Anime & Manga > Slam Dunk
Segui la storia  |       
Autore: Karyon    19/03/2009    4 recensioni
Akagi, Maki, Sendo, Rukawa, Jin. I "Best of Kanagawa" in trasferta nella prefettura di Chiba, dove, ogni cinque anni, si svolge il torneo di Koyushu. Ma dovevano saperlo, non potevano certo sperare di cavarsela così impunemente e, soprattutto, senza zoo al seguito.
E così "Tirando le somme, erano dodici persone con l’aria da teppisti maniaci, più undici borsoni da palestra, dodici valige e un pullman più sballato di loro."
Riusciranno a strappare la vittoria alle altre tre squadre partecipanti?
E riusciranno a tornare a casa senza rischiare di far saltare le coronarie al loro Capitano?
Genere: Generale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il gioco sporco

Il giorno seguente fu il solito spargimento di sangue, soprattutto perché erano in ritardo cronico per la partita tra Ichihara e Narashino.
- Ma che cazzo ci frega a noi della partita di quegli squilibrati! – Sbottò il Teppista, quando il Gorilla gli invase la camera.
- Complimenti, questo sì che è parlare da professionista! – Ironizzò, cominciando a cacciarlo dal letto a suon di pedate.
- Beh, non ha tutti i torti… con quello che hanno da fare, figurati se pensano a noi! – Sbadigliò Miyagi, trascinandosi fuori dal bagno.
Akagi sibilò una maledizione – Non cominciamo di prima mattina, datemi almeno un po’ di tregua!
- E quale sarebbe il nostro divertimento poi? – Lo scazzò la solita Scimmia Rossa, dal corridoio.
- Ok, fate come diavolo vi pare! Chi vuole venire, venga! Chi no, se ne andasse al diavolo! – Sbottò, piantandoli in asso e scendendo le scale come un indemoniato.
- Uhm, dovremmo essere un po’ più buoni con lui… - considerò Miyagi, ributtandosi sul letto completamente vestito.
- Nah, ci ama così lo sai! – Ghignò il Teppista, - Piuttosto, tu che vuoi fare?
- Adesso? Mah, vedere quei due che si scannano non mi dispiacerebbe! – Rispose il Tappetto, riferendosi a quei due mostri di Aki e Miasami.
- Sono d’accordo! – Se ne uscì Hanamichi, saltellando per il corridoio.
- Ma la pianti di farti i cazzi degli altri? – Sbottò Mitsui, correndogli dietro. Cominciarono ad azzuffarsi  davanti alla stanza di Maki, che uscendo piazzò la porta sul naso del Teppista.
- Scusa – fece il Vecchiaccio, in realtà per nulla sconvolto dalla cosa.
- Ahh, vaffanculo! – Rispose amabilmente quello, mandando al diavolo sia Maki che Idiota.

Al piano di sotto, il resto della banda aveva rinunciato a correre allo stadio ed erano spalmati a fare colazione in giro per casa.
Nella piccola cucina, Hanagata ingollava caffè a tutto spiano, sbadigliando come un leone, Fujima tentava di capire chi ci fosse all’altro capo del telefono, ma a quanto pareva aveva subito troppi duri colpi e aveva dichiarato la resa, mentre Ayako leggeva il giornale.
- Che notizie ci sono dal mondo? – Chiese Kiyota, buttandosi sullo sgabello accanto al Gorilla che grugniva.
- Beh nulla di che… - cominciò la manager, prima di sputare tutto il caffè in faccia a Jin che si stava appisolando vicino a lei.
- Argh scusa Jin! E’ che qui parlano del Torneo!
- Sì? – Chiesero in coro Scimmia e Gorilla.
- “Ichihara per la sesta volta in finale?” Ma povero Nara, già lo danno sconfitto! – S’indignò Ayako, ma nessun altro fece una piega,
Un sbuffo li fece girare tutti verso l’esterno, dove Sendo stava rosolando al sole – Se Miasami fosse migliore, non starebbero sul filo del rasoio – fece con tono amabile e profondamente bastardo. Si guardarono un po’ tutti con gli occhi al cielo e alla fine decisero di non rispondergli, preferendo mantenere più a lungo possibile il clima di pace.
- In effetti, questa è l’ultima occasione per il Nara… - fece Fujima, rinunciando a capirci qualcosa e buttando all’aria la cornetta.
- Se perdono ora, lasciano automaticamente i primi due posti – aggiunse Akagi.
Jin ridacchiò – Tra Aki e Miasami, tremo all’idea del gioco che faranno… non sono esattamente un esempio di lealtà.
Ci fu un mormorio di consenso generale, poi il solito psicotico irruppe con aria da svalvolato – Dov’è?! – Ringhiò, guardandosi intorno.
- Di chi diavolo parli? – Sbottò Ayako, mentre gli altri non avevano dubbi a cosa stesse pensando il mentecatto di casa.
- La diva dei miei stivali! Quell’idiota della Volpe! – Ribatté Hanamichi, come se fosse ovvio.
La manager sospirò – Oddio, e che ne possiamo sapere noi?
Ma quella testa bacata scrutava Jin che cominciò a sudare – Cosa c’è, Hana? – provò, gentilmente.
- Non provare a fregarmi con quella faccia… dovresti saperlo tu!
Jin sospirò – Non ne ho idea… - balbettò, mentendo sapendo di mentire.
Ma prima che qualcun altro potesse dire o fare qualcosa, quello era già zampettato via alla ricerca dell’uomo “faccio tutto io” a zonzo per la città.
- Ok, fuori uno! – Gongolò Akagi, mentre gli altri cominciarono a sghignazzare. – Andiamo alla partita? – Borbottò e quelli lo guardarono come a dire “Abbiamo altra scelta?”
Si alzarono con un concerto di sedie strusciate e sbuffi vari, mentre Ayako e Fujima continuavano a blaterare sulla partita che, sicuramente, era pure iniziata. Akagi già cominciava a saltellare ansioso all’ingresso e fulmino quei due poveri dementi sulle scale – Dove andate? – Domandò, sul piede di guerra.
Teppista e Tappetto si lanciarono una vaga occhiata – A fare un giro! – Sbottò Mitsui, - Che c’è, non possiamo manco uscire senza scorta ora?
Il Gorilla collaudò il suo solito metodo: occhi chiusi, contare fino a centomila, poi grugnì – Se non faceste danni in giro ogni volta…
- Su, su Akagi, me ne occupo io! – Assicurò Miyagi. Un po’ come far controllare il miele da un orso o, in quel caso, un mentecatto da uno psicotico.
Li guardò assolutamente non convinto, poi sospirò – Se vi succede qualcosa, chiamate pure la Guardia Nazionale e il WWF ma scordatevi di tornare qui.
Ayako cominciò a ridere dalla cucina – Il WWF?!
Ma quelli sembravano giusto un pelo perplessi; fecero finta di capire e se ne uscirono con espressione angelica, falsa come Giuda, mentre Akagi reprimeva l’impellente desiderio di legarli ad un palo.

No, la sua non poteva essere solo sfiga. Probabilmente cera qualche allineamento celeste di cui non era a conoscenza, magari l’oroscopo che entrava nella casa della disgrazia nera e del canguro idiota saltellante.
Rukawa si sporse giusto lo stretto necessario per notare una testa rossa come un pomodoro che ballonzolava freneticamente; ora, ammettendo pure che avesse fatto giusto un piccolissimo errore strategico, non poteva meritarsi questo. Non la Scimmia psicotica alle calcagna tutto il giorno.
Considerando come sbraitava in giro alla ricerca di una “Volpe”, con un po’ di fortuna lo avrebbero arrestato prima di pranzo. Peccato che ad un certo punto, lo aveva perso di vista.
- Ehi, eccoti qui! – Si sgolò, facendo girare mezzo locale.
Rukawa quasi gli sputò in faccia tutto il tè e gli stava pure bene – Cazzo… - mugugnò, mentre cercava di pulire.
- E così ce ne scappiamo! Aha, lo sapevo che eri un vigliacco! – Continuò ad urlare, anche se erano a dieci centimetri di distanza.
- Ma la pianti di urlare, idiota? Vattene.
- Nonono… staremo insieme oggi! Gli altri sono alla partita! – Ribatté, con un ghigno da sadico.
Alla Volpe venne un infarto completo; lo guardò, battendo le palpebre, poi si passò una mano in fronte
– Ossignore…
- Scusate, volete un po’ d’intimità?
- Già, ce ne andiamo?
Rukawa alzò gli occhi al cielo: ecco, ci mancavano quegli altri due imbecilli. Mitsui se ne stava appoggiato alla ringhiera del caffè, con un ghignò a trentadue denti, mentre Miyagi sbavava sui dolci del bancone.
Ora ne doveva sopportare tre, invece di uno. Magari per strada, trovava un modo indolore per suicidarsi.

