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Autore: saffyj    31/01/2016    10 recensioni
“Ragiona Edward è solo una cotta per una ragazza che non puoi avere. E’ solo il tuo orgoglio ferito che qualcuno ha qualcosa che tu non puoi avere. A te non piaccio io, Isabella Swan, a te piace la ragazza di un altro uomo” sono convinta di ciò che dico e non so perché sento male al petto nel capire che è la verità.
“Allora dovrebbe piacermi anche Kate o… Vittoria, la ragazza di James. Anche loro non sono mai state con me e sono le ragazze di altri.” Mi sfida con lo sguardo.
“Mi dispiace. Non so cosa altro dirti”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie, Jacob/Leah
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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 In questi giorni lontano dal PC ho avuto la possibilità di leggere alcune FF dal cellulare. Ne ho letta una bella, mi piaceva la trama, il filo della storia, ma man mano che leggevo il mio cervellino viaggiava pensando a come secondo me i personaggi dovevano reagire e comportarsi... e così, sulla falsa riga di una FF esistente, ho creato questa FF!!!
Spero vi piaccia... e lo so che come one-shot è un pò lunghetta... quindi chiedo scusa in anticipo!!!
Buona lettura e fatemi sapere!!!


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SONO LA RAGAZZA PIU' FELICE DEL MONDO!

Sono la ragazza più felice del mondo!!! Non cammino, volo e non riesco a togliermi il sorriso dalla faccia, oltre che i cuoricini dagli occhi!
Finalmente il ragazzo più bello, affascinante e dolce dell’ufficio mi ha invitata a cena!!! Dopo anni che lo osservo da lontano e mi accontento della sua amicizia… finalmente mi ha invitata! Lo so, lo so, non devo correre troppo con la fantasia e devo rimanere con i piedi ben piantati a terra perché, sì che mi ha invitata, ma non a una cena romantica… mi ha invitata in pizzeria… e molto probabilmente non saremo nemmeno soli… ma non importa!
L’invito è nato a pranzo, mentre parlavamo dei nostri cibi preferiti ed io ho detto la pizza… non la classica pizza, ma la pizza italiana, quella con la mozzarella! E lui mi ha invitata “Da Tony” l’unica pizzeria di Seattle, a detta sua, che fa la vera pizza!
Mi ha invitata davanti agli occhi sgranati di Jasper e la mandibola di Laurent che toccava il tavolino e lo sguardo che saettava tra me e lui!!!
Ho accettato con la mia miglior faccia da poker! Gongolando appena mi ha voltato le spalle per tornare al lavoro… e lo ammetto è stata dura trattenersi dal fare la linguaccia a Laurent! La stangona tutto cosce e poco cervello che da quando ho iniziato a lavorare per la società mi ha sempre snobbata e criticata per il mio modo di vestire, camminare, parlare… vivere! E che ogni mattina arriva a lavoro sempre più svestita per farsi guardare da lui!
Ma stasera non sarà Laurent la fortunata che passerà la serata con lui, ma io. Sarò io che passerò la serata con il super figo che fa impazzire tutte le donne dell’ufficio con il suo sorriso smagliante ed il suo portamento elegante, che ha sempre una parola di conforto per tutte o un suggerimento perfetto!
Sinceramente il suo invito mi ha colta di sorpresa. Solitamente si accompagna a donne che sono l’opposto di me, cioè bellissime, altissime e con delle forme da urlo perfette per lui che è veramente uno schianto. Alto un metro e ottanta minimo, bicipiti da paura e spalle ampie che ti promettono protezione e calore. Ha i capelli corti neri come la pece e degli occhi scuri e profondi che ti arrivano nell’anima. La sua pelle abbronzata, dovuta alle sue origini di nativo americano, contrasta perfettamente con il suo sorriso caldo e sexy. E quando poi si strofina con la mano la base della nuca ed il sorriso gli illumina il viso è veramente una visione!
E’ un mio collega e ci conosciamo da circa un anno, esattamente dal giorno in cui sono stata assunta alla Cullen Corporation. Lavoriamo a stretto contatto nell’ufficio stampa e lavorare con lui è strepitoso. E’ preparato, con la risposta pronta e un lessico da fare invidia. Riesce a mantenere la calma ed essere lucido anche nei momenti più caotici. E’ sempre disposto a dare una mano ed in un anno a stretto contatto con lui ho imparato tantissimo e grazie ai suoi insegnamenti sono riuscita in breve tempo a far carriera ed essere la sua partner come responsabile dell’ufficio stampa.
Parlando del mio lavoro, beh! E’ gratificante ed eccitante. Adoro parlare con la stampa e trovare le giuste parole per nascondere o esaltare un determinato evento o comunicato della Cullen Corporation.
Oltre al fatto che il lavoro che svolgo lo adoro, adoro anche l’ambiente. Gli uffici sono luminosi, spaziosi e pieni di confort. E il nostro capo è un uomo fantastico. Si chiama Carlisle Cullen, ha circa cinquant’anni e tratta ogni dipendente con rispetto e cortesia. E’ attento alle nostre richieste e accetta le nostre proposte.
E’ un uomo affascinante e dirige l’azienda insieme al figlio Emmett. Un ragazzone di circa trent’anni, molto alto e moooolto muscoloso. Non è il classico palestrato, è proprio un omone con il fisico scolpito. Ha i capelli neri riccioluti e due occhi azzurri che trasmettono simpatia, anche se posso assicurarvi che quando è arrabbiato è meglio essere a chilometri di distanza. Non conosco i miei capi oltre al lavoro, ho visto alcune volte la moglie, ma non le ho mai parlato e non ho mai visto gli altri due figli del capo che, da quanto so, studiano lontano e non sono interessati a seguire le orme del padre.
Solo una volta, da quando lavoro qui, ho dovuto redigere un comunicato per un piccolo scandalo che riguardava il figlio Edward, una bazzecola di poco conto che nemmeno mi ricordo.
La famiglia Cullen è una famiglia molto riservata e ci tiene molto a finire sui giornali solo per qualcosa che riguarda la società.
 
Comunque, tornando al mio sogno avverato: stasera esco con Jacob Black!!!!
 
Appena entro in casa mi precipito in camera mia, gettando la borsa e la giacca sulla poltrona e salutando ad alta voce Rosalie, sperando che sia in casa e che non abbia salutato l’aria.
Rose, la mia coinquilina e miglior amica, si appoggia allo stipite della porta di camera mia con una tazza di caffè fumante in mano e già in vestaglia. Mi osserva lanciare i vestiti sul letto come una matta in piena crisi e ride.
“Invece che ridere dammi una mano!” le urlo cercando i pantaloni che si abbinano con la camicetta blu che voglio indossare.
“E per cosa ti stai preparando?” chiede curiosa prendendo con due dita un vestito che mi è caduto a terra.
“Jacob Black mi ha invitata a cena!” le rispondo con la testa infilata nell’armadio. Mi fermo, esco dall’armadio e le volo al collo iniziando a saltellare. “Esco con Black, esco con Black!” anche lei saltella. Sicuramente fiduciosa che, adesso che Jacob mi ha notata potrà smettere di ascoltare le mie fantasia per il ragazzo più sexy della terra.
“Wow… ti aiuto solo se tu nel frattempo mi racconti” mi propone con il sopracciglio alzato. Acconsento e le racconto tutto nei minimi particolari, ovviamente senza perdere tempo, infatti mentre racconto mi faccio la doccia, mi trucco mentre lei mi stira i capelli e indosso la camicetta rosa che si abbina ai pantaloni che ho trovato.
“E’ fantastico Bella!” esclama felice mentre mi aiuta ad indossare il cappotto. “Te lo dicevo che gli piacevi! Era troppo strano che alle feste non considerasse nessuna e preferisse passare il tempo seduto con te al tavolino… dato che nemmeno balli”
“Beh! Pensavo che anche a lui non piacesse ballare. Ma mi hai vista?” e mi indico per intero “e lo hai visto?” ed indico la porta. “Come potevo immaginare di avere una possibilità?” e scoppio a ridere felice di essermi sbagliata.
“Sei una donna bellissima ed in carriera. Se guardassi oltre a Black vedresti tutti gli uomini che sbavano al tuo passaggio!” mi prende in giro mentre mi spinge verso la porta della camera. Un passo nel corridoio ed il campanello suona facendomi andare in iperventilazione. Forse la camicetta non è adatta, forse dovrei legarmi i capelli, forse non dovevo truccarmi… mille dubbi mi fanno rimanere bloccata con un piede ancora in camera.
“Dai Bella! Vai e stendilo… in tutti i sensi!” e facendomi l’occhiolino mi supera per andare ad aprire.
E con passo lento ed incerto mi avvio all’entrata. Mi sento come una quindicenne alla sera del ballo di fine anno… ma appena gli occhi di Jacob si posano su di me e mi fanno la radiografia, recupero coraggio e lo saluto.
Accetto il braccio che Jacob mi porge, bacio Rosalie sulla guancia sussurrandole “pensami” e felice seguo il mio cavaliere in ascensore.
Ebbene sì, io Isabella Swan sto per andare a cena con l’uomo più sexy dell’ufficio!
 
***
 
Posso reputarmi tranquillamente la donna più fortunata del mondo!
Lavoro per un’azienda conosciuta a livello mondiale, esco da circa tre mesi con l’uomo più sexy di Seattle e ho la miglior amica che potessi desiderare… cosa posso volere di più?
Entro in ufficio e le braccia del mio Jacob mi avvolgono sorprendendomi da dietro. Mi posa un delicato bacio sul capo e con eleganza mi fa voltare per potermi dare il buongiorno con le sue morbide e carnose labbra. Il bacio è sfuggevole, non ci piace dare spettacolo in ufficio, anche se le occhiate invidiose di Laurent mi fan venir voglia di dargli un bacio passionale con molte palpatine!
“Buongiorno” mi saluta il mio amore, mentre fa scivolare la tazza di caffè fumante tra i nostri corpi e mi accarezza dolcemente una guancia.
“Buongiorno anche a te” gli rispondo perdendomi nei suoi occhi. Mi porto la tazza vicino al viso e chiudendo gli occhi ne inspiro l’aroma. Il mio Jake sa che non mi piace quello delle macchinette dell’ufficio e me lo ha preso in caffetteria… ma quanto è premuroso? e quanto sono fortunata?
Gli sorrido per ringraziarlo, ed allacciando la mia mano nella sua ci dirigiamo nel nostro ufficio. Ebbene sì. Io e Jacob abbiamo un ufficio tutto nostro e posso godere della sua compagnia durante il giorno, e basta che alzo la testa per potermi rifare gli occhi con la sua figura… dicevo: sono una donna maledettamente fortunata!
 
Lavoriamo duramente tutta la mattina per una notizia che è trapelata e che non solo è bellamente falsa, ma è anche molto nociva per la reputazione della società.
Passo l’intera mattinata tra telefonate, email, urla e minacce. Ho dovuto anche contattare l’avvocato Jasper Whitlock, per essere certa di poter minacciare quei calunniatori che volevano gettare fango sulla società… ma essendo la donna più fortunata del mondo… tutto si è risolto velocemente e mi sono goduta l’applauso collettivo da parte dei miei colleghi ed un bacio poco casto da parte del mio amore!
L’applauso solitario ed entusiasta che arriva dalla porta d’entrata ci fa voltare tutti. Una ragazza di circa la mia età con corti capelli corvini e profondi occhi azzurri mi volteggia incontro. E’ minuta e poco più bassa di me. Ha il viso delicato ed un sorriso contagioso. Mi sembra un volto famigliare, ma non riesco a metterlo a fuoco mentre ripasso nella mente tutti i volti dei miei colleghi.
“Bravissima, signorina Swan!” e mi abbraccia come fossimo vecchie amiche. Rimango paralizzata dall’abbraccio e guardo Jacob per capire cosa devo fare, ma lui scoppia a ridere e si stringe nelle spalle allargando le braccia.
“Grazie signorina…?” chiedo mentre mi libero dall’abbraccio.
“Alice!” mi risponde felice, come se mi bastasse il nome per capire chi è.
“Ok. Grazie a tutti per i complimenti, ma adesso torniamo al lavoro prima che ci licenzino per pausa non autorizzata” esclamo con voce seria facendo scoppiare a ridere tutti i colleghi. Sorrido soddisfatta e mi giro per tornare in ufficio.
“Sono Alice Cullen!” specifica la ragazza che sembra un folletto. A quel nome mi ghiaccio e mi volto sperando di aver capito male. “La figlia di Carlisle Cullen” continua. Ok, non ho capito male. E’ la figlia del capo.
“Piacere Isabella Swan” mi presento porgendole la mano.
“Lo so. Mio padre parla molto spesso di te.” E mi stringe energicamente la mano. “Potresti accompagnarmi a visitare gli uffici? Questo palazzo è immenso ed ho paura di perdermi” abbassa lo sguardo imbarazzata “Beh! Lo ammetto, mi sono già persa.”
Guardo Jacob per capire cosa fare. Ho del lavoro da fare, non è compito mio fare da cicerone negli uffici… ma posso dire di no alla figlia del capo?
Jacob capisce le domande che mi frullano in testa e con un sorriso rassicurante mi fa cenno con la mano di accompagnare la signorina Cullen per gli uffici.
“Ci pensi tu?” chiedo a Jake indicando con lo sguardo l’ufficio.
“Certo capo. Al tuo ritorno troverai tutto sistemato” mi prende in giro facendo il saluto militare prima di scomparire nel nostro ufficio. Scuoto il capo sorridendo. Fai il furbo Jake, fai il furbo!
“Ok. Ti accompagno. Dove dovevi andare?” le chiedo dirigendomi verso l’ascensore.
“Dove vuoi tu. Mio padre mi ha detto di farmi un giro per farmi un’idea, anche se penso che fosse un buon modo per dirmi che doveva parlare in privato con dei clienti.” E mi fa l’occhiolino.
“Ok! E cosa vorresti visitare?” le chiedo premendo il tasto dell’ascensore.
“La caffetteria!” e scoppia a ridere in una risata cristallina così contagiosa che la seguo a ruota.
 
***
 
Ho passato il pomeriggio a far compagnia ad Alice Cullen, la figlia del capo, e devo ammetterlo, è una ragazza deliziosa. Ha tantissimi interessi e “adora il bello”.  Avete capito bene! Lei si è definita così, una persona che “adora il bello”, che sia arte, architettura, moda, fiori, uomini, l’importate è che sia bello e lei lo adora!
Conosce persone che io ho solo visto sui giornali e visto luoghi che potrò visitare solo nei miei sogni.
E’ una macchinetta piena di energia e ha moltissimi tratti comuni con suo fratello Emmett. Lo stesso modo stritolatore di abbracciare (Ho avuto male alle spalle per una settimana dopo che suo fratello mi ha abbracciata perché lo avevo salvato da un giornalista particolarmente pungente), lo stesso sorriso contagioso, le stesse fossette sulle guance e gli stessi occhi azzurri molto espressivi e rilassanti.
Ha parlato e saltellato per tutto il tempo, l’unico momento in cui si è bloccata è stato quando le ho fatto visitare l’ufficio legale e le ho presentato Jasper. Alice ha giusto balbettato il suo nome e stretto molto delicatamente la mano del giovane Whitlock. Lo ammetto Jasper è un bel ragazzo, alto, con spalle larghe e vitino stretto, capelli non molto lunghi di un bellissimo color biondo e occhi verdi molto intelligenti. Fisicamente non è il mio tipo, ma mi piace la sua compagnia, quando c’è qualche problema da risolvere la sua presenza mi rilassa. E’ un ragazzo pacato, di poche parole e sempre corrette. Alto, biondo, silenzioso… l’opposto di Alice!
 
“Dai stacanovista! Ti offro una pizza per festeggiare” e spostandomi la sedia di peso Jacob mi obbliga a mollare il lavoro. Effettivamente siamo rimasti solo noi in ufficio… sbuffo perché mi piace fare la difficile e mi faccio mettere la giacca e trascinare per il corridoio. Arrivati in ascensore mi si avventa addosso e mi bacia con passione tenendomi il viso bloccato tra le sue grandi e calde mani, come se avesse paura che mi allontanassi.
“Mi sei mancata oggi pomeriggio!” mi dice con voce roca e guardandomi con gli occhi ancor più neri, accessi dal desiderio.
“Anche tu” gli rispondo a fior di labbra e riprendo a baciarlo per fargli capire quanto.
 
***
 
“Ciao Bellaaa” la voce di Alice mi fa voltare mentre salgo i gradini del palazzo della Cullen Corporation.
“Ciao Alice!” la saluto con la mano e attendo che mi si avvicini “Sali ai piani alti o vuoi di nuovo visitare gli uffici?” le chiedo ricominciando a camminare verso l’entrata.
“Nessuno dei due” mi risponde con un sorriso furbetto e prendendomi per il braccio. Mi fa voltare e mi fa scendere le scale fino al marciapiede “Ti offro colazione, ti invito ad una festa e poi ti faccio andare a lavorare” e scoppia a ridere mentre mi trascina tenendomi per mano alla caffetteria vicina. La seguo ridendo contagiata dalla sua euforia.
“Stasera i miei terranno una festa noiosissima a casa mia. Sono arrivata da poco in città e non conosco nessuno” mi guarda con aria da cucciolo e, facendomi il labbruccio, sbatte le ciglia “mi faresti compagnia?”
Rimango interdetta. Io, invitata ad una vesta a villa Cullen? Ma non ho il vestito adatto, non ho idea di come devo comportarmi … ed oggi è il mesiversario di te e Jacob, mi ricorda una vocina!
“Oh, Alice, grazie per l’invito ma stasera non posso.” Le sfioro la mano per consolarla dato che il suo viso si è rattristato tantissimo e si sta per mettere a piangere. “Mi dispiace veramente tanto, Alice, ma stasera ho un impegno con Jacob. Ti ricordi Jacob?” le chiedo maliziosa sperando di cambiare discorso e farle passare la tristezza con un po’ di gossip. E ci riesco. I suoi occhi si illuminano ed il suo sorriso si allarga mentre inizia a battere le mani felice come una bimba davanti ad un regalo.
“Viene anche Jacob! Vi mando la macchina alle sette in punto e non preoccupatevi per i vestiti, vi cambierete a casa mia. La sarta penserà a fare le modifiche. Ci divertiremo un mondo vedrai! C’è anche la piscina interna e appena mio padre ci permette di allontanarci dai vecchi bacucchi possiamo rilassarci nel bagno turco. E poi possiamo fare un pigiama party, e poi…”
“Alice. Alice. Frena” la blocco prima che mi organizzi l’intera settimana. Ma lei torna a fare il viso da cucciolo e i suoi occhi diventano lucidi per le lacrime trattenute. Sospiro sconfitta. “Ok. Ci saremo!” le lascio l’indirizzo e ci scambiamo il numero di telefono.
 
***
 
“Ma come è possibile che non sei riuscita a dirle di no? Sono tue semplici lettere N.O., dovevi dirle nnnoooo” e rido per la faccia buffa di Jacob mentre enfatizza il no.
“Non conosci Alice, e lo sai che non riesco a dire di no se le persone si mettono a piangere” mi giustifico mentre batto il piede a terra nervosa seduta sul mio divano in attesa che arrivi la macchina di Alice.
“Ma è il nostro mesiversario… avevo prenotato un ristorantino niente male, e poi il gelato sulla spiaggia… la passeggiata al chiaro di luna… il ritorno al mio appartamento” e man mano che elenca i punti della serata mi accarezza la schiena sensualmente e avvicina il suo volto fino a sfiorare il lobo del mio orecchio “le coccole nella vasca…” e scende sul collo facendomi rabbrividire “i petali di rose sul letto…” e mi fa scendere la spallina per baciarmi la clavicola “e…” il suono del campanello fa svanire la magia.
“E?” gli chiedo senza allontanarmi da lui come invito a continuare.
“E… mi dispiace! La prossima volta dici di no a chi ti invita e scoprirai cosa avevo organizzato per noi” e si alza pomposo, si sistema la giacca e si avvia all’entrata senza aspettarmi con fare altezzoso.
“Ok. Allora io non ti dico cosa avevo in mente” gli do un pizzicotto sul fondoschiena e lo supero per uscire. 
 
***
 
Ci siamo appena ripresi dallo stupore della limousine bianca lucida che ci attendeva davanti al palazzo in cui vivo, che le nostre bocche erano di nuovo spalancate per la magnificenza di Villa Cullen. Io ammiravo il bellissimo palazzo e le piante curate che costeggiavano il vialetto che dal portone ci conduceva alla casa, mentre Jacob sbavava su ogni macchina parcheggiata.
All’entrata siamo accolti dalle grida di gioia e dall’abbraccio stritolatore di Alice. C’è anche Emmett che mi stritola in un abbraccio dopo aver stretto la mano a Jacob.
“Chiedo scusa per mia sorella. Ho provato a farmela sostituire in garanzia perché difettosa, ma continuano a mandarmela sempre uguale!” e scoppia nella sua risata contagiosa mentre Alice gli tira uno scappellotto. Jacob ed io cerchiamo di non ridere, ma riusciamo a trattenerci solo per pochi secondi. Alice scoppia a ridere insieme a noi e appena riprende fiato, si drizza nella schiena e con volto serio, facendo un ampio geto con il braccio verso la maestosa gradina, ci dà il benvenuto.
“Benvenuti a Villa Cullen signori” e prendendomi sottobraccio mi accompagna all’interno della casa.
Wow! Non ho parole! Solo nei film o nelle riviste ho visto così tanta bellezza. L’entrata è ampia, luminosa, con pareti color crema che ti fanno sentire a casa ed è arredata con un gusto sublime. Non oso immaginare il valore dei vasi e dei quadri che si possono ammirare, sembra un museo, ma è molto più accogliente… beh! E’ da vedere, impossibile da descrivere a parole… e man mano che ci avviciniamo alla sala dove si terrà il ricevimento, la bellezza della casa mi lascia senza fiato.
Non voglio nemmeno descrivere la stanza di Alice. Posso solo dirvi che il mio appartamento è più piccolo!
Mi sono sentita una bambolina, quando Alice ha chiamato la sarta e, dopo avermi vestita con un abito lungo color turchese, senza spalline, con corpetto aderente e scollo a cuore, mi ha fatto girare e rigirare per sistemare la lunghezza della gonna e ogni parte che secondo lei faceva difetto. Ho sfilato per vedere se era comodo nel camminare e appena Alice è stata soddisfatta, mi ha fatto sedere nel suo immenso bagno e mi ha truccata e pettinata come se fossi un bambolotto. Non mi ha fatto specchiare, mi ha costretta a infilarmi delle scarpe con tacco ultra eleganti, completando il tutto mettendomi collana, bracciale e orecchini. Mi ha infilato tra le mani una pochette abbinata alle scarpe e mi ha fatto girare su me stessa per poter ammirare il suo lavoro.
“Sei bellissima!” esclama congiungendo le mani e ammirandomi con la testa inclinata su una spalla.
“Dovrei presentarti Rosalie, andreste molto d’accordo” rispondo mentre osservo il vestito.
“Sìììì! Presentamela!” e saltella felice fuori dalla stanza lasciandomi da sola. Ritorna dopo pochi secondi e facendo solo capolino con la testa mi chiede:
“Tu non vieni?”
“Vorrei vedermi, prima di scendere tra la gente” ed allargo le braccia per farle capire che non ho idea di come sono conciata.
“Oh! Si. Vieni” e mi trascina nella cabina armadio dove posso ammirarmi in ogni angolazione. Wow! Sembro una principessa! Jacob impazzirà nel vedermi!
“Grazie Alice!” e la bacio su una guancia.
 
Se pensavo che a Jacob sarebbe caduta la mandibola nel vedermi, non avevo pensato che la mandibola sarebbe caduta a me nel vederlo agghindato con uno smoking… wow! E’ bellissimo e vestito così sembra un uomo di altri tempi… l’ho già detto che sono una donna fortunata?
“Wow! Sei bellissima!” si complimenta senza fiato continuando a far scorrere gli occhi sulla mia figura.
“Anche tu!” e gli sfioro le labbra con un bacio, per non sporcarlo con il rossetto. “Sono perdonata per il nostro mesiversario mancato?” gli chiedo facendo una piroetta per farmi guardare totalmente.
Annuisce guardandomi con occhi accesi dal desiderio. Mi prende per il polso e facendomi fare un’altra piroetta mi avvina a lui e mi abbraccia “Sei perdonata…” la sua voce roca mi fa accaldare e sento le guance andare in fiamme, e non solo le guance.
“Dai piccioncini… per le zozzerie aspettate di essere in piscina!” sia io che Jacob guardiamo con occhi sgranati Emmett che scoppia a ridere e mettendo il braccio sulla spalla di Jacob ci fa strada per il salone!
 
