Serie TV > Teen Wolf
Ricorda la storia  |      
Autore: Juliet Leben22    04/02/2016    11 recensioni
Un anno è passato da quando Derek ha lasciato Beacon Hills per cercare la lupa del deserto e Stiles ha stravolto completamente la sua vita.
Nonostante i sentimenti per il sourwolf, ha intrapreso una relazione con Malia.
Stiles Stilinski però, non è felice. Si sente, nonostante tutto, solo. Ha troppi sensi di colpi che gli pesano come macigni sul cuore.
L'unico in grado di salvarlo dal baratro è proprio l'unica persona che brama più di qualsiasi altra cosa.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Lydia Martin, Malia Hale, Scott McCall
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
NdA: Ciao a tutti! Questa storia partecipa al concorso "Slash Demands to be Shipped" indetto da Lady Horcrux. Che dire... speriamo! Mi auguro che vi piaccia e a presto!

Autore: Juliet Leben.
Titolo: "Give me Love"
Fandom: Teen Wolf.
Personaggi e Pairing: Stiles/Derek; Lydia Martin, Scott Mccall, Malia Hale.
Pacchetto e Prompt: "DI PRIMI APPUNTAMENTI E TORMENTE DI NEVE"  (b).
Genere: Introspettivo, Romantico,  Sentimentale.
Rating: Arancione.
Capitoli:3.
Parole: 7674.
Eventuali Note: 



 

“Give me Love”
 
Capitolo 1.

La neve cadeva su Beacon Hills come ogni anno. Piccoli fiocchi delicati che si posavano ovunque, facendo massa e infine creando quei piccoli disagi che per me erano solo sollievi. Avevo deciso di fare una passeggiata per pensare – poiché la mia voglia di studiare era pari a zero come quasi sempre- e schiarirmi le idee. Mio padre doveva lavorare alla centrale, altrimenti mi avrebbe sicuramente fermato. Era buio e le uniche luci, quelle dei lampioni, erano fievoli e perse, proprio come me. Sapevo bene cosa mi stringesse lo stomaco in una morsa, ma accettarlo era completamente fuori discussione.
Non guardavo davanti a me, se non quelle rare volte per non essere investito da un veicolo, fino a quando non mi ero trovato nel bosco.
Avevo imprecato e nemmeno troppo sottovoce. Tanto ero solo, quindi nessuno avrebbe potuto sentirmi. Mi girai nella direzione verso casa, stringendomi al giacchetto che – immerso com’ero nei miei pensieri- non avevo fatto caso a quanto il mio abbigliamento fosse poco congeniale per un tempo così. Tipico di me: essere totalmente sovrappensiero.
Una voce alle mie spalle mi aveva bloccato. L’avevo riconosciuta, era il motivo per cui dovevo schiarirmi le idee.
-Stiles- era grave, ma al medesimo tempo potevo immaginare che stesse sorridendo ironicamente. 
Non mi ero voltato e avevo fantasticato su come potesse essere vestito: la maglietta a maniche corte avrebbe stretto i bicipiti muscolosi, valorizzandoli.
Stiles, fermati.
I jeans gli avrebbero fasciato le gambe forzute, mettendo in evidenza i glutei sodi.
Stiles, fermati.
Gli occhi scuri mi stavano sicuramente studiando dal dietro, prendendo qualche sfumatura dorata.
-Cosa ci fai qui?-
-Passeggiavo- avevo risposto, con una naturalezza che non mi apparteneva.
-E perché a quest’ora avresti bisogno di passeggiare?-
Erano domande ovvie e giuste.
-Avevo bisogno di schiarirmi le idee.- mi ero girato, posando gli occhi su di lui.
-E su cosa?-
Un respiro profondo avevo dovuto prendere – me lo ricordo bene- per evitare che il calore che avvertivo al volto giungesse al pube. Era troppo tardi e per quanto tentassi di pensare a qualcos’altro, la mia testa non aveva nessuna intenzione di voler collaborare.
La salivazione era a zero e d’istinto mi portai la mano ai capelli per lisciarmeli con un gesto inutile.
Il mio silenzio era più eloquente che qualsiasi mio raffazzonato discorso.
-Su di me, Stiles?-
Avrei voluto che smettesse di pronunciare il mio nome, ma tra quelle labbra aveva un suono dannatamente divino.
Mi ero morso il labbro, tentando di farmi male e quindi non pensare a quella situazione in cui mi ero – ovviamente- cacciato da solo.
Pochi passi ed era di fronte a me. – Posso sentire come il tuo corpo reagisce al mio, Stiles- aveva mormorato, in modo che potessi sentirlo solo io.
Aveva inspirato col naso, chiudendo gli occhi. –Posso sentirne l’odore-
 
