Crossover
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Autore: Odinforce    27/01/2016    4 recensioni
In un luogo devastato e dominato dal silenzio, Nul, un essere dagli enormi poteri si diverte a giocare con i mondi esterni per suo diletto. Da mondi lontani sono giunti gli eroi più valorosi, pronti a sfidare le loro nemesi che hanno già sconfitto in passato. I vincitori torneranno al loro mondo, siano i buoni o i malvagi. Saranno disposti ad obbedire alla volontà di Nul?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 36. Oscurità dell’ignoto

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« Mio padre è in pericolo » dichiarò Luke, non appena si riunì nell’atrio con gli altri Valorosi. Era sconvolto oltre ogni dire, ancor più di quanto lo fu poco prima della battaglia sul Titanic.

« Ne sei sicuro? » chiese Lara, preoccupata. « Come fai a saperlo? »

« L’ho visto... l’ho percepito. La Forza mi dona capacità precognitive, e ogni tanto riesco a vedere il futuro, o ciò che accade alle persone a me più vicine. È già accaduto in passato, e ora la storia si ripete: mio padre è in pericolo... sta affrontando un nemico molto potente. »

La voce di Luke tremava, insieme alle sue ginocchia. Si avvicinò a una fila di sedie e si sedette, tentando di controllarsi. I suoi compagni si scambiarono un’occhiata perplessa, incerta; non erano sicuri di capire cosa il Jedi stesse passando... a parte Harry. Il giovane mago si avvicinò a lui, dimostrandosi comprensivo.

« Lo hai visto chiaramente, vero? Come se fossi vicino a tuo padre. »

Luke scosse la testa.

« Ho sentito il suo dolore, la sua sofferenza... e il male oscuro che stava affrontando. Non ho visto il nemico, ma di una cosa sono sicuro... sta mettendo mio padre in difficoltà. »

« Dove si trova? »

« Nel luogo in cui l’ho incontrato... il lago Varykino » disse Luke, e nel frattempo si rialzò in piedi. « Devo raggiungerlo... devo aiutare mio padre. »

Seguì un momento di silenzio. Ognuno dei suoi compagni mostrava una diversa sfumatura di preoccupazione.

« Luke, non voglio dubitare di ciò che hai visto » disse Jake, facendosi avanti, « ma preferisco ragionare un po’ prima di mettermi a correre verso un pericolo. Non hai pensato che potrebbe essere una trappola? Forse è opera di Nul... vuole attirarci allo scoperto servendosi di tuo padre. »

« Ha ragione » convenne Harry. « Voldemort mi ha già ingannato una volta con questo sistema, sfruttando il nostro legame mentale. »

Luke annuì.

« Sì... lo so bene » disse. « È accaduto anche a me... e mio padre era il nemico, quella volta. Ma stavolta, lui è la vittima... e non posso restare qui, sapendo che potrebbe morire! »

« Voi che ne pensate, ragazzi? » domandò Jake, rivoltosi agli altri.

« Io... sono d’accordo con lui » ammise Po, piuttosto teso ma deciso. « Anche io correrei in aiuto del mio papà, se fosse in pericolo. »

« Saremmo tutti pronti a farlo, Luke » dichiarò Sora, più che sicuro di parlare a nome di tutti. Edward, Hellboy e Lara, che non avevano ancora detto nulla, si limitarono ad annuire. Il Jedi sorrise, grato di avere l’appoggio e la comprensione dell’intero gruppo.

« Grazie, ragazzi. Muoviamoci, allora, non c’è tempo da perdere. »

« Aspetta un momento » lo interruppe Jake, mettendosi sulla sua traiettoria. « Come pensi di raggiungere Vader? Il settore in cui si trova è piuttosto lontano. »

« Potremmo teleportarci con la magia di Harry » suggerì Luke.

« Materializzarci » lo corresse il ragazzo. « E comunque è escluso. Io non sono ancora guarito completamente... tentare una Materializzazione in queste condizioni sarebbe pericoloso, rischierei grosso. Inoltre, non sarei di grande aiuto nella battaglia che affronteremo laggiù. »

Luke sospirò, ma solo per un attimo, perché subito dopo prese a camminare, aggirando l’ostacolo rappresentato da Jake.

« Vada per l’alternativa, allora » dichiarò il Jedi, avanzando verso l’uscita dell’ospedale. « Tornerò da mio padre nel modo in cui sono venuto qui. »

« In che modo, scusa? » domandò Sora, ma la risposta apparve di fronte a lui non appena oltrepassarono la soglia. Lo speeder bike di Luke era ancora parcheggiato lì davanti.

« Andrò da solo... voi restate qui con Harry. »

« No, non esiste! » sbottò subito Lara, afferrandolo per una spalla. « Non ci separeremo un’altra volta... Jake ha ragione, laggiù potrebbe esserci una trappola ad attenderti. Noi siamo pronti ad aiutarti in questa faccenda... io sono pronta ad aiutarti! Lasciami venire con te. »

L’archeologa fissò lo sguardo del Jedi, e sembrò riuscire a vincere sulla sua decisione.

« Lara, io... »

« Ha ragione » ammise Hellboy. « Non possiamo lasciarti andare laggiù da solo... però non possiamo nemmeno separarci un’altra volta. Io suggerisco quindi di dividerci in due gruppi: uno andrà con Luke, l’altro resterà qui a badare a Harry. »

« Lo dici come se avessi bisogno di una baby-sitter » puntualizzò il giovane mago.

« Basta così » tagliò corto Jake. « L’idea di Red è buona. Faremo così, dunque: qualcuno si offre volontario per andare con Luke? »

Lara fu la prima ad alzare la mano, ma c’era un altro problema da risolvere.

« Sullo speeder c’è posto solo per due persone » disse Luke, osservando il veicolo. « Come faremo a starci in quattro? »

Il resto del gruppo lo seguì con lo sguardo, e dovettero dargli ragione. Come avrebbe fatto Luke a portarsi dietro tipi come Jake o Po? Era un’idea impensabile.

E suo padre, nel frattempo, stava affrontando un ignoto e mortale pericolo...

