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Autore: Manu75    01/02/2016    1 recensioni
"…e tu, femmina dai capelli chiari e dagli occhi freddi e algidi, nel tuo orgoglio soccomberai…prigioniera in una cella di ghiaccio, né calore, né gioia, né amore…tutti voi sarete condannati…io vi maledico! Black, da questa sera, vorrà dire disgrazia e sofferenza e prigionia…e morte! Così è stato detto, che così accada!"
Quando il dovere e l'orgoglio ti spingono contro il tuo cuore, quando una maledizione incombe con tutto il suo potere, quando i sentimenti infuriano nel petto senza poterli placare, il destino sembra solo una gelida trappola. Narcissa Black lo sa bene.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Evan Rosier, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Severus Piton, Sorelle Black | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix, Severus/Narcissa, Ted/Andromeda
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Più contesti
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Eccomi qui, con il nuovo capitolo! Grazie a EcateC per la sua recensione :) sono felice che il mio Severus ti sia piaciuto! Grazie anche a chi legge questa storia. Buona lettura! ps: _Beb futura madre di... :)
 

UN GELIDO DESTINO

 

Ventunesimo capitolo

 

(Future consuetudini – Prima parte)

 

La cerimonia dello Smistamento ad Hogwarts era da sempre un momento di grande emozione ed interesse.
Emozione per chi doveva essere smistato dal Cappello Parlante e interesse per gli studenti che già appartenevano ad una della quattro Case della scuola e seguivano, con partecipazione, il destino dei loro futuri compagni.
Narcissa si sedette in un angolo remoto del tavolo dei Serpeverde, decisa a stare lontana da Bellatrix che, come sempre, attirava gli sguardi maschili della Sala e ignara degli sguardi che attirava a propria volta.
Sospirò piano, sistemandosi con cura le pieghe della propria divisa e, mentre si chiedeva quando la cerimonia sarebbe cominciata, qualcuno passò e le diede una tiratina ai capelli.
Cissy si voltò indignata ma vide, con stupore ed emozione, che si trattava di Lucius.
Lui proseguì senza voltarsi e prese posto tra i propri compagni del settimo e ultimo anno. Lei, invece, non riuscì a staccargli gli occhi di dosso per diversi secondi.
Nei mesi estivi, durante i quali non si erano visti, lui era cresciuto ed era divenuto più alto e prestante, l’andatura era sempre sicura e il piglio arrogante, l’espressione ironica e indecifrabile. Sembrava che non avesse un solo problema al mondo e molte ragazze, anche dai tavoli delle altre Case, lo osservavano con espressione rapita.
Come dar loro torto? Era bello, ricco e sicuro di sé, il prototipo perfetto di eroe maschile e Narcissa lo sapeva bene. La percezione che aveva di lui era cambiata incredibilmente in quell’anno appena trascorso, Cissy aveva scordato lo sguardo impietoso con cui l’aveva osservato all’inizio della loro conoscenza.
Non era gelosa di quelle ragazze che osservavano sognanti il giovane Malfoy perché, nel proprio cuore, albergava la consapevolezza e la sicurezza che lei e solo lei aveva capito Lucius fino in fondo. Lei e nessun’ altra.
E c’era anche la consapevolezza che, nonostante i sentimenti contrastanti che provava per lui, Lucius dominava il suo cuore come e più di prima.
Ecco, quello era il ragazzo che amava e che, un giorno, sarebbe divenuto il suo sposo.
Era emozionante anche solo pensarlo.
Lucius si voltò un attimo e le fece una piccola smorfia. Era solo una smorfietta, ma i suoi occhi non avevano cercato nessun altro e Narcissa capì che anche lui, in qualche modo, la metteva al di sopra degli altri presenti in quella Sala.
Non poté impedire alle proprie labbra di arricciarsi leggermente e Lucius rispose a quel sorriso segreto con un’altra smorfia che, questa volta, somigliava ad un sorriso.
Narcissa distolse gli occhi da quelli chiari di lui e si ritrovò a fissare quelli scuri di Bebhinn Naghib.
Aveva quasi scordato la sua compagna di viaggio e non si era nemmeno accorta, a dire il vero, che la ragazza si era seduta di fronte a lei.
- Sei in confidenza con Malfoy?- le chiese Beb, fissandola tranquilla.
Narcissa si era anche dimenticata che quella ragazza aveva la tendenza a fare domande, molte domande, spesso molto personali, per di più.
E lo faceva con l’aria più tranquilla e innocente del mondo, senza lasciar trasparire né curiosità né interesse particolari. Così, evitare di risponderle diventava davvero difficile.
- Non particolarmente. – mentì Narcissa, altrettanto tranquillamente – Ma le nostre famiglie si frequentano, come tutti noi purosangue, ovvio. –
Beb la fissò qualche istante, pensierosa.
- Io ho già scelto mio marito. – disse, di punto in bianco – Si chiama Babukar Zabinì – sorrise a Narcissa – L’ho scelto bene! E’ un Principe Somalo e ha la pelle scurissima, molto più della mia, il collo lungo ed elegante e i suoi occhi sono ardenti come la brace….si, ho fatto un’ottima scelta!- si compiacque.
- In che senso l’hai scelto tu?- chiese Narcissa, proprio malgrado, non riuscendo a nascondere lo stupore.