 
 
Qualcosa mi riporta alla realtà. È Lydia che mi strattona, cercando di attirare la mia attenzione.
Scuoto la testa, cercando di liberare la mente da quel ricordo –un momento da cui ormai è passato un anno e qualche giorno di più-. Ormai Derek se ne è andato. So bene la motivazione, ma qualcosa in me è cambiato.
-Stiles, mi ascolti?- domanda Lydia, preoccupata e anche un poco stizzita.
Annuisco. –Sì, Lydia, scusami… ero sovrappensiero-
-A cosa pensavi? Sei strano…-
-Sono sempre strano- constato.
Sorride. –Intendevo strano… distante-
Ricambio immediatamente, increspando le labbra per non farla preoccupare. –Sto bene.- torno a fissare il quaderno sul quale dovrei concentrare i miei pensieri.
Chimica. Domani avrò il compito di chimica e io sto pensando ad un lupo mannaro. Ma certo, tipico di me.
Avverto delle labbra al contatto con la mia guancia destra. Riconosco il loro calore: è Malia.
Le regalo un sorriso sghembo e spero che creda che sia dettato dalla scuola.
I suoi capelli biondicci sono sempre poco sistemati, ma lei mi piace così. È spontanea, è sincera e anche lei è un essere sovrannaturale – un coyote mannaro-.
-Stiles- sorride. È felice di vedermi. –Lydia- si rivolge poi alla nostra amica.
-Malia- le risponde subito. La mia amica dai capelli rossi sa bene che qualcosa non va: me lo legge negli occhi.
Non sono mai stato bravo a mentire e non voglio nemmeno. Non dopotutto quello che ho combinato quando ero posseduto, non dopo che è venuta a mancare Allison…  Tutto è cambiato, senza che io abbia avuto abbastanza forza per oppormi.
Scott non mi ha perdonato e mai mi perdonerà. Ha amato e ama Allison ancora oggi, nonostante ora sia innamorato di Kira.
Sospiro.
-Qualcosa non va?- domanda Malia, vedendomi un po’ abbattuto.
Scuoto la testa, grattandomi la nuca. –Solo… chimica-
Lei mi stampa un bacio veloce sulle labbra e torna in classe velocemente, dopo che la campanella è suonata.  Mi ricorda che sono a scuola, nonostante lo scorrere dei miei pensieri mi abbia portato a quella sera nel bosco con Derek.
Derek Hale che, a distanza di un anno, occupa ancora i miei pensieri.
Lydia mi sorride. È così bella la mia amica, anche se non viene apprezzata come merita –io glielo dico sempre-.
-Stiles, sai che con me puoi parlare di tutto… vero?-
-Siamo a scuola, Lydia.- le dico e lei ridacchia.
