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Autore: FairySweet    04/02/2016    1 recensioni
Non esisteva più la paura, niente esitazioni né incomprensioni perché ora, nel suo piccolo mondo sicuro, aveva qualcuno per cui lottare, qualcuno da difendere e poco importava cosa pensasse il mondo, ci stava bene in quel mondo e non avrebbe permesso a nessuno di rompere i muri spessi che lo tenevano al sicuro, nemmeno ai fantasmi ...
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era scappata senza nemmeno avere l'accortezza di avvertire suo padre o Maxime.
L'unica cosa che desiderava era raggiungere Andrè, guardarlo negli occhi e scoprire che quell'amore era ancora lì, ancora per lei.
Fermò il cavallo a pochi metri dal lago, il sole caldo sfiorava le chiome ormai folte degli alberi e colorava di teneri riflessi la superficie dell'acqua.
Scese stringendo più forte le redini dell'animale, conosceva a memoria quel parco lontano, suo padre l'aveva fatto progettare apposta per lei, per la sua allegria e suo diletto.
Da piccola vi passava ogni ora libera, era abbastanza lontano dal palazzo, circondato da un bellissimo bosco di quercie e faggi e impreziosito da quel lago meraviglioso dove le ninfee si aprivano silenziose verso il cielo.
Lasciò il cavallo libero di muoversi per il prato fresco e si incamminò silenziosa lungo la stradina sterrata che fiancheggiava il bosco.
Un debole sorriso le sfiorò le labbra quando gli occhi incontrarono la figura lontana di Andrè.
Se ne stava seduto con la schiena posata contro il tronco di un bellissimo salice, i rami così lunghi sfioravano l'acqua increspandola, creando piccoli cerchi che si allargavano veloci proprio come i pensieri.
Tutto sommato era divertente, una cosa così semplice e pura, creata dalla natura per concedere all'uomo di spiarne la dolcezza ma lui non ne sembrava molto attratto.
Stringeva tra la mani un libro e lo sguardo correva veloce sulle pagine accompagnato solo dalla pace di un attimo passato nel silenzio.
Fece un bel respiro lasciando uscire ogni preoccupazione dal cuore e un passo dopo l'altro, si avvicinò a lui tentando di sorridere o per lo meno, di assomigliare alla stessa donna che per anni aveva avuto accanto “Perché sei qui?” “Non ti ho visto per tutto il mattino” si sfiorò il collo giocando con i capelli “Come stai?” “E tu?” domandò Andrè sollevando per pochi secondi lo sguardo dal libro “Come stai?” “Te l'ho chiesto prima io” sussurrò divertita ma lui sospirò tornando a perdersi nell'inchiostro di parole lontane “Andrè io ho … ho bisogno di parlare con te” “Si? Beh, in questo momento sono io a non averne il bisogno” chiuse di colpo il libro alzandosi ma la mano di Oscar si strinse leggera attorno al polso bloccandolo.
Sollevò lo sguardo incontrando un volto di perla leggermente arrossato.
I suoi occhi dello stesso colore del cielo erano così dannatamente puri e cristallini.
Poteva leggervi ogni più piccola sensazione, tutte le paure di un cuore troppo veloce per lui, per il mondo intero “Ho bisogno di te” “Allora perché mi tieni lontano” la tirò leggermente in avanti bloccandola a pochi centimetri da lui “Mi allontani! Mi costringi a passare le notti sveglio a cercare un modo per poterti aiutare ma non mi permetti di fare niente Oscar!” “Mi dispiace” la voce tremò leggera e una lacrima scivolò via dagli occhi bloccando il respiro “So che sei preoccupato per me, ti vedo ma non riesco … non riesco a fare niente. Rido, scherzo, provo ad essere la stessa mamma per Etienne ma dentro mi sento terribilmente vuota” “E credi che non lo capisca?” la strinse più forte cercando il suo sguardo “Ho perso una figlia! Non sono nemmeno riuscito a dirle addio e questo mi fa impazzire. Renée era il mio piccolo angelo e mi è stato strappato via. Hai ragione, forse io non so cosa provi, non posso comprendere il dolore di una madre” “Andrè ...” “Ma non vieni da me quando le lacrime ti tolgono il respiro. Non sono io la persona che cerchi quando gli incubi ti svegliano nel cuore della notte!” le mani scivolarono via lasciando all'aria il compito di gelare ogni parola.
Si allontanò da lei ridendo, cercando di resistere alla voglia di baciarla, di stringerla così forte da toglierle il respiro ma il suo profumo era lì, forte, insistente “Forse abbiamo bisogno di un po' di tempo per riflettere” “Vuoi lasciarmi?” il silenzio tra loro diventò improvvisamente più freddo.
Oscar socchiuse gli occhi inclinando leggeremente la testa di lato “È questo che vuoi dirmi?” si portò una mano al seno slacciando il bottone d'argento della camicia, lo vide trasalire stringendo più forte i pugni nel tentativo di resistere “Non hai bisogno di me? È per questo che vuoi riflettere?” il tessuto leggero si aprì mentre ad ogni passo cancellava un po' di quell'imbarazzo assurdo che per giorni li aveva divisi.
Si fermò così vicino al giovane da poterne sentire il respiro sul volto, sorrise sollevando lo sguardo, le labbra così vicine da potersi quasi sfiorare mentre negli occhi passavano milioni di parole.
