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Autore: Rowena    17/03/2009    3 recensioni
La gita scolastica di quest’anno dell’Osaka High sarà in California.
Oh no. No no no, non può essere!
Ci deve essere un errore: questa giornata sembrava così promettente, il tempo splendido e una giornata a caccia di saldi con la mia migliore amica in programma, quindi perché si deve abbattere su di me questa disgrazia?
Non è giusto, non me lo merito.
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Tempo dieci minuti e il mio entusiasmo si è già smorzato di parecchio: non avrei mai pensato che spostarsi tutti in gruppo richiedesse tanto impegno, né tanta pazienza. Ogni cosa da fare diventa un’impresa, come raggiungere i pullman, mettere nel bagagliaio tutte le valigie, salire sui mezzi, fare l’appello.
Non c’è da stupirsi che Umeda sembri già distrutto, una simile responsabilità deve pesargli un sacco; devo indagare su quali sistemi abbia usato la preside per convincerlo ad accompagnare la scolaresca, quella donna ha un che di demoniaco, come mia madre. Oltre ad Akiha ci sono anche due insegnanti a dargli manforte, uno per il dormitorio uno e l’altro per il numero tre, che però conosco soltanto di vista e che hanno la stessa aria afflitta del dottore.
Sta di fatto che dopo più di tre quarti d’ora tutti gli studenti sono a bordo e si riesce a partire, finalmente: io e Sano siamo seduti in fondo al nostro pullman, lui accanto al finestrino e io alla sua destra. Accanto a me si è accomodato Nanba, con gran disappunto di Nakatsu che si è visto costretto a mettersi davanti a noi. Gli altri posti ancora liberi sono presto occupati dai miei più cari amici, quelli con cui ho stretto i legami più saldi.
L’autista mette in moto, ma conoscendo il traffico californiano è folle anche solo pensare di fare più di dieci metri per volta. Peccato che, però, per ingannare l’attesa è stato deciso all’unanimità di interrogarmi a fondo su cosa ho fatto in quest’ultimo mese.
Comincia il nostro responsabile di dormitorio, che esibisce un sorriso piuttosto preoccupante. Chissà perché sento già che non me la caverò bene…
“Allora, Mizuki, com’è la vita lontana dall’Osaka? Scommetto che ti annoi un sacco senza di noi!”
“Beh, in parte è vero, però è stato bello ritrovare le mie amiche e le persone che conosco da una vita: mi mancavano molto in Giappone, in particolare Julia, che…”
“Julia? Si chiama così quella bionda da favola che era con te poco fa?”, m’interrompe subito il senpai, che non riesce nemmeno a fare finta di mostrarsi disinteressato. Le pessime abitudini non si perdono mai, non è vero? Tuttavia, Nanba non è il solo a essere interessato ala mia amica e in meno di un minuto tutti sembrano più interessati a lei che a sapere come se la passa la sottoscritta. E io che pensavo che non si fossero neanche accorti della sua presenza in aeroporto!
“Beh, sì, lei è la mia migliore amica in assoluto. La mia migliore amica femmina!” aggiungo al volo notando il muso ferito che mi sta mettendo Nakatsu. Accidenti come siamo permalosi…
Namba comincia una delle sue solite scenette, portandomi a chiedere perché mai non si sia iscritto al club di teatro: “Julia è un nome divino, degno della sua bellezza celestiale! Pensi che potrei incontrarla, Mizuki?”
Chi, lui incontrare Julia? Sarebbe meglio ammazzarlo direttamente, oh sì. No, non scherzo, la fanciulla sembra candida e ingenua ma potrebbe mandare un ragazzo alto e muscoloso come Sano con un pugno. Lo dico perché è già successo, non esagero neanche un po’!
“Beh”, tento di sviare, “al momento non cerca compagnia, ha avuto una brutta storia con un ragazzo che poi l’ha tradita… Ha deciso di restare sola per un po’, prima di fidanzarsi di nuovo”.
Mezza bugia non mi farà dannare, no? Forse, ma è sufficiente per aizzare Nanba, voglio dire, Nanba!, a paladino delle fanciulle indifese.
“Chi è l’essere miserabile che ha osato tanto? Non è possibile che esista un simile demente!” tuona infatti il senpai, alzandosi in piedi con fare drammatico. Siamo ai limiti dell’assurdo, e non è ancora finito il primo giorno…
“Beh, esisti tu, il cui solo passaggio rende pregne le ragazze”, commenta annoiato Nakatsu, spuntando da dietro il suo sedile. “A proposito, Mizuki, non stargli troppo vicina, mi raccomando”.
Minami tace, la sua fama di playboy è troppo grande per poter negare di essere un farfallone, e io ridacchio. “Sono stata più di un anno all’Osaka e ancora non è successo niente, direi quindi che non c’è bisogno di preoccuparsi in questo senso”.
