Pietra – Tra me e Medusa
Ci sono volte in cui la mente riceve un tale colpo da nascondersi nella follia. Ci sono volte in cui la realtà non è altro che sofferenza. E per sfuggire a quella sofferenza, la mente deve lasciarsi alle spalle la realtà. (Patrick Rothfuss)
Il rassicurante sorriso di Spirit svanisce e lascia il posto ad una voce lugubre. Sembra che si sano spente tutte le luci nella mia mente, come quando a teatro annunciano la fine dello spettacolo.
Il sipario si chiude.
Medusa batte le mani, lentamente. Mi guarda con un gran sorriso, nel quale percepisco un'oscurità troppo affine alla mia, mio malgrado.
“Bentornato tra noi, dottore. Ti è piaciuto lo spettacolo?” fa un giro su se stessa ed allarga le braccia, evidentemente fiera del suo operato.
˗ Non c'è nessun noi, ˗ le ricordo. La voce mi trema in gola.
“Avresti dovuto scegliere me.”
Scuoto la testa.
“Vuoi
essere normale, ma non ci riuscirai mai. Vuoi vivere come una persona
normale, ma sai benissimo che non sarà possibile. Avresti
dovuto
scegliere me.”
˗ Lo so.
Medusa applaude più veloce questa volta, felice. L'ho ammesso a me e a lei. Oggettivamente parlando, ha ragione: se fossi andato con lei, non avrei queste sensazioni nel cuore, non avrei dubbi sulla mia esistenza, non sarei qui, fuori da casa mia a parlare con una proiezione mentale.
“Parleresti con me.”
˗ Credo che saresti morta comunque.
“Io ti amavo davvero, dottore,” la lingua di fumo si muove e si avvicina a me, sinuosa nella sua figura femminile.
˗ Non puoi amare.
“E che ne sai? Avrei potuto imparare.”
Sospiro, passandomi le mani tra i capelli: ˗ Non si può imparare, Medusa.
“Tu dici? Secondo me ci saremmo riusciti, insieme.”
˗ Non si può sintetizzare l'amore!
Sorride maligna. Sta per propormi qualcosa che mi piacerà, ma che so non dovrebbe piacermi affatto.
“E allora, dottore, sei fregato.”
Mi copro gli occhi con le mani, mi appoggio sulle ginocchia coi gomiti.
“Finirà male con lei, perché lei non è come noi.”
Mi viene da piangere. Percepisco un peso enorme sulle spalle che mi schiaccia sempre di più contro le gambe, che io lo voglia o no.
La mia mente scivola in un buco nero, dove rimane sospesa tra ansia e depressione, tutto intorno ci sono immagini di quando sapevo queste cose, le conoscevo. Sapevo che non avrei avuto possibilità, eppure ci ho voluto provare ugualmente. Sono proprio un idiota, per essere un genio.
“Pensa, dottore. Se morissi, verresti da me.”
È inutile, la vedo comunque. Non è il fumo della sigaretta il problema, è lei. Lei che è me, che sta nella mia testa, che non riesco a scacciare in nessun modo.
“Finalmente l'hai capito, dottore.”
Cado nel baratro, con quella sensazione di vertigine che mi stritola lo stomaco. Mi fa male la testa, credo che scoppierà a breve.
Eppure non può scoppiare, a livello fisico, è impossibile.
“Non ti libererai mai di me.”
La frase rimbomba nel cervello, rimbalza, saltella come una pallina, ma non esce da nessuna parte, è destinata a rimanere qui per sempre. Perché Medusa sono io, e io non potrò mai essere diverso da ciò che sono. Avrei dovuto saperlo, avrei dovuto fare qualcosa.
Sophie's
sapce____
Che dire, ci stiamo avvicinando alla fine e sì,
questa tortura finirà!
In questa flash mi veniva chiesto di esplicare la relazione di Stein con il suo nemico, che per me è sempre stata Medusa. Li ho sempre trovati così simili da poter essere o nemici o amanti, non ci sono alternative. E visto che ero innamorata di Stein (e credo di esserlo ancora), Medusa è il nemico principale, probabilmente perché sono uguali ma stanno nelle parti opposte della trincea.
E comunque, qui dovrebbe venir rappresentata la depressione, il penultimo stadio dell'elaborazione del lutto.
il titolo si riferisce al fatto che la Medusa mitologica trasformava chiunque la guardasse negli occhi in statue di pietra, mentre "Stein" in tedesco significa appunto "Pietra". Illuminazione divina, che vi devo dire!
A presto!! Un abbraccio, Sophie <3