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Autore: Manu75    02/02/2016    2 recensioni
"…e tu, femmina dai capelli chiari e dagli occhi freddi e algidi, nel tuo orgoglio soccomberai…prigioniera in una cella di ghiaccio, né calore, né gioia, né amore…tutti voi sarete condannati…io vi maledico! Black, da questa sera, vorrà dire disgrazia e sofferenza e prigionia…e morte! Così è stato detto, che così accada!"
Quando il dovere e l'orgoglio ti spingono contro il tuo cuore, quando una maledizione incombe con tutto il suo potere, quando i sentimenti infuriano nel petto senza poterli placare, il destino sembra solo una gelida trappola. Narcissa Black lo sa bene.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Evan Rosier, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Severus Piton, Sorelle Black | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix, Severus/Narcissa, Ted/Andromeda
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Più contesti
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Aloise, Rubinia, Bebhinn...sono personaggi che ho inventato io, sarà per questo che sono particolarmente affezionata a loro tre? Mi piace scrivere dei personaggi della Rowling, lei ha saputo creare un Mondo sul quale è bello sognare, un contesto che sa ispirare e ha dato vita a dei personaggi indimentiabili, questa è genialità. Tuttavia è altrettanto bello, poter essere libera di muovere dei personaggi ideati e caratterizzati del tutto da me. Buona lettura!

UN GELIDO DESTINO

 

Ventiduesimo Capitolo

 

(Future consuetudini – seconda parte)

 

Mentre si allontanava da Narcissa, Lucius sentiva dentro di sé un’insolita inquietudine e l’espressione sul suo volto era cupa e distante.
- Fossi in te starei attento!- gli disse una voce, scuotendolo dai propri pensieri.
Il ragazzo strinse gli occhi, fissando il volto di Bebhinn che stava appoggiata ad una colonna con aria disinvolta.
- Scansati Naghib, non ho tempo da perdere!- le intimò, con aria pigra e indolente, senza mostrare il fastidio che provava.
Non sopportava ammonimenti da nessuno.
- Si, lo so…- disse lei, stringendo gli occhi scuri – …So bene che hai cose molto importanti da sbrigare ma, fossi in te, non trascurerei troppo la piccola Narcissa. Sai, un giovane cuore innamorato va coltivato altrimenti avvizzisce, o cerca calore altrove!- concluse, scoprendo i suoi denti bianchissimi.
- Giovane cuore innamorato..?- la derise Lucius – Non ti facevo così romantica!-
- Oh, si, proprio!- sospirò lei, sollevando gli occhi al cielo con aria di giocosa esasperazione - Sai, Black crede davvero di essere innamorata di te, Malfoy…- rispose lei, con un piccolo sospiro spazientito di chi, con tutta la più buona volontà, proprio non capisce qualcosa.
-Crede…?- mormorò lui, stringendo a propria volta gli occhi e lasciando trapelare la propria irritazione.
- Certo! – esclamò Beb, con un tono improvvisamente allegro – Ma, per fortuna, è quel tipo d’amore che appassisce facilmente!Lei vale troppo per un tipo come te!- gli sorrise serena come se, invece di insultarlo, gli stesse parlando del tempo.
Lucius fece per andarsene ma lei gli si parò davanti, questa volta molto seria in volto.
- Mi piace Narcissa, sai? Amo le cose belle…- il suo sguardo si fece per attimo velato e distante - A quanto pare è una delle cose che io e te abbiamo in comune perché, per quanto tu cerchi di nasconderlo, mi pare ovvio che lei ti è entrata nel sangue! Persino nel sangue gelido di un tipo come te.- i suoi occhi scuri brillarono, carichi di sfida.
- Se credi di sapere ciò. – le disse, sembrando per la prima volta pericoloso – Faresti bene a seguire il mio consiglio e starle lontana, te l’ho già detto diverse volte, non mi va che le ronzi attorno, Naghib!-
- Tu dammi ciò che voglio e io vedrò di lasciarla stare, anche se a malincuore…- sussurrò lei, inchiodando gli occhi in quelli chiari del giovane.
- La mia risposta è sempre quella, non cambia, anche se ricorri a certi ricatti.- le sibilò, freddamente - I bambini non sono ammessi, mi spiace.- concluse, per nulla dispiaciuto.
-Ah, si?- disse lei, perdendo il sorriso e mostrando per la prima volta il vero volto che si celava dietro la sua maschera di sorniona ironia – E come mai, allora, ti ho visto più di una volta intrattenerti con quel bambinetto brutto e cupo? Come mai gli hai messo alle calcagna due guardie del corpo? Quei cosi, grossi e stolti, di Tiger e Goyle? Perché quel bambino si, e io no?- gli chiese con la sua voce roca, graffiante come le unghie di una gatta.
- Non so di che parli.- le rispose Lucius, annoiato – Io non mi intrattengo con nessuno e ora scusami ma ho ben altro da fare! -
La superò con un inchino beffardo e fece per allontanarsi, ma lei lo bloccò nuovamente, con le proprie parole.
-Si, certo! Devi andare ad Hogsmeade, vero? Paesino interessante ultimamente, mi pare di capire.- esclamò, con un tono fintamente innocente - E, dimmi, ci vai ancora con la Black sbagliata? Quella volgare e sgraziata?- sibilò, fissando la schiena di Lucius, che si era irrigidito – Non credo che la piccola e dolce Cissy la prenderebbe molto bene se sapesse che te ne vai a spasso con sua sorella!-
- Te l’ho già detto, lascia Narcissa fuori da tutto questo.- mormorò lui, gettando uno sguardo a Beb da sopra la propria spalla – Altrimenti potrei anche decidere che sei di troppo…- la sua voce non aveva nulla di mellifluo o sarcastico.
- E’ una minaccia?- chiese Beb, sorridendo – L’unica persona dal quale devi guadarti è te stesso, Malfoy! – gli spiegò, con aria paziente – Non c’è persona peggiore di quella che non sa come prendersi ciò che desidera veramente: Rischia di soffrire, di far soffrire e di morire contorcendosi tra i rimpianti!-
Lucius si allontanò senza aggiungere nulla e Beb continuò a fissare il punto in cui era sparito, pensierosa.

