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Autore: Halosydne    28/01/2016    1 recensioni
[SPOILER fino alla 4x22 + possibili SPOILER quinta stagione]
Emma Swan ha sacrificato se stessa per Regina, diventando l'Oscuro. Si è lasciata dietro la sua famiglia, i suoi affetti e il suo grande amore, per risorgere dalla Volta dell'Oscuro... e scoprire che nel suo destino era scritto qualcosa di ancora più grande e terribile di quello che ha affrontato da quando Henry la ha riportata a casa. Mentre lei intraprende il suo nuovo percorso sotto la guida di un mentore d'eccezione, a Storybrooke nessuno sembra disposto a rinunciare a salvarla. Perché Emma vuole essere salvata dall'Oscurità... giusto? È per questo che Killian Jones è pronto a pagare qualunque prezzo. È per questo che Robin Hood sa che è giunto finalmente il momento di fronteggiare il suo misterioso passato. È per questo che Biancaneve, il Principe e il Vero Credente ripongono tutte le loro speranze nella Regina Cattiva. È per questo che raggiungere Camelot prima che sia troppo tardi è di vitale importanza. Perché se ti abbandoni troppo a lungo all'Oscurità, diventerai Oscurità anche tu...
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Sorpresa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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5x03 Ϟ I will follow you into the dark

 
 
 
 
Henry scosse la testa con decisione e si allontanò di qualche passo da sua madre, come se negare la verità di quanto gli era stato appena riferito potesse in qualche modo modificare l’orribile piega che gli eventi avevano preso. Quando Regina, Robin e i suoi nonni erano rientrati nel negozio di Gold aveva avvertito un brivido che gli scorreva lungo la schiena come una sorta di sinistro presentimento, ma niente avrebbe mai potuto prepararlo a quello che gli sarebbe stato raccontato. «Mia madre è diventata… l’Oscuro?» chiese, sconvolto. Anche solo pronunciare quella domanda lo fece sentire malissimo, come se il tetto della stanza gli fosse piombato addosso, schiacciandolo con il suo peso terribile. E quando sua Regina annuì debolmente, con gli occhi pieni di una tristezza indicibile, fu anche peggio.
«Lo ha fatto per Regina, Henry» disse suo nonno, prendendolo per le spalle con le sue mani forti. «Si è comportata da Salvatrice in tutto e per tutto, è stata un’eroina fino alle estreme conseguenze di una simile scelta…».
«… ed è proprio questo che ci permette di non perdere del tutto la speranza, piccolo» aggiunse la nonna, con l’ombra di un sorriso sul viso. Si vedeva che aveva pianto, e che era non meno sconvolta di lui, ma non riusciva comunque a nascondere una piccola scintilla di orgoglio per la donna che sua figlia era stata capace di diventare. «Il motivo per il quale Emma ha fatto quello che ha fatto è troppo nobile, troppo puro… questo significa che possiamo salvarla, Henry!».
«E come? Se mamma sta diventando l’Oscuro, questo significa che è tornata nella Foresta Incantata! E non c’è modo di arrivare là!» Henry voleva provare davvero ad essere il degno nipote dei suoi nonni, sempre ottimisti e fiduciosi, ma per la prima volta nella sua vita si sentiva veramente simile a sua madre: realista, sfiduciato, spaventato dall’incertezza del futuro. Non era un gran risultato per il possessore del Cuore del Vero Credente, pensò amaramente, ma a quanto pareva anche la Salvatrice non se la passava granché bene ultimamente.
«La penna dell’Autore, ragazzo… può risolvere tutto questo casino in men che non si dica!» disse Robin, con un luccichio quasi entusiasta nello sguardo. Lo stesso che Henry poteva leggere negli occhi dei suoi nonni… e che avrebbe dovuto spegnere immediatamente. Aveva spezzato quella penna solo poche ore prima, sotto lo sguardo sorpreso ma fiero dell’Apprendista. Adesso quell’uomo vecchissimo dagli occhi gentili era sul pavimento accanto a lui, privo di sensi, ed Henry si ritrovò a invidiarlo parecchio: l’ignoranza era una benedizione, a quanto pareva. Un pensiero così insolito, per un ragazzo curioso come lui, lo turbò ulteriormente: come se l’idea di sua madre non lo avesse già abbastanza sconvolto, adesso si ritrovava a non sentirsi più nemmeno se stesso. Ma che diavolo stava succedendo quella sera?
«Henry?» lo chiamò sua madre, esitante.
Lui prese un bel respiro, e guardò solo lei mentre parlava: «La penna…. Non c’è più. Mi dispiace mamma…». Fu veramente dura per lui non mettersi a piangere, ma aveva tredici anni e voleva comportarsi da adulto fintantoché ci riusciva. Le sue mamme non avevano bisogno di doversi preoccupare anche di lui.
«Cosa?» chiese Mary Margaret, perdendo in un attimo tutto il suo ottimismo.
«Perché?» fecero eco Robin e David.
