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Autore: Ashura_exarch    01/02/2016    1 recensioni
[seguito di I Am Legend, si consiglia caldamente di leggere prima quella fanfiction, ma non è obbligatorio per capire la trama]
Il mondo è stato conquistato dai pokémon. Ormai gli umani si sono arroccati nella sola Scozia, e stanno tentando di convivere in pace coi loro bellicosi vicini. Ma sono in molti a voler vedere cancellata per sempre la nostra razza, e l'ultimo atto di questa tragedia sta per cominciare. Riusciranno gli umani a sopravvivere? Oppure cederanno definitivamente il dominio del mondo alle loro creazioni sfuggite di mano?
Genere: Drammatico, Guerra, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Capitolo 1: Trattative

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                   

San Yi non era mai stato a Buckingham Palace. Non era mai stato a Londra prima di allora, era sempre vissuto nelle città del nord dell'Inghilterra come York oppure Newcastle, non aveva nemmeno mai visto in foto l'ex-capitale del Regno Unito. Ma aveva realizzato appena arrivato che di sicuro in origine non doveva essere stata così.
La città portava ancora gli evidenti segni di devastazione dovuti alla guerra: edifici distrutti, macerie sparse ovunque, strade invase dal puzzo acre e dolciastro della morte, saltuari incendi qua e là. Il centro città poi non era nemmeno la parte peggiore. Nei sobborghi esterni, come Harrow e Barnet, le fosse comuni a cielo aperto impedivano di respirare adeguatamente a causa del loro odore nauseabondo.
E poi loro ovviamente, i pokémon. Le bestie avevano completamente invaso l'abitato, strappandolo con la forza ai precedenti occupanti e cancellando ogni traccia di presenza umana nei dintorni. Ciò era accaduto già vari anni prima, ma ancora sembrava che non fosse passato nemmeno un giorno. Centinaia, migliaia di quelle creature vivevano lì, in mezzo ai vicoli, mangiando, dormendo, accoppiandosi e facendo i loro bisogni a cielo aperto, davanti a tutti. "Una città medievale sarebbe stata infinitamente più vivibile" era stato il primo pensiero di San Yi appena era arrivato in quel posto.
Anche gli altri la pensavano così, l'uomo l'aveva intuito dalle loro facce. Il più facile da decifrare era stato Gavin Chamberlain, colui che guidava la spedizione. Era sempre stato fin troppo espressivo per i suoi gusti, e lui sinceramente non l'avrebbe mai scelto per guidare una nazione. Anche gli altri comunque, come l'interprete Johnson e Clarks e Graham, le due guardie, non avevano saputo nascondere granché bene le loro emozioni. Per lui erano come un libro aperto, e di certo anche altri l'avrebbero notato.
Erano arrivati assieme a tutta la scorta fino a qualche chilometro a nord di Londra, poi avevano dovuto necessariamente proseguire da soli. Un gruppo eccessivamente nutrito avrebbe dato troppo nell'occhio, e quella era l'ultima cosa che volevano. Il governo di Londra era stato così gentile da accogliere la richiesta di rinnovo del trattato di pace, ma non aveva garantito adeguate condizioni di sicurezza, così gli uomini si erano dovuti arrangiare da soli.
Poi, verso Edgware, finalmente avevano incontrato un rappresentante del governo che li aveva condotti fin lì. Mantenendo un'aria schifata per tutto il tempo, ma comunque aveva svolto il suo dovere. "Queste bestie si comportano sempre più come noi. Siamo stati responsabili del nostro stesso disastro, e ora siamo ripagati con la nostra stessa moneta." era ciò che aveva sempre pensato di tutta quella situazione disastrosa.
Erano arrivati fino a Buckingham Palace nascondendosi tra le macerie degli edifici per evitare che qualche esaltato li vedesse e li attaccasse, e in seguito la guida, pur sempre molto riluttanti, gli aveva fatto strada nel parco che circondava la reggia. Per tutto il viaggio San Yi era rimasto più o meno tranquillo, ma Chamberlain e Johnson avevano continuato ad asciugarsi la fronte madida di sudore e gli altri due soldati a stringere il proprio fucile talmente forte che ad un certo punto gli era parso persino di sentire lo scricchiolio del calcio che cominciava a cedere sotto la morsa di chi lo brandiva.