La sala è già gremita di gente.
I coniugi Cullen ci salutano calorosamente e ci accompagnano a conoscere diversi invitati. Alcuni volti li ho già visti in ufficio o alle conferenze. Mi inchino ad ogni persona e sfodero il mio sorriso smagliante, aggrappandomi sempre di più a Jacob. Ringraziando c’è anche lui, altrimenti mi sentirei veramente un pesce fuor d’acqua.
Le presentazioni ringraziando durano poco. Il signor Cullen invita le persone ad accomodarsi e finalmente ci sediamo a mangiare.
Siamo al tavolo con Alice ed Emmett, ci sono anche Garrett, il cugino dei Cullen e la sua fidanzata Kate. Quando siamo seduti noto che un posto è rimasto vuoto.
“Doveva esserci anche mio fratello… ma ha avuto un contrattempo” mi spiega Alice alzando gli occhi al cielo.
Passiamo la serata piacevolmente. Emmett è veramente un ragazzo simpatico e non immaginavo fosse così propenso a battutine maliziose, solitamente in ufficio è molto più abbottonato. Garrett fa subito amicizia con Jacob ed iniziano a parlare dei nativi americani, delle guerre che le terre degli antenati di Jacob hanno visto… solitamente parlare di certi argomenti è imbarazzante, possono sembrare razzisti, ma da come li espone Garrett e da come ne parla è solamente un discorso piacevole con il solo fine di ampliare la cultura reciproca e Jacob non si sente minimamente offeso, anzi è fiero di poter dire la sua opinione senza essere giudicato.
Kate si è subito unita a me ed Alice ed insieme abbiamo parlato di gossip, vestiti… cose classiche da ragazze che non si conoscono.
Emmett, oltre che a essere un ragazzo dalla battuta pronta, è un ragazzo che si diverte a riempire il bicchiere quando sei distratto! Non siamo ancora arrivati al primo che già mi gira la testa. Chiedo ad Alice dove sono i servizi e scusandomi mi allontano. Jacob mi guarda preoccupato, ma lo rassicuro con un gesto del capo.
Arrivo ai servizi, e noto una finestra aperta che dà sul terrazzo. Perfetto! Aria fresca: il rimedio sicuro e veloce per riprendersi da un inizio sbronza. Infatti, appena la brezza fresca della sera mi sfiora il viso, la testa smette di girare ed il mio stomaco si tranquillizza. Che buon profumo di fiori di pesco! Con gli occhi chiusi mi perdo ad inspirare quel delicato profumo, fin quando la voce di una ragazza che arriva dal giardino mi fa riprendere e, con uno scatto felino, rientro nel corridoio.
“Ci vediamo dopo?” chiede la ragazza. Ok! E’ sbagliato origliare, ma sono una donna e sono curiosa per definizione.
“Non penso!” la voce melodiosa e sensuale stona con la freddezza con il quale risponde.
“Sei il solito porco Edward!” ringhia arrabbiata la ragazza.
“Lo so, e lo sai anche tu. Se non ti va, basta che tieni le gambe chiuse la prossima volta che mi vedi” lo sento allontanarsi e decido di rientrare. Che cafone il ragazzo!
Faccio una capatina in bagno per controllare di essere presentabile e di essere ancora tutta a posto e poi rientro in sala.
Noto che il posto che era vuoto fino a pochi minuti prima adesso è occupato.
Mi avvicino e mettendo la mano sulla spalla a Jacob lo avviso che sono tornata.
“Tutto bene?” mi stringe la mano sotto il tavolo e con l’indice inizia ad accarezzarmi la coscia.
“Adesso sì. Devo solo fare attenzione a Emmett… secondo me mi riempie il bicchiere!” e indico con gli occhi Emmett.
“Non secondo te. Ti riempie il bicchiere!” conferma sghignazzando “Tranquilla, i prossimi te li bevo io, tanto non devo guidare.” Gli do una pacca sulla spalla.
“Non devi guidare, ma vorrei finire di festeggiare il nostro mesiversario non sulla tazza del water!” gli sussurro all’orecchio sfiorandolo con le labbra. Lui stringe maggiormente la mia mano.
“Ok. Non bevo nemmeno io.” E come se nulla fosse successo ci sediamo composti per l’arrivo del primo piatto.
“Bella, ti presento mio fratello Edward il ritardatario” mi buca un timpano Alice, mentre allunga il braccio sul tavolo in direzione dell’ex posto vuoto. Alzo il viso dagli spaghetti e mi perdo in due smeraldi verdi.
“Piacere, Bella.” Mi presento inchinando il volto. Mi sembra poco carino porgergli la mano da sopra il tavolo.
“Mmmm… la ragazza di Jacob” risponde penetrandomi con lo sguardo e la voce sensuale che ho sentito nel giardino esce dalle sue labbra perfette.
“Sì. La mia splendida ragazza!” esclama orgoglioso Jacob cingendomi le spalle con un braccio e posandomi un bacio sulle tempie. Io sorrido in imbarazzo e ricomincio a mangiare. Intorno a me tutti chiacchierano, solo io ed Edward siamo in silenzio e, anche se non alzo la testa, sento i suoi occhi fissarmi…
Finalmente la cena finisce! Tutto veramente squisito, ma troppe portate. Non mi sta nemmeno più uno spillo!
 
“Mi concede questo ballo mademoiselle?” con un baciamano Jacob mi invita a ballare. Lo guardo spaventata… io odio ballare e non so ballare… è pazzo?
“Stanno ballando tutti… sarebbe scortese” mi spiega con il suo sorriso dolce al quale non so resistere. Gli stringo la mano che mi porge e faccio un inchino come una vera dama.
“Non ti lamentare se ti pesto i piedi” sussurro tenendo il sorriso finto sul volto.
“Non mi pesterai i piedi. Fidati di me” mi fa l’occhiolino e, appena arrivati al centro della pista, mi stringe al suo corpo e con grazia inizia a volteggiare tra la gente.
“Non sapevo fossi un ballerino così bravo” confesso mentre faccio attenzione a non pestargli i piedi.
“Lo ammetto, ho preso un paio di lezioni per la serata che avevo programmato per il nostro mesiversario” alza un sopracciglio e tira un sorriso.
“Per quanto me lo rinfaccerai?” gli chiedo scuotendo la testa.
“Fino a quando non si sarà fatta perdonare signorina!” ed alza il viso indispettito “Gradirei tutte le mattine il caffè della caffetteria sulla mia scrivania al mio arrivo.” ritorna a guardarmi sorridendomi sornione “cene da leccarsi i baffi” e si passa la lingua sulle labbra. Mi incatena con occhi luccicanti di desiderio mentre si avvicina all’orecchio “… e serate bollenti sotto le lenzuola” mi sussurra roco.
“Jake” lo riprendo senza allontanarmi.
“Preferisci sopra le lenzuola?” mi guarda stupito allontanandosi di scatto. Scoppiamo a ridere coprendoci la bocca, meglio non dar spettacolo tra tutte quelle persone per bene.
 
“Ehi piccioncini! E’ l’ora della piscina per i giovani! Vi unite o continuate a ballare insieme ai matusa?” ci chiede Emmett sottovoce per non offendere i possibili partner di affari. Annuiamo e lo seguiamo nel retro della casa.
Alice mi accompagna negli spogliatoi dove gentilmente mi impresta un costume, mentre Jake viene trascinato in un altro spogliatoio da Emmett.
La piscina è strepitosa come tutto il resto della casa. La stanza ha un’ampia vetrata che si affaccia sul panorama di Seattle. L’ambiente è caldo e completo di ogni comfort, compreso un piccolo bar interno! Devo ammetterlo i Cullen non badano a spese.
Io e Jaco ci avviciniamo alla piscina mano nella mano, imbarazzati dal lusso della stanza.
Mi siedo a bordo piscina vicino a Alice e Kate e osservo i ragazzi nuotare e scherzare in acqua.
“Dai ragazze! Venite a farci compagnia!” propone Garrett alzando il braccio in aria invitandoci.
Tutte e tre neghiamo e continuiamo a chiacchierare. Alice sta organizzando una giornata di shopping e una futura festa in piscina, dove vuole che porti anche Rosalie!
Due forti braccia che conosco bene mi prendono per la vita e, senza darmi il tempo di capire, mi stringono forte al suo petto scultoreo mentre mi lancia in piscina!
Esco prendendo fiato e inizio a schizzare Jake mentre lo insulto.  Lui mi attira a se e mi posa le sue labbra carnose e morbide sulle mie.
“Perdonato?” mi sussurra sorridendo e non facendomi allontanare.
“Non so” rispondo fintamente offesa e lui risponde come volevo esattamente, rituffandosi sulle mie labbra ed accendendomi con i suoi baci.
Una pallonata in testa a Jacob ci fa staccare.
“oh! Scusa” la voce di Edward non sembra realmente dispiaciuta. Lo guardo per capire cosa è successo ed i suoi occhi mi guardano in modo strano. Per tutta la serata, ogni volta che provo ad avvicinarmi a Jacob, succede qualcosa che non ci permette di lasciarci andare ad effusioni.
“Dai Bella! Avremo tutta la notte!” mi consola Jake all’ennesimo “incidente” e ridendo torna a scherzare con i ragazzi.
Verso l’una di notte propongo di tornare a casa, ma Alice non è dello stesso parere e, appoggiata da Kate, ci obbliga a rimanere per un pigiama party. Guardo Jake dispiaciuta, ma lui mi sorride e stringendomi tra le sue braccia mi rassicura.
“Tranquilla. Non è stato il mesiversario che avevo programmato, ma è stato comunque pazzesco. Domani è domenica e ti prometto che non ti farò scendere dal letto nemmeno per mangiare” e mi bacia per siglare il patto, ma una spruzzata di acqua ci fa dividere, di nuovo!
Jacob si lancia in piscina per rispondere all’attacco dei ragazzi e noi ragazze ci incamminiamo negli spogliatoi! Pazienza! Festeggerò domani con il mio amore.
 
***
Finalmente, alle quattro del mattino le ragazze si addormentano. Sono esausta, ma ho la gola secca e se non bevo non riesco ad addormentarmi.
Facendo attenzione a non svegliarle esco dalla stanza e mi metto alla ricerca della cucina o di un bagno… basta che ci sia dell’acqua potabile e possa bere.
Scendo le scale e dopo pochissimo trovo l’immensa e ultraccessoriata cucina!
Apro l’enorme frigo a due ante e cerco la bottiglia.
Sono con la testa immersa nel frigo, quando delle forti braccia mi allacciano la vita, facendomi attraversare il corpo da una strana scarica, una scarica di… di piacere, di protezione, di posto giusto. Mi giro sorridente pensando di trovare il sorriso di Jake ed invece due occhi verde smeraldo mi guardano sorridenti e con un velo che fatico a comprendere a causa della poca luce. Faccio un passo indietro verso il frigo senza riuscire a slacciare i miei occhi da quelle pozze di mente fusa che mi incatenano come calamite.
“Ti ho colta sul fatto ladruncola!” scherza a pochi centimetri dal mio viso Edward accarezzandomi con il suo alito caldo.
“Avevo solo sete.” Mi giustifico arrossendo “Avrei riposto la bottiglia al suo posto e nessuno si sarebbe accorto di nulla” rispondo restando al gioco, mentre cerco di liberarmi dal suo abbraccio non richiesto.
“Ma io potrei fare la spia…” continua con il sorriso sghembo avvicinandosi maggiormente e appoggiando le mani a lato della mia testa. Il mio corpo è bloccato dal suo coperto solo dai pantaloni della tuta e la superficie fredda del frigo. “…o potrei non dire nulla …” propone con voce roca fissandomi le labbra “… se mi dai qualcosa in cambio” e avvicina pericolosamente le sue labbra alle mie. Mi appiattisco contro il frigo voltando il viso. Il mio corpo freme, come se bramasse quel contatto. Stringo le mani a pugno per non cedere alla tentazione di toccare i pettorali scolpiti e mi impongo di non guardagli le labbra per non cedere alla tentazione di assaggiarle… ma che diavolo mi succede?? A me piace Jacob, io sto con Jacob… riprenditi Bella!
“Fai pure la spia! Sono disposta a pagare pegno!” rispondo con tono fermo e, abbassandomi sotto il suo braccio, esco dalla gabbia che ha creato. Non faccio nemmeno un passo che la sua mano si serra attorno al mio polso e una scarica elettrica mi attraversa il corpo partendo dal punto in cui mi tocca.
“Sei molto bella!” mi dice avvicinandosi lentamente e sinuosamente. Con il dorso della mano mi sposta una ciocca dei capelli sulla spalla e mi osserva come fossi un’opera d’arte.
“Grazie!” rispondo atona cercando di non cadere ipnotizzata da quegli occhi carichi di desiderio.  Devo andare via, correre tra le braccia di Jacob, il mio Jacob, ma il mio corpo non risponde, come se un incantesimo mi tenesse ancorata alla piastrella. E’ assurdo! Per tutta la serata ho sentito i suoi occhi su di me, ma il mio corpo non ha reagito! Perché adesso? La penombra della cucina? Il desiderio coltivato per tutto il giorno di una notte di fuoco tra le lenzuola di Jake, ma non soddisfatto per uno stupido pigiama party?
E mentre io do ascolto al mio cervello, Edward mi ha preso tra le sue braccia e si sta avvicinando pericolosamente alle mie labbra… dovrei divincolarmi e sentirmi offesa, ma invece mi sento attratta da quelle splendide labbra, non troppo carnose, ma nemmeno troppo sottili, perfette…
“Cosa stai facendo?” vorrei avere un tono stizzito, ma mi esce basso e poco convinto.
“Ti bacio… come ho desiderato fare dal primo momento che ti ho vista al tavolo” risponde con voce roca e posandomi una mano alla base della nuca.
“Mi dispiace ma non posso!” e con una leggera spinta lo faccio allontanare. Lo sento ridere mentre corro per le scale e mi rinchiudo in camera! Che tipo… sexy, conturbante e ci sa dannatamente fare… ma anche sfacciato! Sa che sto con Jacob… e allora perché ci ha provato? Ma soprattutto… perché il mio corpo ha reagito così? Devo stargli lontana, devo fare attenzione. Sto con Jake, e l’unico corpo, le uniche labbra che devo desiderare sono solo le sue… non quelle di quell’affascinante sfrontato!
 
***
 
La domenica, come promesso, la passo nel letto di Jacob. Ci baciamo, ci coccoliamo, facciamo l’amore. Ci coccoliamo, ci baciamo, facciamo l’amore… e saltiamo pranzo, merenda, cena…
Jacob è fantastico e finalmente abbiamo festeggiato come si deve il nostro mesiversario, anche se ogni tanto gli occhi, la voce e la bocca di Edward hanno fatto capolino nei miei pensieri!
Ammiro il mio ragazzo, i suoi addominali scolpiti, i suoi pettorali perfetti, i suoi capelli così lucenti… e a volte mi trovo a metterlo a confronto con Edward… no, no, no, non va bene!!!!
 
Ringraziando è bastata una sola settimana per far svanire definitivamente il pensiero “Edward” e sono di nuovo felice e libera nel godere a pieno la mia relazione con il ragazzo più sexy e dolce dell’ufficio!
Continuo a frequentare Alice dato che viene tutti i giorni a mangiare colazione con me. Ci siamo conosciute più a fondo e posso reputarla una delle mie migliori amiche. Mi ha raccontato un po’ la sua vita. I suoi studi appena terminati, la sua indecisione se tornare a New York e provare ad aprire un atelier o rimanere e provare a seguire le orme del padre. La sua difficoltà a tenere le amicizie a causa della sua esuberanza, le difficoltà a trovare un ragazzo che la faccia innamorare o che si innamori di lei… insomma tutti i classici problemi di una ragazza della sua età che è di soli due anni più piccola di me!
Anche io avevo più a meno i suoi problemi quando ho terminato gli studi. Cosa fare nella vita, poche amicizie, nessun moroso… e ho provato a tranquillizzarla raccontandole la mia fortuna dell’ultimo periodo: il lavoro che amo, Jacob, Rosalie e adesso lei ed Emmett! Se la fortuna ha trovato me, troverà sicuramente anche lei, la figlia del Signor Cullen!
“Sì, alla fine hai ragione! Anche io troverò la mia felicità a Seattle! Anche perché se volessi tornare a New York dovrei tornarci da sola!” finisce la frase con la faccia triste.
“Beh! C’è tuo fratello!” rispondo convinta.
“No! Lui non tornerebbe a New York nemmeno se lo porti di peso!” scoppia a ridere come se avesse fatto una battuta che solo lei capisce.
“E come mai?” chiedo curiosa e lei diventa subito seria. Mi scruta bene e poi sospira.
“Ha avuto alcuni problemi…” da come lascia la frase a metà capisco che non sono affari miei e decido di cambiare discorso.
“Ok! Senti, ho parlato di te a Rose e vuole conoscerti! Organizziamo qualcosa?” la luce che attraversa i suoi occhi mi spaventa. La conosco da pochi giorni, ma ho già imparato a conoscerla. Vedo gli ingranaggi del suo cervellino lavorare e so già che per i prossimi giorni la mia vita è già organizzata.
“Domenica da me! Festa in piscina per sole donne! Passo a prendervi la mattina, pranziamo in un ristorante vicino a casa che fa dell’ottimo cibo italiano e poi tutto il pomeriggio in piscina, con aperitivo annesso! In serata i ragazzi ci raggiungono e poi pigiama party!!!” esclama ultra entusiasta alzandosi e battendo le mani.
“D’accordo su tutto, ma il pigiama party dobbiamo evitarlo, il giorno dopo lavoriamo e vorrei andare a letto presto altrimenti rischio di addormentarmi a lavoro o faccio qualche pasticcio e tuo padre mi licenzia!”
Fa il musetto triste risedendosi e appoggiando la faccina sul dorso delle mani a contatto con il piano del tavolo.
“Vuoi che mi licenzino?” chiedo fintamente sconvolta. Lei scoppia a ridere.
“Ok! Allora recuperiamo sabato sera. Andiamo con i ragazzi in un locale che gestisce mio padre con un socio!” ok, anche questa volta mi ha fregata!
 
***
 
E come organizzato da Alice ci troviamo io, Rose e Jacob davanti al “Sunrise” un locale ultra in di Seattle. La fila per entrare è chilometrica e noi siamo appoggiati alla macchina di Jacob in attesa di Alice. Rosalie cammina nervosa avanti ed indietro mentre io mi rilasso tra le braccia di Jacob, con la schiena appoggiata al suo petto e le sue labbra che accarezzano il mio collo… Se non fosse per l’ansia che mi sta facendo venire Rose rimarrei qui fuori fino al sorgere del sole.
“Ciaoooo Bellaaa!” la voce euforica di Alice ci avvisa del suo arrivo ancor prima di vederla. Con lei ci sono anche Emmett, Edward, Garrett e Kate… esatto Edward, fantastico! E dallo sguardo malizioso che mi ha scoccato, oltre allo sguardo carico di odio che ha riservato a Jacob non prevedo nulla di buono.
Rosalie si presenta da sola, mentre io mi stringo maggiormente a Jacob, come per proteggermi dagli sguardi che Edward mi riserva, e sorrido alle battute dei ragazzi.
Il bello di essere insieme ai figli del titolare è che saltiamo direttamente la fila chilometrica di fronte al locale e ci dirigiamo alla saletta privata che sovrasta la pista da ballo. I divanetti sono ampi e comodi, la musica non è assordante e il frigo bar è a nostra completa disposizione.
Garrett e Kate si accomodano sui divanetti e iniziano a baciarsi come fossero soli. Alice ci spiega dove trovare ciò che desideriamo all’interno della saletta, Emmett è stranamente taciturno mentre osserva Rosalie che segue Alice e annuisce a ogni cosa che spiega. Edward invece è appoggiato alla vetrata che dà sulla pista e ogni tanto volta leggermente il viso e mi sorride con un sorriso sghembo che mi fa scorrere un brivido strano per tutto il corpo. Più lui mi sorride più io mi stringo a Jacob. Ho lottato per stare con l’uomo più sexy e dolce dell’ufficio, non permetto a un latin lover di mettersi in mezzo per togliersi uno sfizio!
 
Dopo aver bevuto un drink nella saletta, Alice ci invita tutti a ballare in pista. Posiamo le borse e le giacche e tutti insieme ci buttiamo tra la folla. Ballo, sorrido, bevo dal bicchiere che mi porge Jacob, mi struscio un po’ contro il mio uomo, mi faccio desiderare ballando provocante… e poi ballo con le ragazze che mi rapiscono da Jacob e mi monopolizzano. Mi diverto a improvvisare balli assurdi con le mie pazze amiche fin quando la gola è troppo secca e vado in saletta per prendere dell’acqua. Basta alcolici altrimenti passerò la nottata a dar di stomaco… lo ammetto, non reggo l’alcol!
 
La saletta è vuota e le orecchie fischiano per il silenzio, mi gira leggermente la testa, ma non mi preoccupo e bevo mentre osservo dalla vetrata i miei amici ballare tra la gente. Jacob è diventato molto amico di Garrett ed Emmett e sorrido felice delle nostre nuove amicizie.
“Allora il tuo è un vizio” la voce roca e le labbra morbide e sensuali di Edward che mi sfiorano l’orecchio mi bloccano, non riesco a muovere un muscolo. Il mio cervello grida scappa o girati e prendilo a sberle, mentre il mio corpo vuole godere di quella vicinanza.
“Anche il tuo” rispondo con il tono più acido che riesco e riportando la bottiglia alla bocca per nascondere le vere sensazione che il mio corpo sta provando e non dovrebbe provare.
Mi scosta i capelli dal collo accarezzandomi con la punta delle dita. Sento il suo fiato caldo sulla pelle sensibile dietro l’orecchio e le sue mani si allacciano sul mio ventre mentre inizia a lasciarmi baci sfiorati sul collo scendendo sulla spalla.
“Sai di gelsomino… mi fai impazzire” mi sfiora la pelle con la punta del naso risalendo dalla spalla all’orecchio. “In tutte queste notti ti ho sognata… mia piccola ladruncola di acqua” e sorride soffiandomi nell’orecchio. Il mio corpo reagisce, ma non deve! Continuo a fissare la sala, stringo la bottiglietta tra le mani e non rispondo.
“Vorrei che le tue mani stringessero…” mi giro e gli tiro finalmente lo schiaffo che dovevo tirargli appena si è palesato.
“Non terminare la frase!” lo ammonisco minacciandolo con l’indice. Si massaggia la guancia, ma continua a sorridere con il suo sorriso sghembo e con un passo mi blocca tra il vetro ed il suo corpo. Si appoggia completamente a me senza pesarmi e con la mano con il quale si massaggiava mi accarezza con il dito dalla tempia fino al mento.
“Se la finisco… cosa mi fai? Mi schiaffeggi di nuovo?” alzo la mano per accontentarlo, ma lui mi blocca prendendomi per il polso. Non ha nemmeno spostato lo sguardo, lo ha sempre tenuto fisso su di me. Non so cosa vede nei miei occhi, ma il suo viso si oscura e il sorriso scompare.
“Ok. Ho capito.” Abbassa il viso e si allontana liberandomi. “Scusa” sussurra a testa bassa e voltandomi le spalle. Non si volta più ed esce dalla saletta lasciandomi sola. Prendo un profondo respiro e ritorno a guardare la pista, cercando di placare il tremore del mio corpo. Mi mordo le labbra arrabbiata! No, non sono arrabbiata con Edward, si è fermato in tempo, ha capito… sono arrabbiata con me, con il mio corpo, che quando è a pochi centimetri da lui sembra che sia indipendente, che si dimentichi di Jacob! Cavolo!!!
I miei amici ballano come degli indemoniati e la camminata tranquilla di Edward contrasta con il resto della folla. Lo vedo sedersi al bancone del bar ed ordinare qualcosa al barman. Non riesco a smettere di guardarlo. Lo vedo bere alla goccia il bicchiere e richiedere un altro giro. Dopo un paio di giri alza il viso verso la saletta. Mi allontano dal vetro anche se so che non può vedermi. Ha il viso spento. Non ha il sorriso che gli ho visto la sera della festa o a inizio serata… sembra … non lo so. Lo vedo alzarsi barcollando, vorrei andare ad aiutarlo a stare in piedi, ma mi fermo. Non è il mio ragazzo, non è un mio amico e sta barcollando perché ha esagerato con l’alcol… dopo averci provato con me come se fossi una ragazza single e disponibile… quindi non è un problema mio!
 
