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Autore: EleEmerald    28/01/2016    2 recensioni
 Dal decimo capitolo:
"Io vi maledico" disse. "Maledico tutti gli uomini di questo mondo. Tutti gli uomini che si metteranno sulla strada di mia figlia e delle sue nipoti. Quando ingannereto loro, come avete ingannato me, esse vi uccideranno. Sarà l'ultima azione sbagliata che compirete perché le mie figlie vi perseguiteranno, vi inganneranno e saranno la vostra rovina. E poi vedremo, come ci si sente a stare dall'altra parte del manico."
.
Quando Matthew Williams, un tranquillo ragazzo di diciassette anni, incontra Elizabeth, di certo non si aspetta che quella ragazza lo porterà incontro a tanto dolore. Ma, dopo averla ritrovata in un bosco ricoperta di sangue, non rimanere implicato nelle sue faccende è quasi impossibile. Le prove che dovrà affrontare si riveleranno più complicate di come sembrano e, inesorabilmente, si ritroverà a perdere molto di più che la sua semplice normalità. Implicato tra leggende e antiche maledizioni, vivrà, oltre ai momenti più brutti, anche quelli più belli della sua vita.
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 22: San Valentino

- Hai visto quanto era difficile quella roba? - domandò Thomas appoggiandosi al mio banco.
Il professor Skin era appena uscito dalla classe, portandosi via le nostre verifiche di storia, che erano state decisamente difficili ed io ero certo che la mia non fosse andata bene.
Mi appoggiai alla sedia. - Scommetto che nemmeno Iris si ricordava la data di quel cavolo di trattato.
Thomas si voltò di scatto. - Iris! Tu ti ricordavi in che giorno si é tenuto il trattato della terza domanda?
- Mi ricordavo una data, ma sarà sbagliata. - disse lei, annodandosi i capelli in una coda e alzandosi per raccogliere le sue cose.
Lui andò verso di lei, prendendole l'astuccio e infilandoci dentro le penne che erano sparpagliate sul suo banco. - Scommetto che prenderai una A.
Osservai la disinvoltura con cui si stavano comportando. - Sono felice che voi due abbiate fatto pace! - esclamai.
Loro mi squadrarono leggermente confusi e poi sussultarono.
- Non...non abbiamo... - cominciò Iris.
Thomas imprecò e voltò le spalle alla rossa, cercando di parlare e venendo però interrotto da Hannah, che era entrata nella nostra classe in quel momento.
- Ciao! Non sapevo foste qui. Sto cercando volontari.
Iris la ignorò. - Thomas...
- Volontari per cosa? - chiese lui ad Hannah.
- Per appendere dei cuori di cartoncino nei i corridoi durante l'intervallo. Tra due giorni é San Valentino.
A mio parere, San Valentino era una delle feste più inutili della storia: prima di tutto, non si poteva restare a casa che era decisamente un punto a suo sfavore, poi il fatto che le ragazze regalassero i cioccolati era vero soltanto in parte perché io non avevo mai ricevuto nulla, tranne alle elementari. In più, era davvero imbarazzante incontrare coppie di ragazzi avvinghiati nei corridoi.
Hannah ci guardò con ansia, sperando di cogliere un cenno o una dimostrazione del fatto che volessimo partecipare, ma nessuno si fece vivo. Alla fine sbuffò e fece per andarsene.
- Aspetta, vengo con te - disse Thomas.
- Vuoi attaccare i cuori? - chiese la ragazza.
- No, devo cambiare classe. - Thomas rivolse un ultimo sguardo ad Iris e poi se ne andò, appoggiando un braccio sulle spalle di Hannah.
Mi voltai verso la mia amica, curioso di sapere quale espressione le avrei letto sul viso. Rabbia.
- Quella brutta...
- Mi dispiace aver rovinato il momento, credevo aveste risolto - dissi bloccandola.
- Non preoccuparti. Fai qualcosa a San Valentino? - domandò mentre uscivamo dalla classe.
I miei progetti per quel giorno comprendevano patatine, un film e il divano. Scossi la testa.
Mi voltai in direzione del mio armadietto e vidi che Thomas e Hannah si erano fermati a parlare con Elizabeth e improvvisamente ricordai: Elizabeth era nata il 14 febbraio!
- Forse sì - dissi, mentre nella mia testa si formavano numerose idee. - Ho bisogno del tuo aiuto.
Iris mi lanciò un'occhiata confusa e seguì la linea del mio sguardo, per poi tirarmi una gomitata.
- Volevo solo organizzarle una festa a sorpresa.
Iris rise e poi se ne andò come se nulla fosse, lasciandomi solo a guardare Elizabeth mentre parlava con il cugino.
- Dicevo sul serio - mormorai una volta rimasto solo.