Sua madre dedicò a tutti e tre un’occhiataccia in perfetto stile Regina Cattiva, e fu solo questo che convinse Henry che dopotutto era vero che non aveva commesso un errore. I nonni erano sconvolti per quanto stava succedendo alla sua mamma, probabilmente anche più di lui, per questo forse non riuscivano a capire. Ma la sua mamma, l’altra sua mamma, sapeva meglio di tutti come ci si sentiva a fare la scelta più difficile ma più giusta, a rinunciare a qualcosa di allettante per proteggere quello che veramente era importante. «Henry, tesoro, non sono arrabbiata con te. Nessuno di noi lo è, davvero. Ma devi spiegarci cosa hai fatto e perché. Forse possiamo rimediare…» aggiunse, con un piccolo sorriso incoraggiante.
«Non si può rimediare… perché l’ho spezzata! È un oggetto troppo potente, troppo pericoloso… e io non volevo nemmeno avere la tentazione di usarlo!» esclamò Henry, scoppiando a piangere.
Regina lo avvolse immediatamente in uno dei suoi abbracci più affettuosi. «Va tutto bene, tesoro» mormorò, cullandolo dolcemente. «Nessuno dovrebbe avere in mano la responsabilità del destino di così tante persone. Io la ho avuta, e ho fatto cose terribili. Tu hai preso la decisione giusta… e sono fiera di te. Siamo tutti fieri di te».
Henry tirò su col naso, e si rifiutò di sciogliersi subito da quelle braccia che erano ancora il suo porto sicuro, nonostante fosse diventato grande. «Davvero?».
«Ma certo che sì, Henry» intervenne prontamente sua nonna. «Regina ha ragione, era la cosa giusta da fare. Forse sono stata troppo sciocca io a pensare che la soluzione potesse essere così semplice… sai com’è, ottimismo da eroi».
«Suppongo che sia incurabile» commentò Regina, lasciando andare il figlio e cercando di recuperare un po’ del suo spirito. «Ma per quello che ci attende, credo quasi di volere che sia contagioso» aggiunse, dedicando un occhiolino ad Henry.
Il ragazzo sorrise debolmente. «Beh, l’ottimismo è sempre stato un ingrediente fondamentale delle mie Operazioni, sapete».
«Giusto, figliolo… E credo proprio che tu debba avere l’onore di guidare la prossima» gli disse suo nonno, assestandogli una pacca amichevole sul braccio. Ecco cos’era che a Henry piaceva tanto dei personaggi delle favole che erano i suoi famigliari: sembravano attingere a una qualche forza misteriosa che impediva loro di arrendersi. Era fiero che nelle sue vene scorresse il loro stesso sangue.
«Dici sul serio?».
«Stai scherzando, Henry? Senza di te non ce l’avremmo mai fatta a venire fuori da quell’orribile mondo che Isaac aveva creato per noi!».
«Wow, grazie nonno!» esclamò, sentendosi improvvisamente molto meglio: l’azione gli piaceva. Soprattutto se per una volta gli veniva permesso di farne parte e addirittura di dirigere le operazioni! «Direi di metterci subito al lavoro con la Fase 1: Localizzazione! Uncino dice sempre che bisogna avere bene in mente la destinazione, altrimenti la rotta non può essere stabilita, sapete… aspettate un momento». Si guardò intorno, preoccupato. «Dov’è Uncino?». Gli sguardi che si scambiarono gli adulti furono fugaci, ma non abbastanza da impedirgli di notarli. Non era più un bambino, cominciava a capire qualcosa del linguaggio segreto che gli adulti usavano quando parlavano senza parlare. «Mamma, c’è qualcosa che non mi state dicendo?».
«Henry» cominciò Regina, cercando con lo sguardo il sostegno degli altri. «Non penso che Uncino ci sarà di grande aiuto. È piuttosto sconvolto, e ci ha detto chiaramente che non vuole saperne di noi».
«No» disse subito Henry, sicuro. «Lo hai detto tu, è sconvolto, non si rende conto. Dobbiamo fare questa cosa tutti insieme! E anche se lui non vuole collaborare con noi» aggiunse, prima che gli adulti potessero interromperlo «dobbiamo costringerlo a farlo. Lui è troppo importante per la mamma, non possiamo tagliarlo fuori. E poi, è un pirata. C’è bisogno di uno tosto come lui nel gruppo!».
«Cosa vorresti insinuare, giovanotto? La Regina Cattiva, Robin Hood, Biancaneve e il Principe non sono abbastanza tosti per te?» chiese Robin, scherzosamente.
 «Lui ha un pezzo di ferro affilato al posto della mano» disse Henry facendo spallucce, come se quel fatto spiegasse tutto.
«Parlando di pezzi di ferro affilato» si inserì David, improvvisamente incupito «credo che dovremo coinvolgere Uncino in ogni caso. O vi siete dimenticati che ha lui il pugnale dell’Oscuro?».
