli dono tre splendidi, sani e forti figli. E poi un giorno dovette tornare al suo ruolo, alla sua vita e lasciare quel mortale che aveva tanto amato e quei bambini, che non poteva sopportare di veder morire prima di lei.

Di uno di loro, una bambina, il tempo si è preso il nome, è divenuta donna, divenuta moglie e madre, vecchia anche e nonna. Scelse una vita tranquilla e ne fu ripagata, ma come accade a chi prende quella via, il nome è stato portato via dal mare.

Gli altri due figli non ebbero quella fortuna, o sfortuna, dipende, ma rimasero immortali nelle memorie. Uno era un ragazzo, che divenne un guerriero ed un re come suo padre, promesso a sua cugina, promesso ad una vita migliore, morto con gloria in uno scontro, come se potesse esserci mai gloria nella morte. Morto giovane, ma immortale nelle memorie. L'altra fu una figlia, Giuturna, bellissima. Così splendida d'aver catturato gli occhi di Giove, anche se questo in effetti non è poi così strano. Giuturna, ammetto, aveva qualcosa di diverso dagli altri: possedeva una capacità d'amare senza eguali.

Non era a Giove però tale concessione. Giuturna amava follemente suo padre, sua sorella, suo fratello e la sua famiglia. Ma il padre dei Numi le concesse l'immortalità, di esser dea, così da poterla amare fino alla fine dei tempi, di non doverla mai vedere sfiorire e vederla perdere quella sua bellezza. E' divertente, sapete, ho visto uomini e donne sputare sangue e valicare prove indicibili, odiati dagli dei e tormentati, per raggiungere il premio della vita eterna ... Eracle, Dionisio, Psiche ... ma a lei era bastato essere bella. Nessuno però, neanche Giunone stessa, le portava rancore. Come si potrebbe d'altronde?

Così Giove fece di lei: Giuturna Signora delle Fonti.

E fu bello, fu buono, fu quasi ... perfetto, all'inizio. Giove l'amava e Giuturna poteva vegliare sui suoi fratelli. Splendeva quando il fratello divenne Re e piangeva di gioia quando Numano sposò la sorella. Non soffriva del vedergli invecchiare, ancora estranea e del tutto consapevole di ciò che l'immortalità era, ciò che le aveva tolto ... Oh, ma lo avrebbe scoperto ...

Il mondo perse la sua gioia quando un uomo arrivò, è una storia lunga però ed in tanti la hanno già narrata, tante e tante volte, con più capacità di me, devo ammettere.

Suo fratello morì, al termine di una guerra, o fu la sua morte a terminarla. Giuturna era una dea, sapeva e Giove le aveva impedito di combattere il fato.

Quando l'uomo morì, Giuturna seppe in quel momento quanto dolorosa fosse la sua immortalità, perchè nulla le avrebbe mai potuto ridare suo fratello e con il tempo anche sua sorella si spense.

E Giuturna rimase sola, disperata, con il dolore della sua immortalità, desiderosa null'altro che la morte la cogliesse, desiderosa di sbarazzarsi dell'eternità. Immortalis ego, piangeva, proprio io dovevo essere immortale ...

Giuturna Signora delle Fonti colei che si lamenta di non esser morta"

 

July era figlia unica e quel dolore non poteva neanche immaginarlo, ma era sopravvissuta a Mary e Jake e non credeva che questo dovesse essere troppo diverso. "Dobbiamo parlare con lei" aveva stabilito Alabaster con sicurezza. Tommy aveva sollevato le spalle, "Tecnicamente non posso lasciarvelo fare, i miei fratelli mi darebbero il tormento" aveva commentato a mezza voce con gli occhi bassi. Alabaster aveva annuito, "Capisco, folle o meno, la famiglia è la famiglia" aveva aggiunto, mentre July aveva estratto dalla tasca posteriori dei suoi jeans la lima, che presto si era plasmata per assomigliare a quello che sembrava una mazza da baseball e senza preavviso aveva colpito in pieno viso il dio. "Ma cosa?" aveva esclamato Horward, mentre Tommy era finito sbalzato di qualche metro, July era stupita della sua forza, Alabaster non si era fatto prendere dalla sorpresa e l'aveva agguantata per una mano, "Corri!" aveva strillato, July non era certa che tale richiesta fosse stata fatta a lei o al lare, ma si era ritrovata a correre per il corridoio tirata dal figlio di Ecate.

