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Autore: Fanny Jumping Sparrow    19/03/2009    2 recensioni
In revisione
Ho provato ad immaginare cosa sia potuto succedere ai personaggi nell'intervallo tra il secondo e il terzo capitolo della saga.
 ...La Perla Nera, la nave conosciuta con terrore fino a qualche anno prima in tutti i Caraibi, si era lentamente inabissata. A nulla erano valsi i tentativi della sua ciurma, forse l’unica ad aver avuto il coraggio e la lucidità di sfidare il kraken delle maree...
– Ma se dovrete sfidare le infestate e arcane coste dei confini della terra, allora vi occorrerà un capitano, uno che conosca bene quelle acque...
- Seguendo le indicazioni delle carte nautiche – rispose semplicemente Barbossa dando nuova speranza ai marinai.
Non tutti però. Will, in particolare, aveva il sentore che si trattasse di un nuovo viaggio pericoloso che non escludeva la possibilità di un fallimento e non si sentiva del tutto pronto a rischiare la vita per un uomo che in fondo lo aveva soltanto ingannato ed era perfino riuscito a derubarlo dell’unico tesoro che aveva: l’amore di Elizabeth...
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elizabeth Swann, Hector Barbossa, Joshamee Gibbs, Tia Dalma, Will Turner
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Mi dispiace per aver fatto trascorrere tanto tempo ma sono stata molto impegnata, ora però conto di aggiornare più spesso (promessa da pirata!) Ringrazio stellysisley che forse è l'unica ad avere la pazienza di leggere questa mia fanfic (forse un pò lunga) e quanti altri sono solo lettori.
Una piccola nota: il titolo si riferisce soprattutto allo stato d'animo dei protagonisti, ho provato a dare spazio un pò a tutti, questa volta. 

Buona lettura!


Capitolo 6: L'uragano

La settimana seguente la Tempete navigava già nelle agitate acque dell'Oceano Atlantico, in direzione sud est. Il cielo era nuvoloso e il vento carico di acqua che ben presto si riversò con grande forza. Tuoni e lampi squarciavano il cielo e facevano vibrare l'imbarcazione.
Elizabeth e Tia Dalma erano le uniche due persone ad essere rimaste sotto coperta perché il capitano aveva richiesto l'aiuto di tutto l'equipaggio per manovrare la nave sbattuta dalla burrasca. Non erano sole, però.
Barbossa aveva in realtà preferito godersi l'ospitalità del comandante e così aveva pensato bene di farsi cullare dalle onde che facevano sobbalzare il veliero standosene a sonnecchiare sulla branda di una cabina vuota, in compagnia della scimmietta che, invece, era piuttosto agitata dalla tempesta e saltellava per tutta la stanza in cerca di qualcosa da rubare, come era stata educata a fare molti anni prima. Un bel momento il bucaniere si stufò e la rimproverò di smetterla per poi pentirsi, e allora uscì dall'alloggio. Nei corridoi incontrò la bruna veggente che si allontanava dalla cabina del capitano.
- Allora? - domandò, fermandola prima che potesse dileguarsi.
- È a posto – rispose quella infastidita, voltandogli le spalle.
- Solo perché ti fa la corte? - la schernì l'uomo poggiandole una mano sulla schiena.
- Non farmi domande se poi non dai credito alle mie risposte!E comunque, la prossima volta, evita di prendere iniziative – gli consigliò puntandogli l'indice contro. - È di animo buono, ma anche molto orgoglioso – concluse rientrando nella cabina e sbattendo la porta; Barbossa salì sul ponte sbuffando.
Elizabeth aveva udito la breve conversazione fra i due dalla sua stanza. Quella Tia Dalma la incuriosiva molto: più di una volta le era parso che sapesse sondare il suo animo e poi sembrava che esercitasse un fascino oscuro sugli uomini, li attraeva e respingeva con un solo sguardo, riuscendo sempre a farsi rispettare. Ma quando stava sola a guardare il mare sembrava triste; teneva spesso in mano un ciondolo: forse aveva perduto qualcuno che amava...Le sarebbe piaciuto parlarle, magari confidarsi con lei, ma ogni volta che ci aveva provato la donna si era ritratta e alla fine aveva rinunciato ad altri approcci.
