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Autore: Manu75    03/02/2016    2 recensioni
"…e tu, femmina dai capelli chiari e dagli occhi freddi e algidi, nel tuo orgoglio soccomberai…prigioniera in una cella di ghiaccio, né calore, né gioia, né amore…tutti voi sarete condannati…io vi maledico! Black, da questa sera, vorrà dire disgrazia e sofferenza e prigionia…e morte! Così è stato detto, che così accada!"
Quando il dovere e l'orgoglio ti spingono contro il tuo cuore, quando una maledizione incombe con tutto il suo potere, quando i sentimenti infuriano nel petto senza poterli placare, il destino sembra solo una gelida trappola. Narcissa Black lo sa bene.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Evan Rosier, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Severus Piton, Sorelle Black | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix, Severus/Narcissa, Ted/Andromeda
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Più contesti
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Ringrazio EcateC e Occhioni_Azzurri per aver commentato i capitoli precedenti, grazie ragazze! Grazie anche a tutte le persone che leggono questa storia.

Faccio una piccola rettifica circa i personaggi che ho creato io, Aloise e Ruby lo sono al cento per cento, Beb no. Nella mia idea è la futura madre di un Serpeverde che la Rowling ha descritto nei suoi libri e, la madre di questo personaggio, viene definita come una strega che si è sposata diverse volte e i cui mariti sono deceduti in circostanze misteriose. Partendo da ciò ho creato Bebhinn, tutta la sua storia e le sue origini, facendola agire nella storia secondo la mie idee, per questo la sento mia al 99%. Buona lettura!  


UN GELIDO DESTINO

 

Ventitreesimo capitolo

 

(Future consuetudini – ultima parte)

 

Severus si muoveva per il Castello di Hogwarts con un’aria sempre  guardinga e cauta, camminando lentamente e rasentando quasi i muri, magari con il naso ficcato in un libro.
Dall’esterno, tutto ciò dava l’impressione di un atteggiamento di voluto isolamento e suscitava spesso e volentieri commenti malevoli, che Severus ignorava completamente o metteva a tacere con un veloce ed elegante movimento del polso.
Poter usare la bacchetta in libertà, o quasi, era un sogno che si realizzava e confrontarsi con altri della sua specie, prevalendo su di essi, gli dava un senso di euforia.
Lo squallore di Spinner’s end era una cosa lontanissima per lui.
L’unica vera nota stonata erano quel paio di studenti di Grifondoro, Potter e Black, che non lo lasciavano in pace. Gli altri due che sempre li accompagnavano, Minus e Lupin,nemmeno li considerava.
Uno era troppo inetto, codardo e l’aveva sistemato più e più volte. L’altro era troppo per bene e retto e quindi possedeva, per quel che lo riguardava, un difetto quasi al pari della vigliaccheria di Minus.
Ultimamente, poi, Lucius Malfoy gli si era avvicinato e gli aveva mostrato una certa simpatia e considerazione.
Per Severus la vita era cambiata di colpo nella Sala comune dei Serpeverde. Non che avesse sviluppato nuove amicizie, ma tutti gli portavano più rispetto.
Anche al di fuori dei Serpeverde qualcosa era cambiato.
Era bastato farsi vedere un paio di volte in compagnia del biondo Caposcuola e molte grane si erano dissolte, come per magia.
La vera nota stonata era che Lucius gli aveva messo alle calcagna quei due troll senza cervello di Tiger e Goyle, che gli erano più di impaccio che altro, ma che lui tollerava solo per compiacere il suo protettore.
Severus aveva studiato attentamente Malfoy e aveva concluso che, dietro la molta apparenza, non c’era nulla di così straordinario e, inoltre, sapeva bene che Lucius lo considerava una specie di investimento.
Lo capiva dallo sguardo calcolatore con cui lo osservava molto spesso.
In un certo senso, quindi, la vita ad Hogwarts non era poi da buttare.
Tuttavia, Severus non si rilassava mai.
L’unico momento di reale tranquillità era quando la Sala comune si vuotava, di solito verso la mezzanotte, e lui rimaneva da solo, sprofondato nella vecchia poltrona dinnanzi al grande camino in pietra e poteva rileggere, per l’ennesima volta, i libri che erano appartenuti a sua madre.
Dormire poco non gli pesava, a Spinner’s end, nella sua casa paterna, aveva vissuto veramente solo di notte, al buio, quando suo padre usciva per andare a bere o dormiva profondamente, ubriaco fradicio.
Quella notte particolare, Severus stava rileggendo con interesse gli appunti che aveva preso alla lezione di Pozioni.
Improvvisamente avvertì un lieve fruscìo e si voltò, chiedendosi se per caso Lucius e quella donna insopportabile fossero già rientrati dalla loro misteriosa sortita notturna.
Ma il lieve rumore non proveniva dall’ingresso, che era leggermente defilato, bensì dall’arazzo che celava l’ingresso del dormitorio femminile.

