Galahad era rimasto
senza dubbio stupito da quel cambio repentino di Logistilla
e dal modo diretto in cui gli aveva detto di seguirla per andare immediatamente
chissà dove. Avrebbe voluto chiedere dove lo stesse conducendo, ma non lo fece,
certo che una simile domanda avrebbe compromesso la sua finzione. La seguì in
un’altra stanza dove si trovavano quattro grossi cilindri di metallo; lì Logistilla armeggiò con uno strano macchinario che il
cavaliere non riuscì ad identificare, poi l’aria attorno ai cilindri crepitò e
in mezzo ad essi si aprì un varco su un altro luogo.
Galahad riconobbe un
modo diverso di effettuare un rituale per aprire un varco nello spazio per
annullare le distanze, come una porta che potesse aprirsi su qualsiasi posto: era
un tipo di magia che lo affascinava e gli piaceva tantissimo.
Il
cavaliere attraversò il varco senza esitare per non far insospettire Logistilla che, afferrato lo strano marchingegno, lo seguì.
Giunto
dall’altra parte, Galahad si guardò attorno e riconobbe
immediatamente quel luogo: era al Lago.
Era
dunque la Dama Del Lago a volersi impossessare della corona di Artù; lui lo
aveva sospettato, ma non aveva voluto confidarlo a Morgana.
I
cortigiani si meravigliarono di vedere lì il cavaliere, ma presto sopraggiunse
Viviana che lo accolse gentilmente e come se lo stesse attendendo, poi lo
invitò a seguirla nel palazzo.
Quando
finalmente nonna e nipote furono da soli, lei gli domandò: “Non ho voluto
sbandierare davanti a tutti che sei arrivato qui senza permessi, senza essere
parte del progetto. Non mi piace dare spettacolo, né mostrare debolezze ai miei
subalterni; inoltre, voglio sperare che tu sia venuto qui con buone intenzioni.
Dimmi tutto.”
Galahad era un poco in
imbarazzo, sapeva di dover calibrare ogni parola, poi si ripeté che lui non era
certo andato lì con intenzioni ostili, per cui poteva parlare liberamente.
Inoltre, probabilmente Viviana conosceva già molti dettagli, per cui sarebbe
stato stupido mentire.
“Io
e Melissa stavamo cercando di ritrovare i paladini di Carlo Magno e ci siamo
separati. Durante il viaggio ho incontrato mio padre che mi ha raccontato del
suo gesto verso la Biblioteca, del fatto di aver fondato la Confraternita del
Serpente come forze armate per i tuoi progetti e mi ha parlato anche dell’idea
che avete di Sovrano Universale … così quando ho scoperto che Logistilla voleva rubare questa …” tirò fuori la corona
dalla bisaccia “Ho immaginato che fosse una delle tue allieve e che stesse
agendo per conto tuo. La corona d’Artù è l’ideale per un Sovrano Universale.”
“E
così hai pensato di fare un favore alla tua nonna? Come mai? È molto che non mi
fai visita.”
“Ho
sempre molto da fare, comunque puoi chiedere conferma a mio padre: quando mi ha
detto del vostro progetto, ne sono rimasto entusiasta. Io e Melissa avevamo in
cantiere un’idea simile, vagheggiando un impero sorretto da Carlo Magno, per
questo lo stavamo sostenendo.”
“Io
ho in mente qualcun altro, in realtà, ma ne parleremo eventualmente tra poco.
Dimmi, piuttosto, come hai saputo della corona e di Logistilla?
E come l’hai ottenuta?”
Galahad sentì che
quello era la parte più difficile perché, per quanto fosse vera, aveva
dell’incredibile, per cui decise di cambiare qualche dettaglio. Rispose: “Non
ho notizie di Melissa da tempo. Sono andato da Morgana, sperando di trovarla là
o di avere almeno delle informazioni. Purtroppo non ho saputo nulla su Melissa,
in compenso ho scoperto che La Fata era stata da pochi giorni assalita e che
aveva fatto un prigioniero, Ruggiero. Ho aspettato la notte per parlargli e ho
scoperto che aveva avuto segretamente l’incarico di prendere la corona, quindi
l’ho liberato, abbiamo recuperato la corona e siamo fuggiti. Ho lasciato poi
Ruggiero in Spagna, affinché raggiungesse Agramante,
mentre io sono venuto qui.”
Viviana
rimase in silenzio a riflettere, poi si convinse della sincerità del nipote.
Prese la corona, la osservò ed evidentemente si accorse che c’era qualcosa che
non andava e disse: “Non riesco a percepirne l’energia … ovvio, Merlino avrà
sicuramente messo qualche lucchetto magico per impedire che qualcuno diverso da
Artù la indossasse. Dovrò lavorarci su per sbloccare il suo potere.” appoggiò
la corona e guardò il nipote, sorridendo: “Allora, ti piace davvero l’idea che
abbiamo elaborato io e tuo padre?”
