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Autore: FairySweet    02/02/2016    2 recensioni
Non esisteva più la paura, niente esitazioni né incomprensioni perché ora, nel suo piccolo mondo sicuro, aveva qualcuno per cui lottare, qualcuno da difendere e poco importava cosa pensasse il mondo, ci stava bene in quel mondo e non avrebbe permesso a nessuno di rompere i muri spessi che lo tenevano al sicuro, nemmeno ai fantasmi ...
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                           Eri nel mio Sogno





Si avvicinò di qualche passo al letto imprimendosi nella memoria il volto sereno della ragazza, le labbra sfiorate appena dalla luce tenue delle candele, il respiro lento, delicato.
Forse, se fosse stato un giorno comune pieno di scelte comuni, quella scena innocente sarebbe arrivata come tale ai suoi occhi ma quello non era un giorno come tutti gli altri.
Aveva passato ore intere ad amarla, si era addormentato accanto a lei stringendola tra le braccia, perdendosi nel suo profumo convinto che niente al mondo avrebbe potuto allontanarla di nuovo.
Ma quando aprì gli occhi, si accorse d'improvviso che quel pensiero innocente non avrebbe mai trovato conferma nella realtà di un tardo pomeriggio di primavera.
Non era scappata, non si era sottratta ai suoi baci, non si era allontanata dalle carezze, eppure non era lì, non c'era più.
L'aveva cercata ovunque, aveva chiesto ad ogni domestico perfino allo stalliere ma nei loro occhi viveva solo un sorriso leggero e pudico, qualcosa creato apposta per eliminare ogni sciocca possibilità di chiacchiera.
Conosceva bene quel sorriso, era stato il generale ad imporlo per proteggere sua figlia, per proteggere sé stesso.
Ma adesso, nel silenzio di quella stanza ogni convenzione cadeva, ogni pensiero spariva e perfino il battito del cuore sembrava dissolto, un rumore lontano e ovattato, quasi irreale poi di colpo quella mano sulla spalla e il volto del generale al suo fianco.
Portò un dito alle labbra mentre con la mano stringeva il braccio di Andrè costringendolo adseguire i suoi passi oltre la porta “Signore ma che state ...” “Non voglio che si svegli Andrè. Questa è la prima volta che la vedo riposare così tranquilla” chiuse la porta della camera cercando di fare meno rumore possibile.
“Lisette, porta del vino e manda Marie a controllare il bambino” la cameriera annuì decisa lasciando la stanza “Sei geloso di suo fratello?” “Non è suo fratello!” “Da questo pomeriggio lo è a tutti gli effetti. Maxime Julian Fançois De Jarjayes” “Oscar lo sa?” “Maxime avrà il compito di provvedere al suo futuro quando io non sarò più in grado di farlo Andrè” “Sembrate dimenticare che Oscar è la mia famiglia” “Non lo dimentico affatto tuttavia, considero la situazione attuale degna di un'attenzione in più” lo sguardo confuso di Andrè lo convinse a continuere “Tu hai reso felice mia figlia, è innamorata di te anche se al momento fatica a riordinare le priorità della sua vita” lo invitò a sedere cercando un modo per spiegare il groviglio di pensieri che si portava dentro da giorni ormai.
Non era abituato a niente del genere, insomma, non è compito di un generale aprire il proprio cuore, eppure era lì, a parlare con Andrè, a tentare di tranquillizzare un cuore troppo veloce
“Oscar sta cercando un modo per convivere con il vuoto che vostra figlia ha lasciato in lei. Non è abituata a sofferenze del genere, è sempre stata forte e preparata a tutto, io l'ho preparata. Mi sono preso cura del figlio perfetto rafforzandolo e istruendolo a dovere e ho completamente tralasciato i bisogni di una figlia innocente. Non l'ho mai istruita sul mondo, sulle debolezze, sui sentimenti e sul dolore che essi portano. L'ha imparato da sola e ora da sola uscirà da questo buio profondo” “Non mi lascia nemmeno avvicinare ai suoi pensieri, come posso aiutarla se mi spinge via!” “Non puoi aiutarla” Lisette si avvicinò a loro lasciando un vassoio sul tavolino “Etienne?” “Si è appena addormentato signore” “Molto bene, puoi andare” un altro sorriso poi di nuovo lo sguardo sfinito di Andrè “Non vuole il tuo aiuto, non vuole l'aiuto di nessuno. Conosce bene sé stessa, se ora chiede aiuto si sentirà morire e la perderemo” prese tra le mani il bicchiere soffermandosi sul volto del giovane.
