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Autore: Ibizase80    31/01/2016    3 recensioni
Annabeth, la ragazza da cento e lode, dovrà mettere la testa in qualcosa di completamente nuovo e fuori dai suoi standard. Un collegio le apre le porte: riuscirà a varcarle, uscendo dai suoi schemi e dalle sue convinzioni più profonde? E se la musica si mettesse in mezzo?
La regina dagli occhi di diamante scenderà dal suo trono per scoprire un nuovo mondo?
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Annabeth non sapeva ancora per quale motivo Talia se la prendesse tanto, ma dalle facce di Piper e Hazel sembrava ne avessero già discusso, in qualche modo; e le due, senza ascoltarla, avevano fatto il completo opposto di ciò che aveva detto. Non voleva essere al posto della sua coinquilina e della riccia, in quel momento.
Piper si voltò senza vergogna; Hazel esitò un poco, lanciando un’occhiata nervosa alla bionda.
Quest’ultima cercò di infonderle coraggio, ma non sembrava funzionare.
La dark aveva mosso qualche passo; teneva le braccia incrociate, e la sua espressione era dura.
-Guarda chi si rivede! – ridacchiò appena la mora.
-Ehilà, Tal! Che fai di bello qua in giro?
-Non fate finta di niente.
Silenzio tombale. “Di bene in meglio”.
-Di cosa staremmo facendo finta?
-Io vi avevo…
-Qualsiasi cosa tu stia per dire, è colpa mia. Non te la prendere con loro.
-Tu stanne fuori.
Annabeth sentì nella sua mente una sensazione simile al suonare una nota al posto di un’altra.
-Cosa, prego?
-Stanne fuori. Non ti voglio in mezzo.
La bionda era rimasta a bocca aperta. Se c’era una cosa che la infastidiva sul serio, era quella.
Obbligarla a stare in silenzio quando aveva tutte le buone motivazioni per parlare.
-Aspetta un attimo, non ho capito bene. Perché dovrei starne fuori?
-Sono successi già abbastanza casini, eh, novellina? Ti sto chiedendo gentilmente di non occuparti di situazioni in cui non c’entri niente e di cui non sai niente. Non mi pare di averti chiesto il mondo.
-Io c’entro, Talia.
Hazel e Piper davano occhiate fugaci prima dall’una, poi dall’altra parte, come si guarda una pallina durante una partita di ping pong.
La bionda sentiva la rabbia salire a poco a poco. Ma, dal primo momento in cui l’aveva vista, Talia le aveva già espresso il suo desiderio di non voler essere costretta a farle male, molto male; e, nell’angolo più nascosto e oscuro della sua mente, non aveva alcuna intenzione di costringerla. Non aveva paura, aveva solamente care le sue ossa. Già aveva le ginocchia fuori uso.
-E, dimmi, cosa c’entreresti? Cosa ne sai?
-Ragazze, direi che…
-Non abbiamo chiesto il tuo parere, Piper.
La mora strinse i pugni, ma la sua bocca rimase sigillata; Hazel rimaneva in silenzio, mentre un guizzo le attraversava gli occhi. Paura? Preoccupazione? In quel momento la bionda non riusciva a capirlo. Quando si arrabbiava, perdeva il senno.
-Fino a prova contraria, questa volta quella che è finita per terra non sei stata tu.
Gli occhi grigi di Annabeth erano diventati di pura pietra. Non le interessava di tutto quello che era successo: delle ginocchia gonfie, della coscia sanguinante, della testa che scoppiava. Le avevano dato delle spiegazioni, e lei ne era felice. Le avevano chiesto scusa, anche se lo aveva fatto Jason e probabilmente non da parte di tutti, ma di sua spontanea volontà. Ma che Talia la ignorasse, le dicesse praticamente che andava tutto bene, e ciò che andava male riguardava lei, Piper e Hazel, no, non le stava assolutamente bene. Lei ormai c’era, in mezzo, e senza volerlo neanche. Era un segno del destino? Non lo sapeva. Non ne aveva la minima e più pallida idea.