E neanche in questa gita ci sarà da preoccuparsi, cara Mizuki… La mia coscienza si diverte a massacrarmi in questi giorni, forse deve riprendersi dal fatto che per tutto il tempo del soggiorno in Giappone non le ho dato retta. “Ma lasciamo perdere Julia, tanto ha un brutto carattere” aggiungo al volo, mentre Nakatsu annuisce per darmi ragione, sperando di riuscire così a cambiare una buona volta argomento.
Amica mia, mi ringrazierai per averti tenuto lontano questi soggetti!
“Hai altre novità da raccontarci, Mizuki?” domanda Noe, curioso.
“Vediamo… Ho ripreso ad allenarmi in pista, presto ci saranno le prime gare della stagione e mi piacerebbe tornare a correre seriamente, magari perfino qualificarmi per le nazionali”.
Sono sempre stata veloce, in fondo, e secondo il mio vecchio mister potrei centrare anche obiettivi discreti; e poi, gli appuntamenti internazionali d’atletica potrebbero erre un’occasione in più per vedere Sano…
Sano, che non dice nulla qui accanto a me ma che sicuramente sta pensando la stessa cosa, il suo sorriso parla per lui.
“Peccato, però: sarai praticamente una nemica di Sano, così”.
Eh? Sgrano gli occhi aspettando una spiegazione, mentre Sekime si aggiusta gli occhiali e mi guarda con aria da saputello. “È ovvio, no? Tu sei americana, perciò gareggerai contro il Giappone”.
“Certo che sarebbe un peccato…”
“Ho un’idea”, esclama Nakao in modo assolutamente terrificante, “perché tu e Sano non vi sposate prima dei prossimi mondiali?”
Due mascelle cadono a terra, e sono la mia e quella di Nakatsu, mentre il mio ragazzo si limita a guardare fuori, imbarazzato. Come è ovvio, tutto il pullman comincia ad applaudire, congratulandosi e augurando figli maschi.
Figli? No, un momento, chi ne vuole?
“Branco di stupidi” urlo imbarazzata a morte “io sono giapponese, sono nata in Giappone e ho la cittadinanza giapponese, capito?” Spero di essere stata abbastanza chiara, ecco!
I miei amici brontolano delusi, Nakao è quasi sul punto di piangere. “Oh… E io che ero già pronto a farti da damigella: guarda, ho anche l’abito adatto!”
Non ci credo, ma sotto il mio sguardo attonito ha già tirato fuori dal suo bagaglio a mano un vaporoso vestitino frou frou, bianco e pieno di pizzi. Certo, quale ragazzo non si porterebbe in gita scolastica un capo del genere?
Inizio a chiedermi cos’hanno bevuto in aereo… Per fortuna Sano è venuto fin qui per conto suo, o prima di atterrare avrebbe sbaciucchiato tutta la comitiva. Meglio non pensarci.
“Nakao… Anche se decidessi di sposarmi, e ti posso assicurare che quel giorno è ancora molto lontano, credo che il piacere spetterebbe a Julia, sai, per anzianità”.
“Ma come? Io non aspetto altro!” esclama deluso l’Osaka Idol. “Va da sé che lo farei solo per lanciare la giarrettiera al mio senpai, ovviamente”.
“Zio, come? Hai bisogno di me là davanti?” Come un fulmine, Minami si svincola da una situazione potenzialmente inquietante: niente da fare, quello è proprio votato alle donne. Un po’ mi dispiace per il mio amico, però che ci si potrebbe fare?
Rabbrividisco, seppure un po’ in ritardo, all’idea di Nakao: l’idea di lui vestito in quel modo pronto a sfilarsi e a lanciare una strisciolina di tulle mi sembra un po’ inquietante, e da come hanno reagito gli altri sono la sola di questo parere.
“Comunque non c’è bisogno che vi sposiate, no? Se tu volessi, Mizuki, potresti tornare lo stesso a vivere in Giappone!” Nakatsu è preoccupatissimo, non vuole abbandonare l’argomento senza avere una conferma. Che c’è, paura?
“No, certo che no”, torno a ripetere agitando freneticamente le mani.
Accidenti, sono troppo giovane per simili pensieri. Anche se, un giorno…
A che pensi, Mizuki? Torna con i piedi per terra!
“Ehi, che hai? Sei tutta rossa”.
Sano si sveglia solo ora, per nulla toccato da questi discorsi, per commentare il mio imbarazzo.
“Niente, assolutamente niente” ribadisco anche a lui sapendo già di non essere affatto credibile. Ma bene, se neanche lui mi aiuta sono proprio finita.
E per un istante, un istante solo ma lo stesso infinito, mi pento di aver accettato la proposta della preside. Cosa mai potrà venire fuori di buono da questa gita?




Eccomi qua, di nuovo a voi con un nuovo capitolo! Come, non ci speravate più? Ma che cattivi! Scusate, io cerco di dividermi tra le duecento storie che cerco di portare avanti (*non sa aspettare di aver accumulato un po' di capitoli prima di pubblicare*, sigh), e ogni tanto mi perdo. Comunque, eccoci di nuovo qua. Il prossimo arriverà prima, giuro, e le disavventure di Mizuki in compagnia dei suoi amici sono appena cominciate!
   
 
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