«Sinceramente, sto facendo di tutto per non pensarci, principe» ribatté Regina, altrettanto turbata. «Non oso immaginare cosa stia combinando in questo esatto istante quel maledetto pirata».
«Beh, non c’è bisogno di immaginare niente, mamma… chiamiamolo al cellulare!» propose Henry.
«Suppongo che valga la pena tentare» borbottò David, estraendo il cellulare dalla tasca del giubbotto e scorrendo rapidamente la rubrica. Fece partire la telefonata e mise il vivavoce, ma sia lui sia Robin imprecarono sottovoce quando si inserì la segreteria telefonica. A Henry, invece, si strinse lo stomaco: era un messaggio registrato, e la voce ridente che battibeccava con quella di Uncino era quella di sua madre.
Segreteria telefonica di Capitan Uncino! Probabilmente sono troppo impegnato a guardarmi allo specchio per rispondere al cellulare…”.
Non sei corretta nei miei confronti, Swan. La mia diabolica bellezza non mi ha mai distratto più di tanto da quello che mi circonda… qualcosa che tu sicuramente non puoi dire di te stessa, tesoro. E comunque, si può sapere cosa stai facendo con quel parlofono?”.
Registro un messaggio! Così, se qualcuno ti chiama e tu non rispondi, possono lasciarti detto qualcosa”.
Swan, non ha senso. Uso quel coso solo per parlare con te, e sei sempre tu che non rispondi”.
Giusto”.
Beeeep.
Per almeno un minuto, nessuno ebbe voglia di rompere il silenzio che si era creato. La voce di Emma, così allegra e spensierata, li aveva turbati tutti.
«Idiota» asserì infine David, amareggiato. «Si è preso il pugnale, ci ha mandati al diavolo ed è andato a finire chissà dove. E adesso, senza di lui siamo fregati!».
«Non deve essere facile per lui» disse Robin, cercando di calmarlo. «Quando ho perso mia moglie» spiegò, ed Henry notò che il leggendario arciere evitava lo sguardo di sua madre: tutta la vicenda di Marian e Zelena, e il bimbo in arrivo, era una ferita ancora aperta, anche se Regina aveva spergiurato che sarebbero riusciti a superare tutto. «Beh, non sono stato me stesso per parecchio tempo, e lei era solo… sapete, morta. Emma è appena sparita per diventare proprio ciò che Uncino ha cercato di distruggere per secoli, non oso immaginare quanto la situazione possa essere dolorosa per lui».
«Non mi importa un accidenti del suo dolore, Robin! Io e mia moglie abbiamo appena perso nostra figlia, a Henry è appena stata portata via la madre, eppure non mi sembra che qualcuno di noi si stia comportando come un folle sconsiderato!».
«Non riesce a sentire la speranza, David… non è abituato ad averla come me e te» ribatté pronta Mary Margaret, posandogli dolcemente una mano sulla spalla.
«Ha ragione lei, David» intervenne Regina. «Uncino ha passato secoli a nutrirsi di odio e risentimento, a vivere solo per realizzare la sua vendetta, perché era convinto di non avere nient’altro che questo al mondo. E credetemi, dovreste essere felici di non averlo conosciuto allora. Adesso, senza Emma, sente di essere tornato alla versione peggiore di sé, e probabilmente la cosa da un lato lo disgusta e dall’altro lo tenta terribilmente. Non possiamo pretendere che reagisca meglio di così, temo».
«La mamma ha ragione» sentenziò Henry prevenendo la risposta piccata di suo nonno. «Il libro lo diceva chiaramente: Uncino sarebbe disposto a dare qualsiasi cosa per amore e per vendetta, e nel momento in cui perde la prima cosa…»
«… si getta a capofitto sulla seconda» concordò sua madre. «E vi dirò un’altra cosa: può diventare davvero molto pericoloso. Quando lo abbiamo conosciuto noi non pensava ad altro che a vendicarsi di Rumplestiltskin per quello che aveva fatto alla donna che amava, ed erano già passate centinaia di anni. Io… credo di non averlo aiutato a cercare di essere una persona migliore, a quel tempo. Ma adesso che la ferita è così recente, dobbiamo tenerlo d’occhio: nel momento in cui intravedesse una possibilità di salvare Emma, e poi qualcuno si mettesse in mezzo… beh, non vorrei essere nei panni di quel qualcuno».
«Se credi che io sia meno determinato di quel pirata nel trovare mia figlia…».
«Io non credo un bel niente, Azzurro» lo rimbeccò Regina. «Se vuoi giocare ai due galli nel pollaio con capitan Eyeliner, accomodati. Magari, mentre voi due vi azzuffate per decidere chi abbia più volontà o più diritto di liberare Emma dall’Oscurità, noi persone dotate di buonsenso cercheremo di risolvere la situazione!».
«Direi che dobbiamo metterci al lavoro subito, allora» intervenne Mary Margaret, stringendo la mano del marito per convincerlo a non continuare quella discussione.
