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Autore: Darth Ploly    27/01/2016    0 recensioni
Una Ponyville corrotta e marcia. Uno spietato killer a piede libero. Una puledra che cerca di portare giustizia nella sua città.
Tra indagini, sentimenti e una buona dose di citazioni, le cupe avventure di una detective che muove i suoi passi in una Ponyville più pericolosa e oscura di Gotham City.
Ho deciso di affidare il ruolo da protagonista a uno dei background pony di Friendship is Magic, ma compariranno comunque le Mane 6, altri pony che tutti conoscete e anche alcuni personaggi inediti.
Questa è la mia prima storia, spero sappia prendervi per mano e trascinarvi in un mondo folle e magnifico.
Genere: Introspettivo, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Derpy, Le sei protagoniste, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La sinfonia si apre con un Allegro con Brio. Tenendo gli occhi chiusi, ascolto quella musica meravigliosa e mi ci affido completamente. Il mio corpo cessa di essere solo un ammasso di carne e diventa un’orchestra: il movimento di muscoli e tendini ricalca quello degli archetti sugli strumenti a corda, dai polmoni provengono i fiati, il battito del cuore dà il tempo alle percussioni. E io sono qui, marionetta guidata da due tre i più grandi compositori mai nati, stretti nei miei zoccoli. Dimentico dove sono e quel che devo fare, perdo la cognizione del tempo che passa. Sono nel pieno di una danza che nessuno può fermare, immersa in una musica che nessuno può ascoltare.
Ma aspetta! Qualcuno c’è! Un pony che non riconosco mi accompagna. Ne avverto i passi … è bravo, molto passionale.
La melodia cambia, diventa un valzer. Sulla pista da ballo, io e il mio compagno ci parliamo senza dire una parola: bastano il suono dei nostri strumenti che si incontrano e creano delle note particolari, di cui i più non sanno neanche l’esistenza. Note da sogno che si uniscono in maniera seducente alla melodia principale.
I nostri movimenti sono eleganti e precisi: un arabesque, un avant, un grand jeté, un casqué. È un peccato che una tale meraviglia sia riservata soltanto a due pony.
Ma purtroppo niente dura per sempre, e le cose più belle sono spesso le più fugaci.
La sinfonia cala gradualmente d’intensità e, uno alla volta, tutti gli strumenti dell’orchestra smettono di suonare. I miei sensi si risvegliano.
La prima cosa che avverto è un nauseante profumo dolciastro; poi è l’udito a tornare: qualcuno respira in maniera affannata; un oggetto metallico cade a terra.
Apro gli occhi lentamente.

Davanti a me c’è Pinkie, disarmata e atterrita, coperta di lividi e tagli. Le mie ferite sono fortunatamente limitate alle sole zampe. Entrambi i miei Sai sono puntati contro di lei, a un pelo dalla sua gola. L’aria è irrespirabile a causa dell’enorme quantità di polveri fuoriuscite dai sacchi squarciati.
“Come … come ci sei riuscita?” Mi domanda la mia avversaria, con un misto di terrore e sconcerto “Perché il Pinkie-Senso non ha funzionato? Che magia hai usato?”
“Nessuna magia, ho soltanto seguito le regole del tuo gioco: ho combattuto d’istinto e sono riuscita a superare quella tua incredibile capacità di percezione. È stata una scommessa rischiosa, lo so: chi avesse avuto meno confidenza con se stessa sarebbe stata sconfitta. Diciamo che confidavo sulla tua incapacità di gestire del tutto il tuo corpo”
“Di che parli? Io riesco a controllarlo perfettamente!”
“Il vecchio Ren Maa non sarebbe d’accordo. Tu sai a cosa mi riferisco, vero?”
La puledra digrigna i denti mentre un rivolo di sudore le corre sul muso.
“Arrenditi e seguimi dalla polizia. È finita, Pinkie”
“Io … mi chiamo … Pinkamena!”