“Certamente.
Te l’ho detto, io e Melissa stavamo tentando la medesima cosa. Certo non ci
aspettavamo l’arrivo di Agramante e della sua
potenza.”
“Arrivati
a questo punto, voglio condividere con te alcuni dettagli che non ho ancora
rivelato a tuo padre. Ho sostenuto segretamente Agramante.
Penso che una guerra come quella che è in corso sia ottima per epurare l’Europa
da una nobiltà avida, prepotente, che pensa solo ad inseguire ricchezze, gloria
e potere; una classe dirigente effimera che si occupa di se stessa anziché del
popolo.”
Galahad rabbrividì al
pensiero che la nonna ritenesse necessaria una strage, anche se poteva capirne
vagamente le ragione: un’epurazione era molto più semplice e rapida di una
rieducazione. Comunque non commentò e rimase in ascolto.
“Penso
che, quando questa casta sarà annientata, allora potremo mostrare al mondo il
Sovrano Universale e lui potrà iniziare a risanare questa società.”
Lo
sguardo di Viviana era acceso dall’esaltazione, come se avesse perfettamente
chiaro davanti a sé il mondo che voleva realizzare e già ne potesse godere.
Aveva un’espressione estatica, ma questo inquietava un poco il cavaliere.
“Sarà
difficile trovare qualcuno d’adatto.”
“Si
dovrà cooperare in molti, ognuno dovrà fare la propria parte per rigenerare
questo vecchio, marcio mondo. La magia garantirà il nuovo buon governo. Saremo
molti responsabili delle sorti del nuovo ordine, ma uno su tutti primeggerà
apertamente per tenere lo scettro e il globo. Io penso che questa sovranità
debba investire Lancillotto.”
“Mio
padre?” si meravigliò Galahad “Lo sa?”
“Non
ancora. È appena uscito dalla Biblioteca, non voglio sovraccaricarlo. Lui è
sicuramente adatto a rivestire un ruolo pubblico, inoltre i bardi in tutte le
corti cantano ancora le gesta di Lancillotto e lo esaltano più di ogni altro
cavaliere della Tavola Rotonda. La sua fama sarà ottima per conquistare
facilmente la devozione delle masse. Ulteriore garanzia di successo è la
profezia di Isaia. Ricordi Isaia 11?”
Galahad annuì e citò: “Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui
si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza,
spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del
Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le
apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con
giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese. La sua
parola sarà una verga che percuoterà il violento; con il soffio delle sue
labbra ucciderà l'empio. Fascia dei suoi
lombi sarà la giustizia, cintura dei suoi fianchi la fedeltà. Continuo o
basta così?”
“Va
bene. Sai bene che l’albero di Iesse è la discendenza
di Iesse, quindi di re Davide, re Salomone e così
via, fino ad arrivare a re Ban, quindi a
Lancillotto.”
Galahad ricordò che
anche Yahuda aveva annoverato i re ebrei tra i suoi
antenati. Continuò ancora a tacere: quel discorso lo turbava e gli suscitava
sensazioni contrastanti. Concettualmente lo approvava pienamente, a parte la
discutibile idea della strage della nobiltà, tutto il resto era sensato, anche
l’idea di affidare la corona a Lancillotto; eppure la freddezza con cui ne
parlava Viviana lo inquietava. Il padre gli aveva esposto le medesime cose ma
con un tono pieno di passione e si poteva leggere la speranza nei suoi occhi.
Viviana, invece, era estremamente calma e flemmatica, non pareva mettere
l’anima in quel progetto. In fondo, però, il cavaliere non aveva mai visto la
nonna turbata da emozioni, era sempre stata una persona molto controllata.
Forse era un bene affrontare quei grandiosi progetti con lucida razionalità e
non lasciarsi offuscare dall’entusiasmo.
Viviana
lo osservò attentamente e gli chiese: “Vuoi unirti davvero a questa missione?”
“Sì.
Ho portato la corona qui perché quando mio padre mi ha parlato di ciò che state
progettando, io ho subito capito che è la cosa giusta da fare.”
“Mi
fa molto piacere anche se lo trovo un po’ strano: in tutto questo tempo non hai
mai mostrato particolari simpatie per il Lago, nonostante noi non ti abbiamo
mai fatto nulla di male e, anzi, saremmo sempre pronti ad accoglierti.”
“Fino
ad ora non ho mai avuto notizia di vostri progetti. Io non ho mai voluto recidere
i rapporti con voi, non ho mai fatto niente che lo possa far supporre. Uso
sempre Del Lago come cognome, sento l’appartenenza a questo luogo. Forse sarei
passato più spesso a trovarvi, ma lo sai che a Melissa non stai proprio
simpatica.”
“Oh,
non mi è sfuggito. Hai trascorso questi trecento anni sempre con lei, vero?”
