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Autore: Altair13Sirio    03/02/2016    2 recensioni
Ib è cresciuta. Non è più una bambina ingenua che segue gli sconosciuti nelle mostre d'arte; adesso è una adulta, con dei sogni sul proprio futuro e delle passioni che la fanno sentire viva, ma anche tormentata da incubi e sensi di colpa.
Dopo la fuga dal Mondo di Guertena, la bambina ha trovato nell'arte del vecchio Maestro qualcosa di più di un passatempo: l'arte è diventata parte integrale della sua vita e con questa è cresciuta, vedendo in Weiss Guertena un modello da imitare e a cui ispirarsi.
Al suo fedele amico Garry, Ib chiederà un regalo molto particolare per il suo diciottesimo compleanno... E conoscerà una persona speciale...
Genere: Horror, Suspence, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Garry, Ib, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Ib si guardò intorno dopo essersi sciacquata il viso con l’acqua del lavandino. Si stava preoccupando per niente: era solo una mostra, niente di più, doveva stare calma. I quadri non potevano prendere vita e le statue non scendevano dai loro piedistalli; tutto quello che aveva visto non c’era mai stato realmente e non ci sarebbe stato mai più! Si era trattato solo di un brutto sogno, anche se tremendamente reale. Aveva avuto paura di quelle cose e aveva provato a farsele amiche cercando di conoscerle meglio. Pensava che avesse funzionato, pensava di aver superato la paura, finalmente… Ma si era sbagliata. Una volta arrivata lì si era resa conto di quanto fosse lontana dall’essere “amica” di quelle creature, quanto la odiassero per essere scappata da quel mondo in cui erano imprigionate. E perché avrebbero dovuto odiarla? Erano frutto della sua immaginazione, no? Ma erano allucinazioni reali, facevano male, facevano paura, e una volta di fronte a loro Ib si sentiva impotente.
Già, Ib aveva cercato di dimenticare, aveva cercato di andare avanti senza badare a ciò che era successo nel Mondo di Guertena, ma ogni cosa attorno a lei le aveva sempre ricordato quegli eventi. Aveva cercato di convincersi che si fosse trattato solo di un incubo, ma ormai quella bugia vacillava nella sua mente, non era più abbastanza. Le servivano prove concrete che quello che era accaduto fosse falso, e che non sarebbe accaduto più; per questo doveva uscire da quel bagno e affrontare quei mostri della sua mente e dimostrar loro di essere più forte!
Ib annuì vigorosamente fissando i propri occhi rossi nello specchio e si girò verso la porta. Sono pronta. Disse nella sua mente mettendo la mano sul pomello. Inspirò a fondo e il suo sguardo finì per posarsi su quel pomello in ottone che stava stringendo con forza eccessiva. Un pomello? Ma prima alla porta c’era una semplice maniglia, non un pomello in ottone così raffinato. Mentre un dubbio assaliva la sua mente, la ragazza tirava involontariamente il pomello, aprendo la porta e scoprendo che il corridoio fuori di esso era cambiato.
Ib fece un piccolo passo fuori dal bagno e si guardò intorno nel buio corridoio apparentemente senza fine. Guardò a destra e poi a sinistra, non riusciva a vedere niente nell’oscurità. Si voltò verso la porta che aveva lasciato aperta dietro di sé nella speranza di poter tornare a rifugiarsi nel bagno, ma le si mostrò una orribile visione: la porta non c’era più lì. La parete era liscia e immacolata, di un colore rosso scuro che Ib non aveva visto da nessuna parte nella mostra.
Il cuore di Ib cominciò a battere con più forza. No… Si avvicinò al muro alzando le mani e tastandolo delicatamente, cercando di trovare almeno una traccia di quella porta da cui era uscita. No… Quella sillaba continuava a risuonare nella sua mente all’infinito, forse con l’intento di convincere Ib di stare sognando. Sbatté i palmi sulla parete, producendo uno scroscio e si sentì persa quando sentì solo un solido muro rispondere ai suoi colpi; nessun rimbombo, nessun segno che le facesse capire di poter tornare nell’altra stanza. << NO!!! >> Gridò terrorizzata Ib girandosi e scivolando istantaneamente sulla porta, mettendosi le mani ai capelli e cercando di non guardare attorno a sé. Non voleva vedere cosa si nascondeva nell’ombra, pronto a saltarle addosso e ucciderla. Era di nuovo bloccata lì, era vero; l’aveva pensato così tanto che alla fine era successo per davvero… All’improvviso un pensiero attraversò la sua mente. << Garry…! >> Disse alzando la testa senza preavviso e trattenendo il respiro. In un attimo le sue paure sparirono, spazzate via dal pensiero di Garry ad attenderla fuori dal bagno. Lui non era entrato lì con lei, ma se fosse stato portato anch’egli in quel posto, allora sarebbe stato tutto solo, e chissà cosa gli sarebbe potuto capitare! Garry era un fifone, Ib lo conosceva troppo bene, e sapeva che, per quanto ci provasse, non sarebbe riuscito a mantenere la calma e sopravvivere. Senza di lei, Garry si sarebbe perso, avrebbe continuato a girovagare senza mai trovarla, finendo per essere ucciso, prima o poi; e la colpa sarebbe stata sua, perché non si era fatta trovare.
Si alzò. Doveva trovare Garry. Lei si prendeva cura di lui, e lui di lei; era sempre stato così: se stavano insieme erano imbattibili, ma se venivano divisi la strada di fronte a loro sarebbe stata piena di pericoli. Si incamminò senza sapere dove stesse andando, senza mai spostare lo sguardo.
