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Autore: hip_hop_dancer    02/02/2016    0 recensioni
-Il primo pensiero è stato semplicemente "no". Può sembrare banale, e infondo potrebbe anche esserlo, ma per me fu una boccata d'aria: per i primi dieci secondi. Poi il mondo iniziò letteralmente a crollarmi addosso, un po' alla volta, macigno per macigno, mentre i giorni continuavano a passare e le mie bugie diventavano sempre più inutili. Il secondo pensiero invece fu " ho paura "; era come riscoprirsi totalmente un'altra persona dopo diciassette anni e vergognarsi di come si era diventati.
Cominciai a combattere contro me stessa, nel tentativo di convincermi che fosse tutto nella mia testa e nulla di più. Il terzo pensiero fu " basta "; avevo mentito a me stessa su molte cose ed era giunto il momento di smetterla.
Infine il quarto pensiero fu " scusa "; in primo luogo era rivolto a me stessa, per tutto il tempo che avevo passato ad odiarmi e a odiare quello che stavo provando e secondariamente era rivolto a tutte le persone a cui non potevo dire nulla. Scusatemi. -
[ Questo è un pensiero inedito della protagonista, per questo non lo troverete nel corso della storia; Cristina riflette su tutto ciò che l'ha portata ad accettarsi ].
Spero che la storia vi piaccia, buona lettura!
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Lui aveva già predisposto tutto: la vernice, i teloni per coprire il pavimento e i mobili e i vari pennelli. - Te la sei presa comoda eh - mi sorrise. - Scusa; dovevo fare alcuni compiti e poi credo di essermi addormentata con la chitarra in braccio - mi poggiai un dito sul mento, ripensandoci. - Aw, che tenera. Però adesso vieni qui che abbiamo del lavoro da fare. - Mi avvicinai a lui e Connor iniziò a spiegarmi quello che avremmo dovuto fare e in che modo. - Senti, meglio la pratica della teoria. Adesso dobbiamo passare questo: asciugherà le macchie di fumo, se Dio vuole - - Sei cristiano? - - Yep. Perchè? - - No, niente. Curiosità. - - Ok. Allora… prendi questo - mi porse il manico di uno dei pennelli giganti, non mi ricordavo il nome quindi continuavo a chiamarli così e si dispose dietro di me. Pensai di star arrossendo e diventai all'improvviso molto nervosa. - Vorrei evitare le scene da anime, per favore - - Acida - - Ehi! - rise, ma non si mosse. Anzi, si avvicinò maggiormente. Stavo morendo dall'imbarazzo: ero letteralmente circumnavigata dalle sue braccia e il suo petto poggiava sulla mia schiena. Ma oh! Ci siamo appena conosciuti. Ok che sei carino e tutto il resto, ma non puoi fare così! Come al solito, però, finii soltanto per pensare quelle cose; non volevo dirgliele perché avevo paura che la prendesse a male. Mio Dio certe volte mi odiavo seriamente. Poggiò le mani sopra le mie e iniziammo a dipingere la parete con il rullo - Grazie Connor, ma adesso posso fare anche da sola - l'unica cosa che volevo in quel momento era che si allontanasse per lasciarmi respirare; non capivo se la mia reazione era dovuta al fatto che mi piacesse o soltanto perché ero timida. - Hai capito? Sicura? - annuii - Ok allora. Vado a fare l'altro muro - si girò e si diresse dall'altra parte come se nulla fosse: forse ero davvero io quella che si stava facendo troppe paranoie. Continuai a dipingere quando sentii della musica provenire dalla cucina. Era Sorry di Justin - Mio Dio! Adoro questa canzone! - - Cosa?! - mi disse, - Su non fare l'hater. No, no non toglierla! - posai il rullo e lo rincorsi, bloccandolo per il polso - Dai! You gotta go and get angry of all of my honesty… so che la conosci, te lo leggo in faccia - feci un giro su me stessa, tenendomi alla sua mano - You know I try but I don't do to well with apologizes… - dopo qualche smorfia partì anche lui con il ritornello e ci mettemmo entrambi a cantare. Dovevo dire che la sua voce non era niente male: molto profonda e melodiosa. Cantavamo e ballavamo a caso ed entrambi ridevamo come degli idioti. Quando finì la canzone ci sedemmo sul divano, ansanti