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Autore: Cloud394    01/02/2016    2 recensioni
New Orleans, Louisiana negli Stati Uniti D'America nel 1900 significava solo una cosa: segregazione Razziale.
Una storia forse comune dal solito. Amy Walker nel 1951 è una giovane donna bianca benestante.
La sua è la famiglia perfetta,nessun contatto con persone di colore,persone allora giudicate "impure" o "indegne". Tranne per la loro domestica:una donna dalla pelle nera.
"Ma la vera persona che per me è stata sempre come una madre è Domilda. Vive con noi da due anni prima che io nascessi. Fino ai miei 7 anni l'ho chiamata "mamma" "
Amy grazie alle sue cure e attenzioni,si è avvicinata molto alla sua cultura fino ad adorare la musica Jazz da quando è solo una bambina. Cosa dovesse succedere se dovesse avvicinarsi fisicamente al mondo degli afroamericani? O Se addirittura se ne innamorasse di uno?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario, Storico
Capitoli:
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Chessboard


Chapter Two

È la sedicesima volta in un mese che mi reco in questo locale. Mr. Hellington mi accompagna sempre. Gracie ,invece, viene solo il sabato. Anche se Mr. Hellington viene sempre con me, non è molto d'accordo a frequentare questo locale quasi tutti i giorni. Ha paura che ci scoprano e cosa dovesse succedere e fare se ci dovessero scoprire. A me non importa,quel sassofonista mi ha stregato. Ogni volta non riesco a staccargli gli occhi di dosso.

-Vorrei poterlo conoscere- confido a Mr. Hellington ,riferendomi a Doris Jawes, il sassofonista.

-se mi fingessi una giornalista?- gli chiedo

-Miss Walker, no. I giornalisti sono solo bianchi e non intervistano i neri. Soprattutto se musicisti Jazz.- mi risponde,facendo crollare il mio castello di pensieri.

Mr Hellington è parecchio infastidito mentre mi accompagna a casa. Domani non gli chiederò più di accompagnarmi. D'ora in poi andrò da sola.

 

Appena apro la porta Domilda è ancora qui. Sta terminando le pulizie in salotto mentre rincaso.

-Già tutti a dormire?- le chiedo

-Si miss walker,lei non faccia più tanto tardi! Ha idea di che ora è?- mi rimprovera irritata.

Le sorrido dolcemente in risposta. -mi chiamo Amy. Domilda rasserenati. Mr Hellington mi ha riaccompagnata- le rispondo sfilando il cappotto. Domilda si illumina,prendendomelo.

-Allora è giunto il momento del fidanzamento?- mi domanda con gli occhi che le brillano.

Storco il naso contrariata -No,Domilda. Perché credete tutti che sia il mio fidanzato?- le chiedo infastidita.

-Miss Amy ,perdonate. Forse lo crediamo tutti perché uscite quasi ogni sera insieme da un mese..- afferma lei.

-Vieni in camera e ti spiego meglio.-

 

Velocemente saliamo nella mia camera,chiudo la porta alle nostre spalle.

-Mr Hellingon mi porta nei locali per ascoltare musica Jazz.-

Domilda mi guarda confusa. -Ma Miss Amy, nei locali non si fa musica Jazz.-

-Forse perché non andiamo nei locali visitati dai bianchi..- affermo mordendomi il labbro.

Domilda fa un sussulto – Miss Amy,lei non può! Non è adatto al suo modo di vivere,al suo stile. Ne va del suo futuro. Per non parlare di quanto sia pericoloso. Mis Amy,la gente lì è malvagia..se Mrs Walker lo sapesse..- afferma lei disperata

-Domilda io lo faccio. Non intendo tirarmi indietro. Questo è il mio stile,lo adoro! Non perché ho la pelle bianca e devo ascoltare solo Chopin,Bach o Vivaldi. Come puoi dirmi tu questo? Mi hai fatto amare tu il Jazz. Tu mi hai educata ad apprezzare le diversità.- la rimprovero furiosa. Domilda abbassa la testa -Mi perdoni,è solo che io voglio proteggerla. Non si tratta di diversità ma di gentaglia..e sua madre..-

-Lì la gente vuole solo divertirsi..li ho visti. Mia madre lo sapesse pure. Sarebbe anche ora che mi cacciasse da questa casa. - affermo furiosa. Domilda ha gli occhi lucidi. Le leggo dentro la preoccupazione. Le chiedo scusa e la stringo tra le mie braccia.

