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Autore: Druggy    18/03/2009    1 recensioni

C’è chi crede nei colpi di fulmine. E chi è costretto a crederci.
“ Se non fosse stato per quel sole così abbagliante, la giornata sarebbe stata nera. Perfettamente nera. Come lui e come il cuore di Violet in quel preciso istante. E lei non sarebbe potuta essere più felice. ”

Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 I

Seven o’clock.

 

 

You got it, you got it
some kind of magic.
Hypnotic, hypnotic,

you leaving me breathless…

( I caught myself – Paramore )

 

 
La neve non accennava a smettere di cadere giù. Gelida e candida, toccava qualsiasi cosa e qualsiasi persona, Violet compresa.
Era consapevole del fatto che camminare sotto una nevicata non era un’azione del tutto salutare, anzi…Ma del resto non aveva molte alternative:l’ultimo autobus per la zona est della città - dove si trovava il suo appartamento - le era passato davanti proprio nell’istante in cui era giunta alla fermata, e le sue finanze non le permettevano l’uso di un taxi.
Mentre proseguiva per la strada deserta – fatta eccezione delle macchine che stavano ferme a causa del traffico -, maledì mentalmente la sua presunta migliore amica Roxy, che le aveva mandato un messaggio un’ora prima dicendo “ Vieni immediatamente a casa, è URGENTE! Non puoi non venire. Ti voglio qui entro le 6 e mezzo. E niente storie per favore. A dopo ”. considerato che il messaggio le era arrivato solo alle sei e ora erano quasi le sette, si rese conto di essere in leggero ritardo. Giustificato, ma pur sempre in ritardo. E lei detestava essere in ritardo. E detestava anche la neve, con tutto quel bianco.
Finalmente, tra la nebbia leggera che era scesa in città, intravide il palazzo dove stava l’appartamento delle sue amiche. Il suo umore tornò per un attimo sereno, rincuorata dal fatto che almeno era arrivata a casa e che, per fortuna, quella pessima giornata stava per concludersi.
Ovviamente, in cuor suo, sapeva benissimo che la parte migliore – o peggiore – della giornata doveva ancora arrivare. Sentiva dentro di sé che la sua dose quotidiana di sfortuna non si era ancora esaurita, ma stava, invece, per esplodere con un gran finale, come uno spettacolo pirotecnico. Giusto per chiudere in bellezza.
Tirò fuori dalla tasca le chiavi del palazzo e aprì in fretta e furia il portoncino in legno ridipinto di nero, richiudendolo poi alle sue spalle. Lasciò andare un sospiro di sollievo, visto che ora era al riparo dalla neve.
Si voltò di scatto verso le scale, ma qualcosa – o meglio qualcuno – le impedì di proseguire.
<< Ehy! >> esclamò dopo aver sbattuto contro il braccio di qualcuno.
<< Ooops, ehm, scusa Violet…Eheheh!Non ti ho visto…Tutto okay? >>
Riconobbe al volo quella voce. E soprattutto quella risatina che, in quel momento, le risultava piuttosto irritante. Già lo immaginava, tutto sorridente, con i suoi lunghi capelli lisci che svolazzavano da tutte le parti e la solita chitarra in spalla all’interno della custodia rigorosamente nera.
<< Jack. >> disse senza nemmeno sollevare lo sguardo << Dovevo immaginare che fossi tu. Nessun altro in questo palazzo potrebbe girare agitando le braccia di qua e di là come se nulla fosse. >>
<< Eheheh! Già…>>
Solo in quel momento notò dietro le spalle del coinquilino la figura seminascosta di qualcun altro. Allungò il collo e vide finalmente i modo chiaro un ragazzo.
E proprio mentre si apprestava a guardarlo in faccia nel tentativo di riconoscerlo, incrociò il suo sguardo…e il suo cuore si dimenticò, per un solo istante, che doveva battere.
E i suoi occhi, terribilmente ipnotizzati da quelli chiari del ragazzo, sembravano non volerne sapere di cambiare l’oggetto dell’accurata osservazione, mentre la schiena veniva percorsa da un brivido inspiegabilmente piacevole.
Il suo cervello, momentaneamente in pausa, si riprese di colpo, ricordandole che non si fissano le persone, soprattutto se loro vedono che le stai fissando, e cominciò ad elaborare come al solito strani pensieri in merito alle farfalle che volavano allegramente all’altezza del suo stomaco.