- Certo! – annuì Bebhinn, segretamente soddisfatta di avere di nuovo l’attenzione di Cissy tutta per sé –La mia tribù è di tipo Matriarcale e sono le donne a scegliere il loro primo marito. –
- Primo marito?- ripeté Narcissa, leggermente scandalizzata all’idea della poligamia.
- Sai, delle volte i mariti muoiono…- le rispose l’altra, sibillina, stringendo gli occhi come un felino che fissa la propria preda.
Narcissa aggrottò le bionde sopracciglia, infastidita dal tono misterioso della ragazza.
- Volendo potrei scegliermi una moglie.- aggiunse poi Beb, fissando Narcissa con un volto molto serio.
Stavolta l’espressione di Cissy non rimase così impassibile e la ragazza dalla pelle scura scoppiò a ridere di gusto.
Una risata scrosciante che fece voltare molte teste.
- Finalmente un’espressione scandalizzata, Black!Sei sempre così impassibile, è difficile leggerti dentro!- le disse Beb, quando ebbe ripreso fiato - Scherzavo…- aggiunse poi, allungando un braccio per sfiorare quello di Cissy, con gli occhi neri che scintillavano come due ossidiane.
Narcissa si pentì, per l’ennesima volta in quelle ultime ore, di aver accettato l’invito di quella strana ragazza. Sarebbe stato molto meglio proseguire il suo viaggio con il misterioso e silenzioso ragazzino dai capelli scuri.
Improvvisamente si ricordò di lui e, proprio in quel momento, la porta della Sala Grande si spalancò e la Professoressa Mc Granitt entrò con passo spedito, seguita da decine di scalpiccianti ragazzini che indossavano la nera divisa di Hogwarts.
Gli occhi di Narcissa saettarono tra di loro per vedere se egli c’era davvero. Vide Sirius, tra i primi ad avanzare, con aria spavalda e l’espressione sul viso di trionfo represso, accanto a lui camminava, altrettanto spavaldo, un ragazzino minuto dai capelli scuri.
Scorse una testa di capelli rossi tra tutte le altre: la ragazzina del binario nove e trequarti.
E infine lo vide, finalmente.
Spiccava come una macchia d’inchiostro nero sulla pagina di un libro.
Scuro in mezzo a tutti gli altri altrettanto scuri, eppure, invece di confondersi, esulava da tutti, come se persino il nero della sua divisa fosse di un nero diverso da ogni altro.
Narcissa non lo perse di vista, osservandolo con interesse.
In quale Casa sarebbe stato smistato? Con un certo stupore si rese conto che non sembrava appartenere ad alcuna delle quattro casate.
Impossibile che fosse un Grifondoro, era certa che non potesse esserlo. Nemmeno un Tassorosso pareva, forse un Corvonero? No, non aveva un’aria così sofisticata.
Eppure sembrava improbabile che fosse un Serpeverde.
Era mai accaduto che uno smistamento fallisse?
Narcissa si accorse di essere tesa, mentre aspettava il verdetto.
Dovette aspettare parecchio, perché lui fu smistato tra gli ultimi.
Sirius invece fu uno dei primi e, dopo qualche secondo, venne smistato tra i Grifondoro. Come avrebbe reagito Walburga? Era un’onta incredibile per un Black e Narcissa provò un certo piacere all’idea della furia di sua zia, specie ricordando quanto fosse stata sprezzante con Andromeda, quando era finita tra i Corvonero.
Lo smistamento più veloce fu quello della ragazzina dai capelli rossi.
Non appena il Cappello ebbe sfiorato la sua testa, strillò forte e molto deciso ‘Grifondoro!’, come se sfidasse chiunque a contraddirlo.
Uno ad uno tutti vennero smistati, finché non rimase che una mezza dozzina di ragazzi.
- Snape, Severus!- lesse la Professoressa Mac Granitt, con voce chiara, e lui si fece avanti.
Narcissa si tese, concentrandosi.
Non capiva perché, ma poteva avvertire la tensione del suo magro protetto arrivare fino a lei.
Il Cappello Parlane ci mise molto a decidersi e lei ebbe paura che, in effetti, lui non sarebbe stato smistato da nessuna parte.
Alla fine il Cappello si decise: ‘Serpeverde!’ declamò e il ragazzino si tolse con calma e apparente indifferenza il Cappello, porgendolo alla Professoressa, e si diresse verso il tavolo dei Serpeverde, seguito dagli sguardi sprezzanti e derisori di molti studenti.
Oggetto designato degli scherzi altrui. Sembrava che il suo destino fosse chiaro ed ineluttabile.
Una vittima.
Eppure poteva definirsi debole quello sguardo nero e insondabile? Poteva essere fragile quel corpo magro e nervoso? Appartenevano a una persona inerme quelle labbra sottili e decise?
L’istinto di Narcissa le sussurrava 'no', nella sua mente.
Anche molti Serpeverde non sembravano entusiasti di averlo nelle loro fila, ma lui avanzò calmo, con un’andatura guardinga e cauta che lo faceva sembrare un ragno che si muove sui sottili filamenti della sua tela.
Perché il destino di quello sconosciuto le stava così a cuore? Lei, che non si interessava mai granché del suo prossimo e che riservava solo a pochi eletti le proprie attenzioni ed il proprio affetto?
Narcissa non seppe darsi una spiegazione, lì per lì, ma, quando vide lo sguardo di Severus strisciare lentamente tra le panche dei Serpeverde, alla ricerca di un angolino dove infilarsi, il suo corpo di mosse da solo.
Si scostò e creò una nicchia per lui.
Fu come se un meccanismo andasse finalmente al proprio posto e lei poté quasi udire il ‘clic’ di un ingranaggio che ruotava nella giusta direzione.
Severus colse il movimento, ebbe un breve lampo di riconoscimento e comprensione, e si sedette di fianco a lei.