“Sì,
a parte qualche brevissimo periodo di quando in quando.”
“Non
ti sei mai annoiato? Stancato? Irritato?”
“No.
Sarebbe impossibile.” Galahad aveva lo sguardo
innamorato nel dire ciò.
“Eh,
non ti avevo forse avvertito, dicendoti di stare attento alle donne?!” non era
un vero rimprovero “Sono curiosa, come funziona il vostro rapporto?”
“In
che senso?”
“Come
sono gli equilibri? Chi comanda?”
“Nessuno.
Direi che le decisioni le prendiamo assieme, anzi, spesso non c’è neppure
bisogno di consultarci o discutere, poiché siamo in ottima sintonia.”
“Ha
messo però il veto sul tuo venire al Lago, giusto?”
“No.
Non veniamo qui, così come non andiamo da Morgana che io non gradisco. Non
capisco il motivo di queste domande.”
“Niente,
voglio solo capire quanta influenza lei abbia su di te.”
“Temi
ch’io mi tiri indietro da questo progetto, se Melissa non sarà d’accordo?”
“Esattamente.
Io sono felice di riaccoglierti, ma voglio essere certa che tu sia sicuro delle
tue decisioni e che esse non possano essere revocate.”
Galahad esitò: quello
era il punto più problematico. Con grande serietà rispose: “Io ho sempre messo
al primo posto ciò che ritengo giusto. Ad ogni modo sono persuaso che sarò in
grado di convincere Melissa a sorvolare sul passato ed essermi accanto anche
qui al Lago. Non vedo perché non dovrebbe appoggiare il progetto.”
Viviana
rimase in silenzio, con lo sguardo fisso altrove, come se stesse riflettendo.
Dopo
alcuni momenti, il nipote disse: “Comunque sono preoccupato per lei. È
trascorso troppo tempo dall’ultima volta che ci siamo sentiti, non mi ha più
risposto …” aveva lo sguardo basso e mesto “Penso che non mi tratterrò a lungo
qui, anzi, domani stesso partirò per cercarla … Un momento!” si colmò di
speranza “Tu potresti provare a divinarla per scoprire dove sia. Morgana non ci
è riuscita, ma forse tu sei più potente.”
“Forse?!
Io sono sicuramente più potente di quella Fata. Vai a riposare, ora, più tardi
ti dirò che cosa avrò scoperto.”
Galahad ringraziò
sinceramente e poi seguì uno dei domestici che lo accompagnò in una stanza dove
poté lavarsi e poi dormire. Quando si risvegliò era ora di cena e dunque si
recò nella sala da pranzo dove una ricca tavola era stata imbandita, pur
ospitando pochi commensali. Il cavaliere sedette e desinò, avrebbe preferito
rimanere in silenzio, ma gli altri lo riempivano di domande. Infine si ritrovò
nuovamente da solo con la nonna. Il suo sguardo era piuttosto eloquente ed
esortava una risposta.
Viviana
parve avere un’espressione dispiaciuta e disse: “Poco lontano dall’isola di Alcina, c’è un altro isolotto aspro e sassoso; lì vive una
creatura tremenda: ha il busto di donna, ma due code di pesce al posto delle
gambe, artigli nelle mani palmate, serpenti al posto dei capelli, vola con ali
da pipistrello, mentre il volto è coperto da una maschera di fango, da cui si
intravedono solo gli occhi infuocati. La tua amica è passata nei pressi di quel
luogo ed è stata catturata dal mostro.”
“Dannazione,
i soliti mostri marini che rapiscono o divorano donne, mi pare di aver sentito che pure Astolfo ne abbia dovuto affrontare uno … piuttosto, è
viva?!”
“Sì.
Puoi ancora salvarla, se ucciderai la bestia.”
“Allora
devo partire immediatamente!”
“Di
notte? Col buio? Aspetta che si faccia giorno.”
“No,
domattina potrebbe essere già tardi.”
Galahad recuperò le
proprie armi, poi sellò Brannon e partì, volando nel
cielo. Viaggiò per ciò che restava della notte e arrivò in vista dell’isolotto
quando il cielo si era tinto d’aurora. Lo riconobbe subito poiché era l’unico
privo di vegetazione.
Atterrò
sull’isolotto e si guardò attorno: non c’erano molti luoghi in cui potesse
nascondersi un mostro come quello che gli era stato descritto. La sua
attenzione fu catturata da una spelonca che pareva sprofondare molto nel
terreno. Non ebbe bisogno di esplorarla, poiché appena si avvicinò uscì fuori
l’orribile creatura.
Galahad si mise subito
in guardia con la spada e lo scudo pronto a difendersi e ad attaccare, poi
richiamò Brannon: la bestia era alta cinque metri ed
era molto più semplice combatterla stando su un cavallo volante che poteva
volteggiare da un lato e dall’altro e pure sputare fuoco.
