Capitolo 1: Trattative
San
Yi non era mai stato a
Buckingham Palace. Non era mai stato a Londra prima di allora, era
sempre
vissuto nelle città del nord dell'Inghilterra come York
oppure Newcastle, non
aveva nemmeno mai visto in foto l'ex-capitale del Regno Unito. Ma aveva
realizzato
appena arrivato che di sicuro in origine non doveva essere stata
così.
La città portava ancora gli
evidenti segni di devastazione dovuti alla guerra: edifici distrutti,
macerie
sparse ovunque, strade invase dal puzzo acre e dolciastro della morte,
saltuari
incendi qua e là. Il centro città poi non era
nemmeno la parte peggiore. Nei
sobborghi esterni, come Harrow e Barnet, le fosse comuni a cielo aperto
impedivano di respirare adeguatamente a causa del loro odore
nauseabondo.
E poi loro ovviamente, i pokémon.
Le bestie avevano completamente invaso l'abitato, strappandolo con la
forza ai
precedenti occupanti e cancellando ogni traccia di presenza umana nei
dintorni.
Ciò era accaduto già vari anni prima, ma ancora
sembrava che non fosse passato
nemmeno un giorno. Centinaia, migliaia di quelle creature vivevano
lì, in mezzo
ai vicoli, mangiando, dormendo, accoppiandosi e facendo i loro bisogni
a cielo
aperto, davanti a tutti. "Una città medievale sarebbe stata
infinitamente
più vivibile" era stato il primo pensiero di San Yi appena
era arrivato in
quel posto.
Anche gli altri la pensavano
così, l'uomo l'aveva intuito dalle loro facce. Il
più facile da decifrare era
stato Gavin Chamberlain, colui che guidava la spedizione. Era sempre
stato fin
troppo espressivo per i suoi gusti, e lui sinceramente non l'avrebbe
mai scelto
per guidare una nazione. Anche gli altri comunque, come l'interprete
Johnson e
Clarks e Graham, le due guardie, non avevano saputo nascondere
granché bene le
loro emozioni. Per lui erano come un libro aperto, e di certo anche altri l'avrebbero notato.
Erano arrivati assieme a tutta la
scorta fino a qualche chilometro a nord di Londra, poi avevano dovuto
necessariamente proseguire da soli. Un gruppo eccessivamente nutrito
avrebbe
dato troppo nell'occhio, e quella era l'ultima cosa che volevano. Il
governo di
Londra era stato così gentile da accogliere la richiesta di
rinnovo del
trattato di pace, ma non aveva garantito adeguate condizioni di
sicurezza, così
gli uomini si erano dovuti arrangiare da soli.
Poi, verso Edgware, finalmente
avevano incontrato un rappresentante del governo che li aveva condotti
fin lì.
Mantenendo un'aria schifata per tutto il tempo, ma comunque aveva
svolto il suo
dovere. "Queste bestie si comportano sempre più come noi.
Siamo stati
responsabili del nostro stesso disastro, e ora siamo ripagati con la
nostra
stessa moneta." era ciò che aveva sempre pensato di tutta
quella
situazione disastrosa.
Erano arrivati fino a Buckingham
Palace nascondendosi tra le macerie degli edifici per evitare che
qualche
esaltato li vedesse e li attaccasse, e in seguito la guida, pur sempre
molto
riluttanti, gli aveva fatto strada nel parco che circondava la reggia.
Per
tutto il viaggio San Yi era rimasto più o meno tranquillo,
ma Chamberlain e Johnson
avevano continuato ad asciugarsi la fronte madida di sudore e gli altri
due
soldati a stringere il proprio fucile talmente forte che ad un certo
punto gli
era parso persino di sentire lo scricchiolio del calcio che cominciava
a cedere
sotto la morsa di chi lo brandiva.
Finalmente, quando erano emersi
dal verde, San Yi era rimasto stupito da ciò che aveva
trovato. Onestamente si
era aspettato qualcosa di spettacolare, che contrastasse con lo
squallore della
città circostante. Del resto a Buckingham Palace avevano
alloggiato generazioni
e generazioni dei re d'Inghilterra. E invece si era ritrovato davanti
un
vecchio maniero con una metà diroccata e una metà
distrutta da un incendio,
anche se semi-coperta da delle specie di impalcature. A quanto pare si
stava
provando a ricostruire Londra, anche se in piccole dosi. Era rimasto
molto
deluso.
