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Autore: SabrinaPK    31/01/2016    4 recensioni
Due anni dopo essere fuggito in Europa, Castle vuole rivedere Kate.
Ma rivedendola si ritroverà con una sorpresa che non si aspettava…
Storia di rubbert.
Datele un'opportunità.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Salve a tutti! Ecco a voi il nuovo capitolo.
Prima di lasciarvi alla lettura, volevo chiarirvi una cosa per quanto riguarda il nome di Allan.
Mi è stato chiesto come mai sia stato scritto con due "L" e non con una. In effetti, la pronuncia italiana del nome sembra poco... orecchiabile, diciamo così. Ma la storia, essendo di un'autrice spagnola, è stata scritta con il nome spagnolo del bambino. Tutto questo per dirvi che, in spagnolo, la doppia L corrisponde più o meno al suono italiano "gli" (vi metto anche la trascrizione fonetica, per essere più precisi ['eʎe]).
Ovviamente è solo una precisazione, ma se vorrete continuare a leggerlo come lo avete letto sin dall'inizio non fatevi alcun problema xD
Detto questo, scusate il poema e buona lettura!



Un rumore lontano mi fa sussultare, facendomi aprire gli occhi per adattarli alla luce della stanza. É già giorno ma è ancora presto, visto che la luce che filtra dalle finestre indica che il sole è appena sorto sulle strade di New York. Chiudo di nuovo gli occhi per qualche istante, finché non risento quel rumore che mi ha fatto sussultare, stavolta molto più forte. Spalanco gli occhi. Allan. Mi alzo velocemente dal letto e vedo che il piccolo è seduto sul pavimento, vicino il mio armadio, mentre gioca con un paio di scarpe che ha preso dal primo scomparto. Lo guardo per qualche secondo e scuoto la testa. Credo che Allan sia autosufficiente tanto quanto Kate, perché non ha né chiamato né cominciato a piangere per attirare la mia attenzione, ma è solo sceso dal letto per esplorare la camera da letto e trovando l’armadio come il più bello in cui giocare.

Mi alzo e mi avvicino a lui, inginocchiandomi.

‘Ciao piccolo. Non volevi giocare con papà?’ gli dico affettuosamente mentre gli accarezzo una guancia. Lui restringe il collo con un sorriso, dovuto alla carezza, e si alza in piedi porgendomi una delle mie scarpe con cui stava giocando.

’Tu.’ dice mentre la porge.

Metto da parte la scarpa e lo prendo in braccio, alzandomi con lui e dandogli un sonoro bacio sulla fronte.

‘Che ne dici di lasciar stare le scarpe e di fare colazione?’

‘Colattione’ dice, aggrappandosi al mio collo.

Sorrido ed usciamo dalla camera da letto. La cucina è deserta, così immagino che Alexis sia già andata all’università e che mia madre stia ancora dormendo. Con Allan ancora in braccio, riscaldo il suo biberon del latte mentre lui osserva tutti i miei movimenti, ancora aggrappato al mio collo. Quando il latte è pronto controllo che non sia troppo caldo assaggiandolo io stesso, facendo sì che Allan cominci a lamentarsi, allungando le braccia verso di me per togliermelo.

‘Mio’ grida, tentando di afferrarlo.

‘Tranquillo, è per te. Aspetta.’ mi dirigo con lui verso il divano e mi siedo, poggiando Allan sulle mie gambe. Gli do il biberon e lui comincia a bere il latte.

In quel momento mia madre appare in cima alle scale con un sonoro ‘Buongiorno’, facendo sì che Allan si stacchi dal biberon per guardarla e ridere, a mo’ di saluto.

‘Buon giorno madre.’

‘Pronti per andare al parco?’ chiede, una volta finito di scendere le scale. La guardo confuso mentre si avvicina a noi.

’Sicura di volerti fare vedere come una nonna?’

‘Una nonna giovane e piena di energia.’ dice lei, gesticolando con il braccio per enfatizzare.

‘Va bene. Quando finiremo di fare colazione andremo al parco.’