Si era fatta coraggio semplicemente pensando a Garry. Quando era rimasta bloccata nel Mondo di Guertena, tanti anni prima, Ib aveva incontrato Garry in bilico tra la vita e la morte e lo aveva salvato. E poi Garry aveva salvato lei, più volte. Gli doveva molto, l’aveva sempre fatta sorridere, doveva trovarlo!
Pensò che, in fondo, se era riuscita a scappare da lì già una volta, perché non avrebbe dovuto riuscirci una seconda volta, ora che era adulta e cosciente delle sue azioni, ora che era in grado di affrontare le sfide di quel labirinto. Si fermò un secondo a pensare: quando era piccola, ancora non capiva cosa stesse succedendo intorno a lei, comprendeva la situazione spaventosa e i pericoli che correva, ma tutto quanto le era apparso fumoso ed estraneo, come se non ne fosse completamente coinvolta; adesso possedeva la coscienza, comprendeva realmente i pericoli che correva, era più vulnerabile, in un certo senso… Questo pensiero la mise di pessimo umore, e i suoi passi furono più lenti e insicuri.
Sono… In pericolo, non è vero…? Si chiese fermandosi e tormentandosi le mani fisse di fronte a sé. Era in pericolo, era indifesa, era sola, cos’altro mancava? Fino ad ora non aveva incontrato nessun pericolo, quindi non aveva ancora rischiato la vita, ma presto sarebbe accaduto, presto avrebbe visto la morte in faccia, la paura l’avrebbe attanagliata, si sarebbe persa in quelle sale… Però c’era qualcosa di diverso dall’ultima volta… Qualcosa che Ib sentiva fosse importante.
A un certo punto cominciò a controllarsi le tasche, colpendo anche con forza ogni punto dove avrebbe potuto trovare qualcosa. Mancava la cosa più importante di tutte che potesse esistere in quel mondo: mancava la rosa che la manteneva in vita. << “Quando la rosa appassisce, anche tu marcirai…” >> Mormorò terrorizzata. La rosa era la sua vita in quel posto. Ogni petalo perso corrispondeva a una ferita, se avesse dovuto perdere tutti i petali, la ragazza sarebbe morta. Ma la rosa dov’era? Dov’era la sua sicurezza, la cosa da tenere al sicuro ad ogni costo?
Ib cominciò a girare in tondo persa, cercando la rosa da stringere forte al proprio petto, da proteggere e nascondere. Dov’era? Si sentì senza aria e si accasciò a terra spossata. << Non è possibile… >> Mormorò ansimando mantenendo lo sguardo fisso a terra. << Non c’è…? >> Chiese a sé stessa confusa. Non aveva una rosa con se nella galleria, quindi pensava che l’avrebbe trovata lì, ma più i secondi passavano, più Ib sentiva come se quella rosa non si sarebbe mai mostrata a lei. Cosa poteva fare? Non poteva avanzare senza di essa, sarebbe stata esposta al pericolo. Ma se non si fosse mossa non avrebbe trovato Garry, e se fosse comparsa qualche opera di Guertena, qualche mostro, sarebbe stata in pericolo…
Ib girò la testa a destra e a sinistra cercando di avvistare qualcosa che potesse aiutarla a ritrovare la sicurezza che aveva trovato e perso poco prima. Non c’era niente, solo quel vuoto corridoio dalle pareti rosse, senza nessun tipo di decorazione ai muri e nessuna porta in vista, né una possibile fine a quell’incubo…
Dopo un periodo di tempo molto lungo, forse pochi secondi che però a Ib sembrarono durare tutta una vita, la ragazza decise di alzarsi e di mettersi a camminare. Prima o poi, sarebbe uscita da quel corridoio, avrebbe trovato qualcosa, avrebbe fatto qualcosa
 Si stava basando su ipotesi incerte, nebulose, offuscate dal timore di rimanere lì per sempre; non sapeva cosa la attendesse, ma Ib non voleva restare lì, e nonostante la paura di avanzare, si sarebbe mossa, perché sapeva che c’era qualcuno che aveva bisogno di lei, e di cui lei aveva bisogno.
Dopo aver camminato per parecchio tempo, Ib sentì la stanchezza aumentare, le gambe appesantirsi e la concentrazione abbandonarla. Non aveva idea di quanto avesse camminato, e nonostante tutto, il paesaggio non accennava a cambiare; era ancora tutto rosso, tutto dritto… A Ib sembrava di camminare sempre nella stessa stanza, senza muoversi mai, come se fosse incollata al terreno, oppure come se il pavimento sotto i suoi piedi stesse scorrendo in direzione opposta a lei, facendola rimanere sempre nello stesso punto. Era frustrante e odioso. Si sentì mancare, ma riuscì a rimanere in piedi fermandosi e allungando il piede destro in avanti, aumentando la sua base di appoggio e tenendosi la testa con una mano, chiudendo gli occhi e cercando di fissare la sua mente su qualcosa di stabile. Che cosa era stabile in quella situazione? Che cosa la poteva sorreggere in quel corridoio infernale?
Che cosa fa un artista, quando crea? Si chiese. Non sapeva nemmeno perché si stesse facendo quella domanda, le parole comparvero nella sua testa senza un motivo. Pensa fuori dagli schemi. Fugge alle regole. Quindi cosa aveva a che fare con la sua situazione? Ib stava ancora aspettando una spiegazione, quando si accorse di cosa avesse appena detto; si girò a guardare l’altra parte del corridoio che teoricamente aveva lasciato alle sue spalle. Doveva pensare in modo diverso, inaspettato. Eccola, la sua risposta!