Il loro arrivo non doveva essere
comunque passato inosservato, visto che comunque davanti ai cancelli
del
palazzo si stava raccogliendo una piccola folla inferocita di
pokémon. Tutti
loro emettevano strani versi rabbiosi, che con tutta
probabilità stavano a
significare cose come "A morte gli umani!", "Fateci
entrare!", "Dateceli!" e così via. Di certo il gruppo non ci
teneva a fare la loro conoscenza.
Si avvicinarono di soppiatto al
palazzo, tenendosi quasi rasenti a terra e correndo sul ghiaino per
togliersi
il più rapidamente possibile dalla zona scoperta che c'era
tra il bosco e la
reggia. Fortunatamente per loro tutto andò bene, e vennero
fatti entrare da due
guardie posizionate a sorvegliare un ingresso laterale.
Entrarono in quella che una volta
era la corte reale inglese. San Yi non poté fare a meno di
provare un minimo
di... dispiacere per ciò che vide all'interno, e anche il
primo ministro
Chamberlain non sembrava contento. Un grosso corridoio che un tempo
doveva
essere stato luminoso e ornato ai lati con splendidi quadri e raffinati
arazzi
adesso si trovava immerso nella semioscurità, le tele e i
tappeti laceri sparsi
un po' ovunque. A condire il tutto c'era anche un sottile velo di
polvere a
permeare l'aria, probabilmente era dovuto all'incendio che aveva
consumato il
posto.
Calpestando ciò che un tempo
aveva un valore immenso San Yi non poté fare a meno di
gettare un'occhiata al
suo superiore, Gavin Chamberlain, colui che "guidava" l'ultima
nazione umana sulla terra. L'uomo era visibilmente a disagio. "E a
ragione" pensò l'altro. Il politico discendeva da un altro
primo ministro
inglese, Neville Chamberlain, che probabilmente tre secoli prima aveva
percorso
quello stesso corridoio. Faceva un certo effetto pensare una cosa del
genere,
del resto. "Di sicuro sono entrambi degli inetti a governare. Tale avo,
tale discendente.".
Per tutto il tempo che percorsero
i corridoi semidistrutti di Buckingham Palace vennero seguiti dalle due
guardie
che li avevano fatti entrare, una specie di drago e un quadrupede
peloso
multicolore. San Yi non aveva mai imparato a distinguere bene le varie
specie
di pokémon, non ne era mai stato interessato più
di tanto. "Queste bestie
sono tutte uguali, anche se sembrano diverse l'una dall'altra.
Esattamente il
contrario degli umani.".
Finalmente, dopo vari minuti di
camminata, il gruppo fece il suo ingresso in quella che un tempo doveva
essere
stata la sala del trono. Dalle grandi vetrate che un tempo conferivano
luminosità all'ambiente penetrava appena un raggio di
pallida luce, ostacolato
dalle travi sconnesse che tentavano di coprire le imposte. L'ambiente,
che un
tempo aveva dovuto essere sfarzoso all'inverosimile, adesso appariva
buio e tetro.
E per giunta in quell'ambiente non erano soli.
In uno spazio rialzato, dove un
tempo probabilmente doveva esserci stato il trono, stazionava un gruppo
di
pokémon che conversavano tra di loro in quella loro strana
lingua fatta di
versi incomprensibili. Ma appena si accorsero dell'arrivo dei loro
"ospiti" si girarono verso di loro, osservandoli attentamente.
"Ecco chi comanda qui" realizzò San Yi "Questi sono quelli
con
cui Chamberlain dovrà trattare. Una parola sbagliata, e
siamo morti.".
Era questa una delle cose più
comuni che erano urlate dalla folla. Ogni tanto s'udiva anche un "A
morte
gli umani!" o un "Uscite fuori che vi ammazziamo!", ma più o
meno il senso delle frasi era sempre quello. Sanford d'altro canto era
pienamente
d'accordo col resto dei pokémon lì presenti, e
non aspettava altro se non il
polverizzare qualche essere umano.