Anche Tia Dalma soffriva: lei era la dea del mare, in altri tempi avrebbe potuto decidere a suo piacimento come far muovere quelle onde, se travolgere quella nave o condurla in un porto sicuro, quale prezzo chiedere ai naviganti per la vita. Ora tutto questo era in mano di Davy Jones: lui forse la aveva ingannata, promettendogli il suo cuore per conquistarne i poteri, non la aveva cercata più, e ora si divertiva a fare il signore degli oceani, giudice severo delle anime dei marinai. Perduta la sua umana forma, lui era divenuto più potente, lei, al contrario, aveva dovuto mascherarsi da veggente, nascondersi in una palude che per molti anni era stata meta di naviganti, stanchi o in cerca di risposte, che la consideravano solo una donna attraente, con conoscenze grandi e misteriose, nulla più. Per questo non tutti erano sopravvissuti dopo averla incontrata, ma qualcuno era anche tornato più di una volta e aveva goduto dei suoi favori. Se avevano limitato le sue capacità di cambiare forma e governare le acque, non avevano potuto privarla del suo speciale rapporto con il mare. Riusciva a percepire quello che vi accadeva e così, dopo una visione, aveva deciso quella notte di mettersi in viaggio per andare a recuperare il corpo di quel pirata che era morto in una grotta senza lasciare a nessuno quell'importante oggetto da cui dipendeva la sua possibilità di riscatto da quella vita mortale che le andava stretta da troppo tempo.
Sopra coperta la pioggia sferzante rendeva ogni movimento più faticoso: le corde sfuggivano dalle mani ancor prima di essere sistemate a dovere e il legno del ponte era così scivoloso da far cadere più volte i marinai che non riuscivano a stare in piedi e spostarsi eseguendo gli ordini del capitano. Le vele stavano per squarciarsi e continue onde si riversavano all'interno dell'imbarcazione.
- È ovvio che una qualche forza si oppone al nostro viaggio! - esclamò Ragetti.
- Sì, è il vento! - ribatté Pintel, molto più concreto del compare che negli ultimi tempi lo voleva convincere a credere nel soprannaturale.
- Ci sta tirando indietro!Dovremo rinunciare! - gridò Gibbs, ma il capitano sembrava molto più sicuro di sé questa volta: - È solo una tempesta, uomini!E a breve scesserà!
- Non credo, signore! - si fece avanti nuovamente il marinaio – Si sta formando un uragano!
- Un altro! - si lamentarono in coro Marty e il pappagallo di Cotton, già reduci da una violenta burrasca che aveva colpito la Perla pochi mesi prima.
- Sottocoperta!Sottocoperta! - gracchiava ancora il pappagallo andandosi a nascondere con l'aiuto del suo padrone.
La nave rollava paurosamente e il velame si stava sciogliendo dai pennoni.
- Io vado a chiamarlo! - affermò Will non appena un'asta cadde in mare staccandosi da uno degli alberi e mancando per poco degli uomini.
- Dove credi di andare mozzo! - urlò Dumont accorgendosi che il ragazzo stava allontanandosi – Mi servi qui!Bloccate tutti i boccaporti! - Turner fece finta di non sentirlo e inaspettatamente Barbossa comparve, non intromettendosi nella gestione della situazione ma apprestandosi ad aiutare come un semplice marinaio. Con sorpresa di Will e degli altri che,notando che il pirata aveva lasciato il suo cappello, credettero che avesse infine accettato la sua condizione di sottoposto a bordo.
