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Autore: Padme Mercury    03/02/2016    0 recensioni
Padme è una giovane donna come tante altre. Laureata, con un lavoretto che, per ora, la soddisfa, si trova un giorno a viaggiare assieme ad uno strano uomo in una strana cabina blu. E questo strano uomo, che si fa chiamare "Dottore", un giorno la porta in un posto che non si sarebbe mai immaginata.
Padme incontrerà delle persone che sognava di conoscere da tanti anni. Ma non tutto quello che il suo cuore desidera potrà avverarsi davvero.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, John Deacon, Nuovo personaggio, Roger Taylor
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Open the doors to me babe - to your heart again



"Dottore!" esclamò la ragazza non appena entrò nella sala di comando del TARDIS. Aveva un grande sorriso sul volto e i suoi occhietti verdi scattavano nervosi da una parte all'altra.
Il Dottore non c'era in quella grande sala, e il problema era che non sapeva nemmeno dove si trovasse.
Improvvisamente una morsa le prese lo stomaco. Era sola? Il Dottore l'aveva abbandonata lì? No, altrimenti non ci sarebbe stato nemmeno il TARDIS. Allora poteva essergli successo qualcosa? Impossibile, il Dottore sapeva sempre come cavarsela. O almeno così credeva.
Non le piaceva essere da sola in quel posto immenso, le metteva ansia a causa di tutte le stanze che si trovava. Si era persa in più occasioni, e solo grazie all'intelligenza artificiale di cui quel mezzo era dotato era sempre riuscita a ritrovarsi. O meglio, quasi sempre. Il più delle volte era stato il Dottore a doverla andare a recuperare chissà dove perché non riusciva più a trovare la strada.
Si strinse appena nelle spalle, dirigendosi poi sicura verso la quarta porta che incontrava girando in senso orario. Poi dritto e la porta in fondo. Lì si trovava la stanza che il Dottore le aveva lasciato per il tempo in cui avrebbero viaggiato assieme. Il suo piccolo angolo in cui poteva dormire o rimanere un po' da sola quando ne aveva bisogno. Sorrise guardando i muri. In poco tempo era già riuscita a mettere parte di sé in quel piccolo angolo, si poteva intravedere, se non tutta, almeno parte della sua personalità. Di sicuro era anche da quello che il Signore del Tempo aveva compreso quanto amasse quel gruppo di bambini troppo cresciuti e l'aveva portata da loro. Beh, più precisamente da lui.
Si sistemò gli occhiali sul naso e scosse leggermente la testa. Ok, ora doveva pensare a cosa doveva mettersi. Fosse stata ai suoi tempi sarebbe stato facile, ma in quell'epoca non sapeva come doveva vestirsi per non risultare quasi un personaggio fantascientifico venuto dal futuro. Alla fine, frugando nell'enorme guardaroba che il Dottore le aveva messo a disposizione, trovò qualcosa che poteva andare: un paio di pantaloni a vita alta e con il fondo largo - i tipici pantaloni 'a zampa di elefante' degli anni '70 - bianchi, una camicia avorio con dei disegni floreali sul rosso e un bel paio di zeppe alte, in modo da non sembrare troppo piccola di fianco all'uomo che stava per incontrare.
Sapeva benissimo che non era tipicamente vestita come la moda del tempo dettava, ma era nata circa vent'anni dopo e poteva affidarsi solo a vecchie foto e a ciò che il suo intuito le dettava. Prese al volo un cappotto corto e non troppo pesante, nero, e uscì di corsa dal TARDIS.

"Dove credi di andare?!" sbottò il Dottore, che stava in quel momento entrando nella cabina blu e, per questo, era stato travolto dalla foga della ragazza. La guardava ora con un sopracciglio alzato e un'espressione genuinamente curiosa in volto mentre la squadrava da capo a piedi.