Considerando che lei, al fato, non ci credeva, la situazione le sembrava uno scherzo. Uno scherzo molto divertente, in cui l’avevano buttata solamente per ridere un po’. Ma, a quel punto, non poteva che pensare altrimenti.
Talia la fissava con sguardo truce; ora si sentiva anche gli occhi delle altre due ragazze addosso.
Si sentiva quasi male. Non voleva arrabbiarsi. Non dopo aver trovato qualcuno per la prima volta in sedici anni di vita. Ma lo aveva appena fatto, e senza molto scrupolo. Si vantava di essere una persona riflessiva, che soppesava bene le parole prima di farle uscire dalla sua bocca, ma non era altro che una ragazza della sua età. Impulsiva, che si arrabbiava per niente. A cui tutto era dovuto.
Lei, che non aveva mai preteso nulla nella vita, voleva sapere.
Impastò un “mi dispiace”, e si voltò col cuore in gola. Sentì qualcuno muoversi, dietro di lei; era Hazel, che si stava avvicinando per andarsene insieme. La ringraziò mentalmente, non essendo dell’umore adatto per farlo.
-Aspetta, Annabeth…vieni qui.
La voce che si era rivolta a lei era quella di Piper. La bionda scosse appena le spalle, continuando a camminare; ma la riccia aprì la mano sinistra, bloccandole la strada.
La bionda la guardò dritta negli occhi. Il suo sguardo era sicuro, e irremovibile.
-Vieni qui, muoviti.
Annabeth si girò quasi di scatto. Questa volta, le parole provenivano dalla bocca di Talia.
-Mi spiace, io…insomma, ne parliamo, se ti muovi.
Per una volta nella vita, la bionda annuì e ritornò sui suoi passi; rivolse un’occhiata fugace ad Hazel,e vide che il suo volto era leggermente più disteso, e si rilassò appena.
Tornò nella stessa posizione di qualche minuto prima, e poggiò i suoi occhi prima su Piper, che le rivolse uno sguardo fiero, e poi su Talia, che era sicuramente meno nervosa.
-Mi spiace – disse la bionda, scandendo bene le due parole.
-Colpa mia, più o meno. Non scaldiamoci prima del tempo, se non necessario.
La ragazza dai capelli corvini sorrise; la bionda fece lo stesso, e le altre due le assecondarono.
-Dunque…qual è il segreto di stato?
 
 
-Ma che segreto di stato, idiota – ridacchiò Talia.
Le quattro si mossero verso il cortile; puntarono un albero leggermente nascosto, e si sedettero sulle sue radici. Lasciarono ad Annabeth quella più rialzata; la ragazza ringraziò con un sorriso.
-Allora come lo chiami, se non posso saperne niente?
-E’ una storia lunga…
-Ma dai Tal, non è una storia lunga, bisogna avere solo la pazienza di raccontarla.
La bionda non era più stupita dalla saggezza di Hazel; la guardò con un sopracciglio alzato, e lei ricambiò con un sorriso smagliante. Dire che adorava quella ragazza era poco.
-Attimo, attimo.
-Cosa?
-La domanda che ho fatto prima non ha avuto risposta.
-Cioè?
-Talia, cosa suoni?
Quella ridacchiò appena.
-Secondo te?
-Boh, la batteria?
-…no.
-Basso?
-Certo che no!
-Chitarra elettrica?
-Decisamente no.
-Ho esaurito tutti gli strumenti che secondo il mio cervello potresti suonare.
Piper rise di gusto; Hazel fece lo stesso.
-Ti arrendi?
-Mi arrendo.
Talia alzò il mento, godendo la vittoria ottenuta.
-Dai, muoviti Tal!
-Ok, ok. Suono il violino.
-IL CHE?!
-E qualche volta la chitarra elettrica. Sono riuscita a strimpellare qualcosa l’anno scorso.
-Non me l’aspettavo.
Una dark che suonava il violino era l’ultima cosa a cui Annabeth avrebbe pensato di assistere.
