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Autore: regarde_le_ciel    31/01/2016    3 recensioni
Ciao, questa è la mia prima fanfiction.
Sono passati due anni dalla sconfitta di Gea, e i nostri eroi devono tornare all'azione più uniti che mai. L'unica pecca? C'è una profonda rottura tra i sette della profezia: Percy e d Annabeth devono andare insieme all'Università di Nuova Roma ma la ragazza rompe i contatti improvvisamente per poi sparire nel nulla e nessuno ha più sue notizie, Jason e Piper rompono e ormai non parlano più tra loro ma nonostante ciò ricordano tutti con nostalgia i "vecchi tempi", quando erano il sette della Profezia.
Mi raccomando recensite ;)
Buona lettura
-Alexandra
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calipso, Frank/Hazel, I sette della Profezia, Jason/Piper, Leo/Calipso, Percy/Annabeth
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 6

-PIPER-

Ero leggermente agitata, era la prima volta che dovevo partecipare ad una missione da sola: ero sempre stata accompagnata da almeno un'altra persona.

Hazel e Frank erano appena partiti verso le Hawaii alla ricerca di Leo mentre io dovevo andare dalle Amazzoni e cercare informazioni su Annabeth, sarei dovuta partire l'indomani all'alba.

In quel momento ero nella casa dei figli di Afrodite e stavo preparando i vari oggetti che pensavo mi sarebbero serviti il giorno seguente quando, qualcuno bussò alla porta: tre picchiettii leggeri, quasi timidi echeggiarono nella stanza.

-Piper, sei qui?- era un bisbiglio appena udibile di una voce maschile che o conoscevo fin troppo bene.

-Piper- la voce era più forte e decisa ma essa aveva una leggera nota di vergogna e imbarazzo.

-Piper, dobbiamo parlare, per piacere...sei qui Pips?- mi nascosi nel bagno che c'era alla mia destra e stetti zitta, mi sentivo uno schifo, lui voleva parlare e riallacciare i contatti con me mentre io mi nascondevo da lui a causa dei sensi di colpa che provavo: quando lo vidi “al giro” a incassare colpi su colpi e poi svenire pensai al peggio mentre dai miei occhi scendevano lacrime salate, era colpa mia se si era ridotto in quello stato, avrei potuto aiutarlo a superare tutto ciò ma l'unica cosa che riuscii a fare fu scappare. Rievocare quel ricordo e quelle sensazioni così dolorose faceva male, ogni volta che lo vedevo mi sentivo un nodo alla gola e tutte le “ferite” che avevo accumulato nel tempo al posto di rinsanirsi crescevano a dismisura.

Quando sentii il rumore dei suoi passi allontanarsi uscii dal bagno e continuai a sistemare le mie cose e notai qualcosa che non quadrava in quel posto: sul pavimento immacolato, alla sinistra del mio letto ci stava un grosso libro rilegato in pelle rossa ed una lettera ove saltò subito al mio occhio la calligrafia striminzita di Jason.

Essa diceva: “Cara Pips,

prima di prendere e strappare in piccolissimi pezzettini questo

insignificante pezzo di carta, volevo chiederti un ultimo favore,

ovvero quello di leggere tutto fino in fondo e dopo se vorrai,

potrai mandarmi al Tartaro anche perché hai tutte le ragioni

per farlo.

Volevo iniziare col chiederti scusa per tutto ciò che ho fatto, per

il modo in cui mi sono comportato e nelle condizioni in cui quella

sera tu e Jackson mi avete trovato, provo vergogna ogni volta

che posi i tuoi bellissimi occhi su di me e poi li sposti quasi come

se ti bruciassero, mi sento troppo sporco e so che non riuscirò mai

raggiungerti: questa lettera non è una lettera piena di scuse dette

tanto per dar aria alla bocca (in questo caso alla mano:) ) e neanche

per giustificare il mo comportamento da emerito stronzo. Voglio

semplicemente farti capire ciò che provo e sento quando ti vedo e

quando sento il suono della tua voce: voglio farti capire che

i miei sentimenti per te non sono cambiati anzi, sono più forti.

Non voglio che tu senta la pressione a dosso e non voglio neanche

che tu finga d'amarmi per rendere contento me, ti chiedo soltanto

di non evitarmi perché saremmo compagni di squadra per un bel

po' di tempo.

Con affetto,

Jason.

 

P.S.: Il librone rosso è un album fotografico che ho trovato nel bunker

di Leo, spero ti possa piacere, a me ha fatto tornare il sorriso sulle

labbra.

Le mie mani tremavano come se fossero delle foglie autunnali mosse da un vento gelido e gli occhi scintillavano, ero sul punto di piangere. Presi l'album consapevole del fatto che aveva fatto sorride Jason e accarezzai amorevolmente la copertina rosso mattone in cui era rilegato. Girai la copertina, essa era seguita da una pagina bianca in cui al centro c'era una scritta dall'aria solenne la lessi e sorrisi: LA MIA FAMIGLIA, sapevo che il mio caro amico Leo aveva avuto una vita difficile, come quella di tutti gli semidei.