La notizia che un gruppo di
uomini fosse arrivato a Buckingham Palace aveva fatto in breve tempo il
giro di
tutta la città. Immediatamente Jameson, pressato dai fedeli,
aveva interrotto
la processione che aveva fissato per quel giorno e aveva dirottato il
suo
corteo verso il palazzo diroccato. Non era stato l'unico ad avere la
stessa
idea, e in breve tempo davanti all'edificio si era radunata una folla
immensa
di pokémon, tutti a schernire, maledire e minacciare gli
umani. Ma per il
momento non se n'era visto nemmeno uno.
Sanford non pensava che fosse
solamente una voce, era sicuro che a poche centinaia di metri ci fosse
qualche
umano. Me lo sento, aveva detto a
Olston mentre proseguivano dietro al Profeta, In
città ci sono davvero umani. Ormai erano diventati
una rarità,
dato lo sterminio a cui erano stati votati dai pokémon.
Sanford aveva sentito
dire che una volta ce n'erano stati tantissimi sulla Terra, addirittura
miliardi, ma che adesso erano ridotti a poche migliaia. "E a ragione"
pensava sempre. I pokémon avevano il diritto di possedere
quel mondo, loro
erano gli unici abbastanza potenti per conquistarlo e abbastanza degni
per
possederlo. Degni almeno più dell'umanità di
sicuro.
E fu così che il Combusken si
ritrovò schiacciato assieme all'amico in mezzo ad un'orda
disordinata,
puzzolente e urlante. Non che lui fosse meglio, anzi; urlava, puzzava e
si
dimenava più di tutti gli altri, anche lui voleva far
sentire la sua voce agli
umani all'interno. Anche se magari, in mezzo a tutta quella cacofonia,
avrebbero potuto sentire sì e no qualche vaga parola
scollegata.
San Yi aveva il grado di
capitano, e comandava su Johnson, Clarks e Graham. Formalmente era il
primo
ministro Chamberlain a dover dare gli ordini lì, ma il
comando in pratica era
suo. Sapeva che quella missione era molto delicata, ed era per questo
che si
era portato dietro Johnson assieme a due dei migliori soldati che
aveva. La
pace istauratasi tra umani e pokémon era talmente fragile
che sarebbe bastata
anche un'alitata per farla crollare, e nessun uomo di certo lo voleva.
Di
miliardi di umani ne erano rimaste appena poche migliaia, e San Yi
aveva la
fortuna (o la sfortuna) d'essere tra questi, e non aveva intenzione di
morire
proprio in quel momento e in quel modo. Quantomeno, se le trattative
fossero
fallite, si sarebbe portato all'altro mondo qualcuno di quei mostri.
Stringendo nervosamente la
pistola nella fondina, prese a guardarsi attorno alla ricerca di
pokémon in
agguato nei bui anfratti del salone. L'ambiente era tetro e minaccioso,
ma a
parte macerie e resti delle ricchezze un tempo situate lì
non c'era nulla di
interessante. "Chissà, forse loro bastano e avanzano per
farci fuori"
pensò, guardando i pokémon davanti a lui.
Guardò le creature che gli
stavano davanti. Uno, che tra tutti sembrava avere l'aria
più importante, era
una specie di gatto bipede mezzo bianco e mezzo viola, rassomigliava ad
una
creatura del folklore cinese. "Mi... mi-qualcosa... accidenti ai
giapponesi quando ebbero questa brillante idea. Ecco dove ci ha
condotti.".
Chamberlain si mise a parlottare
con Johnson, comunicandogli cosa aveva intenzione di dire. Una goccia
di sudore
scese dalla fronte di San Yi, arrivandogli fin quasi dentro un occhio.
Anche
Clarks e Graham erano nervosi, il primo stava facendo tamburellare la
gamba e
il secondo fremeva dalla voglia di accendersi una sigaretta,
rigirandosi
nervosamente l'accendino in tasca. San Yi dal canto suo si
portò la mano alla
fondina, pronto a tirare fuori la propria arma nel caso si fosse resa
necessaria.