Finalmente, quando erano emersi dal verde, San Yi era rimasto stupito da ciò che aveva trovato. Onestamente si era aspettato qualcosa di spettacolare, che contrastasse con lo squallore della città circostante. Del resto a Buckingham Palace avevano alloggiato generazioni e generazioni dei re d'Inghilterra. E invece si era ritrovato davanti un vecchio maniero con una metà diroccata e una metà distrutta da un incendio, anche se semi-coperta da delle specie di impalcature. A quanto pare si stava provando a ricostruire Londra, anche se in piccole dosi. Era rimasto molto deluso.
Il loro arrivo non doveva essere comunque passato inosservato, visto che comunque davanti ai cancelli del palazzo si stava raccogliendo una piccola folla inferocita di pokémon. Tutti loro emettevano strani versi rabbiosi, che con tutta probabilità stavano a significare cose come "A morte gli umani!", "Fateci entrare!", "Dateceli!" e così via. Di certo il gruppo non ci teneva a fare la loro conoscenza.
Si avvicinarono di soppiatto al palazzo, tenendosi quasi rasenti a terra e correndo sul ghiaino per togliersi il più rapidamente possibile dalla zona scoperta che c'era tra il bosco e la reggia. Fortunatamente per loro tutto andò bene, e vennero fatti entrare da due guardie posizionate a sorvegliare un ingresso laterale.
Entrarono in quella che una volta era la corte reale inglese. San Yi non poté fare a meno di provare un minimo di... dispiacere per ciò che vide all'interno, e anche il primo ministro Chamberlain non sembrava contento. Un grosso corridoio che un tempo doveva essere stato luminoso e ornato ai lati con splendidi quadri e raffinati arazzi adesso si trovava immerso nella semioscurità, le tele e i tappeti laceri sparsi un po' ovunque. A condire il tutto c'era anche un sottile velo di polvere a permeare l'aria, probabilmente era dovuto all'incendio che aveva consumato il posto.
Calpestando ciò che un tempo aveva un valore immenso San Yi non poté fare a meno di gettare un'occhiata al suo superiore, Gavin Chamberlain, colui che "guidava" l'ultima nazione umana sulla terra. L'uomo era visibilmente a disagio. "E a ragione" pensò l'altro. Il politico discendeva da un altro primo ministro inglese, Neville Chamberlain, che probabilmente tre secoli prima aveva percorso quello stesso corridoio. Faceva un certo effetto pensare una cosa del genere, del resto. "Di sicuro sono entrambi degli inetti a governare. Tale avo, tale discendente.".
Per tutto il tempo che percorsero i corridoi semidistrutti di Buckingham Palace vennero seguiti dalle due guardie che li avevano fatti entrare, una specie di drago e un quadrupede peloso multicolore. San Yi non aveva mai imparato a distinguere bene le varie specie di pokémon, non ne era mai stato interessato più di tanto. "Queste bestie sono tutte uguali, anche se sembrano diverse l'una dall'altra. Esattamente il contrario degli umani.".
Finalmente, dopo vari minuti di camminata, il gruppo fece il suo ingresso in quella che un tempo doveva essere stata la sala del trono. Dalle grandi vetrate che un tempo conferivano luminosità all'ambiente penetrava appena un raggio di pallida luce, ostacolato dalle travi sconnesse che tentavano di coprire le imposte. L'ambiente, che un tempo aveva dovuto essere sfarzoso all'inverosimile, adesso appariva buio e tetro. E per giunta in quell'ambiente non erano soli.
In uno spazio rialzato, dove un tempo probabilmente doveva esserci stato il trono, stazionava un gruppo di pokémon che conversavano tra di loro in quella loro strana lingua fatta di versi incomprensibili. Ma appena si accorsero dell'arrivo dei loro "ospiti" si girarono verso di loro, osservandoli attentamente. "Ecco chi comanda qui" realizzò San Yi "Questi sono quelli con cui Chamberlain dovrà trattare. Una parola sbagliata, e siamo morti.".

- Fatevi vedere, codardi!
Era questa una delle cose più comuni che erano urlate dalla folla. Ogni tanto s'udiva anche un "A morte gli umani!" o un "Uscite fuori che vi ammazziamo!", ma più o meno il senso delle frasi era sempre quello. Sanford d'altro canto era pienamente d'accordo col resto dei pokémon lì presenti, e non aspettava altro se non il polverizzare qualche essere umano.