Entrarono nello stadio che c’era un casino infernale.
- Beh è ovvio… sono due squadre della prefettura… - fece Fujima, guardandosi intorno.
- Bastardi parziali! – Grugnì Kiyota.
Sendo fece finta di niente, per poi puntare gli spogliatori.
- Dove vai?
- In bagno! – Gridò di rimando e andò alla ricerca dei bagni, cosa molto difficile visto la complessità del palazzetto. Sbagliò strada due volte e finì persino nel ripostiglio delle scope, in un vicolo cieco e in mezzo alle palle di riserva. Quando cominciò seriamente a pensare di essere stato trasportato in un’altra dimensione o nel labirinto del Fauno*, sentì la voce del compagno di Akagi, il gigante degli Icha.
A quanto pare, era finito nell’area dei giocatori.
Sendo mise fuori la testa e, infatti, lesse la targhetta “Spogliatoi Ichihara” e notò due giocatori parlare all’esterno: uno era Isao, l’altro era la guardia dai capelli rossi, Kaoru.
- Ho parlato con Ishi Kito e dice che Akira sta messo piuttosto male…
Isao sbuffò – Non che Aki stia messo meglio… quei due mi faranno venire un infarto prima della fine della partita…
Sendo inarcò un sopracciglio, cercando di capire di cosa parlassero, poi una voce alle sue spalle gli fece perdere tre anni di vita – Ciao, Akira.
- Eh? Oh, ciao Aki…
Aki Haranobu fece un breve sorriso, poi si avviò verso i suoi spogliatoi, senza minimamente chiedersi cosa ci facesse uno del Kanagawa laggiù.
Isao lo fissò con un cipiglio – Aki, dobbiamo parlare… - poi sparirono tutti e Sendo rimase a chiedersi che diavolo stesse succedendo. Ritornò sugli spalti un pelo perplesso e quasi non sentì Maki che lo chiamava.
- Ehi Porcospino, dormi? – Gli gridò dietro la Scimmia.
- Ah, scusate… - borbottò vago, prima di sedersi su Kiyota, invece che sulla poltrona libera.
- Ehi! Ti stai rincitrullendo più del solito?! – Continuò a blaterare, praticamente da solo.
- Qual è il problema? – Chiese Maki, dubbioso: anche se mezzo svampito, di solito un minimo di collegamento col mondo Sendo ce l’aveva…
- Mah, brutta sensazione tutto qui… a che stanno? – Chiese poi, arrampicandosi sulla balaustra.
Doveva iniziare il secondo tempo e, per ora, il Narashino era in vantaggio a 34 contro i 25 dell’Ichihara.
Le due squadre rientrarono in campo con Isao da una parte e Miasami nell’altra con un diavolo per capello. Il coronamento ci fu quando quel bastardo dell’allenatore-mostro decise di mandare il Fantasma in guerra con l’aria del Kamikaze.
- Beh, ora ne vedremo delle belle… - commentò la Scimmia, ghignando come una iena.
- Vergognati, divertirsi alle spalle altrui! – Lo prese per il culo Maki al suo fianco.
In campo, Aki trotterellò allegramente verso Miasami che sembrava vere un vago tic all’occhio.
- Guarda, guarda chi si vede… - riuscì a borbottare con la sua semi paresi facciale.
Aki si limitò, al solito, a battere le palpebre.

Ecco, quello che avevano visto dal secondo tempo li aveva un filo scioccati. Quegli psicopatici delle loro riserve facevano un casino della madonna e si menavano da mattina a sera, ma quei due erano sulla buona strada per diventare membri onorari del club.
Quel bastardo-formato-tascabile non aveva fatto altro che stare appiccicato a quel diavolo di Miasami che, dal canto suo, non era certo meglio: ad u certo punto, aveva anche deciso di spaccargli la palla in testa, giusto per scazzo.
L’arbitro aveva appena fatto in tempo a fischiare, che Aki andò ai tiri liberi alla cieca, mancandone uno e infilando l’altro quasi per sbaglio.
Akagi notò giusto il fumo partire dalle orecchie di Isao, ma il piccolo Playmaker non sembrava sbattersene più di tanto. Anzi, Aki se la svignò verso il centro del campo, sganasciandosi le mascelle dal sorridere.
- Io quello lo ammazzo… - borbottò Isao, muovendosi verso il canestro a passo di ciclope.
Akagi dagli spalti trattenne un ghigno, riconoscendo lo sguardo dell’amico – Un’altra cosa così e Isao gli stacca la testa a morsi… - borbottò, mentre l’arbitro fischiava un nuovo fallo, questa volta di Aki.
- Io lo dico che si pestano alla fine… - mormorò Jin.
- O l’arbitro li butta fuori a calci in culo – aggiunse la Scimmia, con molta grazia.
Dopotutto non ci era andato lontano; avrebbe potuto quasi avviare un’attività da medium. Quasi.
Infatti, non era stato l’arbitro a spaccargli la testa, in quello erano capacissimi anche da soli, ma i loro rispettivi allenatori quando si trascinarono in panchina. Quel demone di Kendo, sembrava già pronto con quell’infernale bastone; peccato che Aki meno di così non poteva sbattersene. Dall’altra parte, poi, c’era il redivivo di Kito che si limitò ad una pacca sulla spalla, ma al massimo.
- Beh, quei due non mi sembrano tanto sconvolti… - commentò Maki, appoggiandosi alla ringhiera e indicando gli allenatori.
- Sei cieco? Kendo si sta trattenendo dal distruggergli un fianco con quel coso! Ma quello lì non se lo fa passare manco per l’anticamera del cervello… - replicò la solita Scimmia.
Infatti, non fecero in tempo a tornare in campo, che si scannarono sulla palla a centro campo e poi Aki scattò come un proiettile verso il canestro.
Fu Ishi Kito, con molto spirito di sacrifico, a trotterellargli incontro, salvo poi capire cosa era meglio per la sua vita; il Playmaker lo superò con facilità e… si schiantò su Ota che ripassò a Misami per ricominciare la giostra.
- Mi sta venendo il mal di mare… - Annunciò ad un certo punto Jin, mentre per milionesima volta, Aki e Misami si trucidavano sotto canestro.
- Sì ma se non si picchiano non c’è gusto! – Si lamentò Kiyota, prima di ricevere non uno, ma due pugni a testa dai Capitani.
Ma a quanto pareva il grande Dio del basket lassù era d’accordo con le scimmie visto che, a metà secondo tempo, Misami incontrò da vicino il parquet, finendo spiaccicato.  
Il fischio dell’arbitro, più lungo del solito, fermò la folla e il palazzetto finì nel silenzio.
Akagi si alzò, praticamente sporgendosi dal posto – Si è fatto male?
- Chissene… - borbottò la Scimmia, insensibile come una capra, mentre già l’allenatore Kito zampettava in giro per il campo, lamentandosi e facendo saltare i nervi a tutti.
Aki era ritto impalato accanto a Misami, con la testa reclinata da un lato con quel bel tocco di paranoia che trasmetteva ogni volta.
Isao si spostò a passo di carro armato, avanzando dal canestro al centro in due passi; con l’espressione felice di un capretto a Pasqua, afferrò il suo giocatore per la maglia. - Sei stato tu? – Sbottò, cercando di abbassare la voce.
Aki lo fissò con un’indifferenza che tra l’altro gli riusciva benissimo – No.
Sì, d’accordo. Credere a lui era un po’ come essere dalla parte di Giuda, ma lui non poteva farci niente; era comunque il Capitano della squadra. Se avesse saputo che era stato lui, lo avrebbe appeso agli armadietti dello spogliatoio, ma quello si poteva benissimo fare anche dopo cose più importanti. Tipo vedere se “quello lì” era vivo, ad esempio.
- Misami… - L’allenatore si avvicinò timoroso e balbettante, biascicando qualcosa che non capirono loro, figurarsi il moribondo spiaccicato a terra.
- Scusi eh? – Sbottò il Centro del Narashino, Ota, spostando il suo allenatore; si accovacciò accanto a Misami e lo schiaffeggiò - Sveglia, Capo!
- Cazzo! – Se ne uscì quello rimettendosi a sedere così in fretta che l’arbitro perse due secoli di vita.
- Ecco, con le maniere dolci di ottiene tutto… - ghignò Ota, tutto fiero.
- Allora, ragazzo, stai bene? – S’inserì l’arbitro che sembrava aver riacquisito l’uso della parola.
- Ti pare che possa stare bene?! Ho un dolore atroce alla gamba! – Si lamentò Miasami.
L’arbitro in questione, tale Koichi, represse l’istinto di sbattergli il naso sul parquet, e indicò ai giudici una sospensione della partita.
A quel punto il corteo si mosse verso gli spogliatoi, mentre Miasami smadonnava e il palazzetto cominciava a starnazzare.
- Beh, non si può dire che non sia stata divertente… - cominciò Kiyota.
- Scemo, guarda che un colpo alla gamba non è cosa da niente! – Se ne uscì il solito Maki.
Fujima mugugnò qualcosa – A me sembrava fosse il ginocchio…
- Eccerto, così va meglio! – Ironizzò ancora la Scimma. – Se non sbaglio il Teppista ha finito i suoi giorni con il ginocchio spappolato…
- Sei insensibile Nobu – provò a quel punto Jin.
- Ah, quel tizio se lo merita, vero Porcospino? – Ribatté rivolto a Sendo che si alzò sospirando, ma senza dire niente.