 

Narcissa, dopo che Lucius se n’era andato in quel modo così brusco, si era seduta ed era rimasta a fissare il vuoto, lasciando vagare lo sguardo sui Giardini di Hogwarts che andavano animandosi pian piano.
- Davvero una bella giornata!L’ultima, prima che arrivi l’inverno, vero?- le disse una voce briosa.
- Ciao Beb.- salutò Cissy, con un piccolo sorriso – Ti sei avventurata fuori, nonostante quest’aria frizzante?-
- Oggi avrò la fortuna di visitare Hogsmeade, non me lo perderei mai, per nulla al mondo!- le rispose l’altra ragazza, mettendo in mostra i suoi denti perfetti.
-Ah, è vero! – rammentò Narcissa – Tu frequenti il terzo anno e puoi visitare il villaggio, non ti facevo il tipo che si entusiasma per così poco.- si stupì la ragazza, osservando il look esotico e assolutamente fuori luogo di Beb.
- Da quello che ho capito è un luogo interessante assai! – le disse l’altra, con aria allegra – Dove è possibile incontrare gente variopinta; devo dire che mi entusiasma eccome l’idea!-
Narcissa sorrise apertamente, davanti all’espressione eccitata della sua amica.
Bebhinn indossava abiti coloratissimi e ampi, portava ai lobi delle orecchie dei grandi cerchi dorati, al collo una collana con un’enorme farfalla e, alle braccia, decine di tintinnanti bracciali.
Osservando la collana di Beb, Cissy rabbrividì leggermente. Le ricordava un’altra farfalla, piccola e colorata.
Quella della collana di Ruby.
- Beb, perché hai lasciato la Namibia e sei venuta fin qui?- le chiese all’improvviso, scrutando il bel volto color cioccolata della ragazza.

