Wanda si abbatte contro di me come una tempesta in
pieno inverno. Non avrei mai pensato che una ragazzina tanto piccola e
magrolina sarebbe potuta arrivare a buttare a terra qualcuno che pesava quasi
il doppio di lei, i giorni passati a Capitol ad allenarsi
e un’alimentazione migliore, le avevano fatto sicuramente bene.
Nonostante l’ammirazione per la mia compagna di
Distretto, devo ammettere che l’essere stato messo al tappeto da lei mi aveva
messo in imbarazzo davanti a tutta la squadra.
“Non
mi parli per tutto il giorno e poi dici davanti al mondo di volermi salvare ? Vuoi allenarti da
solo, eh? Iniziamo subito, perché aspettare fino a domani?”
mi urla contro Wanda tirandomi un pugno ben assestato su volto. “Perché hai detto quelle cose, mi hai fatto
apparire debole!”
Rimango stupido da quella reazione, quasi paralizzato.
Sarei potuto restare lì con la bocca aperta a farmi prendere a pugni in faccia
dalla ragazzina che avevo visto crescere per tutta la notte. Fortunatamente per
me, il nostro mentore e gli stilisti portano Wanda lontana per farla calmare.
Il mio stilista si accerta che io stia bene e dopo
averlo rassicurato, salgo nella mia camera.
Non capisco perché Wanda se la sia presa tanto con me,
io cercavo solo di dire ciò che realmente pensavo: avrei sacrificato la vita
per quella ragazzina.
Me ne restai seduto sul morbido letto per qualche
minuto, l’indomani sarei entrato nell’arena. Gli Hunger
Games, Capitol City, l’Arena, non ho
mai pensato di vederli sul serio. Ogni anno partecipavo alla mietitura e ogni anno la fortuna era stata dalla mia parte, ma quell’anno no,
non l’era stato per nessuno. Quel mondo
era la mia realtà, che negli anni precedenti mi era sempre apparsa troppo lontana.
Pensando questo, mi diressi verso la doccia per
cacciare tutte quelle creme e odori a me sconosciuti che lo staff mi aveva
appiccicato addosso durante la preparazione prima dell’intervista con Caesar.
Restai nella doccia per quasi un’ora. Pensandoci bene, forse quella sarebbe stata la mia ultima doccia. Non
era un pensiero molto allegro, ma d’altro canto la mia vita aveva smesso di
essere allegra già da un bel po’. L’unica persona che sapeva come farmi ridere era lontana kilometri e, probabilmente non l’avrei rivista
mai più. Solo il pensiero mi fa male, è quasi un dolore fisico, come un pugno
nello stomaco.
Non posso pensare a questo, non ancora, anche se so
che dovrei iniziare ad accettarlo, ma l’immagine nella mia mente di Pietro è
l’unica cosa che mi ha fatto andare avanti in questi giorni.
Dopo essermi ripulito per bene, mi dirigo verso il
letto e cero di addormentarmi. L’impresa non è semplice, il pensiero che domani
sarei entrato nell’arena continua a rimbombarmi in testa.
Inizio a immagine di entrare nell’arena e di morire
nei peggior modi: una volta preso dal panico mi lanciavo fuori dalla pedana ed
ero fatto esplodere, un’altra volta venivo inseguito
da enormi ibridi scimmia con la pelliccia color lavanda e un’altra ancora
correndo per sfuggire a un altro tributo cadevo in burrone urlando come un isterico.
No, decisamente non posso
prendere sonno in questo stato. Decido di scendere sotto e di trovare qualcosa
da fare. Dal piano di sotto non si sentono rumori, almeno lì sarei stato tranquillo.
Come mi aspettavo, non c’è nessuno lì sotto. Mi siedo
sul pavimento vicino al balcone. Anche gli abitanti di Capitol sono ancora
svegli, ma per motivi completamenti diversi, fanno festa e si divertono alla
vigilia di un massacro di ventitré ragazzi.
Mentre penso a questo, non noto che anche Wanda è
scesa e si è avvicinata a me.
“Neanche
tu riesci a dormire” le domando dopo che si è seduta di fronte
a me, lei mi guarda e scuote la testa. Restiamo per qualche minuto in silenzio
a guardare fuori dalla finestra.
“Mi
dispiace averti colpito prima” dice, con la voce
stranamente amichevole “e solo che non
voglio passare per una ragazzina che ha bisogno del cane da guardia”.
Rimango un po’ stupito dalle sue parole, qualche ora
fa da come mi aveva trattano non sembrava disposta a
parlarmi figuriamoci scusarsi.
“Oh,
non fa niente. Sai, anche se è duro ammetterlo, picchi forte ragazzina”.
Sul suo viso appare il sorriso più piccolo che abbia mai visto.