e stanchi - Certo che siamo vecchi dentro - mi disse dopo due secondi ed io annuì ridendo. - Sappi che quella è ufficialmente la sola canzone che mi piace di Justin Bieber, quindi farò finta di credere che anche a te piaccia solo questa, non ti preoccupare - - Non ti preoccupare cosa? A me piace la musica di Justin - - Come fai a dire una cosa del genere?! - rise - é un bambino! - questa volta risi io, - Ma se è più grande di te! E poi basta con questa storia! Ormai anche agli haters piace Justin - - Lascio passare solo perché sei tu - mi guardò, - Ah beh certo - risi - Perché mi conosci da molto tempo - - Non importa, mi piace stare con te. - Smisi di ridere. Mi sentivo… leggermente in imbarazzo. Era davvero un ragazzo molto carino, ma non lo conoscevo abbastanza bene e non mi sembrava di aver avuto una specie di colpo di fulmine, quindi per me era soltanto una persona che stavo imparando a conoscere, nulla di più. Mi alzai per ricominciare a dipingere, mentre alla radio trasmettevano una vecchia canzone dei Simple Plan - … Ok… io torno a dipingere - Sentii Connor prendermi la mano e attirarmi su di sé. Stavo per protestare quando mi ritrovai con la schiena appoggiata al divano e con le mani di Connor sui fianchi. Trattenni il respiro per qualche secondo; non volevo che mi baciasse. Ma a quanto pare anche questo era soltanto un mio pensiero. Invece di baciarmi, infatti, iniziò a farmi il solletico, cosa che non reggevo per niente. Iniziai a ridere e a cercare di divincolarmi, ma le sue mani sembravano essere dappertutto. Stavo letteralmente piangendo dal ridere quando mi accorsi che Connor si stava avvicinando al mio viso, così gli misi una mano sul petto e lo allontanai. In quel momento sarei volentieri andata via, però gli avevo detto che lo avrei aiutato, così mi limitai a dire - Torniamo a dipingere -. Probabilmente Connor non se l'aspettava a giudicare dall'espressione di disappunto che aveva disegnata in faccia, ma abbasso la testa e annuì. Per il resto del tempo non parlammo molto, eravamo entrambi imbarazzati. Perché non l'avevo baciato? Ma come potevo? Lo conoscevo da troppo poco tempo e oltretutto non sentivo di voler quel tipo di rapporto con lui. Una volta tornata nel mio appartamento mi diressi in bagno per fare una doccia veloce, che alla fine durò un'eternità, come al solito; però dovevo capire perché ero così. Mi trovavo bene con i ragazzi, addirittura meglio che con le ragazze. Con loro era tutto più semplice: giocavamo insieme, qualche volta ci insultavamo, facevamo quei saluti stile Mc della West Coast che personalmente trovavo fantastici e di solito non mi trovavo a disagio. Forse era perché non mi era mai piaciuto nessuno dei miei amici. In realtà non mi era mai piaciuto nessuno in generale; per un attimo mi chiesi se per caso non fossi anaffettiva. E se per caso la vicinanza di Connor mi avesse dato fastidio perché mi piaceva? Ero così confusa. Controllai l'orario: segnava le otto e un quarto. Sospirai e mi misi a cucinare poiché i miei genitori sarebbero tornati a breve. Dalla cucina sentii il mio cellulare squillare, così lo raggiunsi velocemente per poi ritornare in cucina a controllare l'acqua - Pronto? - - Cri sono di nuovo io, Chiara. Abbiamo pensato ad una cosa molto carina, però è un po' più impegnativa del solito - - Spara - - Pensavamo di affittare delle camere d'albergo per il weekend e andare in montagna - restai sbalordita. - Cosa?! Quanto ci verrà a costare? Un mutuo? - - In realtà non è così costoso, si tratta di una promozione su Groupon - - Non so devo chiedere. Anche perché siamo minori, abbiamo bisogno di un adulto per affittare le camere - - Ci ho già pensato. Elena porta il suo ragazzo ventenne; finalmente serve a qualcosa quel ragazzo - - Ti dico domani, ok Chia'?