Per
diversi minuti si affrontarono rapidamente: il cavaliere affondava la spada o
menava un fendente svelto e poi subito si ritirava e, più che agli artigli,
fuggiva dai serpenti della chioma del mostro che da ogni parte tentavano di
morderlo.
Nel
fitto del combattimento, però, sentì: “Galahad …
Aiuto … Galahad!”
Il
cavaliere trasalì, si guardò un attimo attorno, senza però distrarsi dal
combattimento, ed esclamò: “Melissa! Dove sei?! Non ti preoccupare, sono qui!”
La
voce continuò: “Galahad … attento …”
“Non
temere, non è facile sconfiggermi e questo mostro, nonostante l’aspetto, non è
poi così feroce in battaglia.”
“No,
Galahad … poni attenzione …”
“A
cosa? Ci sono altri pericoli?”
“Ascolta
… ascolta …”
Il
cavaliere era confuso, non capiva bene che cosa stesse accadendo, ma poi si
rese conto di una cosa: la voce di Melissa gli aveva parlato direttamente nella
sua testa. Non veniva da fuori, la donna non gli stava gridando da dentro la
caverna o da chissà dove, bensì stava usando la telepatia.
“Dove
sei?” le chiese.
“Non
… non posso … dirl ...”
“Stai
facendo fatica a comunicare: sei lontana o indebolita? Oppure stai lottando
anche tu in un qualche modo?”
La
telepatia non era mai stata un problema per la Maga, benché avesse un raggio
limitato, se non potenziata con qualche rituale, per questo usavano le pietre
di comunicazione, quando erano molto distanti. Se ora faticava così tanto,
significava o che si trovava a una discreta distanza da lì, forse in fondo alla
grotta?, oppure che stava usando la magia in qualche altro modo, forse per
difendersi da altri nemici?, oppure che vi era una sorta di barriera magica che
la ostacolava.
Sentì
ancora la voce di Melissa, dirgli solo: “ … persona … persona …”
Galahad si accigliò:
quello era davvero uno strano messaggio.
Persona … perché aveva
voluto dirgli quella parola? Che cosa voleva indicare? Su cosa voleva porre la
sua attenzione?
Persona
… persona … Che cosa gli faceva venire in mente? Era una parola latina,
significava suonare attraverso … era
stata coniata originariamente per indicare le maschere del teatro greco …
Maschera!
Certo!
Il
mostro aveva una maschera di fango sul volto. Che cosa significava, però? Forse
il potere della bestia stava nella maschera … difficile, non gli risultava
nulla del genere, solitamente le maschere che servivano a proteggere o
potenziare qualcuno erano composte da cenere, sangue o polvere d’ossa o cose
simili, ma semplice fango no. Inoltre, non gli risultava che i mostri marini
avessero usanze simili. Forse la maschera era davvero solamente una maschera,
qualcosa che nascodeva la verità, una finzione.
Galahad puntò dritto
verso il volto della bestia; tenne alto lo scudo per proteggere dai serpenti il
lato sinistro, mentre le fiamme del fiato di Brannon
avrebbe tenuto alla larga i serpenti dal lato destro. Lui con la spada si
avventò contro la maschera, intaccandola e sgretolandola, usando la lama non
per ferire ma solo per rimuovere il fango.
Per
ogni porzione di fango rimosso, qualcosa nell’aspetto mostruoso scompariva: i
serpenti diventavano capelli, le code di pesce si facevano gambe, le ali
scomparvero, le mani persero ciò che non avevano di umano; la creatura
diminuiva la sua stazza.
Quando
la maschera di fango fu completamente rimossa, l’orribile creatura non c’era
più, ma al suo posto c’era Melissa. Galahad era
alquanto sorpreso, non capiva cosa fosse successo, ma era soprattutto
preoccupato per la donna, quindi si concentrò sull’assicurarsi che stesse bene.
Melissa
dapprima era piuttosto confusa e indebolita, ma presto tornò abbastanza lucida
per poter spiegare: “Ero da sola sull’isola d’Alcina,
avevo già inviato Astolfo con l’ippogrifo a
recuperare il senno di Orlando. A un certo punto ho sentito un enorme un potere
ostile, tutto attorno a me, enorme e incontrastabile … mi ha attanagliata e
neutralizzata e, quando ho ripreso conoscenza, ero imprigionata in quella
maschera. È una magia di trasmutazione molto potente poiché non si limita a
mutare l’aspetto, ma anche intrappola la coscienza e impedisce di avere il
controllo su quello che si fa … un po’ come accade coi licantropi. Per fortuna,
anch’io sono piuttosto potente e ho potuto parzialmente influenzare l’agire del
mostro in cui ero bloccata e a comunicare con te.”
“È
tremendo! Chi può aver fatto una cosa così orribile? Chi ha le capacità di
farlo? Alcina?”