Era nervoso, arrabbiato, geloso di quel legame violento che univa Maxime ad Oscar, un legame evidente per tutti tranne forse che per lui, un vecchio generale da troppo tempo abituato al gelo “Vorresti portarla via da quel letto” “Signore ...” “Oh andiamo! Credi davvero che sia nato ieri? La gelosia che ti brucia nel petto l'ho provata prima di te. Hai ragione Andrè, mio figlio è innamorato di Oscar” un debolissimo sorriso sfiorò il volto del giovane regalando a quegli occhi una tenera espressione carica di sconforto “Li ho sempre tenuti separati, volevo proteggerla, volevo proteggere il mio sciocco sogno. Maxime ha passato undici anni a spiarla” scosse leggermente la testa sospirando “Conoscevo bene l'affetto che provava nei confronti di Oscar, la considerava sua sorella a tutti gli effetti. Ho passato anni a riempirgli la testa con ideali e regole, lo preparavo per lei, perché un giorno sarebbe stato compito suo proteggerla. Ricordo che si allenava con impegno, eccelleva in ogni cosa solo per poter essere un giorno allo stesso livello di sua sorella, per poterle parlare senza il timore di sentirsi fuori luogo o inferiore a lei” davanti agli occhi tornarono di colpo quegli occhi azzurri come il cielo, occhi che appartenevano ad un bambino irriverente che passava il suo tempo a sfidarlo continuamente “Conoscevo l'esistenza di quella piccola breccia nel muro e sapevo che Maxime passava tutto il tempo libero a spiare sua sorella ma non gliel'ho mai impedito” “Perché?” “Credevo di essere nel giusto Andrè. Erano solo sguardi innocenti, sogni di bambino. Gli ho permesso di vivere in qualche modo la vita di mia figlia e temo di aver alimentato un affetto che ora non posso controllare” posò il bicchiere cercando gli occhi di Andrè “Volevo adottarlo già da tempo ma lui ha sempre rifiutato. Diceva di non essere pronto, di non essere all'altezza di Oscar, di non essere pronto a sopportare il peso del nostro nome. Ha sempre evitato quest'argomento ma ieri, quando è venuto da me ...” strinse più forte il bicchiere abbozzando un debole sorriso “ … ho letto nei suoi occhi la grandezza di quel sentimento” “Conosco bene quell'amore signor generale. Stavo impazzendo per quell'amore, ho fatto del male a vostra figlia per quell'amore e ho passato giorni interi ad odiarlo. Non si cancella dal cuore un sentimento tanto forte, nemmeno cambiando nome” “Amo mia figlia, la amo così tanto da ascoltare le suppliche silenziose del suo sguardo. Il sentimento acerbo e innocente che vive in Maxime resterà solo un'utopia e niente di più” Andrè sospirò passandosi una mano tra i capelli.