« Ehi, ho un’idea! » esclamò Ed all’improvviso. « Forse posso apportare qualche modifica al tuo veicolo, Luke, e so anche come fare. Jake, ti dispiacerebbe darmi una mano? »

Il Na’vi seguì perplesso l’alchimista, mentre questi si avvicinava all’automobile più vicina. Su istruzioni di Ed, Jake afferrò il veicolo e lo portò vicino allo speeder bike, al punto da sfiorarne la fiancata. Ed unì i palmi delle mani e toccò entrambi i veicoli: questi furono avvolti da un bagliore accecante e da scariche elettriche, l’effetto tipico di una trasmutazione. Quando questa fu ultimata, i Valorosi videro cos’aveva fatto: ora lo speeder era fuso con l’auto. Aveva quattro posti, due dei quali ricavati con i sedili dell’auto e posti ai lati del mezzo; la sua struttura, inoltre, era stata resa più robusta per sopportare un peso maggiore.

« Wow! Mitico! » commentò Po, impressionato.

« Ben fatto » dichiarò Luke, dando una pacca sulle spalle a Ed. « Direi che ti sei appena guadagnato un posto in questa missione. »

L’alchimista rispose con un sorriso orgoglioso. Ora il gruppo era composto da tre membri, oltre a Lara e Luke... c’era posto ancora per un quarto, che non tardò a farsi avanti: Hellboy si era già avvicinato allo speeder, intento a caricare il suo fedele Samaritano.

Una volta pronti, i quattro compagni salirono a bordo dello speeder: Luke ai comandi, Lara alle sue spalle, Edward ed Hellboy ai lati... armati e pronti ad affrontare una nuova sfida; ad aiutare Darth Vader, o a cavarsela da un’eventuale trappola che li attendeva.

« Tenete » disse Luke, lanciando a Sora un piccolo oggetto ovale bianco e nero. « Con questi comlink possiamo restare in contatto: vi chiameremo in caso di emergenza, e voi potrete fare lo stesso. »

« Grazie! » rispose il ragazzo, stringendo la presa sul congegno.

« Siate prudenti, amici » avvertì Jake con serietà. « Questa storia non mi piace affatto... cercate di tornare tutti interi. »

« Buona fortuna » salutò Harry.

« Spero che riuscirai a salvare tuo padre, Luke » disse Po. « A presto! »

Luke sorrise, e nel frattempo metteva in moto. Lara si strinse alle sue spalle, cingendolo con le braccia.

« Grazie, amici... che la Forza sia con voi! »

Un attimo dopo erano già lontani. Lo speeder sfrecciò in avanti rapido come un fulmine, lasciandosi alle spalle l’ospedale e l’intero quartiere. I Valorosi rimasti restarono a guardare ancora un po’, augurandosi che quello di Luke non fosse un addio.

 

Il viaggio attraverso i settori di Oblivion non fu breve, nonostante si muovessero ad alta velocità. In pochi minuti si lasciarono alle spalle la città, per poi addentrarsi in un paesaggio spoglio: una gran distesa di sabbia piatta e desolata. Lo speeder sorvolò il deserto per un bel po’, fino a trovare un ampio corso d’acqua.

« Ci siamo! » annunciò Luke. « Seguendo questo fiume raggiungeremo il lago! »

I Valorosi al suo seguito non risposero, ma poteva sentire la loro pazienza.

Resisti, padre, pregava nel frattempo. Non ti perderò di nuovo, lo giuro...

Giunsero a destinazione dopo quasi un’ora di viaggio. Il fiume diventò sempre più grande, fino a sfociare nello specchio d’acqua che Luke aveva conosciuto il giorno prima: il lago Varykino. Il gruppo scorse subito la villa che sorgeva sull’isola al centro di quelle acque, ma un nuovo particolare allarmò Luke ulteriormente. Una grande colonna di fumo si levava dall’edificio, come se qualcosa stesse bruciando.

I Valorosi scesero a terra con un balzo non appena la riva fu raggiunta, estraendo le armi subito dopo. Non c’era traccia di Darth Vader, ma nemmeno di un nemico.

« Questa calma non mi piace » mormorò Edward, guardandosi intorno. « Credete che siamo arrivati troppo tardi? »

« No » dichiarò Luke, stringendo la presa sulla spada laser. « Mio padre è ancora vivo, lo sento. Anche il nemico è ancora qui... è strano, non riesco a identificarlo correttamente. »

Ora tutti avevano un gran brutto presentimento, corroborato dall’ennesimo, inquietante dettaglio sullo scenario che avevano appena notato: le mura del palazzo erano avvolte da grosse macchie nere, simili ad ombre.

« Che diavolo è quella roba? » cominciò a dire Hellboy, ma la risposta arrivò pochi secondi dopo. Sul terreno davanti ai loro piedi si formarono diverse ombre, dalle quali emersero numerose creature nere come il buio. Gli occhi gialli e le antenne a zig-zag rivelarono immediatamente la loro identità, facendo peggiorare la situazione a vista d’occhio.

« Heartless! » esclamò Lara, esterrefatta. « Maledizione... questi sono gli avversari di Sora! »

« Com’è possibile che siano ancora qui? Credevo che Sora avesse ucciso il loro padrone! » protestò Ed.

Gli Heartless si lanciarono all’attacco, ponendo fine alla conversazione. I Valorosi restarono in guardia, e con le loro armi furono in grado di contrastarli: Luke li falciò con la spada laser, Ed ricorse alle trasmutazioni, Hellboy e Lara spararono raffiche di colpi con le loro pistole. L’orda nemica non era numerosa, e in poco tempo furono annientati.

Luke era sconvolto, ma non poteva cedere alle sue emozioni negative. Doveva mantenere il controllo, se voleva salvare suo padre. Il sentiero che conduceva alla villa era di fronte a loro, ma prima estrasse il comlink per avvisare i compagni rimasti all’ospedale. Dovevano sapere cosa stavano affrontando.