Sentì le mani di Andrè stringersi con forza attorno ai fianchi tirandola in avanti, la fronte posata alla sua e gli occhi chiusi nel tentativo di respirare “Non puoi giocare con me” “Un gioco?” sussurrò confusa cercando di nuovo il suo volto “Pensi davvero di essere un gioco per me?” “Oscar ...” lo spinse indietro, la schiena toccò il tronco gelido ma le mani del ragazzo così strette attorno ai polsi la tirarono verso di lui, un debole sorriso sulle labbra mentre le girava attorno bloccandola, inchiodandola al corpo e ai pensieri.
Non poteva scappare, non poteva muoversi e forse nemmeno voleva, restava lì, aggrappata con le mani al tronco mentre sentiva il corpo di Andrè modellarsi sul suo, il petto forte che si univa alla schiena, le mani strette sui seni e il suo respiro sul collo.
La baciava, la stringeva così forte da farle male ma non l'avrebbe mai lasciata nemmeno sotto tortura perché aveva bisogno di lei, un bisogno disperato quasi viscerale di sentirla, di averla e non importava nulla se i pensieri venivano dimenticati, se si nascondevano dietro a quei sospiri per evitare di parlare, aveva solo bisogno di lei.
Sfiorò con le labbra il collo della ragazza mentre le mani scesero sul ventre costringendola a sospirare, la sentì tremare quando le dita scivolarono sulla pelle nuda ignorando il bordo dei pantaloni, oltrepassandolo insolente, giù sempre più giù fino alla dolcezza di quel tenero calore “Mi fai del male Oscar, ogni volta che ti allontani mi fai del male” ma lei sorrise lasciandosi sfiorare.
Strinse più forte i pugni sul tronco inarcando la schiena, cercava le sue mani, le sue labbra, i suoi baci.
Cercava Andrè, lo stesso uomo che amava, lo stesso in grado di cancellare il volto di Maxime e quel bacio tremante che ora le appariva davanti.
Chiuse gli occhi cacciando via quel ricordo, la testa dolcemente reclinata sulla spalla del giovane ricopriva di seta dorata il suo petto costringendolo ad uno sforzo enorme per mantenere il controllo.
La sentì tremare, sospirare mentre cercava le sue dita sopra al tessuto prezioso dei pantaloni “Dio quanto ti amo” “Perché vuoi lasciarmi?” sfilò lentamente la mano da quel calore tremendamente invitante cercando per l'ennesima volta la perfezione del suo seno “Perché vuoi lasciarmi Andrè?” “Non vorrei mai lasciarti, mai. Ma tu sei … sei così lontana” “Sono qui” si girò tra le sue braccia cercando il mare profondo dei suoi occhi “Sono qui con te” “No, no amore mio non ci sei. Non sei il mio angelo” le sfiorò il volto ma lei rise scivolando via da lui “Allora cosa sono?” esclamò ironica chiudendo di nuovo la camicia sul petto “Sono una pazza che non riesce più a ragionare? Cosa sono!” “Sei sfinita amore mio” provò ad avvicinarsi ma la giovane rise spingendolo di nuovo oltre quel dannato confine che odiava da morire “Sei sfinita e confusa e non … Torna a casa con me” “Cosa?” “Torna a casa assieme a me Oscar, io tu e il nostro bambino” non rispose, non si mosse nemmeno.
Continuava a sistemare i vestiti nascondendogli centimetro dopo centimetro la pelle fresca del suo corpo “So che fa male e so che è difficile ma abbiamo bisogno di ritrovare un po' di serenità” “Scherzi vero?” ribatté gelida piantando gli occhi sul suo volto “Oscar non puoi continuare così! Non dormi, a malappena mangi, se non ti avessi baciata e amata ieri pomeriggio probabilmente penserei ancora di averlo sognato!” “Sto bene” “Non stai bene, nostro figlio non sta bene, nessuno di noi sta bene amore mio” la vide sospirare indietreggiando di un passo ancora “Etienne vive in un mondo che non gli appartiene, tira di scherma immaginando di avere davanti i “rivoltosi” devo dirti a chi assomiglia? Cosa mi ricorda?” “Mio padre gli vuole bene! È circondato da persone che pensano solo al suo bene, Maxime lo ama come fosse un figlio!” “E tu?” trasalì confusa da quelle parole lasciate cadere d'improvviso tra loro “Tu gli vuoi bene?” “È mio figlio!” “Non parlo di Etienne!” urlava, sapeva di farlo ma che altro modo aveva per parlare con lei? Fece un bel respiro tentando di ricacciare la rabbia in fondo cuore “Quell'uomo è innamorato di te!” “È mio fratello” “E secondo te questo basta a cancellare un sentimento tanto forte? Oh andiamo! Sono stato innamorato di te per una vita intera e non è servito ubriacarmi o ripetermi che era sbagliato!” ma lei rise lasciando cadere le braccia lungo i fianchi “Non te ne accorgi nemmeno amore mio, non riesci a … Ti prego, torna a casa con me” “Devo rientrare” “Oscar” “Ho promesso a nostro figlio che avrei pranzato assieme a lui” restò immobile, inchiodato accanto a quel salice mentre il suo angelo biondo si allontanava evitando perfino di guardarlo negli occhi.


 
  
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