Henry si sfregò le mani, emozionato: sua madre era l’Oscuro ora, ma lui la avrebbe salvata. Tutti loro la avrebbero salvata. «Fase 0: Localizzazione di Uncino!».
 
***
 
Robin e suo nonno si erano trovati d’accordo nel proporre di dividersi in gruppi e cercare Uncino in giro per la città, ma Regina aveva avuto un’idea migliore: le era bastato lanciare un semplice incantesimo su uno degli specchi polverosi esposti nel negozio di Gold per sapere dove si fosse andato a cacciare il pirata. Henry doveva ancora decidere se erano rimasti più sorpresi nell’apprendere che il capitano si trovava al vecchio campo dei fagioli magici, o nel notare quale fosse la compagnia che aveva scelto per quella visita notturna alla periferia di Storybrooke. Non appena i suoi nonni e sua madre avevano riconosciuto Malefica e Lilith, si erano precipitati alle loro macchine, parcheggiate fuori alla tavola calda: così a lui e a Robin era toccato l’imbarazzante compito di salutare Belle e il signor Gold. Henry era triste per suo nonno, per come lo aveva ridotto la perdita dell’Oscurità, ma a vederlo sdraiato su quella brandina, apparentemente addormentato, gli era sembrato quasi sereno. Belle, invece, era ridotta ad un fantasma: non aveva dato il minimo segno di averli riconosciuti o quantomeno di averli visti entrare nel retrobottega, né aveva risposto al loro saluto o fatto loro domande su quello che stava succedendo. Era rimasta lì, a vegliare suo marito, accarezzandogli dolcemente i capelli.
Impacciati e decisamente poco a loro agio, Henry e Robin si erano fermati veramente lo stretto necessario, solo il tempo di stringere la mano al nonno e di sussurrargli: «Andiamo a salvare la mamma, nonno. Vorrei tanto che venissi anche tu, perché sei stato davvero forte sull’Isola Che Non C’è… ma forse, quando torneremo, saremo noi ad aiutare te. E poi potremo essere una famiglia, finalmente!». E al ragazzo era quasi sembrato di vedere il viso del signor Gold distendersi, come se stesse sorridendo sotto i baffi. Ma chissà, forse se l’era immaginato.
Quello che sicuramente non avrebbe mai potuto immaginare, era la corsa forsennata che David e Regina intrapresero con le loro macchine, non appena lui e Robin furono saliti a bordo: sua madre non aveva mai guidato a una simile velocità, meno che mai in sua presenza. Fu quasi divertente, vederla imprecare sottovoce mentre seguiva il pick-up di David verso il campo di fagioli, ma furono anche fortunati a non incontrare nessuno per strada ad una simile ora della notte.
In men che non si dica arrivarono a destinazione, e si precipitarono fuori dagli abitacoli con una foga che a Henry ricordò molto i polizieschi che gli piaceva guardare con sua madre e suo nonno, davanti al vecchio televisore del salotto di Mary Margaret.
«Uncino! Cosa diavolo stai combinando?» esordì sua madre senza tante cerimonie, avviandosi a grandi passi verso il pirata e le altre due donne.
«Abbiamo compagnia, capitano… eppure mi era parso di capire che tu preferissi lavorare da solo!» esclamò Lilith, apparentemente senza scomporsi. Ma Henry non mancò di notare che la ragazza drago si era parata davanti a Malefica, accovacciata vicino ai vecchi resti dei germogli di fagiolo. La tensione era così palpabile che lui la avrebbe potuta tagliare con un coltello – o perfino con la sua spada giocattolo, ora che ci pensava.
«Ti era parso di capire bene, tesoro» ribatté Killian, affiancandola e portando istintivamente la mano buona al fianco sinistro, dove nei suoi giorni da pirata portava appesa la spada. «Nessuno di loro è qui su mio invito».
Per la prima volta da quando sua madre aveva messo tutti in guardia sulla pericolosità di Uncino, Henry pensò che forse aveva ragione. Ma fu un pensiero che durò solo un istante: se c’era una cosa di cui era sempre stato fiero, era la sua conoscenza approfondita di quei personaggi delle favole che erano diventati – che era sempre stati – la sua famiglia. E al ragazzo fu sufficiente un secondo sguardo per leggere in Uncino una determinazione non dissimile da quella che animava i suoi nonni e sua madre in quel momento: per quanto il pirata potesse essersi dissociato dai buoni, Henry sentì che anche lui conservava una flebile, delicata fiammella di speranza. Tutto quello che dovevano fare era non permettere che lui la lasciasse spegnere.
«Stammi bene a sentire, Uncino…» cominciò David, palesemente giunto al limite della sopportazione di cui era in grado di degnare il pirata.
«Siamo qui per aiutarti, Killian!» esclamò Henry, interrompendolo. Sapeva che a lui Uncino avrebbe dato ascolto molto più volentieri che a suo nonno, o a sua madre.