<< Cambia direzione! >> Esclamò mettendosi a correre lungo il corridoio, dalla parte opposta che aveva seguito fino a quel momento.
Se Ib aveva ragione, doveva pensare proprio come un artista, come Guertena stesso, che aveva creato tutto quello pensando diversamente dagli altri, in modo unico. Era difficile pensare come lui, era quasi impossibile, ma Ib sapeva come comportarsi adesso, e sapeva dove andare. Sentiva che presto avrebbe trovato qualcosa che l’avrebbe aiutata, qualche indicazione, o magari qualche pericolo… Qualunque cosa avrebbe trovato alla fine del corridoio, Ib avrebbe fatto un passo in avanti, sarebbe stata più vicina ad uscire da lì. Dall'eccitazione per aver pensato a qualcosa in quella situazione, la ragazza sentì tutta la stanchezza che si era creata nel suo corpo svanire, come se più si inoltrasse in quel corridoio, più si sentisse meglio

Correndo, Ib vide le pareti del corridoio sfrecciare attorno a sé, mentre una fine si faceva sempre più vicina; aveva ragione, era giusto! Quando arrivò alla fine del corridoio si fermò rallentando e guardando il muro di fronte a sé, completamente rinvigorita dalla corsa.
Era blu, non c’era nessun tipo di sfumatura del rosso delle pareti, ma semplicemente, quando queste raggiungevano la fine del corridoio, il muro diventava istantaneamente blu. C’era una piccola porta di legno dipinta di un blu più scuro al centro. Su di essa, come grattate con le unghie, vi erano incise delle lettere, stranamente definite e precise.
 
Il passato attende il futuro.
 
Ib aveva già letto queste parole. Aveva già sentito più volte quella frase, come un motto che le era rimasto impresso nella mente. E infatti si trattava proprio di un motto: il motto con cui Weiss Guertena si era presentato al mondo e aveva creato la sua arte. Era strano che non fosse nel museo, quella piccola frase, nemmeno su un cartellino all’entrata. Era come se la gente si limitasse a vedere solo ciò che aveva un aspetto piacevole o quello che era appariscente; qualcosa che attirava subito l’attenzione grazie alla sua particolarità: Ib pensò subito a Morte dell’Individuo; quelle tre statue avevano un senso molto profondo che veniva spesso incompreso e ignorato; così le statue, pur essendo una delle più famose opere di Guertena, venivano lasciate in disparte, ignorate dalla maggior parte del pubblico, che si concentrava su altre opere più appariscenti, come Bevendo nella Notte. Sicuramente, quella scultura era molto bella, a Ib piaceva molto, ma non nascondeva un significato grande come Morte dell’Individuo; si trattava probabilmente di una cosa a sfondo creativo, Guertena aveva voluto provare a creare qualcosa senza darsi nessun freno, sbizzarrendosi durante l’ideazione della scultura, o forse c’era un significato che Ib non aveva ancora scoperto… Di sicuro era una bellissima opera, e Ib era contenta che esistesse, ma pensava che altre statue di merito non ricevessero abbastanza visibilità come quella… Proprio come quel motto che l’aveva guidata per anni.
Rileggendo quel motto sulla porta, Ib sentì come se si riferisse a lei, in qualche modo: il passato si celava dietro quella porta, e si trattava delle opere di Guertena che lei aveva incontrato da piccola e si era lasciata alle spalle; il futuro era lei stessa, ed era attesa da quelle opere, che volevano fare i conti con lei. Ebbe l’impressione che non se la sarebbero fatta sfuggire tanto facilmente questa volta… Nonosante tutto, la ragazza spinse la porta con decisione, finendo in una stanza quadrata dalle pareti blu, con al centro di essa un piccolo piedistallo su cui era posato un vaso di vetro sottile pieno d’acqua, dentro la quale giaceva una bellissima rosa rossa in fiore. Eccola lì, la sua vita, inondata da una luce eterea della quale Ib non individuò l'origine. La cosa che aveva cercato da prima, per la quale si era quasi presa uno spavento terribile che le aveva fatto quasi abbandonare da subito tutto quello, era lì di fronte a lei, e sulla destra era appeso al muro un quadro raffigurante un vaso di vetro simile a quello in cui era posta la rosa: Benedizione Eterna. Sulla parete opposta della stanza c’era una porta di colore azzurro.
Ib fece un passo in avanti, allungando la mano per afferrare la rosa, ma si fermò, notando meglio un particolare della stanza: nell’angolo in fondo alla stanzetta, alla sua sinistra, c’era un altro vaso, scuro e sporco, privo di acqua, contenente una rosa rossa quasi appassita. Che accidenti ci faceva una rosa in quello stato, assieme a quell’altra rosa nella stanza? Perché ce n’erano due? Doveva forse scegliere? Era ovvio che avrebbe scelto la rosa in fiore, quella che le avrebbe dato più possibilità di sopravvivenza in quell’inferno. Però, un secondo dopo l’altro, la curiosità prese il sopravvento su di lei, facendole chiedere perché quella piccola rosa rinsecchita fosse lì, invece che nel vaso pieno d’acqua, insieme all’altra rosa; si ricordò di una cosa che aveva letto nel Mondo di Guertena, quando vi era entrata la prima volta: "Tu e la rosa siete legati. Conosci il peso della tua vita." La prima volta non aveva compreso quel messaggio, non conoscendo alcune parole di esso, ma ora che sapeva bene cosa intendesse, capiva che una volta raccolta la rosa non sarebbe più potuta tornare indietro… Significava che doveva scegliere con attenzione la sua rosa, perché avrebbe dovuto portarla con sé per il resto del suo viaggio… In ogni caso, avrebbe sempre scelto la rosa fiorita, ma un dubbio la scosse: se quella fosse stata una prova? Magari la rosa rigogliosa era una trappola, e l’avrebbe uccisa dopo essere stata raccolta, mentre quella rovinata avrebbe potuto essere reale, ma in ogni caso sarebbe stata molto più vulnerabile con una rosa rovinata come quella… Tuttavia, se avesse scelto la strada più facile avrebbe potuto ricevere una punizione per fuggire alle difficoltà, anche se prendere la strada più difficile sarebbe stato un segno di incoscienza, avventatezza… Guertena era sempre stato molto combattuto in questo campo.