« Sora! Sora, mi ricevi? Sono Luke! Rispondimi, passo! »

« Luke! » rispose la voce di Jake dall’altra parte. « Che succede? Siete in pericolo? Passo! »

« Siamo sotto attacco... i nemici sono Heartless! Per il momento riusciamo a tenerli a bada, ma non so dire per quanto tempo potremo farlo. Se sono controllati dalla nemesi di Sora, ci servirà il suo aiuto... maledizione, se lo avessimo saputo prima lo avremmo portato con noi! »

« Ho capito, Luke. Sora si è allontanato un attimo, ma vedrò di mandarvelo al più presto... voi cercate di resistere. »

« D’accordo... passo e chiudo. »

Terminata la comunicazione, Luke guidò i compagni lungo il sentiero, diretti verso la villa. Una nuova orda di Heartless apparve di fronte a loro pochi metri più avanti, sbarrandogli il passo. Erano ancora più grossi e più numerosi. Una moltitudine di Shadow, Neoshadow e anche i potenti Invisibili: armati di spada, questi ultimi avevano un aspetto demoniaco, il corpo nero muscoloso e possente, con un foro nel petto a forma di cuore. I Valorosi non avevano mai incontrato esseri del genere, e Sora non era lì con loro per istruirli su come affrontarli... avrebbero dovuto improvvisare.

 

Nel frattempo, a molti chilometri di distanza, Sora era impegnato a mantenere una promessa. La stanza in cui era giunto era ampia e poco illuminata, che ospitava una mezza dozzina di pazienti distesi nei loro letti, immobili come manichini. Secondo il dottor House, che lo aveva accompagnato là, era il reparto per pazienti caduti in coma profondo, a causa delle lesioni troppo gravi riportate in battaglia. Altri eroi caduti, ridotti a vegetali, mantenuti in vita solo dalle macchine a cui erano collegati... il limite massimo che House poteva fare per loro.

Sora trovò quello che stava cercando proprio lì, disteso su uno di quei letti. Un ragazzino di circa tredici anni, con corti capelli biondi e occhiali rotondi; sembrava dormire come se nulla fosse, ma il bip continuo proveniente dalla macchina accanto gli ricordava l’atroce verità. Quel ragazzino non si sarebbe svegliato l’indomani al sorgere del sole.

« È lui? » chiese House alle sue spalle, controllando la cartella del paziente.

« Sì » mormorò Sora. « È Jeremy... il nome parla chiaro, e la descrizione corrisponde. »

« È arrivato qui tredici giorni fa, in condizioni critiche. Lo abbiamo stabilizzato, ma non potevamo fare più di così... è difficile che si riprenda presto. Non sai mai cosa aspettarti dal coma profondo... né da tipi come voi. Lo conoscevi? »

Sora scosse la testa, e nel frattempo estraeva qualcosa dalla tasca.

« Dovevo mantenere una promessa » disse, cupo.

Guardò l’oggetto tra le sue mani: una chiavetta usb, ottenuta il giorno prima alla Game Central Station. Là dentro c’era Aelita, alla quale aveva promesso di ritrovare il suo amato Jeremy. In un certo senso c’era riuscito... ma non avrebbe mai voluto che la ricerca si concludesse così.

« Mi dispiace, Aelita » sussurrò alla chiavetta. « Ho fatto quello che potevo... ma spero che per te sia abbastanza. Io ci credo. Sai, non importa quanto è profondo l’abisso che vi separa... perché ora potrete stare di nuovo insieme, con i vostri cuori. »

Detto questo, pose la chiavetta sul petto di Jeremy, posandola tra le sue mani. Restò a guardare quel corpo immobile ancora per un po’, poi lasciò la stanza, seguito da House; il dottore non aveva battuto ciglio per tutto il tempo, ma Sora non ci badò. Ormai lo conosceva abbastanza da capire che non gli importava un bel niente di ciò che aveva appena fatto.

« Mi domando chi è stato a portare qui Jeremy » disse il ragazzo a voce alta, mentre percorrevano il corridoio. « Lui e tutti gli altri eroi gravemente feriti, non è possibile che riescano ad arrivare fin qui da soli... chi è che si preoccupa di portarli in ospedale? »

« Un altro sopravvissuto » rispose House. « Un giovane molto strano... non ama farsi vedere in giro, è un tipo solitario. Ha degli occhi inquietanti, e detto da me è tutto dire, credimi. Non conosco l’opera da cui proviene, ma non credo che fosse uno dei buoni. »

« Cosa? » fece Sora, sorpreso. « Vuole dire che era un cattivo? »

House aprì la bocca per rispondere, ma una nuova voce interruppe la conversazione.

« Sora! Soraaa! »

Il ragazzo si voltò e vide Po, apparso nel corridoio. Il panda si fermò di fronte a lui, tutto trafelato.

« Che succede, Po? »

« Ci sono... novità » spiegò lui, ansimando. « Luke e gli altri... sono in pericolo. Gli Heartless... »

 

Torniamo al resto del gruppo, impegnato a combattere i nemici sul lago Varykino. Luke, Lara, Ed e Hellboy cercavano ancora di farsi largo tra orde di Heartless per raggiungere la villa, assediata da ogni direzione. I quattro compagni lottavano con tenacia, ma avanzavano troppo lentamente: gli Heartless li travolgevano con la loro superiorità numerica, facendo l’impossibile per trattenerli sul sentiero. Luke, in testa al gruppo, continuava ad avanzare, agitando la spada laser a una velocità ai limiti dell’umano: non intendeva mollare finché non avesse raggiunto suo padre.

« Nessuna tenebra, in questo mondo o in un altro, riuscirà a fermarmi! » gridò al nuovo gruppo di Heartless apparso di fronte a lui. « Non mi impedirete di salvare mio padre! »

« Attento, Luke! » esclamò Ed, avvicinandosi con uno scatto. « Con questi tipi è inutile discutere, come ha detto Sora... capiscono un solo linguaggio! Hah! »

Batté le mani e le posò a terra, trasmutando il suolo su cui stavano gli Heartless. Il terreno sussultò, facendoli cadere all’indietro. Lara ne approfittò per farsi avanti: aveva posato le pistole e afferrato la sua nuova arma, il Martello di Thor.

« Indietro, ragazzi! » disse, puntando l’arma in avanti. Mjolnir si caricò di energia e sparò un enorme fulmine che, muovendosi lungo il sentiero, disintegrò tutti gli Heartless sulla sua traiettoria.