Con un urlo innaturale si lancia contro di me in un disperato ultimo placcaggio. La anticipo bloccandola e, con un rapido gesto, le infilzo Ludwig tra collo e schiena. Resto in silenzio mentre lei tossisce e sputa sangue sulla mia criniera. La sento indebolirsi e accompagno tristemente il suo accasciarsi a terra. Non resto neanche a guardarla: la sostanza inizia ad annebbiarmi la vista e la mancanza di aria non fa che peggiorare la mia condizione.
Restando poggiata al muro, raggiungo l’uscita dopo un tempo che mi sembra infinito. La porta è davanti a me, sopra un’ultima rampa di scale. Ogni passo mi provoca dolori dappertutto e un paio di volte rischio di cadere all’indietro ma, alla fine, apro la porta.

“Ferma!” Urla Pinkie dietro di me.
Mi giro stanca dicendo: “Certo che tu non ti arrendi … mai …”
Pinkie, ancora a terra, regge la mia pistola con due zoccoli e mi guarda furiosa, piangendo incessantemente. Deve avermela sottratta con quel suo ultimo attacco.
“Tu … tu hai rovinato la mia opera!” Urla ancora mentre carica un colpo “Hai distrutto il mio capolavoro!”
La folle sta per sparare in una stanza piena di polveri altamente infiammabili!
“Tu … tu non sai quel che fai!” Sono terrorizzata “Pinkie, devi …”
“PINKAMENA!”
“Pinkamena … va bene, va bene … Pinkamena, devi fermarti! Getta via quella pistola! La polizia arriverà presto e ti aiuterà … io ti aiuterò! Ti prego, devi ascoltarmi!”
Pinkie sembra valutare per un istante la cosa, ma alla fine si forma di nuovo quello spaventoso ghigno e Pinkamena torna a dominare. Nel frattempo io ho già aperto la porta dietro di me.
Prima di andarmene la saluto: “È stato un piacere conoscerti, Pinkie”
“Anche per me, detective. Spero ci rincontreremo presto”
E allora corro via. Lei lo farà, premerà quel grilletto nonostante non possa colpirmi. La mia unica speranza è essere lontana quando il Jolly Roger salterà in aria. Incurante della stanchezza e della confusione, corro lungo la Bet Way mentre violente raffiche di vento mi sferzano il muso. Una pegaso grigia mi corre incontro urlando il mio nome.
“Giù! Giù!” Mi lancio contro di lei e la butto a terra un istante prima della fragorosa esplosione. Copro Derpy con il mio corpo sussurrandole che andrà tutto bene. Chissà se riesce a sentirmi!
Il letale mix di polveri e alcol alimenta le fiamme oltre ogni misura provocando esplosioni a ripetizione. Per quanto riguarda me, quella sostanza mi sta uccidendo. Mi gira la testa, mi lacrimano gli occhi e nelle orecchie sento soltanto un terribile fischio, acuto e doloroso. La sola cosa che riesco a percepire, l’unica che mi permette di non perdere il controllo, è Derpy che trema terrorizzata nascosta sotto di me. La sua paura e la sua fragilità riescono a tenermi vigile. La stringo a me più forte che posso e faccio l’unica cosa a cui riesco a pensare: canto.
La melodia è la stessa che suonavo quando trovai Derpy addormentata fuori la porta di casa, quando iniziammo a conoscerci sul serio. Chi l’avrebbe mai detto che quella giovane pegaso, tanto distratta e tanto maldestra, mi avrebbe aiutato a risolvere questo caso e a salvare Rarity?
Chi avrebbe mai detto che mi sarei affezionata a lei così tanto?
Quella sera, il suono del mio violoncello l’aveva fatta addormentare per terra sul pianerottolo. E allora canto, sperando di tranquillizzarla. Voglio che non si senta più sola. Mai più.
Restiamo lì per un minuto, o forse per qualche ora, non so. Quando le esplosioni finiscono, sollevo timorosa lo sguardo. Le fiamme continuano a divampare ma il vento le tiene lontane da noi. Alzo il muso e vedo un lampo squarciare il cielo.
“Octavia …” Derpy ritrova un po’ di coraggio “Stai … stai …”
“Stai bene, Derpy?” La anticipo.