- Molto piacere - fece il primo
ministro avanzando di un passo - Io sono Gavin Chamberlain, nuovo primo
ministro dello Stato Scozzese. Sono giunto qui in pace, intenzionato a
rinnovare il trattato d'amicizia siglato tra le nostre nazioni dal mio
predecessore.
Il professor Otto Ernest von
Beckman era stato uno dei fautori della sopravvivenza dell'unico stato
umano
ancora in piedi. Di indubbie origini tedesche, era fuggito dalla
Germania per
l'Inghilterra durante la Terza Guerra Mondiale e vi era rimasto anche
durante
la Quarta. Era diventato un eminente studioso e professore
universitario, amico
e confidente del principe Andrew Mountbatten, poi re come Andrea II.
Dopo la
sua morte nella Quarta Guerra Mondiale era stato lui a raccogliere le
redini
della nazione, e ancora lui aveva fondato il Regno di Scozia quando i
pokémon
avevano invaso Inghilterra e Irlanda.
Non si sapeva ancora bene come,
Beckman era stato l'unico umano in grado di instaurare una specie di
dialogo
coi pokémon. Si diceva che sapesse parlargli, ma
probabilmente era solo una
voce. Fatto sta però che, nei dodici anni in cui aveva
governato la Scozia, era
stato in grado di mantenere rapporti se non buoni perlomeno stabili con
la
Repubblica, il sedicente stato pokémon instauratosi nel sud
dell'isola con
capitale i resti di Londra.
La sua morte l'anno precedente
era occorsa nel momento più sbagliato che potesse capitare.
Non era vecchio,
aveva "appena" sessantasette anni, ma non si poteva dire che la vita
fosse stata clemente con lui. Zoppo, col diabete e sofferente di
reumatismi,
s'era ammalato un giorno di fine settembre e se n'era andato nel giro
d'una
settimana. Dopo i suoi funerali s'erano riuniti i Rappresentanti del
Re, che
avevano eletto come nuovo primo ministro Gavin Chamberlain. San Yi era
rimasto
molto perplesso dalla nomina, personalmente lo riteneva un buono a
nulla, come
l'antenato. "Sarà in grado di portarci fuori di qui?" si era
chiesto
spesso da alcuni giorni a quella parte. Comunque la mettesse ne
dubitava.
Il capo dei pokémon si consultò
brevemente con gli altri, poi rispose con una serie di versi al primo
ministro.
A San Yi parvero grugniti totalmente senza senso, ma ad un metro di
distanza
Johnson ascoltava attentamente le "parole" del pokémon. Il
soldato si
prese un attimo per tradurre, poi riferì ciò che
aveva inteso a Chamberlain.
Io sono Shan, Primo Console della Repubblica
Pokémon Inglese, era
stato più o meno la risposta dell'altro, Vorrei
potervi dire che siete i benvenuti, ma non è così.
"Merda". San
Yi strinse nel pugno il manico della pistola. Aveva già i
proiettili caricati,
sarebbe bastato estrarla, sollevarla e sparare. Il tutto avrebbe
richiesto meno
di un secondo.
Il pokémon continuò a parlare, e
Johnson tradusse di nuovo. Avrete
sicuramente visto la moltitudine di fanatici qui fuori. Non possiamo
tenerli a
bada per molto tempo, ci soverchierebbero. Sono eccitati per la vostra
presenza, vi vogliono morti. O ci comunicate in fretta le vostre
proposte
oppure non potremo più garantire la vostra sicurezza.
Le probabilità che
San Yi dovesse estrarre la sua pistola si facevano sempre
più concrete.
- Ve l'ho già detto - disse
allora Chamerbalin - Noi vogliamo rinnovare il trattato di amicizia tra
il
vostro strato e la Scozia. Sia il professor Beckman che il vostro
predecessore
avevano trovato accordi ragionevoli, quindi non vedo
perché...
