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Autore: Manu75    31/01/2016    1 recensioni
"…e tu, femmina dai capelli chiari e dagli occhi freddi e algidi, nel tuo orgoglio soccomberai…prigioniera in una cella di ghiaccio, né calore, né gioia, né amore…tutti voi sarete condannati…io vi maledico! Black, da questa sera, vorrà dire disgrazia e sofferenza e prigionia…e morte! Così è stato detto, che così accada!"
Quando il dovere e l'orgoglio ti spingono contro il tuo cuore, quando una maledizione incombe con tutto il suo potere, quando i sentimenti infuriano nel petto senza poterli placare, il destino sembra solo una gelida trappola. Narcissa Black lo sa bene.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Evan Rosier, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Severus Piton, Sorelle Black | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix, Severus/Narcissa, Ted/Andromeda
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Più contesti
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Come sempre grazie a chi legge la mia fan fiction.
Con questo capitolo si conclude la prima parte della storia, alcuni personaggi hanno fatto le loro scelte, di vita o di morte. Per gli altri, la base del loro destino sta per essere posata con maggiore decisione. Buona lettura!


 

UN GELIDO DESTINO

 

Diciannovesimo capitolo

 

(Ritorsione – ultima parte)

 

I Lestrange erano una famiglia di purosangue, nobile e antica, non così antica, tuttavia, da essere considerati dei purosangue di categoria superiore come i Black o i Malfoy.
Rodolphus Lestrange Senior aveva perseguito tutta la vita l’obbiettivo di innalzare definitivamente di livello la propria famiglia ed il proprio nome per poter, finalmente, guardare negli occhi persone come Cygnus Black o Abraxas Malfoy come un loro pari, nel modo in cui né suo padre né suo nonno avevano potuto fare.
Quando era nato il suo primogenito, nonché unigenito, Rodolphus, il Signor Lestrange aveva da subito puntato su di lui, nella speranza che quel figlio tanto atteso e desiderato portasse lustro alla propria famiglia.
Ma fin dalla prima infanzia, passando poi per l’adolescenza fino ad arrivare alla maggiore età, suo figlio aveva deluso ogni sua aspettativa, dimostrandosi un debole ed un inetto che non riusciva bene in alcunché.
Amareggiato da quel figlio così incapace e consapevole che da lui, mai e poi mai, sarebbe giunto quel prestigio a cui tanto anelava, Rodolphus Lestrange Senior aveva puntato sull’unica prospettiva possibile: un matrimonio importante.
Heinrich Alderman era stato un suo amico di infanzia.
Quando Heinrich aveva avuto una figlia, i due avevano deciso di sigillare quell’amicizia con una promessa di matrimonio pur avendo Rodolphus ben undici anni in più della piccola Rubinia.
I due uomini erano stati felici alla prospettiva di quella unione e, per anni, tutto era andato bene.
I Lestrange aveva cercato di nascondere accuratamente certi piccoli difetti del loro figliolo ed avevano guardato con fiducia a quel fidanzamento, in quanto gli Alderman erano una famiglia di origine impeccabile.
Tuttavia, il Signor Lestrange, in cuor suo, non aveva mai rinunciato al sogno di essere trattato come un eguale da Cygnus e da Abraxas, i due capostipiti delle famiglie più in vista e rispettate dell’ambiente dei maghi.
Essi possedevano ciò che nessuna somma di denaro al mondo poteva comperare: un sangue purissimo e incontaminato, una dinastia potente, il rispetto dovuto solo ai loro nomi.
Così quando, solo poche settimane addietro, si era presentata un’occasione più unica che rara, Rodolphus Senior non aveva potuto che coglierla, spazzando via in un attimo ogni incertezza derivante da sentimenti quali l’amicizia e l’onore della parola data.
Aveva rotto senza indugi il fidanzamento tra Rodolphus e Rubinia.
 