Lei annuisce e continua: “Ho nascosto Rarity ma poi … non ti ho più vista arrivare, e …”
“Sì, lo so. Scusami se ho fatto tardi” Una forte pioggia inizia a cadere su di noi e a liberarmi di ogni preoccupazione.
Accarezzo Derpy sulla testa e la rassicuro: “Adesso va tutto bene”
Cado sfinita a terra, desiderosa di abbandonarmi del tutto all’azione del sedativo. Derpy mi richiama preoccupata, ma la sua non è l’unica voce che sento.
“È Octavia! È laggiù!”
Rainbow Dash e un gruppo di agenti entra nella Bet Way mentre altri richiedono rinforzi dalla strada principale.
“Derpy … sei stata tu?”
“No! Io ho seguito solo le tue direttive, giuro!”
“Ma allora chi …” Guardando in alto sopra di me scorgo una piccola figura sul tetto del palazzo di fronte. Ha una coda e si regge su soltanto due zampe. La vedo salutarmi con un rapido gesto e le sorrido di rimando, riconoscente.
Dopodiché tutto diventa buio.

Vengo svegliata da una fastidiosa mosca che mi ronza attorno al muso. Mi trovo in una stanza da ospedale completamente bianca, stesa su un lettino tanto scomodo da farmi rimpiangere il freddo asfalto della Bet Way, ma almeno l’aria è pervasa da un buon profumo di fiori. Tutto però passa in secondo piano quando mi accorgo di Derpy che dorme seduta affianco al mio lettino, con la testa poggiata sulle mie zampe. Mi chiedo da quanto tempo io sia qui e se lei sia rimasta sempre con me. Le accarezzo gentilmente la criniera e lei, pian piano, riapre gli occhi.
“Ben svegliata” La accolgo sorridente.
Lei spalanca il muso, poi si alza di soprassalto e urla: “Octavia! Octavia, sei sveglia! Stai bene? Ti fa male qualcosa?” Vorrei rispondere ma il respiro mi si blocca in gola quando Derpy si getta su di me abbracciandomi.
Tra un colpo di tosse e l’altro riesco a dire: “Sì … sì, sto bene … e anche tu, sembrerebbe. Ma da quanto sono qui? Cos’è successo?”
“Hai dormito per ventiquattro ore. Non male, quella sostanza” Una voce amica accompagna l’ingresso nella stanza di Rainbow Dash. Alle sue spalle ci sono Rarity, un po’ malconcia ma comunque grintosa, e l’immancabile Fluttershy che, appena entrata, corre verso di me per abbracciarmi a sua volta. Mi sento un po’ in imbarazzo per questa dimostrazione di affetto da parte delle due pegaso, soprattutto quando vedo Dash trattenere una risatina.
“Hey soldato, così me la ammazzi! E, se permetti, è un piacere che spetta a me” Il suo muso si fa improvvisamente serio “Perché non mi hai avvisata, stupida? Cosa ti è saltato in testa? Se non ci fosse giunta quella segnalazione, avresti potuto … stupida!” Si avvicina e mi colpisce leggermente alla testa. Dubito che si sarebbe trattenuta in circostanze naturali. Ma da un certo punto di vista il colpo fa male comunque.
“Lo so, avrei dovuto dirtelo. Derpy me lo ha ripetuto in continuazione, ma sembra che stavolta la più testarda sia stata proprio io. Perdonami, Dash”
Lei si limita ad annuire e a borbottare ancora: “Stupida …”
Io intanto ricordo tutto quel che è successo in quegli ultimi, tremendi istanti: l’esplosione, la pioggia, la sagoma di Spike che mi saluta. Ma soprattutto ricordo lei.
“Dash, siete entrati nel locale? Avete trovato l’assassina?” O almeno quel che ne resta.
“I pegasi del fuoco sono arrivati presto e così siamo riusciti a entrare, ma …” Si ferma, titubante.
“Ma …” la incalzo. Intanto Fluttershy si è alzata mettendosi affianco al commissario.