Hazel si infilò una mano in tasca, tirando fuori lo strano fazzoletto che Jason aveva lasciato a lei e alla bionda quelli che ormai sembravano secoli prima; solo in quel momento comprese fino in fondo il suo reale utilizzo.
-Tieni, ce l’ha lasciato prima tuo fratello. Lo ha trovato tra le sue cose.
-Colpa di quella decerebrata di mia madre che non distingue un fazzoletto da naso da un panno in microfibra.
Talia sbuffò appena, abbassò la testa per ringraziare la riccia e si infilò con poca grazia il panno dentro la tasca destra dei jeans.
-Quindi avete incontrato mio fratello. Cosa ci faceva in giro?
-Non so, probabilmente ci ha visto arrivare e ce lo ha lasciato. Ha chiesto anche scusa ad An.
La bionda continuava a chiedersi perché tutte avevano così tanta confidenza da chiamarla An, ma non diede molto peso al pensiero. Insomma, non le dispiaceva affatto. Meglio di “regina di ghiaccio” era sicuramente.
-Ah. Senti, stava camminando e vi ha raggiunto, oppure è sbucato fuori dal nulla?
-E’ sbucato fuori dal nulla.
-Allora voleva chiedere scusa ad An e basta. Il panno è stata solo una scusa.
-Come…e perché?
La bionda era leggermente interdetta.
-Jason…è buono. E non dovrebbe stare con Jackson e la sua banda di idioti.
Quella che aveva parlato era Piper. Le sue guance divennero rosse, e strinse le labbra per non dire altro; iniziò a torturarsi le dita, e a fissare il prato.
Talia guardò la mora con…compassione? Ma non sembrava di parere molto diverso, a dire il vero.
-Sicuramente ha fatto tutto di nascosto, senza dirlo ai suoi amici del cuore.
-Da come se n’è andato poi, è probabile. Non ci ha detto praticamente neanche ciao.
-E’ come dico io, visto?
Piper, Hazel ed Annabeth sbuffarono nello stesso istante. La ragazza dai capelli corvini non fece altro che incominciare a ridere; si teneva la pancia con le mani e il busto era buttato all’indietro, per dare ancor più enfasi alla sua risata.
-Perché ha dovuto farlo di nascosto?
-Siamo…avversari, An. Non può permettersi di mostrare il suo lato tenero al nemico.
-Non vorrei sembrare ripetitiva, ma…avversari?
-Ti hanno già detto del corso?
La mora e la riccia annuirono ancor prima che la bionda riuscisse ad intercettare la frase; anche se in ritardo rispetto alle altre, fece lo stesso.
-Bene, abbiamo tot lezioni a settimana, e bla bla bla. Cose non interessanti.
Veniamo al dunque.
Talia si fece seria.
-Non siamo molti, ma la maggior parte di noi si unisce in gruppi…band, o come le vuoi chiamare. Tipo noi.
-Siete sole?
-Noi…mi fai finire?
-Si, scusa.
-Quindi. Siamo divisi in gruppi, e…
-Immagino che “I simpatici cinque” siano in gruppo insieme.
-Te la smetti di interrompermi?
-Pardon, colpa mia.
-Ecco. Si, comunque, quelli sono un gruppo.
-Sono curiosa di sapere come si chiamano.
-Non è importante, adesso. FAMMI FINIRE, OH DEI.
-Sto zitta, te lo prometto.
Piper, smettitela.
La mora stava per collassare; le sue risate erano praticamente impercettibili, poiché non emetteva nessun suono, ma nel suo viso era disegnata una smorfia divertita.
-Continuate, non calcolatemi.
-Come facciamo, se hai quella faccia?
-Pip, datti un regolo, dai!
Anche Hazel ridacchiava appena, ma non in maniera così isterica.
-Farò finta di non aver visto niente. Resettiamo.
Dicevo: loro sono un gruppo, noi un altro, e ce ne sono anche altri. Non molti, ma altri. Qui al collegio c’è un posto…in cui possono andare i ragazzi, in particolare i fine settimana. E’ una specie di bar, forse più un locale, in cui si parla, si mangia, ed è sicuramente più emozionante della mensa.