 

Il mattino dopo le lezioni finiscono velocemente. Mr Hellington non è venuto,Gracie invece è andata via prima.

Questa volta sono da sola a prendere l'autobus del ritorno. Il pullman è pieno di persone di colore. Accade la stessa scena del mese scorso. Mi infilo nei posti nel retro del pullman. I posti sono tutti occupati da dei bianchi,tranne i due posti nascosti. Mi aggrappo ad un palo del retro affianco ai posti occupati da due neri. Sono un ragazzo e una ragazza. I due ragazzi si abbracciano ed effusioni. Sono molto intimi, li osservo. Sono forse un po' invidiosa,forse perché vorrei tanto che qualcuno mi guardasse con amore e con rispetto.

 

Li osservo meglio,il ragazzo lo conosco. È Doris Jawes.

Il ragazzo alza lo sguardo e punta gli occhi su di me. Di risposta abbasso lo sguardo mentre le guance mi si tingono di rosso e il cuore incomincia a battermi all'impazzata.

-Ehi tu,non far finta di non avermi notato.- urla lui fissandomi.

Deglutisco e mi giro dall'altra parte.

-Smettila di ignorarmi. Guardami se ne hai il coraggio.- afferma lui disprezzante.

Stringo i pugni e lo fisso dritto negli occhi. -Dici a me?-

Lui incrocia lo sguardo con il mio e sembra che faccia un sussulto. Mi scruta,con difficoltà cerco di tenergli testa con lo sguardo. Più lo osservo, più mi sembra bello e affascinante. Mi verrebbe voglia di accarezzargli i riccioli disordinati,il viso, gli occhi neri profondi. Mi mordicchio le labbra osservando le sue.

Durante il viaggio non scambiamo più una parola. Lui scende accompagnato da quella ragazza. Non prendo il suo posto e durante il traggitto mi rimane impressa la sua immagine .

 

La sera esco da sola. Sono le 22:00 circa quando mi nascondo in un vicolo per coprirmi. Prendo un autobus che mi lascia nei dintorni del locale.

"black milk" ripeto in testa. Dopo un po' di tempo riesco a trovarlo,entro nascondendomi le ciocche bionde libere nel fazzoletto. Trovo posto sotto il palco e assisto alla sua esibizione. È straordinario,mi sembra di volare in alto mentre le note di blue train mi trasportano in un mondo parallelo,se non addirittura il paradiso.

 

La serata finisce,nonostante ci provi nemmeno questa volta riesco a conoscerlo. Pazienza Amy,sarà per domani. Sono le 2 di notte quando inizio ad incamminarmi. Di questo passo arriverò a casa per le sei di mattina.

Giro tre o due volte in una stessa parte. Mi sono persa. Mi balena l'idea di prendere delle stradine,magari troverò qualche scorciatoia. Avverto due ombre seguirmi, ignoro l'impressione di essere osservata e continuo. Dopo qualche passo le due ombre balzano fuori. Mi bloccano e mi sbattono contro il muro. Mi dimeno e urlo mentre uno dei due mi immobilizza ,mentre l'altro tenta di spogliarmi. Mi picchiano alla testa per farmi stare ferma, ma non mi dò per vinta,sono troppo debole per loro.

Nonostante tutto, cerco di strattonarli via, ma loro velocemente mi hanno già lacerato dei miei vestiti inferiori .

 

-Ehi!- urla una voce -Cosa fate? Andate via!- continua una voce maschile mentre li tira via.

Sento un dolore lancinante all'inguine,l'uomo mi ha strappato via la biancheria. Per fortuna non mi hanno privato della verginità, ma le botte sono lancinanti. Tremo riaggomitolandomi su me stessa cercando di coprirmi. Un uomo si avvicina a me.

-stai bene?- si accovaccia affianco a me,ha la stessa voce dell'uomo che ha urlato prima. Non rispondo sono troppo sotto shock,sono troppo impaurita.

