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Autore: marauder11    03/02/2016    4 recensioni
"Il giorno dopo, al termine delle lezioni, il professore di Pozioni ritornò esausto nel suo studio.
Scorse sulla sua scrivania una boccia di vetro dalla forma sferica; si avvicinò cauto ad essa, sembrava che qualcosa galleggiasse (...)
Un petalo, un petalo di un giglio bianco candido galleggiava in acqua, (...)Iniziò a sprofondare e, poco prima di toccare il fondo, si trasformò in un meraviglioso pesciolino rosso, che adesso guizzava qua e là..."
**
«Noi pensiamo che questo Mago Oscuro e i suoi seguaci si siano infiltrati ad Hogwarts. Pensiamo che si stiano servendo di alcuni studenti di questa scuola, non sappiamo se sotto maledizione Imperius...»
Sirius si alzò di scatto, ma l'insegnante afferrò il suo braccio. Si avvicinò al viso di Sirius e piantò le sue iridi verdi sulle grigie di Sirius, con forza e tenacia.
«So perfettamente cos'ha in mente. Voglio avvertirla: non deve assolutamente cercare vendetta per ciò che è successo al signor Potter e alla signorina Evans. Gli esiti potrebbero non essere tra i migliori... E io difficilmente mi sbaglio, signor Black. Deve fare molta attenzione, la prego. C'è qualcosa di molto più grande in ballo»
Genere: Avventura, Comico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Paciock, I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Mary MacDonald | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Ciao bellezze!
Come state?
Questo capitolo arriva dopo un milione di anni, spero qualcuno di voi lettori/lettrici sia ancora vivo! xD 
Mi scuso per il capitolo, non mi convince come al solito e penso sia anche più breve dei precedenti... Mi farò perdonare, promesso. Mi impegnerò per cercare di pubblicare in più breve tempo possibile. Nel frattempo volevo chiedervi se avete qualche idea riguardo alla storia... Sto pensando di concludere Lilium alla fine del sesto anno, per poi scrivere una storia tutta ambientata, cronologicamente parlando, durante le vacanze estive e al settimo anno... Sarà un continuo, ovviamente. 
Vi saluto e mando un bacione a tutti coloro che ci sono, c'erano e ci saranno sempre. 

Vi adoro. 
-M11




Capitolo Cinquantunesimo - Broken souls 

 

Un fulmine squarciò il cielo, dividendolo a metà, mentre il rombo di un tuono ruppe il silenzio quasi incantatorio, che domina il castello nelle prime ore del mattino.

La ragazza aprì lentamente gli occhi, infastidita da quel frastuono. Trovò quasi subito, prima che potesse per sbaglio spingerlo a terra nel tentativo di afferrarlo, il suo orologio in argento ricevuto lo scorso natale dal padre, poggiato sul suo comodino. Impiegò qualche istante prima di riuscire a capire che ore fossero.

05:54

Erano quasi le sei del mattino.

Maledetto temporale. Avrebbe potuto dormire ancora un po’ ma sapeva che non sarebbe più riuscita a riaddormentarsi una volta svegliatasi. Così si girò e rigirò un paio di volte tra le coperte scarlatte del suo letto, poi distinse un movimento leggero nel letto accanto al suo. Cercò il viso dell’amica nell’oscurità, poco dopo incrociò il suo sguardo seppur il suo viso sembrasse invaso dai suoi capelli così splendidamente biondi

«Buongiorno piccola Alice» disse dolcemente Mary, tirandosi su piano, attenta a non svegliare Marlene e Lily che sembravano ancora dormire.

Alice ricambiò il suo saluto e si tirò su, ormai arresasi al fatto che non sarebbe più riuscita a riaddormentarsi, adesso che anche Mary si era svegliata e le aveva rivolto il primo saluto della giornata.

«Bbbgrn… »

Mary ridacchiò udendo il tono contrariato di Alice, che non voleva proprio saperne di alzarsi e teneva la faccia appiccicata al cuscino. Poggiò i piedi nudi sul pavimento di pietra e subito avvertì un brivido di freddo, così infilò le pantofole cercando in esse conforto e si diresse verso il bagno.

«Vai a lavarti adesso?» chiese Alice all’amica.

«Si dai, così scendiamo a prendere Emmeline. Vieni, vero?» chiese Mary, e Alice annuì convinta. Si alzò, tirò fuori la sua divisa e, mentre attendeva che Mary uscisse dal bagno per lavarsi a sua volta, prese una divisa pulita dall’armadio della Vance per portarla giù in infermeria, così sarebbero potute scendere tutte e tre insieme a fare colazione come ogni mattina.

