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Autore: FairySweet    30/01/2016    3 recensioni
Non esisteva più la paura, niente esitazioni né incomprensioni perché ora, nel suo piccolo mondo sicuro, aveva qualcuno per cui lottare, qualcuno da difendere e poco importava cosa pensasse il mondo, ci stava bene in quel mondo e non avrebbe permesso a nessuno di rompere i muri spessi che lo tenevano al sicuro, nemmeno ai fantasmi ...
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                    Tremito di Vita







Non le piaceva mentire, non a lui, non in quel modo ma preferiva essere odiata piuttosto che compatita e non gli avrebbe permesso di soffrire per lei perché perdere Renée l'aveva distrutto e non poteva occuparsi anche di lei, non ora.
Fece un bel respiro osservando qualche secondo l'immagine che rimandava lo specchio, era stanca, troppo stanca per sorridere o per piangere.
A nulla era servito il riposo, quel tremito leggero era sempre presente, poteva leggerlo nell'azzurro dei suoi occhi, nel movimento delicato delle dita.
Il bottone si chiuse leggero nascondendo la pelle, un altro e un altro ancora fino a sfiorare il seno.
Chiuse gli occhi qualche secondo concentrandosi sul proprio respiro, sul battito costante di un cuore che lentamente tornava alla vita poi quei passi leggeri alle sue spalle e un leggerissimo sorriso sulle labbra “Non sono pronta, nostro padre dovrà aspettare ancora qualche minuto” riaprì gli occhi cercando il volto sorridente di Maxime su quel vetro lucente ma le parole si bloccarono di colpo quando lo sguardo di Andrè le sfiorò il volto “Scusami, stavo solo ...” “Avevi fatto una promessa a nostro figlio” “Lo so” si affrettò a chiudere l'ultimo bottone annodando leggermente la stoffa sotto al collo “Ho fatto tardi, mi dispiace” “Ti sta aspettando” “Ho bisogno di parlare con mio padre” “Puoi farlo più tardi, il generale non scappa da nessuna parte” ma lo sguardo del giovane seguiva lentamente ogni centimetro del suo corpo.
Indossava pantaloni scuri chiusi appena sotto al ginocchio da un bottone dorato, la camicia candida le fasciava i fianchi seguendo le linee delicate del ventre salendo fino al seno.
La giacca elegante, impreziosita da bottoni lucenti e ricami d'oro che si intrecciavano creando meravigliosi disegni riposava dolcemente ripiegata sulla sedia accanto a lei.
Il volto era teneramene arrossato, i capelli sciolti sulle spalle si abbandonavano delicatamente sulla sua schiena fino a sfiorarne l'incavo ma quello che lo costringeva a tremare non era la sua bellezza ma quella fascia preziosa stretta in vita che lo trascinava di colpo nel passato
“Oscar ...” “Mi dispiace” “Per cosa?” domandò confuso ma la giovane scosse leggermente la testa voltandosi verso di lui “So che sei arrabbiato e che non … mi dispiace per non essere riuscita a proteggerla” “Stai scherzando?” si avvicinò sfiorandole una spalla ma lei indietreggiò di colpo sottraendosi ancora un volta a quel contatto leggero “Stai scherzando vero? Ti prego dimmi che scherzi perché se pensi davvero che io possa anche solo pensare di ...” “Devo andare, mio padre aspetta” la mano si chiuse di colpo attorno alla sua impedendole di scappare “Lasciami” “No amore mio, non ti lascio, non puoi continuare a tenermi lontano. Conosco il tuo dolore, è lo stesso che mi lacera il cuore ogni notte!” “Il mio dolore?” era arrabbiata, tremava e cercava in ogni modo di allontanarsi da lui ma non le avrebbe permesso di correre a nascondersi di nuovo nel silenzio “L'ho portata dentro per nove mesi e lei ... non l'ho protetta!” “Pensi davvero che sia colpa tua?” “Non l'ho protetta Andrè e ora sono qui a lottare contro questa maledetta vita! Vorrei riaverla e se Dio ascoltasse le mie preghiere forse allora potrei stringere di nuovo mia figlia un'ultima volta perché morirei per poterla rivedere! Se servisse a qualcosa sarei felice di morire per restituirtela!” “Oscar!” la strinse per le spalle inchiodandola al muro, la sentiva tremare, il respiro accelerato e gli occhi pieni di paura “Perché fai così! Perché mi costringi a soffrire” “Non voglio farti del male” “Lo fai ogni volta che mi lasci solo, ogni volta che sorridi a quell'uomo e ...” “È mio fratello!” “Davvero? Perchè io vedo solo un uomo innamorato che si lega a te ogni giorno un po' di più e tu nemmeno te ne accorgi” “Smettila” la forza di quella presa attorno alle spalle non le dava nemmeno la possibilità di respirare “Lasciami andare, Andrè lasciami!” “Indossi gli stessi abiti che tuo padre pretendeva in passato, sei tornata quella giovane silenziosa e lontana che per anni mi ha torturato e sono arrabbiato Oscar, sono arrabbiato con me stesso per non essere riuscito a proteggervi, per non averti tenuta lontano da tutto questo! Ma ti prego, ti prego credimi, non ho mai pensato che la morte di Renée sia colpa tua” la strinse più forte tirandola in avanti ma le mani della giovane posate sul petto lo spinsero di nuovo indietro rispettando una stupida distanza che nessuno dei due voleva davvero “Lasciami andare” “Perché? Per permetterti di morire in quel silenzio maledetto che ti trascina via?” le mani scivolarono lungo la schiena inchiodandosi alla vita sottile.