 

Nei due giorni seguenti mi convinsi che organizzare una festa ad Elizabeth sarebbe stata una buona idea, soprattutto perché avrebbe compiuto sedici anni. Chiesi a Thomas di aiutarmi a scoprire quello che sua cugina aveva organizzato di fare quel giorno e lui accettò, spiegandomi che Elizabeth passava i suoi compleanni come delle giornate normali, soprattutto perché odiava essere nata a San Valentino. Finii anche per andare da Melanie per chiederle di collaborare e scoprii che la ragazza andava da lei ad ogni compleanno.
Quando ebbi preparato tutto, era già il compleanno di Elizabeth e decisi quindi di recarmi nel luogo dove ci sarebbe stata la festa, che in realtà sarebbe stato un semplice incontro tra amici.
Era un piccolo gazebo su un lago, ma in pochi sapevano della sua esistenza perché per arrivarci bisognava passare per un piccolo sentiero nascosto dietro a due cespugli dietro ad un'area pic-nic. Ci ero stato con i miei genitori un paio di volte quando ero molto piccolo e mio padre mi aveva spiegato di aver trovato quel posto mentre giocava a nascondino con i suoi amici. Io non ci avevo creduto, quel gazebo non mi sembrava così vecchio. A quei tempi credevo che i miei genitori avessero un centinaio di anni. Non sapevo perché avessi scelto quel luogo che mi ricordava così tanto mio padre, ma lo avevo sempre considerato un posto speciale, pieno di ricordi felici, e poi era sempre deserto, lontano dal chiasso della gente.
Superata l'area pic-nic, mi infilai nel piccolo sentiero e raggiunsi il lago, per addobbare il gazebo con degli striscioni che mia madre usava sempre al mio compleanno e delle luci. Speravo che ad Elizabeth sarebbe piaciuta la sorpresa. Quella mattina non aveva fatto un solo cenno al suo compleanno e io neppure, non volevo rovinare tutto. Prendendo Iris da parte, l'avevo convinta a venire facendo finta che Thomas non era invitato. Non le avevo nemmeno fatto cenno ad Hannah, ma pensai che fosse sottinteso visto che era la migliore amica della festeggiata. Era crudele ma ad Elizabeth avrebbe fatto piacere vederla, erano diventate parecchio amiche negli ultimi tempi.
Dopo aver finito di decorare il gazebo, diedi le spalle al mio lavoro e tornai in macchina.

Inviai un messaggio a Melanie, che si era gentilmente offerta di lasciarmi il suo numero. “Sto arrivando. Elizabeth?”

“È appena arrivata” rispose lei.

Appena letto il messaggio, ingranai la marcia e partii. Non sapevo cosa aspettarmi, inizialmente ero stato sicuro che Elizabeth avrebbe approvato l'idea della festa, ma in quel momento non ne ero più molto covinto. Ci speravo.

Quando raggiunsi il negozio di Melanie avevo le mani sudate. Le strofinai contro i jeans e scesi dall'auto, per poi infilarmi nel negozio furtivo. Il calore che c'era all'interno del locale mi rilassò e mi resi conto che non aveva senso preoccuparsi, ero uscito con Elizabeth così tante volte, ed eravamo anche soli, mentre quella sera ci sarebbero stati i nostri amici. Eppure una parte di me considerava quell'uscita un appuntamento. “Sei uno stupido” pensai.