"Dove sei stato tu, piuttosto! Comunque devo andare, ho... Ho un... Appuntamento" gli rispose lei. Nel dure l'ultima parola arrossì fino alle orecchie, confondendo con la montatura degli occhiali e con i suoi capelli. Il Dottore la guardò confuso, poi spalancò gli occhi e schioccò la lingua sul palato: aveva capito.

"Non puoi andare" affermò risoluto, dirigendosi verso il pannello di controllo. Padme aveva la bocca letteralmente aperta. "Ora, se per-"

"Perché mai non potrei, scusa?!" quasi gli ringhiò contro. Era uno scherzo? Prima la faceva andare così vicino al suo sogno tanto da poterlo toccare e poi la portava via, come una madre che ti sveglia di mattina? Non era su di lei che doveva vendicarsi se la sua 'amica' - ci credeva poco oltretutto, come minimo erano quasi sposati - era da un'altra parte!

"Perché non sarebbe giusto" sentenziò, mettendosi le mani nelle tasche dei pantaloni e avvicinandosi a lei. "Perché lo salveresti, e non puoi"

"Ti sto chiedendo solo una sera, Dottore. Un solo appuntamento con lui... Ti prego... È tutta la vita che lo sogno…”

"Padme..." la ammonì, massaggiandosi le tempie.

"Per favore" lo supplicò nuovamente, guardandolo negli occhi. Lo vide cedere e dentro di sé esultò per la vittoria.

"Va bene. Ma domani mattina alle undici in punto ti rivoglio qui, ok?" le ordinò sospirando, come un padre che concede qualcosa alla figlia dopo tante richieste. Lei annuì, sorridendo. Si sbilanciò tanto da dargli addirittura un bacio sulla guancia - gesto per il quale si beccò un'occhiata a dir poco strabiliata.

"A domani Dottore!" gli urlò allegra mentre usciva dalla cabina, dopo aver ripreso la borsa che aveva abbandonato sulla sbarra durante il breve dibattito.

Si chiuse la porta alle spalle e arricciò appena il naso. Cosa intendeva il Dottore quando le aveva detto che non poteva salvare Freddie? Si era dimenticata di chiederglielo. Si strinse appena nelle spalle. Lo avrebbe fatto il giorno dopo, non era un grosso problema. Tirò fuori il bigliettino che il moro le aveva dato qualche ora prima, controllando la via. Non era esattamente vicina, a quanto si ricordava della sua Londra era a una fermata di autobus all'incirca. Si guardò intorno e si avvicinò alla fermata situata a pochi metri di distanza. Il mezzo arrivò in poco tempo, e si stupì addirittura di essere in anticipo davanti al ristorante. Rise leggermente tra sé e sé. Di solito era il ragazzo ad aspettare la ragazza, con loro era il contrario…
Sospirò. Beh, non che loro fossero propriamente 'normali'. Quella serata non lo sarebbe stata. Scrollò le spalle e sorrise. Non le importava quanto strano potesse essere. Stava per passare una serata assieme a Freddie Mercury. Il suo cantante preferito, la sua guida, la sua stella polare. L’amore della sua vita. E non voleva rovinarsi un momento così bello per delle stupide paranoie. Probabilmente era un sogno e si sarebbe svegliata con un sapore agrodolce in bocca, ma non le importava assolutamente nulla. Sarebbe stata con lui, e quello le bastava.
Intravide da lontano la testa nera come l’ala di corvo dell’uomo che stava aspettando e agitò la mano più in alto che poté per farsi vedere. Si accorse che l’aveva notata dal sorriso che si dipinse sulle sue labbra e il gesto di saluto con la mano. Si avvicinò velocemente a lei e la salutò con un bacio sulla guancia - per il quale Padme dovette fare violenza su se stessa per non svenire all’istante.