Il primo ministro fu interrotto
dal pokémon, che lo zittì con un gesto. L'altro
poi riprese a parlare. Il
sudore di San Yi cominciò a farsi più intenso
dopo aver visto Johnson sbiancare
e deglutire alle parole del pokémon. Quando tradusse un po'
già si aspettava
quel che venne detto. Non siamo
interessati a rinnovare il trattato. Noi personalmente non abbiamo
più
interesse nel mantenere contatti con il Regno di Scozia. Non vi
attaccheremo se
è questo che temete, ma se non lo faremo noi lo faranno
altri. Se è tutto qui
quel che dovevate dirci ve ne potete anche andare.
- Mi scusi, noi... - provò a
continuare Chamberlain.
Ho detto potete?, lo interruppe
nuovamente il pokémon, Scusate,
non mi sono espresso bene. DOVETE
andarvene, o questo posto sarà presto preso d'assalto.
Detto ciò il Primo Console si
voltò e cominciò ad andarsene. San Yi
restò immobile sul posto, indeciso se
estrarre la pistola oppure no. I soldati erano rimasti sconcertati da
quelle
parole, mentre Chamberlain sembrava essere sprofondato nel colletto
della sua
giacca. Era bianco come un cadavere. Tutti non poterono fare a meno di
guardare
il pokémon riunirsi al suo gruppo e uscire da una delle
porte laterali del salone.
Il primo a riacquistare la parola
fu proprio San Yi, che aveva già intuito la
pericolosità della situazione. Se
non si fossero immediatamente mossi per loro sarebbe stata di sicuro la
fine.
- Andiamo. - disse, facendo
anch'egli dietrofront.
- Ma... ma... non possono
rifiutare così... - piagnucolò Chamberlain.
- Primo ministro, se non ce ne
andiamo adesso rifiutare le nostre proposte sarà la cosa
meno peggiore che ci
faranno. Se volete sopravvivere dobbiamo ritornare in Scozia, e anche
in
fretta. Clarks, Graham, Johnson, seguitemi.
Così, anche se titubanti, i
membri del gruppo ritornarono suoi propri passi. San Yi, camminando
sulle
macerie, si ritrovò a passare sopra i resti di un quadro.
Riconobbe i
lineamenti della regina Elisabetta II, la faccia mezza annerita dalle
fiamme e
il magnifico abito di gemme strappato in più punti.
Guardando quella regina
morta da due secoli e mezzo si chiese se sarebbe arrivato vivo fino a
sera.
Probabilmente no, comunque.
Immediatamente il pokémon e il
suo gruppo vennero presi d'assalto, e tempestati di domande tipo "Dove
sono gli umani?" o di poco diverse. Sanford si trovò quasi a
ridosso
dell'importante personalità, e non gli finì
addosso solo per lo scudo che
crearono le sue guardie del corpo per impedire alla folla di sommergere
la loro
guida.
- Gli umani ci sono, sta a voi
prenderli. - gli parve di udire dalla bocca del Primo Console, ma
poteva anche
essersi sbagliato. In tutta quella confusione si poteva udire di tutto
e di
più.
- Sto soffocando, andiamocene -
gli fece Olston ad un certo punto. Anche Sanford non ne poteva
più di stare in
mezzo a quell'inferno, così acconsentì a seguire
l'amico e se ne andarono dalla
folla. Appena uscirono i due pokémon non poterono fare a
meno di riprendere
fiato e respirare aria a pieni polmoni.
Fu proprio mentre si stava
riprendendo che Sanford vide gli umani. Uscirono all'improvviso dal
retro di
Buckingham Palace, fu una vera fortuna per il pokémon
vederli sgattaiolare da
un'uscita verso il riparo del bosco vicino. Erano in cinque, ed
evidente non
volevano dare nell'occhio. Prima di pensarci Sanford aveva
già respirato a
pieni polmoni prima di erompere in un possente grido.
- Gli umani! Gli umani! Eccoli, ho
visto gli umani! Sono laggiù, dietro il palazzo!
Sentendo questo grido, migliaia
di teste si voltarono prima verso Sanford, e poi verso il punto che il
Combusken stava indicando. Ancora prima di rendersene conto il
pokémon si
ritrovò a correre verso il gruppo di uomini, prendendo parte
all'assalto
generale scatenatosi. Perse di vista Olston, ma non poté che
esultare sapendo
di stare per combattere per la prima volta.