Melanie mi raggiunse da dietro e per poco non mi fece prendere un colpo, poi mi fece segno di stare zitto e mi indicò una corsia tra gli scaffali. Capii subito che Elizabeth si trovava lì, quindi ringraziai la donna con un cenno e mi avviai in direzione della bionda. Era appoggiata allo scaffale con due tubetti tra le mani, intenta a scegliere tra due diversi colori di tempere. Era così concentrata che non si accorse nemmeno di me. Mi mossi piano, senza fare alcun rumore e le arrivai dietro, poi le appoggiai le mani sugli occhi e glieli coprii. Lei sussultò, ma rimase dov'era. Io non dissi nulla, non volevo che mi riconoscesse dalla voce e lei fece scorrere le sue mani sulle mie.

- Sei un maschio – disse con una profonda calma.

Non riuscii a trattenermi. - Questo non dovrebbe preoccuparti? Insomma Elizabeth, mi deludi.

Lei scoppiò a ridere. - Matthew, cosa c'è?

Le tolsi le mani dal volto e le afferrai la vita, per farla voltare verso di me. - Buon compleanno!

- Come fai a saperlo? - chiese stupida, puntando i suoi occhi sui miei.

- Ho i miei informatori. - Le feci un grande sorriso. - Vieni con me.

Afferrò in fretta una tempera color indaco e annuì, per poi dirigersi alla cassa per pagare. Melanie le lanciò un'occhiataccia e le disse che non aveva nessuna intenzione di farla pagare quel giorno, quindi buttò fuori entrambi dicendoci di andare a festeggiare.

Quando ci fummo sistemati in macchina, Elizabeth chiese: - Dove mi porti?

- Aspetta e vedrai.


 

Dieci minuti dopo eravamo arrivati. Elizabeth tentò scendere dall'auto ma la bloccai, quindi feci il giro e raggiunsi la sua portiera, poi le aprii.
Lei sorrise. - Che cavaliere.
- Lo so. Metti questo intorno agli occhi. - Tirai fuori dalla tasca una fascia azzurra e gliela posai sulle mani.
- È inquitante - mormorò.
- È romantico – ribattei.
- È inquietante.
- Oh, mettila e stai zitta. - Le presi la fascia dalle mani e gliela posai sugli occhi, stringendola, poi mi voltai a controllare che le macchine dei miei amici fossero parcheggiate lì vicino. Quando ne fui sicuro, iniziai a dare a Elizabeth indicazioni su dove andare.
Dopo aver rischiato di farla finire contro un albero due volte e averle fatto impigliare la maglietta in una siepe, mi minacciò di togliere la fascia.
- Non ci provare. - Mancava così poco al gazebo.
- Perchè no?
La sua mano tentò di toccare il nodo dietro la sua testa e io la fermai. Non avrebbe rovinato la mia sorpresa, anche se in realtà lo sarebbe stata anche se lei non avesse avuto gli occhi bendati, ma ero troppo orgoglioso di quell'idea per ammetterlo. Tentai di farmi venire in mente qualcos'altro e d'impulso presi Elizabeth in braccio.
- Che cosa fai? - domandò.
- Ti impedisco di rovinare la sorpresa che ti ho preparato con tanta fatica.
Inizialmente tentò di uscire dalla mia presa, seppur con scarsi risultati, ma arrivati a metà del sentiero decise di smettere e mi sembrò quasi che si stringesse a me. Era meno leggera di quanto pensassi ma il suo corpo era caldo.
Mi accorsi dei miei amici nel gazebo: Thomas e Iris erano seduti il più lontano possibile mentre Hannah guardava verso la fine del sentiero con la speranza di vederci arrivare e di togliersi da quella situazione. Appena si accorse di me, chiamò gli altri e io posai a terra Elizabeth, che fremeva dalla voglia di poter tornare a vedere. Le tolsi la fascia.
- Sorpresa! - urlammo tutti.
Lei si mise le mani davanti alla bocca, stupida. - Non credevo ci sareste stati anche voi! Grazie, ragazzi.
- Vieni a spegnere le candeline - le disse Hannah per poi afferrarla e trascinarla verso il gazebo.
Mentre si allontanava con la sua amica, Elizabeth si voltò verso di me. I nostri sguardi si incrociarono e io la sentii vicina come non mai.
Thomas mi tirò una gomitata. - Smettila di farti mia cugina con gli occhi. È imbarazzante starvi a guardare.
- Oh, piantala.