"Tu sei completamente folle!" aveva detto Horward, strillandole in un orecchio, forse il lare era abituato ai comportamenti savi di Alabaster, "Lascia perdere Claymore!" aveva strillato proprio quello, "I figli di Eris sono strateghi per lo più, ma hanno una vera inclinazione per la violenza" aveva aggiunto quello, facendole l'occhiolino. "Quando sei alle strette: un colpo ben assestato è la migliore strategia" aveva aggiunto lei con una mezza risata, mentre il ragazzo si era buttato contro una porta di servizio, July non l'avrebbe mai notata, era fatti una materia simil-roccia, così che potesse mimetizzarsi nell'ambiente.

"Dove stiamo andando?" aveva domandato July, mentre salivano su una scala a grate di ferro, in un corridoio con una luce rossastra, "Nella parte superiore delle vasche, per recuperare quella povera anima di Giugurta" aveva risposto lui, mentre raggiungeva la sommità, finendo su ponti grigliati in ferro, che stavano sospese su enormi vasche d'acqua. "Pensiamo, abbiamo svoltato due volte a sinistra, una a destra" aveva cominciato a farneticare Al, "Di qua!" aveva detto invece July spintonandolo in una direzione, non sapeva perchè era così sicura di se.

Horward aveva continuato imperterrito a ribattere che colpire un dio non era mai una buona cosa, "Perchè mai? Ne abbiamo già fatto appezzi uno!" aveva esclamato July con un bel po' di goliardia nella voce, l'adrenalina era salita su per la schiena, al punto che aveva sentito brividi sulla mano e sulla mascella, per un attimo aveva ripreso la sua prospettiva, ma aveva ripreso quella di Lou Ellen.

"Ok, questa è la vasca!" aveva strillato July, afferrando con le mani il parapetto, guardando sotto, riconosceva il crine scuro di Giuturna. Il ponte era sospeso a qualche metro dalla superficie dell'acqua e la vasca era parecchio profonda. "Immagino tu non abbia una tuta da sub nel taschino" aveva stabilito lei, mentre valutava cosa fare, "Forse potrei con la magia" aveva stabilito lui, mentre cominciava a slacciare la cintura dei suoi pantaloni, "Potresti farti una cosa come la bolla di Cedric Diggory nel calice di fuoco" aveva proposto July. Alabaster aveva fatto cadere la cintura per terra ed aveva cominciato a slacciarsi i lacci dei suoi scarponcini verde petrolio, "Io che?" aveva domandato confuso, "Harry Potter?" aveva risposto retorica lei. Al aveva sbuffato, "Forse ti sei scordata che sono dislessico, mi sento male quando leggo, cerco di farlo solo lo stretto necessario" aveva risposto lui. July sapeva che tutti, o quasi, i mezzosangue soffrivano di quel particolare disturbo della DSA, perchè il loro cervello era preimpostato per le lingue antiche, così come sapeva che in alcuni era più forte di altri, in July non era così forte da farle sanguinare le meningi quando leggeva, ma non rendeva quell'azione piacevole, si rendeva conto che per Al dovesse essere anche peggio a causa del fatto che riuscisse a leggere anche il latino, oltre che il greco, ed il runico e che altro. Era anche un po' strano che lei non comprendesse il latino, infondo era figlia di Eris, la Discordia ed ella era tale per greci e romani.

"Be, ci sono i film!" aveva fatto notare lei, beccandosi in piena faccia il giubbotto antiproiettile che il ragazzo indossava sempre in missione, mentre il suo amico era rimasto solo con una maglietta sottile ed i pantaloni, "Se dobbiamo scappare così non dovrò fuggire in mutande" aveva stabilito, posando le mani sul suo volto, una specie di scintillante luce viola lo aveva avvolto, un qualche ambiguo strano oggetto gli si era formato sulle labbra. Un respiratore?