-Se ti va, oggi studiamo assieme e ti aiuto con chimica, così mi dici che succede-
Vorrei poterle dire di sì perché ho bisogno di parlare con qualcuno che tenga ancora a me realmente e che me lo dimostri come ha sempre fatto.
-Oggi devo vedere Malia… gliel’ho promesso-
-E chimica?-
Annuisco, perché lei capisce anche quando io non mi capisco. –Lo so, ma dice che ha bisogno di stare con me.-
-E tu senti il bisogno di stare con lei?-
Mi chiedo cosa spero di fare ancora, tanto lei ha già capito tutto senza che ancora io abbia compreso.
-Dopodomani faremo sei mesi assieme- mormoro, mentre riprendiamo a camminare per i corridoi dell’istituto. Non ho voglia di seguire economia, ma non ho altra scelta.
Una morsa mi stringe lo stomaco: sei mesi assieme e un anno che se ne è andato per cercare la lupa del deserto.
Il giorno dopo – con un raptus di follia- avevo chiesto di uscire a Malia. Era stato difficile lasciare che lei si fidasse, ma alla fine era stata lei la prima a baciarmi.
Mi piace lei, la sua sfrontatezza, il suo corpo. Non avevo mai conosciuto una ragazza che mi desiderasse nello stesso modo in cui la desidero io. Fare l’amore con lei è stato stupendo.
Dopo quel momento, siamo sempre stati più uniti e lei ha esternato sempre più il suo bisogno di me.
-Ah, ma prima che mi dimentichi. Che faremo per la festa di Natale?-
Scuoto la testa. –Non ho voglia di festeggiare, Lydia, come avrai capito.-
Si sistema il ciuffo dei capelli cadutole davanti agli occhi e finge di essere sorpresa. Mi osserva sbigottita. –Non voglio nemmeno sentirle queste cose!-
Sospiro. –Ti prego, Lydia…-
Non sorrido più quando entro in classe – come al solito in ritardo- sotto lo sguardo di Scott che mi guarda stranito. Mi siedo e mi scuso per il ritardo con il coach, che fa una battuta che neanche sento. Tutto mi sembra ovattato e io mi sento incredibilmente confuso.
Non voglio andare da Malia oggi.  Non potrei sopportare il suo sguardo, la sua voglia di me. Non sarebbe giusto.
Le ore passano, i minuti si scandiscono e io continuo a puntellare la gomma sul retro della matita contro il foglio bianco: non ho scritto niente di quello che ha spiegato oggi il professore. Ancora. È troppo tempo che vado avanti così.
Mi giunge un bigliettino da Scott, poco più avanti di me. Lo apro, dietro le spalle di un mio compagno di classe. 
 