Luke, rincuorato dal nuovo sviluppo, riprese a correre. Ormai era vicino, lo sentiva... ma nel frattempo gli Heartless continuavano ad apparire, emergendo dalle ombre che si formavano sul sentiero. Ben presto riapparvero in un numero sufficiente da sbarrare il passo ancora una volta, ma Luke riuscì a superarli; Lara, Ed e Hellboy rimasero indietro.

« Oh, no...! »

« Vai! Non pensare a noi! » ordinò il demone. « È la tua battaglia, dopotutto... noi ce la caveremo! »

Luke non sembrò convinto, ma quando fissò lo sguardo di Lara cambiò idea. Anche mentre massacrava senza pietà quell’orda nemica, ebbe il tempo di dimostrare il suo sostegno all’amato: un tacito ordine di proseguire senza di lei. Così Luke annuì e voltò loro le spalle, riprendendo la corsa.

Giunto pochi attimi dopo all’ingresso della villa, il Jedi riuscì finalmente a rintracciare suo padre. Darth Vader era poco lontano, sulla terrazza dove si erano affrontati il giorno prima: il luogo era stato devastato dalla forza degli Heartless. Vader li affrontava senza alcun timore, distruggendoli con pochi colpi di spada ben assestati. Quelle creature, per quanto numerose, non erano in grado di sopraffarlo, eppure continuavano a provarci. L’orda era inarrestabile, guidata dall’uomo vestito di nero che in quel momento osservava la scena sospeso nell’aria, davanti a Vader.

Luke fece un balzo enorme e atterrò sulla terrazza. Gli bastò una spinta di Forza per respingere gli Heartless che circondavano suo padre, e lo raggiunse. Vader era in piedi, illeso, ma ansimava: doveva aver lottato a lungo per stancarsi fino a quel punto.

« Padre! »

« Luke? » fece il Sith, sorpreso di vederlo. « No... non saresti dovuto tornare. Questa disputa non ti riguarda... dovevi restarne fuori. »

« E lasciare che il nemico ti uccidesse? Mai. »

Una risata profonda echeggiò nell’aria, attirando la loro attenzione. Gli Heartless arretrarono mentre il loro leader si abbassava di quota, atterrando di fronte ai due avversari. Alto, chiuso in un soprabito nero con il cappuccio, lunghi capelli bianchi e occhi dorati: per Luke era molto familiare, anche se in lui non percepiva alcun potere oscuro.

« Ansem? »

« No, non Ansem » rispose il nemico. « Lui era il cuore di colui che è caduto nelle tenebre, il suo Heartless... io invece sono il suo involucro, rifiutato sia dalla luce che dall’oscurità. Il suo Nessuno. Io sono Xemnas, il Superiore. »

Luke non sembrò capire, ma tenne salda la presa sulla spada laser.

« Oh, be’... perdona la confusione, ma questo non cambia nulla. Hai aggredito mio padre e i miei amici, dunque sei ancora mio nemico! »

Xemnas fece un leggero sorriso, privo tuttavia di qualsiasi emozione.

« Dunque tu sei il figlio di Vader... un potente guerriero al servizio della Luce. Sono impressionato. Tuttavia devo dare ragione a tuo padre: questa storia non ti riguarda. Non ho pietà per i traditori, e tale è quest’uomo ai miei occhi... traditore della causa di Nul, ma soprattutto dell’Oscurità. Sperava di sottrarsi alla guerra e all’ombra, ritirandosi in questo luogo... ma ha commesso un errore. Ora pagherà con la sottomissione, o con la vita. »

Luke gli puntò contro la spada, facendosi minaccioso.

« Non osare avvicinarti a mio padre » dichiarò.

Vader lo guardò, l’aria indecifrabile dietro la maschera... eppure riusciva ad apparire in qualche modo colpito dalle parole del figlio.

« Luke... » iniziò a dire, ma Xemnas lo interruppe.

« Molto bene » disse il Nessuno. « Speravo che cedessi all’Oscurità da solo, Vader, costringendoti a combattere fino allo stremo. Ora comprendo di aver scelto la strategia sbagliata: niente funziona meglio come il dolore per la perdita dei propri cari per ricordarti a quale regno appartieni! »

Schioccò le dita, e gli Heartless tornarono alla carica. Si avventarono tutti su Luke, come una grande onda nera, ma riuscirono a tenerlo solo per un attimo: il Jedi contrattaccò subito dopo, con una nuova spinta di Forza ancora più potente. Gli Heartless furono respinti, e poi distrutti dalla spada laser; Vader intervenne per aiutarlo, eliminando gli ultimi rimasti.

Poi entrambi tornarono a guardare il vero nemico, fianco a fianco.

Xemnas si fece avanti, ormai consapevole di dover combattere personalmente. La sua espressione gelida non mutò di una virgola, mentre evocava le sue armi: le Lame Eteree, identiche nell’aspetto alla lama rossa di una spada laser.

« Fai attenzione, Luke » lo avvertì Vader, restando in guardia. « Costui non appartiene alla Luce né all’Oscurità, perciò i nostri poteri non funzioneranno su di lui... è immune alla Forza. Dovremmo ricorrere solo all’uso della spada. »

« D’accordo. »

Luke fu sul punto di sorridere all’idea di lottare insieme a suo padre, ma la situazione drammatica glielo impedì: sentiva ancora il rumore degli spari e dei colpi in lontananza... i suoi amici, ancora impegnati nella lotta contro gli Heartless. Se voleva salvare tutti, doveva concludere lo scontro in fretta.

Xemnas si sollevò leggermente da terra, levitando in modo estremamente fluido intorno al campo di battaglia. Luke e Vader rimasero al loro posto, finché quest’ultimo non scattò in avanti per intercettare il primo colpo. Le lame del Nessuno incrociarono quella del Sith; mentre i due restavano in contatto, Luke si avvicinò con un balzo per attaccare Xemnas alle spalle. Questi si scansò appena in tempo, girando su se stesso e toccando terra; balzò in avanti un istante dopo e si scagliò su Luke, ma lo mancò. Il Jedi sferrò una serie di fendenti che furono parati uno dopo l’altro; Vader intervenne ancora, ma Xemnas riuscì a difendersi anche dal suo attacco.