- - Certo! A domani - posai il cellulare e ripresi il mestolo in mano. Non potevo negare che l'idea mi eccitasse, e anche parecchio; ero sempre stata il tipo di ragazza sognatrice e i miei soliti viaggi mentali si erano già messi in funzione. Sarebbe stato stupendo, ma era davvero fattibile? Groupon aveva anche questo tipo di offerte? Sentii dei passi fuori dalla porta di casa e li riconobbi - Ciao pa'! - Mio padre entrò con le buste della spesa in mano, bardato dalla testa ai piedi - Ciao tesoro. Stai cucinando tu? Oh grazie, stasera non ero proprio in vena - Lo guardai curiosa - é successo qualcosa? - - Più o meno. Prima di andare ad aprire il negozio sono passato dal bar all'angolo per prendere un caffè; esco con il caffè bollente in mano e un ragazzo in bicicletta rischia di urtarmi, così mi scanso e indovina che fine ha fatto il caffè? - spostò leggermente la giacca per farmi vedere la grossa chiazza marrone sulla sua camicia. Mi misi a ridere; - Che ridi? Ha bruciato da matti - - Si, scusa - presi le buste e iniziai a disporre tutto quanto in frigo - é che mi sono immaginata la scena e, non so, l'ho trovata divertente - sorrisi. -Si, certo. Perché quel caffè non ha colpito te - si buttò sul divano; si vedeva che era stanco. Aveva le borse sotto gli occhi incredibilmente evidenti e il colorito era più pallido del solito. - Pa', prima ha chiamato una mia amica, Chiara. - - E…- - E avremmo organizzato di andare un weekend in montagna. Non dovrebbe costare tanto perché a quanto pare si tratta di un'offerta di Groupon; per quanto riguarda la presenza di un adulto, ci accompagna il fidanzato maggiorenne di una nostra amica, quindi dovremmo essere a posto… che dici? - Mio padre alzò la testa per qualche secondo, per poi ributtarla indietro sospirando - Non so, chiedi a tua madre -. Sbuffai - Lo dici ogni volta - risi - e puntualmente mamma mi dice di chiedere a te. Tanto vale risparmiarmi la partita a tennis, no? - - Prima devi dirmi il prezzo preciso - Annuii - Va bene, te lo dico domani - scolai la pasta, che nel frattempo aveva finito di cuocere. Misi nel forno a microonde la porzione di mia madre e quella per mio fratello, che a quanto pare era andato a dormire da un amico. Quando ebbi finito di mangiare, sparecchiai e mi diressi nella mia camera: spostai la pianola fino al mio letto e mi sedetti sulle coperte, per poi prendere le cuffie e iniziare a creare una base per qualcosa che ancora non avevo in mente. Avevo insistito per prendere una pianola perché certe volte disturbavo mia madre mentre lavorava, dato che il pianoforte si trovava nella stanza attigua al suo studio, e io avevo assolutamente bisogno di far musica, sempre. Non solo in qualsiasi momento della giornata, ma soprattutto quando mi veniva l'intuizione, quella che svanisce dopo pochi minuti. Inoltre con la pianola potevo aggiungere diversi effetti e registrare la melodia. Mi guardai attorno: amavo l'atmosfera notturna, così rilassante e particolare. Ero molto più attiva di notte che di giorno. Dopo un po' di tempo presi il cellulare per controllare l'ora e mi accorsi di aver suonato per più di due ore; i miei genitori non erano venuti per dirmi di smettere perché non potevano sentire nulla, date le cuffie che avevo attaccato alla pianola. Indossai il pigiama, dopo aver messo tutto a posto, e mi infilai sotto le coperte. Mi sentivo strana, un po' confusa, come se facessi fatica a mettere in ordine i pensieri; mi ero accorta di questo anche grazie alla mia musica, che non era mai stata così caotica e in un certo senso aggressiva. Mi chiesi se fosse tutta colpa di quanto successo con Connor. Avrei dovuto parlargli? Forse avrei potuto mandargli un messaggio, per fargli capire che era tutto come prima… Guardai il cellulare, ma poi ricordai di non avere il suo numero. Mi sbattei una mano sulla fronte; ero un disastro nelle relazioni interpersonali. Pensare che all'uscita da scuola avevamo parlato di mandarci dei messaggi per comodità, e non mi era nemmeno venuta l'idea di chiedergli il numero. Sbuffai e mi girai nelle coperte. Chiusi gli occhi e lasciai che la confusione abbandonasse la mia mente, almeno per la notte.
  
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