“Domani abbiamo chimica”
 
Come se fosse un mio problema adesso. Sì, bè… in effetti lo è.
La mia testa è completamente satura, non riesce a pensare ad altro… ad altro che non sia che Derek Hale se ne è andato da un anno e non abbiamo sue notizie.
Annuisco, notando lo sguardo di Scott e chiedo al coach di poter andare in bagno. Ho bisogno d’aria e – non appena il professore mi guarda in faccia- mi da il permesso.
Devo essere proprio conciato male.
Esco dall’aula e mi dirigo in bagno a lavarmi il viso, quando vengo intercettato da un abbraccio.
Malia. Una morsa mi stringe lo stomaco appena avverto le sue labbra sulle mie.
-Oggi ci vediamo?-
Deglutisco e abbasso lo sguardo. –Scusami, domani ho chimica e devo passarla… se no verrò bocciato e…-
Che cavolo sto dicendo, non lo so proprio. Avverto la mia bocca muoversi freneticamente e lei che mi bacia per zittirmi.  Mi sorride.
-Va tutto bene, ci vediamo per il mesiversario?-
Simulo un sorriso e la saluto, andando in bagno. Appoggio le mani al lavello e apro il rubinetto. Metto le mani a conca e mi sciacquo il viso, apro gli occhi e mi specchio. Alle mie spalle vedo Derek.  Mi volto, spaventato, ma non c’è nessuno. Tutto è frutto della mia immaginazione.
Non mi sento bene, affatto bene. Mi dirigo verso l’infermiera tenendomi le tempie con le mani.
La campanella suona e il rumore mi stordisce ancor di più. È insopportabile il dolore alla testa che continua a frusciare come un branco di lupi.
Una chioma arancio si stanzia nella mia visuale e io avverto le gambe cedermi.
-Stiles!- esclama Lydia, prendendomi al volo. Mi appoggia la testa sulle sue gambe e Scott alle sue spalle si allontana a tutta velocità.
Le palpebre diventano pesanti e mi abbandono alla calma e al silenzio.
Quando ho riaperto gli occhi, ho visto un soffitto bianco e una stanza disordinata: ho riconosciuto subito la mia stanza.
Degli occhi verdi fanno capolinea nella mia visuale. Lydia è seduta vicino al letto, che mi sorride.
-Sei svenuto- sussurra- Stiles, parlami-
Ergo il busto, prendendo più aria possibile e metto assieme i pezzi prima di essere giunto qui.
Il mio unico pensiero però si blocca su Derek Hale e allora stringo i pugni, permettendo alle unghie di penetrarmi nella carne.
Malia, il mio unico pensiero dovrebbe essere Malia.
La mia ragazza che dovrei amare con tutto me stesso.
La ragazza con la quale faccio l’amore e mi piace.
La ragazza che mi regala tutta se stessa ogni giorno.
-Un anno è passato- mormoro –un anno intero, dopodomani.-
Sospira e so che ha capito a cosa mi sto riferendo. Mi stringe la mano e si stende al mio fianco. Non l’ha più fatto da quando ho intrapreso una relazione con Malia e sono felice che lei sia qui al mio fianco, la nostra banshee.
Lascia che i miei pensieri prendano voce e linguaggio. Respira tranquilla e mi guarda, senza mettermi in soggezione.
-Io non so perché continuo a pensarlo. So che non dovrei. So che dovrei dedicarmi completamente a Malia e non posso.-
-Perché?-
Dire quelle parole, so che mi farà male, che mi provocherà delle ferite che non guariranno. –Io non la amo e vorrei farlo con tutto me stesso, Lydia. Perché ho bisogno di lei e… se finirà…- deglutisco- ho bisogno del suo amore. Sono egoista, ma… ne ho bisogno. Non posso farla soffrire perché non se lo merita e…-
Lei mi zittisce con lo sguardo. –Stiles non puoi amare un’altra persona se ne ami un’altra. Il cuore ha posto per uno solo.-
Le accarezzo il viso e le stampo un bacio sulla fronte, avvolgendola tra le mie braccia.
-Ho paura, Lydia. Perché ho perso tutto in quest’anno. Allison, Scott… Derek-
Le iridi verdi si posano su di me. –Non mi hai mai persa, Stiles. Sono qui-
Rimaniamo in silenzio, mentre lei cerca di darmi quei tempi per accettare, per decidere cosa fare della mia vita, per capire quale sia il problema di fondo.
-Ora dobbiamo solo pensare a Natale, Stiles Stilinski. Non voglio sentirti ribattere, okay?- ridacchia.
-Va bene, Lydia Martin. Va bene-
 










Capitolo 2.
 