 

Restammi seduti nel gazebo a parlare tra di noi finché non divenne buio, perfino Thomas e Iris sembravano stare risolvendo i loro problemi. Mi accorsi che Elizabeth si voltava spesso a guardare il lago e mi chiesi il perchè. Si stava annoiando? Eppure non lo sembrava. Pareva soltanto interessata all'acqua, come se ci fosse qualcosa in mezzo.
- Matthew, - mi chiamò poi - ti va di accompagnarmi a fare una passeggiata sulla riva?
Io annuii e scattai in piedi, non vedevo l'ora di avere un attimo per stare con lei da solo.
La guidai fino a dove iniziava il lago. L'erba smetteva di crescere solo quando il terreno si infossava e cominciava l'acqua e questo implicava che non ci fosse nessuna spiaggia, se non si prestava attenzione infatti, ci si poteva finire dentro.
- È bellissimo qui - disse poi tenendo lo sguardo sul lago e continuando a camminare vicino a me. - Ho sempre pensato che non avrei mai passato un compleanno così bello.
- Perché?
- Sinceramente non lo so, ma ho sempre considerato questo giorno come una presa in giro. - Mi rivolse un sorriso forzato. - Sono nata il giorno di San Valentino. La festa degli innamorati. Io.
- In effetti, è abbastanza divertente.
- Non molto. Comunque, visto quello che è successo con mio padre poco tempo fa, ero convinta che oggi sarebbe stata una brutta giornata. Avevo paura di pensare a quel giorno da sola. - Si fermò. - Voglio parlartene, Matthew. Adesso.
Rimasi decisamente sorpreso da quella richiesta, dal modo in cui ne aveva parlato prima, doverci pensare proprio in quel momento sembrava il suo peggior incubo. Volevo sentire quella storia da così tanto ma ora il pensiero che avrei fatto star male Elizabeth mi fermava. Stavo per dirle di no, che non era nè il momento nè il luogo e che i nostri amici erano a una ventina di metri da noi, ma non lo feci, al contrario: annuii.
Lei si sedette a terra e io la imitai, facendo passare le mani tra i ciuffi d'erba. Tutto intorno a noi era buio.
- Quella mattina mia madre mi ha svegliato dicendomi che mio padre era in città e ho capito. Non so perché fosse lì, ma non credo avesse intenzione di incontrarci. Se n'era andato senza guardarsi indietro e probabilmente sapeva anche della gravidanza di mia madre. Non conosco bene la loro storia perchè a lei non piace parlarne. So che si incontrarono all'università e che rimasero insieme per quattro anni, poi un giorno mia madre scoprì di essere incinta e lo chiamò per dirglielo. Quando lui rispose, le disse che sarebbe partito l'indomani e che non voleva più vederla e lei non ebbe nemmeno il tempo per parlare. Però deve essere venuto a saperlo, forse prima, forse dopo, ma quando quel giorno mi ha vista, mi ha riconosciuta e mi ha chiamato per nome. -
- Per nome? - domandai. Ero stupito. Come aveva fatto a sapere il suo nome? Se anche avesse suputo della gravidanza e fosse scappato per quel motivo, di certo non poteva sapere che la bambina si sarebbe chiamata Elizabeth, era troppo presto anche solo per sapere che era una femmina.
- Già. Mia madre mi ha raccontato che un pomeriggio, quando ancora stavano insieme, mio padre le aveva detto che se mai avesse avuto una figlia avrebbe voluto chiamarla come lei: Isabelle. È strano, di solito le madri non danno il loro nome alle figlie. Magari per secondo, ma non per primo. Si era preoccupata, perchè sembrava che lui non la volesse come madre dei suoi figli, ma poi l'aveva guardato e dal suo sguardo lui non sembrava stesse pensando ad una donna diversa da lei. Per questo ha scelto di chiamarmi Elizabeth, voleva un nome simile e con lo stesso significato. Ci sarebbe stata troppa confusione in casa con due persone con lo stesso nome e poi non voleva davvero ammettere che stava seguendo le sue volontà nonostante l'avesse trattata malissimo. Forse mio padre ha semplicemente indovinato.
- O qualcuno deve averglielo detto – mormorai posando lo sguardo sull'acqua del lago. Era cupa.
- Non credo. - Si zittì, come se avesse paura di continuare il racconto.

