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Autore: Craggy    02/02/2016    1 recensioni
Nel bel mezzo del pasto, però, i cercapersone dei poliziotti suonarono in contemporanea.
“ Sparatoria in Wilson Avenue, due morti e diversi feriti. Tutti gli agenti disponibili nelle vicinanze si rechino sul luogo del crimine – ripeto … “
Ma prima ancora che la scricchiolante voce nella radiolina potesse finire di parlare, i due erano già volati in macchina, dopo aver brevemente salutato Hermione.
Con il suono delle sirene di sottofondo, la ragazza si alzò con il cuore che le batteva a mille: la sparatoria in Wilson Avenue poteva significare solo una cosa.
I Malfoy erano tornati in città.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Fred Weasley, Hermione Granger
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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“Signor Malfoy, gli sbirri stanno arrivando. Che dobbiamo fare, signore? Randall dice che è meglio che ce ne andiamo, se non vogliamo finire dentro, ma io ho pensato che Randall è un maledetto idiota è che il capo è lei, signore.”

La voce, bassa e rauca, proveniva da un uomo tozzo, dai disgustosi abiti stracciati e sporchi di un’indefinita varietà di macchie variopinte; era fermo davanti alla porta, torcendosi le mani con fare nervoso  e guardando il luccicante pavimento della stanza, così in contrasto con l’evidente povertà dei suoi abiti.
Davanti a lui c’era un lungo corridoio, che si andava man mano allargando fino ad un’imponente finestra ai cui lati ricadevo pesanti due tende di velluto scuro; spesso erano giunte voci che quella stanza avesse la forma di una tomba, e che al centro di essa fosse sepolto il fondatore del clan Malfoy , il temutissimo Abraxas.

Era dunque diventata abitudine per i tirapiedi di Lucius chiamare quella stanza “Cassa da Morto”, sia per la forma peculiare del pavimento sia perché da lì spesso la gente non tornava indietro.

Nel silenzio del luogo, l’ometto credé di sentire il proprio cuore schizzargli fuori dal petto.
“Molto bene. Dal momento che questo … Randall … sembra essere un esperto, buttatelo in prima linea, e sparategli non appena i poliziotti lo vedono; non importerà a nessuno, alla fine, chi lo abbia ucciso, e non rischierà di confessare non appena il procuratore gli offrirà un accordo. Non ce lo possiamo permettere in questo momento.”
Lucius Malfoy, che stava contemplando il paesaggio all’esterno, si girò verso il suo interlocutore; continuando con la sua voce lenta e strascicata, gli si rivolse
nuovamente: “Bene, puoi andare …” e qui si interruppe, come per ricordare qualcosa.

“Hodgins, s-signore. T-Tom Hodgins.” Balbettò l’altro.
“Sì, molto bene Hodgins. Apprezzo chi sa rispettare le gerarchie in questa famiglia, lo terrò a mente. Vai pure, e di’ agli altri di tornare alla base a gruppi di tre: non vogliamo destare sospetti.”

E, girandosi nuovamente verso la finestra, fece intendere che la conversazione era chiusa.
Proprio mentre Hodgins si avviava a passo svelto verso la porta imponente, Lucius lo richiamò.

“Draco?” chiese di sfuggita, in tono casuale e disinteressato.
“I-il giovane Draco è uscito con dei suoi amici, signore. Era stato avvisato di non essere nei paraggi della sparatoria, e così ha deciso di andare al campo di moto cross, fuori città.” Rispose Tom, con il primo, timido sorriso da quando si era trovato al cospetto di Lucius: non  era un segreto che il Grande Capo tenesse a suo figlio molto più di quello che dava a vedere, e nonostante fosse molto esigente nei confronti dell’erede e a volte lo trattasse duramente, i suoi occhi solitamente inespressivi si accendevano di speranza.

“Io … io allora vado, signore” borbottò l’uomo impacciato, con il timore di poter offendere l’altro con la sua proposta ed andare a finire tra coloro che non erano più tornati dalla Cassa da Morto.
“Certo, certo. Ricorda, piccoli gruppi. E discrezione, discrezione, Tom. Se qualche idiota dovesse essere catturato, beh, saprò chi ritenere responsabile. Tu hai una figlia, giusto? Non vorrai che per colpa di qualche distrazione le capiti qualcosa.” Il tono di Lucius era diventato più tagliente, e anche se il suo sguardo era rivolto all’esterno, Hodgins si sentì trapassato da parte a parte da quegli occhi color ghiaccio che caratterizzavano tutti i Malfoy.