 

-Casa mia è qui vicino, ti faccio bere qualcosa di caldo e ti dò dei vestiti nuovi. - Lui mi solleva con facilità. Non riesco a sottrarmi a dimenarmi,è come se fossi pietrificata. Tremo mentre sento la testa sempre più pesante e cado nel sonno.

 

Mi sveglio. Sono sotto a delle coperte. Sono al caldo. Apro gli occhi questa non è la mia stanza.le tende sono aperte,riesco a vedere il buio della notte,sul comodino c'è una candela accesa, il resto della stanza buio.

Dove mi trovo? Qui è tutto vecchio e sudicio, mi sollevo,noto i lividi sulla mia pelle bianca. Ho addosso una camicia un po' vecchia e sformata,dei pantaloni beige. Non sono miei. I miei vestiti sono sulla sedia. Sul comodino ci sono dei fazzoletti sporchi di terra per il viso scura, affianco degli occhiali da sole. Mi strofino con una mano la guancia,mi guardo i polpastrelli e sono bianchi immacolati. Chi mi ha cambiata? Dove mi trovo?

 

-Ti sei già svegliata?- Un uomo entra con una tazza in mano. Avvicina la sedia al mio letto e mi osserva curioso. Pelle nera,Riccioli sulla testa,occhi neri e grandi. Quest'uomo lo conosco, è Doris Jawes.

Divento rossa fuoco e inizio ad agitarmi. Ricomincio a tremare.

In che situazione mi sono cacciata?

Lui mi scruta avvicinandosi. -Bella trovata quella della terra sulla faccia,gli occhiali. Complimenti. Ma a me non freghi. Non sei tanto furba sai? Non è molto saggio abbassare gli occhiali mentre suono. Hai gli occhi così azzurri . Sono difficili da dimenticare,soprattutto se si vedono in quasi tutte le serate..-

Mi mordo il labbro e guardo verso il basso senza sapere cosa rispondere.

 

-Chi sei? Una della polizia? Una spia che vuole toglierci anche questo svago?- mi domanda infastidito.

Intimorita faccio no con la testa senza sollevare lo sguardo.

-Allora chi sei?-

 

Non rispondo,mi rannicchio senza guardarlo. Mille pensieri si sovraccaricano nella mia mente. Come esco da questa situazione?

 

-il gatto ti ha mangiato la lingua?- continua lui aspro.

 

Non riesco a non pensare a quello che mi hanno appena fatto,incomincio a piangere in silenzio. Ho paura, se volesse farmi lui la stessa cosa? Ho così terrore,voglio tornare a casa..forse Domilda aveva ragione io..

 

-rispondimi.- mi urla contro lui alzandomi il viso. Sono in lacrime,sono stanca,sconvolta. Le lacrime continuano a scendere,ho troppa paura per muovere anche sono un dito.

-Scusami..non volevo..- mi guarda dolcemente facendo sparire tutta la rabbia che gli si è disegnata sul volto. -Tieni prendi questa tazza- me la porge ancora fumante. Timorosamente la afferro e la stringo tra le mani. -Guarda che non c'è veleno.- dice lui sospirando. Mi ripeto che non c'è motivo di fare la diffidente,dopo tutto..mi ha salvato. Chiudo gli occhi e poso le labbra sulla tazza. Ne bevo un sorso, è té verde. È buonissimo,come lo prepara Domilda.

 

-va meglio? -mi chiede lui. Io annuisco guardandolo. Mi tranquillizzo e mi asciugo le lacrime.

-il tuo nome ti va di dirmelo?-

-Amy Walker-mormoro

-sei la ragazza che sale alla fermata di facoltà di medicina?-

-Si..-Affermo sorseggiando ancora il tè.

-Sei quella che mi ha fatto restare seduto questa mattina e che ha fatto sedere mio nonno vero?-

Annuisco -Quella era la tua fidanzata?- domando fissandolo,aspettandomi una sua risposta. Lui ridacchia, è così bello quando lo fa. Mi sciolgo al suo sorriso. -Una delle tante groupies. Allora la lingua ce l'hai. Quello era il tuo fidanzato?- mi chiede alzando un sopracciglio.