Il pirata sembrò accorgersi solo in quell’istante che anche lui era lì. Lo guardò per un lungo istante, interdetto, poi si scagliò contro gli adulti: «Avete intenzione di portare con voi il ragazzo?! Cos’è, siete impazziti per caso? O forse sperate che mentre lui mi distrae voi possiate riuscire a impadronirvi… di questo?» e mostrò loro il pugnale, quasi sfidandoli ad andare a prenderlo.
«Uncino…» cominciò Mary Margaret, con un tono parecchio più conciliante di quello del marito. Ma Henry interruppe anche lei: sentiva che quello era il suo momento per agire, per diventare anche lui un personaggio delle storie che tanto gli piaceva leggere, e non era disposto a lasciarselo scappare. Sentiva di poter giocare un ruolo importante nella loro missione di salvataggio.
«Killian, non abbiamo nessuna intenzione di sottrarti il pugnale» disse, con la voce più calma e sicura di sé che riuscì a tirare fuori.
«Ah, no?» chiese sua madre, con lo stesso tono che usava per fargli una domanda della quale sapeva già la risposta.
«No, mamma… quando dicevo che Uncino deve venire con noi ero parecchio serio» le rispose, senza distogliere lo sguardo da quello di Killian: e quello che vide negli occhi del capitano gli sembrò promettente. «Dobbiamo restare uniti e lavorare tutti insieme, se vogliamo trovare Emma e salvarla».
«È la stessa cosa che hai detto tu, Regina» le ricordò Robin, facendo l’occhiolino a Henry.
«… giusto. Tendo a dimenticarmi questa cosa della collaborazione. Sai, noi cattivi lavoriamo da soli di solito».
«Non sei una cattiva da parecchio tempo» ribatté lui prontamente, stringendole una mano, e sorridendo al sorriso di lei.
Ma quel momento idillico fu infranto ben presto da una risatina di scherno. Lily sembrava trovare quella scenetta davvero molto divertente. «Avevo proprio ragione, madre… la tua temibile amica si è rammollita» esclamò, provocatoria.
Regina sembrò doversi sforzare parecchio per trattenersi da una reazione poco consona alla sua bontà. «Avevo sperato che insegnassi a tua figlia un po’ di buone maniere, oltre che a svolazzare e sputare fuoco» disse infine, rivolgendosi alla sua vecchia amica, ancora china a esaminare il terreno.
Malefica si alzò finalmente in piedi, rivolgendo alla sua vecchia amica un sorriso indecifrabile. «Lo avevo sperato anch’io, mia cara… ma vedi, si dà il caso che il destino mi abbia concesso troppo poco tempo con lei perché i miei insegnamenti potessero attecchire come avrei voluto!».
La voce della strega era calma, ma Henry si sentì accapponare la pelle: a nessuno era sfuggito il riferimento a quello che Biancaneve e il principe avevano fatto a sua figlia tanti anni prima, e lui vide i suoi nonni stringersi forte le mani tremanti, mentre la fronteggiavano sotto la luce della luna, che ormai stava tramontando su quella notte così piena di avvenimenti.
Alla fine, David deglutì sonoramente e fece un piccolo passo avanti, mettendosi davanti alla moglie come a volerla proteggere. «So che questo sembrerà davvero inopportuno da dire, Malefica, ma questo non mi sembra il momento adeguato per sostenere una… conversazione… di questo tipo» disse, e per un attimo Henry riuscì a vedere in suo nonno tanto l’impavido e corretto principe del suo libro di favole quanto il David Nolan che aveva conosciuto a Storybrooke: debole, incline a scegliere la strada più facile contro quella più giusta, assolutamente non eroico… assolutamente umano.
«Il principe ha ragione, Malefica» intervenne Uncino, e per la prima volta in quella sera sembrò di nuovo l’uomo che Emma Swan era riuscita a far vedere a tutti loro. «Tu stessa mi hai detto che non avresti augurato a nessuno di perdere la propria figlia a causa dell’Oscurità… nemmeno a loro due».
«E non ti stavo mentendo, capitano» ribatté pronta Malefica, senza mai smettere di passare il suo sguardo di ghiaccio da Biancaneve al principe. «Ma il fatto che io non gioisca del fato cui Emma sta andando incontro non significa che io non pretenda un confronto… una conversazione, come dice il Principe Azzurro qui presente… quando tornerete».
«Tornerete? Tu… non partirai con noi?» chiese Regina, sorpresa e insospettita.
«No» rispose semplicemente Malefica, affabile come se non avesse appena finito di minacciare nemmeno troppo velatamente David e Mary Margaret. «E, oserei dire, nemmeno voi partirete, se continuerete a distrarmi da queste adorabili piantine» aggiunse, tornando a chinarsi verso i germogli… o meglio, quello che ne restava dopo che Regina aveva dato fuoco alla piantagione, tanto tempo prima.
«Vorresti farmi credere che lasceresti che tua figlia venga con m- insomma, con noi» si corresse Killian, inarcando un sopracciglio in direzione dei buoni, ma con un fugace sorriso rivolto ad Henry «mentre tu resteresti qui da sola a Storybrooke a fare… cosa, esattamente?».