In pochi secondi era cominciato uno scontro violentissimo su quella terrazza. Le spade lampeggiarono mentre padre e figlio cercavano di avere la meglio sul loro feroce avversario. Le abilità di Luke e Darth Vader si scontravano con il tremendo potere del Nulla di Xemnas. Il Nessuno si muoveva a velocità fulminea per tutto lo scenario e, armato delle sue Lame Eteree, era un formidabile nemico. Oltre all’attacco vantava anche una forte difesa, proteggendosi di tanto in tanto con scudi impenetrabili di energia. Tali abilità misero a dura prova quelle di Luke e Vader, nonostante riuscissero a tenergli testa: a sorprenderli erano soprattutto le capacità di Xemnas, così simili a quelle di un Sith nonostante provenisse da un mondo completamente diverso.  

Padre e figlio riuscirono a intercettare l’avversario, ponendosi ai suoi fianchi. Xemnas restò immobile e parò il loro colpo coordinato, bloccando le loro lame con le sue. Vader e Luke non si arresero e premettero sulla spada, cercando di spezzare la difesa del nemico. I tre restarono a contatto per una manciata di secondi, poi Xemnas svanì nel nulla, sbilanciando i suoi avversari. Riapparve poco lontano. Le sue lame erano scomparse, ma questo non significava la sua resa: protese una mano in avanti e scagliò un’enorme scarica elettrica; Vader contrattaccò con i suoi Fulmini di Forza, e i due poteri si scontrarono a mezz’aria, causando danni tutt’intorno. Luke lanciò la spada laser contro il nemico, facendola roteare nell’aria come un boomerang; Xemnas schivò il colpo, teleportandosi un’altra volta. Mentre la spada tornava in mano a Luke, la scarica di Vader fu proiettata lontano, verso il lago.

Xemnas riapparve sul tetto della villa, fissandoli con la sua solita aria gelida. Vader si voltò a guardarlo, respirando più forte del solito: Luke ne fu allarmato, poiché sentì crescere l’ira in suo padre.

« Non calpesterai la casa di mia moglie con la tua immonda presenza! »

Il Sith usò la Forza, e grossi pezzi di muro si staccarono dalla villa per poi essere spediti contro il nemico. Xemnas sfruttò la sua agilità fulminea per schivare e distruggere quei detriti, ma nel frattempo Luke e Vader ne approfittavano per raggiungerlo. I due si avvicinarono con grandi balzi, pronti ad attaccarlo ancora una volta; Vader lo raggiunse per primo. Xemnas schivava con grazia maestosa i colpi e gli affondi del Sith, ma anche lui, agile e veloce, non era da meno. Finalmente lo vedeva: il nemico era in difficoltà!

Continuò a colpire, fino a farlo indietreggiare; Xemnas balzò via con un ampio volteggio e sparò le sue stesse Lame Eteree, come una mitragliatrice laser. Vader, colto di sorpresa, fu respinto all’indietro, scivolando via dal tetto.

« Padre! »

Luke lo raggiunse, ma non ci fu alcun bisogno di aiuto. Vader era finito su un balcone che aveva frenato la sua caduta.

« Sto bene, non preoccuparti » tagliò corto lui, mentre si rialzava. « Ora va’... finiscilo! »

Il Jedi annuì e balzò sul tetto. Xemnas era ancora lì, visibilmente affaticato: doveva approfittare di quel momento, prima che fosse troppo tardi. Luke si lanciò quindi alla carica, ma il Nessuno scagliò una nuova scarica sul terreno, creando una voragine che frenò la sua corsa. Xemnas si librò nell’aria, sempre più in alto; Luke non avrebbe potuto raggiungerlo fin lassù...

Vader riapparve sul tetto. Usò la Forza per sollevare altre macerie, e Luke le usò come appigli saltandoci sopra, avvicinandosi al nemico; il Sith usò un’ulteriore spinta sul suo stesso figlio, permettendogli di raggiungere Xemnas. Questi, colto di sorpresa, non riuscì a difendersi mentre una lama di luce verde lo colpiva in pieno.

« Argh! »

Luke tornò a terra, accanto a suo padre. Videro la sagoma di Xemnas contorcersi nell’aria, ma poi svanì nel nulla un’altra volta. Per un attimo pensarono di aver vinto, ma la verità era un’altra... non era ancora finita.

Videro Xemnas riapparire di fronte a loro. Si era teletrasportato ancora per non cadere di peso a terra, ma appariva comunque affaticato. Un grosso squarcio spiccava ora lungo il fianco sinistro, là dove Luke lo aveva colpito, ma non perdeva sangue... i Nessuno non ne avevano. Tornò a guardare i suoi nemici, e inaspettatamente sorrideva.

« Bene... devo ammettere che la vostra cooperazione comincia a mettermi in difficoltà » dichiarò, incrociando le braccia. « Perciò non vedo altra soluzione... »

Sotto lo sguardo incredulo di Luke e Vadere, Xemnas si sdoppiò. Una sua copia esatta era apparsa al suo fianco, dotata anch’essa di Lame Eteree.

« ...che combattere ad armi pari! »

 

Nel frattempo, in ospedale...

Sora, Jake, Po ed Harry si erano riuniti nella stanza di quest’ultimo, in attesa della sua completa guarigione. Tutti loro avevano l’aria sconvolta, poiché avevano trascorso gli ultimi minuti ad ascoltare ciò che stava succedendo al lago tramite il comlink di Luke, rimasto acceso per tutto il tempo. Sora era venuto così a sapere l’identità del nemico che aveva aggredito Darth Vader, e il resto dei Valorosi...

« Xemnas » disse con voce indurita. « Dunque anche lui è qui... avrei dovuto immaginarlo! »

« Da ciò che sento, sembra uno che picchia forte » commentò Jake a braccia incrociate.

« Cavolo... credi che i nostri amici riusciranno a sconfiggerlo? » chiese Po, preoccupato.

« Non lo so. Di certo le cose sarebbero diverse, se Sora fosse laggiù con loro... dico bene? »

Sora annuì, e nel frattempo stringeva i pugni in un attacco di rabbia.

« Devo andare... devo aiutarli! »

« E come pensi di fare? » ribatté Jake. « Sono troppo lontani, non li raggiungeresti mai in tempo! »

« Ha ragione » convenne Harry. « Anche se sono d’accordo con te, Sora, non c’è nulla da fare... e io non posso ancora Materializzarmi, allo stato in cui mi trovo. A meno che... »

Il giovane mago sembrò avere un’illuminazione.