Sollevò lo sguardo perdendosi per qualche secondo nel mare profondo dei suoi pensieri incapace di rispondere o di reagire “Non eri a cavallo questa mattina e non basta una sciocca bugia per tenermi lontano da te. Non stai bene Oscar e ti vedo … Lotti contro qualcosa che non riesco a vedere e questo mi fa impazzire!” “Ho solo bisogno di un attimo per respirare Andrè” “Se ti lascio sola con te stessa finirò per perderti e non posso farlo!” “Allora vattene. Se non riesci a restarmi accanto vattene!” per qualche secondo la forza di quelle parole lo colpì violentemente bloccando il respiro.
“Se non riesci ad accettare questo maledetto silenzio lasciami sola! “Non posso farlo!” urlò tremante rafforzando la presa “Sei quel sogno violento che ogni notte torna a torturarmi amore mio, sei l'aria che respiro, il battito del mio cuore. Vorrei scappare da te, vorrei scappare e lasciarti sola fino a quando non torna la stessa meravigliosa donna che ho sempre amato!” la vide sorridere mascherando una risposta gelida dietro a quell'unico raggio di sole “Non riesco a parlare con te, non vuoi nemmeno … È sbagliato, scappare via lasciandoti da sola è sbagliato, restarti accanto è sbagliato ...” quella risata nervosa la costrinse a sussultare, sconvolta dalla sincerità delle sue parole, sconvolta dal calore violento che per troppo tempo aveva tenuto lontano “Che altro posso fare! Se non parli con me amore mio non posso aiutarti. E vorrei farlo, vorrei aiutarti ma non me lo permetti” “Lasciami andare!” ogni difesa cadde di colpo abbattuta da quell'azzurro violento troppo vicino.
Le labbra si unirono alle sue togliendole il respiro, le mancava, le mancava da morire e quel contatto improvviso con il calore del suo corpo cancellò in un secondo la razionalità.
La strinse più forte a sé bloccandola contro il muro, sentì il corpo di Oscar spingere violentemente contro il proprio, il ventre unito al suo, il seno perfetto inchiodato al petto poi quel dolore violento sulle labbra e il respiro tremante della ragazza sul volto “Lasciami andare o ti giuro che ...” “Che cosa! Che al prossimo bacio morderai ancora?” intrecciò le dita ai capelli costringendola a sollevare il volto “Credi che mi spaventi? Il tuo silenzio Oscar, è quello che mi terrorizza” seguì con le labbra la dolcezza del suo collo incurante delle proteste o di quelle suppliche cariche di rabbia che avevano solo il compito di confonderlo perché in realtà, quel contatto violento era mancato da morire anche a tutti e due.
Staccò di colpo la giovane dal muro stringendola tra le braccia, un passo, un altro ancora fino al letto ma uno schiaffo violento si infranse d'improvviso sul volto “Ancora Oscar, fallo ancora perché se questo può aiutarti allora resterò qui a farmi prendere a schiaffi per tutta la vita” la mano della giovane si sollevò di nuovo colpendolo con violenza.
La lasciò cadere tra i cuscini strappandole di dosso la stoffa delicata, le mani intrecciate a pochi centimetri da quel volto d'angelo, strette con forza attorno ai polsi per evitarle di scappare ma non sarebbe scappata nemmeno costretta.
Era troppo bella per lui, per il mondo intero, troppo bella per gli uomini.
Sentì le gambe stringersi con forza attorno ai fianchi, il respiro accelerato e il tenero abbandono di quel collo meraviglioso dolcemente reclinato.
Un morso per cancellare di colpo la distanza tra loro, un morso per assaggiare di nuovo la dolcezza del suo corpo e uno schiaffo violento come punizione per averla lasciata troppo a lungo da sola.
Le mani scivolarono leggere lungo le braccia mentre le labbra avevano l'unico compito di costringerla a sospirare.
Baci leggeri che scendevano sul seno, sul ventre ormai nudo.