“Ma non c’era nessuno. La colpevole è come … scomparsa”    
Cala il silenzio. Forse dovrei essere stupita, ma delle cinque io sono l’unica consapevole delle vere capacità della pony rosa,  quindi una sua fuga non mi sembra così impossibile. Certo, era ferita ed è stata coinvolta in un’esplosione, però …
“Ho piazzato dei posti di blocco e i miei agenti pattugliano la città: se è ancora a Ponyville, non ne uscirà”
“Inutile: lei non è più qui. E poi, se anche lo fosse, dei comuni poliziotti non potrebbero fermarla”
“È davvero così terribile?”
Non rispondo, e questo sembra preoccupare Dash.
Timorosa, Fluttershy domanda: “Chi … chi era?”
Vorrei rispondere, ma ho l’impressione che ogni mia spiegazione sarebbe errata o quantomeno incompleta. Cos’era Pinkie Pie? Era davvero solo una pazza lunatica? So di averlo pensato per quasi tutta la durata dello scontro, ma alla fine credo di aver visto qualcosa nel suo sguardo. Per un attimo ho rivisto la luce degli occhi della Pinkie che avevo conosciuto prima.
“Io … devo riflettere” Rispondo sconfortata “Un giorno vi dirò tutto”
Dash annuisce e io mi rivolgo a Rarity: “Tu come stai, Rar?”
“Bene, mi sto riprendendo. I medici vorrebbero tenermi qui per delle analisi un altro paio di giorni ma io non amo perdere tempo, come ben sai” Risponde con tono altezzoso.
Sorrido divertita: tipico di Rarity.
“Mi dispiace che tu sia stata coinvolta, Rar. E mi dispiace anche per il Jolly”
“Oh tesoro, ma cosa dici?” Esclama sconcertata “Parli come se fosse colpa tua! Del locale non devi preoccuparti: risorgerà più grande e più bello! Pensa che il caro Grifone mi ha già spedito dei fiori e una lettera in cui mi garantisce il suo aiuto per la ricostruzione. Non è un tesoro?”
Dash emette un verso di disgusto ma Rarity non ci fa caso e continua: “In quanto a me, dovrei solo ringraziarti” E la sua voce si raddolcisce “Mi hai salvato la vita, Octavia. Grazie di cuore”
Allora scuoto la testa e dico: “Sai, non è me che dovresti ringraziare” Con una leggera spinta faccio alzare Derpy e la presento: “Rarity, lei è la pegaso che ti ha portato via dal Jolly. Si chiama Derpy … è la mia socia”
Derpy sta per allungare lo zoccolo verso l’unicorno ma, nel sentirmi, si gira di nuovo verso di me. La vedo arrossire mentre sussurra: “La tua …”
“Cool!” Esclama Dash mentre Fluttershy si fionda su Derpy per congratularsi con lei.
“Allora dobbiamo festeggiare! Appena ti dimettono, offro un giro di sidro a tutte!”
“D’accordo Dash, ma lascia che sia io a decidere quando” Dico con tono serio. Sposto lo sguardo alla finestra e lo lascio vagare nel cielo limpido.
“Prima di festeggiare, dovrei sbrigare una faccenda importante. Mi dispiace fare la guastafeste, ma non posso attendere di più. Ho rimandato troppo a lungo”

Sono seduta ad aspettare che Octavia finisca di parlare con l’infermiera. La pony non si aspettava di rivedere la detective dopo tanto tempo, e di certo non dopo appena due giorni dalla risoluzione del caso. I giornali non parlano d’altro, ne sto sfogliando un proprio ora. Per non scatenare il panico, i reporter hanno scritto che il killer è morto nell’esplosione del Jolly Roger. Beh, forse è meglio così: per un po’ di tempo Ponyville sarà tranquilla.
“Problemi, Derpy?” Octavia mi guarda da fuori la stanza. Scuoto la testa e la raggiungo dopo aver posato la rivista.
Raggiungiamo in silenzio la porta chiusa della camera di Vinyl. Un po’ insicura chiedo a Octavia: “Sei sicura di volere che venga anche io? Insomma, è da tanto che non la vedi. Non vorrei essere di troppo”
Octavia resta ferma e si limita a dire: “No. Vieni” Poi muove uno zoccolo verso la porta e la vedo tremare.