Ib rimase a lungo di fronte a quella rosa rigogliosa, dubbiosa sul da farsi, ma alla fine preferì andare dalla rosa all’angolo; voleva essere sicura di quello che faceva, e avrebbe preferito partire con un po’ di petali in meno, che rischiare subito la morte in una trappola. In fondo devo pensare diversamente… Si disse per farsi coraggio un attimo prima di sollevare la piccola rosa dallo stelo, facendo attenzione a non pungersi con le spine.
Quando ebbe portato la rosa davanti al suo viso, Ib tirò un sospiro di sollievo vedendo che niente fosse successo; si lasciò andare a un sorriso rilassato scrutando la rosa che aveva tra le mani e si voltò, con l’intenzione di confrontarla con l’altra rosa.
Davanti ai suoi occhi, Ib vide stagliarsi un grosso fiore con diverse radici piene di spine che scendevano dal piedistallo su cui era poggiata e si muovevano dotate di vita propria in tutte le direzioni; sembrava che la rosa di prima si fosse gonfiata e fosse uscita da quel piccolo vaso, e ora era lì, sul punto di attaccare la piccola Ib.
Ib gridò e allungò la gamba destra verso il piedistallo per calciarlo, portando istintivamente la rosa al petto per proteggerla; il piedistallo, data la poca stabilità dovuta alla mole della rosa su di esso, barcollò e cadde a terra. Il vaso in cui era rimasto ormai ben poco della rosa si ruppe e versò tutta la sua preziosa acqua a terra; la rosa gigantesca appassì istantaneamente una volta fuori dal vaso, e sembrò esalare il suo ultimo respiro quando si contorse sul pavimento blu.
Ib rimase a guardare quel cadavere di fiore che rinsecchiva a velocità impensabile con occhi terrorizzati. Si chiese cosa sarebbe successo se per qualche ragione avesse scelto di prendere quell'altra rosa invece di quella che adesso teneva tra le mani. Senza voler indugiare oltre su quella macabra vista, la ragazza si voltò ed uscì dalla stanza dalla porta dipinta di azzurro.
Era dentro. Ora era davvero dentro al Mondo di Guertena, e non avrebbe dovuto commettere nessuno sbaglio; si sarebbe dovuta guardare le spalle con cura e avrebbe dovuto proteggere la sua rosa ad ogni costo. Si sentì vulnerabile, come se qualunque cosa potesse comparire all’improvviso e attaccarla, ponendo fine così alla sua vita, o bloccandola, costringendola a rimanere per sempre lì, a vagare senza una meta sola e sconsolata, piena del suo dolore… Ora stai esagerando, Ib, non c’è niente qui! Si ricompose, ancora scossa dallo spavento di poco prima, e si guardò intorno.
Ib era in una larga stanza dalle pareti azzurre, il colore, come nella stanza precedente, dipendeva dalla porta. Sembrava estendersi per una decina di metri, e poi le pareti si stringevano creando un piccolo corridoio che portava chissà dove; ai muri erano appesi alcuni quadri che Ib riconobbe subito, come Preoccupazione, La Tua Oscura Figura, Milk Puzzle e tanti altri dipinti che Ib aveva visto per la prima volta alla mostra con i suoi genitori, tanti anni prima… Se non fosse stata in quella situazione, probabilmente si sarebbe fermata a fissare i quadri anche per ore, ma adesso doveva muoversi. La paura di fare un passo falso era grande, e anche tra quei quadri innocui Ib si sentì in pericolo; con una rosa così appassita, la paura che il pericolo potesse arrivare da qualsiasi angolo era grande, e Ib non aveva idea di cosa avrebbe potuto fare…
Al centro della stanza c’era una scultura che aveva sempre affascinato molto Ib: Fusione; si trattava di un corpo dall’aspetto umano che sembrava essersi sciolto come la cera delle candele, ed era rimasto fermo in quella posizione, come se fosse stato bloccato dai suoi stessi resti, condannato all’eternità, solitaria e triste. A Ib quell’opera piaceva molto, pensava che volesse trasmettere il senso di intrappolamento che provava Guertena quando la scolpì, dopo essere passato attraverso una crisi che aveva quasi bloccato la sua produzione artistica. Da una parte le incuteva un po’ di timore, avendo un aspetto inquietante, ma pensava che non sarebbe successo niente di brutto, quindi si avvicinò per ammirarla meglio.
I contorni della statua erano morbidi e opachi, le pieghe erano così realistiche che la ragazza non riusciva a capire di che materiale si trattasse. Sembrava vivo, o meglio, sembrava che la vita dell’essere intrappolato al suo interno non si fosse ancora del tutto spenta…
Inaspettatamente, un profondo gorgoglio uscì dalla cavità semisigillata che avrebbe dovuto rappresentare la bocca; un occhio vuoto si chiuse e si riaprì sulla testa della statua, mentre le braccia si alzavano staccandosi dal terreno e cominciando ad agitarsi freneticamente; ogni movimento schizzava via gocce molli della stessa statua, le quali, fatte di quel materiale indefinibile, caddero a pochi centimetri dai piedi di Ib, e la ragazza ebbe il buonsenso di non toccarle.