La vita di Heinrich Alderman si era capovolta e trasformata nel giro di pochi giorni, anzi di poche ore.
Perso nel dolore della perdita dell’amore, che in realtà mai aveva posseduto, di Bellatrix Black e ignaro di tutto ciò che stava accadendo a sua figlia e dei tormenti di sua moglie, aveva cercato sollievo nella prospettiva di divenire ancora più ricco e potente, nella folle speranza che, così facendo, Bellatrix sarebbe tornata da lui.
Il prezzo da pagare era stato altissimo.
Aveva perduto tutto.
Ora, miserabile e annientato nell’anima, sedeva nello studio del suo amico Lestrange, cercando di darsi un contegno e di non apparire per quello che era: un uomo distrutto.
- Io non capisco…- stava dicendo, controllando a stento il tremito nella sua voce -…Come puoi rompere il fidanzamento ora? Sai quello che sto passando, quello che ti chiedo è solo un po’ di tempo e ospitalità per mia figlia…- la voce si incrinò leggermente.
A dispetto dei suoi buoni proponimenti stava pregando ed implorando, senza un briciolo di dignità.
L’amico di un tempo lo fissò per qualche istante, a disagio.
- Mi spiace…ma tu capirai, la tua condizione è disperata!- gli disse, brusco – Non è una di quelle situazioni dalle quali si esce in pochi mesi. Sai meglio di me che dovrai vendere tutto e che non ti resterà nulla. – il tono era più duro di quello che avrebbe voluto, ma doveva essere fermo e Rodolphus lo sapeva bene – Io non posso permettere alla mia famiglia di legarsi ad un nome infangato e caduto in disgrazia, mi spiace. Tu faresti lo stesso.-
I due si fissarono per qualche istante. Anni di amicizia bruciati in un istante.
Heinrich si alzò lentamente e uscì senza dire una parola.
Rodolphus si passò una mano sul viso ma non si pentì di nulla: la gloria era finalmente alla sua portata, l’infelicità altrui non era un suo problema.
Si appoggiò allo schienale della sua seggiola e chiuse gli occhi, sospirando lentamente.


L’estate era stata un alternarsi di grigiore e caldo torrido, specialmente a Londra.
Come Narcissa aveva immaginato, la permanenza nella casa di città si era rivelata una sofferenza.
Come rimpiangeva Weirwater e l’aria fresca della Scozia!
L’aria in casa Black era lugubre e satura di nervosismo. Cygnus era freddo e distaccato e Druella non concedeva la propria compagnia nemmeno a Bellatrix.
Gli unici sprazzi di serenità erano dati dalle visite a Grimmauld Place, nella casa di Regulus e Sirius.
Per quanto quella casa fosse persino più tetra della propria, Cissy vi trovava conforto nella compagnia del suo cuginetto del cuore, dal quale traeva beneficio e al quale portava a propria volta il conforto di una compagnia dolce e solerte alla quale il piccolo Regulus non era abituato.
Dopo quasi un anno di distacco i due cugini amavano trascorrere quelle ore insieme, possibilmente senza la presenza molesta di Bellatrix che ,generalmente, cercava di rendere ogni cosa sgradevole e di Sirius, che era meno fastidioso del solito ma nel quale la prospettiva di Hogwarts sembrava aver sortito l’effetto di un virus.
Il ragazzo, in quei giorni, era a dir poco febbrile.
Hogwarts per lui significava libertà. Libertà dalla propria famiglia e dalle sue regole assurde, dai quei precetti per lui così intollerabili.
Non c’era nulla, nulla per il moro ragazzino ribelle che contasse di più.
La libertà.
E non c’era nulla, nulla al mondo, che contasse di più della sua bionda e amata cugina per Regulus.
Solo Narcissa.