Negli spogliatoi del Nara, intanto, mentre il medico faceva del suo meglio per legare come un salame quel demente che non faceva altro che agitarsi, gli altri gufavano come carampane che fanno l’uncinetto.
- Io non ci credo nella buona fede di quello lì! – Sbottò l’Ala Kito.
- Beh, Aki sarebbe in grado, ma Isao… - cominciò Choji Kano, spalmandosi sulla panchina.
- Isao non l’avrebbe permesso. E’ fin troppo giusto! – Fece sicuro Misami dal lettino.
Il medico finì di visitarlo con un gran sospiro di sollievo e se ne andò alla chetichella dicendo che avrebbe parlato con l’allenatore; Misami quasi non e ne accorse, tanto era incazzato. Saltò giù con un balzo e quasi mezzo Giappone sentì i suoi ululati da coyote ferito.
- Idiota, rimettiti sul lettino! – Gli gridò in testa Ota, poi continuò – Ok, Isao è dolce e carino, ma quel cosetto non ha certo bisogno del suo Capitano per decidere! Lo abbiamo già visto altre volte… e con il Kanagawa ha fatto una valanga di falli…
Mentre tutti annuivano con aria di corteo funebre, la porta si aprì ed entrò Isao. Si fulminarono tutti, poi Ota lo fissò – Che vuoi?
Misami gli gettò un’occhiata incenerente e poi guardò Isao, battendo le palpebre.
- Akira… mi dispiace per la gamba… - fece il Capitano dell’Ichihara, mentre alcuni lo fissavano pronti alla rissa.
Il Playmaker provò a sorridere, anche se sembrava avere una paresi – Non preoccuparti…
- Senti un po’, Isao! Quel tuo giocatore deve piantarla! – Sbottò invece quel “grande idiota”, come lo chiamava Misami, di Ota.
Il Centro sospirò – Parli di Aki?
- E’ stato lui – ribatté con sicurezza Ota.
- Uhm, e hai le prove? – Replicò Isao, che cominciava a ribollire.
- Ok, calmiamoci. Senti, Isao, questa è una grossa gara e noi siamo in competizione da una vita… Abbiamo già perso una partita e perderne un’altra perché, francamente, il nostro giocatore migliore si schianta per un fallo, mi sembra una vigliaccata – spiegò l’altra Ala, Kenji, cristallino come il sole.
Isao lo fissò – Avete ragione, ma non posso punire un mio giocatore se non sono sicuro della sua colpevolezza. Anche a me serve.
I due Capitani si fissarono per un po’, poi Misami si colpì la gamba con il palmo – Beh, non mi sembra male… vedrò di tornare in campo e tu non mandare fuori Aki. Abbiamo ancora una sfida da giocare… - fece, testardo.
- Un mulo… un dannato mulo con la testa vuota… - cominciò a smadonnare Ota, mentre spariva tra le panchine.
Il Capitano dell’Ichihara annuì – D’accordo, ma non perdere la gamba in campo… - fece, uscendo.
Misami ghignò – Bene, passatemi il ghiaccio!
Più o meno tutti, compreso i muri, lo fissarono a mascelle sganasciate – Che? Ma ti si è frullato il cervello? Vuoi giocare? – Sbottarono in coro Kenji e Kano.
Misami sbuffò, buttandosi a peso morto sul lettino e avvinghiando, in pratica, un pezzo di ghiacciaio enorme – Su da bravi non lamentatevi come al solito!
Dall’altra parte, qualcuno sbuffava come una locomotiva; nessuno aveva dubbi su chi si trattasse e Kito rimbrottò, affacciandosi – Ota, stai rantolando in preda alle convulsioni?
- Non rompere! Se perde una gamba io non gliela raccatto!
Mentre i giocatori del Nara si ammazzavano allegramente col loro Capitano, dall’altra parte il pubblico cominciava a far casino.
- Occhei, ce ne andiamo? – Propose Kiyota, praticamente già alla porta.
Akagi lo fissò accigliato – Siediti – scandì, ringhiando.
- Ohmachepalle – fu il commento, prima di piombare nel nulla assoluto. Sendo nel frattempo cercava di capire se davvero Aki avesse fatto quel fallo, ma incredibilmente sembrava di no. Beh, di certo Misami non poteva stroncarsi da solo; non era poi tanto scemo.
Akagi, invece, non poté fare altro che ringraziare “colui che lo proteggeva dall’ infarto” per la mancanza di quegli psicolabili e conseguenti battute frantuma-cranio.

- Per la milionesima volta, no ! – Si sgolò Mitsui, pensando fosse il caso di mandarlo in strada a schiantarsi contro un autobus.
- Dai, Mitchi! – Piagnucolò la Scimmia rossa, mentre Miyagi se la rideva mantenendosi le costole.
- Non usare quel tono! Tanto non attacca! – Replicò il Teppista.
A circa un chilometro di distanza, Rukawa si mantenne la testa – Dio, sono dementi più del solito…
Tenendo il conto: due ore. Due maledettissime ore che andavano avanti così.
Quell’idiota doveva avere una voragine al posto dello stomaco; un buco nero grande quanto Tokyo. Ovviamente pretendeva di riempirlo con i soldi del Teppista che era più disperato di lui. Per ora era riuscito a resistere per due chioschi, due ristoranti e una specie di locale, ma se quello psicotico avesse continuato a starnazzare come un’ oca, ce lo avrebbe portato lui a ingozzarsi, sperando che si strozzasse!