-Non credo ti possa interessare.-

-Se te l'ho domandato evidentemente sì- mi risponde lui

-no.-

-Adesso ti va di dirmi cosa vieni a fare al black milk?-

-Mi piace come suoni- sento arrossire il viso -Ogni volta che lo fai mi sembra di esser trasportata in paradiso. È una sensazione meravigliosa- affermo trasognante.

 

Mi fissa e inizia a ridere. Mi sento in imbarazzo.

-Vorrei tornare a casa.- Incrocio le braccia mettendo il broncio.

-Va bene principessa, vestiti e vai a piedi.- Si alza

-Mi perdo poi è tardissimo..potresti accompagnarmi?- gli chiedo implorandolo.

 

-E vedere una bianca con un nero sulla stessa macchina? -

 

Alzo le spalle. -Non mi interessa.-

Sorride -tutto per scroccare un passaggio..-

-Non so guidare, i pullman alle quattro del mattino non passano e..-

 

Mi zittisce stringendomi le guance. -Oddio che ho fatto. Ho acceso una radio- ride. Divento rossa e mi allontano.- Puoi uscire che mi devo cambiare?- Lo guardo severamente. Lui ridendo si alza e chiude la porta.

Mi cambio velocemente,prendo tutte le mie cose ed esco dalla mia camera . Mi copro i capelli con il fazzoletto e indosso gli occhiali da sole.

 

Mi guarda accennando un sorriso, indossa la giacca e scendiamo. La sua macchina è molto piccola,un po' rotta. Invita a sedermi. La macchina è malandata all'interno. La pelle dei sedili è molto vecchia e graffiata.

Si siede al posto del guidatore e mette in moto. Gli indico la strada,arrivati alla contrada delle ville si ferma di scatto.

 

-Dove mi stai mandando? Qui abitano i ricconi bianchi. Non posso entrare.- urla indicando il cartello.

 

-è che io abito qui..- vedo i suoi occhi spalancati scrutarmi come se fossi un alieno.

-forse è meglio se continuo a piedi, grazie mille. Buonanotte- esco dalla macchina e mi incammino verso casa. Dopo qualche villa entro in casa mia. Domilda è ancora qui,la guardo. È seduta sul divano con il telefono sulle gambe.

-Domilda..-la scrollo appena e lei di colpo si sveglia con un sussulto.

-Amy..- mi stringe a lei in lacrime. La cullo e la tranquillizzo. Le consiglio di tornare a casa,lei silenziosa fa come le cosiglio,senza fare domande.

 

Mi chiudo in camera,mi cambio e mi rifugio sotto le coperte. Ripenso a cosa è successo oggi. Non so se essere felice o triste. So solo che sono stanca e che voglio solo riposare.

 

***

 

-Sei impazzita? Sei andata da sola? Ma cosa diamine ti è saltato in mente?- mi sgrida Gracie. Mr Hellington ascolta in silenzio.

-è stata una bellissima serata Doris Jawes ha suonato blue train..meraviglioso!-

-non è questo il punto Amy! Sei andata da sola..avrebbero potuto farti del male- continua Gracie mentre aspettiamo l'autobus.

La giornata è passata velocemente . -Avresti potuto avvisarmi..- mi dice Mr Hellington.

-Scusami ,però ..non avresti voluto,noto sempre quando alzi le sopracciglia per qualcosa che non ti va di fare. Ho preferito non recare disturbo a nessuno.- Gli rispondo sistemando la tracolla sulla spalla.

 

-Ma miss Walker..-

L'autobus arriva,sempre la stessa situazione. I neri si alzano e fanno a cambio con i neri. Facciamo posto verso il retro. Lo vedo,è appoggiato al palo. Cerca qualcuno con lo sguardo. Mi faccio avanti timorosamente insieme agli altri. Poi punta lo sguardo su di me. Si avvicina a passo svelto e mi guarda dall'alto.

 

-Amy, Siamo sempre più belle – ride Doris Jawes, prendendomi un ricciolo biondo sffuggito dalla treccia.

Avvampo,mentre i miei due amici ci fissano increduli.

___spazio autrice__
Vi ringrazio per aver letto questo capitolo. Chiedo scusa per il ritardo.
Spero che questo capitolo vi piaccia!
A presto, Cloud394

  
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