 

Narcissa avanzò lentamente nella Sala comune e si bloccò, quando scorse la figura di Severus sprofondato nella poltrona.
-Oh…- si lasciò sfuggire, vagamente delusa.
Severus le fece un piccolo cenno col capo e si immerse nuovamente nella lettura, come se fosse normalissimo che una studentessa arrivasse nella Sala comune alle due di notte, vestita di tutto punto.
Narcissa rimase ferma qualche istante, indecisa sul da farsi.
Si sentiva sempre molto inadeguata di fronte a quel ragazzino.
Una specie di rabbia le salì dallo stomaco.
Inadeguata? Lei? Di fronte a quel bambinetto brutto (un’incompresibile senso di colpa la colse, quando formulò questo pensiero) ed, evidentemente, povero?
Si fece avanti e occupò la poltrona accanto a quella di lui.

 

Ecco, ora si era seduta li vicino.
Perché? Aveva sperato che la sua indifferenza la spingesse ad allontanarsi.
Non sapeva mai come atteggiarsi con quella Black.
Di un Black era acerrimo nemico.
L’altra Black provava per Severus una specie di disgusto che ben si sposava alla poca considerazione che lui aveva di lei.
Questa Black, però, era diversa.
Per prima cosa nell’aspetto ma anche nel modo di fare.
Altera, come lui non credeva fosse possibile esserlo a dodici anni,  piuttosto fredda ma elegante e leggiadra e, cosa non trascurabile, non andava in giro ad insultare nessuno.
L’ammirava, ecco.
Era purosangue non solo di fatto, ma anche nei modi.
Comunque finse di non badarle e continuò a leggere.

 