- Non devi farlo se non vuoi.

Lei prese un grande respiro e fece segno di essere pronta. - Mi sono nascosta nel bosco e ho aspettato. Mia madre avrebbe dovuto bucargli le gomme lasciando qualcosa di appuntito sull'asfalto e quando lui si fosse fermato, io avrei dovuto fingere di essere in pericolo. Non credevo che sarebbe venuto. Pensato che l'uomo che aveva lasciato mia madre da sola non si sarebbe preoccupato di una voce che gridava tra gli alberi, ma non è stato così. Mi sono nascosta a pochi metri da lui e quando l'ho sentito arrivare, mi sono messa a correre fino in profondità, non volevo che arrivasse qualcun'altro. Mi sono fermata e ho tirato fuori il pugnale, ma è stato in quel momento, dopo avermi raggiunta, che mi ha chiamata per nome e io mi sono bloccata. Mi sono resa conto che lui era una persona, orribile, ma pur sempre una persona e che io non volevo ucciderlo, non lo conoscevo nemmeno. Cosa mi assicurava che quello che sapevo di lui fosse vero? E se anche lo fosse stato, il fatto che lui mi avesse abbandonato non mi dava il diritto di togliergli la vita. Poi lui si è accorto del coltello e ha iniziato ad indietreggiare. Sono stata colta dal panico, non avevo idea di quello che sarebbe successo se lui fosse corso alla polizia. Un attimo dopo, mia madre è comparsa dietro di lui, gli ha detto che lo avrebbe fatto pagare e mi ha chiesto di darle il pugnale. Non l'ho fatto e lei ha gettato a terra mio padre e mi ha strappato il coltello mentre lui tentava di rialzarsi...poi lo ha accoltellato. Credo di aver urlato e poi sono rimasta immobile con la testa che mi girava mentre il suo sangue impregnava il terreno. - Poi i suoi occhi smisero di guardarmi e si persero nell'ombra dietro di me. - Lo sogno ogni notte, mi rivedo mentre mi chino verso di lui e sento la sua mano sporca di sangue che mi tocca la gamba e i suoi occhi vacui, di qualcuno che sta morendo, che mi incolpano. Mentre mi alzavo sono caduta sull'erba sporca e ho macchiato anche i miei abiti di sangue, quindi ho avuto paura e sono scappata. Mia madre dice che ho portato con me il pugnale fino alla radura dove ti ho trovato e poi l'ho dimenticato lì, ma io non mi ricordo. Gli attimi dopo quello che è successo sono tutti confusi nella mia testa. È stato orribile.

