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Autore: Manu75    01/02/2016    1 recensioni
"…e tu, femmina dai capelli chiari e dagli occhi freddi e algidi, nel tuo orgoglio soccomberai…prigioniera in una cella di ghiaccio, né calore, né gioia, né amore…tutti voi sarete condannati…io vi maledico! Black, da questa sera, vorrà dire disgrazia e sofferenza e prigionia…e morte! Così è stato detto, che così accada!"
Quando il dovere e l'orgoglio ti spingono contro il tuo cuore, quando una maledizione incombe con tutto il suo potere, quando i sentimenti infuriano nel petto senza poterli placare, il destino sembra solo una gelida trappola. Narcissa Black lo sa bene.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Evan Rosier, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Severus Piton, Sorelle Black | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix, Severus/Narcissa, Ted/Andromeda
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Più contesti
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Grazie ad EcateC per le sue recensioni e grazie a chi perde il suo tempo a leggere ciò che scrivo, fa sempre piacere ^_^

Che dire? Questo capitolo per me è gioia e gaudio perché, finalmente, arriva colui che io amo appassionatamente da circa vent'anni ( più della durata media di molti matrimoni :D ), colui per il quale ho iniziato a scrivere ff, colui che ho sempre sostenuto come una cheerleader anche quando, per tanti, era solo il brutto e cattivo Professore di Pozioni di Harry Potter. Ho sbagliato solo su una cosa...su chi amava...sigh...vabbé, questa mia ff è pre-settimo libro e quindi la posto così com'era e la sto proseguendo così come è sempre stata nella mia testa. Appariranno anche altri personaggi noti ma, lo dico senza problemi, io detesto i Malandrini, fatta eccezione per Remus Lupin, ovviamente. Sono solo camei, comunque, perché altrimenti il titolo corretto di questa storia sarebbe "Un lunghissimo, ammorbante, particolareggiatissimo, pesantissimo, infinito, gelido destino" per gli amici: LAPPIGE. (ma dopotutto lo è già ... ) Come vedete solo l'ombra della presenza di Severus mi rende particolarmente loquace. Buona Lettura!

 

‘UN GELIDO DESTINO’- SECONDA PARTE

 

Ventesimo capitolo

 

(Incontri)

 