Sentiva il cuore battere più forte nel petto ma più si sforzava di controllarlo e più sentiva la sua stupida corsa accelerare “Vedi ragazzo, la famiglia che hai creato assieme ad Oscar è qualcosa di prezioso e assolutamente non comune. Mia figlia è innamorata, prima o poi riuscirà a districare i pensieri e tornerà da te” “La sto perdendo, la perdo ogni volta che si allontana, che il duca la stringe tra le braccia” sussurrò distogliendo lo sguardo ma il generale tossicchiò attirando di nuovo la sua attenzione “È per questo che Maxime avrà il compito di proteggerla” “È innamorato di mia moglie!” “Non siete sposati” esclamò gelido ma Andrè rise alzando gli occhi al cielo “Maxime sarà quel mondo sicuro dove i problemi non potranno toccarla” “Sono io quel mondo!” urlò picchiando con forza il pugno sul bracciolo “È da me che dovrebbe correre quando ha qualche problema! Sono io che l'ho stretta tra le braccia, che l'ho baciata e amata!” “Non può confessarti ogni cosa Andrè! Ogni persona ha diritto ad avere i propri segreti, le proprie debolezze, dovresti conoscerla!” “Proprio perché la conosco signore, vi chiedo di lasciarci partire” ma il generale sorrise “Chiedi? Non costringo mia figlia a restare o a partire, le ho promesso che sarei stato dalla sua parte qualsiasi decisione avesse preso. Come posso ora costringerla?” fece un bel respiro massaggiandosi il collo “Andiamo a dormire ora, vedrai che domani mattina tutto ti sembrerà più chiaro. Maxime sta riposando nell'ala opposta del palazzo. Credo tu possa lasciarla serena per qualche ora” ma sul volto del ragazzo c'era solo preoccupazione.
Si alzò in piedi lasciando tra le mani del servo il bicchiere vuoto “Non svegliarla altrimenti me la prenderò con te e ...” si voltò verso di lui socchiudendo gli occhi “ … la prossima volta che mi parli di baci o carezze o qualsiasi altra cosa che riguarda la mia bambina in situazioni diciamo così, private, ti passo da parte con la spada, chiaro?” un ultimo sguardo prima di lasciarlo solo con il silenzio e con quei maledetti pensieri che non smettevano di tormentarlo.



“Mammina, dai apri gli occhi mamma!” si mosse dolcemente coprendosi il volto ma Etienne rise scostandole i capelli dal seno “Il sole è alto mamma” “Davvero?” “Si è vero! Zio puoi dirle che è vero?” la risata di Maxime riempì la stanza costringendola ad aprire gli occhi ma la luce cristallina del giorno era troppo forte, soprattutto per una giovane appena sveglia con un tremendo mal di testa a farle compagnia.
Si sollevò leggermente dai cuscini tentando di sedere in posizione più o meno comoda, Etienne si rifugiò sulle gambe di sua madre osservando divertito l'uomo di fronte a loro “Come stai principessa?” “Confusa” mormorò posando il mento sulla testolina del figlio “Molto confusa” “Si? A volte capita, soprattutto se giochi con bottiglie e bicchieri” “Hai giocato mamma?” “Forse un po' troppo amore mio” chiuse di nuovo gli occhi stringendo le braccia attorno al corpicino del figlio.
Le mani intrecciate sul pancino di Etienne e il volto perso tra quei riccioli leggeri “Fai dei bei respiri profondi” “Sto respirando” “No” esclamò divertito Maxime “Credi di sognare. Non è un fantasma che stringi tra le braccia ma il mio bellissimo nipote e se la nausea diventa più forte lo riempirai di ...” “Ho fatto un sogno stranissimo” “Che sogno?” “Tu eri nel mio sogno” “Io?” domandò confuso avvicinandosi al letto “Per caso ti ho ...” “D'accordo” esclamò ridendo “Basta così prima che tuo figlio inizi a fare domande” Oscar sollevò il volto confusa da quell'interruzione improvvisa.
Strinse più forte il bambino socchiudendo gli occhi “Era un sogno?” ma il silenzio improvviso rispose ad ogni sua domanda “Non era un sogno” “Non è accaduto nulla di grave” “No, no è … oddio, scusami è stata solo una sciocca debolezza e non …” Etienne sollevò appena il volto cercando nella voce tremante di sua madre una qualche spiegazione “Oscar, va tutto bene, non è accaduto niente di grave” “Niente di grave?” c'era ironia nella sua voce, imbarazzo e paura, sentimenti contrastanti che non riusciva a buttare fuori “Ti ho baciato!” “Sulla guancia” si affrettò ad aggiungere Maxime sorridendo al bambino “La tua mamma ha giocato un po' troppo ieri e mi ha dato un bacio sulla guancia” “Ed è sbagliato?” domandò confuso Etienne “No” “Si” si guardarono qualche secondo indecisi su quale fosse la risposta giusta ma alla fine Oscar sospirò sussurrando quel no leggero che pesava più di un macigno.