Mia madre prende in braccio Allan, mentre io mi alzo e vado a lavare il biberon.

’Tesoro, a questo piccolo pesa il pannolino’ dice mia madre mentre palpa il pannolino di Allan, da sopra il pigiama.

‘Avrei dovuto accorgermene prima.’ dico, lasciando perdere tutto per prendere mio figlio in braccio.

‘Oh, andiamo, non torturarti per questo. Sei con lui solo da un giorno, imparerai piano piano.’

’Si suppone che io abbia già imparato con Alexis, mamma.’

’Sono passati quasi vent’anni, Richard. Adesso devi solo concentrarti nel fare le cose per bene con Allan, che ti ha adorato in pochi giorni.’

Sospiro e annuisco, dando ragione a mia madre, e mi dirigo con mio figlio verso la camera da letto, dove gli cambio il pannolino e lo vesto senza problemi. Anch’io mi vesto ed entrambi entriamo in salotto, dove aspettiamo mia madre. Metto Allan nel passeggino, perché credo sia il meglio per andare al parco, e lui nel frattempo s’intrattiene giocando con dei pupazzi. Approfitto di questo momento per controllare il cellulare, che non avevo più toccato da ieri sera, e che controllo che non ci siano messaggi di Kate.

’Sono pronta.’ dice mia madre, scendendo le scale. Evito di commentare il sombrero e gli occhiali da sole che indossa visto che, dopo tutto, sono già abituato al look stravagante di Martha Rodgers.

‘Mamma, potresti farci una foto?’ le chiedo, passandole il mio cellulare e spiegandole quale tasto cliccare per scattare la foto.

Mi inginocchio vicino al passeggino di Allan, per rimanere alla sua altezza.

‘Mandiamo un bacio alla mamma, Allan?’

Lui annuisce, lasciando perdere immediatamente il pupazzo che tiene tra le mani per guardare verso il cellulare. Faccio il gesto di inviare un bacio verso l’obiettivo in modo che Allan ripeta i miei movimenti e, in quel preciso istante, quando anche lui manda un bacio all’obiettivo, mia madre scatta la foto.

Mi restituisce il cellulare, senza fare alcun commento sulla foto che ha appena scattato per inviarla a Kate, e per questo la ringrazio silenziosamente. Osservo la foto con un sorriso, vedendo come Allan è stato immortalato nel preciso istante in cui mandava un bacio alla telecamera.


Quando arriviamo al parco scendo mio figlio dal passeggino e, mentre mi distraggo un secondo per prendere gli occhiali da sole, noto Allan dirigersi tranquillamente verso una grande zona verde. Lo chiamo per farlo tornare, ma lui non mi da retta, rimanendo lì fermo a fissarmi. Temo il peggio quando noto quella piccola curva della labbra, un sorriso birichino che confermo quando comincio ad avvicinarmi e lui, con un gridolino, comincia a correre nella direzione opposta a me. Rido divertito e lo rincorro, accelerando il passo finché non si ferma di nuovo e si gira per guardarmi. Di nuovo, quando mi vede avvicinarmi comincia a correre ridendo a crepapelle. Decido di divertirmi un altro po’ con lui finché non sono sufficientemente stanco, molto più di lui, così lo acchiappo senza smettere di ridere, dando per finito il gioco.

‘Credo di essere troppo vecchio per questo.’ dico, con il respiro accelerato, avvicinandomi a mia madre, che ci osserva divertita seduta su una panchina.

‘Togliti dieci anni, è quello che faccio io.’ ride lei.

Lascio Allan a terra, assicurando stavolta che non cominci a correre di nuovo, e ci dirigiamo verso lo scivolo, anche se non sembra entusiasmarlo come le altalene, verso le quali cerca di dirigersi. Così, decido di farlo salire in una di esse, quelle più sicure per i bambini.

‘Quanti anni ha?’ chiede una voce femminile alle mie spalle.

Mi giro e vedo una donna bionda, molto carina, ad essere sincero. Tiene per mano una bambina, che sembra essere più grande di Allan, e la siede sull’altalena accanto alla nostra.