La notizia che un gruppo di uomini fosse arrivato a Buckingham Palace aveva fatto in breve tempo il giro di tutta la città. Immediatamente Jameson, pressato dai fedeli, aveva interrotto la processione che aveva fissato per quel giorno e aveva dirottato il suo corteo verso il palazzo diroccato. Non era stato l'unico ad avere la stessa idea, e in breve tempo davanti all'edificio si era radunata una folla immensa di pokémon, tutti a schernire, maledire e minacciare gli umani. Ma per il momento non se n'era visto nemmeno uno.
Sanford non pensava che fosse solamente una voce, era sicuro che a poche centinaia di metri ci fosse qualche umano. Me lo sento, aveva detto a Olston mentre proseguivano dietro al Profeta, In città ci sono davvero umani. Ormai erano diventati una rarità, dato lo sterminio a cui erano stati votati dai pokémon. Sanford aveva sentito dire che una volta ce n'erano stati tantissimi sulla Terra, addirittura miliardi, ma che adesso erano ridotti a poche migliaia. "E a ragione" pensava sempre. I pokémon avevano il diritto di possedere quel mondo, loro erano gli unici abbastanza potenti per conquistarlo e abbastanza degni per possederlo. Degni almeno più dell'umanità di sicuro.
E fu così che il Combusken si ritrovò schiacciato assieme all'amico in mezzo ad un'orda disordinata, puzzolente e urlante. Non che lui fosse meglio, anzi; urlava, puzzava e si dimenava più di tutti gli altri, anche lui voleva far sentire la sua voce agli umani all'interno. Anche se magari, in mezzo a tutta quella cacofonia, avrebbero potuto sentire sì e no qualche vaga parola scollegata.

Earl Johnson era un ragazzone grande e grosso, si sarebbe potuto pensare non proprio il tipo di persona adatta a parlare coi pokémon. Quel dono si manifestava spesso e volentieri in persone del tutto impensabili, e Johnson era una di quelle. Era stato San Yi stesso a notarlo, mentre ancora frequentava la scuola di addestramento. Aveva chiesto espressamente che fosse immediatamente integrato nell'esercito inglese, la gente come lui stava diventando introvabile, e averne un "esemplare" sarebbe stato come possedere migliaia di litri d'acqua nel deserto. Anche se col senno di poi coi pokémon decisi a far fuori tutti gli umani, parlargli non sarebbe stato molto d'aiuto.
San Yi aveva il grado di capitano, e comandava su Johnson, Clarks e Graham. Formalmente era il primo ministro Chamberlain a dover dare gli ordini lì, ma il comando in pratica era suo. Sapeva che quella missione era molto delicata, ed era per questo che si era portato dietro Johnson assieme a due dei migliori soldati che aveva. La pace istauratasi tra umani e pokémon era talmente fragile che sarebbe bastata anche un'alitata per farla crollare, e nessun uomo di certo lo voleva. Di miliardi di umani ne erano rimaste appena poche migliaia, e San Yi aveva la fortuna (o la sfortuna) d'essere tra questi, e non aveva intenzione di morire proprio in quel momento e in quel modo. Quantomeno, se le trattative fossero fallite, si sarebbe portato all'altro mondo qualcuno di quei mostri.
Stringendo nervosamente la pistola nella fondina, prese a guardarsi attorno alla ricerca di pokémon in agguato nei bui anfratti del salone. L'ambiente era tetro e minaccioso, ma a parte macerie e resti delle ricchezze un tempo situate lì non c'era nulla di interessante. "Chissà, forse loro bastano e avanzano per farci fuori" pensò, guardando i pokémon davanti a lui.
Guardò le creature che gli stavano davanti. Uno, che tra tutti sembrava avere l'aria più importante, era una specie di gatto bipede mezzo bianco e mezzo viola, rassomigliava ad una creatura del folklore cinese. "Mi... mi-qualcosa... accidenti ai giapponesi quando ebbero questa brillante idea. Ecco dove ci ha condotti.".