 

Una mattina di fine agosto, Bellatrix venne convocata dal padre.
La ragazza credeva di conoscere il motivo di quella convocazione: i G.U.F.O.
I risultati erano giunti il giorno prima e si erano rivelati a dir poco disastrosi.
Solo in Incantesimi , Pozioni e Aritmanzia aveva ottenuto dei risultati accettabili. Il resto era stato un fallimento totale.
Giunta davanti alla porta dello studio di suo padre, bussò piano e poi entrò, non appena ebbe ricevuto il permesso.
Cygnus era invecchiato di colpo in quegli ultimi mesi.
Il volto era tirato, i capelli ancora più grigi, gli occhi duri e infossati, la bocca ormai perennemente stretta in una linea sottile.
Andandosene, Andromeda sembrava essersi portata via ogni briciola di luce e sentimento presente in suo padre; Cygnus aveva perduto ogni interesse verso le altre due figlie, almeno da un certo punto di vista prettamente affettivo.
Ai suoi occhi esse ormai non erano altro che degli investimenti, non vi vedeva null’altro.
- Siediti. – ordinò freddamente alla sua secondogenita – E' giunto il momento di parlare del tuo futuro.
Bellatrix ostentò indifferenza, nascondendo le sensazione di disagio che solo suo padre sapeva trasmetterle.
- Mi sembra evidente che Hogwarts non significa nulla per te, visti gli scarsissimi risultati che hai sempre ottenuto. – le disse, diretto e impassibile, Cygnus – Tuttavia finirai la tua misera carriera scolastica, dal momento che nessun Black ha mai interrotto gli studi e lo farai – specificò – Cercando di ottenere qualche risultato accettabile almeno ai tuoi M.A.G.O. Ciò servirà solo a non gettare ulteriore fango sulla nostra famiglia – Cygnus era brutale, senza alcuna inflessione nella voce e senza pietà nello sguardo che scrutava indifferente il bel volto di Bella – In quanto donna, il tuo destino è quello di fare un matrimonio prestigioso, che ti porterà a conservare puro il nostro sangue e a trasmettere questa purezza ai miei futuri nipoti, i quali, se maschi, erediteranno un giorno i nostri beni, non avendo io stesso figli maschi. -
- E se avessi delle femmine?- chiese Bella, nascondendo ancora il proprio turbamento dietro ad un tono sfacciato ed impudente.
- C’è sempre Narcissa e, nel caso in cui nemmeno lei metta al mondo un maschio, Weirwater e tutto ciò che non è per le vostre doti passerà a Sirius –
Bellatrix faticò a mantenere la calma.
- Ad ogni modo spero che questo non sia necessario. – proseguì Cygnus – Ti ho chiamata qui perché voglio che tu sappia che ho appena stipulato un contratto di fidanzamento con Rodolphus Lestrange Senior- un sorriso sinistro si accese sul volto dell'uomo - Un fidanzamento tra te e suo figlio, Rodolphus Junior-
E questa volta per la ragazza fu impossibile nascondere la tempesta emotiva che si scatenò dentro di lei.
Si alzò di scatto con gli occhi lampeggianti e il volto contratto dall’ira.
- Padre!- esclamò, stringendo convulsamente i pugni – Con quell’essere disgustoso?Io?!- il tono era sinceramente incredulo – Inoltre egli è già fidanzato!-
-Non più – sussurrò Cygnus, con un lampo di soddisfazione negli occhi metallici – Gli Alderman non hanno più nulla, né denaro, né onore, né prestigio, nulla! Il suicidio di Aloise Alderman ha gettato un’ombra ancora maggiore su quella famiglia. Rubinia non troverà mai un mago come si deve disposto a sposarla.-
Bellatrix, per una volta, era senza parole. Suo padre parlava seriamente.
Lei e Rodolphus Lestrange!
Ricordò il giovane ubriaco e viscido che l’aveva importunata la sera della Vigilia di Natale e non poté reprimere un brivido di disgusto.
- Non posso, non potete….- mormorò, annichilita.
- Ho un accordo con Rodolphus fin da febbraio…- disse Cygnus, con la mascella contratta – Eravamo d’accordo su un fidanzamento tra suo figlio, non appena quello con Rubinia fosse stato ufficialmente sciolto, e la mia primogenita…e tu sei la mia primogenita. – sembrava che ogni parola gli costasse fatica, adesso.
- E- era destinato ad Andromeda…?- sussurrò Bellatrix, svuotata da ogni energia – Il fidanzamento, era per lei…?-
- Non nominare quel nome in mia presenza!- ora Cygnus faceva paura, con gli occhi socchiusi e la fronte aggrottata - Ella è morta, morta!- e quella parola era intrisa di autentico dolore - Non è mai esistita. Tu sei la mia primogenita e, come tale, sposerai Rodolphus Lestrange o – fissò gli occhi duri e spietati in quelli, neri come la brace, di Bellatrix – Oppure puoi uscire da quella porta e non tornare mai più. Non avrai nulla da me, né ora né mai! Se vuoi vivere la tua vita in modo diverso, vai. E non tornare mai più!- si alzò anch’esso in piedi e puntò il dito contro la porta, per dare maggiore forza alle proprie parole.
Bellatrix ora era smarrita.
Andarsene? E dove? Dove avrebbe mai potuto vivere, se non in mezzo ai suoi simili? Rinunciare a tutto quello che le spettava? Un sentimento inatteso si fece strada in lei.
La paura.
Paura dell’ignoto, della povertà, della vera solitudine.
Quella paura la vinse.
Chinò il capo in segno di resa e Cygnus si ritenne soddisfatto e tornò a sedersi, considerando chiusa la conversazione.
Bellatrix esitò qualche istante e poi uscì mestamente dalla stanza.