I giorni sono passati, ma la mia morsa allo stomaco, no. Sto evitando Malia da due giorni e Lydia continua a creare giustificazioni per non farla stare in pensiero.
So cosa sta pensando Lydia, cosa sto pensando io e cosa devo fare, ma oggi ho altri pensieri per la testa. Oggi è un giorno infausto per me. La banshee ne è a conoscenza, per quello nemmeno lei a pranzo si siede di fianco a me a mangiare.
Scott mi osserva, facendomi un cenno: anche lui è a conoscenza di ciò che significa per me questo giorno.
Apro il portafoglio e vedo la sua foto troneggiare davanti a tutto: mamma, mi manchi.
Di fianco alla sua, c’è quella di Derek.
Credo che per me sia troppo difficile respirare tranquillamente in questa giornata. Nevica, fuori dalla finestra, i fiocchi si posano sul terreno e io vorrei essere completamente sotto quella coltre bianca.
Quel candore mi ricorda tanto quella sera nel bosco e mi ricorda le parole di Derek: percepiva l’odore della mia eccitazione. Arrossisco, tentando di nascondere un misero sorriso per quel momento.
La giornata passa lentamente, tra le lezioni e i miei sospiri –la mia solitudine-, fino a che me ne torno a casa a mangiare qualcosa con mio padre.
Rimaniamo in silenzio, come se anche lui avvertisse una mancanza che pesa come un macigno sullo stomaco, sul cuore.
Mio padre mi guarda e solleva un angolo della bocca. –Passerà anche oggi, Stiles. Lei non vorrebbe vederci così.-
Annuisco, mentre osservo la bistecca nel mio piatto. No, non posso mangiare. Il solo pensiero mi fa venire la nausea e il vomito.  Perciò, rimango al fianco di mio padre fino a che non torna al lavoro, dopodiché mi chiudo in stanza –in silenzio- a studiare per il compito di chimica che devo recuperare a causa del malessere che ho avuto.
In realtà, mi sento così debole che mi trascino sul letto. Chiudo gli occhi e il mio telefono vibra diverse volte: saranno sicuramente Lydia, Malia e Scott.
Cerco di prendere sonno, con difficoltà, fino a quando ci riesco.
 
Cammino nel bosco, a piedi nudi. Posso avvertire il freddo del terreno, posso avvertire il gelo della neve sciolta. Osservo le mie mani e sono impregnate di sangue: alzo lo sguardo e vedo Allison.
-Allison-
-Stiles-
Faccio per avvicinarmi, ma qualcosa mi blocca.
-Non riesco a raggiungerti!- esclamo, allungando il braccio, ma lei mi sorride.
-Stiles! Rimani lì. Non devi raggiungermi-
Ci provo e ci riprovo, ma tutto è vano. Cado sulle ginocchia e avverto un dolore sordo, nel petto.
-Mi dispiace, Allison… è tutta colpa mia-
-Prenditi cura di Scott-
Scuoto la testa. –Mi odia e ha ragione perché non può perdonarmi e nemmeno io lo farei-
Fa qualche passo verso di me, ma non mi tocca. –Stiles perdonati e cerca di essere felice. Combatti… ti aspetta quella casa alla fine- indica la dimora degli Hale.
L’odore della  natura mi penetra nelle narici e mi sembra quasi di respirare liberamente. Chiudo gli occhi e quando li riapro Allison è sparita.
Immediatamente faccio retrofronte, senza nemmeno pensarci un attimo. Mi volto e la strada mi viene bloccata da una donna che ben conosco.
-Stiles- sorride, mentre mi osserva e mi blocca.
-Mamma? – domanda, sgranando gli occhi.
Mi accarezza il viso con la mano, calda al tatto, e d’istinto gliela sfioro con la mia.
-Sei triste?-
Annuisco, permettendo alle lacrime di scendere senza sosta. Lei, con un gesto simultaneo, me le asciuga, senza smettere di increspare le labbra.
-Cosa ti turba?-
-Mi manchi… e…-
Mia madre osserva alle mie spalle la casa. –Ti manca lui?-
Annuisco. –Ma non posso. È sbagliato, mamma. Io sto con Malia!-
Scuote la testa. – Non puoi importi una cosa simile. Non si sceglie chi amare, Stiles-
Amare.
-Io non lo amo, mamma-
-Tu non ami Malia, tesoro. Ma cosa ti spaventa? Che se ne sia andato? Tornerà. Lo sai che ha troppe cose in sospeso qui-
Sospiro e la stringo forte tra le mie braccia. –Non posso fare a meno di lei.-
-Di lei, o del suo amore?-
-Del suo amore- mormoro.
-Sai cosa devi fare, Stiles. La scelta è tua. Sono orgogliosa di ciò che sei. Ora voglio solo vederti felice. Ti voglio bene-
Da quelle parole, percepisco che se ne sta andando e non voglio. Deve rimanere con me. Ho bisogno di lei.
-Non andartene!- esclamo, stringendola ancor più a me.
Tutto è vano, lei mi posa un bacio sulla fronte e diventa incorporea.
 