Il binario nove e trequarti pullulava, come ogni primo settembre, di giovani maghi e streghe che attendevano di ritornare, o di mettervi piede per la prima volta, ad Hogwarts.
Studenti veterani, che indossavano già le loro divise e chiacchieravano allegri, e studenti novizi, dai volti pallidi e ansiosi ma anche eccitati, si mescolavano in un allegro caos.
Narcissa e Bellatrix fecero la loro comparsa senza degnare nessuno di uno sguardo e separandosi quasi immediatamente.
Dorothy, che le accompagnava come di consueto, le osservò ansiosamente ma, davanti all’irremovibile autorità della sua giovane e bionda protetta, che l’invitava ad andarsene, si allontanò senza protestare ben prima che l’Espresso si mettesse in marcia.
Cissy si avviò lentamente lungo il binario, dirigendosi verso le vetture di coda che, generalmente, erano le meno popolate.
Rubinia non c’era, non sarebbe più tornata, e lei non conosceva nessuno. O meglio, qualcuno conosceva, ma in quel momento i suoi sentimenti verso quella particolare persona non erano dei migliori.
Lucius l’aveva spudoratamente ignorata per tutta l’estate e lei, che si era aspettata almeno un invito a Malfoy Manor, era rimasta a bocca asciutta.
Così, la sola idea di rivederlo dopo quelle lunghe settimane non le dava né ansia né gioia, ma solo irritazione.
In quel momento qualcuno la urtò con una certa malagrazia.
- Stai più attenta!- esclamò Narcissa, con un tono di voce gelido reso aspro dai cupi pensieri che le attraversavano la mente, rivolta alla ragazzina, evidentemente babbana, che l’aveva urtata.
- Oh!Scusami!- esclamò l’altra, con una smorfietta birichina che fece brillare i suoi straordinari occhi verdi, e si allontanò lanciandole un sorrisetto di scusa.
Il sole di settembre incendiò per un attimo i capelli della sconosciuta, traendovi degli infuocati riflessi ramati.
Narcissa l’osservò per qualche istante mentre si allontanava, invidiandole l’evidente spensieratezza.
- Cugina, ti sei incantata?-
Una voce impertinente e conosciuta la riportò alla realtà e Narcissa si voltò ad osservare il volto ironico di Sirius.
Aveva dimenticato che per lui era il primo anno ad Hogwarts.
Il ragazzino era accompagnato da un Kreacher dall’aria furiosa, che si era legato il suo misero gonnellino con una lunga corda stretta da un curioso lucchetto dall’aria molto pesante.
- Stavo quasi per togliergli il gonnellino questa volta! – spiegò Sirius, in risposta allo sguardo interrogativo della cugina – E, Merlino mi è testimone, la prima cosa che farò ad Hogwarts sarà imparare come farlo senza che io possa fallire!- sorrise e gettò uno sguardo disgustato al suo servitore, che gli restituì uno sguardo colmo di risentimento.
- Complimenti. – esclamò Narcissa freddamente – Vedo che hai davvero degli ottimi proponimenti!- poi lanciò uno sguardo speranzoso alle spalle di Sirius.
- Se cerchi il piccolo Reggie – la anticipò nuovamente il ragazzino – Non gli ho permesso di venire. Avrebbe finito con il piangere come una fontana e mi avrebbe fatto vergognare! Meglio non iniziare la mia carriera scolastica con la fama di avere un fratello piagnone!- il viso di Sirius si storse in una smorfia infastidita.
Narcissa strinse gli occhi e lo fissò qualche istante, poi gli voltò le spalle.
- Bene, allora è meglio che mi allontani da te, nemmeno io voglio rovinare la mia fama a Scuola. Non vorrei che pensassero che siamo in confidenza!- e si allontanò, decisa.
Sirius si strinse nelle spalle e, dopo aver rifilato una pacca sulla nuca di Kreacher, si voltò a rimirare il rosso e scintillante Treno di Hogwarts.
Il suo mezzo per raggiungere la salvezza.
Gli occhi gli brillarono di eccitazione repressa. Mesi lontano da casa! Lontano dalla sua famiglia! Poteva sentire il proprio cuore battere velocemente e il sangue scorrergli come una cascata impetuosa nelle vene.
Libertà!
Un attimo dopo, un tonfo poco lontano da lui lo riportò alla realtà.
Un ragazzino magro e piuttosto bassino cercava di caricare il suo baule sul treno, ma senza grandi risultati.
Sirius l’osservò per qualche istante.
Sembrava suo coetaneo, indossava abiti da mago ed aveva una zazzera di capelli neri e arruffati. Dopo aver combattuto qualche istante contro la voglia di lasciare che il piccoletto si arrangiasse, Sirius si avvicinò con le mani in tasca e l’aria indifferente.
- Direi che hai bisogno di una mano…- gli disse, senza riuscire a mettere un minimo di cordialità nelle sue parole.
Si maledisse mentalmente per la propria goffaggine, rendendosi conto che non era proprio abituato a parlare con gli estranei. Le sue uniche compagnie erano sempre stati Regulus e Kreacher….e lei, naturalmente.
Il cuore gli si strinse dolorosamente. Meglio non pensare a lei, adesso.
Il ragazzino moro si voltò a guardarlo, studiandolo con i suoi occhi nocciola attraverso le lenti di un paio di occhiali dalla curiosa montatura rotonda.
- Bene stangone, non ti si può nascondere nulla a quanto pare! – gli rispose poi, con un tono ironico – Vediamo se la tua altezza è direttamente proporzionale alla tua forza!- e si fece di lato, lasciando il baule davanti alle scalette.
Sirius osservò il baule con aria critica e poi fece un cenno alle proprie spalle.
Un recalcitrante Kreacher si fece avanti con aria imbronciata e, con uno schiocco delle dita, fece levitare il pesante bagaglio depositandolo poi all’interno del treno.
Il ragazzo occhialuto fischiò.
- Come vedi, non mi serve la forza! – disse Sirius, accarezzandosi una barba immaginaria – Basta la mia autorità!-
L’altro ragazzo scoppiò a ridere di cuore.
- Decisamente acuto!- ghignò compiaciuto, tendendogli la mano – Mi chiamo James Potter, piacere!-
Aveva un sorriso aperto e un’aria estremamente sveglia e, per dirla tutta, a Sirius piacque immediatamente.
- Sirius Black!-
Strinse la mano che gli veniva offerta cercando di nascondere la gioia che provava: aveva trovato un amico.
I due ragazzini continuarono a chiacchierare amichevolmente mentre salivano sul treno, senza più degnare l’elfo domestico di uno sguardo, mentre il cielo azzurro di settembre si rifletteva nei grandi e malevoli occhi a palla di Kreacher.