Ad un certo punto, il Teppista tirò su bandiera bianca. Niente. Tutti si arrendono al placcaggio di quella belva.
- Ok, comprati qualcosa e muoviti che non ho tempo da perdere come balia! Ma tu guarda che rompicoglioni… - cominciò a menarsela Mitsui, mentre seguiva quello svalvolato nel chiosco.
Miyagi sbuffò – E’ quasi meglio avere dei bambini appresso che voi due… ehi Rukawa! Hai fame? – Gli gridò dietro, mentre la Volpe si avvicinava con l’aria del condannato a morte.
- No – rispose, mentre da dentro arrivava la voce da colpo apoplettico del Teppista che si stava dissanguando, manco stesse dando da mangiare ad una tigre.
Addirittura Rukawa dovette correre in aiuto di quei due, per scollare la Scimmia Rossa dal tavolo. E dovette pure partecipare alle spese, se non volevano essere impallinati dal proprietario.
- Ma ti rendi conto di quanto mi hai fatto spendere, testa vuota? – Stava sbottando per la quindicesima volta Mitsui, mentre Hanamichi si limitava a rotolare per strada pieno come una botte.
Continuando così, il Teppista avrebbe perso la voce a vita. Non che questo dispiacesse a qualcuno.
- Piantatela! State stracciando le palle a tutti, qui! – Se ne uscì Miyagi e Rukawa non poté che dargli profondamente ragione.
- Va al diavolo, Tappo – fu la risposta corale con tanto di gesti amorevoli.
- Occhecarini, vi leggete nel pensiero?
Da lì alle solite menate che fortunatamente nessuno vide, visto che non c’era un cane in giro. Senza manco farlo apposta, si ritrovarono sulla spiaggia e Rukawa si lasciò cadere, proclamando la resa totale contro la demenza che era costretto a subire. E dire che era scappato per evitare i colpi spacca-cranio del Gorilla e dei compagni di squadra; quasi, quasi, gli mancava il Drogato. Almeno lui era uno. Quelli lì erano fin troppi, anche se costituivano un cervello solo.
Decise di contare i granelli di sabbia, giusto per scoprire se esisteva più sabbia al mondo o più squilibrio in quei tre e dovette ricredersi: la sabbia continuava a vincere, anche se per poco. Il primo a crollare fu il Tappetto che, dopo averli mandati sonoramente al diavolo, si buttò al suo fianco, rovesciandogli un’ ondata di sabbia addosso. Carino.
Ma a quanto pare quella giornata era destinata a migliorare, visto che fu seguito dal Teppista, che fece esattamente la stessa cosa a sinistra, e da quell’imbecille che decise invece di buttarsi addosso, giusto per fargli girare le palle come eliche. E dopo aver mangiato come un bue, quell’idiota pesava, appunto, come un bue, o meglio come una giovane orca assassina.
- Levati, idiota! – Sbottò Rukawa, mentre quello si spalmava felicemente sul suo stomaco. - Ti avverto, mi stai stritolando un polmone.
- Come sei debole, Volpe! - Commentò Hanamichi, spostandosi davanti a lui.
- Alleluia! – Sibilò sarcasticamente l’altro.
Miracoli dei miracoli rimasero in silenzio per un po’, immersi nei propri pensieri, poi Miyagi diede il via al “circolo degli psicolabili anonimi”.
- Ehi, tra pochi giorni si torna a casa! – Fece notare, visto che erano a un passo dalla fine del Torneo.
Rukawa, altro miracolo, si trattenne dal commentare con un “ma dai?” e si limitò ad annuire.
- Come ti senti per la finale? – Chiese sempre il Tappetto, forse non ricordando che, da bravo androide, Rukawa non esprimeva sensazioni personali se non sotto tortura.
- Nh.
Appunto; ma generalmente andava peggio.
- Beh, grazie per la eloquente commento! – Ironizzò Mitsui. – Piuttosto, al ritorno avremo il campionato di prefettura…
- Però sembra strano giocare contro di loro dopo aver vissuto insieme per giorni! Insomma, tornare ad essere quattro squadre diverse… - fece Miyagi.
- Ma vuoi mettere giocare contro quello psicotico di Fukuda? – Ghignò Hanamichi.
- O il Gorilla secondo? – Aggiunse il Teppista.
- E poi dobbiamo arrivare alle Nazionali! – Esclamò ancora la Scimmia Rossa.
Mitsui annuì – Già, per me è l’ultima possibilità… e anche per Gori.
Strano, era quasi triste. Sentiva che gli sarebbe mancato il campo, il canestro, persino gli allenamenti schiavistici del Gorilla e le mazzate con i suoi compagni. Eppure aveva vissuto così a lungo senza il basket.
Era riuscito a svegliarsi ogni mattina senza prendere la palla in mano e palleggiare. Una follia.
Dio, com’era stato stupido.
- Vinceremo – fece sicuro Rukawa.
Mitsui lo fissò – Sei sicuro di te, come al solito… - ma la Volpe continuò - Questo è il vero Shohoku. Dobbiamo vincere ora.
Hanamichi si girò a guardarlo – Per una volta, la Volpe ha ragione, Teppista. Lo Shohoku è quello col Gori, con il Quattrocchi e persino con te. L’anno prossimo non sarà così, quindi dobbiamo vincere ora.
Miyagi ridacchiò – E ormai conosciamo i punti deboli di tutte le altre squadre! Insomma, ormai Rukawa è così vicino a Sendo e Jin… e tu Hana con l’altra Scimmia lì…
- Come se Nobuscimmia fosse mai stato un problema! – Sbottò il rosso, con una smorfia.
- Fanculo – fece, invece, l’amabile Volpe.
Cominciarono ad accapigliarsi, mentre Mitsui guardava il mare – Cosa farete dopo? – Domandò, quasi stupendo se stesso.
Gli altri tre si lanciarono un’occhiata.
- Beh, suppongo che altri due anni allo Shohoku non me li leverà nessuno! – Ghignò Miyagi.
Tempo due secondi, nuove occhiate assassine, e aggiunse – Come Capitano, ovviamente.
Inutile dire che l’uragano Hanamichi si scatenò su di lui - Aha e qua ti volevo! Tu non diventerai mai il Capitano! Lo sarò io!
- Ma quale Capitano! Sei il re dei falli, delle espulsioni, hai dovuto imparare i fondamentali, giochi da meno di un anno… figurati se il Gori ti fa Capitano! – Lo prese per il culo Miyagi.
Mentre quei due si staccavano la testa a morsi, Mitsui guardo Rukawa – E tu?
- Io non so farlo il Capitano – rispose Rukawa, a voce bassissima.
Il Teppista sorrise: una confessione in piena regola, fatta da lui.
- Forse non è detto, sai? Forse ora potresti – meditò. Dopotutto era davvero il più bravo ed era davvero maturato. Forse Sendo era servito più di quanto tutti si aspettassero.
Rukawa lanciò un’occhiata ai due rincitrulliti che si rotolavano nella sabbia – E dovrei tenere a bada quei due? Ma manco per sogno.
- In effetti… - sussurrò Mitsui.
- Akagi è un bravo Capitano – aggiunse la Volpe.
- Già, il Gorilla è un grande Capitano.
Ci fu un momento d’intesa quasi commovente, poi quelle due piaghe gli franarono addosso finendo in una marmaglia di gambe e pugni.
Alla fine se ne uscirono scombinati e insabbiati come i barboni che erano.
- Bene, stiamo migliorando… che ne dite se la prossima volta ci accapigliamo in mezzo alla strada? Giusto per bloccare il traffico… - ironizzò Miyagi, ammaccato.
- Avremmo anche più pubblico… - martellò ancora Hanamichi, mantenendosi la testa.
- La piantate? Non mi sento il braccio dannazione a voi! – Sbottò Mitsui, emergendo dalla sabbia moolto lentamente.
- E che sei vecchio – rispose sicuro la Scimmia rossa, per poi schivare una scarpa - Per caso ti è sfuggito qualche neurone, mentre avevi la testa ficcata lì sotto?!
- Avete finito? – Domandò a puro titolo informativo un Rukawa lindo e immacolato, appoggiato al più vicino muretto.
- Com’è che tu non fai mai fatica? – Rimbrottò Miyagi, che sembrava essere uscito da un lavaggio in centrifuga.
- I miracoli della robotica – ghignò Hanamichi.
- Sì – liquidò la Volpe, poi indicò di fronte a sé – Quella è Eiko Hisae?
Si girarono all’unisono e notarono effettivamente la ragazza, accompagnata da “psicotico terzo”.
- Ma quei due viaggiano sempre insieme? – Si domandò Mitsui.
- Probabilmente formano anche loro un solo cervello come voi – sbottò Rukawa, allontanandosi.
Ci misero un po’ per capire che quella era una battuta; una battuta lunga.
Probabilmente Rukawa aveva della sabbia solidificatasi nel cervello.

- Che fate, ci seguite? – Se ne uscì il solito Kiyuwa Mototsune, con tanto di sorrisone spacca mascella e cibo alla mano.
- Sì, è uno dei nostri scopi nella vita! – Ghignò Mitsui, mostrandogli il medio.
- Studiamo nuovi esemplari di macaco nel loro habitat naturale – gli fece eco Miyagi.
- Vaffanculo – rispose amabilmente Kiyuwa.
- Ma voi trogloditi non usate mai un linguaggio prossimo alla civiltà? – Sbottò Eiko, fissandoli. – Allora come va?
Rukawa scrollò le spalle, che poi voleva dire tutto e niente, mentre Hanamichi sorrise – Una meraviglia!
- E il resto della combriccola?
Mitsui sbuffò – Sono alla partita degli Icha e di quegli altri là…
Eiko annuì – Ah già, giusto. Ve la siete svignati anche voi eh?
- Tanto noi non giochiamo – fecero in coro Teppista, Scimmia Rossa e Tappetto.
Rukawa li fissò: e dire che qualche giorno prima quasi si suicidavano. Dementi.
- Beh, visto che non avete un cazzo da fare come vostro solito, venite con noi – fece Kiyuwa.
- E sarebbe?
Eiko pensò bene di parlare lei, visto che il suo giocatore sembrava incapace di spiccicare una frase normale.
- Stiamo andando da mio fratello.
- Si è spiaccicato contro un tir perché aveva bevuto?
- E’ stato arrestato?
- A tentato di violentare qualcuno?
Eiko fissò quei tre, e non c’era bisogno di specificare, come se fossero realmente idioti mentre Kiyuwa rideva, mantenendosi la milza.
- E’ importante… vedrete! – Ghignò lei.
Rukawa si esibì nella scrollata di spalle “chissenefrega” e la seguì; Tutto sommato nulla poteva essere peggiore di loro tre, più la terza Scimmia, messi insieme.