Inizialmente Narcissa si pentì del suo colpo di testa e rimpianse di non aver fatto dietro front ma, dopo un po’, iniziò a lanciare occhiate di sottecchi e a studiare Severus, un po’ come aveva fatto nel viaggio sull’Espresso di Hogwarts.
Represse un sorriso notando che gli occhi di lui erano quasi immobili, segno che, evidentemente, lui non stava leggendo affatto.
‘Bene!’ pensò con soddisfazione, ma anche con uno slancio di simpatia ‘ forse sono io che lo turbo o forse no ma, di certo, non è così indifferente come appare!’
- E’ interessante quel libro?- gli chiese, ripetendo di proposito la domanda, rimasta senza risposta, che gli aveva rivolto sul treno.
Lui sollevò la testa, sorpreso, e qualcosa gli passò nello sguardo. Sembrava avesse voglia di ridere o, almeno, di sorridere.
Anche lei, soddisfatta della reazione, avvertì una gran voglia di ridere e così una corrente di complicità passò tra di loro.
Cissy ora era concentrata sul suo compagno e, come solo i bambini e i ragazzini sanno fare, si era dimenticata del tutto del brutto sogno, accantonato ora in un angolino perduto del suo subconscio, che l’aveva buttata giù dal letto.
Lui chiuse delicatamente il libro e lo voltò verso di lei, mostrandole la copertina.
- Oh!- si stupì Narcissa – Non è una lettura un po’ troppo avanzata per te?-
Il ragazzino si strinse nelle spalle.
- Lo uso più che altro per prendere appunti- disse piano, senza specificare che, francamente, era lui ad essere troppo avanzato per quel libro.
Narcissa, ancora una volta, si stupì della voce bella e delicata, seppure fredda e controllata, che aveva.
‘Chiudendo gli occhi potrei fingere che sia bello, magari come Lucius. Un Lucius piccolo’ sorrise lievemente tra sé.
Poi lo osservò bene e valutò che, in fondo, era molto più interessante così.
Il naso era arcuato ma, secondo lei, aveva una bella linea e gli occhi erano affascinanti, così neri e scuri.
Bisognava guardare molto in profondità per percepire una qualche luce.
‘E’ un po’ come guadare un fiume di notte…chissà cosa c’è al di la della sponda?’ pensò la ragazza, realmente affascinata da quel quesito.
- Come mai sei qui a quest’ora?-
Narcissa si riscosse, rendendosi conto che lui le aveva rivolto una domanda.
- Non avevo più sonno. – mentì disinvolta – Tu, piuttosto, cosa ci fai qui?-
- Non avevo ancora sonno – le rispose, arricciando le labbra sottili in un piccolo sorriso.
Di nuovo si scambiarono uno sguardo complice e poi rimasero in silenzio per un po’, come avrebbero fatto ancora tante e tante volte: vicini, in silenzio, pieni di quella tranquillità che deriva dalla presenza di una persona con la quale ci si comprende reciprocamente, senza bisogno di tante parole.
La cui sola vicinanza dona sicurezza.
Lei avrebbe desiderato mettersi in una posa più rilassata ma sua madre le aveva insegnato che doveva rimanere sempre composta e così evitò di sollevare le gambe sulla poltrona, come avrebbe voluto.
Lui la fissò ancora per un istante, chiedendosi se le voci che dicevano che era fidanzata, anche se non ancora ufficialmente, con Lucius Malfoy  fossero vere.
La cosa gli dava da pensare.
Improvvisamente, Severus avvertì un movimento proprio accanto all’entrata della Sala.
Nel giro di un attimo colse la situazione.
- Black…- sussurrò – Credo che il Professor Slughorn sia appena entrato nella Sala comune - Cissy si voltò a guardarlo, sorpresa e preoccupata.
- Sei sicuro?- gli sussurrò, appiattendosi contro la poltrona.
- Si, alzati e scivola verso il tuo dormitorio – le mormorò, con tono imperativo – Io mi ritirerò nel mio, sono certo che si sia fermato dietro il muro…vai!-
Narcissa, per una volta indifferente al tono di comando che le veniva rivolto, scivolò giù dalla poltrona e riuscì a sgattaiolare dietro l’Arazzo.
Severus si rilassò e si alzò in piedi, rendendosi ben visibile.
Due figure emersero allora dalla rientranza che celava l’ingresso della Sala comune.
- Ah, sei tu!- gli disse Lucius, in tono amichevole ma sempre molto superiore – Bene, c’era anche qualcun altro…chi era?-
- Una del primo anno, incubi suppongo. – rispose Severus, noncurante – L’ho allontanata con una scusa…-
- Oppure, non appena ti ha visto, si è allontanata di sua spontanea volontà!- esclamò Bella, emergendo dalle spalle di Lucius e scoppiando in una piccola risata maligna.
Lucius la guardò infastidito.
Bella scosse i suoi capelli e andò nel proprio dormitorio, senza degnare né Lucius, né Severus di uno sguardo o di un saluto.