« ...una Passaporta. »

« Una cosa? » dissero Sora e Po insieme.

« Nel mio mondo, le Passaporte sono oggetti che servono a trasportare i maghi da un posto all’altro. Possono essere qualsiasi cosa, in genere vengono usati oggetti d’uso quotidiano, come spazzole o stivali... »

« E tu puoi crearne una? » chiese Jake.

« Be’, non ci ho mai provato » ammise Harry, « perché l’uso di una Passaporta richiede un incantesimo potente ed è regolato dalla legge. Ma dato che ci troviamo in un altro mondo e possiedo questa » e mostrò la Bacchetta di Sambuco « ...potrei farcela! »

Sora e Po sorrisero. Per loro era praticamente cosa fatta. Jake non disse nulla ma si trovò d’accordo; così Harry non perse altro tempo e prese il primo oggetto che trovò, una bottiglia vuota. Le puntò contro la bacchetta, ma attese prima di pronunciare l’incantesimo: doveva concentrarsi, visualizzare la destinazione corretta... il lago Varykino, dove Luke e gli altri stavano lottando...

« Portus. »

La bottiglia si accese di azzurro, vibrò per qualche secondo sul tavolino e tornò immobile.

« Ha funzionato? » domandò Sora, incerto.

« Sì » rispose Harry. « Tocca la Passaporta e arriverai a destinazione... in tempo, spero. »

« D’accordo, allora non perdiamo altro tempo. »

Sora si avvicinò all’oggetto, ma fu distratto dalla voce ansiosa di Po.

« Forse dovremmo andare con lui... che ne pensi, Jake? »

« Non possiamo » dichiarò il Na’vi. « Qualcuno deve restare per proteggere Harry in caso di bisogno... non possiamo dividerci un’altra volta, no? »

Po tornò a guardare Sora, che tuttavia gli mostrò un sorriso a trentadue denti. Lo faceva sempre, per rassicurare gli amici.

« Andrà tutto bene. »

Afferrò la bottiglia, e un attimo dopo sparì nel nulla.

 

Sul lago Varykino...

L’ultima carta giocata da Xemnas aveva rimesso in equilibrio le forze in campo. Il Superiore si era diviso in due, permettendogli di affrontare Luke e Darth Vader in uno scontro alla pari. Questo gli aveva permesso inoltre di separarli: uno Xemnas aveva scagliato una serie di colpi laser contro Luke, così forti da scaraventarlo via dal tetto; lo seguì subito dopo, per spostare il loro duello altrove.

« Luke! » gridò Vader.

Stava per correre in suo aiuto, ma venne bloccato dall’altro Xemnas, che gli aveva puntato una Lama Eterea in faccia.

« La tua ira sta crescendo » mormorò il Superiore, impassibile. « Il tuo ritorno nelle tenebre è ormai prossimo. »

Vader sollevò la spada senza nemmeno rispondergli. I due laser rossi cozzarono, e fu di nuovo un susseguirsi di colpi velocissimi e letali parati da entrambe le parti. Era come una danza, uno spettacolo di fendenti e poteri oscuri in grado di devastare l’ambiente circostante: era solo questione di tempo prima che l’intero edificio crollasse a causa di una tale potenza.

Xemnas schivò l’ennesimo attacco, facendo una capriola e atterrando dietro a Vader, che sferrò un colpo prontamente parato da lui. Le loro lame s’incrociarono ancora, ma rimasero a stretto contatto.

« Perché lo fai? » esclamò Vader. « Perché obbedisci a Nul? Io non sono la tua nemesi... e anche se lo uccidessi, non cambierebbe nulla! Non tornerai al tuo mondo, sei finito... proprio come lo sono io. Non ho... alcun valore... per te! »

La luce rossa illuminò un sorriso maligno sul volto di Xemnas. I due si separarono.

« Vero » ammise il Superiore, facendo sparire le lame. « Non sei il mio obiettivo... tuttavia mi interessi molto. Mi ricordi molto me stesso... o meglio, ciò che ero una volta: un uomo assetato di potere, al fine di proteggere i suoi cari... e caduto nell’oscurità di conseguenza. La mia è una storia lunga, e non voglio tediarti nel raccontarla tutta... ma ti basti sapere una cosa, la più importante: non esiste via d’uscita dal mondo delle tenebre. Una volta caduti in esse... ad esse apparterrai per sempre. »

Puntò un dito accusatore su Vader e disse ancora: « Perciò dimmi, “Signore Oscuro dei Sith”... tu che hai tradito i tuoi maestri e distrutto la tua famiglia, credi di poterti liberare del buio che opprime il tuo cuore? Credi di poter tornare alla luce e dimenticare il male che hai compiuto? Conosco già la tua risposta, perché siamo simili... non ci credi. Qualsiasi cosa tu faccia, apparterrai per sempre all’Oscurità! »

Vader restò in silenzio, lasciando che il suo respiro invadesse l’aria su quel tetto devastato. Poi parlò.

« Non m’illudo di poter uscire dalle tenebre » dichiarò, « non l’ho mai fatto. Ma se c’è una cosa che ho imparato in questo mondo, è che l’oscurità è male solo se usata nel modo sbagliato. Me lo ha insegnato la tua Nemesi. Ecco perché tu... sei mio nemico! »

Il sorriso di Xemnas svanì.

« Così sia. »

E il duello riprese.

 

Nel frattempo, Edward, Lara ed Hellboy erano ancora impegnati con gli Heartless sulla riva del lago. Avevano fatto molta strada, fino ad arrivare all’ingresso della villa, ma l’orda nemica continuava a ostacolarli. Mjolnir scatenò il suo potere ancora una volta, vaporizzando l’ennesima ondata di creature oscure.

« È stato facile, stavolta » commentò Lara, guardandosi intorno.

« Già, è vero » ammise Ed. « È una mia impressione o questi stronzetti stanno diventando sempre più deboli? »

« Il loro padrone deve essere in difficoltà » osservò Hellboy, guardando in alto. Da laggiù non potevano vedere un granché, ma la luce verde della spada di Luke segnalava la sua presenza molto più in alto: era ancora vivo e alle prese con il suo nemico. « Skywalker gli sta dando filo da torcere. »

« Bene » disse Lara. « Vediamo di raggiungerlo e chiudiamo questa storia! »

Crack!