Spalanco gli occhi, col respiro affannato e osservo fuori dalla finestra: ormai è buio, è sera.
Mi alzo, stropicciandomi gli occhi e osservando allo specchio quelle occhiaie che sono abituato ormai a portare. Sistemo i libri sulla scrivania e mi metto a studiare.
Sfoglio le pagine di chimica e comprendo che per me è puro arabo antico. Anzi, se ci fosse una lingua ancora più antica sarebbe sicuramente quella per me.
Schiudo il quaderno e inizio a fare gli esercizi, sperando che almeno uno risulti giusto.
Faccio diversi tentativi quando, dopo circa un’ora, percepisco una ventata gelida alle spalle: mi giro verso la finestra e noto che è spalancata.
Il mio primo pensiero corre a Malia e –non so esattamente perché-  mi innervosisco.
La richiudo e prendo una felpa. La indosso e torno a fare i compiti, sperando che la concentrazione non mi abbandoni adesso.
Non faccio in tempo a posare la penna sul foglio che avverto due mani sulle spalle.
-Malia, non è giornata… ci vediamo domani per il mesiversario- esclamo, ma le mani non si spostano da lì.
-Io non sono Malia- la sua voce è roca e mi tempesta la schiena di brividi.
Mi volto di scatto. –Derek- sussurro.
Incontro immediatamente i suoi occhi magnetici, nei quali è rimasta una sfumatura dorata.
-Stiles- toglie le mani dalle mie spalle e io avverto il gelo insinuarsi nella mia felpa.
-Derek-
Non so quante volte io ripeta il suo nome, ma è come se ne avessi bisogno per capire che è davvero davanti a me.
-Cosa… ci fai qui?-
Sospira. –So che giorno è per te oggi- afferma, senza aggiungere altro.
-Sei tornato solo per questo?-
Si avvicina a me. –Tu fai troppe domande, Stiles. Parli troppo e a sproposito-
-Oggi posso- ribatto.
Sorride sardonico. –Oggi puoi- sancisce, come a darmi un permesso.
Eppure non ho voglia di parlare, non ne ho nemmeno la forza. Il mio cuore batte senza riuscire a fermarsi e io- per la prima volta in tutto il giorno- sorrido.
Fa ancora un passo nella mia direzione e io sono schiacciato contro la scrivania, immobile. Allungo il braccio e lo appoggio sulla sua spalla. –Sei reale- mormoro.
-Sì, Stiles. Che hai?-
Se anche lui se ne accorge, significa che c’è molto di più che unicamente la mancanza di mia madre.
Allora scoppio in lacrime e non mi importa che sia Derek Hale quando mi getto sulla sua maglia nera, troppo stretta sui bicipiti.
Perché il senso di colpa è troppo, perché la solitudine è troppa, perché la mancanza è ed è stata troppa.
-Stiles- mormora, poco prima di appoggiare la sua mano sulla mia spalla per distanziarmi –Cosa è successo?-
Mi asciugo le lacrime, mentre la sua presa salda evita che io possa cadere in un baratro senza fine.
Ricordo le parole di Allison, di mia madre… e lo guardo negli occhi. Gli occhi che sono stati la mia rovina.
-Avresti dovuto tornare prima. Non abbiamo avuto tue notizie per un anno. Un anno e nessuno straccio di notizia!- esclamo, arrabbiato, nonostante io abbia appena smesso di piangere.
Mi osserva stranito. –Cosa? Stavo cercando la Lupa del deserto, lo sapevate.-
Scuoto la testa. –Non c’entra niente. Non ci hai mai chiamato per farci sapere come stavi!-
Sgrana gli occhi. –So badare a me stesso.- ringhia quasi.
Sospiro. –Potevi chiamarmi!- esclamo, accorgendomi successivamente di quello che ho appena urlato.
Si china su di me, sovrastandomi ed è allora che avverto il corpo bramare quella vicinanza. Posso percepire il suo respiro sul mio viso, sulle mie labbra.
-Devo studiare…- cerco di resistere a quel richiamo, al suo profumo.
-Cosa devi studiare, Stiles…- la sua voce è roca e sussurrante.
-Chimica…-