Aggiunse alla descrizione un’occhiata emozionata e, al nominare la mensa fece uscire il disgusto da ogni poro del suo corpo.
-Siccome alcune band sono davvero brave, da un paio di anni la preside ha permesso di far suonare i ragazzi del corso, giusto per dargli un minimo riconoscimento. Per il calcio ci sono i tornei, per il corso d’arte le mostre…e per i musicisti i concerti. E’ una specie di premio, capiamoci. Non ci vanno tutti. In particolare, i primini non hanno accesso in nessun modo. Anzi, in genere rilascia il permesso solo dal secondo in poi, se non dal terzo.
-Voi avete mai suonato?
-La prima settimana di maggio dello scorso anno.
Aveva risposto Hazel.
-Ma scusa…tu l’anno scorso non eri una primina?
-Si possono chiedere dei permessi…speciali. Per i veri talenti, o per quelli che magari suonavano già prima del collegio. Io andavo già a lezioni private, e ho avuto la fortuna di essere integrata nella band già dallo scorso anno.
-Hai talento, Hazel, non negarlo.
-Ok, ma…
-Allora zitte e fatemi finire.
Talia riprese il controllo della situazione, pur senza lamentarsi delle continue interruzioni. Per una volta.
-Il fatto è che…delle band, se non hanno il monopolio del locale e del calendario scolastico,
poco ci manca. Non perché non siano stupefacenti, anzi. Hanno anche le fan urlanti dietro, per capirci. Sono diverse le band che hanno suonato, proprio per dare la possibilità a tutti, ma alcune hanno avuto così tanto successo che sono state richieste tante, tante volte. Anche tutti i fine settimana. Esempio semplice semplice? Jackson e la sua banda.
-Ma…sono bravi?
-Eccome. – disse Piper seria.
-Te l’ho detto, sono eccezionali. Non dico fossero i più bravi del corso da soli, ma…una volta uniti, sono diventati imbattibili. Oltre ad essere bravi tecnicamente, hanno grinta, e la sfacciataggine che basta su un palco davanti ad un pubblico.
-Volete dirmi che sono i più bravi?
-Senza dubbio.
Hazel annuì, e Piper aprì le braccia in segno di resa.
-E, fatemi capire, per quale motivo dovrebbero avercela tanto con voi, se sono i migliori sulla piazza?
-Riguarda la prima settimana di maggio dello scorso anno. – rivelò tetra Talia.
La mora prese la parola.
-Eravamo state fortunate. Quel fine settimana, non mi ricordo se Jackson o qualcun altro, era tornato a casa per un motivo sconosciuto. Ci hanno proposto di suonare, e noi abbiamo accettato.
-E?
-E’ andata benissimo – continuò Hazel – ma forse è stato quello il problema. Certo, non eravamo arrivate ai loro livelli, ma i ragazzi che erano venuti quella sera al Blue Note avevano gradito. E richiesto nuovamente la nostra presenza, malgrado la bravura di Jackson e company. Da quel momento, hanno ben pensato di farcela pagare.
-In che modo, scusa?
-In tutti i modi. Rovinandoci le attrezzature una volta, facendo in modo di essere richiesti da non si sa quanta gente un’altra, o boicottandoci.
-Ecco quello che mi è successo oggi.
-Ecco quello che ti è successo oggi.
-…non me lo aspettavo.
-Quante cose non ti aspettavi, Annabeth; ma sono tutte vere.
La verità era strana, realizzò la bionda. Molto strana.
-Ma perché…perché anche quest’anno? Non è una cosa dell’ultimo mese di scuola?
-Dovrebbe. Ma i ragazzi sono cocciuti, quando ci si mettono.
-La cosa che però non capisco – disse Hazel – è perché hanno preso di mira An. Insomma, ok che stava con noi, ma perché magari non hanno spinto me? In fondo, ero poco più in là.
-Io non vorrei che…la vedessero come una nuova rivale.
-Cosa?