Qualcuno apparve di fronte a loro, cogliendoli del tutto di sorpresa. Era Sora, con una bottiglia di plastica stretta tra le mani.

« Sora? Ma... da dove salti fuori? » fece Ed. « Come hai... »

Non finì la frase, perché altri Heartless apparvero davanti a loro. Prima che chiunque potesse reagire, Sora scattò in avanti e li disintegrò tutti, con una fulminea serie di colpi. Il ragazzo aveva lasciato cadere a terra la bottiglia, e ora stringeva un Keyblade per ogni mano, uno bianco e uno nero; sfoggiò un enorme sorriso mentre tornava a guardare i suoi compagni.

« Ho sentito che vi occorreva aiuto, e ho fatto più in fretta che ho potuto » disse. « Ehm... dov’è Luke? »

Hellboy indicò in alto, verso la villa.

« Bene, andiamo... e non perdete di vista la bottiglia, ci servirà per tornare indietro! »

 

Luke era in difficoltà. Lui e Xemnas si trovavano sopra un altro tetto della villa, più in basso rispetto a Vader. Il Jedi non riusciva a concludere lo scontro: il suo nemico, anche se affaticato dopo una lunga lotta, era ancora in piedi, inarrestabile. Sentiva di non poter resistere ancora a lungo... non aveva scelta, doveva concludere al prossimo attacco.

Sollevò la spada laser e chiuse gli occhi, dimenticando il suo nemico. Immobile, fece vuoto nella sua testa, affidandosi solo all’istinto; la Forza riprese a scorrere dentro di lui in armonia. Come gli avevano insegnato Yoda e Obi-Wan, il massimo potere della Forza proveniva dall’equilibrio interiore. Sentì Xemnas farsi sempre più vicino, approfittando della sua immobilità, ma non era ancora il momento...

« L’oblio ti attende, guerriero della luce. »

Luke riaprì gli occhi, e il tempo sembrò rallentare. Vide la Lama Eterea di Xemnas a pochi centimetri dalla sua gola... troppo lenta perché riuscisse a tagliarla. Il Jedi scattò in avanti e colpì, con tutta la sua forza... con tutta la sua armonia. Ci fu un lampo, e un attimo dopo era alle spalle del suo nemico; Xemnas si voltò a guardarlo sorpreso, ma poi si dissolse nell’aria come fumo. Ce l’aveva fatta: lo aveva distrutto.

Ma il trionfo avrebbe dovuto attendere. Luke alzò lo sguardo e individuò Vader, ancora alle prese con l’altro Xemnas: dunque lui aveva distrutto solo una copia... ma presto sarebbe toccata uguale sorte anche all’originale. Poteva farcela, poteva ancora salvare suo padre, perciò spiccò un salto enorme, dritto verso la nuova meta.

Vader era caduto in ginocchio, stremato dall’ultimo attacco ricevuto. Niente di grave, ma gli occorreva tempo per riprendersi... tempo che Xemnas non intendeva concedergli. Il Superiore si parò ancora una volta di fronte a lui, puntandogli una Lama Eterea...

Accadde tutto nel giro di pochi istanti. Luke apparve come dal nulla alle spalle di Xemnas, sferrandogli contro un rapido fendente; questi, senza nemmeno voltarsi, svanì un attimo prima di essere tranciato in due. Riapparve alle spalle di Luke, afferrandolo prima che mettesse i piedi a terra: lo aveva afferrato per il collo, e con una mano sola lo sollevò da terra. Il Jedi iniziò a divincolarsi, nel tentativo di liberarsi da quella stretta possente, ma fu inutile.

« No... »

Vader si era rimesso in piedi, spada laser alla mano, ma qualcosa di terribile accadde nel frattempo davanti ai suoi occhi. Una Lama Eterea spuntò fuori dal petto di Luke, evocata da Xemnas con la mano libera: quel colpo lo aveva trapassato, da parte a parte. Vader non voleva crederci: un vecchio incubo – il peggiore che avesse mai avuto – si stava avverando.

« Luke! »

« Ugh... p-padre... »

Xemnas estrasse l'arma dal corpo del Jedi e mollò la presa, scaraventandolo via dal tetto.

Sul piano sottostante, Lara, Ed, Sora ed Hellboy assistettero impotenti a una scena spaventosa: videro Luke precipitare da un’altezza vertiginosa, proprio verso di loro.

« Diosanto! Luke! » urlò Lara. « Dobbiamo fare qualcosa! »

« State indietro! » esclamò Ed, facendosi avanti. L’alchimista unì i palmi e trasmutò il cumulo di macerie più vicino: diventarono una pila enorme di soffici cuscini, che attutirono la caduta di Luke. Lara si precipitò subito da lui per soccorrerlo, seguita dagli altri Valorosi.

« Luke! Tutto bene? »

La risposta era davanti ai suoi occhi. Il sangue del Jedi macchiava i cuscini sui quali giaceva immobile, fuoriuscito dal buco enorme che aveva sul petto. Era ancora cosciente, ma respirava a fatica e il suo viso perdeva rapidamente colore. Un’ondata di orrore invase tutti quanti, tale da fargli dimenticare tutto il resto.

« No... no... no! Luke, no! » gridò Lara, le lacrime già venute fuori dai suoi occhi. « Resisti, ti prego... ti aiuteremo, possiamo ancora fare qualcosa... maledizione. Ragazzi, aiutatemi, sta perdendo molto sangue! »

I Valorosi si avvicinarono subito. Hellboy cercò tra i suoi strumenti e talismani, provò qualche formula, ma fu tutto inutile. Il suo alleato proveniva da un altro mondo, nel quale gli artefatti del demone non avevano alcun effetto. Nemmeno Ed e Sora potevano fare nulla: i loro poteri non erano sufficienti per curare simili ferite.

« Lara... » iniziò a dire Hellboy, ma la sua voce fu coperta da un suono molto più forte.