A Henry sembrò che stessero tutti trattenendo il respiro in attesa della risposta di Malefica: sua madre sembrava stupita tanto quanto i suoi nonni e Robin, Lilith aveva il solito sguardo indecifrabile e le braccia serrate contro il corpo, e Uncino… beh, lui aveva la faccia di qualcuno che non riusciva a credere alla fortuna che gli stava capitando. Henry era abbastanza sicuro di essere stato l’unico ad accorgersene, e si complimentò fugacemente con se stesso per la sua prontezza di spirito. Non vedeva l’ora di mettere il pirata sotto torchio per scoprire cosa avesse in mente.
«Questi, capitano, davvero non sono affari tuoi» disse infine la strega sollevando lo sguardo verso il pirata mentre stropicciava alcune foglie tra pollice e indice. «Direi che il vostro prezzo da pagare per il mio aiuto sarà la piccola, insistente vocina che ogni tanto vi farà visita durante il vostro avventuroso viaggio: cosa starà mai combinando quella strega brutta e cattiva di Malefica mentre noi ce ne stiamo qui a… a proposito, dov’è che intendete andare?» domandò, rivolgendo uno sguardo incuriosito a sua figlia.
«Nella Foresta Incantata» rispose Robin, senza notare quello sguardo. «È lì che si trova la Volta dell’Oscuro, no?».
«Potrebbe essere un po’ più complicato di così, amico» gli rispose Uncino. «Prima che l’Oscurità prendesse Emma» spiegò, e tutti i secoli che aveva vissuto sembrarono trapelare dalla sua voce stanca «l’Apprendista ci ha parlato di come il pugnale dell’Oscuro è stato forgiato dal suo stregone, tanti secoli fa. Ci ha detto di trovarlo, perché solo lui può aiutarci a sconfiggere l’Oscurità una volta per tutte… te lo ricordi, ragazzo, vero?».
Henry annuì. «Quindi tu pensi che mamma si stia mettendo sulle tracce di Merlino?» chiese, intimamente soddisfatto di aver letto parecchi racconti su Artù e la sua Tavola Rotonda, su Excalibur e Merlino, su Morgana e Lancillotto… «Perciò potrebbe essere a Camelot».
«C-cosa? Camelot?!» trasecolò Robin, spalancando gli occhi e stringendo forte l’impugnatura del suo arco.
«È un reame non troppo distante dal nostro» si inserì Mary Margaret. «Ricordo di aver pensato di trasferirmi lì, quando cercavo di nascondermi da… beh, dalla Regina Cattiva».
«Non avresti fatto un buon affare, dammi retta» mormorò Robin, ancora visibilmente turbato.
«C’è qualcosa che non va?» chiese David, notando quanto l’amico fosse impallidito.
«Sono stato a Camelot, una volta» spiegò l’arciere, sbrigativamente. «Non pensavo ci avrei mai fatto ritorno, tutto qui».
«Non è detto che dovremo andarci» cercò di tranquillizzarlo Regina, con un sorriso. «Il posto più sicuro dove cominciare a cercare Emma è comunque la Foresta Incantata. Soprattutto dato che non abbiamo modo di sapere dove sia di preciso».
«In realtà, lo abbiamo» intervenne Killian, indicando Lilith con il suo uncino.
«Ehilà» borbottò la ragazza: nonostante si fosse comportata da dura sin dal suo arrivo in città, a Henry sembrò solo una ragazzina intimidita in quel momento – probabilmente perché gli sguardi sorpresi di cinque quasi perfetti sconosciuti tendevano a metterla in imbarazzo. Si disse che dopotutto non poteva biasimarla.
«Tu sai dov’è Emma?» le chiese Mary Margaret, e fu palese che dovette trattenersi dall’andare a scuoterla per farselo dire. Henry si chiese fugacemente se a trattenere sua nonna fosse stato un qualche contegno da principessa, un istinto materno che le aveva suggerito di far arrivare Lily a darle una risposta con la gentilezza, oppure vera e propria paura. Chissà per quanto tempo poteva portare rancore un drago?
Per un lungo istante, Lily fissò la donna che le aveva cambiato la vita prima ancora che lei fosse uscita dall’uovo. Poi parlò, con voce dura al punto che Biancaneve si riaccostò al suo principe. «Non esattamente. Quello che mi avete fatto tanti anni fa ha avuto delle conseguenze. Oltre a quelle ovvie, intendo. Il legame che avete artificiosamente instaurato tra me e Emma ha fatto sì che ci rincontrassimo in questo mondo, più di una volta… e da quando sono arrivata in questo posto, in cui c’è vera magia, a quanto pare quel legame si è rafforzato. Posso sentire quello che sente Emma, e anche se non so dirvi precisamente tutto quello che le passa per la testa, il vostro amico con una mano sola pensa che riuscirei a guidarvi attraverso il portale fino al luogo in cui lei si trova».