Si soffermò un attimo a guardare Lily e Marlene, che dormivano ancora così beate nei propri letti, e le invidiò non poco dato che non erano state svegliate dal temporale che si stava scatenando proprio in quel momento fuori dalle mura del castello.

Sbuffò quando si ricordò d’improvviso che quello doveva essere il giorno in cui avrebbero dovuto avere il pic nic con Hestia e Dorcas, e si diresse verso il bagno adesso che non sentiva più l’acqua della doccia scorrere.

Bussò alla porta, che subito si aprì, rivelando Mary avvolta nel suo accappatoio rosso.

«Pensavo fosse sparito quel broncio, dopo la mia proposta di andare a prendere Mel in infermeria…» disse Mary con tono divertito.

«Oggi dovevamo fare quel picnic con le ragazze, ricordi? Mi sa che dovremo rimandare»

«Oh, è vero!» sussurrò Mary dispiaciuta, mentre indossava la gonna e prendeva la cravatta da stringere attorno al colletto della camicia candida. Alice, intanto, entrava in doccia.

Il getto d’acqua bollente sembrò rilassare i nervi già tesi di Alice, che si lasciò andare per lo scorrere dell’acqua e si rilassò.

«Ti aspetto fuori, ‘Lice.»

«Mm-mm» mormorò la mora in un gesto d’approvazione all’amica, che le sorrise.

«E comunque faremo qualcos’altro invece del picnic, ho già in mente qualcosa» disse Mary, decisa a non volersi arrendere al malumore che si era impossessato di Alice quella mattina, poi uscì dalla porta e mise la borsa in spalla.

Un nuovo tuono ruppe il silenzio, ma Marlene e Lily continuarono a dormire.

 

**

«Buongiorno ragazze!»

Frank prende posto accanto ad Alice, e subito il viso di quest’ultima si illumina alla sua vista, facendo sparire tutto il suo malumore. Mary e Emmeline sorridono al ragazzo in segno di saluto, mentre consumano la loro colazione tranquillamente.

«Adoro queste giornate di pioggia!» esclama ad un certo punto Frank, e subito Alice lo fulmina con lo sguardo. Mary ridacchia, mentre Emmeline sorride un po’ stentatamente ad Alice.

«Non avresti dovuto dirlo, Frankie» lo canzona Mary divertita mentre afferra nuovamente la caraffa piena per metà di succo d’arancia.

«Ho sempre adorato la pioggia… che c’è di strano?» rispose Frank all’amica, un po’ meno convinto delle sue preferenze, accortosi dell’espressione ora infastidita della sua ragazza.

«C’è che io odio la pioggia!» strillò quasi Alice, e Frank la guardò, quasi preoccupato.

«Avevamo in programma il picnic con le altre più Hestia e Dorcas, giù al parco. Proprio oggi» disse Emmeline, mostrandosi dispiaciuta. Frank finalmente capì, e avvolse con un braccio le spalle minute della sua ragazza, che aveva un broncio da paura.

«Potreste organizzare qualcosa di diverso per oggi, no? Oppure potreste semplicemente rimandare a domani… magari ci sarà bel tempo» convenne Frank, e prima che Mary potesse annuire, Alice si intromise.

«Tra una settimana inizieranno le vacanze pasquali, oggi era l’unico giorno in cui tutte noi eravamo libere dai test di fine trimestre!»

Delle voci conosciute attirarono l’attenzione dei quattro seduti a tavola, che si volsero a guardare.

«Potrai sempre venire da noi, Pet. Lo sai che mamma ti adora!»

Peter ringraziò tacitamente James, che gli sorrise di rimando, mentre Sirius parlottava a bassa voce con Remus e gettava occhiate al tavolo dei Serpeverde.

«Levatelo dalla testa, Felpato. Non faremo assolutamente niente che possa metterci nei guai almeno per un mese! Abbiamo avuto abbastanza disgrazie per una vita intera, non credi?»

Sirius lanciò a Remus uno sguardo piuttosto contrariato ma non rispose. Sapeva quanto l’amico avesse ragione, ma lui voleva assolutamente combinare qualcosa a quelle serpi. Dovevano pagarla per aver fatto del male ai suoi amici, avrebbero dovuto pagare ciò che gli avevano fatto passare fino alla fine dei loro giorni, pensò.
Avevano quasi distrutto il suo mondo, e non l'avrebbe mai più permesso, l'aveva giurato e spergiurato. 
Mai più. 

Ma avevano bisogno tutti di un po’ di serenità, era vero anche questo.

«Buongiorno Grifondoro!» tuonò James, con un sorriso che avrebbe potuto illuminare l’intera Scozia persino in una giornata così uggiosa.