‘Sedici mesi. Quanti anni ha lei?’ le chiedo, più per cortesia, non perché m’interessi davvero.

‘Oh, Alissa ha due anni.’

Annuisco e volto la testa verso mio figlio, sentendo per tutto il tempo lo sguardo della donna su di me. La guardo di nuovo, un po’ a disagio ma con un sorriso, e noto che non ha la fede. É una madre single, per questo ci sta provando con me.

‘Mi dispiace, dobbiamo andare. Mia moglie sta per uscire dal lavoro.’ mento io, scendendo mio figlio dall’altalena e vedendo il sorriso di quella donna sparirle dal volto. Allan la saluta con la manina mentre ci allontaniamo.

‘Perché l’hai fatto?’ mi chiede mia madre quando la raggiungiamo e metto Allan nel passeggino.

‘Fare cosa?’ chiedo, fingendo di non sapere di cosa parla.

‘Quella donna era chiaramente interessata a te e tu l’hai respinta.’

‘Forse perché non ero interessato.’

‘Prima lo saresti stato. Figliolo, non credere che non mi renda conto di cosa sta succedendo qui. Tutto questo è per Kate.’

‘Mamma…’ dico, con un sospiro, ma lei m’interrompe, sollevando una mano.

‘Non dico che non devi provarci.’ la guardo, sorpreso dalle sue parole. ‘Dico solo di lasciarle il suo spazio, non pressarla e lascia che sia lei a decidere se darti o no un’altra opportunità.’

Annuisco e sospiro, un po’ dispiaciuto, ma so che mia madre ha ragione.


É quasi sera quando Alexis rientra a casa. Sono seduto sul divano, con mio figlio in braccio, mentre guardiamo la televisione, praticamente un canale di cartoni animati. Alexis si dirige verso di noi con un sorriso e si avvicina a suo fratello, per dargli un bacio sulla guancia, e io sorrido di fronte a questo gesto.

‘Ciao papà.’ dice adesso dando un bacio a me e sedendosi accanto a noi.

‘Ciao tesoro.’

Allan si alza in piedi sulle mie gambe, mentre lo sostengo, e si sposta dall’altro lato del divano. Mi guarda fisso per qualche secondo, passando la piccola manina tra i miei capelli, e in quel momento, guardandomi dritto negli occhi, la dice. Dice quella parola che mi fa emozionare.

‘Papà’ la ripete più e più volte. Non posso né voglio trattenere le lacrime che si mi sono accumulate negli occhi. Lo abbraccio immediatamente, stringendolo, sentendo come quel piccolo essere umano sia ora diventato una delle persone più importanti della mia vita.


Quando Allan si addormenta, prendo il cellulare e, come la sera precedente, scrivo un messaggio a Kate. Le invio la foto che mia madre ci ha scattato questa mattina, mentre le mandiamo un bacio, insieme a delle altre che ho fatto Allan sempre questa mattina. Penso a cosa scriverle.

‘Oggi nostro figlio mi ha chiamato papà per la prima volta. Non hai idea di quanto sia felice in questo momento. Anche se mi sarebbe piaciuto che tu fossi qui con noi. Adesso dorme come un angioletto. Rick.’

Dopo pochi minuti il cellulare suono e lo sblocco, leggendo il suo messaggio.

Sono felice di saperlo. Allan ti ha voluto bene dal primo momento in cui ti ha conosciuto. Buonanotte Rick.’

Le risponde con un ‘Buonanotte Kate’ e infilo il cellulare sotto il cuscino. Sospiro. Domani tornerà e io non so come sarà la nostra relazione. Questi due giorni con Allan mi hanno fatto sentire più vicino a lei, anche se non fisicamente. Voglio davvero che torni, nonostante mi piaccia avere Allan con me per tutto il giorno. Sospiro di nuovo e lo avvicino di più a me, chiudendo gli occhi e sdraiandomi accanto a lui.















Angolo:
Eccovi il link della storia originalehttps://www.fanfiction.net/s/10296601/1/Pap%C3%A1-por-Sorpresa
Fatemi sapere cosa ne pensate, a presto!

   
 
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