-Potresti, An. Non ci hai pensato neanche un attimo? O magari volevano solo divertirsi un attimo, e hanno scelto a caso la prima persona che è capitata.
Entrambi le supposizioni di Piper potevano essere giuste; Annabeth non faceva in tempo a capire una cosa, che le venivano in mente altre migliaia di domande da porre.
Calò il silenzio tra loro. Era leggermente teso, notò la bionda. Le tre si scambiavano occhiate, che lei non riusciva a decifrare; se ne rimaneva quindi nel suo angolo, a mettere in ordine tutte le nozioni che le erano state date. Le ragazze erano brave, ma Jackson non poteva accettarlo, quindi lui e la sua banda è stato per circa un mese alle calcagna di Talia, Hazel, Piper, e chissà chi altro. Le ragazze sono tornate, felici e contente, ed hanno abbassato la  guardia. E bum, si sono trovate di nuovo in un incubo. Non le biasimava, nel non voler rivelare tutto questo. Da quello che aveva capito, “I fantastici cinque” erano davvero influenti, alla Dyson Moore; non biasimava le amiche per non aver fatto assolutamente niente. Cioè, forse biasimava loro il fatto di non aver reagito. Mentre le raccontavano le loro disavventure, aveva subito pensato alla Presidenza. Ma, rivedendo l’immagine della preside nella sua mente, scacciò immediatamente l’idea; non sembrava una tipa a cui sarebbe importato qualcosa di tutto questo. Da quello che aveva capito, i ragazzi, nel Blue Note – così lo aveva chiamato Hazel – facevano tutto da soli; dall’organizzazione dei turni, al reperire strumenti e simili. Aveva pensato ad un’accusa di bullismo, ma probabilmente Jackson e i suoi avevano cercato in tutti i modi di nascondere le prove e non farsi scoprire. Magari le ragazze li avevano scoperti grazie a Jason. O, molto più probabile, erano così intelligenti da averlo capito da sole, o aver valutato fin dall’inizio il problema. Ma il monopolio che avevano gli altri nelle esibizioni, da quello che aveva capito la bionda, era enorme, ed era una possibilità che non potevano sprecare.
Ergo, non le biasimava per niente. Lei sarebbe scappata via, quindi non poteva che stringere le mani alle ragazze per il loro coraggio magistrale.
-Senti, An.
La voce di Hazel la riportò alla realtà.
-Dimmi.
-Tu hai un minimo talento musicale?
-In…in che senso?
-Sai suonare qualche strumento, sei portata, sai cantare?
-…in realtà non ho provato a fare mai nulla di tutto questo.
-Non hai mai cantato in vita tua?
-Sotto la doccia.
Piper rise.
-E’ una cosa seria – ribadì Talia – te lo dico perché…l’hai detto tu prima, ormai ci sei dentro.
Ti abbiamo portato, senza volerlo, nei casini. Perciò, ti chiediamo…ti piacerebbe venire a fare il corso?
-Io…non lo so. Se fosse per aiutarvi, per darvi sostegno, io lo farei senza esitazione. Ma…
La verità era che non aveva mai toccato uno strumento. Il padre le diceva sempre di aver studiato pianoforte, quando era piccolo. Ma era più stonato di una campana, e anche quando Annabeth era una bimba di cinque anni, aveva cercato in tutti i modi di non metterlo in imbarazzo. Le piaceva canticchiare, quando sentiva le sue canzoni preferite; ascoltava molta musica classica, per concentrarsi meglio nello studiare. Ma far diventare tutto questo una cosa seria?
-Non è necessario che ce lo dici subito, in ogni caso; i corsi ricominciano mediamente o la seconda o la terza settimana di scuola. Oppure potresti venire a provare poi, una volta iniziato il corso.
-Lascia perdere, è stata un’idea stupida – disse all’improvviso Talia.
-A dire il vero, non mi dispiace…
La dark rivolse gli occhi azzurrissimi verso la bionda, con fare stupito.
-Sei seria?
-Serissima. Valuterò tutto, ve lo prometto.