Sfiorò le cosce della giovane aggrappandosi alla perfezione maledetta creata dai muscoli e tirandola verso di sé, chiuse le labbra attorno al bordo dei pantaloni tirandone il tessuto.
Il bottone si slacciò dolcemente e un dolcissimo sorriso le sfiorò gli occhi.
Strinse più forte le mani attorno alle gambe costringendola a cercare le sue labbra ancora e ancora.
Una tortura lenta che lo divertiva da morire perché quei baci violenti cancellavano di colpo ogni secondo passato lontano da lei.
Temeva di perderla, di vederla trasformata di nuovo in qualcosa di lontano che ormai non le apparteneva più.
In quelle carezze così profonde, in quei baci che massacravano la razionalità era racchiuso tutta la paura di quelle ultime settimane.
Sentiva la sua rabbia, la sentiva nei tremiti violenti del corpo, nella fatica tremenda che faceva per trattenere le lacrime nascondendole dietro ai sospiri.
Sfiorò di nuovo quel ventre perfetto seguendone ogni dannata linea come se d'improvviso avesse imparato ad amare di nuovo.
Ne seguiva il profilo con la bocca fino alla dolcezza del seno e a quelle labbra di miele che amava da impazzire.
La schiena si inarcò leggera e il ventre si fuse al suo togliendogli il respiro.
Pregava in tutti i modi possibili di poterle resistere ancora qualche minuto ma non riusciva nemmeno a respirare, perché chissà come, lei riusciva sempre a distruggere le deboli difese della ragione.
La strinse più forte sollevandola, un sorriso violento colorò quegli occhi di cielo mentre aggrappata a lui stringeva con forza le gambe attorno ai suoi fianchi.
Tirò violentemente indietro quella maledetta camicia ormai mezza strappata bloccandola per qualche secondo.
Era un angelo o un demone a giocare con lui? Era di un angelo il seno nudo che gli sfiorava il petto? Apparteneva ad un demone quel sorriso carico di sfida mentre si muoveva leggera nel suo abbraccio costringendolo ad impazzire? Si strinse più forte a quel corpo di cristallo assaggiandolo, mordendone la dolcezza.
Quei baci massacranti la costringevano a respirare di nuovo, i capelli scivolarono leggeri intrecciandosi alle dita, concedendogli la dolcezza della sua pelle e il bisogno violento di averla.
Un altro bacio, profondo, violento, un bacio che chiedeva sempre di più mentre gli strappava di dosso ogni dannato pezzo di stoffa, le mani di quell'angelo scesero bloccando il respiro da qualche parte oltre la ragione, la strinse più forte sollevandola appena e un dolcissimo tremito unì i loro corpi.
Gli era mancata, Dio come gli era mancata, le sue labbra, i suoi baci, il suo respiro sul collo.
Quel demone biondo dagli occhi d'angelo trascinava via ogni briciolo di vita da lui legandolo a quei sospiri, a quei baci di fuoco che imprimevano al cuore battiti nuovi.
Chiuse gli occhi perdendosi nel suo respiro, nel tocco leggero di quelle labbra schiuse sulle sue.
Sentiva le mani della ragazza sulla schiena, le dita piantate nella carne così forte da provare brividi gelidi di piacere.
Le mani salirono seguendo la linea delicata della schiena, la seta pura che copriva ogni dannato centimetro del suo corpo scorreva veloce sotto al suo tocco, le dita si intrecciarono ai capelli costringendola a tremare mentre la rovesciava sul letto spingendosi in lei così forte da toglierle il respiro.
Voleva punirla? Era per quello che la costringeva a sospirare? Per averlo lasciato troppo a lungo da solo, per aver pensato di essere la causa di quel dolore violento che sconvolgeva la vita di entrambi, per averlo sostituito e distrutto.
Era davvero una punizione? Eppure, in quegli occhi tanto belli non c'era nessuna paura.
Niente odio, solo quel debole sorriso carico di sfida che riusciva sempre a spazzare via ogni certezza.
Quel corpo perfetto si inarcò di più spingendo il seno contro le sue labbra, costringendolo ancora una volta ad uno sforzo troppo grande per un comune mortale.
Non le avrebbe permesso di allontanarsi da lui, non le avrebbe permesso di scappare né di chiudere gli occhi perché aveva bisogno di quel cielo, di vederla perdere il controllo, di quelle labbra tanto dolci che non avrebbe mai voluto lasciare.
Intrecciò con forza la mano attorno a quei fili d'oro puro inchiodando la fronte alla sua, gli sguardi si fusero assieme mentre quel tremito leggero saliva dal ventre accelerando il respiro.
L'avrebbe avuta ancora e ancora perché quel tremito era aria pura, perché nei suoi occhi trovava la forza di respirare di nuovo e quelle labbra schiuse a pochi centimetri dalle sue erano uno dei pochi motivi che lo costringevano a vivere.


 
  
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