«Ciao ragazzi» rispose Mary, facendosi contagiare come sempre dall’allegria dell’amico. James scoccò un sonoro bacio sulla guancia dell’amica, che subito gli fece spazio sulla panca accanto a sé. Sirius prese posto di fronte ai due, tra Alice e Frank.

«Vuoi del latte?» chiese Frank a Sirius, che annuì mentre lanciava l’ennesima occhiataccia a Remus, intenzionato più che mai ad ignorarlo.

«Dove sono Lily e Marlene?» chiese Sirius alle ragazze.

«Siamo scese molto presto, questa mattina. Le abbiamo lasciate su in dormitorio» rispose Alice, Mary si volse a guardare verso l’ingresso per vedere se intanto le ragazze erano arrivate.  

«Come stai, Mel?»

«Mi sono ripresa del tutto, grazie James per avermelo chiesto» rispose Emmeline con un sorriso, e James le sorrise di rimando, contento che l’amica stesse bene.

«Di niente, Mademoiselle»

James mimò un inchino verso la ragazza, mentre finalmente Marlene e Lily facevano il loro ingresso in Sala. Mary alzò una mano in direzione delle ragazze, che non la videro, così si alzò.

«Ehi, Evans!» urlò la bionda, e subito Lily si volse in sua direzione e annuì, alzando una mano in sua direzione. James alzò leggermente la testa non appena udì il nome di Lily, Sirius di fronte a lui rise osservandolo, come ogni volta, mentre Remus gli scagliava un calcio da sotto il tavolo.

«Maledetto lup…»

«Zitto!» sibilò James, e Sirius gli lanciò un’occhiata di fuoco.

«Buongiorno a tutti!» trillò Marlene, prendendo posto accanto ad Emmeline, mentre Lily rimase in piedi con un foglio in mano.

«Buongiorno! Remus, questa settimana tocca a noi coordinare i turni delle ronde»

Con uno scatto leggero che fece mulinare i lunghi capelli rossi di Lily, la ragazza si chinò alle spalle di Remus, che si volse in sua direzione, lo sguardo curioso.

«Ronda? Tu non farai ronde fino a dopo le vacanze di pasqua!» disse Remus, la voce ancora rauca per il sonno. Un’espressione vittoriosa si affacciò sul viso di Lily, che si fece spazio sulla panca accanto all’amico, mentre gli occhi sospettosi dei suoi amici erano puntati su di lei.

«Ho convinto la McGranitt! Torno a svolgere il mio ruolo di prefetto»

«Cof- cofa?» disse stridulo James, dopo aver sputato parte del suo bolo per la sorpresa, mostrando la bocca piena di pasta sfoglia.

Lily lo guardò con espressione schifata.

«Potresti evitare di vomitare a tavola? Grazie, Potter»

«A me non ha permesso di riprendere i miei allenamenti! Tutto questo è ingiusto!» disse James a Sirius, alzandosi e ignorando quasi l’espressione di Lily.

Guardò in direzione del tavolo insegnanti, e notò che la McGranitt aveva già posato il suo sguardo grave su di lui. Sostenne il suo sguardo per un po’, poi Remus lo tirò giù per la manica della divisa, così riprese il suo posto.

«Perché non vai nel suo ufficio? Potresti riprovarci» propose Sirius, e Remus gli lanciò l’ennesima occhiataccia. Emmeline gli passò la teiera, mentre Robert King sembrava camminare proprio in loro direzione. Aveva un’espressione nervosa, molto nervosa. Era al suo ultimo anno, si stava preparando per affrontare i MAGO ed era stato nominato Caposcuola, dunque era sempre strapieno di impegni.

«Ragazzi! Scusate l’intrusione… Buongiorno! Ciao, Mary» concluse il suo saluto sorridendo in maniera maliziosa a Mary, il suo tono si era fatto stranamente mieloso. Mary aggrottò leggermente le sopracciglia ma rispose, educatamente. Sirius scrutò entrambi, stranito da quel modo di fare strano, sospettoso di King.

«Ciao King, che succede?» chiese quest’ultimo, incapace di trattenersi e leggermente infastidito dalla scena.

«La professoressa McGranitt mi ha chiesto di nominare un sostituto Capitano provvisorio della squadra di Quidditch di Grifondoro, in quanto Caposcuola e ex membro della squadra» disse Robert a James, a tratti lanciava occhiate a Sirius, che sorrise.

Ah! Un sostituto di James… doveva essere per forza lui, si! Chi altro, sennò?