Hazel e Piper le rivolsero un sorriso, e lo stesso fece Talia.
La mora guardò prima il cielo, e poi il suo orologio.
-Ragazze, tutto questo è molto bello, ma sono le sette e mezza passate e dobbiamo andare in mensa per avere dei posti decenti.
-Giusto – notò la dark, alzandosi. Allungò una mano ad Annabeth, che la afferrò e si mise in piedi.
-Ti fanno ancora male le ginocchia?
-No, a dire il vero.
-Ne sono molto felice.
-Anche io.
Raggiunte da Piper ed Hazel si incamminarono verso la mensa. Questa volta, la strada venne percorsa in silenzio, prestando attenzione anche al sasso che rotolava davanti ai loro piedi.
La cena fu tranquilla; furono la riccia e la bionda ad andare a prendere il cibo, ed anche lì non abbassarono mai la guardia. Annabeth vide solamente Jason, intento a chiedere ai cuochi il menù della serata; come immaginava, non le rivolse neanche uno sguardo. Talia ci aveva visto giusto.
Portati al tavolo i vassoi, chiacchierarono amabilmente del più e del meno per tutta la sera. Molte persone erano arrivate nel pomeriggio, ed ormai i tavoli erano quasi tutti pieni; solamente quelli dei primini rimanevano praticamente vuoti.
-Di solito arrivano la domenica sera; evitano di venire troppo presto. Sai che ansia. – rivelò Piper. La bionda era loro particolarmente solidale. Scoprì, durante la serata, che Talia era più grande di lei; era stata bocciata il primo anno, ed era stata costretta a ripeterlo, ritrovandosi in quasi tutte le classi il fratello.
-All’inizio è stato abbastanza strano e fastidioso: non per mio fratello, più che altro per i suoi amici stupidi.
-Immagino quanto stupidi – commentò con la bocca piena Annabeth, guadagnandosi una pacca sulla spalla di Piper e un “batti il cinque, sorella” di Talia.
Con loro si sentiva bene. Non si vergognavano di dire ciò che pensavano; ovvero, facevano ciò che Annabeth aveva fatto per sedici anni della sua vita, senza essere però compresa. Non fece rivelazioni shock, quella sera; lasciò alle amiche il compito.  Amiche.
Non aveva mai chiamato nessuno così, ma si sentiva libera di poterlo fare, con loro. Le conosceva da un giorno appena, e l’avevano già fatta entrare nel loro strano, folle mondo; e, per lei, quella non poteva che essere una grande dimostrazione di affetto. Non solo erano state sincere con lei, ma si fidavano, cosa per niente scontata.
E, dopo un giorno passato a nuotare nell’agitazione, il suo cuore si calmò.
Stettero un po’ di più in mensa, per parlare tra loro; verso le nove si incamminarono verso il dormitorio. Si diedero la buonanotte nel corridoio dal tappeto rosso; poi Talia andò nell’ala Est, ed Hazel proseguì con Annabeth e Piper per la Ovest.
-Domani penso rimarrò in clausura – disse la riccia – ho finito tutti i compiti, ma vorrei rileggere i libri che hanno lasciato. Come ti è sembrato Sherlock Holmes, Pip?
-DOVEVI LEGGERE SHERLOCK HOLMES?!
-Lo faccio domani, An, perché ti agiti tanto…?
-Io AMO Sherlock Holmes. Ti prego, fatti aiutare.
-…se proprio vuoi!
Le tre risero.
-Bene, la mia camera è questa – Hazel indicò una porta con scritto 55.
-Buonanotte, riposatevi!
-Buonanotte anche a te!
Piper ed Annabeth fecero qualche passo; la mora tirò fuori dalle tasche le chiavi e, finalmente, dopo un pomeriggio di preghiere, la bionda si buttò di peso sul letto, sprofondando di qualche centimetro.
-Come ti è sembrata la giornata, Chase?
La coinquilina era prima passata in bagno, e si era slegata i capelli.
-Ti dirò, pensavo peggio.
-In che senso?