“No, signore. Mi assicurerò che fili tutto per il verso giusto, signore” e dopo essersi accertato che la conversazione fosse definitivamente conclusa, uscì di corsa senza osare voltarsi indietro.


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“Mangia la mia polvere, Potter!”
“Ti piacerebbe, eh?”

Con uno sventolio di bandiera, due moto partirono a tutta velocità; dagli spalti giungevano urla di incitamento, per lo più femminili, mentre a bordo pista qualcuno era riuscito a piazzare un po’ di scommesse.

Elder Bridge non era, come spesso i turisti pensavano, un ponte, bensì un grande campo abbandonato che era stato una volta sede di una qualche fabbrica di dolci; una volta che questa era fallita, il palazzo era stato abbandonato per diversi anni, fino a quando qualche teppista di strada non aveva iniziato ad usarlo come sede di un giro di spacciatori, che erano stati sterminati in massa da una qualche banda locale.

La polizia aveva arrestato decine di persone, e nomi importanti erano saliti in superficie, c’erano insomma tutti i presupposti per un’indagine che avrebbe tagliato molte teste ben pettinate; il caso era stato però velocemente archiviato in quanto “ Non c’erano abbastanza prove per ritenere che quello spiacevole incidente fosse altro che uno scontro tra giovani strafatti di chissà cosa”, così avevano detto i giornali.

La struttura era stata però demolita, ed un qualche ingegnere aveva presentato un progetto per la riqualifica della zona a parco divertimenti per famiglie.
Il risultato, dieci anni dopo, era un circuito fangoso in cui chiunque avesse una moto e fosse in grado di starci sopra poteva gareggiare: non era una meta popolare tra i ragazzi londinesi, soprattutto per la brutta fama della zona e dei tipi poco raccomandabili che ci bazzicavano dopo il tramonto; eppure non di rado gli spalti (delle vecchie impalcature abbandonate lì) erano pieni di gente.

Sulla pista stavano gareggiando due moto e due piloti: una rosso fiammante, con una grande testa di leone dipinta su di un fianco.
La guidava Harry Potter, il primo ad aver saputo sfruttare le potenzialità di quello spazio; aveva brillanti occhi verdi che sembravano sempre alla ricerca di qualcosa, dietro un paio di spesse lenti da vista. I capelli erano neri e sempre spettinati a causa del casco, il che causava ancora più attenzioni da parte delle ragazze, che venivano tenute a bada dalla sua fidanzata, Ginny.

Dall’altra parte, poco più indietro, una nuovissima Nimbus 20000 verde smeraldo si gettava all’inseguimento di Potter.
Draco Malfoy, pur nascosto dal casco, aggrottò le sopracciglia nel momento di massimo sforzo: a pochi metri dal traguardo, Potter era ancora in testa, e non sembrava intenzionato a cedergli il posto.

La vittoria era fondamentale per dimostrare agli altri che non aveva solo un padre ricco che si poteva permettere le moto più costose, ma che era anche in grado di starci sopra.

Un boato improvviso irruppe dalla zona degli spalti, segno che qualcuno aveva tagliato il traguardo e che la gara era finita; con un sorriso soddisfatto stampato sul volto, Harry Potter scese dalla moto e tolto il casco, si scompigliò i capelli.

Draco , che lo aveva raggiunto dopo qualche secondo appena, non potè fare a meno di sentire una fitta allo stomaco e l’amaro in gola; si avviò verso il Ragazzo Prodigio (così lo chiamavano i suoi amici) per congratularsi della vittoria, anche se il suo sorriso era molto, molto tirato.

“Bella gara Potter, complimenti. A quanto siamo ora, tre vittorie a testa? Uno di questi giorni dovremmo fare la gara decisiva, altrimenti quelle ragazze urlanti non sapranno più se dipingersi la faccia di verde o di rosso” disse Malfoy beffardo, gettando un’occhiata veloce alla torma di giovani che additavano l’altro ragazzo e saltellavano.
Con un cenno di assenso Harry lasciò intendere che avrebbero gareggiato nuovamente il sabato successivo, come erano soliti fare ormai da mesi; infatti, nonostante il nome dei Potter fosse importante quasi come quello dei Malfoy, il ragazzo aveva un carattere gentile ed educato e, dote ancora più straordinaria per una celebrità, fedelissimo alla sua ragazza.

A Draco non sarebbe dispiaciuto diventare suo amico, entrare a far parte di quel circolo di ragazzi che intrattenevano rapporti anche al di fuori di quel luogo fangoso, che organizzavano pomeriggi al cinema e cene di gruppo.
Ma non era un ingenuo, sapeva bene che non sarebbe potuto accadere: i genitori di Harry erano stati tra i migliori poliziotti della task force che era stata creata all’epoca in cui i Malfoy erano solo una delle tante famiglie che si erano messe al servizio di Lord Voldemort.