Sghignazzava pensando al fatto che James avrebbe dovuto cedergli, seppur per poco tempo, la spilla con la C dorata, pensava già a quando l’avrebbe indossata per dispetto ogni giorno davanti a James, che si sarebbe indispettito…

«Dovrei parlare con la professoressa oggi, avrei intenzione di chiederle di riavere il mio posto» ribadì subito James, infastidito, interrompendo i pensieri malandrini di Sirius. Robert lo guardò con espressione comprensiva e annuì.

«Non credo cambierà idea, nonostante i suoi tentativi Madama Chips non vuole darle il permesso per farti tornare in campo almeno per i prossimi quindici giorni, e tutti sappiamo che tra un mese c’è la partita contro i Tassorosso, perciò…»

«Ma Evans ha riavuto la sua spilla di Prefetto, perché io non?» ribattè James.

«Lo so James, ho provato anch’io a convincerla, amico. Tifo per la squadra della mia casa, naturalmente! Ma alla fine mi ha costretto a dare un nome…» concluse Robert dispiaciuto, poi tornò a sorridere malizioso in direzione di Mary, che volse lo sguardo altrove imbarazzata da quella situazione. Lei e Robert erano stati compagni di squadra, non ci aveva mai provato con lei così spudoratamente… anche se più volte l’aveva invitata ad andare insieme ad Hogsmeade e lei ogni volta aveva rifiutato, non l’aveva mai guardata così. Aveva provato a scrollarselo di dosso presentandogli Emmeline, ma quando i due uscivano insieme o si incontravano, King la tempestava di domande su Mary, così Emmeline gli aveva detto chiaramente e senza troppa premura che non intendeva più vederlo.

«Bene Rob, grazie amico» disse Sirius, alzandosi dalla panca e porgendo la mano a King, che divenne paonazzo. James già sbuffava, sapeva che Sirius avrebbe approfittato dell’incarico – seppur a breve termine – per sbattergli in faccia la spilla da Capitano e per dare del filo da torcere ai Serpeverde agli allenamenti, dato che ora aveva anche il potere per farlo… poggiò una mano sulla fronte, già esasperato.

«In realtà ho nominato Mary MacDonald, come Capitano provvisorio» disse Robert, avvicinandosi di botto a Mary e porgendole la spilla, che la ragazza non afferrò subito per lo shock.

«I-io?»

«LEI???»

«SI!»

«No!»

«Cosa?»

«Sta scherzando!»

Rispettivamente Mary, Sirius, Robert e poi dinuovo Sirius, James e Mary avevano urlato attirando l’attenzione di OGNI presente in Sala.

«Starà sicuramente scherzando, è uno scherzo, vero?» disse Sirius, paonazzo, mentre Mary iniziava ad imbronciarsi.

«Qual è il tuo problema?» strillò la ragazza, strappando ora la spilla dalle mani di Robert, che era diventato rosso e sembrava incapace di dire alcunché. Sirius si alzò, sovrastando con l’altezza la ragazza, che si alzò poco dopo fronteggiandolo.

«Tu non sei adatta al ruolo di Capitano! Spettava a me!» sputò Sirius, e Mary sembrò inviperirsi ancora di più.

«Come ti permetti? Come puoi…?» urlò Mary, mentre James cercava di tenerla per un braccio e di farla sedere. Ma la furia si era ormai scatenata. Mary non accennava volersi calmare, Sirius sembrava, se possibile, ancora più infuriato e deluso rispetto a lei.

«Credevo avresti scelto me, King» disse Sirius rivolgendosi ora al Caposcuola, il tono di voce basso ma pungente.

«Amico, penso che Mary sia perfettamente all’altezza della situazione, oltretutto la McGranitt si è subito trovata d’accordo con me, perciò…»

«Ahh, balle! Vuoi solo provarci con lei! Ho visto come la guardi!» scattò Sirius, puntando un dito contro il Caposcuola, che adesso sembrava aver perso del tutto colore in viso.

«Basta, Sirius» esclamò Remus, ma nessuno sembrò sentirlo.

«Non è vero!» rispose Robert, poco convinto.

«SI CHE E’ VERO!» ribattè Sirius, mentre la McGranitt, stanca di quel frastuono, si alzava dalla tavola e raggiungeva i Grifondoro.

«E anche se fosse?»

Robert si fece paonazzo, rendendosi conto troppo tardi che Mary lo stava osservando ed era rimasta basita da quella dichiarazione.

Ci aveva chiaramente provato più volte con lei, ma tutta questa spavalderia era del tutto nuova! Insomma, ammettere davanti a lei che ci stava provando e che aveva suggerito il suo nome solo per far breccia nel suo cuore, non era forse troppo?