Ok, quella pazza li aveva trascinati in una scuola. Ora, tutti si chiedevano chi avesse avuto il coraggio, con tutte le facoltà mentali al posto giusto, di lasciare nelle mani del fratello ubriacone dei bambini.
Tappetto e Teppista si scambiarono un’occhiata e, leggendosi nel pensiero come al solito, cominciarono a guardarsi intorno alla ricerca di ragazzini ancora vivi. La Scimmia Rossa trotterellò alle loro spalle – Sì, ho controllato non ci sono cadaveri in giro… - sussurrò, mentre quei due cominciavano a gonfiarsi a costo di non scoppiare a ridere.
Rukawa lì fissò a debita distanza, con sopracciglio accuratamente inarcato – Ma quanto sono scemi… - bofonchiò prima che una specie di comodino con le gambe gli piombasse sulle rotule.
- Ma che diavolo! – Sbottò, terrorizzando a morte il comodino che poi era un bambino sui sei anni.
- Volpe, possibile che devi sempre spaventare tutti nel raggio di cento metri? – Se ne uscì la Scimmia, prima di inondare con un sorriso da ebete il bambino - Ehilà! – Fece allegro.
Se era possibile, quello desiderò ancora di più sprofondare sotto terra.
Rukawa fissò Hanamichi con una sorta di luce negli occhi – Guarda che lo hai spaventato più tu.
- Ah beh, complimenti! Sei pronto per diventare padre dell’anno! – Sbuffò scocciato Miyagi; guardò il ragazzetto e gli porse la mano – Ciao! Io sono Ryota. Lasciali perdere quei brutti cosi lì! – Esclamò tra i sibili generali dei compagni e le risate del bambino.
- Io mi chiamo Hiroshi.
Miyagi ghignò trionfante – Vedete? A me ha detto come si chiama ah!
- E perché avete lo stesso quoziente intellettivo… - fece scazzato il Teppista.
- Mmmh, Ayako è a conoscenza delle tue inaspettate doti paterne Ryo? – Ghignò Hanamichi.
Miyagi sorrise – Sei fortunata che c’è un bambino, stronza – gli sussurrò, cercando di non farsi sentire.
Eiko sbuffò, battendo le palpebre un pelo perplessa – ma possibile che vi sfidate pure su una cosa così? Ciao, Hiro come va oggi? – Fece poi gentilmente.
- Bene, Heiji ha formato delle squadre di basket! Però io sono in panchina… - spiegò Hiroshi, stranamente chiacchierone.
- Venite spesso qui? – Le domandò Miyagi.
- Io no, ma spesso ci mando i ragazzi. Dopotutto è bello aiutareni ragazzi no?
Rimasero tutti e quattro in stato contemplativo per qualche attimo, pensando tipo a quanti danni avrebbero causato loro invece di aiutarli e a quante sberle avrebbero ricevuto da Gorilla e responsabili, poi si avviarono verso il campo.
Bisognava ammettere che quello lì s’impegnava per davvero! Pensarono più o meno tutti, mentre osservavano Heiji sparire tra una mandria di esseri pestiferi.
- Io mi stancherei dopo tre secondi – buttò giù Mitsui.
- Che anima bella che sei… - lo rimbeccò Miyagi.
- Ora non darti arie perché il piccoletto ti ha detto il suo nome…
- Mmh sei geloso? Tanto di certo padre non ci diventi, a che ti serve… - ghignò Miyagi.
- Così mi spezzi il cuore! Volevo proprio chiederti di adottarne uno! – Replicò il Teppista, mandandogli il medio.
- Vaffanculo, ma manco morto.
Incredibile a dirsi, la Scimmia Rossa decise di essersi rotto discretamente le palle a sentire quei due abbaiare come cani alla catena, e decise di buttarli nella mischia.
- Ehi, Heiji! Li vuoi pure questi qui per farti aiutare? – Urlò nel campetto affollato.
Pessima idea. Davvero non era stata una delle sue mosse più brillanti.
Come per magia, un migliaio di teste si girarono all’unisono verso di loro; con terrore, si resero conto che ogni singolo ragazzino del campo li fissava come se fossero pronti a divorarli vivi.
Ovviamente da lì a qualche secondo si ritrovarono tutti in campo per una “dimostrazione di partita seria”; e, ancora ovviamente, Rukawa, alias la Volpe che non si sarebbe emozionato neanche se fosse stato costretto a vendere sua madre, non era tra loro.
- Ma io mi chiedo… sarà davvero un androide? – Sbottò Miyagi, guardando per l’ennesima volta verso il loro compagno che era il ritratto della rilassatezza, lui.
Mitsui ghignò – Impossibile, da quel che so è tutto apposto…
Il Tappetto quasi inciampò nei suoi stessi piedi – Hai controllato?!
- Eccerto, non lo sapevi dei nostri ardenti pomeriggi negli spogliatoi dello Shohoku? – Rimbeccò il Teppista.
Questa volta Miyagi cadde davvero, per poi esibirsi in un concerto di “Che schifo” e “non entrerò mai più in palestra”.
- Ma di che diavolo cianciate?! – S’intromise il solito, mentre si infilava una maglia blu come quella di Heiji.
- Del fatto che, evidentemente, il Teppista mostra i primi segni di demenza senile. E abbiamo anche dimostrato che ha pessimi gusti in fatto di… uomini – concluse con una smorfia.
La Scimmia Rossa ghignò – Parliamo sempre dei tuoi ambigui orientamenti sessuali, Mitchi?
Mitsui sbuffò – Che stracciamento di palle, siete noiosi!
Ma Miyagi sembrava in vena; si infilò la maglia rossa come quella del Teppista e fissò Hanamichi – Sta attento che potrebbe rubarti la tua caara Volpe… - insinuò mentre la Scimmia quasi ci perdeva la pelle dal colpo.
- Che? Teppista, non solo hai orientamenti strani ma pure gusti schifosi!
- Come te d’altronde no? – Gli rimbeccò quello, prima di allontanarsi con quell’altro fanatico nella loro metà campo.
Hanamichi ci impiegò qualche momentino a riprendersi dal discorso folle dei due psicotici, poi si girò verso la Volpe in questione, spaparanzata in panchina.
- Dannato idiota sociopatico… ma tanto ti faccio entrare io in campo… - e attaccò a ridere come uno squinternato. Heiji fece finta di niente tanto per preservare quel poco di salute mentale che gli restava, mentre nessun altro semiadulto aveva qualche dubbio su cosa stesse pensando la Scimmia; niente di buono sicuramente.
La partita fu più normale del previsto, considerando che si trattava di Scimmia e Ubriacone contro Teppista e Tappetto. Ma ovviamente era per i bambini che guardavano, visto che ad un certo punto temettero di perdere il Teppista, tanto si sforzava di essere gentile; Rukawa cominciò a ronfare da lì a tre secondi dopo l’inizio.
- Ah! Fuori i soldi, ho vinto io! – Gongolò Hanamichi, mentre marcava Mitsui.
Miyagi sbuffò – Rompiscatole te li do dopo…
L’altro li guardò un attimino perplesso – Su che diavolo avete scommesso?
- Che la Volpe si sarebbe addormentata senza resistere nemmeno per il primo tempo – ghignò il rosso. – Ovviamente ho avuto ragione!
Mentre Mitsui borbottava qualcosa come “Ma che scommessa imbecille!” Miyagi promise che, per punizione, avrebbe costretto Rukawa all’insonnia perenne. Gli altri due cominciarono a gufare che tanto quello lì avrebbe potuto addormentarsi anche a un concerto con le palpebre aperte incollate. Fortunatamente Kiyuwa decise che per i bambini era troppo continuare quella tortura; mentre Eiko li divideva per insegnare i fondamentali, la Scimmia terza saltellò verso di loro – Possibile che non sapete stare zitti quando giocate?
- Non dirlo a me! Fate dei discorsi stupidi, ve lo hanno già detto? – Aggiunse Heiji, mentre Mitsui gli mostrava candidamente il medio.
- Ragazziii! – Li richiamò la donna-mostro del gruppo, con una vocina che non lasciava presagire nulla di buono. – Vorrebbero taanto imparare i fondamentali e sono divisi in tre gruppi… e io sono sola… - cominciò lei, battendo le ciglia.
- Non usare quel tono che tanto non attacca! – Sbottò Kiyuwa, supportato da tutta la banda maschile.
Eiko sorrise – Se le maniere dolci non servono, allora posso costringervi…
Stavano quasi quasi per chiederle come, ma la luce maniacale del suo sguardo stranamente li convinse. O forse erano state le storie del fratello una sera al Tempio; non ricordavano molto, ma centravano le chilometriche scale e dei secchi d’acqua molto pesanti.
Dopo qualche storia e parecchie scuse senza né capo né coda, Eiko riuscì a trascinarseli nel cortile della scuola.
- Allora! Come ci dividiamo? – Chiese lei, tutta contenta. Ovviamente nessuno si azzardò a profferir parola; Mitsui, addirittura, guardava da un’altra parte.
- Machepalle! – Scoppiò lei, - Insomma state sempre lì a cianciare che volete fare i Capitani e volete fare gli allenatori e volete fare tutto voi… queste sono tre squadre. Se foste degli allenatori fareste le belle statuine?
Ma naturalmente lei sapeva dove andare a toccare: poteva quasi avvertire le scosse elettriche che andavano da Hanamichi a Miyagi.
- Ok, me ne occupo io! – Cominciò Hanamichi, partendo in quarta.
- Potremmo prima dividerli tra i ragazzini più piccoli che non hanno basi da quelli già bravini… - lo interruppe Heiji.
- Va al diavolo, non interrompere! – Sbottò Hanamichi, ma tutti gli altri furono d’accordo. Alla fine fu Kiyuwa che andò ad occuparsi dei mocciosi senza basi.
- Dopotutto lui ha l’anima del giullare! – Ghignò il rosso.
- Zitto che dovresti esserci anche tu tra di loro. Che credi, Ayako me lo diceva che facevi schifo persino con i palleggi – se ne uscì Miyagi, prima di vedersi quasi staccare la testa.
Con un bel po’ di fatica, Eiko cominciava a capire il perenne stato esaltato di Akagi, si divisero per ruoli: Mitsui se ne andò con Miyagi a far capire come funzionavano tiri da tre e gli schemi di gioco tra i più tecnici ( e i più “rompicoglioni”); Hanamichi e Heiji a spiegare cosa diavolo erano Centri e Ali. Alla fine, a Eiko toccò il gruppo più grande a cui spiegare un po’ tutto; ma naturalmente non aveva intenzione di fare tutto da sola.
- Bene, ragazzi. Lo vedete quel bradipo spalmato lì sopra? – Fece, indicando Rukawa. – Ecco, quello è il vostro insegnante, se non lo svegliate niente lezione.
 La scena della Volpe immolata ad un orda di ragazzini disastrosi, sarebbe rimasta impressa nella loro mente per decenni. Mitsui non si sentiva più la milza dal ridere e Miyagi dovette appoggiarsi da qualche parte per non ruzzolare a terra; Hanamichi poi era indeciso tra il ridere sguaiatamente o raggiungere quelle pesti per aiutarli.
Quando lui la raggiunse a passo di marcia con i capelli in aria e occhi indiavolati, Eiko pensò di rischiare seriamente la morte. Anche se ne era valsa la pena, decise mentre cercava di restare impassibile.
- Divertente – bofonchiò lui, lanciandole un’occhiataccia.
- E’ stato moolto divertente, infatti! – Replicò lei ghignando. – Ok, che vuoi insegnare?
- Come ammutinarsi all’allenatore?