Sogghigna malizioso e poi appoggia le labbra sulle mie, cogliendomi di sorpresa. Io rispondo e assaporo le sue labbra che sanno di miele e il suo odore e muschiato e speziato.
Sfioro i suoi capelli con una mano, lui mi solleva per il bacino e mi fa sedere sulla scrivania. Non appena le sue mani toccano la pelle nuda dei miei fianchi mi sento andare a fuoco.
Faccio aderire i nostri corpi di mia spontanea volontà. Vorrei che avessimo più tempo. Vorrei che non si fermasse mai questa lotta di lingue che si cercano, si rincorrono, lottano.
Mi toglie la felpa e la maglia assieme e io ammiro  -passandoci sopra le dita- i bicipiti delineati che guizzano sotto il mio tocco. Lo desidero e lui mi desidera nel medesimo modo.
Si stacca bruscamente dalle mie labbra e avverto i suoi denti sul mio collo, assieme alla sua lingua.
Mi lascerà dei segni e Malia li vedrà. Devo fermarlo e sistemare le cose con lei prima che…  Gli tolgo la maglia e avverto la barba ispida tornare a graffiarmi dolcemente nell’incavo tra il collo e la spalla.  Ansimo e lo sento ridacchiare.
Mi suona il telefono e lui mi osserva contrariato, ma devo rispondere.
È Malia.
Prendo un respiro profondo e rispondo, ancor a petto nudo e con i jeans slacciati.
Ma quando è successo?
 -Sì?-
-Sono sotto casa tua, Stiles. Aprimi- riattacca e solo in quel momento noto il casino che abbiamo fatto. I libri a terra e il quaderno spiegazzato, la sua maglia sul letto e i miei indumenti a terra.
Derek mi guarda senza capire e gli rispondo che lei è qui.
-Stiles non crede di potermi sfuggire. Lo sai che non riusciresti-
Deglutisco. –Lei è la mia ragazza-
Sgrana gli occhi. –E da quando?-
Sospiro. –Quando te ne sei andato io mi sono avvicinato a lei e-
Non mi lascia il tempo di finire che prende le sue cose e se ne va, ancora prima che io possa finire di spiegargli. È arrabbiato e io non posso che biasimarlo.
Mi rivesto, scendo le scale e vado ad aprire a Malia che mi osserva innervosita.
-Quanto ci hai messo?-
-Stavo… dormendo- improvviso, nonostante sappia cosa devo fare.
Lei entra e si getta famelica sulle mie labbra, ma io la fermo. –Malia… dobbiamo parlare.-
Sgrana gli occhi, inclinando la testa. –Non ci credo, Stiles… non ci credo che lo stai facendo. Perché?- non piange, la sua voce non è incrinata, eppure so che sta soffrendo.
Boccheggio, cercando il coraggio di dirle la verità… di dirle che…
-Ho bisogno di te, del tuo amore… ma è egoismo e…- deglutisco.
Si morde il labbro. –Tu non mi ami.-
Udire quelle parole mi stringe il cuore. –Non ho detto questo, io…-
Si volta senza dire niente e esce di casa, sbattendo la porta, il cui rumore riecheggia in quella casa vuota -lasciandomi in mezzo ad una stanza-. Solo, mentre mi inghiotte il dolore e il senso di colpa.
Allora so cosa devo fare e afferro il telefono.
Squilla.
Squilla.
Nessuno risponde.
Parte la segreteria e so esattamente cosa dire: “Dove sei? Ci troviamo a casa tua subito”.
Senza pensarci un attimo, indosso la giaccia di pelle e metto le scarpe. Comincio a correre verso il bosco e non mi importa dei fiocchi che cadono senza sosta.
Deve ascoltarmi.  Non può andarsene oggi.
In una decina di minuti arrivo alla foresta e –nonostante sia stanco- mantengo un passo sostenuto, arrivando così a casa sua.
Tutto è uguale al mio sogno, anche se non vedrò né Allison, né mia madre… lo so.
Salgo i gradini di legno e busso alla porta, tremando di freddo.
Nessuno risponde.
Decido di rimanere lì il più possibile, ma poi devo tornare per non far preoccupare mio padre.
Riprendo la via dell’andata e me ne torno a casa, consapevole di aver perso tutto.