Sirius, stava per saltargli addosso, mentre Remus si era alzato e posto tra lui e il Caposcuola, che sembrava minuscolo di fronte a Sirius, che era di gran lunga più alto e muscoloso di lui.

«Una settimana di punizione per il signor Black con me, ogni pomeriggio dopo le lezioni da oggi» tuonò la McGranitt

«Ma professoressa!» protestò subito Sirius, ponendosi davanti a lei con sguardo da cane bastonato.

«Non ammetto teatrini nella mia Casa! Hai aggredito un tuo compagno che è anche Caposcuola e protestato per una decisione presa da lui e da ME! Insubordinazione! Ah no, non provarci nemmeno, o la settimana di punizione diventerà un mese» sibilò la professoressa avvicinandosi al viso di Sirius e sibilando quasi le ultime parole, dato che Sirius aveva aperto bocca per rispondere con una nuova protesta.

Sirius, scocciato per la sconfitta, si sedette sulla panca senza volgere uno sguardo all’insegnante, e questa, con le narici ancora larghe e gli occhi sbarrati per la rabbia, si volse e si allontanò a grandi falcate. James, che vedendo la professoressa arrivare verso di loro, aveva avuto tutto il tempo un'aria combattuta, finché si alzò sulla panca, deciso...

«Professoressa?» disse, con voce quasi stridula, intenzionato a fare la sua richiesta tanto agognata di riavere il suo posto nella squadra.

La professoressa si volse di scatto verso James, le sue narici sembravano emettere vapore e i suoi occhi mandavano scintille, tanto erano sporgenti e inviperiti.

Aveva proprio l'aspetto di un drago, pensò il ragazzo.

«Siii?» disse la donna, con un tono alquanto spazientito.

«Oh... Ehm... Buona giornata!» sputò James infine, dopo aver convenuto che quello non doveva proprio essere il momento giusto per fare la sua richiesta che avrebbe potuto scatenare l'eruzione di un vulcano spento da un milione di anni.

Sirius, nel frattempo, addentò con violenza l’ennesima ciambella, e continuò la sua colazione ignorando volutamente Mary, dato che aveva ottenuto la spilla al posto suo, e James, per non averlo difeso e per non aver contestato la decisione di King e non essersi intromesso a suo favore.

«Tutto bene?»

Lily lo osservava un po’ preoccupata, lui si volse a guardarla quasi con indifferenza e annuì.

«Alla grande» afferrò la sua borsa e si alzò, dirigendosi da solo fuori dalla Sala Grande per la prima lezione della giornata, sotto gli sguardi incerti dei suoi amici.

«Non capisco perché se la prenda tanto con James» disse Marlene, avendo notato lo sguardo di fuoco che Sirius aveva lanciato all’amico priva di voltarsi e andarsene.

«Gli passerà» disse tranquillo Remus, mentre James ignorava lo sguardo di tutti. Mary si era chiusa in un silenzio religioso, secondo Alice era troppo immersa nei suoi pensieri per occuparsi degli altri.

«Non ho preso le sue difese» disse James, imbronciato.

«Ma nessuno l’ha attaccato! E non toccava a te scegliere il tuo sostituto, non avresti potuto fare niente» cercò di consolarlo Frank, dandogli una lieve pacca sulla spalla.

«E non si può dire che lui meriti più di Mary questo incarico… Insomma, tutti ci saremmo aspettati Sirius… Concedimelo, Mars» convenne Alice, e Mary la osservò e annuì, trovandosi d’accordo.

«Non pensare di non essere all’altezza, è solo arrabbiato, non voleva dirti che non lo sei… nessuno lo direbbe o penserebbe, chiaro?» disse Lily dolcemente, avvicinandosi all’amica che fece un lieve sorriso di gratitudine.

«Ma certo! E poi è geloso, è chiaro come il sole. King ha proprio intenzione di provarci con te, sai?» si intromise Emmeline, ridacchiando leggermente.

«Non me ne frega niente di King, ma la spilla la tengo, se non ti dispiace – disse con particolare delicatezza a James, che le diede una lieve pacca sul braccio per dirle che non doveva preoccuparsi – per queste settimane, poi dovrai tornare ad essere il mio Capitano»

James sorrise, seppur con difficoltà, e stavolta avvicinò a sé Mary e la avvolse in un abbraccio che intenerì i presenti, mentre la campanella che annunciava l’inizio delle lezioni ruppe la calma apparente.

**

La mattinata trascorse lentamente; tutta la scuola sembrava immersa in un clima soporifero, complice probabilmente il rumore della pioggia incessante che continuava a cadere dalle prime ore del mattino che sembrava trasmettere sonnolenza e voglia di stare sotto le calde coperte dei letti a baldacchino.