Fusione cominciò a dimenarsi e a cercare di alzarsi in piedi, ma il suo corpo era fissato al terreno, e l’unica cosa che poteva provare a fare era colpire la ragazza con quelle gocce sciolte che colavano dai suoi arti; nonostante fosse quasi innocuo, Ib cadde a terra per lo spavento, e ogni volta che sentì il suo urlo cercò di tapparsi le orecchie, terrorizzata da quel suono spaventoso.
Ib indietreggiò sul pavimento senza mai distogliere lo sguardo dalla statua urlante. Cercò di urlare anche lei, ma dalla sua gola uscirono pochi suoni smorzati. Ignorando la cosa che si dimenava di fronte a lei, la ragazza si alzò e scattò via, uscendo dalla sala e allontanandosi da quella cosa, lasciando dietro di sé quei quadri e quel mostro urlante, forse solo in cerca di aiuto, di qualcuno che potesse liberarlo dalla sua tortura…
Non le interessava. Non le interessava niente se quell’essere intrappolato in quella creazione era un’altra vittima del Mondo di Guertena. Non le interessava se avrebbe potuto aiutarlo o no. Non le interessava se sembrasse inumano da parte sua fuggire così. Aveva paura, e voleva andare a casa!
Ib si fermò appoggiando la schiena al muro. Non pensava di avere mai avuto così tanta paura in vita sua… Il suo cuore le martellava il petto, le mancava l’aria che i suoi polmoni continuavano a chiedere con tanta disperazione, la vista si appannava per la corsa prolungata e le gambe cominciavano a cedere; non avrebbe sopportato altro di tutto quello, specialmente in quelle condizioni… Doveva trovare un vaso in cui mettere la sua rosa per farla rifiorire, così sarebbe tornata nel pieno delle forze, e forse la sua paura sarebbe diminuita di un po’…
Il suo sguardo si posò su una scritta rossa sulla parete di fronte. Una frase che aveva già letto e che aveva dimenticato per tanto tempo, credendo che fosse poco importante…
 
Vieni Ib
 
Le lettere erano ordinate e il colore rosso spiccava sull’azzurro delle pareti, facendo quasi sembrare come se la scritta fosse in rilevo. Era un richiamo, si sentì quasi tirare da quella frase, una forza che la costrinse a rialzarsi senza credere di poterci riuscire e che la mise in cammino lungo il corridoio. E se fosse stata una trappola? Sentì quasi come se fosse impossibile: quella piccola scritta era innocua, forse c’era qualcuno che voleva parlare con lei, magari era Garry, che le aveva lasciato un messaggio dopo essere passato di là… Doveva continuare ad andare avanti, doveva trovare un’uscita, doveva ritrovare Garry…
Più camminava, più Ib si rendeva conto di vedere la scritta ogni volta che girava lo sguardo; prima era là sul muro, poi era comparsa sul soffitto, poi era andata dall’altra parte della parete, e poi era scesa sul pavimento, fino ad arrivare davanti ai suoi piedi, facendola fermare.
 
VIENI IB
 
Quella non poteva essere una semplice scritta. Non poteva essere un messaggio lasciato da Garry per farli rincontrare. Era diverso, l’aveva già vista in passato, anche se diversa; ora era rossa come il sangue e sembrava essere stata schizzata sul pavimento liscio, i caratteri si erano ingranditi e le lettere stesse sembravano trasmettere odio.
Non era un messaggio.
Era una trappola!
Ib fece un passo indietro muovendosi convulsamente cercando di notare qualcosa che non aveva notato prima. Oh no! Pensò. Che cosa sarebbe arrivato? Stava per scattare qualche meccanismo che l’avrebbe uccisa, come la ghigliottina del Processo di Esecuzione? Oppure sarebbe arrivato qualche mostro con l’intento di rubare la sua rosa e strapparne tutti i petali, o peggio fare a pezzi lei? Si sentì in trappola, circondata, come se fosse già condannata; sentiva un suono profondo e lontano, qualcosa di simile a un battito cardiaco. Si inginocchiò a terra e si mise le mani alle orecchie per cercare di attutire quel suono disturbante. Urlava per cercare di non pensare a quello che stava per accadere, ma ogni secondo passato le ricordava che era in trappola ormai. << No, no, no! Non voglio tutto questo! >> Gridò disperata chiudendo gli occhi, per non vedere ciò che l’avrebbe colpita tra un attimo.
Ehi, signorina! A un tratto Ib sentì una voce. Smise di urlare, scoprendo che quel battito che aveva sentito fino a quel momento era scomparso, e aprì gli occhi, vedendo di fronte a sé, a pochi centimetri dalle sue ginocchia, una piccola formica nera. Nonostante fosse ancora tesa, rilassò un po’ i muscoli, staccando le mani dalle orecchie e piegandosi un po’ di più per vedere bene la formica.
Ti sei persa, signorina? Chiese la formica alzando una zampetta verso di lei. Il tono di voce era cordiale e non sembrava voler farle del male – e poi una formica che male avrebbe potuto farle?
<< Ehm… Credo proprio di sì… >> Mormorò Ib poggiando la mano destra a terra, poco distante dalla formica. << Tu fai parte della galleria…? >> Chiese confusa e spaventata.