- E’ insopportabile…- mormorò Lucius con una smorfia – Ma utile!-
‘Come me’ pensò Severus, realisticamente.
- Vado a dormire.- disse il ragazzo più grande e gli dette una pacchetta sul braccio – Grazie della copertura allora! - e si allontanò spavaldo.
‘Tsk! Non hai nemmeno idea di quanto mi devi ringraziare!’ pensò Severus, ironico.
Lucius camminava sicuro, beato nella propria ignoranza. Severus lo fissava nell’ombra, acuto ma immobile.
Così come sarebbero sempre stati, anche nel futuro.
Uno del tutto ignaro di molte cose intorno a sé, l’altro fin troppo consapevole.
Severus sospirò lievemente.
A dire il vero non sapeva nemmeno lui perché si era preoccupato di allontanare la Black, onestamente. Che cosa gli importava se lei scopriva che il suo 'forse-fidanzato' se ne andava a spasso con la sua ' certamente-odiosa' sorella?
‘L’ho fatto per compiacere Lucius…’ si rispose ma, se avesse voluto compiacerlo veramente, avrebbe potuto rivelargli che la ragazza in questione era Narcissa.
Improvvisamente un suono secco lo colse di sorpresa.
Un lento e, inequivocabilmente ironico, applauso.
Si voltò stupito, e vide Bebhinn appollaiata su di una sedia, molto defilata e lontana rispetto alla luce del caminetto.
- Bravo, davvero!- gli sussurrò Beb, continuando ad applaudirlo per un po’.
Lui strinse gli occhi, mostrando un volto indifferente.
- Hai salvato i due promessi, i due teneri innamorati, da una situazione davvero imbarazzante! - lei si alzò con movenze feline, svolgendo le lunghissime gambe e si avvicinò a Severus, scrutandolo con i suoi scintillanti occhi scuri – Però hai tolto a me tutto il divertimento…- sussurrò, fermandosi a pochi passi da lui.
Lei era più alta e indossava una leggera camicia da notte, che lasciava intuire il suo fisico atletico.
- Credo di essermi sbagliata. E' strano, io di solito non sbaglio mai!- affermò convinta, sorpresa da questo ipotetico errore.
- Scusa ma è ora che io vada a dormire…- le rispose Severus, facendo intendere dal tono della voce che non gli interessava minimamente approfondire lo sbaglio di lei.
In realtà aveva già intuito dove la bella ed esotica ragazza voleva andare a parare.
- Su di te, ovvio! – continuò Beb, sorridendogli e schiudendo le sue sensuali labbra carnose – Pensavo fossi insignificante, invece sei un tipo piuttosto interessante, per essere un bimbetto piccolo e dall’aria malaticcia…-
Severus si limitò a sollevare un sopracciglio, senza scomporsi più di tanto.
Quello che lei gli stava dicendo, alla fine, era quello che la maggior parte della gente pensava di lui.
‘La... “Black fine” no, però!’ non sapeva cosa gli desse quella certezza, ma lui era sicuro di ciò.
- Bene, allora il bimbetto insignificante va a dormire, essendo malaticcio ne ha davvero bisogno!- le disse lui, con la sua voce calma.
Lei emise un risolino.
- Stasera sei stato fortunato, Cissy, evidentemente, aveva bisogno di compagnia e ha scelto te. Io non ho potuto far nulla.- gli disse, più seria – Ma non sarà sempre così. Nel momento in cui lei avrà realmente bisogno di aiuto, ci sarò io, pronta. Nessun altro -
Lui inarcò nuovamente un sopracciglio.
- Per quanto mi riguarda sei liberissima di aiutare chi vuoi, io non cerco persone da salvare. Non è nelle miei intenzioni, buona notte!-
Si allontanò deciso, in modo che non potesse fermarlo.
Un vaga irritazione lo pervadeva e non capiva nemmeno lui perché.
Era un po’ come l’irritazione che lo pervadeva ad ogni lezione di Pozioni, quando si trovava a competere con quella ragazzina fastidiosa, quella Evans.
Era simile e, al tempo stesso, questa sensazione di fastidio era diversa.
Mise da parte l’irritazione, così come tutti i sentimenti superflui che sentiva di avere dentro.
Come sempre.
Ignorò il suo cuore, proteso com’era verso il futuro, verso il riscatto.
Si sarebbe reso conto troppo tardi di certi sentimenti, di certe priorità, di certi valori. Di tutto.
Beb rimase in piedi ancora per un po’, osservando la schiena di Severus che spariva e continuando a guardare in quella direzione.
- Io non capisco…- mormorò folgorata, fissando il punto in cui era sparito – Proprio non capisco…cosa c’entra lui…perché anche lui?!-
Le fiamme del camino piano piano si spensero, gettando la Sala comune nel buio dell’oscurità.

FINE VENTITREESIMO CAPITOLO

  
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