Alabaster aveva scavalcato la ringhiera e si era poi tuffato nella vasca, "Fai veloce!" aveva fatto appena in tempo a dire July, prima che un qualcosa la aggredisse sbalzandola via, finendo per farle urtare la testa contro una grata. "Ma che ...?" era riuscito a dire, sollevandosi sui gomiti, mentre un enorme mastino dal pelo scuro, gli occhi erano strani, come guardare una galassia, d'un colore che andava dall'azzurro al rossastro. "Tommy?" aveva sussurrato confusa, "Non credo cara" aveva detto Horward ed in quel momento si era palesato oltre il mastino, che ringhiava sulla sua faccia, scoprendo i famelici canini, era un ragazzo.

"Non prenderla a male dolcezza, vorrei anche io essere a caccia di qualcun altro" aveva aggiunto questo, July lo aveva guardato, era un ragazzo attraente, dalle spalle larghe, indossava una giacca sportiva, aveva i ricci scuri e serpentini, gli occhi erano verde acqua ed il viso squadrato da uomo, "Ma tu sei il ragazzo del solenoide!" aveva strillato July, gli occhi di quello si erano fatti più sottili, come se avesse cercato di capire chi fosse lei, poi era stato come illuminato e lei aveva sentito l'incantesimo sciogliersi sulla sua pelle, lasciandole brividi sulla linea della mascella e sulle dita.

"La ragazza tanto gentile" aveva notato lui, accarezzando il capo dell'animale, "Mi dispiace" aveva sussurrato poi, "Vorrei passare il mio tempo ad uccidere le cacciatrici di Artemide, Orione mi ha anche prestato Sirio per questo" aveva stabilito con sicurezza, continuando ad accarezzare il capo del cane, "Ma Gea mi ha riportato alla vita e le devo qualche favore" aveva aggiunto, mentre estraeva un oggetto dalla tasca, una sorta di arco meccanico si era andato poi a svilupparsi e lo stesso era accaduto ad una freccia.

July era rimasto ferma ed aveva deglutito, mentre lenta con una mano cercava di raggiungere la sua lima, "Un vero peccato, fanciulla, sei così bella" aveva aggiunto quello, mentre continuava a tendere le frecce verso di lei, "Cosa ne farei del tuo corpo" aveva bisbigliato con gli occhi chiusi, sarebbe stato il momento propizio per colpirlo, ma ogni singolo movimento di July era seguito dagli occhi si Sirio e dai suoi ringhi. Il ragazzo del solenoide aveva aperto gli occhi, fissandola attentamente, "Oggi, mia bella, morirai per mano di Atteone" aveva stabilito quello, prima però July s'era lanciata contro di lui, con la sua lima in forma di pugnale, prendendo la costola dell'uomo.

Atteone aveva comunque scagliato la freccia, che si era conficcata nella su coscia, così come Sirio aveva stretto tra le zanne il suo polpaccio, ma come era accaduto contro Fama, July non aveva percepito alcun dolore, se non ancora più vigore nel suo corpo, aveva estratto la lama dal corpo dell'uomo e senza grazia aveva colpito il cane, aveva sentito tutto il corpo formicalare e farsi improvvisamente più spesso, come se fosse stata tirata contemporaneamente verso l'alto e verso il basso, per un secondo, aveva pensato che sarebbe stato spezzato in due, ma non era successo nulla, si era rifatto più forte, ancora una volta.

"Come ...?" aveva provato a chiedere Atteone, "Se stuzzicata posso valicare i cieli" aveva stabilito lei, pronta a colpirlo ancora con la sua arma, che era divenuta ora una lancia - la sua lancia.

Il suo nemico si era sollevato dalla posizione cucciata, aveva il mento sporco del suo stesso sangue ed aveva tirato via da sotto la giacca una spada corta, "Sarà un piacere ucciderti, mia bella" aveva stabilito quello, quasi colpendola con la spada, "Attenta al cane, July" aveva strillato Horward. Lei era rimasta in mobile, con la lancia puntata verso Atteone, dall'altro lato si era formata un altra punta, ma lei non poteva voltare il capo, per vedere il segugio, era alle sue spalle, avrebbe potuto aggredirla da un momento al atro. "E' un bravo cane, fedele, Orione è stato più fortunato di me" aveva sussurrato quello, ad ogni parola un rivolo di sangue scivolava sul mento.