“È
plausibile, voleva vendicarsi per il fatto che ho liberato i cavalieri e si è
dimostrata abile nelle trasmutazioni, però … l’incantesimo della maschera è
molto più potente di trasformare qualcuno in una pianta o in una roccia. Non ti
arrabbiare se ti dico questo, ma io credo che un simile potere appartenga al
Lago. Non ho avuto la possibilità di tracciare la fonte di energia ma …”
“No.
Forse hai ragione.” disse Galahad, cupamente “Alcina e Logistilla cospiravano
assieme ai danni di tua zia. Hanno aizzato i cavalieri contro di lei per
rubarle la corona di Artù e poi consegnarla a Viviana, poiché agivano per suo
conto.”
“Come?!”
esclamò Melissa, sorpresa: non si aspettava una situazione così complessa.
“Ha
avuto la nostra stessa idea, circa la necessità di un sovrano unico e giusto,
ma come al solito il suo progetto è più ambizioso. Non capisco … che sia stata Alcina o qualcun altro del Lago, non ha senso quello che ti
hanno fatto. Insomma, loro volevano che qualcuno liberasse i cavalieri per
compiere il loro piano, quindi non avevano motivo di vendetta.”
“Lo
sai che tua nonna ce l’ha con me perché non ho voluto riconoscerla come
superiore ed entrare nelle sue fila e sono la sua principale rivale, in quanto
erede di Merlino.”
“Che
ci sia astio lo so bene, nemmeno Viviana finge che non ci sia, però … perché
farti questo? Perché adesso e non prima? Non ne avrebbe avuto l’occasione? E
poi è stata lei a dirmi che eri qua, credeva che fossi prigioniera del mostro
e, in un certo senso, è così. Non c’è da stupirsi se la divinazione non è stata
chiara, visto che Morgana non ha visto nulla.”
Un
tremendo pensiero aveva attraversato la mente di Galahad:
che Viviana avesse approfittato della situazione per originare un piano così
contorto non solo per liberarsi della rivale, ma addirittura per far sì che
fosse lui ad ucciderla? Sua nonna lo aveva ingannato per spingerlo ad ammazzare
la donna che amava?
No!
Non voleva e non poteva credere una cosa del genere.
Melissa
probabilmente intuì il tremendo sospetto di Galahad e
come ciò lo facesse soffrire, per cui decise di non insistere su quella
questione, ma di cambiare argomento: “Hai parlato della corona di Artù, dov’è?”
L’uomo
si sentì un poco imbarazzato e disse: “ … l’ho portata a Viviana.”
“Come?”
“Morgana
me l’ha data per aiutarmi ad indagare su cosa stesse accadendo.”
Melissa
lo guardò divertita e gli chiese: “Credi davvero che mia zia ti abbia dato la
corona di Artù spontaneamente, senza bisogno di minacce, ricatti o altro?”
Galahad pensò qualche
istante e disse: “Già, probabilmente mi ha ingannato. Viviana sarà furiosa quando
se ne renderà conto e forse crederà ch’io l’abbia imbrogliata consapevolmente.
Meglio non tornare al Lago, per il momento.”
“Dove
si va, allora?”
“Andiamo a Roma, ci sono un paio di
questioni su cui ti debbo aggiornare.”
Viaggiarono entrambi a dorso di Brannon e Galahad raccontò di suo
padre, della Biblioteca e di ciò che gli aveva detto Viviana, senza però
specificare a chi la Dama Del Lago pensasse come possibile Sovrano Universale.
Giunsero da Leone III dopo pochi giorni
e presto si ritrovarono a fare una riunione con lui, Yahuda
ed Elaine. Il Pontefice li informò che ormai i due eserciti di Carlo Magno e Agramante si erano ricompattati ed erano pronti per
l’ultima grande e decisiva battaglia che avrebbe posto finalmente fine al
conflitto e avrebbe stabilito le sorti d’Europa.
Concluse poi dicendo: “Credo che se
vogliamo andare fino in fondo a ciò che abbiamo organizzato e sperato in questi
anni, dovremmo raggiungere l’accampamento di Carlo e sostenerlo in quest’ultimo
scontro: non possiamo lasciare la situazione al caso. Se rimanessimo in
disparte a guardare, il rischio di sconfitta non sarà indifferente, ma se
interverremo in maniera più o meno diretta, saremo sicuramente in grado di
assicurare la vittoria al re dei Franchi
e io sarò pronto ad incoronarlo imperatore proprio la notte di Natale. Ho
finito di scrivere un testo con inni e formule magiche che potranno supportare
a lungo l’imperatore nel governo, l’ho chiamato Enchiridion. Io ho intenzione di
consegnarglielo prima della battaglia. Se non altro lo aiuterà ad avere
maggiore fiducia in sé e ad incitare l’esercito. Lady Melissa, Sir Galahad, voi sarete con me?”