Alla fine Akira Miasami era tornato in campo. Piuttosto inutilmente visto che l’Ichihara aveva vinto con uno scarto di ben trenta punti, ma ci era ritornato. Certo, Sendo era sempre convinto che fosse rientrato in campo con l’aria del Salvatore e Kiyota che volesse sembrare un reduce di guerra, ma forse erano giusto un attimo di parte. Uscirono dal Palazzetto come un gruppo di oche starnazzanti, tranne lo Spaventapasseri che non aveva nessuna voglia di parlare.
- Con la seconda sconfitta, il Nara è fuori dalla finale – stava dicendo Ayako, leggendo dalla cartellina di Fujima.
- Già. Ragazzi abbiamo due punti, come l’Ichihara – aggiunse lui, nel silenzio.
- Quindi la nostra finale sarà…
- … molto divertente – concluse Akagi che era tutto meno che felice.
- Ti vedo preoccupato, Akagi – osservò Maki e il Gorilla si grattò la testa. – Speravo non dover giocare con Isao… non sarà facile.
- Io invece voglio proprio vedervi uno contro l’altro! – Esclamò Hanagata.
- Altri due gorilla a confronto… - borbottò Kiyota, prima di ricevere un pugno da Maki.
- In realtà mi preoccupa Aki – confessò Akagi, mentre si avviavano a piedi verso il Tempio.
Jin lo guardò stupito – Per il fallo su Miasami?
- Non credo che Isao sappia controllarlo. – Ribatté, scuro in volto.