“Non
volevo farti sembrare debole, io parlavo sinceramente”
“Lo
so, ma non dovevi farlo, non so quale stupida promessa tu abbia fatto, ma non
devi rinunciare a combattere per salvare me”
“Non
intenzione di fare quest-”
“Ma hai detto di aver
promesso che io sarei tornata a casa e, se te lo fossi dimenticato, solo uno di
noi può vincere. Uno su ventiquattro, magari non riusciremo nemmeno ad arrivare
negli ultimi otto”
“Dovresti
avere più fede, e poi, non ho detto che non avrei combattuto
. È ovvio che combatterò, sai, mi dicono che sono bravo con arco e
frecce. Sono alquanto sicuro d arrivare almeno nei primi otto …”
Vedo Wanda rilassarsi e sorridere ancora di più alla
mia battuta.
“Sì,
me l’hanno detto, anche se non sei altrettanto bravo nel campo della modestia”.
Anche a me scappa un sorriso alle parole di Wanda.
“Anche
tu sei sveglia, ragazzina. Domani andrai bene, anche senza di me”
“Lui
non te l’ha chiesto vero, non l’avrebbe mai fatto. Nemmeno io te lo chiedo,
fartelo significherebbe, in un mio ipotetico ritorno, vivere per sempre sapendo
di aver portato via la persona che mio fratello ama, non riuscirei più a
guardarlo in faccia”.
Sapevo che l’avrebbe presa in questo modo. No, nessuno
mi aveva chiesto di fare nessuna promessa, ma io l’avevo
fatta lo stesso. Se ritornassi io al posto di Wanda, senza aver fatto nulla per
salvarla, come avrei potuto guardare di nuovo Pietro negli occhi sapendo di
essere la persona che l’aveva privato della sua amata sorella?
Ancora una volta in quella sera torno a pensare al
giorno della mietitura …
FASHBACK
Entrai
in casa dopo essere passato dalle case che sapevo
avrebbero comprato la selvaggina fresca anche nel giorno della mietitura,
quando tutto il Distretto era invaso da pacificatori provenienti da Capitol.
Sapevo già cosa mi aspettava tornato a casa: la fredda indifferenza di mia
madre.
Da
quando l’esplosione aveva ucciso mio padre, la mamma non aveva quasi più
parlato. Si era rifugiata nel passato e aveva fatto dei ricordi la sua fortezza,
ricordi nei quali a me non era permesso entrare, come se fosse stata solo lei a perdere il marito. Non volevo ammetterlo, ma
all’inizio del lutto l’avevo odiata per avermi completamente escluso dalla sua
vita. Poi ho capito che alcune persone sono semplicemente troppo deboli per
certe cose. Mia madre non era cattiva o egoista, era stata troppo debole e di
certo non potevo biasimarla per questo.
Appena
entrai in casa, la vidi nello tesso punto in cui la
mattina l’avevo lasciata, le sistemai una coperta sulle spalle e le baciai la
fronte “Mamma, oggi è il giorno della
mietitura. Riuscirai a venire in piazza per sapere chi saranno i tributi di
quest’anno?”. Sapevo già la risposta
ma, provare a parlare con lei non mi avrebbe sicuramente ucciso. Girò la testa
verso di me e mi guardò con aria interrogativa, la sua risposta arrivò dopo
circa dieci minuti che io avevo usato per rimettere in ordine la cucina e
tirare fuori i vestiti puliti per dopo “La
mietitura, tesoro? Ma certo, la mieti …” Era
durato poco, ma per un attimo era ritornata quella di un tempo, poi il momento
era passato.
Entrai
nel bagno e mi sciacquai in modo tale che le tracce della mia ‘passeggiata’ nel
bosco svanissero nello scarico della doccia. Mi vestii velocemente con i vecchi
abiti di mio padre.
Prima di uscire baciai mia madre
e la salutai di nuovo.
Tutti
i ragazzi si erano vestiti a festa e la città era stata ripulita e resa
presentabile per accogliere lo staff proveniente da Capitol City. Quanta
ipocrisia, nel Distretto 12 non c’era nulla di bello o
di buono, questa era solo un altro inganno della Capitale.
In
lontananza vidi Pietro e Wanda, anche loro vestiti e acconciati per ricevere le
assurde personalità di Capitol. Rimasi fermo e aspettai che si avvicinassero a
me. Lui era bellissimo, lo era sempre per me, ma
vederlo ricoperto di terra e polvere per un anno, non era esattamente la stessa
cosa di vederlo sistemato al meglio, con la camicia che faceva risaltare il suo
fisico atletico e i muscoli. Mentre facevo queste considerazioni dovevo essere
arrossito perché quando Pietro si avvicinò, mi sussurrò all’orecchio “Perché sei tutto rosso? Emozionato o stavi
solo pensando a me?”. Gli posai un bacio leggero sulla guancia per
nascondere l’imbarazzo.
“Okay,
siete assolutamente imbarazzanti. Adesso vogliamo andare o dovete dare altro
spettacolo?”
Commenta Wanda allontanandosi da noi con aria fintamente scocciata.
“Cosa
c’è, sei invidiosa? Se continui ad essere così acida
non riuscirai mai a trovare un fidanzato” le
risponde il fratello mettendole un braccio intorno alle spalle. “Simpatico” disse Wanda sfuggendo alla
presa di Pietro.