 

Il vento era freddo e le sferzava il viso, colpendola dolorosamente con le gocce gelide di pioggia.
Cissy poteva sentire i propri capelli pesarle sulla nuca, le ciocche incollate al collo e sul volto.
Doveva fare qualcosa ma non sapeva cosa, poi la scena divenne più chiara.
La Luna era coperta dalle nubi, che correvano veloci nel cielo scuro.
Qualcuno stava di fronte a lei e le parlava, le parlava incessantemente.
Se solo avesse potuto vedere il suo volto o comprendere ciò che le diceva!Ma no, non riusciva a cogliere quelle parole che venivano ingoiate dall’ululato del vento.
Chiunque fosse quella persona, pareva disperata e sembrava chiederle aiuto.
Improvvisamente un lampo squarciò il cielo e per un attimo poté vedere quel volto.
Era un volto maschile pallido e sofferente, con i bruni capelli appiccicati alla fronte e sulle guance, che parevano alghe marcescenti.
Gli occhi non c’erano più. Le orbite erano vuote e versavano lacrime di sangue.

L’uomo sollevò il braccio sinistro e le mostrò qualcosa inciso su di esso, continuando a parlarle senza posa.
Poi, all'improvviso, il giovane bruno conficcò le unghie nella propria carne e strappò letteralmente la pelle del proprio braccio, togliendo quel lembo marchiato a fuoco.
Un urlò spezzò il sogno e Narcissa si svegliò di soprassalto, madida di sudore, con le guance davvero bagnate. Ma di lacrime.
Singhiozzò silenziosamente, mordendosi la mano per non farsi sentire.
Tanto non c’era nessuno che potesse consolarla.

 