San Yi si era già preparato
psicologicamente ad un'evenienza simile, ma fece comunque il suo
bell'effetto
destabilizzante. Per un attimo si bloccò, non sapendo cosa
fare, poi riprese a
correre. Gli altri lo imitarono. Nella sua lunga carriera di militare
l'uomo
aveva imparato a farsi guidare dall'istinto, e l'istinto gli stava
dicendo di
continuare a correre. E lui si fidava del suo istinto.
Percorsero a perdifiato tutto il
parco dietro Buckingham Palace mentre un'orda di mostri che li
inseguiva stava
formando alle loro calcagna. Uscirono dal parco e continuare a correre,
entrando in un isolato di edifici semi-distrutti. Continuarono lungo
una lunga
strada, schivando di tanto in tanto scheletri di macchine e grosse
macerie,
sparando di tanto in tanto dietro di loro. Qualcuno dei mostri che li
inseguiva
cadeva oppure andava a schiantarsi da qualche parte colpito dai
proiettili,
solo per essere sostituito immediatamente da un'altro. La moltitudine
che li
inseguiva non accennava minimamente a fermarsi.
Arrivati ad un incrocio svoltarono
un angolo e San Yi diede ordine di fermarsi. Graham, Clarks e Johnson
si
appostarono allo stipite dell'edificio dietro cui si erano riparati e
lo
usarono come postazione per bersagliare la massa che continuava ad
avvicinarsi.
Non potevano fare in tempo a ricaricare che le grida di furore si
facevano
sempre più vicine. Chamberlain si era messo a piagnucolare.
Erano passati di lì anche
all'andata. San Yi si ricordò di aver intravisto poco
più avanti un gruppo di
biciclette a pagamento ancora legate alle proprie postazioni. A piedi
non ce
l'avrebbero mai fatta, ma forse usando quelle sarebbero riusciti
perlomeno a
seminare temporaneamente i propri inseguitori.
- Clarks, Graham, Johnson,
copritemi!
Tirandosi dietro il primo
ministro Chamberlain e seguito a poca distanza dai soldati, che nel
frattempo
continuavano a sparare, proseguì per quella strada. E dopo
un centinaio di
metri eccole lì, un gruppetto di bicicli vecchi ma
apparentemente ancora in
buone condizioni.
- Bingo! - gridò Graham,
estasiato da quella visione.
In preda all'emozione, mentre
Clarks e Johnson continuavano a coprirli con ripetute raffiche di
mitra, San Yi
e Graham ruppero i lucchetti che le legavano con dei calci ben
assestati. Del
resto erano vecchi di anni, era facile che potessero cedere anche ad
una minima
spinta. C'era però un problema. Le biciclette erano quattro,
mentre loro
cinque.
- Merda... - fece Graham,
rendendosi conto delle implicazioni.
Uno di loro doveva restare
indietro. Quegli aggeggi non erano omologati per due, una volta San Yi
aveva
visto due commilitoni provare a montare assieme sullo stesso tipo di
bicicletta. Gli si era disintegrata sotto i fondoschiena, facendoli
finire
doloranti a terra. Assolutamente non c'era altro modo, qualcuno si
sarebbe
dovuto sacrificare.
Clarks e Johnson continuarono a
sparare mentre si avvicinavano. Adesso l'orda era riuscita a svoltare
l'angolo,
ed era a poche decine di metri da loro. Meno di mezzo minuto e
sarebbero stati
raggiunti. Se non avessero fatto in fretta invece di uno sarebbero
morti tutti.
- Uomini... - cominciò San Yi.
- Al diavolo, comandante - eruppe
Clarks, interrompendo il lavoro della propria arma - Non stia a fare
discorsi
del cavolo adesso, non è il momento. Andate voi, io rimango
a coprirvi.
- Clarks... - fece Graham,
insicuro.