***  
 
La serata è finita con Edward che ci ha abbandonati a metà serata. Alice non mi ha detto nulla e nessuno si è accorto del momento in cui siamo rimasti da soli. Io ho finito la serata cercando di nascondere a Jacob i miei turbamenti interiori.
Ed oggi siamo qui, in piscina, con le pance piene di cibo italiano e Alice che parla di shopping e dei negozi stratosferici della grande mela con Rosalie! Io mi rilasso sul lettino, mi godo il sole che filtra dalla vetrata e mi faccio cullare dal loro chiacchiericcio.
“Ehi! Redivivo!” la voce squillante di Alice mi riprendere dal dormiveglia nel quale ero scivolata “Ma dove sei finito ieri sera?”
“Ero troppo stanco! Sono tornato a casa, mi ha accompagnato James!” la voce rauca di Edward mi fa scorrere un brivido per tutto il corpo. Io, Edward, nessun Jacob, io vestita di un solo costume ultra striminzito… meglio far finta di dormire, così non si avvicina.
“Faccio solo un tuffo poi vi lascio ai vostri discorsi solo donne” ridacchia Edward prima di tuffarsi. Sento l’impatto con l’acqua, sento l’acqua muoversi per le sue bracciate, sento il chiacchiericcio delle mie amiche… ok! Pericolo scampato. Non so se mi sono addormentata, ma non sento più nessun rumore. Nessuna voce.
Mi alzo appoggiandomi sul gomito e, facendo scivolare gli occhiali sul naso, controllo dove sono andate le due pazze. Il mio cuore perde un battito quando vedo il viso di Edward appoggiato alle mani sul bordo della piscina che mi guarda. Con i capelli bagnati e le gocce che gli scivolano sul viso marcandone i tratti perfetti… è troppo per qualsiasi ragazza!
“Ciao” mi saluta con il sorriso sghembo e, facendo forza sulle braccia, si alza per uscire dall’acqua. Mio dio, i muscoli delle sue braccia si tendono sotto lo sforzo e le gocce scivolano birichine sul suo fisico da Dio greco, sui suoi pettorali scolpiti, sugli addominali perfetti, sulla V dei fianchi così definita da sembrare una freccia che ti invita a guardare oltre… scuoto la testa! Pensa a Jacob!
Si siede sulla sdraio dove pochi minuti prima c’era Alice, prende l’asciugamano e si asciuga il viso e le mani.
“Volevo chiederti scusa per ieri sera e per la sera della festa” esclama con voce roca e guardandomi negli occhi. È appoggiato con le braccia sulle gambe ed il busto è inclinato verso di me, i capelli, anche se scuriti dall’acqua hanno dei fantastici riflessi ramati e sono scompigliati come se fossero stati posizionati uno ad uno da un fotografo prima di scattare la foto per una copertina.
Sorride sghembo vedendo che non rispondo.
“Non sono un maniaco, te lo giuro” e sorride sperando che la battuta smorzi la tensione che si è creata.
“Non l’ho mai pensato” rispondo guardandolo negli occhi.
“Quindi mi perdoni?” mi chiede con il volto più rilassato.
“Certo. Ti perdono, ma…” mi fermo per cercare le parole giuste.
“Ma…?” mi esorta curioso.
“Ma ti chiedo di starmi lontano” ecco l’ho detto.
“Lontano?” mi chiede inclinando la testa sulla spalla e mi studia con uno strano sorriso tra il dispiaciuto e il divertito.
“Sì. Lontano. Ho il ragazzo e non mi piace che altri ragazzi ci provino con me, sapendomi impegnata. Mi sembra un comportamento poco corretto.” Spiego mettendomi seduta.
“Ma se non fossi impegnata… potrei … starti vicino?” la luce che gli passa negli occhi è uguale a quella di Alice quando le proponi di organizzare una festa e non mi piace!
“Sta di fatto che sono impegnata, non capisco perché fare ipotesi!”
“Io adoro le ipotesi” sorride passandosi la mano tra i capelli facendo si che altre gocce scivolino sul suo corpo perfetto… eh dai, sono impegnata, ma non sono cieca o lesbica!
Non gli rispondo. Non voglio continuare la discussione anche perché non sono sicura di come uscirebbe la mia voce.
“Se per ipotesi…” ok, non ha capito che il mio silenzio non era d’assenso, ma un modo per terminare la conversazione “… se per ipotesi non fossi impegnata… mi avresti baciato?” alza un sopracciglio sornione.
“NO!” rispondo secca e per un attimo riesco a cogliere un velo di delusione nei suoi occhi, ma lo maschera subito con il suo sguardo sicuro “Non sei il mio tipo” specifico incrociando le braccia.
“Troppo poco muscoloso?” mi stuzzica passandosi una mano sui pettorali. Effettivamente in confronto a Jacob il suo fisico è più asciutto. E’ più muscolo da sportivo, mentre Jacob è più tipo da palestra e pesi… Edward ha le spalle larghe ed il vitino stretto, da nuotatore…
“No, troppo farfallone!” e sorrido soddisfatta per averlo lasciato di stucco.
“Chi ti ha detto che sono un farfallone?” chiede confuso come se quell’aggettivo non gli si addicesse.
Se non ti va, basta che tieni le gambe chiuse la prossima volta che mi vedi” ripeto le prime parole che ho sentito uscire dalla sua bocca ancor prima di vederlo in volto.
Stringe la mandibola e serra i pugni… ops, forse era meglio dimenticarla quella frase, che poi dico, ho una memoria buona, ma non mi era mai successo di ricordarmi perfettamente una frase, e l’ho pure detta con lo stesso tono freddo con cui l’ha detto lui!
Si alza di scatto dopo avermi fulminato con lo sguardo. Con passo deciso e fiero fa per uscire dalla stanza, e la mia bocca si apre prima ancora che il cervello glielo comandi.
“Scusa. Non volevo offenderti”
Si ferma e respira più volte, si gira lentamente e, in poche e aggraziate falcate e di nuovo di fronte a me.
“Dove mi hai visto?” mi chiede prendendomi il viso tra le mani e le guance bruciano sotto il suo tocco.
“Non ti ho visto. Ti ho solo sentito. Sono uscita a prendere una boccata d’aria e ho sentito solo questo… cioè, ciò che ti ha detto la ragazza e la tua risposta… nient’altro! Non sono una che origlia! Ero nel posto sbagliato al momento sbagliato!” mi giustifico stringendomi nelle spalle e lui sembra rilassarsi. I suoi muscoli si rilassano e lascia la presa sul mio viso.
“Senti. Non sono un farfallone! Ok, lo ammetto non disdegno le donne… ma alla fine sono un uomo! Ma con te…” si ferma prendendo un grande respiro e guardandomi negli occhi perforandomi “… con te sarebbe diverso…” le sue parole mi arrivano dritte al cuore. I suoi occhi sono lucidi e non smettono di fissarmi, mentre le sue mani continuano ad accarezzarmi il viso.
“Stavamo parlando di ipotesi. Io sono impegnata, quindi tu sei libero di stare con tutte le ragazze che vuoi. Non credo che un ragazzo bello e sensuale come te abbia problemi.” Gli rispondo allontanandogli le mani.
“Sì. Posso avere tutte le donne che voglio. Ma io voglio te…” e stringe le mie mani tra le sue.
“Solo perché non sono disponibile. Se lo fossi penso che nemmeno mi avresti notata!”
Scuote il capo e abbassa il viso. Stringe maggiormente le nostre mani mentre prende profondi respiri e poi, con uno scatto alza il viso e mi sorride.
“Ok! Facciamo così. Baciami. Almeno ti tolgo dai miei pensieri e ti lascio in pace!”
“Mi stai prendendo in giro?” gli chiedo sconvolta dalla proposta, ma non ho il tempo di capire se scherza che le sue labbra sono sulle mie e le sue mani sono una alla base della nuca ed una alla base della schiena per tenermi ancorata a lui.
Una scarica mi attraversa il corpo e le farfalle iniziano a volare nello stomaco. Mi sento leggera, il mio cuore batte all’impazzata mentre il mio corpo viene attratto completamente dal suo. Le sue labbra sono morbide, vellutate e mi baciano con una passione travolgente, come se ne andasse della sua stessa vita. La sua lingua mi chiede il permesso ed io acconsento perdendomi nella loro danza. Ci allontaniamo per prendere fiato ed io mi sento persa. Sento già la sua mancanza. Vorrei ritornare a vivere quel tripudio di emozioni che le sue labbra mi hanno donato. Tutto il mondo è svanito per un attimo, il mio corpo è svanito, il tempo è svanito… c’erano solo emozioni forti, mai provate e bellissime.
“Non credo sia stata una buona idea” mi soffia a pochi millimetri dalle labbra con la voce tremante dal desiderio. “Adesso che so cosa si prova, non voglio più farne a meno” e si ri-fionda sulle mie labbra, ma il bacio non è più passionale, è delicato, come se mi volesse assaggiare e ne avesse tutto il tempo, mi accarezza la schiena e gioca con i capelli alla base del mio collo. Le nostre lingue danzano insieme una danza delicata, armoniosa… mio Dio… che sensazioni bellissime con un solo bacio…
Dei rumori ci fanno riprendere. Lo allontano con uno spintone e lui mi guarda spaesato.
“Non ti è piaciuto?” chiede perplesso rimettendosi in piedi.
“Sta arrivando qualcuno.” Gli spiego rimettendomi coricata e nella posizione in cui ero.
“Ti è piaciuto?” mi chiede in un sussurro sedendosi sul lettino di Alice.
“Sono impegnata Edward… non è importante che mi sia piaciuto…”
“Quindi ti è piaciuto!” sogghigna soddisfatto.
“E’ stato un errore che non si ripeterà. Non sono una traditrice e sono impegnata. Stammi lontano” ringhio chiudendo definitivamente il discorso.
 
***
 
La sera, con la scusa di un improvviso mal di testa, mi sono fatta accompagnare a casa appena è arrivato Jacob con i ragazzi. Mi è dispiaciuto obbligarlo a venire a casa con me, perché aveva già organizzato la cena e il dopo cena con i ragazzi, ma io non potevo stare in una stanza con Edward e Jacob.
Soprattutto con Edward che mi guardava geloso ogni volta che Jacob mi abbracciava o baciava.
Sono un’idiota! Ho sempre giudicato le donne che tradiscono il marito come persone che valgono poco, ed io, anche se non ho tradito il marito, ho tradito il mio fidanzato e mi sento veramente una brutta persona.
Ho passato la serata a letto con Jacob, l’ho coccolato, lo elogiato e mi sono riempita gli occhi della sua figura per potermi togliere dalla mente il ricordo del bacio con Edward, delle sue labbra, dei suoi occhi, delle gocce che gli scivolavano sul corpo… va beh! Avete capito!
 
Nelle settimane ho continuato la mia vita di sempre, come se quel bacio in piscina non fosse mai esistito, ed ho declinato ogni invito di Alice a casa sua proponendo altre mete, tipo la spiaggia per un tuffo, casa mia per una cena, un locale per una serata tra amici… ma non è servito a nulla. Edward si è sempre presentato, e ha continuato a fissarmi e sfiorarmi come se con il bacio in piscina gli avessi dato il consenso a sentirsi il mio amante segreto.
Una sera, dopo ore di tormento, mi sono decisa. Ho atteso che tutti fossero distratti e ho trascinato Edward fuori dal locale in un vicolo per non essere visti e fraintesi.
“Adesso basta Edward!” gli urlo con tutta l’esasperazione che ho covato in questi giorni “Avevi detto che dopo il bacio mi avresti lasciata in pace!” e stringo i pugni per non mettergli le mani addosso.
“Lo so Bella, ma non ci riesco… con quel bacio mi sei entrata ancora più nella mente” fa un passo verso di me e mi prende per la vita. Il tocco delle sue mani mi fa provare sensazioni strane e la voglia di picchiarlo si trasforma nella voglia di riprovare le emozioni che ho vissuto in piscina. NO! Sono impegnata. Sto con Jacob!
“Senti, forse come figlio di papà sei abituato ad avere tutto ciò che vuoi, ma non funziona con le persone. Non funziona con me!” lui si avvicina ancora di più come se non avessi parlato, anzi come se gli avessi detto: fai di me ciò che vuoi!
Mi fa arretrare fino a quando non sono intrappolata tra lui ed il muro. Appoggia una mano a lato della mia testa e con l’altra inizia ad accarezzarmi.
“Mi piaci Bella. Non sopporto vederti tra le braccia di Jacob. Voglio che tu stia tra le mie braccia…voglio baciarti, voglio sentire le tue mani che accarezzano il mio corpo, mentre le mie accarezzano il tuo, voglio…”
“Smettila!” lo blocco con voce tremante. Anche io lo vorrei, ma non è giusto. Io sto con Jacob e Jacob mi ama, Jacob è quello giusto.
Si allontana con un ringhio frustrato e dopo essersi passato la mano nei capelli esasperato mi torna vicino con un solo passo e mi posa le mani sulle spalle.
“Vorrei Bella! Vorrei non pensare più a te! Vorrei ritornare alla mia vita prima di conoscerti e poterti guardare tra le braccia di Jacob senza sentire lo stomaco contorcersi dalla gelosia e i muscoli tendersi per la voglia di spaccargli la faccia” stringe le mani sulle mie spalle facendomi male ed emetto un gemito. Si accorge di aver esagerato e stringe i pugni portandoseli a lato del corpo.
“Mi sei entrata nel cervello. Non riesco a non pensare a te!” mi urla esasperato picchiettandosi la testa con l’indice.
“Ragiona Edward è solo una cotta per una ragazza che non puoi avere. E’ solo il tuo orgoglio ferito che qualcuno ha qualcosa che tu non puoi avere. A te non piaccio io, Isabella Swan, a te piace la ragazza di un altro uomo” sono convinta di ciò che dico e non so perché sento male al petto nel capire che è la verità.
“Allora dovrebbe piacermi anche Kate o… Vittoria, la ragazza di James. Anche loro non sono mai state con me e sono le ragazze di altri.” Mi sfida con lo sguardo.
“Mi dispiace. Non so cos’altro dirti”
“Dimmi che ti piaccio almeno la metà di quanto tu piaci a me” mi chiede prendendomi il viso tra le mani e la sua speranza traspare dagli occhi lucidi.
“Sono impegnata” rispondo solamente e lui risponde con un ringhio prima di tirare un pugno contro il muro.
“Non mi interessa che tu sia impegnata.” urla continuando a trapassarmi con lo sguardo “Voglio solo sapere: se non ci fosse Jacob?” mi chiede abbassando la voce ed io annuisco soltanto.
“Quindi ho una possibilità!” i suoi occhi si ravvivano perdendo il velo di rabbia ed un sorriso gli illumina il viso.
“No! No! Non hai possibilità. Lasciaci in pace Edward. Dimentica il bacio, dimentica ciò che ci siamo detti. Per piacere” lo supplico trattenendo a stento le lacrime sia per le emozioni forti del momento, sia per la consapevolezza che se non smette con il suo giochino io so di non aver la forza di allontanarlo e perderei Jacob, l’uomo che mi ama veramente.
“Tu sei riuscita a dimenticare il nostro bacio? Le sensazioni? la pace?” non rispondo rimango immobile.
Lui si fionda sulle mie labbra baciandomi con ardore, con passione, come se attraverso il bacio potesse cancellare Jacob, il fatto che sono impegnata. Cerco di resistergli, ma il mio cervello va in vacanza e mi abbandono al paradiso che i suoi baci riescono a farmi toccare.
“Ti prego dammi una possibilità” mi sussurra con voce carica di desiderio allontanandosi il minimo indispensabile.
 
***
 
La serata, come era scontato, è finita malissimo. Mi sono lasciata travolgere dalle emozioni, sono ricaduta tra le braccia di Edward spingendolo maggiormente a credere di avere possibilità con me. E al ritorno a casa, non sono riuscita a baciare Jacob, mi facevo schifo da sola.
Al lavoro è andata anche peggio.
Sono arrivata con gli occhiali da sole per coprire le occhiaie testimoni di una notte insonne e appena sono entrata in ufficio un enorme mazzo di gelsomini svettava sulla mia scrivania con un Jacob nero di rabbia che mi aspettava appoggiato alla finestra con le braccia incrociate.
“Grazie Jacob!” esclamo entrando in ufficio, sperando di attenuare la sua furia, ed invece peggioro maggiormente la situazione.
“Non te li ho mandati io!” ringhia “C’è un biglietto” e lo strappa malamente dal fiocco al quale era pinzato.
Lo apro e vi è scritto “Il Gelsomino, il tuo profumo, il mio preferito!”
“Chi te lo ha mandato?” mi chiede sempre più furioso Jacob.
“Non c’è scritto” e gli passo il bigliettino per fargli vedere che non mento.
Lo straccia con rabbia e lancia il bouquet nel cestino frantumando il vaso di vetro e allagando la zona vicino alla scrivania.
“Jake, ma sei impazzito?” esclamo chinandomi per bloccare la fuoriuscita d’acqua dal vaso.
“Volevi tenerli?” mi chiede con gli occhi strizzati dalla rabbia e le braccia incrociate per nascondere il tremore.
“No. Ma non voglio nemmeno rischiare di tagliarmi con i vetri” rispondo continuando a pulire il macello che ha fatto.
Si rilassa alla mia risposta e ritorna in sé.
“Scusa Bella. Scusa.” E si accovaccia vicino a me per aiutarmi a pulire.
Appena tutto è sistemato mi abbraccia stretta a sé e mi bacia la fronte con un bacio prolungato.
“Mi sono fatto prendere dalla rabbia. Credevo… credevo” balbetta imbarazzato.
Mi allontano leggermente per guardarlo in faccia e capire cosa intente.
“Credevi cosa Jacob?” gli chiedo arrabbiata.
“Non lo so nemmeno io cosa credevo” risponde passandosi la mano tra i capelli e stropicciandosi la faccia “Scusami Bella. Scusami” e ritorna ad abbracciarmi.
 
Credete che Edward si sia fermato a un mazzo di fiori? Invece vi sbagliate.
La sera, quando sono tornata a casa, mi sono trovata Rosalie immersa da vasi di fiori. C’erano rose rosse, rose blu, ciclamino, orchidee… ogni tipo di fiore in mazzi giganteschi ed un solo biglietto.
“Non sapevo quali erano i tuoi fiori preferiti… spero che tra tutti ci sia! Il mio è il gelsomino”
“Ma si può sapere che diavolo succede?” mi chiede Rose spostando vasi per fare spazio. “Jacob è per caso impazzito? Ha vinto la lotteria?”
“Non sono di Jacob” rispondo continuando a rileggere il biglietto. Rose posa il vaso nel primo spazio libero e mi si avvicina stupita.
“E chi è allora?” la guardo negli occhi e scoppiando a piangere sfogo tutti i miei segreti.
 
***
 
La sera non accompagno Rosalie alla serata con Alice. Non voglio incontrare Edward e voglio solo riposare, con il cervello riposato si riesce a ragionare meglio ed io devo trovare una soluzione alla mia situazione prima che diventi un problema. Mi corico nel letto e, dopo aver inserito il CD nel lettore, mi corico e guardando il soffitto inizio a pensare. Come faccio a far desistere Edward?
Ci penso e ci ripenso. Il volto di Jaco si sovrappone a quello di Edward ed i momenti passati con il mio ragazzo si sovrappongono a quelli passati con il “farfallone”… non so quando i pensieri sono diventati sogni, so solo che non sono riuscita a trovare risosta e tra le braccia di Morfeo sono ancora più confusa. Sono tra le braccia di Edward e in un battito di ciglia sono tra quelle di Jacob e poi mi trovo tutto a un tratto da sola… risultato? Profonde occhiaie al risveglio e la mente ancora più confusa.
Mi dirigo in ufficio autoconvincendomi che le sensazioni provate baciando Edward erano così forti perché ampliate dal senso di colpa e la paura di essere scoperti. Non provo nulla per Edward Cullen… giusto?
Quindi adesso faccio la brava fidanzatina. Dimentico il sexy fratello di Alice e dedico tutte le mie attenzioni al mio bellissimo fidanzato, nonché collega!
Ma ogni mio buon proposito viene distrutto da Alice a colazione! Parla della serata di ieri ed è molto preoccupata per come Edward si è comportato. Ha detto che non ha ballato ed è stato di poca compagnia. Che ieri sera, quando sono tornati a casa, ha provato a parlargli ma lui le ha ringhiato contro e le ha detto di uscire dalla sua stanza, che non aveva voglia di parlare. Stamattina poi, quando si è svegliata, Edward era già uscito di casa, un comportamento strano per il ragazzo dormiglione che è di solito.
“Forse ha ricevuto brutte notizie” provo a indovinare.
“Non penso” risponde scuotendo la testa abbattuta. “Siamo sempre stati molto uniti e non mi ha mai nascosto niente. Se avesse ricevuto brutte notizie me lo avrebbe detto…” si ferma un secondo e i suoi occhi si illuminano mentre sul suo viso si allarga un sorriso. Alzo un sopracciglio incuriosita da ciò che le passa per la testa.
“Forse lo hanno preso al Saint-James…” continuo a guardarla senza capire. Fa un profondo respiro e inizia a parlarmi come una maestrina all’allievo “Edward sogna di vivere suonando e si era presentato in diversi teatri quando eravamo a New York, tutti gli avevano risposto che gli avrebbero fatto sapere… forse gli hanno risposto!!” esclama entusiasta di aver risolto l’enigma.
“Ma se lo hanno preso ed era il suo sogno… perché dovrebbe essere arrabbiato?” chiedo ancora più confusa. E poi… Edward suona??
“Beh! Ovvio lui a New York non ci torna nemmeno se lo minacciano. Quindi è combattuto se tornare ed avverare il suo sogno, o rimanere lontano dalla grande mela come si era ripromesso ed abbandonare i suoi progetti, ovvio no!” ormai è partita per la tangenziale, saltella sul posto felice e cerca qualcosa nella borsa.
La curiosità per il segreto di Edward a New York diventa quasi insopportabile.
“Ma cosa è successo a New York?” penso ad alta voce senza accorgermene, o forse la mia curiosità è così alta che inconsciamente mi ha fatto parlare…
“Una cosa che deve rimanere nel passato di Edward!” risponde piccata Alice ammonendomi con lo sguardo. Alzo le mani in segno di resa, finisco il cornetto, guardo l’ora e fuggo in ufficio e arrivo per un soffio in orario.
 
Appena entro in ufficio il sorriso caldo di Jacob mi fa dimenticare Edward, New York, le follie di Alice…
Abbraccio Jacob e mi abbandono al senso di pace che le sue braccia sanno infondermi. Per mano ci dirigiamo nell’ufficio dove una tazza fumante di caffè con un gelsomino appoggiato sul cappuccio mi attendono.
“Grazie amore, non dovevi” dico a Jacob mentre annuso il fiore. Ma appena alzo lo sguardo la mandibola serrata e gli occhi sottili del mio fidanzato mi fanno capire che il pensiero non è suo.
“Non te l’ho portato io, e so che il tuo fiore preferito è il calicanto, non il gelsomino!” risponde con una smorfia continuando a guardare il fiore che ho in mano.
Mi accorgo di averlo ancora in mano e lo lancio nel cestino, seguito dal caffè. Mi stringo nelle spalle e abbraccio Jacob accarezzandogli il viso per farlo rilassare. Non mi fa domande, ma per tutta la mattinata è taciturno e mi risponde solo a monosillabi.
In pausa pranzo propongo di andare nel ristorante vicino a mangiare per poter parlare un po’ e diminuire la tensione, ma anche quella si dimostra una cattiva idea. Al momento di pagare il conto la cameriera ci avverte che è già stato saldato.
 