«Sembra troppo facile per essere vero» commentò Regina piano, facendo scappare un sorriso storto a Robin.
«Beh, visto che da quando il caro vecchio Coccodrillo ha praticamente tirato le cuoia tutte le certezze della mia lunga esistenza stanno crollando una dopo l’altra, personalmente intendo acchiappare ogni singolo frammento di “facile” che mi capita a portata di uncino, tesoro» ribatté il pirata, sarcastico.
«E parlando di cose che vi faciliteranno la vita» si inserì Malefica «penso che vi piacerà parecchio quello che sta per accadere».
Detto questo, la strega si erse in tutta la sua notevole altezza, chiuse gli occhi e alzò le braccia al cielo. Henry sentì un formicolio fastidioso sotto i piedi, e guardando il terreno si rese conto che stava quasi letteralmente ribollendo di magia. Le piantine bruciacchiate e poi ulteriormente danneggiate dai rigori del clima invernale del Maine stavano tornando alla vita, obbedendo al comando della magia di Malefica. Una nebbiolina violacea avvolgeva i loro piedi adesso, al punto che non riuscivano più a distinguerli. E mentre quella lunga, lunghissima notte si avviava ormai alla sua conclusione, i primi germogli si aprirono nel vento freddo.
Con un gesto secco, Malefica interruppe il flusso della sua magia e lasciò che la nebbiolina violacea si diradasse. Henry si chinò immediatamente ad osservare il prodotto della magia: contò diverse piantine, risorte dai resti bruciacchiati della vecchia semina di Anton, ma nessun baccello.
«Dannazione» imprecò David, frugando tra le foglie.
«Non c’è nemmeno un fagiolo, Malefica!» protestò Regina, impegnata anche lei in un’alacre ricerca.
La strega sembrava infastidita da quelle reazioni. «La magia delle piante di fagioli magici è molto antica. E io ho lavorato su quello che rimaneva di una piantagione che era stata messa su praticamente per miracolo da quel vostro amico gigante… ho fatto quello che potevo» disse, incrociando le braccia.
«Qui! Qui ce n’è uno!» esclamò Mary Margaret, che si era messa a controllare le piantine più discoste.
«Io ne ho trovato un altro» fece eco Robin, alle spalle di Henry.
«Due fagioli magici? Solo due?».
«Di che ti lamenti, capitano?» ribatté Lily. «Hai sentito mia madre: non poteva fare meglio di così. Direi che si è già data fin troppo da fare per la famiglia che ci ha distrutto la vita, non credi?».
«Devo ricordarti, tesoro, che è stata lei a proporsi di darci una mano con il giardinaggio?».
«Come se le avessi lasciato scelta, razza di idiota!».
«Ehi, ehi, calmatevi!» esclamò Henry, mettendosi in mezzo. «Non è il momento di litigare! Dobbiamo andare a ritrovare la mia mamma, o ve ne siete dimenticati?».
«Henry ha ragione» si inserì Regina, autoritaria. «Ogni secondo è prezioso, e ne abbiamo sprecati fin troppi. Abbiamo due fagioli, ce li faremo bastare».
«Regina, se qualcosa va storto…».
«Non succederà nulla del genere, Jones. Mi rifiuto di credere che questa missione non sia destinata ad avere una conclusione più che felice».
«Sarà meglio che la tua determinazione serva a qualcosa, cara» commentò Malefica «È mia figlia che ti stai portando appresso».
«Non temere, amica mia… il caratterino di Lilith mi ricorda fin troppo bene che è pur sempre una figlia del drago. Ti prometto che te la riporterò sana e salva» assicurò Regina.
«Quest’aura da Salvatrice di cui ti sei ammantata è quanto mai irritante, dolcezza» commentò Killian. «Che ne dite di andare a riprenderci Emma, così la Regina Cattiva potrà di nuovo avere in odio il solo suono della parola “speranza” e tutto sarà tornato normale?».
«Ci sto» disse subito Regina, strappando a tutti un sorriso. Henry la abbracciò forte: era così fiero di lei!
Mentre Malefica e Lilith si salutavano, un po’ discoste dal gruppo, Henry controllò cosa aveva nel suo zainetto, e fu felice di trovarci un buon numero di merendine, qualche giornalino, una torcia elettrica, una corda e dei fiammiferi. Avere sempre con sé il suo -equipaggiamento da avventura lo faceva sentire sempre pronto all’azione. Anche se aveva ancora qualche difficoltà a credere che i grandi lo stessero veramente portando con loro a salvare la sua mamma.
«Allora, capitano, ci risiamo» sorrise David, dando una sonora pacca sulla spalla a Uncino.  Era palese che fare qualcosa, qualunque cosa, aiutava parecchio il principe a sopportare l’idea di quello che era successo alla figlia. Effetti collaterali della speranza, pensò Henry. «Una bella missione di salvataggio, come ai vecchi tempi!».