- Graham, cazzo, vuoi morire? -
gli urlò l'altro. - Vattene finché puoi! La mia
famiglia è morta, io sono
l'ultimo di tutti i Clarks, non me ne importa più nulla di
vivere. Andatevene,
dannazione! - e riprese a sparare.
San Yi non poté fare a meno di
ammirare il coraggio di quell'uomo. Normalmente si sarebbe offerto lui,
ma il
sottoposto l'aveva preceduto. Non l'avrebbe dimenticato, questo no.
- Grazie, soldato - disse
Chamberlain - Il tuo sacrificio non sarà stato vano.
- Fottiti, cazzone. - fu la
risposta del soldato, che non si voltò nemmeno.
Johnson smise di sparare e si
precipitò a prendere la sua bicicletta. Tutti montarono in
sella e
posizionarono i piedi sui pedali. Partirono dopo pochi secondi, Clarks
a fianco
a loro che sparava. Cercarono immediatamente di acquisire
velocità, e i palazzi
cominciarono a scorrere ai loro lati. Gli spari di Clarks si fecero
sempre più
lontani, anche se il loro eco continuava a rimbombare per le strade
vuote.
Nessuno si voltò indietro a guardare.
Allora lo vide. Era solo un unico
umano a sparare contro di lui e gli altri pokémon, eppure
bastava per tenere
testa ad un'armata di quelle dimensioni. Un'altra raffica di proiettili
partì
dalla sua arma, e due pokémon vicini a Sanford, uno accanto
a lui e uno dietro,
vennero e colpiti e caddero. Sanford riuscì a saltare quello
che gli era caduto
di fianco, ma quelli dietro di lui lo calpestarono senza nemmeno
rendersene
contro. Se non era stato ucciso dai proiettili, il poveraccio era morto
schiacciato. Di certo non una bella fine.
Quando l'orda distava poco meno
di venti metri l'uomo dovette interrompere la sua attività
di morte per
ricaricare. "Ecco, è la nostra occasione!". Sanford si
decise ad
effettuare uno sprint, e si portò leggermente più
avanti del resto dei pokémon.
L'umano, vedendo la propria morte sempre più vicina, si
lasciò sfuggire il
nuovo caricatore dalla mano, che cadde e rimbalzò lontano.
Gli sembrò che
imprecasse, ma la confusione era talmente tanta che non ne fu sicuro.
I pokémon lo raggiunsero pochi
attimi dopo. Sanford fu il primo a farlo, e si beò di
questo. Poter essere il
primo a colpire o addirittura uccidere un umano tra tutti loro... "Hmm,
che gioia! A morte gli umani!". Un attimo prima che il Combusken gli
saltasse addosso l'uomo sollevò il braccio in un vano gesto
di protezione.
L'impatto lo fece cadere
all'indietro, e Sanford gli fu sopra. Non aveva pensato esattamente a
cosa
fare, così fece la prima cosa che gli venne in mente.
Inarcò il braccio e
caricò il pugno, e nel gancio destro che sferrò
in faccia all'umano aveva messo
tutta la violenza che non era mai riuscito a sfogare. Quello
girò la testa di
lato e sputò un dente insanguinato.
Avrebbe voluto tirargliene anche
un secondo e un terzo, ma fu spinto via dalla folla. Si
sentì lanciare via, e
un attimo dopo si ritrovò sdraiato sul duro asfalto poco
più avanti. Una
foresta di zampe, corpi e code aveva coperto la sua visuale dell'umano,
ma gli
schizzi di sangue furono abbastanza pronunciati da fargli intendere che
fosse
stato fatto a pezzi. Non poté fare a meno di unirsi anche
lui all'isteria
generale quando si levò un liberatorio grido di vittoria.
Tutta Londra sembrò
erompere in quel giubilo. Durò qualche attimo, poi tutto si
tacque.
Note dell'autore
Finalmente, primo capitolo. Wow, che fatica. Sapevo che la pigrizia mi
avrebbe battuto, così ho preferito farlo il prima possibile,
così almeno non verrò linciato. Almeno non
subito. Poi per i prossimi giorni sarò altrove,
sicché difficilmente potrò dedicarmi alla
scrittura, quindi beccatevi questa!
A presto,
A_e