“Adesso basta Bella!” urla Jacob allontanandomi malamente. “Tu sai chi ti sta facendo questi ‘regali’?”
Annuisco ma rispondo un ‘forse’ sussurrato.
“Chi?” e mi stringe le mani sulle spalle esasperato.
“Non sono sicura. Non vorrei creare problemi a persone che forse non c’entrano niente” ok, è una mezza verità. Ma effettivamente i biglietti non sono mai stati firmati.
“Allora andiamo alla polizia e denunciamo questo stalker” allenta la presa e fa un passo avvicinandosi. Mi fa alzare il viso con la mano e mi sorride anche se i suoi occhi sono tra il preoccupato e l’irritato. “Bella. Può essere un psicopatico. Non bisogna far finta di nulla”
E’ realmente preoccupato che uno sconosciuto si sia invaghito di me, e mi sento combattuta nel dirgli la verità rischiando che spacchi la faccia al figlio del capo o fargli pensare a uno stalker e seguirlo alla centrale…
“Fammi fare una telefonata. Se non è lui, mi accompagni a fare denuncia, ok?” gli chiedo accarezzandogli il viso prima di abbracciarlo stretto.
“A chi devi telefonare? Lo conosco?” mi chiede con il viso nascosto nei miei capelli stringendomi maggiormente a se.
“Se te lo dico… ho paura della tua reazione” ammetto affondando maggiormente il viso nel suo petto. Ma lui mi allontana e guardandomi fisso negli occhi cerca di farmi ragionare.
“Bella. Se lo conosco è un motivo in più per saperlo! Non voglio che qualcuno si metta tra di noi, io non voglio perderti” la voce è rotta dalle lacrime che sta trattenendo.
“Nessuno si metterà tra di noi. Ma ti prego, se è veramente chi penso… lasciami risolvere da sola la situazione” non mi risponde, mi dà solo un bacio sulla fronte e si volta per tornare in ufficio. Perfetto!
 
Rientro in ufficio decisa a chiedere a Alice il numero di suo fratello con la scusa che vorrei salutarlo e poi, lo chiamerò e lo obbligherò a smetterla con i suoi giochetti!
Ma ovviamente, appena arriviamo in ufficio ci viene comunicata un’assemblea generale immediata… ed indovinate?
Edward Cullen sarà il nuovo membro della grande famiglia Cullen Corporation! Rimarrà alcuni mesi per conoscere il lavoro e verrà affiancato a turno dal responsabile del reparto per indirizzarlo al lavoro che più gli compete, ed inizierà nel nostro ufficio, ed io sono la fortunata che deve seguirlo ed insegnargli.
Per non far capire a Jacob che Edward è il misterioso stalker gioisco con i miei colleghi e mi complimento con il nuovo arrivato… ma appena rimaniamo soli io ed il signorino lo sbatto con poca grazia e tantissima rabbia contro il muro.
“A che gioco stai giocando?” sibilo puntandogli l’indice al petto.
“A nessun gioco” risponde tranquillo stringendosi nelle spalle “Ho capito di voler seguire le orme di mio padre e voglio fare la gavetta come tutti”
“Ma se hai studiato musica! Cosa c’entra con il lavoro dell’addetto stampa?” gli ringhio contro per fargli capire che non deve prendermi in giro.
“Ti sei informata su di me?” mi chiede sornione prendendomi per la vita ed avvicinandomi a lui.
“No! Non mi sono informata su di te. Mi sono informata sul figlio del capo!” la speranza di averlo spiazzato e zittito viene subito spazzata via dal suo fare sicuro.
“Non ti hanno insegnato che farsela con il figlio del capo è un buon modo per fare carriera?” mi sorride come se la sua battuta facesse ridere.
“No. Mi hanno insegnato a lottare per ottenere ciò che voglio e non a prendere le scorciatoie, quelle le lascio ai perdenti!” ho le braccia puntate sui fianchi e fatico tantissimo a non usarle per prenderlo a pugni.
Sospira cambiando espressione.
“Senti… anche a me hanno insegnato a lottare, ed è quello che sto facendo” il suo sguardo sincero e duro è disarmante. Non riesco a trovare una risposta acida e sbuffando gli do le spalle dirigendomi verso l’ufficio. Ma lui mi blocca prendendomi per un braccio e, dopo aver controllato di non essere visto, mi fa entrare nell’archivio vicino. Sempre tenendomi per il braccio mi accompagna sulla scrivania e mi ci fa sedere.
“Ti voglio. Ti voglio con tutto me stesso… continuo a sognare le tue labbra sulle mie, le tue mani che mi accarezzano il corpo, il tuo fiato sulla mia pelle… lotto per averti e lotterò finché non ti avrò” anche se il mio corpo è ricoperto di brividi di piacere e le mie labbra vogliono assaporare di nuovo le sue… devo però ammettere che come dichiarazione è un po’ poco romantica… ha ammesso di voler fare sesso con me e il mio ego sta esultando, ma non il mio cuore…
“Non succederà mai! Tu dici di voler lottare, ma lo fai solo per vincere una gara al quale stai giocando da solo e dove il premio è avermi nel tuo letto per soddisfare i tuoi bisogni! Non sono una da una botta e via.” sgrana gli occhi e fa cadere sconfitto le braccia a lato del corpo.
Si avvicina cauto e lentamente alza la mano per accarezzarmi la guancia. Appena la nostra pelle si sfiora, una scarica mi attraverso l’intero corpo. Ha le labbra serrate e i suoi occhi mi scrutano come fossi un’opera d’arte, mentre la sua mano mi sfiora come se fossi una nuvola e potessi scomparire.
“Non ti vedo come un premio” sussurra con voce roca e profonda “Ti vedo come la donna che mi ha rubato il cuore.” Alza anche l’altra mano e inizia ad accarezzarmi la spalla scendendo sul braccio fino alla mano e risale con lentezza. “Ti vedo come la donna che voglio rendere felice” inclina leggermente il capo e avvicina il suo viso al mio “Ti vedo come la donna che mi rende felice con un solo sorriso” a pochi millimetri dalle labbra “Ti vedo come la donna che riesce a farmi toccare il paradiso con un solo bacio” e posa le sue labbra sulle mie ed inizia a baciarmi delicatamente, senza fretta e con dolcezza. Io sono immobile, ammagliata dalle sue parole, dai suoi baci così sensuali e delicati. Mi sento bene, a casa, in pace con il mondo e vorrei che il tempo si fermasse in quel momento per sempre. Le sue mani scivolano sulla mia schiena e mi accarezzano facendomi ricoprire di brividi e rilassandomi allo stesso tempo. Si allontana leggermente, tenendo una mano sulla mia nuca per non farmi allontanare e trafiggendomi con i suoi smeraldi continua la dichiarazione “Non voglio competere con Jacob. Non sto giocando” e mantenendo il contatto visivo mi prende la mano e la appoggia sul suo petto dove posso sentire nitidamente il battito accelerato del suo cuore “Lui non mente… io non sto giocando… io voglio solo stare con te e renderti felice” mi sento come vittima di un incantesimo. Tutto il mondo è svanito, i miei occhi riescono a vedere solo i due smeraldi che mi stanno ipnotizzando e le mie orecchie sentono solo il sono del suo cuore che mi culla. Il mio olfatto percepisce solo il suo profumo di sandalo che mi inebria ed il mio corpo si sente fluttuare nell’energia che i nostri corpi sprigionano.
Le sue labbra tornano sulle mie, il bacio da delicato diventa sempre più passionale. Le nostre lingue si incontrano e danzano insieme come se fossero nate per quella danza, le mie e le sue mani vagano sui nostri corpi bramose di conoscere il corpo dell’altro… ma appena la sua eccitazione preme sul mio centro… mi risveglio dall’incantesimo. Lo allontano con il fiato corto e stringo le gambe che avevo aperto senza accorgermene per farlo avvicinare.
“Se veramente vuoi rendermi felice…” esclamo con voce bassa e il fiato ancora spezzato “… non farmi litigare con Jacob” e abbasso lo sguardo quando i suoi occhi diventano tristi.
“Se voglio renderti felice… devo farmi da parte?” mi chiede alzandomi il viso “Devo smettere di lottare?” la mano che mi sta tenendo il viso trema lieve, ed i suoi occhi mi trafiggono delusi. Annuisco mordendomi il labbro.
“Ok” ringhia basso allontanandosi di un passo “Ok. Mi farò da parte. Addio Bella” e baciandomi sulla fronte se ne va.
 
 
Ritorno in ufficio dopo un’altra mezz’ora. Sono rimasta seduta sulla scrivania per diversi minuti dopo che Edward mi ha salutata e ho passato tantissimi minuti in bagno a rinfrescarmi il viso con la speranza di riprendere un aspetto adeguato al posto di lavoro. E dopo diverse prove di sorriso allo specchio mi sono decisa a tornare in ufficio.
Quando arrivo Jacob mi guarda confuso “E Edward?” mi chiede cercandolo alle mie spalle.
“Credevo fosse qui” rispondo guardandomi in giro.
“Ma non era con te?”
“Sì, ma poi… mi è squillato il telefono e gli ho detto di venire qui mentre rispondevo” come bugiarda faccio pena! Ma Jacob non se ne accorge e stingendosi nelle spalle ricomincia a lavorare.
Di Edward nessuna traccia per tutto il giorno e a fine giornata, quando arrivo a casa, scopro che la serata al locale è saltata per problemi in casa Cullen.
 
***
 
Mangio cena con poco appetito rivivendo all’infinito nella mia mente gli attimi meravigliosi che io ed Edward abbiamo vissuto nell’archivio, rivedo i suoi occhi nel momento dell’addio e provo, come se lo stessi vivendo in quel momento, il senso di vuoto che la sua lontananza e le sue parole mi hanno lasciato.
Dopo cena mi accoccolo sul divano, coperta sulle gambe e il gelato nelle mani. Faccio partire il film “Remember Me” e piango ad ogni scena…
“Cosa succede?” mi chiede Rosalie quando lancio arrabbiata il cucchiaino dentro la vaschetta di gelato finito.
“E’ finito il gelato” rispondo asciugandomi una lacrima con il dorso della mano.
“Cosa succede, veramente?” ripone la domanda prendendomi le mani tra le sue.
“Edward…” non riesco a dire altro e scoppio a piangere disperata. Sfogo tutta la tensione che ho provato a reprimere in questi giorni, sfogo il senso di colpa, sfogo lo schifo che provo per me stessa per ciò che sto facendo a Jacob, sfogo la paura di aver perso Edward…
“Edward?” mi chiede cercando di mascherare lo stupore.
Annuisco e cerco il modo più veloce ed indolore per raccontarle tutto.
“Oggi ci siamo di nuovo baciati… ed ho provato sensazioni…” la guardo implorandola di capire senza farmelo dire ad alta voce e continuo “mi ha detto che voleva rendermi felice ed io gli ho detto che per essere felice deve lasciarmi vivere il mio rapporto con Jacob…” e riscoppio a piangere.
“E lui non ha accettato? Ti ha fatto del male?” me lo chiede anche se sa benissimo che Edward non è quel tipo di uomo.
“No. Ha accettato e mi ha detto addio… i suoi occhi erano tristi ed io mi sono sentita vuota, come se allontanandosi avesse portato via una parte di me” mi vergogno per ciò che ho appena detto, ma a Rosalie non ho mai nascosto nulla.
“E Jacob?”
“Jacob non sa nulla… ed io non so come fare. Adoro Jacob, sto bene con lui, ero la donna più felice della terra… ma Edward… però Edward… non possiamo stare insieme… no, nemmeno io e lui possiamo stare insieme… se voglio guardarmi allo specchio devo mollarlo… ma non voglio perdere la felicità che ho con lui… ma non è la felicità che provo con lui…” inizio a pensare a alta voce e dalla faccia sempre più confusa di Rosalie capisco di non essere stata molto chiara. Prendo coraggio con un profondo respiro e provo da capo.
“Con Jacob mi sento la donna più fortunata e felice della terra. E’ dolce, premuroso, bellissimo” annuisce e io continuo “Con Edward tocco il paradiso ogni volta che mi sfiora o mi bacia, non esiste il resto del mondo quando sono con lui” annuisce “Ma Edward è un uomo abituato ad avere ciò che vuole, ed ho paura che voglia stare con me solo perché non può avermi” alza un sopracciglio ed io smetto di parlare in attesa della domanda.
“Ma vi siete baciati, se voleva solo provare ad averti…”
Nego con la testa con un sorriso amaro “Non conosco Edward come conosco Jacob. Ma dai racconti di Alice ed Emmett, Edward ha scaldato molti letti e la vita non gli ha mai negato nulla…”
“Ahhh! Tu credi che una volta che ti ha fatto mollare Jacob e ti ha portata a letto…” annuisco, ma lei non concorda “Secondo me Edward non è quel tipo di ragazzo. Non nego che molte donne hanno potuto godere della sua compagnia tra le lenzuola… e non posso nemmeno biasimarle!” mi scocca un’occhiata sorniona e continua “ma da come si sta impegnando penso che con te non stia giocando alla preda e al predatore… secondo me… tu gli piaci veramente” la guardo stupita.
“Bella, Bella. Ok, che quando c’è Cullen grande ho occhi solo per lui ed i suoi ultra sviluppati pettorali, ma le occhiate che ti lancia Edward non mi sono passate inosservate, oltre al suo defilarsi quando tu e Jacob vi lasciate andare ad effusioni” e mi scompiglia i capelli facendomi sorridere.
“A me piace Jacob e vi vedo bene insieme, ma tutti questi baci tra te e Cullen piccolo mi fan dubitare su ciò che provi veramente per il tuo fidanzato”
“Io voglio bene a Jacob”
“Lo ami?” annuisco. “Glielo hai detto?” nego “E perché no?” alzo le spalle e le lascio ricadere sconfitta.
“Non l’ho detto nemmeno a Edward e non l’ho mai nemmeno pensato, anzi… la maggior parte del tempo ho provato rabbia, frustrazione, fastidio per lui. Solo quando i nostri corpi sono ad una certa distanza provo certe sensazioni, ma quando gli sono lontana, come adesso, non provo nulla per lui”
“E allora perché piangevi prima?”
“Per il senso di colpa” rispondo prontamente anche se nel profondo mi rendo conto che piangevo per l’addio di Edward.
“Bella… Bella… prova a prenderti del tempo! Prenditi una vacanza, hai accumulato molti giorni di ferie! Ti allontani da Jacob e Edward e vedi chi ti manca di più!” la fa semplice lei, mancava solo che mi chiedesse di lanciare la monetina!
“E se scoprissi che mi piace Edward?”
“Lasci Jacob e segui il tuo cuore” risponde come se fosse una cosa ovvia e semplice.
“Come faccio a lasciarlo senza farlo soffrire?”
“Meglio soffrire tu, o fargli le corna a vita?” schietta e sincera. Rosalie non conosce i mezzi termini.
“Non l’ho…” e mi fermo per l’occhiata di ammonimento della mia miglior amica.
“Oggi abbiamo litigato io e Jacob” ammetto abbassando il tono di voce. “Edward ci ha pagato il pranzo e mi ha fatto recapitare il caffè ed un fiore in ufficio… Jacob voleva sapere chi fosse il mio spasimante… non gliel’ho detto… abbiamo litigato e gli ho promesso che nessuno si metterà in mezzo a noi”
“Oh! Bella. Io spero che tra te e Jacob sia solo un momento difficile e che lo superiate, ma non puoi continuare a stare con lui e cedere ogni volta che Edward ti provoca!”
Rosalie ha ragione, ma come faccio?
 
***
 
Per un paio di mattine Alice annulla la nostra colazione con il solito messaggio.
“Problemi in casa. Ti chiamo appena li risolvo”
Rosalie ha provato a telefonare a Emmett, ma anche lui non ha risposto, scrivendo dopo pochi secondi un messaggio simile a quelli di Alice.
Per tutta la settimana non vedo e non sento nessun Cullen. Nessun messaggio dalla mia amica e nessun fiore o omaggio dal mio spasimante… sembrano scomparsi.
Ritorniamo quindi alle nostre vite.
La mattina il lavoro e le serata tra me e Rosalie o tra me e Jacob.
Cerco di essere sempre la stessa Bella, anche se sento la mancanza di Edward farsi sempre più pressante, e il fatto di non sapere nulla e non avere la possibilità di scoprire cosa sta succedendo mi sta logorando.
Jacob si è accorto che qualcosa tra di noi è cambiato e ha reagito da persona speciale quale è, aumentando le attenzioni nei miei confronti e diventando sempre più dolce e amorevole.
Ma più lui si sforza e più io mi faccio schifo perché le mie notti continuano ad essere popolate da Edward e dal suo sorriso sghembo.
Il suo addio continua a martellarmi le orecchie ogni volta che il silenzio mi coglie impreparata. Ormai vivo con la musica nelle orecchie per evitare il silenzio e sovrastare la sua voce che ogni tanto fa capolino.
 
Il lunedì mattina ho finalmente notizie da Alice.
“Problema quasi risolto. Ci vediamo a colazione?” è il messaggio che mi sveglia e mi fa preparare in dieci secondi.
Arrivo al bar e sento l’aria riempirmi di nuovo i polmoni quando vedo Alice seduta al nostro tavolino.
“Ciao Bella!” mi saluta allegra come se ci fossimo viste il giorno prima.
“Ciao Alice! Sono felice di vederti! Tutto risolto?” le chiedo sedendomi ed accarezzandole la spalla per farle capire che se ha bisogno può contare su di me.
“Quasi” risponde stringendosi nelle spalle “il mio fratellino sta passando un periodo difficile…” lo dice con gli occhi bassi, ma poi torna a guardarmi con il suo sorriso smagliante.
“Si risolverà. E’ un tipo tosto lui! Risolverà anche questo problema!” e mi strizza l’occhio.
“Vuoi parlarne?”
“Beh! Diciamo che il mio fratellino ha finalmente scoperto l’amore. Ma il karma lo ha ripagato di tutte le malefatte e la ragazza in questione non lo vuole… si sta leccando le ferite… ma tranquilla! Mio fratello non ha mai avuto problemi di donne, anzi il suo problema è sempre stato averne troppe!” e scoppia a ridere mentre il mio stomaco si attorciglia per la rabbia. Pensare che Edward è un farfallone è un conto, averne la conferma dalla sorella è tutto un altro! Ma sono brava a fingere e rido insieme a lei!
“Anche se devo ammettere che non lo avevo mai visto così preso per una ragazza!”
“Forse tuo fratello non è innamorato della ragazza. Forse ha solo l’orgoglio ferito dal rifiuto!” azzardo con una punta di acidità. Alice si ferma a riflettere sulle mie parole.
“No! Non penso” risponde sicura “Ok che è un gran figo, ma conosce i suoi limiti… è anche intelligente e sa quando deve tirare i remi in barca… secondo me, questa ragazza ha fatto breccia nel suo cuore! Deve essere speciale per far capitolare così mio fratello” e tranquilla sorseggia il frappè. “Sì. Deve essere speciale! Dovevi vedere i suoi occhi mentre me ne parlava!” e sospira come un’adolescente “Se anche Jasper mi guardasse così…”
“Jasper?” chiedo cercando di riprendermi da ciò che ha appena detto: che Edward sia veramente innamorato di me? Naaa… forse parla di un’altra ragazza che ha incontrato in questi giorni! “L’avvocato?” chiedo stupita.
“Sì! L’avvocato! Mio Dio se è bello e affascinante!” e continua a sospirare con gli occhi a cuoricino.
“Se vuoi possiamo organizzare un’uscita tutti insieme!” propongo trasformandomi in cupido! Forse aiutando gli altri nelle questioni d’amore, favorirà il mio karma risolvendo i miei problemi!
“Veramente?” chiede alzandosi dalla sedia emozionata.
“Certo! Oggi gli chiedo e vedo quando…” non termino la frase perché Alice mi stritola in un forte abbraccio togliendomi il fiato ed urlandomi grazie nell’orecchio attentando al mio timpano!
“Dai organizziamo per domani sera, così cerco di far uscire quello zombi di mio fratello…”
“Così gli cerchiamo una ragazza per dimenticare la tipa che gli ha dato forfeit!” rido isterica per la mia proposta.
“Possiamo provarci… ma non ci conterei… ha occhi solo per la misteriosa ragazza!” e sbatte le sopracciglia.
“Non sai come si chiama? Forse la conosco e possiamo aiutare anche lui!” dillo Bella che sei curiosa di sapere se sta ancora pensando a te o se ti ha già dimenticata.
“No, non ha voluto dirmi il nome, dice che non la conosco!” fantastico, è un’altra ragazza! Sveglia Bella, il bel sogno di te e Edward nell’archivio era veramente solo un bel sogno! Stava giocando e si è ritirato prima di perdere!
 