Faceva uno strano pensiero, ma July si era resa conto che Atteone era un mortale, o un semidio, non lo sapeva, ma era qualcosa di diverso dall'uccidere un mostro o combattere una dea, sembrava immensamente sbagliato. Non sarebbe stato il primo, aveva già ucciso, a Manhattan, nel labirinto, ma non si era mai fermata a rifletterci, era una guerra quella, una guerra ai suoi caduti. Ora doveva uccidere a causa di Gea? Di sua madre?

Sembrava così ignobile.

Ed Alabaster aveva osato definirgli eroi, con Tommy.

"Potremmo far finta di nulla e continuare ognuno per la sua strada" aveva proposto lei, mentre continuava a tenere con sicurezza la doppia lancia in una mano. "C'è la spada di Alabaster!" aveva detto Horward, mentre lei poteva osservare la spada d'orata del suo amico, che aveva lasciato lì, quando si era tuffato, a proposito di quello ... non era ancora riemerso?

La risposta era arrivata quando qualcosa aveva letteralmente incendiato il pavimento sotto le zampe di Sirio.

Alabaster era riemerso dall'acqua, tenendo per le spalle Giuturna, che era immobile con gli occhi vitrei, Al teneva una mano sollevata, rune verdastre si intravedevano sui vestiti, il palmo della mano sembrava violacea, mentre il segugio piangeva, avendo dovuto allontanarsi.

Atteone aveva provato a colpirla con la spada e July l'aveva intercettata per pelo. Lui era piuttosto bravo nel duello, ma lei conosceva uno o due trucchi per difendersi, ed era sleale, questo giocava a suo vantaggio. Il suo nemico doveva essere stato addestrato nel suo combattimento da un qualche maestro, che gli aveva insegnato le regole, come un principe o un eroe, non era stato addestrato per la guerra, per combattere per avere salva la vita. Aveva colpito con un calcio lo stinco dell'uomo mentre la spada di questo era bloccata contro la sua lancia e poi lo aveva colpito con una testata, "Oggi tu muori, Atteone, ucciso da July Goldenapple figlia di Eris" aveva detto con sicurezza, con un fiato, nessun dolore, nulla, abbassando la lancia sull'uomo, che aveva rotolato da un fianco.

La punta della lima si era conficcata nella grigilia, mentre quello si era tirato da un lato, lasciando la spada corta, sorrideva in maniera malgna, sporco di sangue, "Può darsi" aveva stabilito e poi be ... July non era l'unica che in quella giornata non era stata nella sua pelle, perchè Atteone era divenuto un cervo e l'aveva caricata con vigore ed erano finiti ambedue nella vasca dove erano Alabaster e Giuturna.

July aveva conficcato la lancia nella giugulare dell'animale, ignorando le corna dell'uomo che avevano scavato la pelle e la carne, "Peccato, eri così carino" aveva stabilito, mentre estraeva la lama dal corpo dell'animale, mentre l'acqua si colorava di rosso, "Ti trovo bene" aveva stabilito Alabaster, mettendole la mano libera attorno alla vita per tenerla stretta a lui, anche lei sanguinava, "Dobbiamo uscire da questa vasca" aveva stabilito lei, "Come raggiungiamo il ponte?" aveva domandato lui, con gli occhi verso il ponte.

"Non...sai...lievitare?" aveva domandato lei, sentendo le fitte sul suo mento riformarsi, scomparso l'adrenalina, come quelle alla mano e poi erano venuto tutti gli altri dolori, la freccia alla coscia e le ferite delle corna che avevano reso il suo ventre una groviera, fortunatamente non avevano preso lesionato nessun organo interno, sembrava, avendo le punte raggiunto appena i muscoli, però rischiava davvero di dissanguarsi in questo modo.