La formica girò lo sguardo verso la mano della ragazza, come se stesse decidendo se fidarsi di lei o no, e poi fece guizzare un’antenna. Della galleria…? Oh, sì! Sono famoso, sai? Disse in tono amichevole. Ib sentì la tensione lasciarla andare sempre di più, tanto da potersi concedere un sorriso di fronte all’entusiasmo di quella formica.
<< Eh… Fai parte del quadro Formica, se non sbaglio… >> Esalò Ib piegando leggermente le labbra.
La formica sembrò eccitarsi quando sentì nominare il proprio nome. Lo conosci, lo conosci! Esclamò contenta saltellando sulle zampette sottili. Sono sempre stato fiero di quel quadro, è proprio bello! Disse senza preoccuparsi di essere modesta.
Ib cercò di portare la formica dalla sua parte. << Ehm… Io mi chiamo Ib, e… Avrei bisogno di una guida… >>
La formica la guardò interrogativa. Una guida?
Ib annuì e allargò le braccia. << Vedi, non appartengo a questo mondo, io… Sono stata portata qui per sbaglio… >> Cercò di spiegare senza ferire i sentimenti della formica.
E vorresti tornare a casa. Concluse la formica col tono di chi la sa lunga.
Ib sorrise grata alla formica per aver compreso la sua situazione e annuì. << Ecco, sì. >> Mormorò pregando che la formica accettasse di accompagnarla in quelle sale oscure. Sarebbe stato molto diverso se avesse potuto viaggiare con un compagno.
La piccola formica sembrò soppesare molto attentamente l’offerta fattale da Ib, girò in tondo per qualche minuto, incrociò le zampette anteriori e grattò il terreno con le stesse zampe. Alla fine si avvicinò di più a Ib e disse che l’avrebbe guidata lungo la strada per l’uscita, assumendo un tono rassicurante.
<< Grazie! >> Disse Ib sollevata allungando un dito verso la formica. Quella salì sull’indice della ragazza e si fermò a metà della seconda falange.
Nessun problema! Saremo come una squadra! Disse entusiasta di aver ricevuto quell’incarico di guida. Ib se la mise sulla spalla sinistra e si mise a camminare nella direzione indicata dall’insetto, che sembrò prendere subito molto seriamente il suo incarico.
Ib si sentiva sollevata ora che aveva qualcuno con cui parlare un po’, anche se si trattava di una piccola formica, ma aveva anche meno paura di perdere la vita, dato che essendo in compagnia riusciva a pensare ad altro. Le due compagne non incontrarono altre opere di Guertena per un po’ di tempo, quindi approfittarono della situazione per chiacchierare.
E’ così alto da qui… Commentò la formica, parlando della spalla di Ib.
La ragazza sorrise. << Se pensi che io sia alta, allora dovresti vedere il mio amico Garry! >> Disse rilassata. Sembrava quasi che si fosse dimenticata della situazione attuale e stesse semplicemente chiacchierando con una formica – come se fosse una cosa normale…
Il tuo amico? Chiese girandosi verso di lei.
Ib annuì. << Sì, il ragazzo con cui sono venuta alla mostra. >> Spiegò Ib allungando un braccio in avanti.
E questo tuo amico è più alto di te? Chiese strabiliata la formica.
Ib ridacchiò. << Se pensi che io sia alta, mi sa che non hai ben chiare le misure di un umano! >> Disse ammiccando e facendo ridere anche la formica.
Bé, effettivamente non ci sono tanti umani qui, e quelli che potrebbero essere definiti “umani” sono… Strani… Mormorò la formica con uno strano tono di voce. Ib notò il suo cambiamento di umore così rapido, e le chiese cosa intendesse. Sai, ci sono tante ragazze, sempre in giro a cercare qualcosa, ma alcune di loro nemmeno ti salutano quando gli passi vicino, e poi sono sempre lì a strisciare a terra, quasi come se volessero imitare me, con la mia perfetta camminata…
<< Stai parlando della Donna in Rosso…? >> Chiese Ib pensierosa, non riuscendo ad accostare l'immagine della ragazza strisciante a nessun'altra opera di Guertena.
La formica annuì. A dire il vero, lei è la meno strana di tutte… Commentò girando su sé stessa, sulla spalla di Ib. Comunque ci sono altri tizi che non parlano, non ridono, non pensano e non fanno niente di niente! Dalla suo tono, sembrò che la formica volesse far ridere la ragazza. Camminano avanti e indietro con le loro zampe di sopra distese, senza una meta…
Morte dell’Individuo… Pensò Ib senza interrompere la formica, che continuò a parlare

Ma ci sono altri tizi un po’ meno strani che girano per la galleria… Alcuni sono simpatici, ma nessuno riesce a competere con me… Di certo quella formica aveva una bella parlantina. Almeno, pensò Ib, non avrebbe sofferto la solitudine…
<< Non hai mai visto un vero umano? >> Chiese Ib incuriosita; sapeva di averla incontrata la prima volta che era venuta nel Mondo di Guertena, ma voleva scoprire se lì dentro fossero state intrappolate altre persone, prima o dopo di loro.
La formica agitò lateralmente una zampetta. E’ difficile trovare un umano passeggiare per queste sale, però tempo fa venne una piccola umana nella galleria… Disse cambiando tono rapidamente. Gli umani si somigliano tutti… Sono grossi, camminano con solo due zampe e hanno questi strani fili che gli spuntano dalla testa. Disse la formica tirando un capello di Ib, alla quale piaceva tenerli lunghi.