***
 
La serata con Jasper è fissata! Sabato sera al locale dei Cullen!
Io e Rosalie arriviamo insieme a Jasper e attendiamo i fratelli Cullen nel parcheggio. Da quanto è nervoso il mio calmo e pacato amico avvocato credo proprio che Alice non dovrà attendere molto prima di vedere degli occhi innamorati che la guardano! Infatti, quando sono andata da Jasper per invitarlo è rimasto senza parole e quando gli ho detto che ci sarebbe stata anche Alice ha iniziato pure a balbettare e passarsi continuamente le mani nei capelli… non l’avevo mai visto così nervoso nemmeno con le cause più spigolose. Ha deglutito a vuoto più volte come se avesse la bocca asciutta e mi ha pure chiesto consiglio per l’abbigliamento ed il pensiero da portare alla mia amica! Eh già, cupido-Bella ha colpito ancora!
Jacob ci raggiungerà più tardi, è dovuto andare da suo padre per risolvere una questione, ma mi ha assicurato che arriverà prestissimo e che non mi accorgerò nemmeno della sua assenza!
I fratelli arrivano anticipati dagli urletti emozionati di Alice e la risata tonante di Emmett.
C’è anche Edward, ha l’aspetto trasandato e gli occhi tristi, ma cerca di nascondere il tutto con un sorriso e salutandoci tutti calorosamente.
Saluta anche me con un bacio sulla guancia come ha fatto con Rosalie, ma a differenza delle altre volte il suo tocco mi fa provare un brivido di freddo ed i suoi occhi mi sfuggono.
La serata è allegra e faccio da spettatrice all’amore che sboccia tra Alice e Jasper e tra Rosalie ed Emmett! Eh sì! La mia miglior amica ha sempre avuto un debole per il Cullen grande, ma solo stasera, aiutata della spinta di un po’ di alcol in corpo, è riuscita a lasciarsi andare scoprendo di essere ricambiata. Edward sorride alle battute dei ragazzi e incita Alice a farsi avanti, con gesti del capo e giochi di sguardi.
Mi godo la scena seduta sul divanetto. Jasper guarda di sfuggita Alice ed Alice guarda di sfuggita Jasper. Sono imbarazzati, anche se cercano di nasconderlo facendo battute al resto del gruppo. Alice prova a farsi coraggio seguendo l’esempio di Rose e beve due drink per sciogliersi, ma non ci riesce. Edward, dopo aver più volte incitato la sorella decide di intervenire. Si avvicina a Jasper, fa conversazione e lentamente, mettendogli la mano sulla spalla e continuando a chiacchierare, lo avvicina alla sorella. Fa un paio di domande a Alice e quando finalmente la miccia è accesa, si dilegua scendendo in pista. Rimango da sola nella saletta insieme a due coppie che tubano come colombi… anche se Emmett e Rosalie hanno superato il momento dell’imbarazzo già da un paio di minuti.
Senza farmi notare mi dileguo anche io e mi siedo al bar centrale del locale. Ogni tanto adocchio la saletta e sospiro invidiando le mie amiche. Hanno trovato l’amore e se lo stanno godendo, mentre io sono da sola al bar con il mio drink tra le mani che penso a come mollare, delicatamente e senza farlo soffrire, Jacob. Eh sì. Non importa se Edward non mi vuole. Ma ha ragione Rosalie, quando trovi la tua anima gemella, nulla ti fa vacillare, invece con Jacob ho vacillato perdendomi in due splendidi smeraldi.
La voce di Edward mi fa risvegliare dai viaggi mentali.
“Scusa?” gli chiedo dato che non ho capito.
“Come sta procedendo lassù?” e indica con lo sguardo verso lo specchio della saletta privata.
“A meraviglia! Sei stato fenomenale prima con Jasper ed Alice. Se non intervenivi erano ancora fermi al momento degli ‘sguardi sfuggenti’.” Rido facendo il segno delle virgolette con le dita.
“Sì. Sono bravo come cupido!” si pavoneggia.
“Beh! Anche io ho dato una mano! Se non avessi organizzato la serata… tu non avresti potuto dare il tuo contributo” e mi pavoneggio anch’io facendogli il verso.
“Touchè” e si gira verso il barista per ordinare un altro giro, mi chiede se voglio anche io un altro drink ed ordina anche per me.
“Non sei più venuto a lavoro” dico la prima cosa che mi viene in mente per spezzare il silenzio imbarazzato che è sceso tra di noi.
Fa una smorfia “Non sono portato per quel tipo di lavoro! Ma almeno posso dire che ci ho provato!” e si stringe nelle spalle mentre nasconde il viso nel bicchiere.
“Continuerai a suonare?”
“Ho contattato una band che suona in un locale qui a Seattle, sono bravi e hanno bisogno di un tastierista”
“Oh! Suoni la tastiera!” esclamo meravigliata.
“Anche!”
“Suoni altri strumenti?”
“Sì, ma il mio preferito è il pianoforte… è lo strumento con il quale riesco a essere completamente me stesso…” sembra che voglia dire ancora qualcosa, ma scuote la testa sorridendo e tronca il discorso bevendo un altro sorso.
“e…” provo a spronarlo.
“Lascia stare. Non sono discorsi da fare in un locale… troppo profondi!” si schernisce da solo.
“Jacob?” chiede guardando verso la sala con fare indifferente, anche se la mano che stringe il bicchiere non mi passa inosservata.
“Arriva più tardi” rispondo semplicemente. E il silenzio ritorna tra di noi.
Ogni tanto la sua bocca muove come se mi volesse parlare, ma poi ci ripensa e scuotendo il capo torna a guardare la gente in pista.
Vorrei continuare a parlare con lui. Mi piacciono le smorfie che fa mentre racconta, mi piace la sua voce, il suo sorriso, ma ogni cosa che mi viene in mente riguarda ciò che poteva nascere tra di noi e che io ho troncato sul nascere.
“Balli?” mi chiede con il suo speciale sorriso sghembo porgendomi la mano. Annuisco e timorosa stringo la mia mano nella sua. La famigliare scarica del contatto con la sua pelle mi attraversa il corpo, ma cerco di non darle peso e lo seguo tra la folla.
Balliamo come due buoni amici. Manteniamo le distanze e ridiamo per qualche passo buffo.
Un ragazzo si avvicina barcollando e con faccia da ebete inizia a ballare tra me e Edward. Mi saluta con un sorriso che dovrebbe essere sexy, ma che invece storpia la sua faccia già provata dall’alcol in una smorfia ancora più brutta. Cerco di allontanarmi e dargli la schiena, ma lui non mi lascia voltare prendendomi per il gomito. Sorride e con mosse che forse reputa sensuali inizia ad avvicinarsi troppo a me. Appena le sue mani mi toccano le spalle e il suo bacino sfiora la mia gamba, Edward interviene allontanandolo. Gli dice di lasciarmi in pace che sono la sua fidanzata e mi allaccia il braccio alla vita per fargli capire che non sta scherzando. Si scambiano un paio di occhiatacce e poi il ragazzino sparisce barcollando.
La voglia di ballare mi è passata e decido di tornare al bar ed Edward mi segue.
“Ehi! Bella! Tutto bene?” mi chiede all’orecchio per farsi sentire sulla musica alta. Le sue labbra accarezzano il mio orecchio facendomi fremere l’intero corpo. Chiudo gli occhi per assaporare appieno la bellissima sensazione e annuisco. Mi faccio guidare da lui, che con la mano sulla base della schiena mi aiuta ad uscire dalla folla. Ma non andiamo al bar, mi porta in una saletta appartata che non avevo notato.
La musica è ovattata e la saletta ha un enorme divanetto che percorre tutti i lati ed un solo tavolino in centro.
Mi siedo e lui mi segue rimanendo distante.
“Tutto bene?” mi richiede preoccupato.
“Certo. E grazie per averlo allontanato, sono sempre situazioni imbarazzanti” mi sento le guance andare a fuoco pensando a come mi è piaciuto sentirgli dire che ero la sua fidanzata e sentire il suo braccio che mi allacciava possessivo.
“Purtroppo nei locali si incontrano anche gli ubriachi!” ride, ma la felicità non arriva agli occhi. E come la risata è iniziata termina di scatto. Si incupisce in volto e lo guardo senza capire.
“Ehi!” lo chiamo mentre con la mano gli alzo il viso “Che succede?”
“Niente” risponde fingendosi allegro. “Vuoi tornare a ballare? Vuoi andare nella saletta? Forse gli altri hanno smesso di tubare!” nego con il capo.
“Sto bene qui. Tu vuoi andare a ballare?” nega e si rilassa sul divanetto. Lo seguo e appoggio la testa al divano. L’elettricità che scorre tra di noi è palpabile anche se siamo distanti alcuni centimetri. La mia mente inizia a fantasticare su come sarebbe magico perdersi tra le braccia di Edward, lì in quel momento, su quel divanetto…
Mi alzo di scatto, come risvegliata da un incubo, lui apre gli occhi per capire cosa sta succedendo.
“Forse è meglio che vada” faccio per alzarmi, ma lui mi trattiene prendendomi la mano. Mi giro e i suoi occhi sono due pozze verdi che mi implorano di rimanere.
Mi siedo e decido di ascoltare il suo desiderio non detto, ma non riesco a trattenere la curiosità.
“Tua sorella mi ha detto che stai passando un momento difficile…”
Annuisce.
“Problemi con il lavoro?” ci giro intorno per non fargli capire che Alice si è confidata con me, non voglio che perda la fiducia in sua sorella.
Nega e sospira.
“Problemi di salute?” e sorrido passandolo ai raggi X. Nega e si appoggia con i gomiti alle gambe avvicinandosi.
“Problemi con i tuoi?” nega.
“Problemi di … cuore?” annuisce e mi guarda così intensamente che devo abbassare lo sguardo.
“Mi sono innamorato… ma non sono corrisposto” spiega vedendo che non continuo a parlare.
“Mi dispiace” dico così piano che non credo mi abbia sentita.
“Anche a me” risponde con voce triste. Rimaniamo in silenzio per alcuni minuti, poi lui si alza e si accuccia di fronte a me.
“Lo so. Ti ho detto che ti sarei stato lontano. Che ti avrei lasciata in pace. E voglio rispettare la mia promessa, ma ho bisogno di sapere una cosa” mi chiede facendomi alzare il volto prendendolo tra le sue mani. “Ma devi rispondermi sinceramente, poi chiuderò per sempre il discorso e ti lascerò in pace” annuisco.
“Non provi assuolatemene niente per me?” lo dice tutto d’un fiato ed un macigno mi cade addosso. Come posso rispondergli quando non so nemmeno io cosa provo per lui?
“Provo qualcosa per te… ma non riesco a spiegarmi cosa” rispondo sinceramente.
“Ok! Grazie!” risponde con il suo sorriso sghembo e la felicità contagia anche i suoi occhi. Mi bacia la fronte e con le labbra ancora sulla mia pelle mi sussurra “Saprò aspettarti…” e si alza in piedi porgendomi la mano!
“Andiamo a vedere come stanno le coppiette!” e con un peso in meno sul cuore per entrambi ci uniamo agli altri.
 
***
 
E’ passato più di un mese dalla sera di Cupido, come è stata nominata da Rosalie. Esatto! Parlo della sera in cui Emmett e Rosalie, Jasper a Alice si sono messi insieme ed io e Edward abbiamo ammesso di provare qualcosa l’uno per l’altra.
E stasera è la grande sera. La sera in cui romperò con Jacob.
Se ve lo state chiedendo, la risposta è no! Edward ha mantenuto la promessa e ogni volta che ci siamo visti si è comportato da amico. Non ha detto una parola fuori posto, non mi ha sfiorata per sbaglio e non mi ha più baciata. Ma questo suo essere presente ma distante mi ha fatto capire che voglio stare con lui e che la mia storia con Jacob è finita.
Non è corretto nei confronti di nessuno continuare a stare insieme. E credo che anche Jacob lo abbia capito, certamente non ha capito cosa è successo, ma sa che la nostra storia non ha futuro.
Abbiamo deciso di parlarne, voglio essere sincera con lui, non voglio bugie e che pensi che la colpa sia sua. Lo rispetto e gli voglio bene, non so se l’amicizia che c’è tra di noi sopravvivrà, ma voglio comunque provarci.
 
Camminiamo sulla spiaggia, non ci teniamo per mano e siamo in silenzio da ormai diversi minuti.
“Quindi è finita” spezza il silenzio con voce ferma.
“Credo di sì” rispondo triste.
“Lo avevo capito già da un po’… e… adesso puoi dirmi chi è?”
Mi fermo per guardarlo negli occhi, è vero la nostra storia è finita perché Edward mi ha fatto capire che ciò che provo per Jacob non è amore, ma un grande affetto e molta stima, ma non ci stiamo mollando perché voglio rimpiazzarlo con Edward!
“Non ci stiamo lasciando perché ho trovato un altro!” rispondo offesa.
“E come guardi Edward non c’entra nulla con la fine del nostro rapporto?” mi chiede alzando un sopracciglio. Rimango a bocca aperta dalla sorpresa.
“Ok. La tua faccia ha già risposto!” tira un calcio in aria. “Quindi hai scelto il figo riccone!” continua sprezzante.
“No. Ho scelto di non continuare una storia che…” mi fermo per evitare di dire parole sbagliate.
“Che…” mi stuzzica.
“Senti! Con te ho passato momenti bellissimi, la prima sera che mi hai invitata a cena ero la donna più felice del mondo e camminavo a tre metri da terra…”
“Ma poi è arrivato Edward con il suo bel faccino e i suoi modi galanti ed hai capito che puoi camminare a dieci metri da terra!” lo dice con tono leggero, ma le mani sono serrate a pugno.
“Smettila!” lo ammonisco “Mi dispiace veramente che non abbia funzionato. Credevo veramente che tra me e te ci fosse qualcosa di speciale, ma purtroppo mi sbagliavo…”
“Certo, certo! Non è colpa mia, la colpa è solo tua, io sono il ragazzo perfetto, ma Edward lo è di più… rimaniamo amici… bla bla! Capito Bella. E’ finita. Ok. Buona vita!” e mi saluta con la mano.
“Jacob!” lo chiamo per farlo fermare e spiegargli meglio cosa provo.
“Senti Bella! Ho capito! Cosa vuoi che ti dica? Che mi metta in ginocchio e ti supplichi di stare con me? Che mi metta a piangere e ti implori di provare ancora a stare insieme? Cosa vuoi eh? Dimmelo? Vuoi che vada da Edward a spaccargli la faccia per rivendicare la mia fidanzata che ha provato a portarmi via dalla prima sera che ci ha conosciuti? Cosa Bella? Cosa?” trema dalla rabbia e a ogni domanda si è riavvicinato di un passo trovandosi ormai a pochi centimetri dalla mia faccia.
Aspetta una risposta con l’odio negli occhi.
“Hai ragione. Scusa” riesco solo a rispondere abbassando il capo colpevole.
“Senti! Non dico di essere felice, anzi veramente vorrei spaccare la faccia a Edward per aver posato gli occhi su di te e distrutto il nostro rapporto! Ma è il figlio del capo e non credo che dopo avermi visto reagire come una bestia tu mi voglia ancora. Quindi l’unica cosa che mi resta da fare è chiederti di starmi lontana e lasciarmi il tempo di leccarmi le ferite! OK?” annuisco “Bene! Spero solo che lui ti meriti veramente, e che il dolore che ha causato mettendosi tra di noi serva a qualcosa e non solo ad aumentare il suo ego già elevato! Addio Bella!” e senza dire altro mi lascia sola in spiaggia. Il peso della situazione mi fa sedere sulla spiaggia priva di forze. Rimango seduta sulla sabbia a guardare il mare e le stelle ripetendomi che ho fatto la cosa giusta, fin quando sfogo tutte le lacrime rimaste e mi costringo a tornare a casa.
 
***
 
Dalla rottura con Jacob vivo come un automa.
Mi alzo, vado a lavoro sopportando gli sguardi di odio di Jacob, torno a casa, mangio una vaschetta di gelato e vado a dormire. Vedo Rosalie uscire quasi tutte le sere e, ogni volta che prova ad avvicinarsi per parlarmi, io mi chiudo in camera mugugnando qualche scusa.
Lo so, vi domanderete perché non corro tra le braccia di Edward dimenticandomi completamente di Jacob! Semplice. Per prima cosa non voglio che Jacob pensi di aver ragione quando dice che l’ho mollato per Edward e poi perché Edward, come mi ha confermato sua sorella, è uno che adora cambiare letto. Voglio crogiolarmi in questo momento di equilibrio con Edward prima di sentirgli dire “Ok, Bella. Venire a letto con te è stato stupendo… adesso però fatti da parte e lascia spazio alla prossima!” … capito?
Così per tutta la settimana ho evitato come la peste tutti i membri della famiglia Cullen, compresa Alice. Lo so, lei non c’entra niente con i miei casini, ma non voglio sentirla mentre mi racconta di Edward e di come sia felice in questi giorni.
Sia Alice che Edward hanno provato a contattarmi telefonicamente, ma dopo due giorni ho deciso di spegnere il cellulare e seppellirlo nel cassetto delle maglie.
 
Passano i giorni, e i miei pensieri sono sempre più confusi.
Perché diavolo Edward Cullen è entrato nella mia vita? Non poteva rimanere a New York e farmi vivere la mia bellissima storia d’amore con Jacob? No! Lui è dovuto venire a Seattle, farmi perdere la testa, farmi mollare il ragazzo che seguivo da anni e sparire dalla mia vita! Giusto!
Ok, ok. Sono io che non esco e li evito. Ma lui sa dove abito e se veramente prova per me la metà di ciò che mi ha dichiarato sarebbe già venuto a cercarmi. Ulteriore conferma che per lui ero solo una sfida, e adesso che sono libera e disponibile non sono più interessate.
 
***
 
Appena arrivo sul marciapiede dopo una lunga giornata di lavoro, trovo subito un taxi libero e disponibile. Gli do le indicazioni per il mio appartamento e mi lascio andare sul sedile. Apro gli occhi stranita. Dovrei già essere arrivata a casa, ma invece il taxi sta ancora viaggiando. E rimango sorpresa quando imbocca la via del Belvedere!
Urlo e minaccio il taxista, ma lui mi sorride sereno e mi rassicura dicendomi che è stato pagato per portarmi al Belvedere. E sciabola le sopracciglia come se sapesse già cosa mi aspetta. Il tempo di fare ordine nei miei pensieri che il taxi si ferma e da vero gentiluomo mi apre la portiera… strano per un taxista!
Appena scendo dalla vettura una scia di candele mi indica la strada.
La seguo e arrivo dopo poco in uno spiazzo con una vista mozzafiato, dove mi attende un tavolino di ferro apparecchiato con una lunga candela in centro e tantissime candele intorno per rischiarare la serata. Appena faccio un passo dentro lo spiazzo, Edward si palesa. E’ vestito elegante, con una rosa in mano e l’altra mano nascosta dietro la schiena. La musica inizia per incanto mentre Edward mi viene incontro con il suo speciale sorriso sghembo.
“Lo sai che potrei denunciarti per rapimento?” gli dico acida senza muovermi e cercando di nascondere il battito del mio cuore accelerato per l’emozione nel vedere quello spettacolo romantico.
“Potresti attendere dopo cena, o preferisci farlo subito?” mi risponde con voce sensuale porgendomi la rosa. La accetto, ma non prendo la mano che mi porge.
“Perché tutto questo?” gli chiedo sedendomi sulla sedia che lui ha scostato dal tavolo per farmi accomodare.
“Perché ho saputo che tra te e Jacob è finita” lo guardo sorpresa. Sorride e si accomoda al suo posto di fronte a me.
“Ed è una settimana che mi eviti…” conclude abbassando lo sguardo dispiaciuto.
“Avevo bisogno di pensare” rispondo imbarazzata. Lui annuisce alzando le campane che coprono il cibo.
“Con lo stomaco pieno si pensa meglio” e mi fa l’occhiolino mentre mi porge il piatto.
Mangiamo in silenzio. Non so cosa dire. Sono emozionata per la sorpresa, sono arrabbiata perché mi ha fatta rapire, sono confusa perché mi ero convinta che si fosse dimenticato di me.
“Perché non me lo hai detto?” la sua voce calda e sensuale spezza il silenzio. Faccio spallucce come risposta e continuo a mangiare guardando il piatto.
“Ti manca?” continua posando la forchetta e appoggiando le mani sul tavolo.
“Un po’…” sussurro posando anch’io le posate. La fame è passata completamente.
“Vuoi tornare con lui?” nego con la testa tenendo gli occhi bassi.
“Sei pentita della tua decisione?” chiede quasi in un sussurro.
“No. Ma mi manca come amico, come collega… gli voglio bene e la sua indifferenza mi fa male”
“Capisco…” sussurra giocherellando con il bicchiere.
“Perché sei sparita dopo aver rotto con lui?” mi chiede dopo alcuni minuti di silenzio imbarazzante.
“Dovevo pensare…”
“A voi?” alza lo sguardo incatenando i miei occhi “… a noi?”
“A noi” sussurro sperando che non mi abbia sentito.
“E…?” mi sprona prendendomi la mano nella sua.
“E non so cosa fare… sono confusa…”
Si alza tenendomi la mano e si inginocchia di fronte a me.
“Mi hai detto che per renderti felice dovevo farmi da parte e l’ho fatto” mi posa un delicato bacio sulla mano “Dimmi cosa ti fa felice in questo momento e lo farò” mi bacia anche l’altra mano.
Vorrei dirgli di baciarmi, di giurarmi che il suo amore per me è sincero ed eterno, che non vede nessun’altra donna tranne me, che è cambiato per me…
“Sii sincero con me” dico soltanto e lui mi sorride invitandomi ad alzarmi. Mi stringe tra le sue braccia nascondendo il volto nei miei capelli.
Il mio corpo reagisce come se avesse trovato il suo posto. Non mi sento al sicuro come con Jacob. Mi sento nel luogo giusto. Ogni parte del mio corpo combacia perfettamente con il suo e le emozioni che mi invadono sono emozioni mai provate ma che mi fanno sentire in pace con me stessa e con il mondo.
E quando le sue labbra si posano sulle mie, la mia mente si stacca dal corpo e vola in paradiso.
“Non ti mentirò mai” mi soffia sulle labbra prima di perderci in un bacio passionale e unico. Nulla frena le nostre emozioni, non c’è più Jacob, non c’è più il senso di colpa… ci siamo solo io ed Edward ed è magico.
 
***
 
Sono seduta al tavolino della caffetteria con gli occhi a cuore che sospiro ripensando alla bellissima serata con Edward al Belvedere. E’ stato tutto così romantico, emozionante, bellissimo…
“Mi avete fatta fessa tu e mio fratello” la manata sul capo e la voce squillante di Alice mi fanno ridestare. La guardo confusa con ancora la sensazione delle labbra di Edward sulle mie. Scuoto il capo per riprendermi e la guardo alzando un sopracciglio!
“E pensare che me lo ha pure negato” sbuffa sedendosi sulla sedia e alzando la mano per chiamare il cameriere. “E’ inutile che fai quella faccia… vi ho scoperti!” mi punta un dito minaccioso contro.
“Alice…” provo a spiegarmi.
“Nessuna Alice! E pensare che quando pativa per amore, io ho subito pensato a te, mi ero accorta di come mio fratello ti guardava e di come stringeva i pugni quando Jacob ti baciava… gli ho chiesto se eri tu e lui aveva negato… che carogna… mi ha fregata” sgrano gli occhi… come ha negato? Forse allora è innamorato veramente di un’altra donna e con me sta solo passando il tempo e ieri sera era solo la conclusione al giochino che stava giocando! Lo so che non vi ho detto tutto… ma ieri sera, sopraffatta dalla situazione e dal momento magico, mi sono lasciata andare con Edward e ho toccato il paradiso tra le sue braccia, con il suo corpo nudo sul mio, le sue fantastiche labbra su ogni parte del mio corpo e le sue mani… mio dio le sue mani…
Idiota! Ci sono cascata!
“Bella? Tutto bene?” mi chiede Alice preoccupata sventagliando la sua mano davanti alla mia faccia.
“S…si” rispondo poco convinta e ferita nell’orgoglio.
“Cosa ho detto?”
“Nulla. Devo andare.”
“Dai Bella, stavo scherzando. Sono felice che tu e mio fratello vi siate decisi. Veramente! Scusami, lo sai che sono esuberante… era il mio modo di dirti che sono felice per voi” mi urla dietro mentre velocemente esco dalla caffetteria. Mi giro prima di uscire. Non voglio di nuovo allontanare Alice per colpa di suo fratello.
“Va tutto bene Alice. Veramente, sono solo in ritardo.” Le sorrido e con una forte emicrania e lo stomaco stretto corro nel mio ufficio.
 
***
 
Il mio cellulare continua a suonare da quando l’ho riacceso, e sempre i soliti nomi compaiono sul display: Alice e Edward. Lo lancio con rabbia contro il muro che mi sta di fronte e mi sdraio sul letto. Sento dei rumori provenire dalla sala, e mi nascondo sotto le coperte.
Sento il letto abbassarsi per il peso di una persona seduta e una mano accarezzarmi da sopra le coperte.
“Lasciami in pace Rose” le chiedo con la voce rotta dal pianto.
“Non sono Rose” la voce di Edward mi fa smettere all’istante di piangere e mi immobilizzo.
“Cosa è successo Bella?” mi chiede cercando di abbassarmi le coperte, ma io le tengo strette.
“Vai via!” gli dico con tutta la rabbia che ho in corpo. Non gli è bastato arrivare fino in fondo? Cosa vuole ancora?
“Vado via solo se mi dici cosa è successo.” La sua voce calda e tranquilla mi spiazza. Prendo coraggio e con uno scatto mi metto seduta, tenendomi abbracciata alla coperta come scudo. Ma non parlo, lo guardo per capire cosa vuole ancora.
“Bella” mi chiama accarezzandomi il viso ed asciugandomi le lacrime. “Cosa è successo? Alice mi ha detto della colazione. Ho provato a chiamarti, ma non rispondevi… mi sono preoccupato… cosa è successo?” e continua ad accarezzarmi il viso scendendo fino alle spalle.
“Nulla… ho bisogno di stare sola” ringhio a denti stretti per non piangere davanti a lui.
“Scusa se l’ho detto a mia sorella, ma a lei non sfugge nulla e mi ha tartassato fin quando non le ho detto il motivo della mia felicità ritrovata…”
Continuo a guardare le lenzuola e non rispondo.
“Bella…” e si avvicina di più a me facendomi alzare il viso “… sei pentita per ieri sera? Forse dovevo aspettare, ma sono mesi che sognavo quel momento… sono mesi che ti sogno tra le mie braccia, che ti volevo sentire solo mia… scusa se non sono riuscito a controllarmi…”
“Perché sei qui?” gli chiedo cercando di mantenere la voce ferma.
Mi guarda senza capire e alza un sopracciglio.
“Perché mi hai fatto preoccupare nel non rispondere al telefono. Ti ho aspettata per mesi e non voglio perderti adesso che finalmente nulla ci ostacola, solo perché non sono riuscito a controllarmi e mi sono lasciato guidare dal momento…”
“Quindi non sono solo il trofeo di un giochetto tutto tuo” ammetto la mia paura sentendo le guance andarmi a fuoco.
“Giochetto? Trofeo? Ma cosa stai dicendo Bella!” e mi abbraccia stretta a se. “Tu per me sei tante cose, ma non un giochetto o un trofeo… Bella…” e mi allontana per guardarmi negli occhi “io non sto giocando con te, io ci tengo veramente a te. Ho festeggiato ballando come un pazzo per tutto il giardino appena ho saputo che tra te e Jacob era finita. Volevo correre da te e baciarti fino a farti mancare l’aria. I giorni che non ti ho vista mi sono sentito perso, ma non avevo nessun diritto per venire a cercarti a casa. Ho sofferto nel rimanerti amico e sorridere mentre tu eri tra le braccia di Jacob, ma ogni sofferenza era ripagata dal fatto che potevo vederti, potevo sentire la tua voce, respirare il tuo profumo… dalla sera della cena a Villa Cullen mi sei entrata nella testa e, man mano che ti conoscevo, sei entrata nel mio cuore…” lo bacio con trasporto e mi do della stupida per le paranoie che mi hanno rovinato la giornata… Edward ci tiene veramente a me, non sono un passatempo...
“Non dubitare mai del sentimento che ci lega” mi soffia sulle labbra con il fiato corto e ritorna a baciarmi con passione, facendomi dimenticare tutto il resto del mondo.
 
***
 
Il rapporto tra me ed Edward sta andando alla grande. Abbiamo parlato molto dei miei dubbi e abbiamo iniziato a conoscerci. Non nego che l’attrazione tra di noi è così forte che non riusciamo a stare separati a lungo. Ci proviamo a sederci e parlare del più e del meno, ma basta un sorriso, una parola o un gesto che ci ritroviamo avvinghiati e ci lasciamo trasportare da quella passione che c’è sempre stata tra di noi e che io respingevo per non tradire Jacob, ma adesso siamo liberi e vi posso assicurare che le sensazioni che mi fa provare sono paradisiache!
 