“Certamente. Abbiamo iniziato questo
progetto insieme ed andremo fino in fondo.”
“Voglio aiutarvi anch’io.” annunciò Yahuda, stupendo tutti quanti “Non so se quest’uomo in cui
confidate così tanto sia davvero degno delle vostre speranze, nella mia lunga
vita mi sono accorto che raramente un mortale può fare la differenza, per
quante ricchezze e potere acquisti in vita. Credo che Elaine sia d’accordo con
me su questo. Ad ogni modo, voglio provare a scommettere su ci lui come avete
fatto voi ed assecondarvi. Tra gli oggetti che siamo riusciti a portare via con
noi dalla Biblioteca, c’è la Lancia di Longino. Voglio
che la consegnate a questo Carlo: gli garantirà la vittoria e l’autorità e il
carisma per governare … il saggiamente sarà, invece, esclusivamente compito
suo.”
“Davvero?!” si meravigliò Galahad “Davvero vuoi sostenerci?”
“Sì, perché ti stupisci?”
“Non ti piace, solitamente, né
intervenire in maniera costruttiva nelle faccende per così dire secolari, né
affidare compiti a uomini relativamente comuni.”
“Lo so, ma per come sono andate le cose
finora, data la situazione in cui si trova la Biblioteca … penso che tentare
anche questo male non possa fare. Se l’esperimento andrà bene, saprò che anche
questa strada può essere percorsa in futuro, mentre se andrà male, forse anche
voi capirete le mie posizioni.”
Raggiunto questo accordo, Yahuda consegnò la
Lancia del Destino a Galahad, poiché aveva deciso di
non partire per il momento. Si misero in viaggio il Papa, il cavaliere e la
Maga; grazie alla magia accorciarono di molti giorni il viaggio, ma decisero di
non usare un varco nello spazio, per evitare di attirare attenzioni
indesiderate.
Quando giunsero all’accampamento dei
Franchi, Carlo li accolse molto amichevolmente; era al colmo della gioia e spiegò
il perché: i suoi paladini erano finalmente tutti tornati e ora era certo di
non avere alcun motivo di temere i Mori. Rinaldo era stato il primo a
rientrare, mentre quel giorno stesso erano giunti Astolfo
ed Orlando.
Leone III ebbe il compito di consegnare
Lancia ed Enchiridion a Carlo, poiché aveva maggiore confidenza
con lui; Galahad e Melissa, invece, si trovarono coi
tre paladini per farsi raccontare come fossero andate le cose ed accertarsi che
fosse tutto tornato nella norma.
Astolfo era entusiasta
nel riferire ciò che aveva dovuto compiere prima e dopo aver trovato il senno del
cugino: aveva combattuto e imprigionato le arpie, era stato in una delle parti
più esterne di un mondo infero, aveva restituito la vista a re Senapo, distrutto il secondo castello di Atlante,
imprigionato il vento Noto in un otre, tramutato dei sassi in cavalieri più una
serie di vittorie in comuni battaglie, oltre ovviamente a raggiungere la Luna.
Ora non vedeva l’ora di slanciarsi in quell’ultimo scontro contro Agramante.
Carlo Magno ordinò ai soldati di
ritirarsi a dormire appena dopo la cena, per essere freschi per la battaglia. Gli
unici a non dormire erano i soldati posti di guardia.
Galahad aveva deciso di
vegliare sulla tenda di Carlo Magno. La situazione rimase tranquilla per gran
parte della notte finché, poco prima delle tre del mattino, il cavaliere
avvertì rumore di passi in avvicinamento. Si mise in allerta, ma senza
preoccuparsi eccessivamente, e si guardò attorno in cerca di chi aveva
provocato quel rumore. Girò attorno alla tenda e si trovò una spada puntata al
collo, rapidamente si scostò per evitare di rimanere sotto minaccia e poi
estrasse la propria arma e domandò: “Chi siete?”
“Galahad?!” si
sorprese l’intruso “Sei tu? Sono tuo padre.” detto ciò, Lancillotto si levò l’elmo
per rivelarsi.
Nonostante l’oscurità della notte, il
figlio lo riconobbe e gli chiese: “Che cosa sei venuto a fare qui? Perché ti
aggiri per il campo come un nemico?”
“Devo uccidere il re dei Franchi.”
“Cosa?! Perché?”
“Noi del Lago abbiamo un progetto …”
“Lo so.” lo interruppe l’altro “Ho
incontrato Viviana e mi ha detto tutto. Mmm,
conoscendola, probabilmente non mi ha detto tutto, ma molto. Perché vuoi
uccidere Carlo Magno?”
“Poi devo eliminare anche Agramante. Senza i loro comandanti, gli eserciti andranno
allo sbaraglio e si massacreranno senza risparmiarsi e così saremo certi di
avere epurato la società dalla casta corrotta.”