Ib rise. << Ma no, non siamo tutti uguali! Se vedessi altri umani capiresti quanta diversità c’è tra noi… >> Cercò di convincere la formica di essere in errore, ma quella continuò a parlare.
Noi formiche siamo migliori! Siamo tutte uguali e perfette! Fece rapidamente con tono che non ammetteva risposte. Tornando a parlare di quella umana che venne qua, mi ricordo che era più piccola di te… Aveva uno sguardo strano nei suoi occhi, ma i lineamenti del suo viso erano simili ai tuoi… Anzi, anche il tuo sguardo è uguale al suo! Esclamò sorprendendosi mentre si girava per esaminare il viso della ragazza.
Ib sorrise divertita dallo sconcerto della formica. << Questo perché ero io quella bambina! >> Disse con tono divertito. Per un attimo la formica sembrò non ricevere l’informazione, poi fece un cenno impercettibile e si voltò.
Ah, ecco… Mormorò tra sé e sé imbarazzata.
Ib sperava di non aver offeso la formica o di averle fatto perdere sicurezza nelle sue convinzioni, e avrebbe detto che era tutto a posto, ma cosa poteva saperne lei, non riusciva a notare nessun cambio nell’espressione della formica, non riusciva nemmeno a vederne la faccia…
Mi stavo chiedendo cosa le fosse successo… Mormorò di seguito la formica, continuando a guardare in avanti.
Ib si affrettò a spiegare cosa le fosse successo dopo aver incontrato la formica nel Mondo di Guertena, la prima volta:<< Sono riuscita a scappare, alla fine, con l’aiuto del mio amico, ma poi, un giorno siamo venuti a vedere la mostra, e ci siamo divisi… E ora sono qui, da sola… >> Bastarono davvero poche parole per riassumere la sua avventura avvenuta nove anni prima, molto meno di quanto si sarebbe immaginata.
Già… Sei tornata qui, sfortunatamente… Mormorò con voce bassa la formica. Ma non sei sola: ci sono io!
Ib sorrise sollevata. << Già. Grazie per essere venuta con me. >> Ringraziò la formica per la sua gentilezza.
Oh, non ti preoccupare. Disse con tono amichevole la formica, tornando a guardare davanti a sé con orgoglio.
Rimasero in silenzio per un po’, Ib continuava a camminare in avanti, dove le aveva detto la formica, ma con il passare del tempo cominciò a chiedersi se dovesse continuare a camminare dritto. << Vado sempre da questa parte? >> Chiese a un certo punto alzando un dito verso la strada che stava percorrendo.
Ovvio. Rispose con tono seccato la formica; aveva qualcosa di diverso adesso… A un certo punto attirò la sua attenzione. Senti… Disse per cominciare a parlare. Quando venisti qua, prendesti il mio quadro, vero? Chiese girandosi verso di lei.
Ib guardò la formica confusa. << Ah, sì, il tuo quadro! Mi è stato molto utile. >> Disse sorridendo, grata alla formica per avere avuto un quadro da darle; in realtà il quadro non le era stato dato, ma era l’unico che Ib riuscì a staccare dal muro e a usare come ponte per superare un dirupo. All’improvviso Ib si sentì strana, come se avesse paura di qualcosa.
Oh, ho visto come ti è stato utile… Mormorò infastidita la formica.
Il quadro si è strappato dopo esserci passata sopra… Ricordò improvvisamente Ib. Quando aveva visto la tela strappata e rovinata, l’unica cosa di cui si era preoccupata era stata la possibilità di cadere nel vuoto, ma adesso si rendeva conto di avere un problema, e sperò che la formica non fosse arrabbiata per quel fatto.
Sai, quel giorno mi sono preoccupata. Disse la formica agitando le zampette in avanti. Quando non ho più visto il mio quadro appeso al muro, sono andata a cercarlo in giro, e l’ho trovato fatto a brandelli, poggiato sopra a un buco!
Accidenti! Dal tono della formica, non sembrava per niente disposta a perdonare il gesto di Ib.
La formica sembrò addolorata, per un attimo. Perché lo hai rotto? Chiese. Perché hai rotto il mio bellissimo quadro?
Ib cercò di giustificarsi velocemente, prima di finire nei guai. << E’ stato un incidente! >> Cercò di dire. << Non… Non volevo rovinarlo, mi serviva solo qualcosa per attraversare quella buca, e quando ci sono salita sopra… Si è strappato… >> Mormorò costernata.
La formica sembrò ricevere una coltellata dritta al cuore.
<< Mi dispiace… Davvero tanto… >> Cercò di scusarsi Ib. << Non pensavo che quel quadro fosse così importante per te… >>
Hai… Hai rotto il mio quadro… Mi piaceva così tanto, con quello tutti mi avrebbero potuto vedere e sarei diventata famosa, sarei diventata importante… Ma tu lo hai strappato… Perché ti serviva per attraversare un precipizio! Il tono della formica si fece minaccioso in breve tempo, e presto Ib si sentì in pericolo, senza sapere bene perché.
<< Mi dispiace… >> Mormorò sperando di poter calmare la formica.
Non ti perdonerò mai!!! Gridò la formica fuori di sé. Ib non sapeva perché si sentisse così minacciata da quella minuscola formica, avrebbe potuto schiacciarla con un dito se avesse voluto, ma sentiva di avere quasi paura di lei… All’improvviso Ib sentì un pizzico acuto e profondo alla spalla sinistra, che si affievolì rapidamente senza però sparire del tutto. Si lamentò e automaticamente si scrollò via la formica di dosso con una mano.