Chamberlain si mise a parlottare con Johnson, comunicandogli cosa aveva intenzione di dire. Una goccia di sudore scese dalla fronte di San Yi, arrivandogli fin quasi dentro un occhio. Anche Clarks e Graham erano nervosi, il primo stava facendo tamburellare la gamba e il secondo fremeva dalla voglia di accendersi una sigaretta, rigirandosi nervosamente l'accendino in tasca. San Yi dal canto suo si portò la mano alla fondina, pronto a tirare fuori la propria arma nel caso si fosse resa necessaria.
- Molto piacere - fece il primo ministro avanzando di un passo - Io sono Gavin Chamberlain, nuovo primo ministro dello Stato Scozzese. Sono giunto qui in pace, intenzionato a rinnovare il trattato d'amicizia siglato tra le nostre nazioni dal mio predecessore.
Il professor Otto Ernest von Beckman era stato uno dei fautori della sopravvivenza dell'unico stato umano ancora in piedi. Di indubbie origini tedesche, era fuggito dalla Germania per l'Inghilterra durante la Terza Guerra Mondiale e vi era rimasto anche durante la Quarta. Era diventato un eminente studioso e professore universitario, amico e confidente del principe Andrew Mountbatten, poi re come Andrea II. Dopo la sua morte nella Quarta Guerra Mondiale era stato lui a raccogliere le redini della nazione, e ancora lui aveva fondato il Regno di Scozia quando i pokémon avevano invaso Inghilterra e Irlanda.
Non si sapeva ancora bene come, Beckman era stato l'unico umano in grado di instaurare una specie di dialogo coi pokémon. Si diceva che sapesse parlargli, ma probabilmente era solo una voce. Fatto sta però che, nei dodici anni in cui aveva governato la Scozia, era stato in grado di mantenere rapporti se non buoni perlomeno stabili con la Repubblica, il sedicente stato pokémon instauratosi nel sud dell'isola con capitale i resti di Londra.
La sua morte l'anno precedente era occorsa nel momento più sbagliato che potesse capitare. Non era vecchio, aveva "appena" sessantasette anni, ma non si poteva dire che la vita fosse stata clemente con lui. Zoppo, col diabete e sofferente di reumatismi, s'era ammalato un giorno di fine settembre e se n'era andato nel giro d'una settimana. Dopo i suoi funerali s'erano riuniti i Rappresentanti del Re, che avevano eletto come nuovo primo ministro Gavin Chamberlain. San Yi era rimasto molto perplesso dalla nomina, personalmente lo riteneva un buono a nulla, come l'antenato. "Sarà in grado di portarci fuori di qui?" si era chiesto spesso da alcuni giorni a quella parte. Comunque la mettesse ne dubitava.
Il capo dei pokémon si consultò brevemente con gli altri, poi rispose con una serie di versi al primo ministro. A San Yi parvero grugniti totalmente senza senso, ma ad un metro di distanza Johnson ascoltava attentamente le "parole" del pokémon. Il soldato si prese un attimo per tradurre, poi riferì ciò che aveva inteso a Chamberlain.
Io sono Shan, Primo Console della Repubblica Pokémon Inglese, era stato più o meno la risposta dell'altro, Vorrei potervi dire che siete i benvenuti, ma non è così. "Merda". San Yi strinse nel pugno il manico della pistola. Aveva già i proiettili caricati, sarebbe bastato estrarla, sollevarla e sparare. Il tutto avrebbe richiesto meno di un secondo.
Il pokémon continuò a parlare, e Johnson tradusse di nuovo. Avrete sicuramente visto la moltitudine di fanatici qui fuori. Non possiamo tenerli a bada per molto tempo, ci soverchierebbero. Sono eccitati per la vostra presenza, vi vogliono morti. O ci comunicate in fretta le vostre proposte oppure non potremo più garantire la vostra sicurezza. Le probabilità che San Yi dovesse estrarre la sua pistola si facevano sempre più concrete.
- Ve l'ho già detto - disse allora Chamerbalin - Noi vogliamo rinnovare il trattato di amicizia tra il vostro strato e la Scozia. Sia il professor Beckman che il vostro predecessore avevano trovato accordi ragionevoli, quindi non vedo perché...