«Non vedevo l’ora» commentò il pirata, parecchio meno entusiasta. «Se non altro, stavolta non ci stiamo tuffando di testa dentro un’enorme trappola tesa da Pan».
«Già» asserì Regina. «Stavolta stiamo solo andando chissà dove per dare la caccia all’Oscuro e salvare la Salvatrice, e non dimenticare che ci portiamo dietro anche un’irascibile ragazza drago… cosa potrebbe mai andare storto?».
«Guarda che ti sento, Regina» borbottò Lily, sciogliendosi dall’abbraccio della madre. «E se le cose stanno veramente male come sembra, per la prima volta da quando siamo nate dovrete essere solo contenti di avere a che fare con me, e non con Emma».
«Sì beh, speriamo tutti che tu ti sbagli» la rimbeccò Regina.
«È l’alba» disse Mary Margaret, osservando l’orizzonte. «Il momento migliore della giornata per andare a salvare qualcuno».
E senza ulteriori cerimonie, Biancaneve lanciò il fagiolo a qualche metro da lei. Tutti fecero istintivamente un passo indietro quando il portale si aprì, annunciato da un rombo tremendo e da un forte vento.
«Aggrappatevi a me, e saltiamo tutti insieme» ordinò Lilith, con gli occhi quasi gialli per effetto della luce verde del portale.
«Buona fortuna» augurò loro Malefica, allontanandosi di qualche passo.
«Come facciamo a sapere che non combinerai qualche disastro mentre siamo via?» le chiese Regina, quasi urlando per sovrastare il rombo del portale.
«Non potete saperlo, infatti!» urlò Malefica in risposta, ma Henry riuscì a vedere che la strega stava sorridendo.
Tenendosi forte alla giacca di Lily, Henry levò lo sguardo a osservare i visi dei grandi, corrucciati, determinati, o anche fiduciosi, nel caso di sua nonna e suo nonno. Sorrise, perché stavano andando a salvare la sua mamma. «Dichiaro ufficialmente aperta l’Operazione Cigno Bianco!».
E mentre il sole sorgeva,  i sette si lanciarono tutti insieme nel portale.

 



 
··· Angolo Autore ···
Ta-dààààà :D
Rieccoci con l'appuntamento quasi settimanale che tuuuutti stavate aspettando (sì, vabbè).
Non credo ci sia moltissimo da dire, stavolta: Henry, Mary Margareth e David sono proprio fatti della stessa pasta, e peggio di una pedina di subbuteo si tirano subito su quando provi a buttarli giù. Adorabili eroi *__*
Ma se devo essere sincera scrivere di Lily è maledettamente più divertente, soprattutto quando si metterebbe a battibeccare anche con i sassi, muahahah (diciamo che la considero in parte un OC, visto che è l'unico personaggio ricorrente di questa fanfiction che nel telefilm è comparso troppo poco per sapere veramente tutto di lei).
Come avrete brillantemente dedotto, ho deciso dopo lunghe riflessioni di lasciare fuori da questa storia Rumplestiltskin (almeno, quello "vero"), Belle, Zelena, Malefica e tutti gli altri che non avete visto finora. Credo che per me concentrarsi su pochi personaggi sia meglio, se voglio portare questa storia qualche parte senza perdermi per strada (che poi EHI! Potrebbe essere anche un grande suggerimento per Adam ed Eddie, che continuano imperterriti ad aggiungere personaggi nuovi senza preoccuparsi di chiudere le storie di quelli vecchi) (Sto ancora aspettando uno spin-off su Aurora e Filippo, in caso a qualcuno interessasse) (Ehi, effettivamente potrei scriverlo io, mh?) (Magari un'altra volta) (O forse questa?) (Indizio, indizio)
COMUNQUE.
Spero il capitolo vi sia piaciuto, ecco. E soprattutto spero di avervi incuriosito: cosa nasconde il nostro caro Robin?
Lo scopriremo, ovviamente, nella prossima puntata!
*musichetta del promo*

«Robin» Regina sembrava preoccupata dalle reazioni del suo compagno. Gli pose una mano sul viso, accarezzandolo senza mai distogliere gli occhi dai quelli di lui. «Cosa c’è a Camelot che ti spaventa tanto?».
«Non sono affatto spaventato» ribatté subito Robin, ma Biancaneve vide che evitava lo sguardo di Regina.
«Come no» sbuffò Killian. «Ho visto la paura molte volte sulla faccia degli uomini che stavano per conoscere il mio acciaio, amico, e ti posso assicurare che non era affatto diversa dall’espressione che hai tu in questo momento».


*fine musichetta del promo*
 Alla prossima, dearies!
 -R


Disclaimer: tutti i personaggi, meno eventuali OC, appartengono ai creatori della serie TV. Se fossero miei, probabilmente sarebbero tutti felici e contenti, e io sarei ricca sfondata. Vista l'infelicità che aleggia su Storybrooke e nel mio portafogli, direi che sappiamo tutti qual è l'amara verità.
   
 
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