Alabaster era diventato rosso di imbarazzo per la sua mancanza, "Potrei fondere un po' del metallo, far scivolare una delle due estremità ed usarlo come rampa" aveva cominciato ad ipotizzare lui, se la gravità gli assisteva. "Potrei far saltare via la vasca" aveva sussurrato poi, mentre la teneva stretta per la vita, Giuturna abbandonata sul suo fianco, la testa incastrata tra la clavicola ed il mento, "Ti giuro July, che ne verremo fuori" aveva borbottato. "Potrei lanciarvi una cima e potreste risalire" aveva esclamato una voce cogliendoli di sorpresa, sollevati gli occhi, avevano incrociato Tommy, poggiato alla balaustra, con una corda arrotolata in una mano.

Sorrideva sornione e se avesse in qualche modo accusato il colpo di July, non la dava a vedere.

 

July aveva appena sollevato lo sguardo, "Ma tu chi sei in realtà?" aveva domandato appena, mentre il dio aveva lanciato verso di loro la cima di una corda, "Taumante, figlio di Gea e Ponto, fratello di Ceto, Forco, Nereo ed Euribia, marito di Elettra e padre di Arpie, Iride ed Arcobaleno" aveva risposto con boria, elencando quei titoli e muovendo la mano annoiata, "E come il mare io terrifico e meraviglio" aveva sogghignato. Aveva con sicurezza saldato una delle due cime alla balaustra.

Lei aveva afferrato la corda, con un estrema fatica, "Dalle un pizzico" aveva sussurrato Taumante, facendogli l'occhiolino, "Haragione" aveva ringhiato July piena di fitte ed il suo amico, con una certa fatica che cercava di tenersi a galla. Alabaster aveva eseguito l'ordine e l'aveva pizzicata con così tanta forza che probabilmente sarebbe rimasto il livido, ma come dopo ogni volta che aveva ricevuto un colpo, il dolore era stato assorbito nel suo corpo e l'aveva temprato. July aveva afferrato la corda e s'era tirata su con la forza delle braccia, si era annodata con le gambe, così si era tirata sulla fune come non aveva mai fatto a scuola durante le ore di ginnastica e quando aveva raggiunto con le dita il pote si era stretta e poi si era arrampicata sulla ringhiera e l'aveva scavalcata, nel momento in cui aveva toccato con i piedi per terra, tutti i suoi dolori si erano manifestati come un'onda e lei era caduta, così a fatica s'era tirata di lato, posando la schiena alla ringhiera, ignorando Alabaster, come avrebbe fatto a tirarsi su assieme alla Bella Strafatta?

Tommy, o come si chiamava, si era chinato di fronte a lei, aveva un bel sorriso, "Madache ... parte ... stai?" era riuscita a dire lei con una certa fatica, un dolore in tutto il corpo, "Da chi mi stupisce e voi due avete meravigliato il dio della meraviglia" aveva riposto, allungando una mano verso la freccia nella sua coscia e l'aveva strappata con un movimento lesto, July aveva strillato alla pelle squarciata ed al sangue, nonostante il dolore alla mascella le impedisse i grandi movimenti. La sua voce era stata strozzata però da un rumore più assordata, come del vetro a pezzi ed una cascata d'acqua.

Qualcuno aveva rotto una vasca? Percy Jackson?

 

Il dio le aveva toccato la fronte con un pollice, aveva sentito la pelle coperta di brina, ma tutti i dolori erano scomparsi, così come le ferite che si erano rimarginate, "Chi l'avrebbe detto che prendere a mazzate un dio me ne avrebbe fatto guadagnare il favore" aveva commentato lei, riuscendo a tirarsi su senza fatica. Tommy si era sollevato con lei, "Vi ho detto di non entrare e l'avete fatto, vi ho detto di non prendere Giuturna e l'avete fatto e nel mentre avete ucciso anche Atteone" aveva commentato, "Il fato deve avervi baciato il capo e posso assicurarvi che il fato è l'ultimo dio che mi metterei contro" aveva stabilito. Alabaster era rotolato su un fianco, portandosi in spalla la dea, che era appesa e del tutto inerme a lui, "Ora andate, che Percy Jackson e Frank Zhang non riusciranno ad essere ancora una distrazione per molto tempo" aveva bisbigliato il dio, mentre Alabaster si preoccupava di rivestirsi, mentre July sorreggeva Giuturna.

Il viso di Taumante sembrava ambiguamente più rilassato, "Hai sbagliato, comunque" aveva detto lei con sicurezza, fissandolo, "Come?" aveva sussurrato confuso il dio, "Gli dei, su di loro, hai sbagliato" aveva stabilito con sicurezza July.