Le prime due settimane volarono via veloci, e presto i ritmi di Hogwarts presero il sopravvento sugli studenti.
Narcissa non ebbe tempo di vedere né Lucius né Severus.
Il primo, nonostante avesse molto tempo libero grazie agli orari dell’ultimo anno, sembrava sparire letteralmente dalla Scuola.
Il secondo era impegnato a sopravvivere.
Come era stato chiaro fin dall’inizio, Severus era diventato presto l’oggetto delle prepotenze dei compagni di Scuola. Ma era accaduto anche qualcosa che era stato molto meno chiaro, per tutti tranne che per Narcissa, la quale l’aveva istintivamente afferrato da subito.
Era venuto fuori, infatti, che Severus non era né debole né inerme e che, chiunque avesse cercato di prendere il sopravvento su di lui, l’aveva pagata cara.
Eppure non vi erano mai testimoni di ciò che accadeva in quei momenti e il giovane Snape non aveva mai fatto una sola ora di punizione.
Sembrava nato per farla franca.
Dopo soli quindici giorni era sulla bocca di tutti, perché non c’era materia nella quale non eccellesse e sembrava che le sue conoscenze, anche in incantesimi poco consoni alla sua età, fossero inesauribili.
Nonostante non avesse legato con nessuno, era molto più benvoluto tra i Serpeverde ora, in quanto faceva guadagnare punti su punti alla propria Casa.
Alla fine della terza settimana, Severus ebbe il primo scontro con Sirius.
Erano a lezione di Pozioni e, alla domanda del Professor Slughorn su dove fosse consuetudine trovare l’Olio d’Issopo, il cugino di Cissy aveva ghignato ‘Sulla testa di Snape, Professore?’ provocando le convulsioni dal gran ridere al suo amico James e ad un altro ragazzino, grasso e nervoso, dei Grifondoro.
Quel ragazzino era finito in infermeria meno di un’ora dopo e si narrava che lo scontro che ne era seguito, tra Sirius, James e Severus fosse stato epico.
Quest’ultimo aveva avuto la peggio, ovviamente, e aveva evitato di finire ancora peggio solo grazie all’intervento di un altro studente del primo anno dei Grifondoro.
Per quella volta avevano scampato tutti la punizione. Quello fu solo il primo degli infiniti scontri futuri e questo si che fu subito chiaro a tutti, specie ai tre protagonisti.