“Scusa per il ritardo” le disse sempre con un sorriso. Lei scosse la testa e lo invitò ad entrare nel ristorante. Lui le tenne la porta aperta e entrò appena dietro di lei, parlando poi con il ragazzo che si trovava all’entrata.
Padme perse qualche istante ad osservarlo. I pantaloni di raso bianco gli fasciavano elegantemente le gambe lunghe e snelle, la camicia candida infilata sotto la cinta come la moda dell’epoca dettava e un giubbotto che pareva di pelle nera con una sciarpa celeste chiaro appena appoggiati sul braccio. Sentiva il cuore martellarle nel petto, sembrava quasi volesse uscire da quanto si faceva sentire. Prese un grosso respiro, sperando che quello potesse calmarla definitivamente - cosa che ovviamente non successe. Era completamente cotta di quell’uomo e ora che lo stava conoscendo veramente ne era ancora più convinta. Si era follemente innamorata di lui, e sapeva che non andava assolutamente bene. Non poteva perdere così la testa per un uomo che era del tempo sbagliato.
Si riscosse e si schiarì la gola appena il cameriere li incitò a seguirlo. Padme li seguì, stringendo la cinghia della borsa con entrambe le mani. Era nervosa, aveva paura di mandare a puttane l'unica occasione che poteva avere con l'uomo. Si stava letteralmente torturando il labbro inferiore, strappando le pellicine e facendo uscire anche piccole gocce di sangue che prontamente lavava via con la punta della lingua.
Si sedette di fronte al moro, quasi evitando il suo sguardo. Si sentiva a disagio, fuori posto. Scosse la testa decisa, causando uno sguardo un po’ confuso da parte del suo compagno di cena.

“Tutto a posto, cara?” disse piano, le sopracciglia corrugate a metà tra il divertito e l’interessato.
Padme annuì, facendo ballare i ricci crespi tutti attorno al viso.

“Sì, non preoccuparti. Ordiniamo, che ho fame!” disse lei, sorridendo. Aveva deciso, per una sera, di dimenticare tutte le sue insicurezze e di lasciarsi andare.
Rise assieme all’uomo, prendendo il menù e scorrendo tutte le pietanze con lo sguardo.


****



Finirono di mangiare anche abbastanza presto, così che poterono fare una piacevole passeggiata non completamente al buio. Era una bella serata, il cielo era limpido e stranamente si vedevano bene le stelle e la luna. Una sera perfetta, ecco.
Padme sorrise, prendendo un grosso respiro. Guardò l’uomo al suo fianco e rilassò le spalle. Perché era così tesa? Stava bene con lui, si sentiva a suo agio. Eppure aveva sempre paura che qualcosa potesse andare storto, come suo solito. Era capace di rovinare tutto, quindi cercava di stare attenta a qualsiasi movimento facesse. Forse stava attenta anche a come respirava. Non avrebbe potuto dirlo, la testa era in parte altrove.
Lo guardò quando lo vide fermarsi, imitandolo. L’uomo si stiracchiò e poi si voltò verso di lei.

“Non ho voglia di tornare a casa, non ancora.”

“Ho visto un pub non lontano da qui. Sembrava carino, potremmo andare lì. Che ne dici?”

“Un pub?” ridacchiò lui, per poi annuire. “Va bene. Se ti fa sentire a tuo agio va bene.”

Padme arrossì fino alla punta delle orecchie. Allora se ne era accorto? Diamine, stava cercando di essere il più attenta possibile e invece… Invece stava rovinando tutto. Dannazione!

“Ma se tu preferisci altri locali, va bene… I-insomma…” provò lei, la voce sottile e leggermente tremula. Freddie rise. Che bella risata che aveva, sentirla dal vivo era meraviglioso.

“Mia cara, non preoccuparti. Andremo in quel pub. Ogni tanto una serata tranquilla mi fa bene” le rispose, facendole l’occhiolino.

Padme si concesse un sorriso, rilassando le spalle. Camminavano vicini verso il locale, lui con le mani nelle tasche del giubbino e lei con gli arti attorno alla cinghia della borsa. I loro gomiti si toccavano appena, non dicevano una parola. Cosa avrebbe potuto dirgli? C'erano tante cose di cui voleva renderlo partecipe. Voleva dirgli che era anche grazie a lui se tutto andava bene. Voleva dirgli cosa provava ogni volta che sentiva la sua voce. Voleva dirgli cosa pensava di lui.