Era un pazzo, un criminale, un assassino che nonostante la crudeltà era riuscito ad assicurarsi con minacce e corruzioni la fedeltà di tutta la malavita londinese, di buona parte del corpo di polizia e di un gran numero di politici.
Erano stati tempi duri, era stato reinserito il coprifuoco a causa dell’alto numero di sparatori e guerriglie che infiammavano tutti i quartieri, dai più poveri fino a quelli dei ricchi, che la notte chiudevano la porta d’ingresso a doppia mandata e sbarravano le finestre, facevano installare l’ultimo sistema di allarme comparso sul mercato e spingevano perché la polizia facesse qualcosa.

Ma nessuno si fidava più di nessun’altro, per paura di essere compromessi o venduti al miglior offerente, e molti poliziotti che erano stati partner si ritrovarono ai due lati opposti di un campo di battaglia insanguinato; fu allora che venne nominato la squadra Fenice.
Militari, veterani, soldati e persino qualche agente dei servizi segreti erano stati convocati ed inseriti in una squadra che aveva avuto il preciso compito di stanare ed eliminare chiunque fosse affiliato a Voldemort, senza lesinare sull’uso della forza.

Uomini e donne valorosi avevano dato la loro vita per rendere la città un posto migliore, in cui i bambini potessero ancora uscire di casa senza paura di venire colpiti da un proiettile vacante, e dove i politici non insabbiassero il numero di vittime di quel massacro, che andava ogni giorno aumentando.
James e Lily Potter erano partner da sempre, nella vita come nel lavoro; erano sempre stati la coppia felice che organizzava cene per la squadra, e quanto Lily era rimasta incinta aveva chiesto  tutti loro di parlare alla sua pancia ancora poco sporgente, così che il piccolo Harry (o Rosie, se fosse stata una femmina. James era però convinto che sarebbe stato un maschio) potesse sentire le voci delle “persone che hanno salvato le chiappe ai tuoi genitori, ometto”, come aveva poeticamente asserito James.

Erano così pieni di speranza.

Per Voldemort erano un problema, e così una notte – la notte di Halloween – si era introdotto in casa loro e, con due colpi di pistola, aveva ucciso i due. James aveva provato a difendere la moglie, ma la furia omicida dell’altro aveva avuto la meglio.
E proprio quando aveva cercato di sparare anche al piccolo Harry, che aveva guardato la scena attraverso le sbarre della porta, qualcosa era successo: un colpo al petto, per cui Voldemort si era trovato costretto a fuggire il più in fretta possibile, mentre la sua mente cercava di capire chi lo avesse colpito; e mentre saliva su una macchina nera che lo avrebbe portato molto lontano, le sirene della polizia suonarono in lontananza.

L’unico segno tangibile di quella terribile, terribile notte che Harry ancora portava era una strana cicatrice a forma di saetta, dovuta ad una scheggia volante.
Dopo quella notte, comunque, Lord Voldemort era scomparso.

Persino CIA ed FBI si erano interessati al caso, ma non era servito a nulla: era svanito, e con lui molti dei suoi soci, che d’improvviso dichiaravano di essere stati costretti ad obbedire agli ordini da minacce e violenza, e che quindi erano totalmente innocenti del sangue che avevano versato.

Tra questi, anche i Malfoy. Draco era troppo piccolo per ricordarsene, ma in quel periodo la sua casa era un via vai di poliziotti, che interrogavano e convocavano i tribunale i suoi genitori insieme, poi separati, poi sua zia Bellatrix, i genitori dei suoi amici. E poi la vita era incominciata di nuovo.
I Malfoy avevano preso le redini della malavita della città, sempre però asserendo la propria innocenza davanti alle telecamere ed ai giornalisti.
Harry e Draco si erano rivisti molti anni dopo, a scuola, ed Harry pareva ignaro di chi fossero i Malfoy, mentre il biondo era ben consapevole di chi fosse l’altro.

In ogni caso, non erano mai stati amici.
Non che Draco ne avesse, di amici.
Era un cognome pesante, il suo, e suo padre non desiderava che lui coltivasse amicizie al di fuori del circolo di fedelissimi, come i Parkinson e i Nott; fin da piccolo era stato abituato a trovarsi da solo qualcosa da fare quando c’erano in programma rapine, omicidi o semplici affari, in modo da non poter essere preso in ostaggio, e così era arrivato a quel campo da moto cross, in quel momento, dopo quella gara.