- Cazzo, che partita! – Se ne uscì Seiji, spalmandosi sulla panchina degli spogliatoi.
- Che finezza… piuttosto, dove si è andato a cacciare il Capitano? Dobbiamo festeggiare! – Esclamò Moroi, buttando a casaccio la maglia nera.
La Guardia Kaoru uscì dalle docce con un diavolo per capello – E’ con Aki. Quei due si sbraneranno, ne sono sicuro.
Le due ali sbuffarono all’unisono, cominciando a gufare – Questa volta l’ha fatta fin troppo evidente. Miasami poteva farsi male…
- E sai che dispiacere! Quel pallone gonfiato!
Kaoru gli rifilò un’occhiataccia – Che diavolo centra! Vincere perché abbiamo messo fuori gioco un giocatore non è una bella cosa! – Sbottò e Moroi rise – Se, e scommetto che il Mister è d’accordo con te vero?
Ovviamente il diavolo in persona entrò proprio in quell’istante, borioso come sempre. Kaoru sbuffò, meditando di ributtarsi sotto la doccia ed affogarsi, invece di ascoltare il loro simpatico allenatore; se quando giocavano bene aveva da ridire, quella volta li avrebbe menati come minimo.
Isao lo fissava accigliato da dieci minuti buoni e Aki pensò quasi quasi di mettersi a ridere; se sperava di schiantarlo con il gioco del silenzio, aveva sbagliato come minimo persona.
Probabilmente ad un certo punto anche il Capitano lo aveva capito, perché batté le palpebre e sospirò – E’ da più di una settimana che ti dico di piantarla.
Beh, era una frase alquanto idiota, visto che ci aveva mezzo un quarto d’ora per fabbricarla. Aki sorrise e aprì bocca per fiatare.
- No, lascia stare. So già che risponderesti che non hai fatto niente. Ma dalla panchina si vedeva chiaramente… una cosa e rompere le scatole, una cosa e rischiare che qualcuno si perda una gamba per strada! – Sbottò Isao.
Aki smise di sorridere e lo fissò – Potrebbe essere stato uno sbaglio.
- Potrebbe? E credi che dopo un anno, dopo tutto quello che hai fatto, dovrei crederti? – Ribatté, seriamente convinto di potergli staccare la testa a morsi.
Il Playmaker incrociò le braccia, appoggiandosi al muro con una spalla – Perché che avrei fatto?
Isao contò fino a diecimila giusto per calmarsi un attimo, poi sbottò – Non sei tu il Capitano.
- Lo so – rispose quello, guardandolo come se fosse svalvolato. – L’avevo notato – aggiunse poi, sarcastico.
- Strano, a me sembra che lo avessi dimenticato visto che fai tutto per non ascoltarmi – osservò il Centro, tranquillamente.
Aki lo guardò male – Non pensavo fossimo in una dittatura.
- Certo che no, ma mi aspetto come minimo di non avere una mina vagante che cerca di farsi espellere ogni due per tre. E che non rispetta niente e nessuno – buttò allora, avvicinandosi.  
- Bene, allora che vuoi fare? Scaraventarmi fuori? – Ribatté il Playmaker, con una smorfia.
- Tu aspetta la fine del Torneo, poi facciamo i conti.
- Non sei solo tu a decidere. C’è anche un allenatore – fece notare Aki, con un sopracciglio inarcato.
Isao ghignò – Se voglio farlo, non sarà lui a fermarmi, credimi…
Dopo un ultimo sguardo gelido, Aki sbuffò – Alla fine ho fatto solo quello che chiunque avrebbe voluto fare in quella situazione con quella persona. Se non sbaglio, sei tu che ti sei quasi accapigliato l’anno scorso con Miasami.
Isao sospirò – Appunto, quasi. Siamo due capitani, non sarebbe stata una buona mossa.
- Complimenti per il premio di uomo più buono e perfetto del mondo, Capitano! – Concluse il Playmaker, andandosene e, nello stesso istante, il cellulare di Isao suonò.
- Pronto? – Rispose, quasi ringhiando.
- Allora, Allenatore o Playmaker? – Tagliò corto la voce di Akagi. Come al solito, quel diavolo aveva capito tutto.
Isao sbuffò – Ma che palle, non ti si può nascondere nulla!
La voce di Akagi ghignò – Beh, mi aspettavo come minimo che Kendo vi avesse frustrati. O che almeno ti fossi azzuffato con Haranobu.
- Per ora la seconda, ma solo perché ancora devo incrociare il mio amabile Mister – rimbrottò il Centro dell’Ichihara. – E dalle tue parti? Goduto lo spettacolo? – Chiese, sentendo delle grida da giungla dall’altra parte.
- Ovviamente qui si stanno scannando e mancano ancora quei deficienti... tra poco sarà un bordello. Per la partita… se ti consola Kiyota e Sendo mi sembrano alquanto d’accordo con il tuo Fantasma…
Isao sbuffò – Beh, sono io a non essere d’accordo con lui.
- Vuoi buttarlo fuori? – Domandò Akagi, piuttosto sorpreso.
- Non lo so. La finale non vorrei negargliela…
- Come sei buono… - borbottò il Gorilla, pensando a come lui l’avrebbe allegramente ghigliottinato senza manco dargli il tempo di uscire dal campo.
Isao rise – Sei tu che sei esaltato. I tuoi compagni sono terrorizzati, mostro!
- Se! E chi ci fa niente a quelli… sono così stupidi che se li minacci non capiscono… tra l’altro avvisami se ti manca qualche giocatore che sarei ben felice di prestartene qualcuno in trasferta. Puoi anche tenerteli a Chiba per un annetto o due… chessò Hanamichi o l’altra Scimmia lì… magari il Teppista, possiamo metterci d’accordo…
- Ma anche no, tieniteli pure che i miei mi bastano. A proposito, Take, siamo in finale – annunciò e dall’altra parte sentì silenzio come se avessero di colpo abbassato il volume.
- Già, speravo proprio di non beccarti.
- Eh lo so, hai paura. Ma ti capisco sai… - cominciò Isao e sentì Akagi ridere – Va al diavolo! Ho paura di farti troppo male che hai capito! E poi c’è il Teppista che è particolarmente innamorato della tua Guardia.
L’altro rise – Oh, anche Kaoru non vede l’ora di rivederlo! Piuttosto i tuoi giocatori sono tutti in forma?
- Non fare il gufo, Isao. Stanno fin troppo bene, non farti illusioni. Cioè, quando quell’idiota addormentato tornerà, intendo…
- In effetti non l’ho visto alla partita, sei sicuro che stia bene? – Domandò Isao, riferendosi a Rukawa.
- Con le due Scimmie, Miyagi e il Teppista? Certo che no. Ma un po’ di stress gli fa bene a quella statua! – Ironizzò Akagi. – Ora ti lascio o mi accusano di fraternizzare col nemico. Sarebbero capacissimi…
Isao ghignò – Ma tu stai fraternizzando con me! Vergognati! E vedi di non morirmi durante la festa del Tempio che ti voglio in campo al massimo.
- Festa di che? – Sbottò la voce di Akagi, che temeva il peggio.
L’altro ghignò – Lo vedrai… quando tornerà la padrona di casa. Ciao! – Belò, attaccando prima che Akagi potesse maledirlo.
Dall’altra parte, il Gorilla in questione cominciò a tremare. Quando si associava la parola “festa” ai suoi compagni, non si trattava mai di qualcosa di buono; ma “Tempio”, voleva dire che la festa si sarebbe avuta proprio lì. Signore, sperava proprio di no!
Ma Isao era abbastanza diabolico da dirglielo prima e farlo morire di inquietudine.
- Akagi hai visto un fantasma? – S’informò Maki, spaparanzato immancabilmente sul divano.
- Ho solo un brutto, bruttissimo presentimento… che fine hanno fatto quei quattro debosciati? – Sbottò, guardandosi intorno.
- Non sono ancora tornati… - rispose Ayako, sbuffando. – Le solite capre a zonzo…
- Dovreste essere felici che tutta la squadra familiarizzi così tanto! – Se ne uscì Fujima, dalla cucina.
- Eh, guarda! Felicissimi! – Sbottarono quasi in coro Capitano e Manager.