Strinse più forte il figlio tornando a nascondere il volto tra i suoi capelli “Non devi arrabbiarti mamma. Papà dice che i baci sono belli” “Tuo padre ha ragione, ma non credo sarà d'accordo con questo … non importa” Maxime sfiorò il volto di Etienne sedendo sul letto accanto a loro “Non preoccuparti tesoro, la mamma sta bene. Deve solo ritrovare un po' di lucidità” “Mi odierà” sussurrò sollevando appena lo sguardo “Se lo scopre lui … oddio!” “Nessuno verrà a conoscenza di questa cosa, non è accaduto niente quindi ora ...” allungò le braccia verso il bambino sfilandolo dalle sue mani “ … fai un bel respiro profondo” “Non funziona!” “Nemmeno ci provi!” ribattè divertito stringendo il nipote a sé “Coraggio” Oscar inspirò a fondo cercando di rilassare ogni dannato muscolo ma sentiva dentro solo la voglia folle di urlare “Ancora una volta” “Zio?” “Dimmi tesoro” “Perché la mamma ha dormito qui?” domandò crucciato Etienne stringendo più forte la manina attorno alla camicia del giovane “Perché stava leggendo quel bel libro di strategia che tengo nello studio, te l'ho mostrato ricordi?” “Si” “Ne ha lette talmente tante pagine da addormentarsi sulla poltrona di fronte al fuoco” “È vero amore mio, mi sono addormentata nella stanza qui accanto e quando Maxime mi ha trovato ha solo ...” “Ho pensato che svegliarla sarebbe stato un'errore. La tua mamma non dorme molto in questi giorni, così l'ho portata in camera mia” “Hai dormito anche tu con lei?” Oscar trasalì trattenendo il respiro ma il giovane scoppiò a ridere scompigliando i capelli di Etienne “Ho dormito nelle stanze del generale, o meglio, in una delle camere che di solito accolgono gli ospiti” Lisette entrò nella camera assieme a due cameriere “Avete riposato bene contessa?” “Ma che ...” “Ho pensato che sarebbe stato più comodo farti portare la colazione” “Ti sto odiando” Maxime annuì divertito alzandosi dal letto.
Reggeva Etienne con un braccio mentre la mano libera prese dal vassoio una tazza di thé “Hai fatto colazione giovanotto?” “Assieme a papà” “Amore mio, dov'è tuo padre?” “A cavallo mammina” annuì appena alzandosi ma Lisette la spinse di nuovo sul letto bloccandola lì “Non provate nemmeno a pensare di poter lasciare questo letto” “Sei impazzita?” “Il generale mi ha affidato un compito contessa” “Un compito?” domandò confusa cercando risposte nel giovane a pochi passi da lei, lo vide sorridere, sussurrare qualcosa ma Lisette tossicchiò chiudendo qualche secondo gli occhi “Vi vedo duca” “Non ho fatto niente di male” “Oh per favore!” “D'accordo, come vuoi” posò la tazza sul tavolo stirngendo più forte Etienne “Noi andiamo a giocare un po' con le spade” “Posso fare il soldato buono?” “E io chi dovrei essere?” “Un rivoltoso!” lo sguardo di Oscar si sollevò di colpo ma Etienne scoppiò a ridere infastidito dal solletico che suo zio creava dal nulla “Andiamo allora piccolo soldatino” “Maxime aspetta ...” la voce si perse nel nulla, era già uscito dalla camera lasciandola sola in balia di una donna sorridente e piena di consigli.
  
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