<< Che hai fatto? >> Chiese Ib allarmata mentre la formica si rigirava sulla schiena. La ragazza si scoprì la spalla dalla manica della camicetta e vide una piccola goccia di sangue su di essa che si ingrandiva lentamente. Cominciò a sentirsi strana, la testa le girava e il suo cuore sembrava voler uscire dal suo petto a forza di martellarlo. << No… Che mi hai fatto? >> Ripeté Ib esasperata tenendosi la testa con una mano.
Quello che ti meriti per aver distrutto il mio quadro! Rispose la formica da terra. Ma non ti preoccupare, quello è niente in confronto a ciò che ti farò tra poco! All’improvviso, Ib non sapeva bene perché, la formica cominciò ad ingrandirsi. Crebbe fino a diventare più alta di Ib stessa, molto più alta di lei, fino a tre metri di altezza. Ora quella formica le incuteva davvero terrore, non era più innocua come prima, lei avrebbe potuto schiacciarla in un attimo questa volta, e le avrebbe frantumato le ossa.
Ib si accasciò a terra stringendosi la testa tra le mani, cercando di alleviare il dolore pulsante ad essa. Devo scappare… Cercò di pensare a un modo per salvarsi; non era in grado di uscire da quella situazione da sola, era indebolita, e sarebbe bastato un attimo perché la formica strappasse l’ultimo petalo della sua rosa o la facesse a pezzi. L’unica cosa sensata che le venne in mente fu lanciarsi in una corsa folle infilandosi nel primo spazio vuoto che riuscì a vedere, e così fece, senza sapere nemmeno lei come riuscì a rialzarsi. La spinta che Ib si diede per scappare da lì fu così forte che credette di non essere stata lei a provocarla.
Non scappare! Urlò la formica voltandosi con difficoltà nel corridoio. Ora che era più grossa non era molto in vantaggio, in termini di mobilità.
Ib cominciò a correre a perdifiato senza sapere dove andare, con l’unico obiettivo di allontanarsi dalla formica gigante che la voleva uccidere. Una volta che la sua inseguitrice fu riuscita a voltarsi, cominciò a correrle dietro, coprendo facilmente la distanza che si era creata tra loro due in poco tempo. Nonostante fosse molto più ingombrante di prima, la formica vantava una velocità maggiore a quella di Ib, e la ragazza si sentiva sempre più stanca e confusa a causa del suo morso…
A un certo punto Ib si sentì cadere il mondo addosso: il corridoio finiva in un vicolo cieco, e niente sembrava poterla aiutare a fuggire da lì. La ragazza stava rallentando sempre di più, cominciava a correre in modo sempre più scoordinato e la testa le girava senza lasciarle un attimo di tregua; anche il respiro si era fatto pesante e affannato, Ib era allo stremo, sentiva che era giunta la sua ora.
Prima di arrivare alla fine del corridoio, la ragazza cadde esausta a terra, graffiandosi le ginocchia e cercando inutilmente di spingersi con i palmi delle mani. Si voltò e avvistò la formica proprio dietro di lei che rallentava; sembrava convinta di averla presa, si era fermata a pochi passi da lei. Ib le rivolse uno sguardo di supplica ansimando pesantemente, sperando che a quella vista l'avrebbe risparmiata.
La vista era annebbiata, le cose che vedeva erano fumose e tremavano, tutto quanto ruotava attorno a Ib; la ragazza cadde sulla schiena, rivolgendo lo sguardo al soffitto. Cominciò a piangere disperata, sapendo di non avere più via di scampo.
Mentre la formica si avvicinava e lei cercava di allontanarla dimenandosi in ogni modo, Ib notò nel muro che poneva fine al corridoio un buco abbastanza grande da farla passare strisciando. Il suo sguardo si posò su quel buco nel muro dall’aspetto tetro e inquietante, ma in quel momento ai suoi occhi apparve come una luce di salvezza; se solo avesse avuto la forza necessaria per infilarsi là dentro, la formica non sarebbe riuscita a seguirla… Ma era esausta, aveva i muscoli intorpiditi, la testa annebbiata, non capiva cosa stesse succedendo al suo corpo, tremava come se stesse congelando, ma allo stesso tempo sudava come mai le era capitato; non sarebbe riuscita a salvarsi, non avrebbe avuto la forza per strisciare nel buco…
Vuoi morire così, quindi? Disse una voce nella sua testa. Era lei che parlava a sé stessa o qualcuno le stava parlando? Ma come era possibile? Sei sopravvissuta a questo inferno nove anni fa per morire qui? Alzati e scappa, idiota! Muoviti!!!
Fu come se avesse ricevuto una scossa elettrica: Ib spalancò gli occhi e vide la formica sopra di lei, sul punto di schiacciarla; si girò sulla pancia e strisciò con tutte le sue forze fino al buco, incredibilmente senza venire afferrata dalla formica. La sentì urlare infuriata, la formica. Era riuscita a sfuggirle, e non pensava che si sarebbe infilata là dentro dopo essere diventata così grande… Poteva considerarsi salva da morte imminente, forse, ma la stanchezza tornò a farsi sentire nel suo corpo, quasi come se l’avesse lasciata solo per qualche istante, giusto il tempo per sfuggire alla formica gigante…
<< Ce l’ho fatta… >> Mormorò ansimando e rivolgendo lo sguardo al buco dove si affacciava la formica. << Ce l’ho fatta… >> Ripeté euforica, ma esausta. Dalla stanchezza, Ib non riuscì nemmeno a tenere la testa alzata, le palpebre si abbassarono come se fossero di piombo, e la ragazza svenne lì, in quella cavità oscura, da sola, indifesa.
 
   
 
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