Le lezioni di volo del primo anno furono sospese, così come quelle di Cura delle Creature Magiche e Erbologia degli altri anni, dato che era impossibile per gli insegnanti e i ragazzi raggiungere le aule fuori dal Castello, visto che ovunque vi erano pozze di fango; così vi erano moltissimi studenti dall’aria sperduta che vagavano per tutto il Castello, un po’ annoiati per quel clima ma felici di poter evitare di fare lezione per rilassarsi un po’.

 

«Direi che siamo stati proprio fortunati, oggi. Doppia lezione di Cura delle Creature magiche e Erbologia annullate!» esclamò felice Peter, Remus annuì mentre rovistava nella sua borsa in cerca di una piuma. Avevano deciso di andare in una delle Aule allestite per lo studio.

Sirius, di fronte a loro, non aveva però per nulla intenzione di chinare la testa sui libri. Continuava a gettare occhiate ai presenti in Aula qua e là, cercando di nascondere il fatto che la sua attenzione, in realtà, era quasi del tutto rivolta a Mary, che rideva tranquilla poco più in là con Lily, Dorcas e Hestia, le due Corvonero.

«Peccato, questa sera avremmo dovuto osservare la costellazione dell’Orsa maggiore, ma ho paura che sarà impossibile osservare il cielo con questo tempaccio!» disse Dorcas dispiaciuta, e Lily annuì, dello stesso avviso.

«Sono sicura che la professoressa Sinistra troverà un modo per fare comunque lezione, sapete che sarebbe persino capace di spostare i nuvoloni con un incantesimo!» esclamò Hestia sventolando una mano. Non provava particolare simpatia per l’insegnante, a dire il vero nemmeno per la materia; si era, come sempre, lasciata convincere da Dorcas a frequentare Astronomia, entrambe erano molto portate per le materie scientifiche, erano tra le più brave del corso, come Lily, che però amava la materia e si dedicava con passione al suo studio.

«Avrei preferito fare ripasso oggi, difatti, dato che venerdì abbiamo il compito di fine trimestre!» convenne Lily, e Mary sbuffò.

«Sei una secchiona, Lils» esclamò la bionda, e Lily si imbronciò in una maniera così buffa che Hestia e Dorcas scoppiarono in una risata che contagiò le due Grifondoro.

«Alice! EHI!» Hestia vide Alice fare il suo ingresso con Frank in aula. La mora subito afferrò il suo povero ragazzo, in balìa dell’umore pessimo di lei, e lo trascinò verso le sue amiche.

«Ciao ragazze! Vi stavo cercando… Mi sa che oggi sarà impossibile fare un picnic…»

Il viso tondo e bonario di Alice, solitamente sempre allegro, si intristì mentre guardava alternativamente Hestia e Dorcas, anch’esse piuttosto dispiaciute per l’imprevisto che avrebbe impedito loro di fare la prima uscita di gruppo.

«Hai ragione… Mi dispiace così tanto!» disse Hestia, dispiaciuta per il picnic – ma molto, moltissimo per aver annullato l’allenamento che si sarebbe dovuto svolgere quel pomeriggio con la sua squadra, dopo il picnic.

«Che ne dite se organizziamo qualcosa per le vacanze di pasqua? Ciao ragazze!»

Un'idea affiorò d’improvviso nella mente di Dorcas, felice di aver trovato probabilmente una soluzione. Marlene e Emmeline intanto erano arrivate, unendosi al gruppo e prendendo posto al tavolo. Marlene sembrava felice di aver trovato, dopo vari giri del castello, le sue amiche che sembravano scomparse. Ma il suo viso appariva stanco, aveva trascinato la sua borsa traboccante di libri e adesso l’aveva praticamente scagliata a terra.

«Vacanze di pasqua? Non parlatemi di vacanze, per favore! Non vivrò fino ad allora, lo so!» mormorò Emmeline, fiacca e spossata, sommersa di appunti da studiare fino al collo.

«Dorcas ha proposto di organizzare qualcosa per le vacanze di pasqua, voi che ne dite?»

«Io sono assolutissimamente d’accordo! Ma potrò esserci solo dal 10 al 12…» trillò Alice.

Mary si avvicinò all’amica con un sorrisetto malizioso, e la avvolse con un braccio attorno ai fianchi

«Che impegni hai, signorina?»

«Beh… Sono stata invitata dai Paciock… A trascorrere le vacanze a Birmingham! Mi avrai tra i pieeedi mia cara Mac!»

Mary, infatti, abitava nella stessa città di Frank Paciock e dei Potter. Vi era, infatti, un piccolo quartiere magico nella città babbana, in cui abitavano molte delle famiglie magiche più antiche. Loro tre, infatti, si conoscevano fin da quando erano molto piccoli, dato che tra l’altro erano vecchi amici di famiglia.