“A
proposito”
m’intromisi rivolgendomi a Wanda “sapevi
che quel ragazzo strano del tuo anno vuole invitarti a uscire?”
“Chi è
questo tizio? Se ci prova, lo ammazzo” Rispose Pietro al posto di Wanda
passando alla modalità fratello apprensivo. “ e poi tu come fai a saperlo? Non dirmi
che ti stai interessando a quel tizio inquietante e srano?”
“Oh
no. Pietro l’unico ragazzo inquietante e strano per cui provo interesse sei tu”
gli risposi riprendendo a camminare. Anche i due fratelli ripresero a
camminare, sbirciai Pietro e mi sembrò di vedere sul suo viso un’espressione
abbastanza soddisfatta.
“E
poi,”
riprese a parlare Wanda “se oggi siete
fortunato non sai tu a uccidere quel povero ragazzo”.
Arrivati
nel punto in cui prelevavano il campione del sangue, ci dividemmo. Ormai
nessuno di noi tre scherzava più. Come ogni anno i
ragazzi e le ragazze erano divisi in due gruppi, dietro stavano i genitori preoccupati
per la sorte dei propri figli e tutti eravamo indirizzati a guardare il palco.
Dopo non molto salirono sul palco il sindaco con sua moglie, Haymitch l’unico
vincitore ancora in vita del nostro Distretto e infine Effie Trinket vestita
secondo l’improbabile moda di Capitol City. Dopo il discorso del Sindaco e il
solito video che Capitol ci rifilava ogni anno, Effie si portò al centro del
palco e con la sua solita voce squillante disse: “Benvenuti! Benvenuti ai settantaquattresimi Hunger
Games. Diamo il via alla mietitura, e possa la
fortuna essere sempre a vostro favore! Come sempre prima le signore”
Effie
fece volteggiare la mano sull’urna, dove sono contenuti tutti i bigliettini con
sopra il nome delle ragazze, ne prese uno e aprendolo scandendo il nome del
futuro tributo femmina del Distretto 12, disse:
“Wanda Maximoff”.
In
tutta la piazza si potevano sentire i sospiri di sollievo delle altre ragazze,
l’unica cosa che sentivo io era il respiro affannato di
Pietro vicino a me. Era successo, Wanda era una delle ragazze che in confronto
a tutte le altre aveva meno bigliettini con il suo nome, c’erano altre ragazze
di quattordici anni che ne avevano il doppio dei suoi, la fortuna era dalla sua
parte, ma non era bastata. Lasciai che Pietro si appoggiasse a me e portai la
mano intorno alla sua vita per sorreggerlo mentre tutti guardano Wanda
camminare verso il palco.
Se
era sorpresa o spaventata, non lo dava a vedere. Il suo viso era come una
maschera di cera: non comunicava niente. Se c’era una cosa che sapevo di Wanda
e che non avrebbe dato la soddisfazione di mostrarsi debole a Capitol, avrebbe
preso in mano la situazione e avrebbe combattuto.
Quando
arrivò vicino al palco, Effie la incoraggiò a salire e la fece posizionare alla sua destra.
Poi,
con lo stesso tono che aveva usato prima, preso il biglietto dalla seconda urna,
disse: “Il tributo maschio per il
Distretto 12 è: Clint Barton”.
“Quindi, lui ha detto che mi ama?”
Va bene, forse non era la cosa più adatta da dire in quel momento, ma non
potevo non chiederglielo. Girò la testa di lato per capire se stavo dicendo sul
serio e quando comprese che sì, facevo sul serio, il sorriso si allargò sempre
di più fino a trasformarsi in una risata.
“Sì,” mi dice finendo di ridere “Pietro ti ama, e sa che anche tu lo ami”.
Rimaniamo seduti lì
ancora per un po’, finché entrambi decidiamo di risalire e di riprovare a
dormire. Domani sarà un giorno impegnativo.
NDA
Sì,
sono tornata! Speravo di riuscire a pubblicare questo secondo capitolo prima, e invece …
Chi
ha detto che la scuola non ha mai ucciso nessuno, probabilmente non è mai
andato al Liceo Classico. Anyway, ho deciso che la storia continuerà su due
filoni narrativi, uno al presente e uno al passato sempre da punto di Clint.
Poi vabbè, io amo questi due ogni giorno di più, se non fosse stato per quel
famoso regista * entra in modalità Sheldon Cooper e
urla Whedon *
Note
sulla storia: Ho deciso di non dare a Wanda il carattere di Prim nonostante
dovrebbe personificare la paperella esplosiva perché a me Wanda piace badasss. Gli altri personaggi come Haymitch ed Effie
resteranno loro e come nel capitolo precedente alcune battute che ho fatto dire
ad alcuni personaggi, rimarranno quelle del libro/film, anche se non proprio
uguali.
Detto
questo, grazie per aver letto la mia storia, spero vi piaccia (lasciate una
piccola recensione, soprattutto se avete critiche o suggerimenti che sarò
felice di ascoltare, per modo di dire …)
Un
abbraccio e a presto!