Il primo ministro fu interrotto dal pokémon, che lo zittì con un gesto. L'altro poi riprese a parlare. Il sudore di San Yi cominciò a farsi più intenso dopo aver visto Johnson sbiancare e deglutire alle parole del pokémon. Quando tradusse un po' già si aspettava quel che venne detto. Non siamo interessati a rinnovare il trattato. Noi personalmente non abbiamo più interesse nel mantenere contatti con il Regno di Scozia. Non vi attaccheremo se è questo che temete, ma se non lo faremo noi lo faranno altri. Se è tutto qui quel che dovevate dirci ve ne potete anche andare.
- Mi scusi, noi... - provò a continuare Chamberlain.
Ho detto potete?, lo interruppe nuovamente il pokémon, Scusate, non mi sono espresso bene. DOVETE andarvene, o questo posto sarà presto preso d'assalto.
Detto ciò il Primo Console si voltò e cominciò ad andarsene. San Yi restò immobile sul posto, indeciso se estrarre la pistola oppure no. I soldati erano rimasti sconcertati da quelle parole, mentre Chamberlain sembrava essere sprofondato nel colletto della sua giacca. Era bianco come un cadavere. Tutti non poterono fare a meno di guardare il pokémon riunirsi al suo gruppo e uscire da una delle porte laterali del salone.
Il primo a riacquistare la parola fu proprio San Yi, che aveva già intuito la pericolosità della situazione. Se non si fossero immediatamente mossi per loro sarebbe stata di sicuro la fine.
- Andiamo. - disse, facendo anch'egli dietrofront.
- Ma... ma... non possono rifiutare così... - piagnucolò Chamberlain.
- Primo ministro, se non ce ne andiamo adesso rifiutare le nostre proposte sarà la cosa meno peggiore che ci faranno. Se volete sopravvivere dobbiamo ritornare in Scozia, e anche in fretta. Clarks, Graham, Johnson, seguitemi.
Così, anche se titubanti, i membri del gruppo ritornarono suoi propri passi. San Yi, camminando sulle macerie, si ritrovò a passare sopra i resti di un quadro. Riconobbe i lineamenti della regina Elisabetta II, la faccia mezza annerita dalle fiamme e il magnifico abito di gemme strappato in più punti. Guardando quella regina morta da due secoli e mezzo si chiese se sarebbe arrivato vivo fino a sera. Probabilmente no, comunque.

Quando il Primo Console Shen uscì da Buckingham Palace tutta la folla di pokémon si zittì, quasi come fosse stato impartito un ordine. Tutti, Sanford compreso, sapevano che c'erano degli umani dentro il palazzo, ma stranamente nessuno sembrava essere a conoscenza del fatto che vi fosse anche il Primo Console. Questo sì che era strano.
Immediatamente il pokémon e il suo gruppo vennero presi d'assalto, e tempestati di domande tipo "Dove sono gli umani?" o di poco diverse. Sanford si trovò quasi a ridosso dell'importante personalità, e non gli finì addosso solo per lo scudo che crearono le sue guardie del corpo per impedire alla folla di sommergere la loro guida.
- Gli umani ci sono, sta a voi prenderli. - gli parve di udire dalla bocca del Primo Console, ma poteva anche essersi sbagliato. In tutta quella confusione si poteva udire di tutto e di più.
- Sto soffocando, andiamocene - gli fece Olston ad un certo punto. Anche Sanford non ne poteva più di stare in mezzo a quell'inferno, così acconsentì a seguire l'amico e se ne andarono dalla folla. Appena uscirono i due pokémon non poterono fare a meno di riprendere fiato e respirare aria a pieni polmoni.
Fu proprio mentre si stava riprendendo che Sanford vide gli umani. Uscirono all'improvviso dal retro di Buckingham Palace, fu una vera fortuna per il pokémon vederli sgattaiolare da un'uscita verso il riparo del bosco vicino. Erano in cinque, ed evidente non volevano dare nell'occhio. Prima di pensarci Sanford aveva già respirato a pieni polmoni prima di erompere in un possente grido.
- Gli umani! Gli umani! Eccoli, ho visto gli umani! Sono laggiù, dietro il palazzo!
Sentendo questo grido, migliaia di teste si voltarono prima verso Sanford, e poi verso il punto che il Combusken stava indicando. Ancora prima di rendersene conto il pokémon si ritrovò a correre verso il gruppo di uomini, prendendo parte all'assalto generale scatenatosi. Perse di vista Olston, ma non poté che esultare sapendo di stare per combattere per la prima volta.