Ero totalmente rimasto senza parole, sapevo che questo racconto avrebbe parlato della morte di Malcom, ma sentirlo mi sconvolse lo stesso. Mi resi conto che se io mi sentivo così, Elizabeth doveva essere a pezzi. Rimasi immobile, volevo fare qualcosa. Com'erano cambiate le cose. Un mese prima, dopo aver scoperto le dinamiche dell'omicidio, sarei corso a dire tutto alla polizia. Ora, il fatto che Elizabeth venisse scoperta era l'ultimo dei miei desideri. - Gli incubi passeranno, ti aiuterò.

Lei sorrise. - Come pensi di farlo? Non credo che tu sappia entrare nella mia testa mentre dormo.

- Non nel modo a cui stai pensando, ma magari puoi sognare questa festa che ti ho organizzato invece della morte di tuo padre. Quando ero piccolo usavo una specie di trucco: mi infilavo nel letto e focalizzavo la mente su qualcosa di bello. Credevo che il cervello sognasse l'ultima cosa a cui avevo pensato.

- Funzionava? - domandò curiosa.

- No, mai, ma era divertente illudersi che potesse essere così facile.

Cominciò a ridere. - Eri un bambino davvero carino.

- Una volta mia madre mi ha vestito da orso ad Halloween – mi venne spontaneo dirle. Stavo cercando di distrarla e farla ridere mi sembrava un'ottima soluzione.

La sua risata aumentò. - Oh mio Dio. Dovevi essere le cosa più carina del mondo. A tre anni i miei zii hanno vestito Thomas da fungo, devi vedere le foto, fa troppo ridere.

- E tua madre? Come ti vestita quando non avevi voce in capitolo?

- Da ape – mormorò arrossendo.

Trattenni il fiato per evitare di riderle in faccia ma non ci riuscii e lei mi seguì. Ridevamo come due bambini mente vanno in altalena per la prima volta, non volendo più smettere, perché quella sensazione sembrava la migliore che avremmo mai potuto provare nella vita. Poi i nostri occhi si incontrarono e ci fermammo, rimanemdo ad osservarci per un tempo che mi parve infinito, mentre il lago spariva, le risate dei nostri amici diventavano basse e distanti e noi due restavamo la sola cosa importante sulla faccia della terra. Mi chinai verso di lei senza nemmeno accorgermi di farlo e sentii il suo respiro sulla pelle mentre appoggiavo la mia bocca sulla sua. Rimasi in attesa che lei si allontanasse, ma Elizabeth era completamente immbole, quindi la baciai. Premetti contro le sue labbra e socchiusi le mie e lei mi imitò. Mi sbagliavo: la sensazione più bella che avessi mai provato era quella. Un attimo dopo, Elizabeth mi strinse più forte, impedendomi lasciarla andare, anche se io non volevo farlo. Alla fine, mi accorsi che si era messa a sorridere e ci allontanammo, anche se fu più per esigenza: eravamo seduti per terra in una posizione così scomoda che quasi non mi sentivo più le gambe. Solo in quel mi sembrò di tornare sulla terra, eravamo di nuovo sul prato, vicino al lago e con i nostri amici seduti nel gazebo ad un passo da noi. Le prime stelle avevano iniziato a brillare senza che me ne accorgessi, e la loro luce si rifletteva debolmente sull'acqua. E io ero felice. Inizialmente non dissi nulla, nonostante volessi dirle molte cose, rimasi soltanto a guardarla mentre fissava il prato rossa di imbarazzo.
- Sono innamorato di te - mormorai poi. - Non lo dico tanto per dire, lo sono per davvero. Volevo che tu lo sapessi.
- Matthew... - Alzò lo sguardo su di me.
- Lo so, ma ci siamo baciati e...
Mi fece segno di zittirmi. - Credo...credo di esserlo anch'io.
Rimasi totalmente spiazzato da quell'affermazione. Mi avvicinai di nuovo a lei ma proprio in quel momento sentii dei passi avvicinarsi e sobbalzai.
Hannah si avvicinò a noi e ci fissò per un attimo. - Che intenzioni avevate voi due? - chiese.
Elizabeth arrossì e io iniziai ad inventare scuse.
- Se volevate passare da soli tutta la sera potevate dirlo, non mi sarei presa la briga di venire. Forza. - Allungò una mano verso il braccio di Elizabeth e la aiutò ad alzarsi. Io feci lo stesso e insieme tornammo dagli altri.