Sfogliai e vidi tutta la prima pagina dedicata a un bambino dalla pelle candida, un paio d'occhi verdi come il mare ed una simpatica acconciatura afro che anni dopo si sarebbe trasformata in una massa di capelli disordinati a tal punto da farlo soprannominare Testa d'Alghe, poi lo vidi impugnare la sua vortice e varie foto di compleanni, eventi speciali della sua vita ma anche di attimi quotidiani probabilmente scattate dai familiari o dai ragazzi del campo.

Dopo circa cinque pagine dedicate al figlio di Poseidone fu il turno di una bambina dall'aria seria e concentrata che giocava con degli aeroplanini militari. Era bionda, due occhi grigi tempesta osservavano attentamente i suoi carri-armati giocattoli con aria determinata, ma nonostante ciò la foto infondeva tenerezza a causa del caschetto mimetico che le ricadeva sul volto, a seguire c'era una foto insieme a Thalia ove si esercitavano con l'arco e un'altra che la rappresentava vicino a Percy: gli occhi brillavano a tutti e due: lei stringeva tra le braccia un mastodontico libro di architettura mentre lui l'abbracciava da dietro.

Poi fu il mio turno, e dopo di me venne quello di Jason: in quella foto non aveva ancora il labbro tagliato, era seduto a gambe incrociate davanti a lui vi era sistemato un tegamino a testa in giù mentre lui teneva in mano due cucchiai di legno.

Poi una foto in cui c'eravamo tutti e due, ci stavamo baciando sulla riva del Campo Mezzosangue e non c'era nessuno. Lì non ressi, e piansi, piansi come non avevo mai pianto in questi diciannove anni, mi addormentai abbracciando quell'album e tenendo in mano la lettera del figlio di Giove.

La mattina mi svegliai prestissimo e trovai con mia grande sorpresa un altro pezzo di carta sul comodino, ma non era da parte di Jason, era da Percy.

-Cambio di programma Pips, dormi tranquilla alle Amazzoni ci penso io.- la missione era saltata! Quel Testa d'Alghe si sarebbe sicuramente cacciato nei guai, quelle ragazze non erano molto comprensive avevo un bruttissimo sentimento ma, nonostante ciò riuscivo a capire cosa aveva spinto Percy a fare una cavolata del genere: voleva ritrovare Annabeth e assicurarsi che lei stesse bene e forse aveva anche parlato con Jason e del fatto che quella missione sarebbe stata troppo rischiosa per me.

M i riaddormentai per circa un'altra oretta, poi scesi dal letto e pensai di avere le allucinazioni: seduta su una sedia a dondolo, davanti al mio letto vi era Afrodite che mi osservava con un cipiglio curioso ed un suo sorriso malizioso.

-Piper, come va?- quella giornata non poteva iniziare peggio di così, se la dea dell'amore si presentava a te eri nei casini ma nel caso quella dea fosse tua madre ti aspettavano ore e ore di consigli a volte idioti e a volte imbarazzanti che ti facevano desiderare di non essere mai nata.

-Sai che ti dico? Saltiamo i convenevoli. Io sono venuta qui perché tu, mia cara figlia hai bisogno del mio aiuto.-

-Gli dei non potevano venire ad aiutare i figli.-

-A me non interessa cosa dice Zeus, è solo un pallone gonfiato!- un fortissimo fulmine riecheggiò sopra la casa di Afrodite, ma la dea se ne infischiò e continuò a parlare-io sono venuta qui ad aiutarti a risolvere i tuoi problemi di cuore.-

-Non ce n'è bisogno, me la cavo.-

-Suvvia, lasciati aiutare, dovrai passare come minimo una giornata intere con quel bel ragazzo.-

-non devi occuparti di altre faccende?- mi ero innervosita, se ne doveva andare via subito!

-Momentaneamente no, più tardi mio occuperò del mio protetto, Percy- un ghigno malefico si disegno sulla faccia della dea: probabilmente mentre noi soffrivamo per amore, lei stava seduta sul suo bellissimo trono sull'Empire State Building con dei pop corn a guardarci come se facessimo parte di un film.

-Cosa vuoi che faccia?- dovevo compiacerla almeno adesso così se ne sarebbe andata via subito.-

-Allora...-

 

 

ANGOLINO DELL'AUTRICE

Heiiiiiiii,

eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo.

Nonostante il fatto che i Jasper non mi ispirano (non so perché forse a causa di Jason, tanto si sa è sempre colpa sua) ho deciso di dedicare questo capitolo a Piper e ai suoi sentimenti, verso di Jason ma verso quella che può essere chiamata famiglia, in cui nonostante ci siano litigi, drammi e altri eventi catastrofici si creano dei legami infrangibili ( madonna che filosofa).

Volevo chiedervi se qualcuno di voi si ricorda il nome della sorella di Reyna perché io non me lo ricordo più.

Volevo ringraziare chi legge, chi ha segnato la mia storia tra l preferite e le seguite, ma anche chi recensisce, aiutandomi e incoraggiandomi: perciò non siate e timidi e fatemi sapere che cosa ne pensate.

Ci stiamo avvicinando piano, piano alla nostra dolce Annie, chissà che fine ha fatto?

Saluti a tutti

-Alexandra

   
 
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