- Oh,     Furaha yangu!* - sussurrò Beb, estasiata, chinandosi davanti a Narcissa – Non sai quanto mi renda felice che tu ti interessi a me!-
Narcissa si pentì all’istante di essersi spinta in un’area, evidentemente, ritenuta di grande confidenza da Beb ma ormai era troppo tardi.
- Lasciare il mio villaggio, la mia gente…non è stato facile, sai?- le disse Beb – Ma io ho sangue in parte scozzese, nordico! Il mio nome, Bebhinn, è celtico, lo sapevi questo?- Narcissa scosse leggermente la testa, facendo oscillare i suoi capelli chiari - E' proprio così! Mio nonno lo era…sai che mia nonna è venuta qui in Scozia per trovarsi un marito del nord? Per rinforzare il nostro sangue e creare  un miscuglio magico potente?- all’improvviso scoppiò a ridere di gusto, una risata contagiosa che a Narcissa piaceva molto – Lei voleva sposare Albus Silente, ci credi?!- questa volta fu l’espressione di Cissy che fece scoppiare a ridere di nuovo Beb – Si! Il mago più potente che avesse mai conosciuto ma lui si oppose, con molta ferma gentilezza, mi raccontò lei. Tuttavia è un’onta essere rifiutate per noi e così mia nonna gli fece il malocchio…- sorrise con aria furba – Una vera maledizione…, è la nostra specialità! Ma, a quanto pare, lui è davvero un mago potente perché l'anatema non ha fatto effetto!- la ragazza fece spallucce - Credo che mia nonna lo abbia maledetto affinché Silente non possa concretizzare alcuna forma d’amore senza che le conseguenze siano devastanti per lui e per chi ama! E’ come se lo avesse condannato ad una vita di solitudine, insomma…- la ragazza si bloccò di colpo -Oh, Cissy, sei impallidita! Ti impressiona questa cosa? L’idea di una maledizione ti preoccupa?- Beb le si avvicinò, piantando i propri occhi scuri in quelli chiari, come laghi ghiacciati, di Narcissa – Puoi stare tranquilla, tesoro, noi malediciamo solo gli uomini!- tentò di rassicurarla - Anche se, una donna respinta, è davvero pericolosa, sempre…-
Narcissa si alzò di scatto, ponendo una certa distanza tra lei e quella ambigua ragazza.
- Naghib, credo che per te sia arrivata l’ora di avviarti ad Hogsmeade!- le disse, con voce ferma – Quanto a me, credo che i compiti di Trasfigurazione mi terranno impegnata per un bel po'!-
Beb finse di non notare l’irrigidimento di Narcissa, si rialzò sorridente e scrutò, con immutato calore, il bel volto della sua prediletta.
- D’accordo! In effetti ci sono parecchie cose che desidero vedere giù al Villaggio, davvero tante…- alzò lo sguardo osservando l’imponente Castello di Hogwarts – Certe volte ho come l’impressione che questo edificio si sorregga grazie alla forza della personalità di Albus Silente e che, nel momento in cui egli verrà a mancare, di esso non rimarranno che macerie. Chissà se esiste qualcuno più potente di lui…?- sussurrò più a se stessa che a Narcissa.
- Allora a dopo Beb!- le disse Cissy, salutandola con decisione e avviandosi senza aspettare una risposta.
La ragazza dalla pelle scura la osservò allontanarsi con un’espressione strana sul volto.
- Davvero una cosa bella…- sussurrò rapita, studiando i riflessi dorati dei capelli della ragazza – Davvero così sfortunata! In bilico su un abisso di disperazione…povera, povera mia farfalla di ghiaccio-

 

Narcissa si sentiva spossata e non era ancora metà mattina.
Gli incontri con Lucius e con Bebhinn erano stati, ognuno a proprio modo, estenuanti.
La giornata trascorse velocemente perché, in effetti, il carico di lavoro era notevole e lei ci teneva a mantenere alta la propria media nei voti, che era altrettanto notevole.
La sera si diresse verso la Sala Grande per la cena, curiosa di ascoltare il resoconto di Beb sulla visita al Villaggio che, ne era certa, sarebbe stato pittoresco e divertente.
Camminava con la testa tra le nuvole ma l’espressione del volto era un capolavoro di dissimulazione, come sempre.
All’improvviso urtò qualcuno e dovette aggrapparsi al mantello dello sconosciuto per non cadere.
- Mi scusi...- mormorò, seccata per la brutta figura e seccata con lo sconosciuto che se ne stava in mezzo al corridoio a rimirare chissà che.
- Di nulla….- le rispose una voce come non ne aveva mai udite prima.
Una voce che pareva gelo fattosi suono.
Alzò lo sguardo e incrociò un paio di occhi incredibili. Erano chiari, come potevano esserlo quelli di Lucius, ma sembravano emettere dei bagliori rossi alla luce oscillante delle torce.
Narcissa rimase senza fiato e indietreggiò di un passo, staccando la mano dal mantello dell’uomo.
Era un uomo attraente, di età indefinibile, il cui volto pallido era contornato da capelli scuri, tagliati in modo impeccabile.
Quel volto aveva lineamenti perfetti e, tuttavia, Cissy si accorse di non riuscire a coglierne realmente i contorni. Era come offuscato.
Dovette resistere alla tentazione di stropicciarsi gli occhi per togliere quella che pareva un’illusione ottica.
- Tom!- chiamò una voce imperiosa alle spalle dello sconosciuto, che sorrise leggermente prima di voltarsi.
-…Minerva…- sussurrò piano l’uomo, sorridendo e mostrando dei denti perfetti.
- Cosa ci fai qui? Sai bene che l’ufficio del Preside è altrove!- la Professoressa Mc Granitt sembrava indefinibilmente agitata e Narcissa non l’aveva mai veduta così, prima - Black! Cosa ci fai ancora qui? Vai a cena con i tuoi compagni…forza!- scattò, rivolgendosi alla ragazza.
Narcissa mormorò delle scuse e si allontanò, non senza gettare uno sguardo curioso a quell’uomo così strano.
Sussultò leggermente quando si rese conto che lui ricambiava il suo sguardo, fissandola con aria interessata.
Mentre accelerava il passo udì una parte del dialogo tra i due.
-…Solerte come sempre, Minerva. Sempre affaccendata per... soddisfare... il nostro Preside..?-
- Sfacciato come sempre, Tom! Sempre impegnato in oscuri propositi?- ribatté la Mc Granitt, dura -E’ comodo il tuo alloggio ad Hogsmeade? Andiamo, il Preside ti attende…-
Narcissa si meravigliò molto del tono usato dalla Professoressa Mc Granitt, perché era un tono vibrante, molto diverso da quello controllato di sempre.
La forte impressione suscitata in lei dallo sconosciuto l’accompagnò per tutta la serata, facendo da sfondo anche a tutti i discorsi di Beb.