Tommy aveva inclinato il capo, "Ho preso un sacco di F a scuola, perchè non studiavo storia, ma alla fine lo ho capito, sai?" aveva ripreso a a parlare, "Prima c'erano i Protogei, poi sono stati detronizzati dai Titani e questi a loro volta dagli Dei. Figli che prendo il posto dei padri" parlava, attirando l'attenzione di Tommy, che era un dio primordiale ed aveva visto quello, "Quando un sistema cade, perchè lo fa, non importa quanto grande e splendente crolla perchè così deve essere. La vita, il tempo, è rinnovo" - aveva fatto una pausa - "Non si può tornare al precedente, si può solo andare avanti" aveva stabilito, con un sorriso.

Anche il dio forse lo faceva, sorrideva, "Gea si illude se pensa di poterlo fare" aveva terminato, "Questo come contraddice me?" aveva chiesto di rimando Tommy, "Perchè anche gli dei capitoleranno prima o poi" aveva risposto July facendoli l'occhiolino, prima di scappare assieme ad Alabaster, che si era caricato Giuturna in spalla come un sacco di patate ed il dottor Horward nella giacca.

Luke Castellan lo aveva intuito che poteva essere possibile, aveva promesso a July e gli altri una nuova età del loro, ma adesso lei si rendeva conto quanto razionalmente fosse difficile ricrearla e che con Crono al potere difficilmente si sarebbe realizzata, ma non poteva vedere grande differenza tra Crono o Zeus, era certa che poi Luke avrebbe cercato di sbarazzarsi del suo alleato, anche se poi si era reso conto di averlo sottovalutato. "Lo pensi davvero?" le aveva chiesto Alabaster, correndogli al fianco, "Mia madre è la dea più attiva dell'Olimpo, fa tutto da se, ma ha dovuto affidare questa missione a me" aveva berciato lei con sicurezza, "Ormai gli dei sono costretti a ricorrere a noi; fidati Alabaster: il mondo è prossimo al tramonto degli dei" aveva sussurrato.

 

 

Aiace l'aveva colpita con un sinistro al volto e Jeha era girata su se stessa prima di finire a terra e sputare un po' di sangue sulla sabbia, "Atena è una puttana che spero Gea mi farà fottere" aveva sentenziato l'uomo, afferrandola per le caviglie. Era un uomo vagamente attraente, per quanto disgustoso, con la pelle olivastra e gli occhi neri ed i capelli corvini. Aiace era stato un guerriero noto di Troia, maledetto dagli dei per il suo ingiurioso comportamento, ma Gea lo aveva riportato al mondo per vendicarsi.

"Comincerò con te e poi dirò a tua madre quanto hai goduto" aveva ghignato, con un tono annegato nella lussuria, che disgusto che faceva a lei, da farla sentire impura solo nell'averlo ascoltato.

Jeha aveva mosso con sicurezza la gamba per liberarsi dalla stretta e si era rotolata supina, l'arco le era comparso alle mani come la freccia e gli aveva puntati contro di lui, "Non sono sopravvissuta ad un processo di stregoneria ed agli inglesi per morire vittima di un cane come te" aveva berciato, prendendo in pieno costato con la freccia.

Aiace aveva ringhiato aveva fatto un paio di passi, con la spada sguainata, ancora pronto a colpire, mentre lei si era sollevata in piedi, "Jeha! Spostati!" aveva sentito una voce, così si era spostata ed un dardo infuocato le era passata accanto raggiungendo il petto di Aiace e l'uomo era andato in fiamme. Lo sapeva lei che morte orribile era, lo odiava, lo disgustava, ma aveva incoccato una freccia e lo aveva infilzato nella gola perchè avesse una fine breve, "Brucia nel tartaro, batard moche" aveva ringhiato, dando le spalle alla pira. Nessun odore era peggiore di un corpo bruciato.

"Lo sai che la prima volta che l'acheo Aiace si è spento è stato per annegamento?" aveva chiesto retorica la sua salvatrice, una ragazzetta molto più bassa di lei, dagli occhi azzurri e le sopracciglia scure, leggermente asimmetriche. "Grazie, Champ" aveva detto lei, battendoli una mano sulla spalla.