Elizabeth era rimasta nella sua cabina, seduta sul letto con le ginocchia al petto e la schiena appoggiata al cuscino contro il muro: era la prima volta che si trovava nel mezzo di un temporale in mare aperto e provava una certa inquietudine; tuttavia si convinse di dover superare anche quella paura e allora, barcollando a causa del continuo beccheggiamento della nave, uscì, decisa a salire sopra coperta. Ma quando raggiunse il primo boccaporto lo trovò chiuso, e così anche gli altri. Sentiva le urla degli uomini francesi non riuscendo a capire le parole anche a causa dei tuoni. A quel punto Tia Dalma si affacciò dalla cabina in cui alloggiava mandandole uno sguardo indecifrabile, la intravide appena data la fioca luce prodotta dalle poche lampade a olio attaccate con ganci al soffitto. Senza parlare rientrò e richiuse la porta senza far rumore, quasi fosse una visione.
Sfiduciata la ragazza si sedette sui gradini della scaletta in attesa che tutto finisse. Il temporale si protrasse ancora un paio d'ore e i suoni provenienti dall'esterno erano sempre gli stessi: rombi, onde che si infrangevano, ordini gridati in francese, pioggia battente; poi il silenzio. Temette il peggio, cominciò a battere i pugni sul boccaporto perché qualcuno la sentisse e dietro di lei giunse di nuovo la misteriosa veggente. Finalmente voci allegre, canti, calpestio; un marinaio aprì bruscamente il boccaporto e senza neanche degnare d'attenzione le due donne scese in gran fretta.
- Nous avons gagnè, mes amis! - dichiarava contento il comandante mentre tutti i suoi marinai improvvisavano balli e canzoni.
Una volta sul ponte Elizabeth cercò il volto del fidanzato: lo stavano trascinando in buffe danze di ringraziamento per lo scampato pericolo, invogliandolo anche a bere un po' del vino che il capitano aveva offerto a tutti, ma si voltò nella sua direzione come se la avesse sentita e, restando fermo per qualche secondo, rispose al suo sorriso, anche se per poco.
Tia Dalma andò incontro a Dumont: - Complimenti, capitano!Siete riuscito a salvarci in modo ammirevole! - si congratulò stringendogli le mani.
- Voi madame, siete il mio portafortuna! - ricambiò quello, lusingato dalle parole di adulazione della donna. Barbossa invece la guardò con sospetto e allora quella tirò a sé il francese continuando a parlargli da un'altra parte. Il pirata quindi strappò di mano una bottiglia di liquore ad una marinaio e andò a scolarsela passeggiando dal lato opposto ai due.
Quando rimase da solo, Elizabeth si avvicinò a Will: - Dovresti cambiarti o prenderai un raffreddore – gli suggerì amorevolmente fissandolo negli occhi. - E inoltre sarai stanco, puoi dormire nella mia cabina, se vuoi – aggiunse.
- Ormai ci sono abituato...a restare con abiti bagnati, intendo – replicò lui con un po' di imbarazzo, a malincuore, fingendo di non aver sentito il sincero affetto con cui la ragazza aveva pronunciato quelle parole. - Non fa freddo – concluse.
- Lo sai, il capitano Dumont mi ha invitata a cena, insieme a Tia Dalma e Barbossa – lo informò lei non appena il ragazzo distolse lo sguardo. - È un uomo molto cortese – affermò cercando di sbloccarlo.
- Non farlo attendere, allora, o potrebbe offendersi – fu la sua risposta.
- E tu resti qui? - incalzò la ragazza poggiandogli una mano sulla spalla.
- Mi sono offerto per il turno di notte – dichiarò con fermezza Will.
- Buonanotte, allora! - disse allontanandosi innervosita la fanciulla. Non capiva perché si comportasse in quel modo, sembrava quasi fossero tornati indietro, doveva aspettarsi che da un momento all'altro avrebbe ricominciato a chiamarla Miss Swann, come in passato. Ma quello che non sopportava era non sapere il motivo del suo allontanamento. Di chi era la colpa? Aveva visto qualcosa?