 

…e tu, femmina dai capelli chiari e dagli occhi freddi e algidi, nel tuo orgoglio soccomberai.’ La voce sepolcrale della Signora Alderman strisciava fino a lei, che stava inerme ad attenderne l’impatto ‘prigioniera in una cella di ghiaccio …né calore, né gioia, né amore…un uomo bruno che ti ama perderai, un uomo bruno che amerai condannerai…sola e desolata…incatenata dal senso di colpa, incapace di salvare chi ami e te stessa…la tua prigione farà solo filtrare la luce ma non ti consentirà di avvertirne il calore, autrice della tua stessa sconfitta…
Aloise Alderman declamava la sua maledizione proprio come quella notte di un anno prima, solo che ora il suo volto era un lattescente teschio dalle orbite vuote, contornato da lunghi, stopposi, capelli morti.
Narcissa si sentiva inchiodata al pavimento, mentre ascoltava impotente.
Poi, all’improvviso, la scena cambiò.
‘No…’ sussurrò a se stessa, nel sogno, sapendo ciò che l’attendeva.
Eccolo la, l’uomo bruno che le parlava incessantemente, con gli occhi che grondavano sangue, senza che lei potesse cogliere nemmeno una delle sue parole.
E poi, la parte più spaventosa.
Lui le mostrava il braccio sinistro, marchiato a fuoco in un disegno che lei non sapeva distinguere e, infine, egli si conficcava le unghie nella carne e tirava.
La ragazza si coprì le orecchie con le mani, per non udire il suono della carne che si lacerava.

 

Narcissa si svegliò di soprassalto, con il respiro affannoso e l’ansia che le dilaniava il petto. Si mise a sedere, scivolando lentamente fuori dalle coperte, il volto madido di sudore.
Odiava quel sogno ed esso la perseguitava.
Come aveva bisogno di qualcuno che la rincuorasse! Odiava ammetterlo, ma si sentiva sola.
Gettò uno sguardo al letto che avrebbe dovuto essere di Rubinia e che era vuoto ed intatto.
Che ne era stato di lei? Narcissa se lo chiese per l’ennesima volta.
Chiuse gli occhi un istante, ascoltando il respiro profondo e regolare delle altre compagne del secondo anno e cercando di scacciare la sensazione spaventosa che il sogno le aveva lasciato dentro.
Andromeda.
L’immagine di sua sorella emerse dolcemente dagli abissi della sua mente.
Come sentiva il bisogno di parlare con lei, di sentire la sua voce, il suo calore.
Ma contattarla era impossibile, nessun gufo di casa Black si sarebbe mai avvicinato ad un membro reietto della famiglia.
Quanto ad usare un gufo della Scuola…Cissy aveva seri motivi di pensare che suo padre avesse fatto in modo di controllare la sua posta.
Inoltre, Narcissa provava anche una sorta di rabbia nei confronti della sorella che li aveva abbandonati, senza alcun rimpianto, per un babbano. Odiava i babbani.
Sospirò e si alzò lentamente, rivestendosi. Tornare a dormire era impensabile.
Uscì silenziosamente dalla stanza, facendosi luce con la bacchetta e si diresse verso la Sala Comune, sperando vagamente di trovarvi Lucius.
E, in effetti, qualcuno c’era, davanti al grande caminetto ancora acceso.

FINE VENTIDUESIMO CAPITOLO


(* "mia gioia, mia felicità" in Swahili)
  
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