“Derpy … ho una paura fottuta!”
Essere di troppo? Sono una sciocca!
Poggio il mio zoccolo sul suo e apriamo insieme la porta.
Circondata da pareti azzurre, la stanza emana una dolce sensazione di tepore. Situata alla nostra destra, di fronte al letto, c’è una postazione da DJ ricoperta di polvere. Chissà che non possa avere un effetto benefico su Vinyl!
L’unicorno è lì, sul letto. Indossa un paio di occhiali da sole e delle cuffie. Mentre entriamo non fa un movimento, né una smorfia. È da due anni che Octavia la trova in quello stato … solo ora capisco quel che continua a provare giorno dopo giorno.
“Ciao, Vinyl ...” Esordisce la detective “Posso … posso sedermi un po’ vicino a te?” Prende l’unica sedia e la sistema di fianco all’amica, mentre io mi mantengo in disparte vicino alla postazione da DJ.
“Lo sai, ho passato giorni interi a pensare a come avrei potuto parlarti di nuovo dopo tutto questo tempo, cosa avrei potuto raccontarti … eppure adesso sono molto confusa. Ah, che sbadata! Prima le presentazioni: Vinyl, quella pegaso è Derpy. Si è trasferita da circa un mese nel mio condominio. Te lo ricordi?”
L’unicorno rimane immobile. Mi domando se riesca a sentire Octavia nonostante le cuffie: la musica non glielo impedisce? O forse non riesce a sentire neanche quella.
“Ponyville è sempre la stessa, sai come la penso su questa città. Qualche giorno fa abbiamo risolto un importante caso. Io sto bene, non preoccuparti. È stata dura però, pensa che è dovuta intervenire perfino Spitfire. Spitfire, capisci? Non si faceva vedere da … no, nulla. Lascia stare. In ogni caso, Dash è stata felicissima, come puoi immaginare. Ah, ora ha un’assistente! Si chiama Fluttershy, è molto abile, avresti dovuto vederla!” Octavia parla con rapidità e a volte tossisce per non aver dosato bene il respiro. Poi si ferma e resta a guardare il muso inespressivo di Vinyl, e il suo sorriso, forzato fino al limite, lascia il posto all’amarezza.
“E io … io avrei dovuto essere qui con te. E invece mi sono tirata indietro. Ti ho lasciato sola … per così tanto tempo” Le accarezza il muso in un gesto disperato “Avevo perso ogni speranza, Vinyl. Vederti sempre lì, senza che ci fosse neanche il minimo miglioramento … non ce l’ho più fatta! Perdonami, Vinyl! Ti prego, perdonami!” Dice allungandosi verso di lei, poggiando il muso e le zampe sul letto, a pochi centimetri da quella dell’amica.
Nella stanza scende il silenzio, non si sente nemmeno il respiro di Octavia. Abbasso lo sguardo, consapevole di non poter essere d’aiuto, e una lacrima mi corre sul muso. Ma quando lo risollevo …
Octavia ha gli occhi spalancati, sbigottita; la sua testa è di nuovo alta. L’unicorno invece è nella stessa posizione di prima, ma il suo zoccolo ha raggiunto quello di Octavia.
Lo ha toccato.
Il movimento c’è stato, senza dubbio. Forse non se n’è accorta nemmeno lei stessa.
“Vinyl, tu …” Octavia non riesce a terminare la frase. Inizia a singhiozzare.
“Applejack aveva ragione. Tu mi stavi aspettando, vero?”
Dall’altra non giunge risposta, ma questo non importa. Qualcosa in Vinyl si è mosso, ha avvertito la presenza amica e ha voluto inviare una risposta.
Octavia le stringe lo zoccolo tra le zampe e … piange. A dirotto. È la prima volta che la vedo sfogarsi in questo modo; perfino quando mi raccontò il suo passato cercò di trattenersi e di controllare le emozioni. Adesso invece sta piangendo.