Voleva dirgli che lo amava.

Ma lui non avrebbe capito. Lei lo conosceva da anni, ma lui solo da mezza giornata. Sarebbe stato inutile e rischioso, avrebbe voluto sapere come faceva ad avere tante informazioni su di lui. Senza contare che tutto il resto sarebbe stato impossibile, lui…

“Era questo il pub?” la sua voce dolce la interruppe dai suoi pensieri.
Alzò lo sguardo verso di lui, chiedendogli di ripetere. Non aveva capito, era troppo presa dai suoi pensieri. Lui le fece nuovamente la domanda, non riuscendo a nascondere una leggera risata. Padme arrossì per la figuraccia e annuì, guardando a terra per cercare di nascondere le guance rosse.

“Sì, è questo” disse sicura, schiarendosi la gola.

L'uomo allora le aprì la porta, facendola entrare e seguendola subito dopo. Si guardò attorno e indicò un tavolo libero, spingendo appena la ragazza con una mano sul fianco.

“Comunque, sei adorabile quando arrossisci” le sussurrò all’orecchio mentre la faceva sedere, posizionandosi poi davanti a lei.

Padme arrossì di più, se possibile. Allora l’aveva vista! E ora rideva divertito, lo stronzo! Si divertiva a prenderla in giro.

“Certo che sei stronzo” le uscì dalle labbra ancora prima di riuscire a fermarlo. Dannazione, dannazione! Ora avrebbe pensato che lo odiava!

“E perché mai, Padme?”

“Perché mi prendi in giro e ti diverti pure!” ormai era fatta, ci avrebbe un po’ giocato e… Perché ora la stava guardando serio? Le aveva anche preso le mani. Che stava succedendo? Non capiva più nulla, sembrava che quella sera avesse lasciato il cervello sul TARDIS. Non che fosse comunque molto esperta in queste cose.

“Cerco di metterti a tuo agio. Si vede che sei nervosa, stai mettendo ansia anche a mia zia che sta in India! Voglio farti ridere, tutto qui” si strinse nelle spalle. “Scusami se ti ho offesa”

“N-no, figurati… Nessuna offesa, io… Stavo scherzando” accennò una leggera risata, notando poi i fogli del menù e la carta delle bevande. “Dovremmo prendere qualcosa, che ne pensi?”

“Sì, direi di sì. Io prendo una birra, tu?”

“Io un Long Island” disse con un sorriso. Freddie annuì e si alzò.

“Vado a prenderli, aspettami qui”

“No, scappo con quel manzo da solo in quell’angolo!” indicò con la testa un bel ragazzo che in effetti era da solo. Rise allo sguardo torvo di Freddie, che si girò col mento per aria e l’aria stizzita. “Stavo scherzando, è ovvio che ti aspetto! Vai, su!” lo spinse leggermente, facendogli quasi perdere l’equilibrio.

Certo, quel ragazzo era bello, ma lei era felice di essere lì con lui. Non voleva altro, per quanto belli potessero essere tutti gli altri.
Dopo pochi minuti il moro tornò al tavolo, i bicchieri in mano. Posò davanti a lei il cocktail e poi si accomodò al suo posto.

“Allora, niente bel ragazzo?” le chiese, prendendo un sorso della sua birra. Diede un'occhiata all’angolo in cui prima c'era l'altro, ma vide che ora era vuoto. Probabilmente se ne era andato. In fondo, ne era felice. Era bello, vero, ma non avrebbe sopportato che attirasse la sua attenzione.

“No” disse scuotendo la testa, succhiando poi il liquido dalle cannucce. Si mise a giocare con esse, facendo tintinnare i cubetti di ghiaccio contro il vetro. Alzò poi lo sguardo, sorridendo, fino a incrociare i suoi occhi.