« NOOOOOOOOOOO!!! »

L’urlo di Darth Vader echeggiò per tutto il settore, squarciando il silenzio che si era creato negli ultimi minuti. I Valorosi videro il tetto esplodere subito dopo con una forza immensa, tale da polverizzare gli stessi detriti che minacciavano di cadere al suolo. Qualcosa di grosso e nero precipitò poco lontano dai Valorosi, così forte da spaccare il pavimento.

Tutto tacque pochi secondi dopo. Regnò il silenzio sul lago Varykino: gli Heartless erano spariti e il vento si era attenuato... ma la verità più sconvolgente non era cambiata. Luke era ancora in fin di vita, tra le braccia della sua amata Lara.

« Luke, ti prego... resta con noi » supplicò. « Resta con me! »

« La...ra... »

« È troppo tardi, per lui. »

I Valorosi si voltarono. Xemnas si era alzato in piedi, dopo essere precipitato giù dal tetto. Appariva malconcio, ma aveva ancora la forza per sorridere di fronte al suo crudele operato.

« Tu! » gridò Sora, infuriato. « Maledetto... pagherai per ciò che hai fatto! »

« È probabile che accadrà » ammise il Nessuno. « Ma, viste le mie condizioni... preferisco rimandare quel momento. »

Un portale oscuro si aprì alle sue spalle, e ci s’infilò dentro mentre Sora correva verso di lui. Il ragazzo non si fermò e si gettò nel portale, che si richiuse un attimo dopo.

« Sora! » gridò Ed, ma inutilmente. L’amico era sparito, insieme alla sua Nemesi; era accaduto tutto troppo in fretta perché i Valorosi potessero impedirlo.

Nel frattempo, un’altra persona faceva la sua comparsa sulla scena. Darth Vader era sceso chissà come giù dal tetto, malconcio ma ancora in forze, e ora si avvicinava piano al gruppo di eroi. Il Sith li ignorò tutti quanti mentre si chinava sul figlio morente, afferrandogli una mano.

« Luke... »

Lo sguardo del Jedi si posò su di lui, e le sue labbra tremarono per lo sforzo di parlare.

« Padre... perdonami. Io... dovevo... salvarti. »

« Lo so » disse, senza nascondere il dolore nella sua voce. « Ma non era necessario... tu mi avevi già salvato. »

Luke sorrise. In qualche modo, anche in quegli ultimi istanti, riusciva a mostrare felicità. Poi guardò Lara, e trovò la forza per accarezzarle una guancia con la mano libera.

« Non temere, Lara » mormorò. « Non essere triste. Questa non è la fine... per me. Io sto... tornando a casa. Perché noi... non siamo semplici finzioni... noi... esistiamo. E non saremo... dimenticati. »

I suoi occhi si chiusero, ma non smise di sorridere. I Valorosi si avvicinarono ulteriormente, sempre più sconvolti.

« Luke! NO, LUKE! » gridò Ed.

« Che la Forza... sia con tutti voi. »

La sua mano crollò a terra, e Luke Skywalker non si mosse più.

Edward, Lara ed Hellboy rimasero al loro posto, immobili, mentre accettavano con enorme fatica il nuovo stato delle cose. Avevano appena perso un compagno, un amico; Lara continuò a versare lacrime, in ginocchio accanto a quello che ormai era solo un corpo freddo e inutile.

Nel frattempo Darth Vader si rialzava in piedi, attirando l’attenzione di tutti con il suo respiro metallico.

« È finita » dichiarò gelido. « Ora... andate via. »

I Valorosi lo fissarono increduli, senza dire niente.

« Andatevene » ripeté il Sith. « Mio figlio è morto... lasciatemi da solo con lui. »

« Ma... cosa vuole fare? » chiese Ed, ma fu un errore. Il terreno sotto i loro piedi cominciò a tremare, e molte macerie si sollevarono nell’aria. L’ira di Vader stava influenzando l’area circostante.

« ANDATE VIA! » urlò, e il pezzo di villa a lui più vicino andò in frantumi. Ed e Hellboy recepirono finalmente il messaggio, e cominciarono ad arretrare, trascinando via Lara. In meno di un minuto il trio sparì dalla terrazza, allontanandosi il più possibile.

Vader tornò a inginocchiarsi davanti al corpo di Luke. Nessuno avrebbe sentito i suoi lamenti di dolore, a parte i fantasmi della sua memoria.

 

Sul tetto dell’ospedale, una figura alata e senza volto si muoveva silenziosa proprio in quell’istante. Nul passeggiava, ascoltava, osservava. Contemplava la sua opera, invisibile a tutti coloro sotto i suoi piedi.

La sua pace fu interrotta da un’improvvisa fitta al cuore. Nul si portò una mano al petto, consapevole di ciò che era appena accaduto.

Un eroe era morto... uno degli ultimi che ancora osavano sfidare la sua volontà.

Nul avrebbe dovuto esserne lieto, eppure qualcosa non andava. Già in passato aveva sentito fitte al cuore dopo la morte di qualcuno, ma aveva imparato a non farci caso; sentì qualcos’altro, nel frattempo, qualcosa di umido che sgorgava dai suoi occhi colando lungo le guance. Le toccò con un dito per scoprire cosa fossero: lacrime.

Nul scoprì di essere triste. Non riuscì a impedirlo, né a tramutare quel sentimento in un altro. Le ginocchia cedettero, e il signore di Oblivion crollò a terra. Guardò in alto, protendendo una mano tremante verso il cielo che imbruniva.

« Perché, padre? Perché ci hai abbandonati? »

 

 

 

 

Spazio autore: Ok, mi aspetto già numerose intenzioni omicide nei miei confronti da parte di voi lettori, non appena avrete finito di leggere questo capitolo. Vi capisco, la mia scelta non è stata facile ma era necessaria... siamo sempre più vicini alla fine, e per i Valorosi la situazione diventa sempre più critica. Luke è morto e non ritornerà... è la prova finale che non c’è vittoria assoluta su Oblivion, né la possibilità di far tornare tutto come prima. Ma non temete, il mio intento non è quello di sterminare tutti senza pietà: gli eroi vincono sempre, ma non senza pagare un caro prezzo. Il sacrificio di un eroe è sempre difficile da accettare, ma spinge altri a fare la cosa giusta.

Grazie a tutti.

   
 
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