“Quindi hai avuto solo due morosi?” mi chiede scettico Edward.
“Sì. Uno alle superiori. Era il mio miglior amico dalle elementari e quando siamo diventati adolescenti ci è sembrato normale stare insieme. Era carino, premuroso, gentile…”
“E poi?” mi chiede portandosi la birra alla bocca.
“E poi… dopo aver scoperto insieme i piaceri della carne” abbasso il viso imbarazzata “lui ha pensato bene di fare altre esperienze! Quando l’ho trovato nel garage tra le gambe di Tanya ha avuto il coraggio di dirmi che lo stava facendo per noi, stava facendo esperienza per essere migliore con me!” sbuffo serrando i pugni ed Edward scoppia a ridere.
“Veramente?” mi chiede continuando a ridere.
“Sì! Un vero cafone!” e incrocio le braccia offesa al ricordo di quella brutta ed imbarazzante situazione.
“Ed il secondo?”
Abbasso lo sguardo imbarazzata.
“Jacob” sussurro. Lui annuisce e non indaga oltre, la storia la conosce bene. “E tu?” chiedo per deviare l’attenzione su un discorso meno ingombrante.
“Beh! Io… ne ho avute un po’… di storie…” sembra a disagio.
“Troppe per ricordarti il numero?” gli chiedo ridendo cercando di non pensare a quante mani hanno toccato il suo splendido corpo prima di me.
“Beh! Diciamo che il mio primo bacio l’ho dato alle medie ad una compagna di Emmett”
“Forte! Una più grande! Un vero macho!”
“Eh già… poi alle superiori ho incontrato una ragazza. Con lei ho provato “i piaceri della carne” per la prima volta…”
“E poi?” chiedo incuriosita dalla frase lasciata a metà.
“E poi, dopo aver rotto con lei, mi sono dato alla pazza gioia. Sono stato un bravo ragazzo per molti anni… quindi dovevo rifarmi!” e finisce con il suo classico sorriso sghembo, che però non arriva a contagiare gli occhi, anzi i due smeraldi hanno un velo che non riesco a interpretare.
“Sei giovane… sicuro di voler già mettere la testa a posto?” azzardo continuando a guardarlo negli occhi per capire cosa nasconde.
“Non ero pronto fino a quando non ti ho incontrata e ho provato cosa significa vivere lontano da te.” L’ombra negli occhi svanisce lasciando posto alla malizia. “Voglio passare il resto dei miei giorni con te avvinghiata al mio corpo.” Mi prende per la vita e mi fa sedere a cavalcioni su di lui “Voglio passare ogni secondo a toccare la tua pelle” e fa scivolare le mani sotto la maglietta ed inizia ad accarezzarmi la pelle nuda della schiena “Voglio passare ogni minuto delle mia vita a baciare le tue soffici labbra” e mi bacia delicatamente sulle labbra “Voglio passare ogni ora della mia vita a sentire il tuo corpo stretto al mio… fondendoci come fossimo un unico corpo” e mi bacia con passione liberando i nostri corpi dai vestiti e amandomi come se da quel contatto ne andasse della sua vita.
 
***
 
“Alice mi ha detto che hai fatto domanda a tutti i teatri di New York…” chiedo mentre addento la pizza seduta sul tappeto di camera sua.
“Sì! Ma non mi hanno ancora dato una risposta…” risponde rubandomene un morso.
“E se ti chiamassero? Voleresti subito a New York… o passeresti almeno a salutarmi?” gli chiedo alzando un sopracciglio scherzoso, ma i suoi occhi si rabbuiano e la sua mandibola si serra. Si alza per prendere una bottiglia di birra e rimane in piedi. La apre e la scola per metà prima di rispondermi.
“Non ci torno a New York… non mi interessano più i teatri… adesso voglio pensare alla band… e se non dovesse funzionare, ho già fatto domanda per insegnare nelle scuole… meno adrenalina, ma stipendio assicurato” sorride alla propria battuta mentre si passa le mani nei capelli nervosamente.
“Cosa è successo a New York?” gli chiedo ancor prima di pensare alla domanda.
“Nulla!” ringhia gelandomi con lo sguardo.
Abbasso la testa dispiaciuta per aver toccato un tasto dolente. Alice me lo aveva detto, ma la mia bocca ha parlato prima di connettere il cervello.
“Vuoi ancora un po’ di pizza?” mi chiede Edward cercando di nascondere il nervoso e sedendosi con la schiena appoggiata al letto. Rifiuto e provo a rimediare.
“Quindi maestro di musica?”
“Eh! Già Professor Cullen… suona bene!” risponde tornando a sorridere.
“Mmm… un professore giovane, attraente, con capelli indomabili e lo sguardo che ti fa sciogliere… penso che farò domanda e tornerò a scuola” lo guardo maliziosa mentre gattono verso di lui.
“Tu con la divisa” i suoi occhi si scuriscono dal desiderio “Saresti una tentazione continua… non vedrei più gli altri allievi…” e si passa la lingua sulle labbra.
“E allora Professor Cullen sarà costretto a farmi lezioni private” e mi siedo a cavalcioni su di lui.
“Solo se indosserai comunque la divisa…” concorda con voce bassa e arrochita.
“Pensavo che non fosse importante l’abbigliamento” lo stuzzico leccandogli il lobo dell’orecchio.
“Ha ragione signorina Swan… l’abbigliamento è superfluo” e si fionda sulle mie labbra facendo volare i vestiti lontano da noi.
 
***
 
“Come sono le università nella grande Mela?” gli chiedo sedendomi sulla spiaggia.
“Affollate… enormi… piene di gente che passeggia …” risponde sedendosi dietro di me e facendomi appoggiare la schiena al suo petto.
“Come quelle di Seattle!” rido pensando ai giorni dell’università.
“Esatto!” e mi bacia sul collo facendomi ricoprire il corpo di brividi.
“E perché sei andato a New York? Qui non c’era un percorso di studi per la musica?” lo sento irrigidirsi, ma dura solo pochi secondi, poi ricomincia a baciarmi sensualmente il collo e sfiorarmi il seno da sopra la maglietta.
“Dobbiamo proprio parlare dell’università” mi soffia all’orecchio con voce carica di desiderio.
“No. Se vuoi possiamo parlare del tempo…” scherzo alzando il viso verso il cielo, e gustandomi le carezze che le sue labbra lasciano sul mio collo.
“C’è il sole… il mare è calmo… la spiaggia è deserta…” parla con le labbra sulla mia pelle e infila le mani dentro la maglietta iniziando ad accarezzare ogni centimetro della mia pelle. Mi accarezza il seno coperto dal solo reggiseno e mi lascio andare sul suo corpo completamente abbandonata alle magnifiche sensazioni.
“Il clima è secco…anche se…” continua insinuando la sua mano nelle mie mutandine “io sento una certa umidità” e infila le dita nel mio centro strappandomi un gemito. Provo ad allontanarmi presa dal pudore di essere in un luogo pubblico, ma lui mi stringe di più a se. “Non ti piace?” sussurra nel mio orecchio con voce carica di desiderio. Annuisco deglutendo. “E allora lasciati andare” mi stuzzica mentre le sue dita mi fanno impazzire “…siamo soli e voglio che la nostra prima serata in spiaggia si imprima nella tua mente in modo indelebile” ed io mi lascio travolgere dal piacere che le sue labbra e le sue dita mi stanno donando…
Ancora scossa dalle magnifiche emozioni lo prendo per mano e lo trascino nei bagni della spiaggia.
Ride felice della mia reazione e si lascia fare tutto ciò che voglio. Lo svesto e lo ammiro in tutta la sua bellezza passando la punta delle dita su ogni suo muscolo, e leccandogli ogni centimetro del petto scolpito. Mi inginocchio di fronte a lui e rendo anche io indimenticabile la nostra prima serata. Ci amiamo con passione, travolti dalla voglia di sentirci parte l’uno dell’altra. In piedi, con la schiena appoggiata alla lastra fredda del bagno, le sue braccia tirate dallo sforzo di tenermi ancorata a lui, il suo viso contorto da una smorfia di piacere ed il suo membro che tocca parti fino allora sconosciute… non dimenticherò mai la nostra prima volta in spiaggia da soli!
 
***
 
Alla fine le coppiette hanno deciso di festeggiare il loro mesiversario al locale dove è sbocciato il loro amore! Ed hanno trascinato anche me e Edward. Non posso lamentarmi. Adoro il locale e adoro la compagnia dei nostri amici. Soprattutto, mi sembra giusto passare una serata con loro dato che, da quando io ed Edward stiamo finalmente insieme, ci siamo chiusi nella nostra bolla perdendoli di vista. Non dico che lo abbiamo organizzato, ma ogni volta, la passione ci travolgeva e ci trovavamo allacciati insieme fino al mattino dando buca ai nostri amici. Infatti, per essere certi che stasera non replicassimo le buche, Alice e Rose mi hanno segregata in casa con la scusa di dovermi rendere presentabile ed i ragazzi hanno rapito Edward con la scusa di dove preparare la serata. Siamo riusciti a sentirci solo per telefono, e fino a stasera non ci potremo vedere.
Passo ore a farmi torturare dalle mia pazze amiche e mi diverto a sfilare con loro nella mia camera come se fossimo ad una sfilata di moda. Dato che sono obbligata a questo supplizio tanto vale godersela, no?
 
Quando arriviamo al locale, la faccia di Edward e la sua mandibola che tocca terra mi fa dimenticare le sevizie al quale le mie amiche mi hanno sottoposta e ancheggiando mi avvicino al mio uomo che è uno schianto!
“Sei una visione!” mi dice prima di affondare le sue labbra sulle mie.
“Anche tu! Mi sei mancato!” e mi lascio travolgere dalla passione senza tener conto di chi ci può guardare e del fatto che siamo ancora nel parcheggio.
Come sempre saltiamo la fila e ci dirigiamo direttamente nella saletta.
Io e le ragazze rimaniamo a bocca aperta nel vedere come è stata sistemata. Sembra un nido d’amore come quello che si vede nei film più smielati.
Cuori e rose rosse in ogni angolo, la musica di Sinatra in sottofondo e dei calici già pieni sul tavolino vicino ai divanetti. Tre divanetti separati e molto comodi. Tutti e tre rivestiti con del raso rosso. I nostri uomini non hanno badato a spese!
Ogni cavaliere prende per mano la propria dama e la fa accomodare sul divanetto prima di passarle la flûte di champagne.
Edward si accomoda vicino a me e mi mette il braccio attorno alle spalle, facendomi appoggiare la testa nell’incavo del suo collo.
“Pensavo che il dover preparare per la serata fosse una scusa” ammetto guardandomi intorno e notando particolari che mi erano sfuggiti.
“Jasper ed Emmett volevano fare le cose per bene… mi hanno fatto correre tutto il giorno… i cuori li ho appesi io!” e mi indica i cuori di cristallo che scendono dal soffitto.
“Romantico!” sospiro chiudendo gli occhi e respirando il suo buon profumo di sandalo.
“Sono contento che ti piaccia… credevo lo reputassi un po’ Kitsch…” ammette sorridendo.
“Forse c’è un po’ troppo rosso… ma è il pensiero, l’averci pensato e l’averlo fatto… lo trovo romantico e molto elegante” mi bacia sulla testa e stringe il braccio attorno alla mia spalla.
 
“Dai ragazzi andiamo a ballare!” esclama Alice rovinando l’incanto.
“Ma non possiamo rimanere qui? Se vuoi cambio musica!” risponde scocciato Emmett senza staccarsi da Rosalie.
“No. Voglio festeggiare, e senza musica, folla e drink… non è una festa!” saltella felice Alice battendo le mani per spronarci ad alzarci.
“Sei piccola e molto fastidiosa” esclama Emmett, ma sbuffando si alza ed invita con un inchino Rosalie a seguirlo.
Mi alzo e li seguo, ma appena arrivo alla scaletta Edward mi ferma. “Aspetta” e dopo aver controllato che i suoi fratelli siano scesi, mi fa rientrare nella saletta e chiude la porta a chiave.
“Non è carino abbandonarli così” gli rispondo camminando all’indietro e allacciando il mio sguardo al suo.
“Loro hanno già avuto i loro momenti nella saletta…” e si avvicina con passo felino.
“E cosa ha intenzione di fare Professore Cullen” lo stuzzico sapendo quanto si eccita quando lo chiamo professore.
“Volevo solo chiacchierare un po’ con lei signorina Swan.” Risponde con faccia angelica.
“Vorrebbe di nuovo parlare del tempo?” lo guardo sorniona.
“No. Vorrei parlare di noi” risponde serio facendo l’ultimo passo che ci distanziava. Mi allaccia le braccia alla vita e mi fa dondolare sulle note della canzone. Allaccia gli occhi ai miei e mi sorride felice. Ci guardiamo per un momento infinito e come due calamite ci troviamo uniti in un bacio delicato, senza fretta, solo la voglia di sentirsi l’uno parte dell’altro “Ti amo Bella” mi sussurra sulle labbra. Mi sciolgo a quelle parole e mi allontano per prendere fiato. Ha il sorriso sghembo e i suoi occhi sono lucidi e sinceri. “Anch’io Edward” e mi fiondo sulle sue labbra per fargli capire quanto è grande l’amore che provo per lui.
“Vorrei darti una cosa” mi sussurra come se avesse paura di rovinare l’atmosfera. E tenendomi per mano si dirige verso un mobiletto in fondo alla saletta. Apre lo sportellino e prende una borsetta piccola e anonima.
“Lo so che non è il nostro mesiversario, ma con tutte le peripezie che hanno costellato il nostro rapporto non saprei dare una data al nostro inizio. Vorrei che oggi fosse quella data.” E mi pone tra le mani una scatoletta. Grande per essere un anello, piccola per essere un libro. La apro e rimango a bocca aperta di fronte ad un bellissimo braccialetto in oro bianco con un cuore di cristallo come pendente.
“Edward…” sussurro continuando ad ammirare il contenuto della scatoletta.
“E il mio modo per dirti che il mio cuore appartiene a te.”  
“Grazie Edward è bellissimo.” Sussurro mentre mi lega il bracciale al polso. “In alcune tribù indiane non si scambiano l’anello, ma si allacciano a vicenda un bracciale al polso come segno dell’amore eterno” e prendo le sue mani tra le mie.
“Ovviamente non ti sto sposando” sorride per stemperare la tensione “Per essere valido dovresti anche tu allacciarmi un bracciale” e mi fa l’occhiolino.
Mi guardo intorno e trovo un filo di seta rosso appeso ad un cuore. Lo stacco e mi riavvicino a lui tenendolo con entrambe le mani. Lo guardo per capire se posso e lui con gli occhi lucidi annuisce trattenendo il respiro.
Gli allaccio il cordino al polso e sugello il gesto con un bacio a fior di labbra.
Rimaniamo abbracciati, sussurrandoci Ti Amo fin quando Alice non arriva come un tornado uccidendo l’atmosfera.
“Ecco dove eravate finiti! Vi abbiamo cercato ovunque!” e sbuffa con le braccia tese sui fianchi uscendo a passo di carica dalla saletta. Guardo Edward preoccupata per averli fatti litigare, ma lui fa spallucce e posandomi la mano alla base della schiena mi accompagna fuori dalla saletta.
 
***
 
Ebbene sì, la mia vita è tornata ad essere felice.
Con Edward ogni giorno è un giorno speciale, e con Jacob finalmente il rapporto si sta ricomponendo.
Dopo alcune settimane ha smesso di guardarmi con odio, e a rispondere con frasi compiute alle mie domande.
Adesso, dopo mesi, finalmente è tornato ad essere il miglior collega con il quale posso e voglio lavorare. Cosa è successo? Beh! Jacob ha incontrato la donna giusta per lui! Si chiama Leah. E’ anche lei una nativa americana ed ha un caratterino tutto pepe che tiene allegro Jacob.
Sono innamorati e si vede da come si guardano, si sfiorano, si stuzzicano… sembrano degli adolescenti alla prima cotta. Jacob mi ha pure chiesto consigli per fare dei regali a Leah ed io sono stata felicissima di poterlo aiutare. Hanno anche iniziato a frequentare la nostra compagnia! Emmett è stato felicissimo di riavere Jacob come spalla negli scherzi, anche se non lo avevano mai detto, credo proprio che sia Emmett che Jacob erano dispiaciuti di non potersi più frequentare.
Edward non ha preso benissimo l’arrivo di Jacob, ma l’ho fatto ragionare.
“Cosa credi che ti restituisca il favore? Che si metta tra di noi e che io torni da lui?” gli avevo urlato addosso quando mi aveva portato in bagno per ringhiarmi contro di mandarlo via.
E quando non ha risposto, ma ha solo abbassato il capo, mi sono sentita insultata. Credeva veramente che fossi una persona che passa da un ragazzo all’altro come una pallina da ping-pong?
Sono uscita dal bagno inferocita urlandogli “Stronzo!”
Mi ha seguita per tutto il locale e mi ha presa in braccio facendo girare tutti i presenti. Ho smesso di urlare per non attirare troppa attenzione ed ho aspettato con le braccia incrociate al petto che si decidesse di rimettermi a terra. Mi ha portata nel parcheggio e mi ha fatto appoggiare alla Volvo, ha appoggiato le braccia sul tettino bloccandomi tra lui e la macchina e mi ha guardate negli occhi senza parlare.
“Se non hai nulla da dirmi, vai al diavolo e lasciami in pace” e con un gesto secco sul suo braccio provo a liberarmi dalla gabbia che aveva creato. Mi ha stretto la mano attorno alla vita e con una furia che non aveva mai usato, mi ha stretta e sé e mi ha baciata con ardore, togliendomi completamente il fiato.
“Non penso che tu correrai tra le sue braccia. Lo so che non sei quel tipo di donna. So che ciò che è successo tre me, te e lui è successo perché tra di noi c’era qualcosa di speciale…” dice tutto di un fiato facendomi aderire alla macchina e appoggiandosi su di me. “Io ti amo. E ci credo quando mi dici che mi ami” e si rifionda sulle mie labbra con irruenza come per farmi capire quanto è grande l’amore che ha per me e che io sono sua come lui è mio.
Si alza con uno scatto ed inizia a camminare nervoso passandosi la mano tra i capelli.
“Non devi pensare mai che io dubiti di te. Io mi fido di te è che…” prende alcuni respiri e fa alcuni passi “il problema sono io… non riesco a guardarlo in faccia dopo quello che gli ho fatto” ammette stringendosi le mani nei capelli “Ho giocato sporco perché ti volevo… non ci ho pensato due volte a fare di tutto pur di portarti via da lui… ho gioito quando avete rotto, anche se sapevo che lui ne soffriva…” si ferma davanti a me e mi intrappola tra lui e la macchina con la faccia distorta dal nervoso. “Come faccio a ridere e scherzare con lui, sapendo cosa gli ho fatto?” mi chiede trapassandomi con lo sguardo.
Gli accarezzo il viso per farlo rilassare e gli sorrido dolcemente.
“Non sei stato tu a ferirlo, ma io… e lui mi ha perdonata. Adesso è felice, come lo siamo noi… lascia il passato alle spalle e vivi il presente…” e gli sfioro le labbra con le mie.
“Il passato…” e scuotendo la testa mi posa il braccio sulla spalla e toniamo nel locale.
Tutti i nostri amici ci guardano preoccupati, ma io li rassicuro con un gesto della testa e propongo un brindisi per il ritorno di Jacob e l’arrivo di Leah!
Durante la serata vedo Jacob avvicinarsi a Edward ed insieme uscire dal locale. Li seguo preoccupata, ma Leah mi ferma.
“Lasciali parlare tra uomini. Sono grandi e vaccinati…”
“Ma io…” provo a obiettare, ma Leah mi blocca scuotendo la testa.
“Jacob mi ha raccontato tutto. E dopo la scenata di prima vuole solo chiarire una volta per tutte. Ne ha bisogno per vivere sereno il futuro…” e mi fa l’occhiolino prima di trascinarmi tra la folla danzante.
 
Come aveva previsto Leah, Edward e Jacob hanno chiarito ed è stato un bene per entrambi. Ovvio non sono amici per la pelle, ma ogni rancore è stato cancellato.
 
 
***
 
Mentre discuto con Jacob per un discorso che il signor Cullen dovrà tenere ad un gala di beneficenza nel quale verrà premiato per il contributo personale che ha dato nella costruzione di alcune scuole, Melanie entra come una furia nel nostro ufficio.
“C’è un’emergenza. Lasciate tutto ciò che state facendo e venite subito in sala riunioni” e senza dire altro esce di corsa dal nostro ufficio sbraitando a tutti di correre in sala riunioni.
 
Quando arriviamo c’è tantissima gente che parla agitata e cellulari e telefoni che suonano all’impazzata. Aro, il braccio destro di Carlisle ha la faccia stravolta e mi fa segno di avvicinarmi. Appena prendo posto nella sedia accanto alla sua, Aro batte le mani sul tavolo e richiama l’attenzione di tutti.
“Signori. Signori. Come alcuni già sapranno il signor Cullen è stato coinvolto in un incidente. Ci sono alcune vittime e gli sciacalli sono già qui sotto per avere informazioni.” Lo guardo senza capire Carlisle ha avuto un incidente? Ci sono vittime? L’aria inizia a mancarmi, cerco Emmett tra la folla ma non lo vedo ed inizio a sentire il panico assalirmi.
“Silenzio!” tuona Aro per far tornare l’ordine.
“Siamo in emergenza. Lasciate ogni lavoro che stavate facendo e non rispondete a nessuna domanda fin quando non sapremo meglio come si sono svolti i fatti e deciso quale versione dare alla stampa. Se trapela anche solo una notizia farò saltare la testa a chi ha parlato! Sono stato chiaro?” si zittisce fulminando tutti con lo sguardo. Quando ha la conferma che tutti hanno inteso, continua “Quindi. Non rispondete al telefono, se vi fermano qui fuori abbassate il capo e andate via. James, tu scopri in quale ospedale li hanno portati. Alec, tu scopri quali giornali e fotografi hanno ripreso l’incidente. Jane, tu chiama la famiglia e chiedi se possono venire qui. Garret, tu…” Aro detta ordini come se fossimo in guerra e la mia mente vaga senza più sentire nulla.
“Domani mattina vado con mio padre e Emmett a scegliere il regalo che vuole fare a mia madre per il loro anniversario… consigli?” la voce di Edward riecheggia nelle mie orecchie insieme alla frase di Aro “il signor Cullen è stato coinvolto in un incidente. Ci sono alcune vittime…”.
La stanza inizia a girare e le voci mi arrivano ovattate mentre il buio mi inghiotte.
 
Mi risveglio sulla poltrona del mio ufficio e la faccia preoccupata e triste di Jacob è la prima cosa che vedo.
“Cosa è successo?” chiedo portandomi la mano alla fronte per far passare il capogiro.
“Sei svenuta” e passandomi un braccio dietro la schiena mi aiuta a mettermi seduta. “Dobbiamo andare da Aro per la dichiarazione alla stampa. Te la senti?” è preoccupato e la sua faccia è tirata. E’ pallido ed i suoi occhi sfuggono ai miei.
“Chi è coinvolto nell’incidente? Chi sono le vittime?” chiedo in un fiato tremando per la paura della risposta.
“Carlisle, Emmett e Edward… entrambi gli autisti sono morti prima che arrivassero i soccorsi” mi risponde come una macchinetta senza anima.
“E loro? Come stanno?” si stringe nelle spalle.
“Forse Aro sa qualcosa… dobbiamo andare da lui per parlare alla stampa…” e mi aiuta a mettermi in piedi.
“Voglio andare da Edward…” sussurro scoppiando a piangere come una bambina.
“Chiamo Leah per farti accompagnare. Ti copro io qui al lavoro” e mentre lo dice ha già il cellulare in mano.
 