I ragazzini non erano affatto male. D’accordo, uno di loro aveva quasi levato via un occhio al Tappetto, mentre lo marcava, ma in fondo non era un difetto.
Mitsui ghignò quando, per l’ennesima volta, Miyagi fu costretto ad abbassarsi per evitare la mano di un ragazzo che si muoveva come un manico di bastone.
- Devi essere un po’ più rilassato… - gli spiegò il Teppista. – Sennò rischi di togliere un occhio ad un giocatore… meno male che lui è basso quanto un comodino.
- Va al diavolo, Teppista.
- Parla bene davanti ai ragazzi, scemo!
Mentre come al solito cominciavano ad accapigliarsi, Hanamichi, record assoluto, riusciva a stare con qualcuno senza venire alle mani ogni due per tre; forse perché Heiji da sobrio era relativamente tranquillo, o forse perché la Volpe era distanza di sicurezza da lui. Infatti, la Scimmia Rossa si limitava docilmente a spiegare come marcare stretto, senza farsi uscire nemmeno una cretinata dalla bocca; Heiji fu quasi tentato di chiedergli come facesse a ricordare così bene la teoria se poi in campo faceva schifo.
La terza squadra, invece, si godeva paciosamente il sole spalmata in panchina. Forse Rukawa era riuscito a insegnare come dormire impunemente sempre, in ogni situazione e in ogni caso.
- Kaede! Non dovrebbero fare qualcosa? – Sbottò Eiko, che si era allontanata per qualche istante. La Volpe la fissò, sempre un pelo sconvolto dal fatto che lei lo chiamasse per nome, poi sbadigliò – La mia squadra è più avanti di quelle – fece, quasi indignato.
Eiko inarcò un sopracciglio e incrociò le braccia – Assì? – Sbottò, evidentemente per niente convinta dalla cosa. Uno dei ragazzi più grandi annuì tutto contento – E’ vero! Abbiamo fatto una partita, ci siamo divisi i ruoli e Kaede ci ha insegnato anche i fondamentali! – Esclamò, mentre gli altri gli belavano attorno.
Kaede? La ragazza fissò perplessa Rukawa, che non sembrava per niente sconvolto che dei “mocciosi” avessero l’ardire di chiamarlo per nome, e si chiese come mai dopo un’ora nessuno avesse avuto l’istinto di suicidarsi o, perlomeno, uccidere lui.
- Oh… bene. Ehm, andate tutti a mangiare?
Con un gran casino, i ragazzi filarono a sbranare qualcosa, mentre i grandi allenatori si allungavano a terra.
- Fiuu, che fatica! Fortuna che non diventerò mai un allenatore… - cominciò la tiritera Mitsui.
- Ahh, non cominciare! Direi meno male per loro, non per te! – Sbottò Miyagi, ma Hanamichi era su di giri.
- Vorrei restare qui! Chebbello allenare i ragazzini!
- Tu vuoi avere potere su povere anime innocenti, vergogna! – Replicò Miyagi, mentre gli altri ghignavano.
- Anche a me piace! – Sbuffò Kiyuwa.
- Appunto, due esaltati che dovrebbero insegnare a dei ragazzi? Agghiacciante!
- E tu, Kaede, che ne pensi? – La buttò lì Eiko, calcando sul nome.
- Ehi, non è che tra voi due c’è fin troppa confidenza? – Ghignò Heiji, ma Mitsui negò col capo – Impossibile. Il nostro Kaede ha ben altri gusti…
 - Cos’è hai paura di non piacergli più? – S’intromise Miyagi, prima che Mitsui e, stranamente, Hanamichi gli tirassero qualcosa dietro.
Rukawa sbuffò – Siete ripetitivi lo sapete, vero?
Eiko cominciò a ridere – Secondo me siete psicotici! E comunque anche i ragazzini lo chiamano per nome! – Fece, tanto per difendersi.
- Nooo, allora dobbiamo cominciarti a chiamare così! Insomma ci vuole un po’ di confidenza dopo tanto tempo! – Esclamò Mitsui, tanto per rompergli i coglioni.
- Ma chiamami come ti pare, idiota – replicò perfettamente disinteressato la Volpe.
- Ok, tesoro, che ci dici dell’allenamento allora? – fece Mitsui, mente ormai gli altri si trattenevano la pancia dal ridere.
- Oddio e io che insistevo solo a chiamarti Volpe! Qui dobbiamo correre ai ripari, mi serve una lista di nomi! – Se ne uscì Hanamichi, mente un freddo gelido calò su di loro. Tempo due secondi, un’occhiata tra loro e alla Volpe, e Tappetto e Teppista scoppiarono a piangere dalle risate; seguiti da Heiji e Eiko.
Rukawa si bloccò un attimo, cercando di rielaborare quello che aveva detto la Scimmia con uno strano nodo nello stomaco. Aveva una brutta impressione. No, era un eufemismo, aveva una pessima impressione.
Decise di correre ai ripari alzandosi e correndo verso casa. Da lì a dieci minuti, nuovo record, si ritrovarono tutti alle sue calcagna nella strada del Tempio; dopo aver riportato in gabbia la Scimmia terza dello Shiroi.
Entrarono in casa che aveva l’aria perfetta per un cimitero.
- Siamo a caaaaasa! – Belò il solito imbecille, prima di buttarsi sul divano; peccato che non avesse visto Jin che finì spiaccicato sotto di lui.
- Ecco, un rullo compressore addosso mi ci mancava proprio, grazie… - ironizzò la pover’anima, prima di buttare a terra la Scimmia Rossa. Heiji, Mitsui e Miyagi si fiondarono in cucina alla ricerca di ciarpame mangiabile, mentre Akagi li accoglieva a braccia aperte.
- Salve, fuggiaschi… - salutò minaccioso.
- Ehi, Gori! Ci sei mancato! – Esclamò il Teppista, ruffiano come pochi.
- Non cercherai di accattivarmi spero! – Replicò, indignato, mentre quell’altro infilava la testa nel frigo – No, no per carità. Non sei il mio tipo.
- Teppista, guarda che se continui a parlare in questi termini davvero potrei cominciare a crederti interessato ad altre… vie… - rispose Miyagi, buttandosi su uno sgabello.
Ovviamente né Akagi ne gli altri della cucina, Fujima e Maki, capirono un accidente.
- Di che diavolo cianciate? – Sbottò infatti, gentile come sempre, Akagi.
- Dell’orientamento di quello lì. Ormai si è capito dove va a parare – rispose il Tappetto, prima che Mitsui potesse infilargli qualcosa in bocca e zittirlo.
Akagi inarcò un sopracciglio – Beh, era una novità? – fece con tanta noncuranza e nonchalance, che più o meno tutti franarono dalle sedie, rotolando dal ridere e Mitsui si strozzava.
Heiji, intanto, aveva deciso di lanciarsi sul divano a far compagnia all’Idiota, litigando a morsi sul telecomando. Con un urlo alla Tarzan, Kiyota trotterellò giù dall’alto dei cieli e si abbatté sul salotto, aggiungendosi alla mischia. Jin capì che la pace era irrimediabilmente rovinata e si affrettò a correre via, prima di essere invischiato nella lotta; mentre sospirava di sollievo nell’atrio, notò un Rukawa piuttosto prudente.
- Cerchi di evitare la lavata di capo? – Gli chiese e lui gli lanciò un’occhiataccia – Spero di salvarmi da quegli psicolabili – precisò, ma purtroppo per lui, le mura a quanto pareva erano fatte d’aria, perché la voce minacciosa di Akagi le trapanò facilmente – Rukawaaa!
- Chepalle – sibilò lui, prima di spostarsi verso l’aula di tribunale pronto per il verdetto.
Entrò che Akagi lo fissava incazzato, mentre quei due già cominciavano a sganasciarsi; inutile dire che Fujima, Maki e Jin meno di così non potevano fregarsene. Però, notò stranamente, mancava il drogato. Che si fosse finalmente tolto dai piedi?
Poteva prendere in considerazione di amarla alla follia, pensò mentre Eiko invadeva la stanza, interrompendo la seduta. Gli altri notarono un pelo angosciati che il suo ghigno era fin troppo ampio.
- Ragazzi, domani è la festa del Tempio – annunciò e Akagi ebbe la mezza idea di andare a fare una spedizione punitiva a casa di Isao.
- Che festa del Tempio?- Chiese invece curioso Fujima.
- Di questo Tempio – precisò lei, e tutti risposero con un “oh” neutrale.
- Verrà molta gente e qui non è ancora preparato nulla… - aggiunse lei, ma gli altri continuarono a guardarla perplessi, fingendo di non capire e sperando nella loro buona stella. Ma quando Ayako se ne uscì con un “Ok, ho preso il materiale per lavorare”, capirono che quella dannata buona stella si era schiantata sulle loro teste.


N/A

Ok.
Chiedo incommensurabilmente perdono. Ho un ritardo che ormai non si può definire manco più così. Lo so.
Ma a quanto pare il mondo cibernetico mi odia visto che internet ha fatto una brutta fine e il computer lo ha seguito poco dopo.
Spero che ci sia ancora qualche anima prava che continui a sopportarmi!
Allors, un po’ di spiegazioni dopo tanto tempo. Siamo ormai al decimo capitolo e a tre capitoli dalla fine. I capitoli finali possono subire qualche variazione, ma non dovrebbero aumentare.
In questo c’è la partita dell’Ichihara contro il Narashino. Con due giocatori piuttosto rompiscatole. Ho tentato di dare loro un po’ più di personalità e spero di esserci riuscita in parte; la stessa cosa accadrà nel prossimo con i giocatori dello Shiroi.
Innanzitutto devo chiedervi umilmente perdono, perché non sono riuscita a resistere. A parte che mi rendo conto di aver peggiorato l’ambiguità dei discorsi della banda, quindi di aver fatto felici le yaoi fan. xD
Ripeto che qui non ci saranno coppie yaoi, ma qualche piccola imboccatura c’è sempre.
Una spiegazione sulla “scuola” che hanno incontrato i ragazzi.
In realtà non si tratta di una scuola, ma di un centro sportivo giovanile. Che importanza ha? Beh, ecco perché vi chiedo perdono! In questa fiction ha un ruolo marginale, insomma volevo solo far divertire i quattro dello Shohoku, ma è una sorta di pubblicità occulta per un’altra fiction (questa volta yaoi e decisamente OOC) sui ragazzi di Slam Dunk. Forse non dovevo inserirla, ma non ho potuto resistere. XD
Sì, un centro del genere avrà un ruolo decisamente importante in quella fiction.
Bene, che dire. Spero non vi dispiaccia questo capitolo, spero sia riuscita a mantenere il solito stile incasinato. Nel prossimo capitolo ho pensato di rompere un po’ le scatole ai soliti due che stanno litigando fin troppo poco per i miei gusti. E credo ce le yaoi fan saran contente.
Bene, ora le risposte in super ritardo:

Trilla: Bene, vedo che le macchine si ribellano! XD Sono contenta che ti sia piaciuto e spero che anche questo ti faccia rotolare dalle risate!

Dream: *__* No, non è possibile che la mia storia possa essere una delle tue fiction preferite in assoluto! Ti annuncio che sono quasi franata dal divano! Grazie mille! Sì, sì i due pairing non mi dispiacciono affatto… ma non continuo, perché con i pairing sono alquanto folle *__* Il tuo podio pure non mi dispiace. Anche se ammetto che Sendo non può superarmi Hanamichi… non ancora almeno… grazie ancora!

Poi vorrei davvero ringraziare di cuore chi ha aggiunto questastoria nei preferiti. E' la prima che io abbia mai continuato, coccolato e sviluppato fino alla fine. Quindi grazie.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Slam Dunk / Vai alla pagina dell'autore: Karyon