Narcissa aveva già rinunciato all’idea di trovare uno scompartimento vuoto quando, per un attimo, cantò vittoria aprendo la porta dell’ultimo situato nell’ultima carrozza.
Ma la soddisfazione durò un solo attimo. Lo scompartimento non era vuoto.
In uno dei sedili accanto al finestrino era seduto un ragazzino.
Narcissa ormai aveva messo un piede dentro e fare dietro front l’avrebbe fatta sembrare sgarbata. In realtà, non le importava molto di sembrare sgarbata ma, dopo uno sguardo all’altro passeggero, capì che la sua sarebbe parsa una vera e propria fuga.
Il ragazzino era, impossibile definirlo diversamente, inquietante.
E brutto.
Aveva un viso magro e affilato, dominato da un naso arcuato che sovrastava una bocca sottile. Quei lineamenti così marcati e sgraziati rendevano difficile dargli un’età ma, visto che era certa di non averlo mai veduto prima (impossibile non notarlo), Narcissa immaginò che fosse un nuovo studente e quindi poté indovinare un’età approssimativa di undici/dodici anni.
- Permesso…- mormorò, impacciata suo malgrado, e richiuse la porta dietro di sé, rimpiangendo di non aver avuto la prontezza di voltarsi e allontanarsi.
Si sedette nel primo posto accanto alla porta un po’ rigidamente ma, dopo qualche minuto, si rilassò.
Lo sconosciuto non l’aveva degnata nemmeno di uno sguardo, visto che era sprofondato nella lettura di un libro dall’aria estremamente pesante.
Dopo qualche minuto di silenzio, rotto solo dai frequenti fruscii delle pagine che venivano sfogliate, Narcissa cominciò a lanciare occhiate di sottecchi al ragazzino, osservandolo con crescente interesse.
Non aveva mai visto una persona così. Era abituata ad essere circondata da persone belle.
Inoltre, oltre ad essere difficile dargli un’età, era difficile da collocare anche come appartenenza.
Mago? Babbano?
Sentì di poter escludere l’ultima ipotesi. I babbani non aveva quell’aria misteriosa, di solito erano goffi e spaesati al loro primo viaggio sull’Espresso. Si riconoscevano lontani un miglio.
Mago allora.
Eppure qualcosa le diceva che, nonostante indossasse una veste da mago nera e logora, non era particolarmente abituato a trovarsi nel mondo magico.
Glielo suggeriva la posa fintamente rilassata in cui stava seduto.
‘Dopotutto è un tipo nervoso’ pensò, soddisfatta di avergli trovato una debolezza ‘anzi no’ si corresse corrucciata, ‘è un tipo guardingo..’
Osservare ogni piccolo particolare del suo compagno di scompartimento divenne il divertimento di Narcissa nella prima parte del viaggio e, a dirla tutta, erano settimane che non sentiva così tanto interesse per qualcosa.
Studiò la magrezza del suo corpo, le gambe e le braccia sgraziate. Si sorprese delle belle mani che aveva, che sembravano avulse da tutto il resto del corpo. Mani sottili e nervose che davano l’idea di essere agili e abili.
I capelli erano nerissimi, persino più neri di quelli di Sirius e Regulus, e scendevano in lunghe ciocche, come i rami di un salice piangente, a coprire quasi con pudore il profilo sgraziato ma interessante del ragazzo.
Dopo un po’ di tempo, tuttavia, Narcissa cominciò ad annoiarsi e si chiese se poteva sgattaiolare via senza essere notata.
Lui sembrava proprio non farle caso e la cosa la irritava profondamente. Non era abituata ad essere ignorata.
Anche Lucius spesso si comportava con aria di sufficienza nei suoi confronti, ma quel ragazzo sembrava non accorgersi nemmeno della sua presenza.