"Sai come è ... io sono i tuoi occhi nel retro della nuca, da almeno cinquecento anni" aveva borbottato quella, con le mani alla vita, "Anche se tu sei andata via senza attendermi" aveva ringhiato, "Ho seguito solo gli ordini della Luogotenente" aveva risposto seccata lei.

"A proposito della luogotenente, lei e Phoebe sono andati ad incontrare Hyllia Ammazza Due Volte e le sue amazzoni" aveva detto Champ.

Jeah aveva memorizzato quelle parole con un certo timore, se quell'alleanza era prossima a compiersi, anche la guerra lo era, purtroppo; Jeha avrebbe fatto il suo dovere, come la sua Signora voleva.

"Quindi ora sarai la mia assistente?" aveva chiesto Jeha, "Fino a che non sarò richiamata, almeno"le aveva detto Champ facendole l'occhiolino.

 

"Sei ancora crucciata per la questione della Statua di tua madre?" aveva detto la sua amica, sedendosi con le sulla sabbia pallida, i capelli scuri stretti in una coda di cavallo, "Se ciò che dicono di lei è vero, Annabeth Chase là ritroverà" aveva sussurrato Jeha, guardando la moneta di Atena, era l'unica figlia della dea della sapienza ad aver rifiutato la missione. "Sarebbe proprio il caso, visto l'incidente di cui si è reso reo un mio fratellastro; aprendo conflitto con i romani" aveva risposto Champ, stritolando la stoffa dei pantaloncini mimetici nel pugni, che avevano fumato appena. "Leo Valedez?" aveva chiesto retorica. Oltre ad essere uno dei sette, quel figlio di Efesto era riuscito a guadagnarsi le occhiatacce di quasi tutte loro quando la loro luogotenente si era riunita al suo fratello scomparso. "Rimaniamo concentrate" aveva sussurrato lei, riponendo nella tasca la moneta di sua madre e cogliendo invece il Betilio, "Sia come tu dici, m'am" aveva detto l'altra facendo il saluto militare.

"Oh! Jeha l'Arpia! La pazienza è la virtù dei forti, non lo sai?" aveva chiesto il dio, comparendo davanti a loro, "Questa intemperanza non ti dona ... oh! Alyson buongiorno" aveva sussurrato quello, guardando l'altra ragazza. Era molto alto, dai capelli castano luminosi e gli occhi dolci, "Illustre" aveva sussurrato Champ chinando il capo. "Trovo così divertente una francese ed un inglese amiche" aveva sentenziato quello. "Siamo protette di Artemide, non siamo più ciò che eravamo" aveva detto con una certa sicurezza Jeha sollevandosi dalla posizione seduta, "Sai quanto io sia rispettosa, ma siamo prossimi alla guerra. " aveva sussurrato, guardando la divinità che aveva da sempre onorato, oltre la Signora, a discapito di sua madre.

Il fuoco di quel dio le aveva cinto la carne senza bruciarla, l'aveva salvata da un rogo e l'aveva condotta da Artemide; "Hai trovato ciò che ti ho chiesto?" aveva domandato lei.

Quello aveva sorriso, accarezzandole un viso, ad un uomo non era concessa tale confidenza, ma la signora stessa aveva concordato che certi uomini meritassero rispetto, "Sai, i mortali hanno questo modo di dire quando hanno bisogno di qualcosa: Non chiedo la luna" aveva berciato lui.

Jeha aveva inclinato il capo, confusa decisamente, "Non comprendo" aveva ammesso, "Il problema, Jeha l'Arpia, è che tu mi stai chiedendo la luna."

Era passato un attimo in cui le due ragazze avevano taciuto, perplesse ed in parte irritate dalle mezze verità degli dei, anche loro amici. Il dio aveva sbuffato, gesticolando qualcosa a fatica, percependo la confusione delle due, "Forse non sono stato chiaro, colpa mia, voi volete la luna, letteralmente."

"Intendi l'astro celeste in cielo? aveva chiesto Champ, battendo la palpebre. Quello aveva annuito.

   
 
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