- Merda, ci hanno visti capitano! - urlò Graham voltandosi indietro.
San Yi si era già preparato psicologicamente ad un'evenienza simile, ma fece comunque il suo bell'effetto destabilizzante. Per un attimo si bloccò, non sapendo cosa fare, poi riprese a correre. Gli altri lo imitarono. Nella sua lunga carriera di militare l'uomo aveva imparato a farsi guidare dall'istinto, e l'istinto gli stava dicendo di continuare a correre. E lui si fidava del suo istinto.
Percorsero a perdifiato tutto il parco dietro Buckingham Palace mentre un'orda di mostri che li inseguiva stava formando alle loro calcagna. Uscirono dal parco e continuare a correre, entrando in un isolato di edifici semi-distrutti. Continuarono lungo una lunga strada, schivando di tanto in tanto scheletri di macchine e grosse macerie, sparando di tanto in tanto dietro di loro. Qualcuno dei mostri che li inseguiva cadeva oppure andava a schiantarsi da qualche parte colpito dai proiettili, solo per essere sostituito immediatamente da un'altro. La moltitudine che li inseguiva non accennava minimamente a fermarsi.
Arrivati ad un incrocio svoltarono un angolo e San Yi diede ordine di fermarsi. Graham, Clarks e Johnson si appostarono allo stipite dell'edificio dietro cui si erano riparati e lo usarono come postazione per bersagliare la massa che continuava ad avvicinarsi. Non potevano fare in tempo a ricaricare che le grida di furore si facevano sempre più vicine. Chamberlain si era messo a piagnucolare.
Erano passati di lì anche all'andata. San Yi si ricordò di aver intravisto poco più avanti un gruppo di biciclette a pagamento ancora legate alle proprie postazioni. A piedi non ce l'avrebbero mai fatta, ma forse usando quelle sarebbero riusciti perlomeno a seminare temporaneamente i propri inseguitori.
- Clarks, Graham, Johnson, copritemi!
Tirandosi dietro il primo ministro Chamberlain e seguito a poca distanza dai soldati, che nel frattempo continuavano a sparare, proseguì per quella strada. E dopo un centinaio di metri eccole lì, un gruppetto di bicicli vecchi ma apparentemente ancora in buone condizioni.
- Bingo! - gridò Graham, estasiato da quella visione.
In preda all'emozione, mentre Clarks e Johnson continuavano a coprirli con ripetute raffiche di mitra, San Yi e Graham ruppero i lucchetti che le legavano con dei calci ben assestati. Del resto erano vecchi di anni, era facile che potessero cedere anche ad una minima spinta. C'era però un problema. Le biciclette erano quattro, mentre loro cinque.
- Merda... - fece Graham, rendendosi conto delle implicazioni.
Uno di loro doveva restare indietro. Quegli aggeggi non erano omologati per due, una volta San Yi aveva visto due commilitoni provare a montare assieme sullo stesso tipo di bicicletta. Gli si era disintegrata sotto i fondoschiena, facendoli finire doloranti a terra. Assolutamente non c'era altro modo, qualcuno si sarebbe dovuto sacrificare.
Clarks e Johnson continuarono a sparare mentre si avvicinavano. Adesso l'orda era riuscita a svoltare l'angolo, ed era a poche decine di metri da loro. Meno di mezzo minuto e sarebbero stati raggiunti. Se non avessero fatto in fretta invece di uno sarebbero morti tutti.
- Uomini... - cominciò San Yi.
- Al diavolo, comandante - eruppe Clarks, interrompendo il lavoro della propria arma - Non stia a fare discorsi del cavolo adesso, non è il momento. Andate voi, io rimango a coprirvi.
- Clarks... - fece Graham, insicuro.
- Graham, cazzo, vuoi morire? - gli urlò l'altro. - Vattene finché puoi! La mia famiglia è morta, io sono l'ultimo di tutti i Clarks, non me ne importa più nulla di vivere. Andatevene, dannazione! - e riprese a sparare.
San Yi non poté fare a meno di ammirare il coraggio di quell'uomo. Normalmente si sarebbe offerto lui, ma il sottoposto l'aveva preceduto. Non l'avrebbe dimenticato, questo no.
- Grazie, soldato - disse Chamberlain - Il tuo sacrificio non sarà stato vano.