Devo piantarla di pensare cretinate, disse a se stessa, i colpi di fulmine non esistono. Anche se si tratta di un bel ragazzo che sembra avere un ché di magico.
<< Ehm, dove vai…cioè, andate >> disse accennando all’amico rimasto dietro << a quest’ora? >>
<< Oh, si va a suonare! Era ora finalmente…Vuoi venire a vederci? >>
<< No, non credo…Roxy mi terrà in casa oggi. Sono sua prigioniera. >>
<< Eheheh! Addirittura?! Vabbè…Sarà per la prossima volta allora.>>
<< Si, sarà per la prossima. >>
Ci fu una pausa di silenzio, poi Jack riprese a parlare. Troppo egocentrico per stare zitto?!

<< Ooops, che stronzo…Non ti ho presentato lui. Trey, muoviti e vieni qui. >>
Dall’angolo più buio dell’ingresso una figura altrettanto scura si mosse nella sua direzione. A dire il vero la figura non era poi così scura, visto il colore castano chiaro dei capelli e la pelle chiara del volto, ma i jeans neri e il giubbotto in pelle torchiato anche quello nero offuscavano anche quel poco di luce che restava.
Con passo lento e tranquillo, si diresse fino agli altri due.
<< Trey, lei è Violetta. >> disse quasi ridendo.
Violet sbuffò mentre allungava una mano verso quella del ragazzo davanti a lei. << Grazie Jack. Comunque, >> disse poi rivolgendosi all’altro << non sono Violetta. Sono Violet. >>
<< Violet suona meglio. Trey. >> fece accennando un sorriso, mentre stringeva saldamente la mano della ragazza.
<< Eheheh, ora sei viola sul serio cara…Comunque è ora di andare. Ci si vede Violetta. >> aggiunse alla fine lui andando verso la porta. Trey lo seguì a ruota.
<< Certo Jack. Come no. >> . Poi incrociò per la seconda volta lo sguardo di Trey. << Ciao.>> disse quasi sottovoce, mentre le guance si tingevano di rosso.
<< Cia…>> sentì lei a malapena. Poi il portone si richiuse impedendole di continuare a guardarlo.

 
 
<< Era ora caspita! Dove diavolo eri finita? >> chiese Roxy appena la vide nell’appartamento.
<< Grazie per il “bentornata” Roxy. No no, figurati! Ho perso l’ultimo autobus e sono dovuta arrivare fin qui sotto una bella nevicata anticipata, ma ne è valsa assolutamente la pena.>>
<< Sei venuta qui a piedi con la neve?! Ah, bèh, ora capisco…>>
Violet si buttò sul divano del soggiorno, mentre l’amica le ronzava attorno agitando i suoi lucenti capelli color bronzo e fissandola con gli occhietti straordinariamente azzurri.
<< Esco con Alex!>> disse tutta entusiasta.
Violet si voltò lentamente, infuriata come non mai e incredibilmente stupita. << Tutto qui? Mi fai dannare solo per dirmi solo questo? Oltretutto io odio Alex! >>
<< Tu odi tutti, veramente…>> fece l’altra senza perdere il suo entusiasmo.
Rivoltata da tutta quell’allegria, decise di lasciar perdere la sua migliore amica, che era ormai persa in un mondo tutto suo.
<< Sono contenta, ma ora vado a farmi una bella doccia. Ah, prima ho incontrato Jack con un amico…un certo Trey. Mai sentito? >>
<< Trey?! Mmh, no…Com’è? >>
Insoddisfatta dalla risposta proseguì verso il bagno. << Vediamo…Ha due occhi, un naso…ah, si, anche la bocca e un paio di gambe. Forse pure le braccia, ma non ho prestato attenzione. >>
<< Simpatica! >>
Ma lei era già andata. E in mente aveva solo il nero. Uno splendido nero lucente.

  
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