Sono stupendi, si trovò a pensare Padme. Con quel taglio orientale, così scuri ed espressivi. Erano dolci, meravigliosi, due piccoli pezzi di cielo notturno che lei in quel momento poteva osservare senza problemi.

Sono stupendi, pensò Freddie, osservando le iridi smeraldine della ragazza. Gli ricordavano il mare di Zanzibar quando era colpito dalla luce in particolare modo, quelle acque di solito cristalline che prendevano il colore della speranza. Gli piacevano, non aveva problemi a dirlo con chiarezza. Li avrebbe volentieri guardati per tanto tempo e… Adorava come si illuminavano quando rideva o semplicemente lo guardava.

“Che peccato. Potevi corrergli dietro. E ora?” la punzecchiò con le parole, non sapeva nemmeno lui dove volesse arrivare. Semplicemente stava seguendo il corso dei suoi pensieri, il peggio che sarebbe potuto capitare era… Già, qual'era? Vederla andare via. E lui non voleva succedesse.

Padme si concesse un altro sorso del cocktail, lasciandolo sulle spine. Lo guardò, per poi sorridere.

“Lo dici come se fosse una cosa tragica. Quel ragazzo non era male, ma ho già il più bello del pub al mio tavolo” concluse.
Del mondo avrebbe voluto dire. Perché era quello che pensava. Ma doveva trattenersi, andarci piano e pensare razionalmente.
Non che lui l’aiutasse con quel sorriso. Dannazione, doveva per forza essere così bello?!



Note a piè pagina

Non è mia abitudine mettere delle note alla fine dei capitoli che pubblico, a meno che non sia l'ultimo.
NON è l'ultimo, in caso ve lo stiate chiedendo! Solo che, nella recensione che ho ricevuto per lo scorso capitolo, mi è stata sollevata una grossa domanda che posso tradurre più o meno così: chi è il Dottore?
In effetti ha ragione, non ho spiegato dando per scontato che fosse una serie conosciuta da tutti, ma molti ne avranno sentito parlare senza averla mai vista.

Allora, cominciamo dalla serie in sé e per sé.
Doctor Who è una serie televisiva britannica, prodotta dalla BBC. La serie vecchia è andata in onda dagli anni ‘60 agli anni ‘80 e quella nuova - un continuo dell'altra - parte dal 2005 ed è attualmente mandata in onda e prodotta.
I Dottori della serie nuova sono interpretati da quattro attori:
Christopher Eccleston per la prima stagione;
David Tennant per la seconda, terza e quarta stagione (ed è anche il Dottore presente in questa storia);
Matt Smith per la quinta, sesta e settima stagione;
Peter Capaldi dall’ottava stagione e attualmente presente.

Ora alla domanda principale: chi è il Dottore?
Il Dottore è un alieno dalle sembianze umane, fa parte della specie “Signori del Tempo”. Col TARDIS - Time And Relative Dimension In Space - può viaggiare in qualsiasi punto dell’universo e in qualsiasi epoca. È una sorta di macchina spaziotemporale, per capirci.
Lui può vedere tutto, sa cosa è successo, succede e succederà, e sa che ci sono alcuni punti fissi che non possono cambiare - che so, l'assassino di Hitler che non può essere né anticipato né posticipato.
Qui ho, tra l'altro, deciso di rendere la morte di Freddie un punto fisso nella storia, dal momento che è anche “grazie” a lui che si sono incrementati gli studi sull’AIDS e sono state trovate cure che permettono di viverci. Ergo, non può essere salvato.

Se volete poi informazioni approfondite sulla serie non esitate a scrivermi oppure andate a spulciare la pagina di Wikipedia - sia italiana che inglese - che di sicuro sarà più chiara ed esaustiva di me! Qui vi ho messo solo le nozioni necessarie per comprendere ciò di cui parlo!

E se posso darvi un consiglio… Guardate Doctor Who! Lo amerete se vi piace la fantascienza!

Padme xx
   
 
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