- Fottiti, cazzone. - fu la risposta del soldato, che non si voltò nemmeno.
Johnson smise di sparare e si precipitò a prendere la sua bicicletta. Tutti montarono in sella e posizionarono i piedi sui pedali. Partirono dopo pochi secondi, Clarks a fianco a loro che sparava. Cercarono immediatamente di acquisire velocità, e i palazzi cominciarono a scorrere ai loro lati. Gli spari di Clarks si fecero sempre più lontani, anche se il loro eco continuava a rimbombare per le strade vuote. Nessuno si voltò indietro a guardare.

Un altro pokémon cadde davanti a Sanford, e lui finalmente si ritrovò in prima fila. Per ora nella carica era sempre rimasto un po' più indietro della prima linea, ma le armi degli umani avevano falciato almeno qualche decina di malcapitati. Non si era mai ritrovato così vicino alla morte in vita sua, eppure non era mai stato così euforico come in quel momento.
Allora lo vide. Era solo un unico umano a sparare contro di lui e gli altri pokémon, eppure bastava per tenere testa ad un'armata di quelle dimensioni. Un'altra raffica di proiettili partì dalla sua arma, e due pokémon vicini a Sanford, uno accanto a lui e uno dietro, vennero e colpiti e caddero. Sanford riuscì a saltare quello che gli era caduto di fianco, ma quelli dietro di lui lo calpestarono senza nemmeno rendersene contro. Se non era stato ucciso dai proiettili, il poveraccio era morto schiacciato. Di certo non una bella fine.
Quando l'orda distava poco meno di venti metri l'uomo dovette interrompere la sua attività di morte per ricaricare. "Ecco, è la nostra occasione!". Sanford si decise ad effettuare uno sprint, e si portò leggermente più avanti del resto dei pokémon. L'umano, vedendo la propria morte sempre più vicina, si lasciò sfuggire il nuovo caricatore dalla mano, che cadde e rimbalzò lontano. Gli sembrò che imprecasse, ma la confusione era talmente tanta che non ne fu sicuro.
I pokémon lo raggiunsero pochi attimi dopo. Sanford fu il primo a farlo, e si beò di questo. Poter essere il primo a colpire o addirittura uccidere un umano tra tutti loro... "Hmm, che gioia! A morte gli umani!". Un attimo prima che il Combusken gli saltasse addosso l'uomo sollevò il braccio in un vano gesto di protezione.
L'impatto lo fece cadere all'indietro, e Sanford gli fu sopra. Non aveva pensato esattamente a cosa fare, così fece la prima cosa che gli venne in mente. Inarcò il braccio e caricò il pugno, e nel gancio destro che sferrò in faccia all'umano aveva messo tutta la violenza che non era mai riuscito a sfogare. Quello girò la testa di lato e sputò un dente insanguinato.
Avrebbe voluto tirargliene anche un secondo e un terzo, ma fu spinto via dalla folla. Si sentì lanciare via, e un attimo dopo si ritrovò sdraiato sul duro asfalto poco più avanti. Una foresta di zampe, corpi e code aveva coperto la sua visuale dell'umano, ma gli schizzi di sangue furono abbastanza pronunciati da fargli intendere che fosse stato fatto a pezzi. Non poté fare a meno di unirsi anche lui all'isteria generale quando si levò un liberatorio grido di vittoria. Tutta Londra sembrò erompere in quel giubilo. Durò qualche attimo, poi tutto si tacque.

Quando udì l'immonda cacofonia di versi, San Yi ormai stava già ad un paio di chilometri di distanza da dove avevano lasciato Clarks. Dietro di lui pedalava il resto della compagnia, chi con fatica e chi spinto dall'alto livello d'adrenalina in corpo. Preferì non pensare a cosa potesse essere successo al soldato - che sicuramente ormai era morto -, gli sarebbe piaciuto ricordarlo per come era stato. Una persona volgare e sboccata, ma non tutti sono perfetti del resto.

Note dell'autore
Finalmente, primo capitolo. Wow, che fatica. Sapevo che la pigrizia mi avrebbe battuto, così ho preferito farlo il prima possibile, così almeno non verrò linciato. Almeno non subito. Poi per i prossimi giorni sarò altrove, sicché difficilmente potrò dedicarmi alla scrittura, quindi beccatevi questa!
A presto,
A_e

  
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