«Oh, ma è fantastico! Anche se non credo che tu vorrai passare del tempo con me, vero?» Alice arrossì lievemente, mentre Frank le scoccava un lieve bacio sulla guancia prima di allontanarsi per raggiungere i Malandrini che continuavano a reclamarlo al loro tavolo.

«Odio l’idea di dover rimanere ad Oxford con i miei genitori… Avranno in programma delle cene tra le famiglie magiche en vogue» s’intromise Emmeline, scocciata.

«Parli francese?» chiese Dorcas, incuriosita. Emmeline annuì, arrossendo, spiegando che la sua era una delle famiglie magiche che si vantava di essere Purosangue e roba del genere...

«Perché non venite tutte da me a Plymouth?» propose Marlene, catturando l’attenzione di tutte le sue amiche.

 

 

*

 

«E tu che farai?»

chiese Remus, mentre un libro scivolava dalle sue braccia. Sarebbe caduto per terra se Lily non l'avesse preso al volo, sorridendo della sbadataggine dell'amico.

«Non so, non ho ancora deciso se andare da Lene... Ci saranno probabilmente Dorcas e Hestia l'ultimo giorno, la Jones verrà ospitata dai nonni che hanno un cottage ad Effort, un villaggio vicino Plymouth...»

Remus osservò a lungo la ragazza, poi mentre svoltavano il corridoio che portava alle scale irruppe.

«Perché non dovresti andarci? Ti divertirai con loro»

«Si, beh... Petunia mi ha spedito una lettera»

Remus sbarrò gli occhi alla notizia, e Lily gli fece cenno di far silenzio.

«Non lo sa nessuno, non lo so perché non l'ho detto, ma... Dovrei averla qui in borsa... Oh»

Lily era molto tesa mentre tirava fuori dalla borsa una piccola busta. La dispiegò leggermente, notando che si era leggermente stropicciato un angolo del pezzo di carta color pulce. All'interno, vi era un foglio ripiegato in quattro, per Remus non fu difficile aprire subito il foglio e leggere cosa c'era scritto, complice probabilmente la curiosità.

Lily,

Vorrei chiederti di non organizzare niente con le tue amiche per queste vacanze di Pasqua, ho chiesto alla mamma di non dirti niente perché volevo coinvolgere solamente la gente vicina a me, e tu non eri sicuramente tra queste.

Sai, Mi sposo, il lunedì di pasquetta, con Vernon.

Tu dovrai essere una delle damigelle d'onore. Se fosse stato per me, stai pur certa che non lo saresti stata ma la mamma ha insistito così tanto che tu fossi inclusa tra queste... Ho già provveduto al vestito, che sarà uguale per tutte. Dovrai solamente provarlo da Mrs Elliot che lo aggiusterà in base alle tue misure in un battito di ciglia.

Ci vediamo presto,

Petunia Evans.”

 

Remus lesse la lettera tutto d'un fiato più volte, poi si volse a guardare Lily. Aveva la testa chinata e le guance arrossate.

Non aveva mai smesso di vergognarsi. Non dell'ignoranza, della perfidia e della sgarbataggine della sorella.

Ma di sé stessa. Fin da quando aveva scoperto di essere una strega, si sentiva terribilmente in colpa con la sorella per aver rovinato il loro rapporto, senza rendersi spesso conto che non doveva dar la colpa a sé stessa per il suo essere così speciale. Si sentiva come in debito con lei, nonostante Petunia l'avesse maltrattata per molti anni. Per questo, dopo aver letto quella lettera non si era arrabbiata.

Era felice che la sorella l'avesse coinvolta in qualcosa di così importante, anche se sapeva bene, in cuor suo, che era stata la madre a costringere la sorella a farlo – come tra l'altro Petunia aveva subito chiarito. Lily sperava in cuor suo, di poter risolvere le cose con la sorella. Quale migliore occasione di un momento come questo?

 

«Non si è per niente sforzata di essere gentile con te...»

Remus non poté trattenersi, e Lily alzò il capo ma sembrò incupirsi.

«Non essere cattivo con lei, è solo...»

«Ehi, so che è tua sorella e che è molto importante per te... Ma sei sicura di farcela?»

Lily annuì, seppur incerta, mentre entrambi facevano il loro ingresso in Sala Comune.

«Mamma mi ha inviato un'altra lettera»

«Cosa ha detto?» chiese curioso Remus, mentre afferrava una scatola di cioccolatini nascosta sotto al divano da lui stesso.

