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Autore: nowtellmeastory    29/01/2016    0 recensioni
Matt, testardo e decisamente poco incline alle regole in generale, aveva già abbandonato la postura da seduto sul lettino per rimettersi in piedi ed avviarsi alla soglia della porta.
«Non può uscire, non ha ancora il referto.»
Lo aveva fermato a voce Astrid, con la mano sinistra ancora sul carrello e la destra lasciata cadere mollemente lungo il rispettivo fianco. Gli occhi erano puntati sulla muscolosa figura dell'uomo tatuato.
«Farai finta di non aver visto nulla e saremo felici tutti. Buonanotte.»
Sanders si voltò nuovamente verso l'uscita della stanza, ma Astrid allontanò la mano sinistra dal carrello e a falcate veloci si diresse verso la porta, posizionandosi esattamente di fronte al musicista che si trovava così davanti a lei in fedele compagnia di uno sguardo tra il contrariato ed il truce.
«Ti chami Astrid, giusto? Ecco, Astrid, devi sapere che l'altra mano è ancora buona: non costringermi ad usarla per spostarti dalla porta, perchè non è decisamente il momento per me di fare questi giochetti. Potrei farti male.»
«Non è un giochetto, bensì il mio lavoro. Torni al suo posto, signor Sanders.»
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Matthew Shadows, Nuovo personaggio, Synyster Gates, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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I.

 

Dal 2009 era passato un bel po' di tempo. Le acque per i ragazzi degli Avenged Sevenfold si erano calmate, anche se con lentezza e frequenti momenti di sconforto; non era stato facile accettare la perdita di una persona fondamentale sia dal punto di vista umano che musicale come Jimmy, le sue folli idee ed i suoi sorrisi mancavano a coloro che avevano lavorato con lui e non solo, la sua simpatia non riempiva più l'aria delle salette dove i ragazzi registravano e quella batteria era rimasta lì, nella sala dove il batterista aveva suonato l'ultima volta, senza nessuno che avesse avuto il coraggio di smontarla e conservarne ogni pezzo.

La mattina dopo lo spiacevole incidente di Matt, il cantante americano decise di tornare nel bar dove si era tenuta la violenta discussione nemmeno dodici ore prima per provare a rintracciare, a sua detta, il bastardo che doveva ricevere una proficua lezione.
Entrato nel locale, a quell'ora ancora per metà deserto fatta eccezione per qualche cliente che era solito consumare lì la colazione, Shadows prese posto al bancone ancora lucido e pulito dove ordinò un caffè per assicurarsi un risveglio piacevole, come al contrario non lo era stata la notte appena trascorsa.

«Può passarmi lo zucchero, per cortesia?»
Chiese l'uomo alla donna che gli stava di fianco, seduta a mezzo metro di distanza, non alzando nemmeno lo sguardo. Solo in seguito, quando la guardò per poter prendere la bustina contenente granelli bianchi e dolci che ella gli stava passando, si rese conto che la gentilezza proveniva dall'assistente del medico che quella notte l'aveva aiutato a rimettere a posto la mano.
«Signor Sanders.»
Disse senza una particolare intonazione, rivolgendogli lo sguardo per non più di una manciata di secondi.
«Non l'avevo riconosciuta.»
Rispose Matt, tornando a concentrarsi sul suo caffè.
«Me ne ero resa conto. Come va la mano?»
«Bene.»
«Dia qui, faccia vedere.»
«Non mi sembra il caso.»
«A me sì, quindi faccia vedere.»
Astrid portò entrambe le mani verso la terza, appartenente a Matt, ed accuratamente controllò che le bende fossero strette al punto giusto, tenendo il suo palmo fasciato a contatto con il proprio palmo nudo sinistro, mentre le dita della mano opposta sistemavano i bordi delle bende con minuzia.
«Le hanno mai detto che è una prepotente?»
Accennò il cantante alla ragazza, seguendo i movimenti delle sue dita con gli occhi vigili.
 «Devo forse ricordarle il modo in cui voleva abbandonare il pronto soccorso questa notte? Non siamo più a scuola, signor Sanders, non può fare il bullo con le persone a caso, soprattutto se queste persone hanno una laurea in medicina e le impongono di non muoversi dal lettino. Il ferito è lei, non il dottor Barnes.»
In sottofondo si potevano udire le note di "Friction", una canzone degli Imagine Dragons, prendere vita da due casse posizionate in alto su due delle pareti del locale.
«Era solo una ferita, bastava ripulirla.»
«Mi dica, ha per caso da lamentarsi per come è stato trattato o curato ore fa?»
Una volta che ebbe finito di sistemare le bende a quella mano malconcia, Astrid ritirò a sè le proprie, intrecciandole tramite le dita contro il proprio petto sul solido appoggio che era il bancone. Alzò lo sguardo celeste sul viso di Matt ed attese una risposta.
 «No.»
 «Allora la prego, stia zitto ed apprezzi. In America molta gente non può permettersi neanche il minimo indispensabile, parlando di cure. So chi è lei, non ha problemi di questo genere perchè il suo stato le permette di avere molto più del necessario, ma ogni tanto non sarebbe male ringraziare per poi tacere.
Le auguro una buona giornata, signor Sanders, e che la ferita si richiuda al più presto.»
La ventottenne pagò la propria colazione lasciando il denaro sul bancone, abbandonò il suo posto e tornò in piedi, riprendendo la propria borsa. Tutto sotto gli occhi di Shadows.
«Aspetti.»
Disse lui voltandosi nella sua direzione e sostenendo il suo sguardo.
«Mi dica.»
«Grazie per quello che ha fatto.»
La ragazza annuì un paio di volte accennando un sorriso all'angolo sinistro delle labbra e lasciando subito dopo il locale, mentre il futile desiderio di vendetta di Matt per quella scazzottata andava svanendo secondo dopo secondo.

  
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