Will in cuor suo provava un grande sconvolgimento. Starle vicino ogni volta ricreava dentro di sé un vortice di emozioni, come un uragano: era felice e allo stesso tempo adirato perché si sentiva preso in giro, voleva allontanarla perché fosse libera di vivere anche senza di lui, ma desiderava anche stringerla tra le sue braccia. Chi amava davvero?Jack Sparrow contava qualcosa per lei?Sarebbero bastate queste due semplici domande per placare il suo tormento ma non aveva ancora trovato il coraggio di farle e si sentiva come un pezzo di legno trascinato senza meta dalle onde dell'oceano in tempesta.
Un'altra settimana si trascinò lentamente. Anche Barbossa aveva i suoi grattacapi: non era certo entusiasta di stare agli ordini di quel capitano che non era neanche un pirata!Pensava e ripensava alla Perla Nera, a come la avrebbe facilmente riconquistata, alle future rotte che avrebbe intrapreso...C'erano ancora tanti posti che voleva vedere, tanti tesori ancora da scoprire e depredare...Ma erano giunti a metà del viaggio e se voleva affrettare il giorno della raggiunta libertà doveva ancora tenere a freno la sua indole di trasgressore e fare buon viso a cattivo gioco. Solo che il gioco era retto da lei e non era affatto sicuro che lo avrebbe fatto vincere. Oltretutto lo irritava il modo in cui negli ultimi giorni si era avvicinata a quell'uomo e la sua totale mancanza di impegno per facilitare quella traversata...
Mentre pensava a ciò gli si avvicinò Elizabeth: - C'è un limite di tempo per salvare Jack Sparrow dallo scrigno? - chiese dopo un'iniziale esitazione a rivolgergli la parola.
- No, non credo – rispose mentre la scimmietta gli salì sulla spalla destra rosicchiando della frutta secca che aveva probabilmente rubato. - Ma il tempo corre contro di noi – riprese il pirata dopo aver accarezzato l'animale – Avete visto,no?Come ci danno la caccia?
- Che cosa farete per batterli...voi pirati nobili? - domandò ancora la ragazza.
- Questo non posso dirlo. Prima dobbiamo riunirci. E dobbiamo essere tutti – specificò al che la sua interlocutrice si rabbuiò e trascinando i passi si allontanò da lui.
Due sere dopo Will passeggiava insonne sul ponte: era una notte senza luna ma le lanterne accese garantivano un minimo di visibilità, almeno per spostarsi. Il fruscio del vento portò fino alle sue orecchie un mormorio indistinto che sembrava provenire da poppa. Alcune candele si erano consumate e quella parte della nave era più buia. Con circospezione si avvicinò tenendo la mano destra saldamente attaccata al pugnale e quella sinistra pronta ad impugnare la pistola, fece un rapido salto e fu subito alle spalle di quelle ombre che gridarono impaurite:
- Ah, siete voi – affermò non appena li riconobbe.
- Abbassa quel coltello! - gli urlò Pintel mentre Ragetti ancora scosso lo abbracciava.
- Vi ha mandati Barbossa per controllarmi? - li interrogò sedendosi su un barile e riponendo le armi.
- No, ci ha mandati Dumont per aiutarti – lo informò Marty.
- Possibile che tu veda complotti ovunque, ragazzo? - lo ammonì Gibbs.
- Me lo avete detto voi, no?Fra i pirati le alleanze si sfasciano facilmente – rispose Turner.
- Sì, ma non essere tu il primo a farlo – ribatté il marinaio.
- Di che parlavate? - domandò allora il giovane, dopo che erano rimasti tutti muti.
- Ci stavamo intrattenendo con la storia di Barbanera – spiegò il pirata con l'occhio di legno.
- Avevamo appena iniziato – specificò Gibbs – Dove vai? - lo richiamò poi vedendo che si stava alzando come se avesse notato qualcosa di importante.
- Me lo racconterete un'altra volta, devo andare – si limitò a dire svanendo dalla loro vista. Senza farsi troppe domande gli uomini tornarono a chiacchierare.