E mentre Harry ancora festeggiava, Draco si diresse verso la strada principale per tornare a casa: era quasi ora di cena, dopotutto.

 

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“Non ci posso credere, com’è possibile?” John si guardava attorno senza capire: una sparatoria c’era stata, lo testimoniavano i cadaveri di due poliziotti e di un criminale che era stato colpito, oltre alle vetrine ed i muri della strada, scheggiati dalla pioggia di pallottole.

Eppure, nei dieci minuti che Fred e John avevano impiegato ad arrivare in Wilson Avenue, l’intera banda era riuscita a scappare, senza feriti tranne il poveraccio che giaceva a terra con un colpo in testa, forse – come avrebbe poi suggerito Fred – non più utile agli altri e quindi sacrificabile per il bene comune.
Mentre il suo partner interrogava alcuni testimoni, per lo più negozianti, John si avvicinò ad uno dei poliziotti che erano riusciti a bloccare i malviventi per qualche minuto; dopo aver mostrato il suo distintivo all’agente di sorveglianza, sorpassò il nastro giallo che delimitava la scena del crimine.

“Era da parecchio che non succedeva più. Non posso dire che mi sia mancato, comunque”
Prima ancora che l’agente Granger avesse posto alcuna domanda, l’altro uomo aveva iniziato a parlare.

“Agente Casper. Ero qui quando è iniziato tutto: colpi di pistola come pioggia, non si capiva chi fosse amico e chi nemico. Quello laggiù ce lo hanno buttato addosso, ecco perché l’abbiamo preso. Erano in dieci, armati fino ai denti e ben organizzati. In lampo hanno iniziato a spararci addosso, a me e la mia collega. Stavano facendo un giro di pattuglia programmato, questa non è una bella zona, soprattutto di sera.”

L’agente aveva aggrottato la fronte, mentre parlava, e muoveva le mani nell’aria circostante come per amplificare il contenuto del suo resoconto.
“Come hanno fatto ad andarsene in così poco tempo?” chiese John. Le sparatorie finivano solitamente con il criminale in manette, ferito o ucciso.
Questa volta era diverso.

Scuotendo la testa, Carter rispose:” Un furgone è arrivato nel retro del negozio in cui si erano accampati, e in due minuti al massimo non c’era più nessuno. Abbiamo diramato segnalazioni e posti di blocco, ovviamente, ma ancora nulla.”
“Il motivo della sparatoria? Stavano facendo una rapina, vi hanno visto e si sono agitati? Non hanno preso ostaggi, quindi non vogliono un riscatto.”

Un attimo di silenzio cadde tra i due.
“Erano proprio i Malfoy, non è così?” disse infine John, con tono lugubre.
Era l’unica spiegazione.

“Vorrei poter dire di no, ma mi sembra l’unica spiegazione. Le sparatorie erano all’ordine del giorno quando c’era Voldemort. Atti organizzati per il puro scopo di creare panico e tensione, e di ammazzare quanti più poliziotti possibili. Oggi è toccato a Rivera e Gave, ma se lui è davvero tornato ce ne saranno molti altri.

Se i Malfoy hanno ripreso con questi attacchi pubblici ed eclatanti vuol dire che c’è stato un ordine dall’alto; non sono dei santi, su questo non c’è dubbio, ma preferiscono l’anonimato. Per loro sarebbe un duro colpo perdere un pezzo grosso o essere messi sotto indagine di nuovo, hanno troppi affari tra le mani. E per quanto mi disgustino, sono infinitamente meglio di Voldemort. Loro sono commercianti, lui uno psicopatico violento”.

John annuì: aveva tutto perfettamente senso. Purtroppo.
Salutò l’agente Casper e salì in macchina, dove lo aspettava Fred.

“Allora?che si fa ora?” chiese il ragazzo, vedendo la faccia scura del partner e capendo che era proprio ciò che tutti temevano.
“Si prega Dio e si dorme con un occhio aperto e la pistola carica, ecco cosa si fa”.


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Craggy's Corner:
Bentornati, miei pandini!
Nuovo capitolo, in cui sono stati introdotto un po' di nuovi personaggi e qualche informazione sul passato di varie persone.
Che ne dite? Che succederà ora?
Ringrazio la meravigliosa Youth_ per la recensione, e con lei le altre persona che hanno aggiunto questa storia ai seguiti.
Ci vediamo tra un po', scuola permettendo.

Cheers,
Craggy.


 

 

 

  
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