È un pianto liberatorio, caldo e dolce come l’abbraccio di una sorella maggiore che ti difende dal buio quando sei spaventato.
Mentre lei sussurra qualcosa a Vinyl, esco dalla stanza senza farmi notare, con le lacrime agli occhi.

“Ah-ah! Non mi prendi! Non mi prendi!”
Mentre cammino lungo il sentiero alberato sento la voce squillante di una puledrina poco lontana. A quanto pare la strada era giusta. Meglio così: sarebbe stato seccante perdersi nella campagna. Avanzo ancora un po’ quand’ecco che una piccola pony dalla criniera rossa sbuca fuori dagli alberi scontrandosi con me.
“Oh, diamine … chiedo scusa, mi dispiace tanto” Esclama mortificata.
“Non preoccuparti, va tutto bene. Senti, posso farti una domanda?”
“Certo!”
“Hai per caso visto passare una pony dal manto grigio? Si chiama Octavia”
La puledrina si fa pensierosa e sembra improvvisamente intimorita.
“Beh, io …”
“Chi lo vuole sapere?” Domanda una voce cavernosa alle mie spalle.
“Oh wow! Che fusto!” Girandomi vedo un enorme stallone rosso con un filo di paglia in bocca “Uno come lei sarebbe perfetto per le mie ricerche, lo sa?”
“Chi lo vuole sapere?” Ripete il colosso incattivendo un po’ il tono.
“Un’amica che vorrebbe salutarla. Sono Twilight Sparkle”
“Ah! Io la conosco!” Questa volta è una pegaso grigia a parlare. Ci raggiunge dal cielo mentre si toglie alcune foglie dalla criniera dorata. Questa zona si sta facendo un po’ troppo affollata.
“Lei è la scienziata che ha aiutato Octavia, vero?”
“Esatto, dolcezza. Vorrei scambiare due paroline con lei. Tu sai dov’è?”
“Certo! Big Mac, possiamo portarla alla tenuta? È un’amica”
Il gigante annuisce ma si vede che ancora non si fida. Beh, non importa. In ogni caso, decide di farmi strada.
Nel frattempo mi rivolgo alla pegaso: “Grazie dell’aiuto, dolcezza”
“Si figuri, è stato un piacere. Octavia mi ha parlato molto di lei”
“Sarebbe la prima volta. Tu invece come ti chiami?”
“Derpy Hooves. Sono un’amica”
Un’amica, eh? Interessante.
Raggiungiamo la tenuta e, dopo aver incontrato Octavia, riesco a convincere gli altri a lasciarci soli. Andiamo a sederci un po’ in disparte, all’ombra di un grande melo. Da qui si vede tutto quel che succede alla tenuta.
“E così alla fine hai vinto la partita, eh? Complimenti! Sapevo che ce l’avresti fatta!”
“Questo perché non hai conosciuto la mia avversaria. Ma dimmi: come mai sei qui? Ti conosco, non saresti mai venuta fin qui solo per complimentarti”
“Oh, vedo che non perdi tempo”
“No, infatti. Sono venuta qui per rilassarmi, se non ti dispiace”
“Sì, effettivamente te lo meriti”
Restiamo in silenzio per un po’ e osservo Derpy e l’altra puledrina giocare a nascondino.
“Dunque … è lei, vero? La puledra di cui mi hai parlato quel giorno”
Lei non mi risponde.
“Incredibile … lo Sguardo …”
“Cosa diavolo vuoi, Twilight? Credi che ti permetterò di trasformare Derpy nel tuo giocattolino?” Sbotta infuriata.
“No, tranquilla. Ho capito quanto tieni a lei. Però … non posso far finta che non mi interessi”
“Perché? Hai detto che lo Sguardo non si manifesta nel modo che ti ho descritto”
“Tu mi hai descritto il modo tradizionale. Ma pensaci: potrebbe essere un nuovo tipo di Sguardo! Una sua evoluzione! E potrei scoprirlo io!”
La guardo correre e scherzare, innocente e inconsapevole delle sue potenzialità.
Oh, sì … osserverò la crescita di quella ragazza con grande interesse.   
   
 
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