***
Arrivo in ospedale correndo, non controllo nemmeno che Leah mi sia dietro. Arrivo nel corridoio di fronte alla stanza che mi hanno indicato e trovo Alice in lacrime aggrappata alle spalle di Jasper.
Esme è appoggiata al muro con un fazzoletto tra le mani che le copre il viso mentre annuisce ad un uomo che non conosco e che le parla mentre le accarezza la spalla.
Alice mi nota e mi corre incontro per stritolarmi in un abbraccio. La faccio sedere e mi guardo intorno per capire a chi posso chiedere informazioni.
Noto che manca Rosalie. Dovrei chiamarla, Emmett è il suo ragazzo ed è giusto che venga avvisata.
Mi alzo dalla sedia con il cellulare e Leah mi fa risedere. “Ho già avvisato io Rosalie” e mi fa l’occhiolino… rimango stupefatta dalla capacità di Leah di leggermi sempre nel pensiero e ricomincio a guardarmi intorno cercando qualcuno che possa dirmi qualcosa. Noto Esme sola, seduta per terra con la testa appoggiata tra le gambe. Mi avvicino e la abbraccio, cerco di consolarla con parole di rito, ma sono poco convincente perché non ho idea di cosa sia successo.
Un uomo di avvicina a Esme e la fa accomodare sulla sedia continuando a ripeterle che i suoi uomini sono forti.
Mi alzo esasperata e ringhiando stringo i pugni.
Jasper mi posa una mano sulla spalla.
“Edward è in sala operatoria. Anche Carlisle ed Emmett. Ci vorranno un paio di ore prima di avere notizie. Vuoi qualcosa da bere o mangiare?” mi chiede con gli occhi rossi, ma un sorriso rassicurante.
“Cosa è successo?”
“Un fuoristrada, guidato da un fuggitivo, li ha colpiti. Andava alla massima velocità e ha ribaltato la Mercedes. L’autista è morto nell’impatto, mentre Carlisle, Edward ed Emmett non sono ben messi, ma sono vivi. Hanno sbattuto più volte durante il ribaltamento, ma ho sentito Emmett bestemmiare mentre lo portavano in sala operatoria…” mi sorride. “Edward e Carlisle avevano perso conoscenza, non li ho potuti vedere, le loro barelle erano circondate da medici ed infermieri, mi dispiace.” E fa una smorfia come fosse colpa sua.
“E il fuggitivo?”
“E’ stato sbalzato fuori dall’abitacolo, è atterrato sull’asfalto ed ha ancora provato a fuggire, ma dopo pochi passi si è accasciato a terra… è morto”
“Credi che…” non so nemmeno io cosa chiedere. Vorrei vedere Edward, vedere con i miei occhi che sta bene, ma non posso, l’unica cosa che posso fare è aspettare.
Mi volto per vedere se Esme o Alice hanno bisogno, l’unico modo che conosco per non impazzire è rendermi utile, mi avvicino, ma appena faccio due passi, Rosalie mi vola al collo in lacrime. La accompagno alla sedia e le racconto cosa mi ha detto Jasper. Sorride quando le dico che il suo Emmett bestemmiava mentre lo portavano in sala.
Le ore passano lente, ad ogni dottore che transita nel corridoio mi fiondo incontro per avere notizie, ma tutti mi rispondono che sono ancora in sala operatoria e che sono forti…
 
Le prime notizie riguardano Emmett. E’ fuori pericolo. Non ha riportato lesioni gravi, solo un braccio rotto ed ematomi sul viso. Era nel posto laterale ed è quello che ha subito meno danni. Ci dicono che possiamo vederlo, e ci pregano di entrare solo due alla volta.
Entrano Esme ed Alice e rimangono molti minuti con lui mentre Rosalie freme per vedere il suo scimmione. Appena Esme esce dalla stanza Rosalie si fionda dentro e io e Jasper preferiamo lasciarli alla loro privacy.
Quando è il nostro turno entriamo ed un Emmett sorridente ci attende. Ha la faccia ricoperta di ematomi e di rossetto…
“Ciao Emmett… vedo che Rosalie ha fatto il miracolo! Dalle bestemmie sei passato ai sorrisi” scherza Jasper avvicinandosi al lettino.
“Ciao” lo saluto con voce bassa. Sono felice che stia bene e vederlo sorridente, ma la preoccupazione per Edward non mi permette di essere più loquace.
“Tranquilla Bella, la mia stazza ha attutito i colpi. Edward aveva un cuscino dal lato destro” e si massaggia la pancia per farmi capire di quale cuscino parla.
“Grazie Emmett!” e tiro un sorriso. Bussano alla porta e Rosalie fa capolino per avvisarci che anche Edward è uscito dalla sala operatoria.
 
Esco dalla stanza senza nemmeno salutare e la seguo nella stanza di Edward. Quando arrivo davanti alla porta non posso entrare perché ci sono già Alice e Esme all’interno. Cammino nervosa per il corridoio e cerco di tranquillizzarmi dicendomi che se ci mettono tanto è perché Edward sta bene e stanno parlando. Quando escono mi fiondo nella stanza e sorrido nel vederlo sveglio. Ha la faccia mal ridotta e la testa fasciata come il braccio. La gamba tesa con un peso.
“Per fortuna che tuo fratello ha attutito con il suo corpo” scherzo avvicinandomi e lasciando libere le lacrime.
Sorride, ma fa una smorfia portandosi la mano al petto, mi avvicino preoccupata, ma lui mi tranquillizza con un sorriso.
“Sono tutto un dolore, pure ridere mi fa male” dice con voce bassa e roca. Gli sfioro la benda della testa e quella del braccio. “Ma non ho male qui” e facendo attenzione a non strappare i tubicini si tocca il labbro. Gli sorrido e lo bacio delicatamente.
“Mi hai fatto spaventare” lo ammonisco continuando a baciargli il viso.
“Non è da macho, ma anche io mi sono spaventato” e mi sorride sfiorandomi con la mano libera il viso “ma adesso sei qui e sto bene”
 
***
Ormai è una settimana che Edward e suo padre sono in ospedale.
A lavoro c’è il caos. Abbiamo fatto la nostra dichiarazione ufficiale alla stampa e continuiamo a fuggire dai sciacalli che si fanno i soldi sulla pelle delle vittime di incidenti. Hanno provato ad avvicinare sia Edward che suo padre in ospedale, ma Mike, il capo della sicurezza è riuscito a tenerli lontani!
Le mie giornate sono frenetiche. A lavoro impazzisco tra telefonate, email e scocciatori, e appena ho un momento libero corro in ospedale da Edward. Passo sempre a salutare anche suo padre e a chiedere ad Esme se ha bisogno di qualcosa, e poi passo il resto della giornata e serata insieme al mio amore. Gli ematomi sulla faccia stanno diminuendo e ridere non gli fa più male, quindi cerco di allietargli le giornate leggendogli libri, raccontandogli aneddoti simpatici del lavoro e qualche follia dei suoi fratelli.
Mentre gli racconto ciò che Alice sta organizzando per il loro ritorno a casa, la porta della stanza si spalanca. Ancor prima di riuscire a girarmi per vedere chi è entrato una chioma rossa si stende sopra Edward baciandolo e accarezzandolo in ogni parte.
“Amore!” sento dire dalla nuova arrivata in contemporanea con il rumore del mio cuore spezzato. “Amore mio, ma cosa ti è successo?” continua accarezzandolo in volto. Sono pietrificata, stringo il libro nelle mani e guardo con occhi sgranati la scena.
“Tesoro. Sono corsa appena ho saputo… tranquillo, ci sono io adesso. Si sistemerà tutto!” e lo bacia sulle labbra… questo è troppo. Mi schiarisco la voce per far sentire la mia presenza, e la ragazza si volta verso di me infastidita.
“Adesso può andare. Sono la moglie. Mi prendo cura di lui” moglie??? La mia mente si svuota, le orecchie iniziano a fischiare, mi sembra di sentire Edward chiamarmi, ma non ne sono sicura, ipnotizzata dagli occhi verdi e ben truccati della bellissima donna che mi sta guardando.
Moglie??? La mano della ragazza muove infastidita nell’attesa che le passi il libro. Abbasso la testa per non farle vedere le lacrime che stanno salendo ai miei occhi e le passo il libro senza parlare. Esco con passo calmo dalla stanza. Chiudo la porta alle mie spalle e crollo sul pavimento appoggiandoci la schiena. Moglie? Forse ho capito male… forse mi sono addormentata mentre leggevo… forse non ho capito.
Mi alzo lentamente e apro leggermente la porta della stanza. La chioma rossa copre completamente il viso di Edward. La richiudo e senza più tenere le lacrime inizio a correre per il corridoio che mi sembra stringersi sempre di più su di me. Arrivo all’uscita dell’ospedale e mi abbandono a terra piangendo… è sposato… ha una moglie… mi ha mentito… mi ha usata…
“Bella?” la voce preoccupata di Emmett mi arriva alle orecchie, ma non ho la forza di aprire gli occhi, di alzare il volto, di smettere di piangere. “Bella? Che succede? Edward?...” sento le sue forti mani stringermi le spalle per alzarmi e tenermi fino ad accompagnarmi alla panchina. “E’ successo qualcosa a Edward? Sta male?”
“NO!” urlo con tutta la rabbia l’angoscia che mi sta uccidendo “STA BENISSIMO TRA LE BRACCIA DI SUA MOGLIE!” Emmett allarga gli occhi stupito.
“M…moglie?” da come chiede, sembra stupito quanto me dalla notizia.
“SI! La bellissima donna con capelli rossi e occhi verdi che lo sta consolando in questo momento… sua moglie!” ringhio asciugandomi gli occhi e allontanandomi da lui.
“Irina è qui?” chiede quasi terrorizzato.
“Sì! Ormai non servo più! Addio Emmett” e mi metto a correre il più lontano possibile.
 
Lavoro per la famiglia Cullen da anni, credevo che Alice ed Emmett fossero miei amici, credevo di far parte della loro famiglia… mi hanno mentito tutti… chissà quante risate si sono fatti alle mie spalle! L’ingenua ragazza del settore stampa che crede realmente possibile un amore tra lei e quel farfallone, sposato e bastardo del fratello… vadano tutti al diavolo!!!
A forza di correre e camminare riflettendo ed insultandomi per l’ingenuità arrivo a casa… è ormai notte inoltrata, non so da quante ore vago tra lacrime liberatorie e risate isteriche.
Di fronte a casa trovo Alice, seduta sui gradini con le gambe abbracciate al petto. Appena mi vede allarga un sorriso e mi corre incontro con le braccia aperte per abbracciarmi. Ma mi sposto e con lo sguardo le vieto di toccarmi o anche solo parlarmi.
“Bella… lasciami spiegare…” prova a chiedere con voce mesta e allungando una mano che allontano con uno schiaffo.
“Sei mesi … sei mesi vi ho dato per le spiegazioni… nemmeno una parola, un indizio. Spero almeno che vi siate divertiti a giocare con la mia vita” le ringhio pugnalandola con lo sguardo.
“Divertiti?” chiede con la testa inclinata su una spalla.
“Vattene Alice!” e mi volto per salire le scale, prova a chiamarmi, ma non le do retta e mi chiudo in casa dove posso continuare a dar sfogo alle lacrime, dove posso rimettere insieme i pezzi della mia vita…
 
***
 
La mattina seguente ho dribblato Alice per colazione e a lavoro mi sono sfogata con Jacob. Era stupito e arrabbiato quanto me. Certo che a lui è andata comunque bene. Grazie a Edward che ci ha fatti separare, lui ha trovato la sua anima gemella… ma è comunque il mio miglio amico, il mio collega, l’uomo che ha sofferto per l’intromissione di Edward nelle nostre vite prima di me!
Mi consola e mi coccola per tutto il giorno, e quando Emmett viene a cercarmi non gli permette di avvicinarsi a me e gli chiede di starmi lontana.
Fuori dal lavoro mi sono ancora trovata Alice che mi ha seguita come un cagnolino continuando a ripetere di darle la possibilità di spiegarsi…
“SPARISCI! Non mi interessano le vostre spiegazioni. Non mi interessa sapere nulla… sparisci, sparisci tu e i tuoi fratelli… sparite dalla mia vita!” e salgo sul taxi sbattendo la portiera.
Spiegarmi? Spiegare cosa? Il perché mi hanno mentito per mesi? Perché Edward ha una moglie? Che vadano al diavolo! Loro, i loro segreti e il loro mondo!
 
***
 
Mi sono presa una settimana di ferie dal lavoro. Non voglio tornare alla Cullen Corporation e ho bisogno di tempo per digerire la situazione. Sposato!!! Ma capite cosa significa? Io per mesi mi sono creduta la donna che aveva rapito il cuore di un uomo affascinante, sexy, romantico… invece ero solo l’amante… la storiella di Seattle, mentre lui aveva una moglie che lo aspettava a New York…
Ebbene sì! Anche se mi sono rinchiusa in casa e ho pregato Rosalie di non parlarne, lei qualcosa si è comunque fatta sfuggire.
La mia migliore amica mi è vicina in questo momento, così vicina che anche lei ha chiesto tempo a Emmett… ha paura che Edward non sia l’unico ad avere dei segreti!
Jacob ci viene a trovare ogni tanto con Leah, ma le giornate e le chiacchierate sono solo tra me e Rosalie, la persona che non mi ha mai mentito e non mi ha mai lasciata sola!
Ho mandato curriculum in altre aziende, mi hanno già fissato dei colloqui e se tutto va come deve andare non tornerò più alla Cullen. La prossima settimana inizierò alla Volturi Group, una società piccola ma in crescita e che non ha nulla a che spartire con i Cullen…
 
Mentre siamo sedute sul divano a mangiare la nostra ormai immancabile vaschetta di gelato al cioccolato, bussano alla porta. Rosalie guarda dallo spioncino ed arretra coprendosi la mano con la bocca.
“Rosalie, lo so che sei in casa. APRI!”  il vocione di Emmett è quasi tenero da quanto è spezzato dalle lacrime. “Ti prego Rosalie. Almeno tu! Fammi spiegare.” Rimaniamo in silenzio a guardarci, Rosalie mi guarda per sapere cosa fare, io sono immobile con lo sguardo fisso alla porta. Emmett inizia a picchiare alla porta sempre più insistentemente.
“Rosalie apri o la butto giù… ti amo! Non ti ho mai nascosto niente! Ti prego apri!” e aumenta i pugni. Quando vediamo che la porta sta per cedere mi alzo con uno scatto ed apro rischiando di ricevere un pugno in faccia al posto della porta.
“Grazie!” mi dice imbarazzato e sorridendomi. “Rosalie!” esclama guardandola con occhi a cuoricino e stringendo il mazzo di fiori che ha in mano “Ti prego. Parliamo… mi manchi! Ti amo! Non voglio che le cazzate di mio fratello distruggano ciò che c’è tra di noi” parlando le si è avvicinato e tiene un braccio teso verso di lei in attesa che gli dia il permesso per toccarla. Rosalie mi guarda ed io annuisco.
Gli vola al collo “Non hai nessuna moglie?” gli chiede tra le lacrime con il viso affondato nel suo collo.
“No! Non ho mogli, figli, amanti… non ho nessun segreto e non ne avrò mai con te… Ti amo” e si baciano come se ne andasse della loro stessa vita ed io li lascio da soli nella loro privacy nascondendomi in camera.
Perfetto! Almeno Rosalie ha ritrovato la sua anima gemella, come Jacob… ed io… io basto a me stessa!
 
***
 
Domani dovrei iniziare a lavorare alla Volturi Group, ma il pensiero di uscire di casa mi fa sentire le gambe molli ed un macigno sul petto che mi toglie il respiro. Provo a respirare e a ragionare.
Seattle è grande, la Volturi è lontana dalla Cullen, non è detto che lo veda, e poi forse è ancora in ospedale… ma a chi la voglio raccontare? Tre sere fa Rosalie è andata alla festa del Bentornati a casa di Carlisle ed Edward…
“Non è sua moglie… sono divorziati” la frase di Emmett continua a ronzarmi nelle orecchie facendomi perdere la concentrazione sulla respirazione di rilassamento.
Mi dite cosa cambia? Tolto che lei si è presentata come la moglie, e non l’ex moglie… comunque ed ugualmente non me lo ha mai detto, e il discorso dei nostri ex è uscito più volte… me lo ha tenuto nascosto volutamente… voleva provare l’ebrezza di avere una ragazza diversa prima di tornare dalla mogliettina… una pausa di riflessione… scopando la prima idiota e poi tornare da lei!
 
La notte la passo insonne ed il mattino devo fare un operazione di restauro al mio viso per non arrivare al primo giorno di lavoro come uno zombi. Bevo una tazzona di caffè amaro per svegliarmi e drizzandomi nelle spalle esco di casa continuando a ripetermi.
Sei forte, la vita va avanti… basti a te stessa!
Ma appena arrivo in strada la macchina di Edward è la prima cosa che vedo. Il mio cuore inizia a battere così velocemente che mi rimbomba nelle orecchie. Il viso mi va a fuoco, non so se per rabbia o per il fatto di vederlo… lo so, non dovrei reagire così, ma quando gli ho detto che lo amavo non scherzavo e l’amore non è così facile da soffocare… abbasso la testa e cammino nella direzione opposta.
Sento una mano stringermi il braccio e mi giro come una furia strattonando allontanando chi mi tiene.
“Il signor Cullen vorrebbe parlarle…” un uomo in giacca e cravatta mi riferisce con voce piatta.
“Dica al signor Cullen che non ho nulla da dirgli… buona giornata” e mi volto stizzita alzando un braccio per fermare il taxi sotto gli occhi sbarrati dell’uomo che rimane immobile con la bocca aperta.
“Il signor Cullen vorrebbe parlarle… mpf… manco le palle di venire lui… al diavolo!” borbotto seduta nel taxi guardando fuori dal finestrino.
 
Il lavoro alla Volturi non è male, anche se devo ammettere che l’ambiente alla Cullen era migliore e molto più eccitante. Ma non importa. Mi dà uno stipendio per pagare le spese e svolgo le mansioni che preferisco… pazienza se i colleghi sono odiosi ed il mio ufficio è claustrofobico!
Dopo il primo giorno di lavoro sono stanca e il pensiero di tornare in quelle mura mi fa chiudere lo stomaco, ma non ho molte opzioni. Tra tutti i curriculum che ho inviato la Volturi è quella che paga meglio e non ci penso proprio a tornare alla Cullen.
Arrivo a casa e appena le porte dell’ascensore si aprono, la gamba ingessata di Edward è la prima cosa che vedo. Lui è appoggiato al muro vicino all’entrata e mi sorride con il suo sorriso sghembo e gli occhi tristi. La gamba ingessata appoggiata al piede sano e le mani strette nelle stampelle.
“Possiamo parlare?” mi chiede mesto.
“No” rispondo cercando le chiavi ed infilandole nella toppa.
“Ti prego Bella… ho il gesso, posso entrare solo a sedermi un minuto?”
“No” apro la porta, entro, ma appena faccio per chiuderla infila la stampella bloccandola.
“Lasciami spiegare… poi non ti disturberò più”
“Non voglio spiegazioni… voglio che sparisci! Addio Edward” scanso la stampella e provo a richiudere la porta, ma lui la riblocca facendomi sbuffare ancora più forte.
Entra anche se non invitato e si siede sullo sgabello.
“Non è più mia moglie, siamo divorziati da mesi” inizia con il volto basso.
“Lo so” rispondo fredda e lui alza la testa confuso.
“Allora…” tenta, ma lo blocco.
“Allora nulla. Me lo hai nascosto. Non me lo hai mai detto ed in ospedale non l’hai fermata quando ti si strusciava contro… va bene! Ho capito! Adesso vattene!” e gli indico la porta con il braccio teso e guardandolo negli occhi per fargli capire tutto l’odio che provo per lui.
Sospira, ma non si alza ed io inizio a battere il piede a terra spazientita.
“Non te l’ho detto perché volevo ricominciare con te, qui a Seattle, lasciando a New York le stronzate della mia vita…”
“Ma loro ti hanno trovato anche qui!” termino per lui risentita. 
“Già!” si stringe nelle spalle e alza il viso uccidendomi l’ennesima volta con la sua tristezza. Ma perché deve fare così? Perché non mi può lasciare in pace. Darmi il tempo di leccarmi le ferite. Dimenticarlo… vederlo così triste fa barcollare le mie decisioni, mi fa venir voglia di abbracciarlo, baciarlo, dirgli che risolveremo tutto… ma non posso. Il nostro rapporto è iniziato con il mio tradimento verso Jacob ed è continuato con la sua bugia… che futuro potremmo mai avere? Devo togliermelo dalla testa e dal cuore velocemente… prima di soffrire ancora e di più!
“Quando è arrivata ero impreparato, bloccato nel letto dai tubicini e la gamba legata. Non sono riuscito a togliermela di dosso e ho provato a chiamarti, ma tu sei scappata… e non potevo seguirti” e con un sorriso imbarazzato indica l’ingessatura. “Ti sarei corso dietro subito, ti sarei venuta a cercare prima. Sono venuto anche in ufficio, ma ho saputo che ti sei licenziata” e abbassa il capo dispiaciuto. “Ho fatto un casino. Ma voglio risolverlo… ti prego dammi una possibilità” mi implora, ma io stringo i pugni e mi autoconvinco a non cedere. Basta cedere con Edward Cullen… basta essere il suo giochino!
“Cos’è la mogliettina è tornata a casa e adesso ti senti solo?” gli chiedo acida stringendo le braccia al petto per nascondere la tremarella.
“L’EX mogliettina è ancora qui, in un albergo, deve firmare alcune carte e poi tornerà a New York per sempre… e non mi sento solo perché non c’è lei… mi sento solo e sto male perché non ci sei tu!” fa un passo verso di me tenendosi in equilibrio sulla gamba sana. “Ti prego Bella… ti amo e su questo non ho mai mentito”
Scuoto la testa forte per scacciare le sue ultime parole dalla mia testa e lo ammonisco con lo sguardo.
“Chi ama non mente e non nasconde un passato così importante… non nasconde una moglie!!!”
“EX” specifica alzando la voce.
“EX moglie…” faccio un profondo respiro. “Senti. Ti ho ascoltato. Ti sei riposato… adesso vattene e dimenticami!” wow, non credevo di riuscire a dirlo così convinta guardandolo negli occhi. Ma prima taglio questa buffonata e meglio è per me…
“Posso prometterti tempo, ma non posso prometterti di dimenticarti o di lasciarti andare… Bella” mi chiama con la sua voce calda che mi scioglie e si avvicina saltellando facendomi alzare il volto.
I suoi occhi sono lucidi e posso leggerci tantissimo dolore, ma non sono io quella che ha sbagliato, non sono io quella che ha mentito… se soffre mi dispiace, ma in pochi mesi ho sofferto troppo per lui.
“Ti amo. Irina non è nessuno se non un errore dettato da un momento… tu sei la donna che amo, che amerò per sempre!”
“Un errore dettato dal momento?” chiedo confusa… ci manca solo che abbia un figlio.
“Sì. L’ho conosciuta all’università. Ci siamo presi subito ed io ho seguito le emozioni. Le ho chiesto di sposarmi. Avevo appena superato un esame difficile e avevamo appena… beh! Hai capito” mi svela in imbarazzo, mentre il mio odio sale “Mi sono fatto prendere dalle forti emozioni e le ho chiesto di sposarmi… stessi interessi, stesse passioni, una forte complicità… credevo fosse quella giusta… ci siamo sposati dopo solo due mesi… ma dopo tre di matrimonio la vera Irina è uscita allo scoperto… lei amava Cullen… ma non me il mio portafoglio, il mio congnome…”
“Quindi avete divorziato…” termino per lui.
“Sì… non era quella giusta…” e mi accarezza il viso dolcemente sorridendomi speranzoso.
“Ma quando le hai chiesto di sposarti, credevi lo fosse”
“Sì” sussurra abbassando il viso.
Mi allontano di un passo e stringo maggiormente i pugni.
“Quindi tu l’hai conosciuta, dopo due mesi l’hai sposata credendo che fosse quella giusta e poi dopo soli tre mesi di matrimonio hai capito che avevi sbagliato ed hai divorziato…” chiedo conferma.
“Sì”
“Perfetto! Sei il classico uomo che segue i sogni, ci si butta a capofitto e se le cose non sono come vuoi le abbandoni, e passi oltre” la mia voce è fredda e devo ammettere che non so se provo pena o schifo per la descrizione che ha fatto di sé l’uomo che mi ha rapito il cuore.
“NO! Non è così… le ho chiesto di sposarmi in un momento di foga… e lei ha accettato… ed io non mi sono tirato indietro”
“Quindi sei un uomo senza spina dorsale…” si stava scavando la fossa da solo. Forse era meglio che sparisse dalla mia vita. Io voglio un uomo con le palle, un uomo che sa cosa vuole e lotta per ottenerlo… quando ha lottato per me per avermi, credevo fosse un uomo come nei miei sogni. Un uomo al quale affidare la propria vita, invece è solo un uomo che insegue sogni e non ha il coraggio di affrontarne le conseguenze.
“NO!” risponde indignato. “Io… ho accettato perché non mi interessava… cioè…” prova a spiegarsi, le sue mani stanno massacrando i capelli ed i denti martoriando il labbro.
“Ho capito Edward! Va bene così… ma mi dispiace non sei l’uomo giusto per me… quindi per piacere… vattene e non cercarmi più. Buona vita!” mi avvicino alla porta, la apro e con un gesto ampio del braccio gli indico l’uscita.
Non dice più nulla e a testa china esce dalla porta, dalla mia vita…
 
***
 
E’ passato un mese dalla chiacchierata con Edward nel mio appartamento.
E sto uno schifo! Il lavoro non mi piace, mi manca il mio ufficio alla Cullen. Esco in compagnia di Rose ed il gruppo solo quando andiamo in posti proibitivi per un uomo con la gamba ingessata e dopo aver fatto giurare a tutti che Edward non ci sarà. E anche se mi prenderete per una stupita… mi manca Edward! O più precisamente mi manca l’uomo che mi ha fatto credere di essere… l’uomo affascinante, pieno di sorprese, pronto a difendermi, senza timori e sicuro di se stesso. Un uomo che aveva conosciuto l’amore grazie a me e che mi amava, mi faceva sentire unica, bella, desiderabile… lo so, lo so, lo fa con tutte, anzi con una si è pure sposato… peccato! Fosse stato veramente così, era l’uomo perfetto… un sogno… esatto, un sogno e basta.
 