“Sì, ha senso in base a quello che ha
detto anche lei. Non sono tutti in preda al vizio e all’ambizione, questi
uomini, ci sono anche eroi.”
“Non possiamo processarli tutti quanti. Pulizia
generale, poi nell’aldilà andranno dove meritano. Suvvia, sono destinati a
morire presto: quanto potranno vivere ancora? Dieci? Venti anni? Trenta, forse,
forse, i più giovani e fortunati, comunque un’inezia.”
“Sono un soffio di vento per noi che
siamo immortali, ma per loro è tantissimo.”
“Quando si vogliono cambiare le cose,
dei sacrifici sono necessari. Che il costo sia in vite umane e non, poco mi
importa. La lotta è insita nella natura. Questo pianeta è forse cattivo, quando
provoca terremoti, tempeste od eruzioni vulcaniche, facendo morire centinaia di
persone e altre creature? No. Semplicemente ha fatto ciò che era necessario per
mantenere il proprio equilibrio e benessere. Allo stesso modo, la morte di questa
nobiltà malata e grama è un naturale ed indispensabile effetto collaterale per
la nascita di una nuova società. Comprendi, vero?”
“Sì. Si tratta di guardare il quadro
generale e non solo un dettaglio, però … sembra lo stesso sbagliato. Piuttosto,
Viviana ti ha detto chi vuole come Sovrano Universale?”
“No. Dobbiamo ancora scegliere,
selezioneremo con attenzione e …”
“Vuole te.”
“Come lo sai?”
“Me l’ha detto e mi aveva avvertito di
averti tenuto all’oscuro di ciò per il momento.”
“Infatti non ne avevo idea.” Lancillotto
pareva parecchio frastornato da quella notizia.
“Padre, io credo che tu possa farcela,
credo che tu possa rendere migliore questo mondo e governarlo secondo
giustizia.”
“Io non so … Io, finora, sono sempre
stato al servizio di qualcuno, non ho mai regnato … va beh, a parte pochi anni
a Benoic … ho magari condotto drappelli di cavalieri,
ma è tutt’altra cosa rispetto al governare. Io non sono Artù, non sono come lui
… non posso!”
“Hai vissuto per oltre tre secoli, hai
esperienza e consapevolezze in abbondanza.”
“Tu non speravi nel re dei Franchi?”
“Sì, ma paragonato a te è del tutto
inesperto.”
“Figlio mio, aveva fatto bene Viviana a
non dirmi nulla, perché io non me la sento di caricarmi di un simile onere. Aiutare,
supportare, sì, ma io in prima persona assolutamente no!”
“Perché?”
Lancillotto non rispose a quella domanda,
ma disse: “Lasciamo che il re dei Franchi tenti, vediamo come se la cava come
imperatore, nel peggiore dei casi, avremo tempo e modo di rimediare in futuro,
non credi?”
Galahad annuì. Padre e
figlio si abbracciarono e salutarono, entrambi senza sapere che cosa sperare
per l’imminente battaglia.
Il giorno dopo, lo scontro si concluse
con la schiacciante vittoria di Carlo Magno e la definitiva sconfitta dei Mori
che abbandonarono l’Europa nel giro di pochi giorni.
Il Papa era molto soddisfatto e non
vedeva l’ora che il nuovo Sacro Romano Impero fosse finalmente sorto e
ufficializzato, certo che avrebbe portato pace duratura e rinascita sociale ed
economica.
Yahuda aveva raggiunto
Galahad e Melissa, rallegrandosi per il successo
nella battaglia e sottolineando il fatto che, però, Carlo Magno aveva ancora
molto da fare e da dimostrare per poter dire che sperare in lui fosse stata un’ottima
soluzione.
Dopo questo discorso, era passato a
parlare di ciò che realmente lo interessava: “C’è da ricostruire la Biblioteca
adesso. Non tanto i locali in sé, ma piuttosto ricostituire tutte le
collezioni, sia di manoscritti, sia di artefatti. Oltre poi al solito compito
di proteggere dalle minacce sovrannaturali. Insomma, c’è molto, molto lavoro da
fare.”
Galahad guardò Melissa,
come per essere certo di poter rispondere a nome di entrambi, poi disse: “Ti
daremo una mano all’inizio, per riorganizzare tutto e velocizzare i tempi, ma
poi torneremo alle nostre solite abitudini.”
“Sei sicuro? Non avresti voglia di
essere il Bibliotecario? Sei nato per la Biblioteca, perché cerchi la felicità
altrove?”
“Tu dici ch’io appartengo a quel luogo,
ma io non lo sento affatto mio, non avertene a male.”
“Non hai mai fatto nulla, però, per
provare a stare in Biblioteca. Sei sempre e solo passato di sfuggita, senza mai
fermarti, è naturale che non ne senti l’appartenenza. Perché la eviti? Che cosa
ti fa paura?”