I capelli di Lily sembravano accendersi alla luce del fuoco, mentre la ragazza continuava a camminare nervosamente avanti e indietro davanti alla poltrona su cui si era seduto Remus.

«Ha insistito dicendomi di invitare qualcuno al matrimonio di Petunia e io, ecco... Ho pensato a te»

A Remus andò di traverso un biscotto.

«Cof...Cosaa?» chiese lui, alzandosi in piedi di scatto. Lily iniziò a torturarsi le mani, poi continuò a fare avanti e indietro, fingendo di ignorare la reazione dell'amico.

«Oh, su! Andiamo! Non potevo chiederlo a Mary... Lei ad una minima provocazione di Petunia la appenderebbe a gambe all'aria... Alice, matta com'è, finirebbe per fare qualche incantesimo senza rendersene conto... Marlene, d'altro canto sarà a Plymouth fin dall'inizio delle vacanze ed Emmeline sarà impegnatissima con la sua famiglia, senza considerare il fatto che i suoi genitori mi odiano perché sono una nata babbana...»

«Oh, e va bene... Ma perché io sarei il più adatto? Provengo anch'io da una famiglia di maghi e potrei anch'io farmi scappare un incantesimo...»

«Hai abbastanza autocontrollo da non farlo. E poi, saresti l'unico a fermarmi nel caso in cui decidessi, d'istinto, di uccidere mia sorella» disse Lily, ridacchiando leggermente. Remus sorrise e, alzando gli occhi al cielo, assentì.

«Ahh, grazie grazie grazie! Sei il mio migliore amico, lo sai?»

 

*

 

«Mary... Quando iniziamo l'allenamento? Avrei un impegno, dopo...»

La ragazza si guardò intorno, la Comet stretta in un pugno sembrava risentire del continuo stringere il pugno attorno al manico di scopa. Era furibonda, ma cercava di mantenere il più possibile l'autocontrollo che qualsiasi Capitano avrebbe dovuto avere.

«Charlie, tra cinque minuti esatti cominciamo. Non preoccuparti»

Charlie White annuì, trattenendo uno sbuffo. Tutta la squadra si trovava negli spogliatoi, quel giorno, ad attendere qualcosa – o qualcuno che era incredibilmente in ritardo per l'allenamento.

Sirius Black.

Sirius Black probabilmente non si era ancora rassegnato all'idea di dover sottostare agli ordini e al regolamento di Mary MacDonald, neo eletto vice Capitano della squadra e attuale Capitano – dato che Potter era fuori uso, almeno fino alla partita contro i Tassorosso che si sarebbe tenuta al rientro dalle vacanze pasquali.

«Non è modo questo, di comportarsi...»

Emerse d'improvviso Oliver, il battitore della squadra che sedeva accanto a Mary, il cui viso si tingeva sempre più di rosso.

«Hai perfettamente ragione. Iniziamo»

Mary imbracciò la sua scopa e uscì dallo spogliatoio volando, i suoi compagni di squadra seguirono il suo esempio poco dopo.

Iniziarono a volare, quando d'improvviso Mary notò che qualcuno era appena uscito dal portone principale del castello a cavallo di una scopa.

«Che razza di idiota...»

«Buon pomeriggio, Capitano» disse Sirius, con fare lusighiero, arrivato in un batter d'occhio al fianco di Mary, che stava sospesa per aria e l'aveva visto arrivare.

«L'allenamento era fissato per più di quarantacinque minuti fa, Black. Sei in ritardo.»

Disse Mary, e subito si dileguò. Ma Black, seguendola, sembrò essere più veloce, e la raggiunse in volo senza il minimo sforzo.

«Oh, davvero? Non mi punirai, spero»

Mary si volse a guardarlo, e quegli occhi azzurri con le pupille ridotte a due fessure sembravano lanciare Avada Kedavra.

«Beh, essendo il tuo Capitano, tecnicamente posso»

Sirius fece un ghigno evidente, quasi a voler sfidare la ragazza ad assegnargli una punizione, per il solo piacere poi di disubbidirle. E Mary lo sapeva, per questo non lo punì... Non subito, certo, non lo avrebbe fatto in quel momento.

«30 giri di campo come tutti gli altri» disse la ragazza, quasi meccanicamente, senza guardarlo negli occhi.

«Sissignora» esclamò Sirius, che subitò sfrecciò.

Mary lo osservò scendere in picchiata e raggiungere i suoi compagni, poi scese anche lei ad allenarsi con gli altri, pensando e ripensando a come gliel'avrebbe fatta pagare.

Meritava una lezione quel Black, si.

«Una bella lezioncina in stile MacDonald, si»

  
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