Si morse le labbra per frenare le parole che lottavano per uscire, ma troppo tardi.
- E’ interessante quel libro?- udì chiedere la propria voce.
Arrossì leggermente, vergognandosi della propria debolezza e dalla banalità della propria domanda.
Lui alzò lo sguardo e Narcissa si trovò a fissare due occhi come non ne aveva mai visti.
Bellatrix e Andromeda avevano gli occhi neri ma, ognuna a proprio modo, li aveva vitali e brillanti di luce.
Gli occhi neri di quello sconosciuto erano neri, si, ma privi di qualsiasi luce e calore. Parevano due pozzi bui che si affacciavano su un abisso oscuro e freddo.
Immergere il proprio sguardo in quello corvino del ragazzo diede a Narcissa la stessa sensazione che può dare sfiorare con la punta del piede la superficie di un lago ghiacciato.
Un brivido infinito le percorse tutto il corpo.
Il contatto visivo durò qualche secondo.
-…Si, lo è…- le rispose lui, con voce chiara e fredda, parlando lentamente.
Se lo sguardo l’aveva gelata, la voce le fece l’effetto di calore liquido.
Narcissa faticò a nascondere la propria sorpresa.
Si era aspettata una voce quasi gracchiante, sgradevole, in tono con l’aspetto del suo proprietario e, invece, il ragazzino aveva una bella voce di bambino, com’era giusto che fosse.
Una voce che avrebbe potuto essere dolce e avrebbe potuto benissimo appartenere ad un bimbo bello come Regulus.
Prima che Cissy, incoraggiata da quella risposta, potesse continuare quella strana interazione la porta scorrevole dello scompartimento si spalancò.
Si affacciò sulla soglia della porta una ragazza che Narcissa conosceva di vista, visto che frequentava il terzo anno ed era tra i Serpeverde.
Era una bella ragazza alta e dalla pelle color caffellatte, con dei lunghissimi capelli scuri e crespi e due occhi neri ed obliqui, ombreggiati da folte e corte ciglia diritte. Le sopracciglia erano sottilissime, quasi invisibili e ai lobi delle orecchie portava due grossi cerchi d’oro e turchesi. Le braccia erano coperte da bracciali dorati, tempestati da pietre colorate.
L’intero aspetto era regale ed esotico.
- Black…- sussurrò la ragazza, con una curiosa voce roca, inusuale per una tredicenne – Sono Bebhinn Naghib…- fece una pausa, per accertarsi che Narcissa conoscesse il suo nome ed, evidentemente, non si aspettava nulla di diverso - Ti ho cercata a lungo. Ho visto che tra i tuoi compagni del secondo anno non c’eri, gradiresti unirti a noi del terzo anno?- lo sguardo scivolò verso lo strano compagno di viaggio di Cissy, che era di nuovo immerso nella lettura.
Narcissa esitò un solo secondo e poi, per quanto sorpresa da quell’invito, si alzò, gettando indietro i lunghi capelli biondi.
- Perché no? Grazie!- e si allontanò con la ragazza senza salutare il suo compagno di viaggio, con un pizzico di sollievo ma rimpiangendo, stranamente, la perduta conversazione con il misterioso sconosciuto.
Il ragazzino, attraverso la cortina di lunghi capelli scuri, gettò uno sguardo a Narcissa mentre si richiudeva la porta alle spalle.
La luce che le illuminava i capelli chiari era qualcosa di straordinariamente bello e contrastava con il buio che sembrava circondare lui.
Chiuse il pesante libro con un tonfo e si appoggiò leggermente allo schienale del sedile, rilassando finalmente i muscoli e distendendo leggermente le gambe.
Mancava poco, ancora qualche ora e sarebbero arrivati ad Hogwarts.

FINE VENTESIMO CAPITOLO

(A presto con il prossimo capitolo di LAPPIGE ^_^)
  
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