Quando Rose mi avvisa che Edward è finalmente libero dal gesso, decido di volare dai miei genitori. No, non sto scappando, è passato un mese e lui non mi ha più cercata, quindi sicuramente mi ha già dimenticata e sarà passato alla prossima che gli ruberà il cuore… vado a trovare i miei genitori perché ci sono le vacanza natalizie e perché non voglio passare la vigilia da sola, e dato che Rosalie la festeggerà a Villa Cullen io torno nel mio piovoso e piccolo paesino a festeggiare con le persone care!
Il mio ritorno a casa è pieno di abbracci e lacrime. Rivisitare i posti nel quale sono cresciuta, rivedere facce amiche, mi fa capire quanto questo paesino che ho sempre odiato alla fine mi sia mancato!
Passo le serata a La Push a guardare l’oceano con le risate dei Quielutes attorno al fuoco che mi fanno compagnia e le giornate le passo a fare spese pazze con la mia dolce mamma che mi riempie di attenzioni e baci… le sono mancata tantissimo e scoprire le mie pene d’amore l’ha fatta diventare ancora più protettiva e smielata.
La sera della vigilia festeggiamo con i colleghi di mio padre e le loro famiglie. La casa è piena di gente felice e festosa. Dimentico per un momento Seattle, la gente che mi attende e non mi attende laggiù e per un attimo il pensiero di mollare tutto e tornare alle origini mi sfiora. Potrei fare domanda alla scuola, lavorare in segreteria, oppure alla biblioteca, dato che si è liberato un posto. Potrei tornare, rimettere insieme i pezzi e ricominciare a costruirmi un futuro appena sarò di nuovo completa… eh già! Da quando ho conosciuto il bastardo e da quando ci siamo lasciati mi sento incompleta, mi sento un vuoto nel petto che mi soffoca anche se provo a non pensarci e a riempirmi la mente e le giornate.
Mancano pochi minuti alla mezzanotte ed i bambini saltellano felici vicino all’albero in attesa del via ad aprire i regali, sono seduta sul bracciolo della poltrona e tengo la mano di mia madre nelle mie, mi fa sentire meno sola quel contatto.
Suonano alla porta e mia madre, continuando a ridere per un battuta, va ad aprire.
“Bella!” mi chiama con timore ed un sorriso tirato sul volto. “C’è qualcuno per te!” mi alzo pensando a chi potrebbe essere e passo nella testa tutti i visi dei miei ex compagni di classe… ma appena arrivo alla porta, trovo l’ultima persona che aspettavo… Edward.
Ha un cappellino da Babbo Natale in testa e un pacchetto dorato tra le mani. Mi sorride imbarazzato e si tiene una mano dietro nuca mentre esclama poco convinto “Buon Natale”
“E tu che ci fai qui?” ringhio mentre lo strattono per la manica e lo trascino fuori. Non voglio rovinare la festa agli altri.
“Volevo farti gli auguri” risponde imbarazzato.
“Bastava una telefonata” e mi stringo nel cappotto per il freddo e per nascondere l’emozione che la sua vicinanza mi fa sentire.
“Volevo vederti… volevo festeggiare con te… volevo stare con te…”
“E la festa a Villa Cullen?”
“Non mi importa… non è una festa se non ci sei tu…” si avvicina cauto e mi posa una mano sulla spalla.
“Mi manchi…” sussurra facendo cedere la barricata.
“Edward…” lo ammonisco poco convinta.
“No, Bella. Mi manchi, ti amo e farò qualunque cosa pur di dimostrarti che il mio amore per te è sincero, vero, duraturo, unico…”
“Lo hai detto anche a Irina prima di capire che sbagliavi?”
“No! Con Irina c’era passione, complicità tra le lenzuola… ma con te c’è tutto… passione, complicità, amore, stima… Irina è stato un errore sposarla… con te è un errore lasciarti andare” e mi stringe facendo aderire la mia schiena al suo petto. Appoggia il mento sulla mia testa e continua.
“Lo so. Ciò che ho fatto può sembrare che io sia un uomo che segue le emozioni del momento, che prende ciò che vuole e lo abbandona quando non gli interessa più… ma non sono così… o almeno non lo sono più. Lo ammetto” e mi fa voltare per guardarmi negli occhi “Ho sempre avuto tutto ciò che volevo, soldi, macchine, donne… e non ho mai lottato per nulla perché non ne ho mai avuto bisogno… la prima volta nella mia vita che ho voluto lottare ho lottato per te. Ho giocato sporco per farti mollare con Jacob, ho lottato con me stesso per starti lontana quando me lo hai chiesto, ho lottato per farti capire che ti amavo, che non eri solo una storiella di una notte… con te ho scoperto di essere una persona migliore e ho scoperto il coraggio di lottare e la felicità di ottenere le cose che hai a lungo rincorso…” mi bacia sulla fronte e continua “ Ho chiesto a Irina di sposarmi perché ero preso dall’euforia del momento, non le ho mai nemmeno detto ti amo, non ne ho mai sentito il bisogno perché non l’ho mai amata… mi piaceva il suo corpo, la sua passione per il pianoforte e suonare con lei… le ho chiesto di sposarmi perché era l’unica che riuscivo a vedere oltre le lenzuola, non perché l’amavo… quando lei ha accettato e si è gettata a capofitto nei preparativi non me la sono sentita di distruggere la felicità sul suo volto… sono stato debole, ma ho anche pensato: è bella, ci sa fare… proviamoci! Ero un ingenuo. Volevo dimostrare a mio padre che New York mi aveva fatto maturare, mi aveva fatto mettere la testa a posto, che anche io, come mia sorella e mio fratello potevo essere motivo di orgoglio… ed invece ho sbagliato tutto! Ci ho provato, veramente. Dal primo mese ho capito che sposarmi era stato un errore, ci ho provato comunque… ma Irina aveva ottenuto quello che voleva, e non era il mio amore, ma le mie carte di credito… non dormiva nemmeno più con me, dopo la seconda settimana. Mi coccolava ogni tanto per farmi star zitto, ma quando ha visto che trovavo lo spasso anche fuori dalle mura di casa, non si è nemmeno più avvicinata alla nostra camera… ci ho provato per due mesi… ma poi non ce l’ho più fatta ed ho chiesto il divorzio… è stato difficile, agognato. Irina ha fatto il diavolo a quattro anche perché il contratto prematrimoniale che mi aveva imposto mio padre, prevedeva che il matrimonio durasse almeno un anno… capisci?”
Non so cosa dire… non so cosa pensare… lo guardo e deglutisco per fargli capire che lo ascolto.
“Con te è diverso. Mi hai rapito il cuore dal primo momento che ti sei seduta al tavolo, ho sognato i tuoi occhi tutte le sere, le altre donne sono svanite dalla mia vista dopo che i miei occhi avevano incontrato la tua figura. Quando mi hai chiesto di starti lontano, di lasciarti vivere la tua vita con Jacob è stata la prima volta che ho messo qualcuno prima di me. Ti guardavo tra le sue braccia, con le vostre labbra unite, le vostre mani intrecciate, il tuo sorriso rivolto a lui e non a me… ho sofferto, ho spaccato ogni cosa che mi è capitata a tiro, ho fatto chilometri in macchina, ho urlato sulla spiaggia, ma non sono fuggito, sono rimasto e ti sono rimasto amico. Preferivo esserti amico e vederti con lui, che non vederti più… tu sei tutto per me Isabella ed il mio cuore ti appartiene!” mi sorride dolcemente e con la mano mi scosta una ciocca di capelli.
“Ho bisogno di tempo Edward…” riesco solo a dire.
“Lo so e lo capisco. Ti chiedo solo di non allontanarti da me. Se vuoi ricominciamo tutto da capo… senza più segreti, senza fidanzati in mezzo, senza mogli… io e te…” mi sorride fiducioso e gli rispondo con un sorriso. Si allontana e mi porge la mano.
“Piacere! Sono il fratello di Alice ed Emmett. Sono Edward Cullen”
“Piacere Isabella Swan, ma puoi chiamarmi Bella” e sorridiamo stringendoci la mano.
Ci avviamo verso casa e prima di entrare mi sussurra. “Non ti pentirai… non ti farò più soffrire!”
 
Edward si unisce alla nostra festa. Fa amicizia subito con tutti, solo mio padre lo guarda in cagnesco ignorando le gomitate che mia madre gli tira.
Mia madre mi ha trascinato in cucina e avvicinandosi all’orecchio per non farsi sentire mi ha sussurrato “E’ un gran bel ragazzo… e non mi sembra come lo hai descritto” mi strizza l’occhio e torna in sala lasciandomi senza parole.
Edward è rimasto con noi per tutto il tempo delle vacanze. E’ venuto con me alla festa di capodanno in spiaggia e anche in quella occasione ha fatto subito amicizia. Si è unito agli scherzi dei ragazzi e si è prodigato a piazzare i fuochi d’artificio che avevano acquistato i miei amici.
Lo spettacolo pirotecnico è stato bellissimo e me lo sono goduta seduta in spiaggia con la schiena appoggiata al petto di Edward e le sue braccia che mi chiudevano con le sue gambe in una bolla calda e magica.
Abbiamo anche telefonato ai suoi fratelli, ed ho parlato di nuovo con Alice ed Emmett. Ci siamo solo scambiati gli auguri, ma da come mi hanno risposto, penso che per loro il mese di lontananza sia solo più un ricordo. Emmett ha pure accennato che spera di vedermi in ufficio al ritorno dalle vacanze. Ho scosso la testa e ridendo gli ho detto che ci dovevo pensare.
Io ed Edward abbiamo parlato molto durante le vacanze ed il viaggio di ritorno. Non abbiamo parlato di noi come coppia, ma di noi noi! Abbiamo parlato dal lavoro che ho lasciato e nel quale mi aspettano, abbiamo parlato di Alice, di Rosalie, di Jasper, di Jacob…
Ed ho scoperto che Jacob si è tolto la soddisfazione… si è presentato da Edward e gli ha tirato un pugno in faccia “Ti sei intromesso tra me e Bella… l’ho accettato, ma non accetto che tu la faccia soffrire! Se volevi farla soffrire dovevi stare dove eri e non entrare nelle nostre vite!” e poi lo ha aiutato ad alzarsi e gli ha dato una pacca sulla spalla minacciandolo che se mi faceva ancora soffrire quello era il primo di altri pugni!
Per il ritorno alla Cullen non sono ancora sicura. Lo ammetto mi manca, e alla Volturi non mi trovo, ma non sono ancora sicura di voler mischiare di nuovo così tanto la mia vita con quella di Edward.
 
***
 
Ormai l’estate è vicina. I mesi sono volati. Ed ho mantenuto i miei propositi. Ho conosciuto nuove persone. Frequento i Cullen, ma non assiduamente. Frequento molto Angela e il suo ragazzo, Mike, Erik, Jessica… un gruppo di colleghi che hanno la vita più simile alla mia. Lo ammetto le serate con i fratelli Cullen sono perfette. Li adoro e l’amicizia che ho instaurato con loro è profonda, ma ho ancora paura. Quando con Edward ci siamo separati io mi sono trovata sola e non voglio ripetere l’esperienza!
Non lavoro più alla Volturi e nemmeno alla Cullen. Adesso lavoro per un giornale, sono passata dall’altra parte della barricata e mi piace tantissimo. Adoro scrivere e vedere pubblicati i miei pezzi. E’ una soddisfazione sedersi al bar, bere il caffè e leggere il tuo articolo su una testata conosciuta…
Con Edward? Beh! Lo sto facendo patire, ma lui non demorde. E’ galante, gentile, premuroso e mi riempie di attenzioni lasciandomi i miei spazi… anche se devo ammettere che quando lui non c’è mi sento spezzata, come se mancasse qualcosa di fondamentale per respirare, assaporare il momento al cento per cento, ma mi sono scottata troppe volte, adesso vado con i piedi di piombo… e se lui si stanca? Beh! Mi auguro vivamente di no, perché lo amo, e il pensiero di vederlo con un’altra mi fa attorcigliare lo stomaco, ma poi mi ripeto: se si stanca non era vero amore e io non ho fatto l’errore di Irina!
In questi mesi Edward mi ha dimostrato di essere un uomo deciso e forte. Ha preso in mano la sua vita. Ha affittato un appartamento lasciando Villa Cullen, ha trovato lavoro senza l’aiuto di conoscenze. Di giorno insegna in una scuola prestigiosa con uno stipendio da molti zeri e la fila per entrare in una sua classe è lunghissima… molte scuole lo hanno chiamato, ma lui ha rifiutato, non vuole vivere lontano da me… “Non ti lascio sola… voglio vivere con te ogni momento, anche se solo come amico” l’ho vista la tristezza nei suoi occhi quando ha detto la parola amico, e mi sono sciolta come neve al sole.
 
***
 
Oggi sarebbe il nostro anniversario se tutto fosse andato secondo i piani, senza mogli, litigi… incomprensioni… beh! L’anniversario che avevamo pattuito, ed ho deciso di dargli un’opportunità, di fare un passo verso di lui.
 
Suona alla porta e io corro mettendomi ancora le scarpe, ad aprire.
Appena apro la visione di Edward in giacca e cravatta con un gelsomino in mano mi fa sciogliere e cadere la mandibola a terra.
Mi sorride con il suo speciale sorriso sghembo e mi trafigge con i suoi smeraldi.
“Lo so che siamo solo amici” balbetta accarezzandosi la base della nuca “ma oggi è un giorno speciale …” e mi passa il fiore arrossendo.
“Come mai?” gli chiedo facendo finta di non ricordare ed invitandolo ad entrare.
“Se fossi stato sincero… oggi sarebbe il nostro anniversario” risponde mortificato.
“Potremmo renderlo di nuovo un giorno speciale” mi avvicino e gli accarezzo la guancia.
Mi guarda stupito e alza un braccio per afferrarmi, ma poi si ferma guardandomi negli occhi con una dolcezza infinita.
“Tu…tu... vorresti renderlo … speciale… di nuovo?” mi chiede facendo un passo verso di me e posando le mani suoi miei fianchi.
Mi stringo nelle spalle mordendomi il labbro inferiore. Sto per rispondere, ma il suo profumo mi invade le narici e le sue labbra sono a pochi millimetri dalle mie.
“Anche io voglio che torni ad essere un giorno speciale” sussurra con voce roca facendomi fremere.
Mi guarda negli occhi per aver conferma e mi bacia con amore, dolcezza, passione, desiderio… le mie gambe cedono sotto il peso di quelle forti emozioni che mi sono mancate come l’aria, la testa inizia a girarmi e mi perdo in quel tripudio di sensazioni fantastiche e magiche. Il suo braccio mi circonda la vita facendomi aderire al suo corpo. Sono creta sotto le sue mani, abbandonata al piacere che le sue labbra mi stanno donando e la sua lingua che danza con la mia mi fa sentire leggere come un piuma. Mi sono mancate le sue labbra, il suo profumo, le sue braccia. I suoi occhi lucidi di passione a pochi centimetri dai miei.
Mi allontana leggermente con il fiato corto. Mi guarda con un sorriso che non gli vedevo dall’ultimo giorno in ospedale, i suoi occhi sprizzano gioia e desiderio, le sue mani continuano a vagare sulla mia schiena riscoprendone ogni parte mentre i nostri occhi sono allacciati e si dicono tutto ciò che a parole non riusciamo. Le nostre labbra sono di nuovo unite, mi sento sollevare e posare sul piano della cucina. Mi accarezza, la schiena, le braccia, le mani, la pancia, il collo, la nuca, i capelli, le gambe. Accarezza ogni parte del mio corpo, ma non si avvicina ai punti critici, come se avesse timore di farmi scappare… e di questo lo ringrazio, altrimenti i miei buoni propositi di non correre troppo vanno a farsi benedire!
Ci stacchiamo senza fiato ed appoggia la fronte sulla mia tenendo le nostre mani allacciate.
“Miss Swan… posso invitarla a cena?” mi chiede con voce carica di passione e il fiato corto.
“Volentieri Mr. Cullen” gli rispondo sfiorando le sue labbra con un bacio leggero.
Mi aiuta ad alzarmi e a sistemarmi e sorridendo felice mi accompagnala porta tenendo le nostre mani allacciate.
 
La cena è deliziosa, il ristorante molto accogliente, il nostro tavolo appartato e le nostre mani, come gli occhi sempre allacciati. Sembriamo due adolescenti al primo appuntamento. Ogni problema, ogni cosa del passato sembra lontana. Parliamo di noi, delle nostre vite, delle nostre gioie… è una serata bellissima e termina con Edward che mi suona una magnifica canzone al pianoforte del ristorante, tutti gli applaudono, ma lui ha solo occhi per me.
“E’ bellissima!” gli dico quando torna al tavolo e mi bacia la mano.
“L’ho scritta per te, la notte del nostro primo bacio in piscina” e mi stizza l’occhio avvicinandosi al mio viso. Ci baciamo come se fossimo soli e cerco di trasmettergli la mia felicità tramite quel lungo ed intenso bacio.
 
Dopo il ristorante e la serenata, mi porta nel locale di suo padre.
La saletta è preparata per una serata a due. Un solo divanetto, una bottiglia di champagne con due flûte, un gelsomino sul tavolo… e la musica di Sinatra in sottofondo.
Mi fa accomodare e mi versa da bere.
“Wow! Hai organizzato proprio tutto” esclamo ammirando ogni particolare.
“E’ una serata speciale e volevo renderla ancora più speciale…” mi sussurra avvicinandosi per baciarmi. Ci uniamo come fossimo due calamite e mi lascio trascinare dalle splendide sensazioni che solo lui sa donarmi. Ma quando ci stacchiamo per prendere fiato la mia parte cinica prende il sopravvento.
“E se non avessi accettato… se quando mi invitavi ti dicevo di no?”
“Pazienza… meglio essere preparati. La saletta, il ristorante… tutto è preparato sempre, ogni sera che sei uscita con me da quando siamo tornati da Forks…” ammette sorridendomi.
“Cioè… tu hai prenotato il ristorante e fatto preparare la saletta tutte le sere che siamo usciti insieme da gennaio a oggi?” annuisce scoppiando a ridere.
“Lo so, è patetico, ma volevo che fosse speciale la sera che tu mi avessi di nuovo accettato e dato la possibilità di dimostrarti il mio amore.” E mi accarezza il collo con il naso inspirando il mio odore “Mi sei mancata… il tuo profumo, la tua pelle, i tuoi baci…” mi prende il viso tra le mani e mi bacia lentamente, senza fretta, come per assaporarci, le nostre lingue danzano come fosse al loro primo incontro. Mi fa sedere sulle sue gambe e mi accarezza la schiena continuando a farmi toccare il paradiso solo con le labbra. “Ti amo, Bella. Ti amerò per sempre” mi ripete con voce roca ogni volta che ci stacchiamo per prendere fiato.
Dopo minuti, ore, giorni… non so quanto sia passato… riesco a liberarmi dall’incantesimo di Cullen e lo guardo negli occhi stringendogli le mani.
“Ti amo Edward… e voglio rischiare… per l’ultima volta voglio rischiare… ma ti prego. Se c’è una minima possibilità che qualcosa del tuo passato si possa mettere tra di noi, vorrei saperlo e vorrei saperlo adesso…” si irrigidisce e mi fa scendere dalle sue gambe. Lo guardo spiazzata. La magia si è rotta… mi sta ancora nascondendo qualcosa…
“Bella. Io ti amo. Sei la donna che voglio avere accanto in ogni momento della giornata, della notte, della vita… ma il mio passato… ho fatto tantissime stronzate quando ero a New York, così tante che non me le ricordo neppure… ci ho riflettuto molto, e credo di averti tutto… ma vorrei avere la certezza che se qualche cazzata che ho fatto mi suonasse alla porta, tu non scappassi, ma mi lasciassi la possibilità di spiegare, e affrontarla insieme…”
“Possibile che si presenti qualcuna con un figlio?” chiedo spaventata
“No… però ho molti vuoti del periodo di New York… non credo ci saranno altre sorprese. Ok? Voglio solo sapere se il nostro rapporto è solido o se una semplice folata di vento lo farà di nuovo vacillare…”
“Come posso risponderti stasera?” gli chiedo alzandomi arrabbiata. Purtroppo non ho ancora piena fiducia in lui e la sua domanda è la stessa che mi faccio io.
Mi stringe a se facendomi appoggiare al suo petto. Rimaniamo in silenzio guardando la gente che balla nella sala.
“Io sono certo. Ti amo. E nulla farà vacillare ciò che provo per te. Ogni ostacolo, ogni problema, ogni momento buio io sono pronto ad affrontarlo con te…”
“Io ho ancora paura Edward… mi hai nascosto una moglie… dammi tempo!”
 
 
Sono passati dieci anni da quella sera….
Sono nella saletta. Con mio marito, e come quella sera una coppa di champagne ed un fiore di gelsomino mi aspettavano sul tavolino. Ogni anno la nostra serata speciale si svolge nello stesso modo ed io voglio che sia così.
Ogni anno è andato migliorando, molte cose sono successe e molte sono cambiate, ma posso dirvi senza remore: sono la donna più felice del mondo.
Ho i migliori amici che si possano desiderare, ho il lavoro che adoro, tre figli che mi tengono allegra ed un marito che ogni giorno, in ogni momento mi fa sentire unica e speciale.
Ebbene sì! L’amore ha trionfato. Edward è riuscito ad avere la mia piena fiducia, insieme abbiamo superato i momenti bui, le difficoltà, le litigate, i problemi con i figli… e siamo uniti ogni giorno di più.
E’ la mia aria, il mio ossigeno, il mio tutto.
Alla fine mi ha fatto la proposta… e non ho accettato per ben tre volte… ogni volta il pensiero che scoprisse che non ero quella giusta mi faceva andare nel panico. Così ha cambiato tattica. Siamo andati a convivere. Cinque bellissimi anni di convivenza. Abbiamo avuto il primo figlio e poi mi ha chiesto di sposarlo, ponendo l’anello al bracciale di David, il nostro primo genito. Ho accettato e mi ha fatto volteggiare per la stanza fino a quando David non si è svegliato. Ha tenuto il sorriso e la faccia da ebete per giorni e ogni problema che sorgeva per il matrimonio lui lo superava come fossero bazzecole. Ci siamo sposati a Villa Cullen e tutta l’organizzazione è stata messa nelle mani di Alice, Rosalie, Esme e mia madre Renèe …meglio sorvolare… l’importante è stato il momento in cui ho visto i miei due uomini attendermi all’altare. David in braccio al padre, ed Edward emozionato con le lacrime agli occhi che mi guardava incantato…
La luna di miele è stata bellissima. Mare, spiaggia, coccole… solo io ed Edward… cene a lume di candela, passeggiate mano nella mano sulla spiaggia e nottate di fuoco, tutto tremendamente fantastico!
Lo ammetto la lune di miele doveva durare una settimana, ma dopo soli tre giorni sia io che Edward siamo corsi da David… ci mancava troppo… per i momenti solo nostri abbiamo tutta la vita…
 
Quindi sì. Sono la donna più felice del mondo … la mia vita amorosa è stata costellata di delusioni, pianti, tradimenti… mogli nascoste… ma Edward ha dimostrato di essere l’uomo perfetto come lo avevo visto… ha lottato, non si è scoraggiato ed ha saputo capirmi… ed ora insieme possiamo goderci la vita con accanto la persona che amiamo! Quella giusta!
 
 
 
 
 
   
 
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