Galahad rimase
perplesso: effettivamente non aveva mai pensato al fatto di avere paura della
Biblioteca o di volerla evitare, eppure le parole di Yahuda
gli sembravano perfette per descrivere le sue sensazioni.
L’altro uomo continuò: “Potresti provare
per qualche anno, almeno. Insomma, dopo il tradimento di tuo padre, di chi
posso fidarmi? Su chi può contare la Biblioteca.”
“Prendi un Bibliotecario temporaneo, non
renderlo immortale, tienilo finché vive e poi cercane sempre uno nuovo.”
“Ah, certo sarà più difficile che
tradisca. Sarà difficile trovare sempre qualcuno con le capacità, le conoscenze
e l’animo adatto per portare avanti la nostra missione. È l’animo, soprattutto,
che dovrà essere preservato dalla corruzione: impedire che l’esperienze
affliggano troppo la mente e il cuore del Bibliotecario e far sì che rimanga
sempre uomo umile, dedito a servire la causa e non interessi personali. Sarà complesso.
Non solo trovare un uomo con tutte queste caratteristiche, ma soprattutto che le
mantenga nonostante tutto.”
Intervenne allora Elaine: “Nemmeno tu
hai affrontato tutto quanto da solo, ricordi? Prima della ferita, prima dell’alleanza
di Merlino, quando a conoscere la Biblioteca eravamo di fatto solo in due. Nemmeno
tu hai fatto il Bibliotecario da solo: io ti ho aiutato a sopportare tutto
quanto.”
Un’idea balenò nella testa di Yahuda che disse: “Hai perfettamente ragione. È per questo
che cercheremo una Guardiana per il Bibliotecario, qualcuno che lo aiuti e
sostenga dal punto di vista morale e magari che lo difenda, se necessario … non
so se troveremo sempre cavalieri edotti a sufficienza.”
Galahad domandò: “Affiderai
questi compiti esclusivamente ad umani?”
“Certamente. Perché?”
“Vuoi escludere anche da questa nuova
Biblioteca le creature sovrannaturali? Voglio dire, vi occupate di magia, ma
tagliate sempre fuori chi è maggiormente a contatto con essa. Ho avuto modo di
vedere e leggere lo Statuto della Biblioteca, ci sono molti elementi di cui poi
non hai tenuto conto.”
Yahuda sospirò: “Lo
so. Quando fondai la Biblioteca mi assunsi l’incarico di proteggere tutto il
mondo, comprese anche le creature sovrannaturali, ma alla fin fine sono gli uomini
gli esseri più fragili e che più facilmente si mettono nei guai e devono essere
protetti, così come si sono altre creature che per loro natura tendono a
danneggiare gli altri e devono essere fermate. Sai bene quanto sia vasto e
vario il mondo e per me è stato impossibile tenere dietro a tutto quanto da
solo.” lasciò passare qualche istante, riflettendo “Ho un’idea. Ti andrebbe di
occuparti dei rapporti tra la Biblioteca e i non umani? Li conosci ormai molto
bene, grazie alla tua permanenza a Brocelandia,
potresti occuparti di tutti quei punti sullo Statuto della Biblioteca che io ho
dovuto tralasciare.”
Galahad si entusiasmò e
stava per accettare immediatamente, poi si voltò verso Melissa e le chiese: “Secondo
te, sarebbe fattibile? Potrei occuparmene, senza rischiare di rimanere separati
troppo a lungo? Non vorrei mai che ci allontanassimo.”
“Non ti preoccupare. Sono sicura che il
modo e il tempo per vederci o parlarci, di certo non mancherà. Inoltre, finché Brocelandia rimane un posto tranquillo, nulla mi vieta di
viaggiare, seguirti e aiutarti; anzi, ravvivare i rapporti con gli altri popoli
non è mai un male.”
Il cavaliere sorrise e si rivolse di
nuovo a Yahuda: “Molto bene, noi ci occuperemo di
questo.”
“Bene. Ora non ci resta che trovare
qualcuno di adatto per fare il Bibliotecario e poi un Guardiano.”
Melissa suggerì: “Provate con Astolfo, non è nuovo ad uscire vittorioso con scontri col
sovrannaturale e si è mostrato il più affidabile dei Paladini.”
Elaine replicò: “Ci saranno sei mesi di
prova, poi diventerà a tutti gli effetti il nuovo Bibliotecario.”
Nota dell’Autrice:
Eccoci alla
fine della seconda parte. Spero vi sia piaciuta anche se più breve. Ho evoluto
un poco le dinamiche e i rapporti tra i personaggi e le varie fazioni, ma
ancora sono distanti da ciò che abbiamo conosciuto nella serie.
Ci sarà un’altra
ellissi di qualche secolo e arriveremo alla terza parte.
Grazie a tutti
per continuare a leggere e seguirmi. ^___^