Quegli incubi ricorrenti la tormentavano da settimane ormai e il volto di Narcissa portava le tracce della mancanza di sonno e del tormento interiore che le provocavano quei sogni angosciosi.
Chi era quel giovane? Cosa voleva da lei?
L’ultimo giorno di agosto, Cissy ottenne il permesso di andare a Diagon Alley, per poter acquistare tutto ciò di qui aveva bisogno per il suo secondo anno ad Hogwarts.
Con sua somma gioia Bellatrix, che era divenuta cupa ed inquietante come non mai, decise di non venire mentre Cygnus le dette il permesso di recarsi a fare acquisti con i suoi cugini.
Sirius doveva comperare la sua nuova divisa e la bacchetta e Regulus li avrebbe accompagnati.
Narcissa era pallida e con delle ombre scure sotto gli occhi che esaltavano la sua aria delicata, piuttosto che svilirne la bellezza.
Sirius era, come sempre, iperattivo e fece diventare matto Kreacher l’Elfo domestico che, come di consueto, aveva il compito di seguire i suoi padroncini come un’ombra.
Narcissa lo ignorò, così come ignorò ogni provocazione, specie riguardo Lucius, che il cugino maggiore le indirizzava.
Si concentrò su Regulus che, come sempre, riusciva a tirare fuori da lei tutta la dolcezza e la tenerezza che di solito serbava gelosamente dentro di sé.
Se lo tenne accanto, tenendolo per mano costantemente, traendo conforto da quel contatto e ascoltando con piacere le sue domande e i suoi commenti.
In mezzo alla confusione di Diagon Alley, in compagnia del suo amato cugino, Cissy si dimenticò per qualche istante degli incubi che tormentavano le sue notti, degli eventi sconvolgenti degli ultimi mesi, e si godette la giornata.


- Rubinia..?Che stai guardando? -
Heinrich Alderman si voltò, fermandosi per aspettare sua figlia, che pareva ipnotizzata da qualcosa poco distante.
- Ruby!- la chiamò nuovamente suo padre – Dobbiamo andare! Sai che il Signor Sinister ci aspetta!-
- Arrivo papà…- mormorò Rubinia, che in poche settimane aveva ripreso l’aspetto di un tempo.
O quasi.
Gli occhi erano diversi.
Non più sognanti e sfuggenti, ma freddi e fermi. Quegli occhi pallidi ora fissavano affascinati qualcosa, o meglio, qualcuno.
Poco distante una ragazzina bionda, che camminava leggiadra come una ballerina, stringeva con tenerezza una piccola mano paffuta nella propria.
La ragazzina si fermò un istante e mostrò qualcosa al bambino moro che le passeggiava accanto. Il bambino disse qualcosa e la ragazzina scoppiò a ridere e accarezzò con dolcezza i bei capelli scuri del bambino, scompigliandoglieli.
Gli occhi chiari di lui, identici a quelli di lei, la fissarono colmi di un amore sconfinato.
- Rubinia!Ho detto andiamo!-
La voce di suo padre la richiamò alla realtà.
- Si può sapere cosa stavi fissando?- le domandò, quando sua figlia lo ebbe raggiunto prendendolo per mano.
-…Qualcosa di interessante…- rispose lei, sibillina.
Si allontanarono sparendo verso Notturn Alley, e Rubinia rivisse dentro di sé la scena a cui aveva appena assistito.
La rivisse centinaia di volte, fino a marchiarla a fuoco nella sua mente.
Non si voltò più a guardare Narcissa Black. Non ne aveva bisogno.Tanto sapeva che, prima o poi, l’avrebbe rivista.
Si, l’avrebbe incontrata di nuovo.
Prima o poi.

 

Il giorno seguente, Narcissa chiuse il proprio baule con un sonoro schiocco.
Ecco, un nuovo anno ad Hogwarts.
Rammentò l’eccitazione con cui aveva vissuto quello stesso giorno, un anno prima. Ora molte cose erano cambiate. Intorno a lei, dentro di lei.
Salutò mentalmente quella che era stata la sua stanza in quei due mesi e poi la lasciò, senza alcun rimpianto.
Salutò i suoi genitori, che parevano più distanti che mai, seguì Dorothy, sospirò e prese posto nella carrozza di famiglia che l’avrebbe condotta insieme a Bellatrix a King’s Cross.
Poi sarebbero andate al binario nove e trequarti e da li, ancora, all’Espresso di Hogwarts.
Un altro anno.


FINE DICIANNOVESIMO CAPITOLO.

FINE PRIMA PARTE de “UN GELIDO DESTINO”

  
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