 

Due ore dopo tornammo a casa. Volevo portare io Elizabeth, ma, come al solito, Thomas insistè dicendo che lui sarebbe dovuto passare davanti a lei comunque e lei accettò dopo avermi lanciato un'occhiata arrossendo. Entrambi volevamo rimanere soli, ma avevamo paura a dirlo perché temevamo che così facendo gli altri avrebbero scoperto che ci eravamo baciati poco prima. In realtà, non credo che gli altri avrebbero capito. La nostra richiesta sarebbe parsa normale, visto che nell'ultimo periodo io e lei passavamo molto tempo da soli. Avevamo solo la coda di paglia. Sinceramente, non sapevo nemmeno per quale motivo ci sembrava giusto nascondere loro il nostro bacio, ma in realtà, l'unica spiegazione era che non vedavamo nessun motivo per fare il contrario.
Tornai a casa con il sorriso sulle labbra e mia madre mi prese in giro parecchio dicendo che se avessi sorriso appena un po' di più mi si sarebbe slogata la mascella.
Feci anche molta fatica a prendere sonno, troppo impegnato a pensare a quello che sarebbe accaduto l'indomani e a fantasticare sui baci che avrei dato ad Elizabeth. Quando finalmente iniziai a sentire gli occhi che si chiudevano però, il mio cellulare prese a squillare a ripetizione. Ero tentato di ignorarlo ma mi tirai su e lo afferrai comunque.
- Pronto? - risposi accedendo la luce e senza nemmeno controllare chi fosse. Se avevano chiamato a quell'ora doveva esserci un buon motivo.
- Ciao - mormorò la voce di Elizabeth.
Mi rilassai. - Ti mancavo già?
- Non è questo, non si tratta di noi. Ti prego ascolta, non posso parlare ad alta voce o lei mi scoprirà. Appena ho aperto la porta di casa me la sono ritrovata davanti.
- Oh è tipico delle madri stare in ansia se si sta fuori un po' più del previsto, ma non era tardi, dille di non preoccuparsi - le risposi tranquillo.
- Non è di mia madre che sto parlando. Mia nonna è qui.
- Cosa?! - esclamai. - Ti aveva detto che era morta, perché diavolo è venuta da te?
- Appunto! Quando l'ho vista sono rimasta pietrificata e lei ha cominciato ad inventarsi delle storie sul perché lo aveva fatto. Credevo fosse tornata perché aveva scoperto che ho capito che è viva, ma non avrebbe inventato quelle storie. Così ho finto di non sapere nulla.
- Cosa credi che succederà adesso che è tornata? - domandai preoccupato per lei.
Nella sua voce lessi terrore. - Non lo so, ma è pericolosa.



Angolino mio: Ciao a tutti...so di essere sparita per praticamente un mese ma ho avuto parecchi problemi. Innanzi tutto ho dovuto scrivere alcune parti del capitolo un sacco di volte perchè non mi si salvava e poi perchè, siccome è molto importante, non riuscivo a capire se mi convinceva o no. Alla fine ho deciso di sì, ero troppo in ritardo. Non so come mai, è decisamente strano, in alcuni punti c'è l'interlinea e in altri no. Il mio computer è impazzito. Dicevo, è un capitolo importante: Elizabeth ci racconta com'è morto suo padre e lei e Matt finalmente si baciano. Le cose però diventeranno sempre più complicate perchè adesso Emma tenterà sempre di più di allontanarli. Mi piace considerare questo capitolo la fine della pima parte. Fatemi sapere cosa ne pensate e recensite! (Soprattutto tu Cice, scommetto che sei rimasta traumatizzata davanti allo schermo quando si sono baciati.) A presto!
 

  
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