 

Narcissa non ebbe molto tempo per sé in quei giorni, in quanto Bebhinn la tallonava ogni volta che poteva. Non le dispiaceva la compagnia di quella ragazza, ma Cissy avrebbe voluto un’opportunità per trovarsi sola con Lucius, prima o poi.
Ma lui, anche le poche volte che si incrociavano, sembrava notarla a malapena e lei doveva reprimere a stento l’istinto di chiamarlo, anche con una futile scusa, per potergli parlare.
Il tutto avveniva sotto gli occhi scuri e acuti di Bebhinn, che non si perdeva una mossa della sua bionda amica.
Infine, un sabato mattina, Narcissa si trovò sola soletta fuori in giardino, con il primo vento freddo di ottobre che le pungeva il bel volto pallido.
Beb non amava il freddo e Cissy ne aveva approfittato per sgattaiolare fuori, in cerca di un poco di solitudine.
Si sedette in un angolino nascosto e lasciò vagare i propri pensieri.
Improvvisamente una mano le nascose la visuale, posandosi leggermente sui suoi occhi.
- Beb…- sospirò Narcissa, rassegnata e infastidita insieme.
- Se non sapessi che Beb è il nome di quella tizia che ti sta sempre appiccicata, potrei anche farti una scenata di gelosia…- le disse una voce fredda che le fece balzare il cuore in gola.
Cissy si liberò il viso dalla mano e si alzò, voltandosi, troppo emozionata per preoccuparsi di sembrare indifferente.
- Lucius!- esclamò, con il volto arrossato e l’emozione che le faceva brillare gli occhi.
Lui strinse la labbra, osservando il giovane viso di lei che lasciava trasparire, per la prima volta, tutti i sentimenti che si celavano nel suo cuore.
Una miriade di pensieri attraversarono la mente calcolatrice di Lucius, alla velocità della luce.
Eccola là.

Era piccola, ancora troppo piccola. Ma era bella ed era sua.
Non era ancora il momento, però. C’erano cose ben più urgenti e più importanti prima ma, lui lo sapeva, lei lo avrebbe aspettato. Sempre.
Non aveva alcun dubbio in proposito Lucius Malfoy. Così come non aveva mai dubbi su nulla.
Si era scordato di lei, in quella lunga estate in cui aveva intrapreso la strada della gloria alla quale anelava e, quando l’aveva rivista, aveva capito che, a dispetto della differenza di età, non c’era nessun’altra che lo interessasse allo stesso modo.
Narcissa lo interessava ma, ora ne aveva la conferma, era già sua e quindi poteva anche permettersi di aspettare e lasciarla crescere.
Aveva altro di cui occuparsi.
- Bene, bene! – esclamò, ironico – A quanto pare, durante l’estate, ti sei addomesticata e sei divenuta docile come un cucciolo di Unicorno!-
La gioia sul volto della ragazza evaporò in un istante e Lucius provò qualcosa di simile al rimorso.
- Scusa se non mi fermo.- le disse, ancora più freddo di quello che avrebbe voluto – Ma ho cose più importanti da fare!- e, dopo aver allungato la mano, le catturò una ciocca dei suoi capelli biondi mossi dal vento.
Gli piacevano quei capelli. Gli piaceva sentirli tra le sue dita.
Li trattenne un istante e poi glieli tirò, non giocosamente, come aveva fatto il primo giorno di scuola, ma quasi con rabbia.
Lei lanciò un piccolo urlo indignato e lui le voltò le spalle e se ne andò.
Si allontanò, per l’ennesima volta. Così come avrebbe fatto ancora tante e tante volte, lasciandola dietro di sé, ad aspettare, sola.

FINE VENTUNESIMO CAPITOLO

  
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