-Di casini ce ne sono stati comunque tanti, eh.
-…in effetti, quelli non ci sono mancati.
-Però è stato tutto…bello.
-In che senso “bello”?
-Che hai vinto la scommessa, Mc Lean.
Annabeth si infilò sotto le coperte, e bisbigliò un “buonanotte” di sfuggita ad una coinquilina particolarmente stupita.
 
 
La domenica, come già previsto, la riccia rimase chiusa quasi tutto il giorno nella sua stanza.
Anche Piper ed Annabeth rimasero nella loro, controllando i compiti fatti; in più, la bionda tentava di spiegare la trama dei centomila libri che la coinquilina avrebbe dovuto leggere durante le vacanze estive, riuscendo in modo parziale. Infatti, la mora aveva un’attenzione maniacale per i dettagli – stupidi e inutili, tra l’altro –, mentre non riusciva a cogliere le parti importanti della trama.
-E’ D’Artagnan che diventa luogotenente, non Athos! Lui va in pensione!
-Ma i nomi sono tutti uguali! Aramis si sposa?
-Aramis si fa prete, COME PUO’ SPOSARSI UN PRETE?!
Si incontrarono con Talia a mensa; lei era particolarmente rilassata, malgrado non avesse toccato neanche un libro durante l’estate. Piper aveva finito tutto, Annabeth non doveva farne ed erano entrambe vicinissime alla crisi isterica.
Hazel le raggiunse dopo un quarto circa a pranzo, e a cena non si presentò neanche. Le ragazze la andarono poi a trovare nella sua camera, trovandola immersa tra i libri.
-Non mi manca molto, devo finire…
-Hazel, sono le dieci passate!
-…ho fatto…
La lasciarono lì, mentre stava cercando di ripassare aritmetica.
-Certo che era nervosetta bene.
-Già.
-Piuttosto…tu?
-Io cosa?
-Nervosa?
-…no no, avrei solo voglia di sprofondare nell’Ade e tornare qui tra qualche secolo, quando i collegi saranno stati smantellati e io non avrò bisogno di andare a scuola.
-Ma dai, An! Andrà tutto bene! – cercò di rassicurarla la mora, appoggiandole la mano sinistra sulla spalla.
-Si, andrà tutto bene. Con la fortuna che ho, la prima persona che incontrerò sarà Jackson.
-Spero per te di no.
-Lo spero anche io.
Sentendo il battito del cuore fin sopra i capelli, non riuscì a prendere sonno se non dopo un’ora e mezza, mentre Piper si addormentò dopo mezzo secondo.
“Annabeth, stai calma. Andare a scuola è una delle cose che ti riesce meglio, dopotutto. Non devi andare in ansia. Non devi. Andare. In ansia. Non conosci nessuno, e nessuno conosce te. E’ un vantaggio, e puoi sfruttarlo a tuo favore. Non. Andare…”
Si addormentò così, ripetendosi di stare tranquilla. Il suo stomaco era ridotto a un pugno, e non vedeva l’ora di vedere, il giorno dopo, se lo avrebbe ritrovato al suo posto.


Angolo Autrice: e rieccoci! Vi dico già che non vedo l'ora di aggiornare, pensate in che stato posso essere.
Vi ringrazio, INFINITAMENTE, perchè il primo capitolo della ff ha superato le 500 visite, e per me è un traguardo ENORME!!!
Grazie, grazie, grazie. Senza voi (anche VOI, Chiara, Ginevra e Irene, che leggete questa storia senza conoscere minimamente Percy Jackson, e lo fate a fiducia! Siete voi la mia soddisfazione più grande <3), non avrei mai avuto l'autostima necessaria per andare avanti nello scrivere questa ff. E lo dimostra il fatto che, fino a dicembre, l'ultima volta che era stata aggiornata era agosto.
Riassumendo, grazie.
Aspetto vostri pareri, sono sempre strafelice di riceverne, e più vado avanti e più sono curiosa di sapere cosa pensate dell'assurdità che sto scrivendo!
Alla prossima, spero!
Elisa
  
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