Anche quella era stata una giornata piatta per Elizabeth, e così, anche se era ancora presto, dopo cena si era ritirata nella sua cabina, come sempre, e come le altre volte, stando da sola, era stata travolta dai sensi di colpa, dalle paure, dalla malinconia. Stava distesa a letto con gli occhi aperti quando la porta della sua stanza si aprì e si richiuse velocemente. Agguantò subito la spada che teneva vicino a sé e con uno scatto la puntò contro lo sconosciuto invasore:
- Dannazione Will!Mi hai fatto prendere uno spavento! - urlò senza riuscire a controllare i nervi a fior di pelle che le facevano mantenere il braccio ancora teso contro il ragazzo, il quale sussurrò un po' irritato: - Abbassa la voce – la giovane piantò di nuovo la sciabola nel pavimento e incrociò le braccia tremando.
- Posso restare? - chiese lui con un tono più sereno e a voce bassa.
- Certo – asserì la ragazza senza guardarlo e senza manifestare alcun sentimento. Lui si voltò appoggiando la guancia alla porta. - Solo che... - riprese lei avvicinandosi – Non avevi il turno di guardia? - domandò sembrandogli strana quella sua visita.
- Shh! - la zittì lui girandosi di colpo e poggiandole due dita gelide sulle labbra – Non voglio che ci sentano – bisbigliò accompagnando quelle parole ad un breve ma intenso sguardo che la avvolse dalla testa ai piedi. La fanciulla spalancò gli occhi: - Che hai intenzione di fare? - esclamò sempre più stranita.
Will avvertì lo smarrimento nella sua voce ma disse semplicemente: - Spiarli – attaccando nuovamente l'orecchio alla porta. Elizabeth si chiese in mente “Chi?” poi copiò il fidanzato e si fermò con lui ad origliare riconoscendo quelle voci.
- Si può sapere che ci trovi in quel francese? - a parlare era Barbossa.
- Lo faccio per te – rispondeva con tono sdolcinato Tia Dalma – Credi che saresti ancora a bordo, altrimenti? - aggiunse con un filo di scherno.
- Smettila! - alzò la voce l'uomo – E vedi di usare qualcos'altro, non solo il tuo bel corpo. Stiamo perdendo tempo!
- Io non appartengo a nessuno, tanto meno a voi! - ribatteva la donna.
- Ma sarai libera solo grazie a me!Ricordatelo!In ogni momento. Mi sto mettendo tutti contro per te! - concluse il pirata, poi si sentì sbattere una porta. Tia Dalma si dovette convincere: Barbossa aveva ragione, purtroppo, era prigioniera.
- Ti aiuterò – gli promise con amarezza da dentro la cabina.
- Bene! - asserì lui allontanandosi. Qualche scricchiolio sui gradini, poi tornò il silenzio.
- Hai sentito? - proferì Will alla fidanzata che era rimasta al suo fianco ad ascoltare insieme a lui – Quei due nascondono qualcosa. E visto che con me non vogliono parlare, andrò a chiedere a Gibbs: quello sa sempre tutto – e senza dire altro lasciò la ragazza da sola.
Una volta aperta la botola che permetteva di risalire sul ponte, Will si ritrovò circondato dai suoi compagni di viaggio che gli puntarono addosso le armi osservandolo con facce serie e minacciose. Li scrutò uno per uno non riuscendo a capacitarsi del motivo di quel gesto, quando Barbossa si fece avanti: - Vi stavo giusto aspettando, mastro Turner – disse porgendogli una mano per aiutarlo a salire. - Abbiamo una nave da prendere!
Non aveva minimamente tenuto conto della sua opinione né dello scombussolamento che quel suo arrivo nel bel mezzo della notte aveva provocato nel suo cuore. Dopo l'iniziale delusione Elizabeth, mentendo a se stessa, prese una decisione: d'ora in avanti avrebbe fatto a meno dell'amore, ci aveva provato ma forse non faceva per lei; avrebbe imparato a cavarsela da sola, come si addice ad un vero pirata. Mentre stava distesa, in attesa di addormentarsi, si sentì premere una mano sulla bocca: - Alzatevi, prendete le vostre cose e seguitemi senza fare domande!

   
 
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