 
 
 
 
 Mi rigiro nelle coperte, ripensando continuamente a cosa abbia combinato in un solo giorno.
Mando un messaggio a Lydia –sebbene siano le quattro del mattino- e le scrivo che domani ci troviamo fuori da scuola. Lei capirà, come sempre.
Attendo che le prime luci dell’alba giungano a illuminarmi il viso e, esausto, mi scopro, camminando verso la doccia.
Accendo l’acqua e non attendo nemmeno che si riscaldi a sufficienza quando mi ci butto dentro. Lascio che le mie agonie, i miei dolori si confondano con questo scroscio, permettendomi di piangere come mai prima d’ora. Se chiudo gli occhi, vedo ancora il sangue di Allison e la reazione di Scott… Appoggio la testa contro le piastrelle azzurre e lascio che il getto troppo caldo mi ustioni la pelle.
Odo la voce di mio padre che entra in bagno e mi chiede se va tutto bene. Rispondo  affermativamente e spengo il rubinetto. Mi guardo allo specchio: sono magro, troppo magro. Le occhiaie mi attorniano il viso e sono violacee.
Mi asciugo e mi vesto velocemente, camminando a piedi nudi sul tappeto di frange azzurro. Mi preparo e prendo l’auto, sfrecciando verso l’istituto. Non sono pronto per un altro giorno di scuola all’insegna della matematica, della chimica – mi aspetta il compito- e della letteratura.
Parcheggio, mentre un’idea mi pervade la mente. Forse, posso provare a far capire a Derek le mie ragioni… se non è già partito. Scendo dall’auto e richiudo la portiera dietro di me, riconoscendo capelli color carota attendermi sugli scalini.
Mi avvicino  e lei mi sorride, apprensiva. –Stiles!-
-Ho lasciato Malia- sputo fuori, come se mi facesse ancora solo male tenerlo per me.
Spalanca gli occhi.
-Derek è tornato. Ci siamo baciati. Poi è arrivata Malia- cerco di fare il riassunto.
-E lui?-
-Beh, se ne è andato da casa mia. Non so se sia ancora in città…-
Alza le mani, provando a rallentare il mio flusso di pensieri che sembra inarrestabile. –Stiles, aspetta! Piano. Come ti senti?-
So che le basta guardarmi negli occhi per vedere quanto sia felice per il bacio, quanto stia soffrendo per Malia e quanto stia male per il modo in cui se ne è andato.
Entriamo assieme nell’istituto e prendo coraggio: -Forse la festa di Natale potrebbe essere una festa a sorpresa perché è tornato…-.
Lei mi sorride sghemba. –Ci penso io. Va bene?-
-Però non mi risponde, quindi magari… dovrà scrivergli qualcun altro…-
-Penso a tutto io, Stiles.-
Io non so veramente cosa farei senza di lei, la mia Lydia.
-Stai meglio, ieri era già difficile per te come giornata.-
Annuisco, non voglio parlarle di mia madre, di quello che ha avuto, di come se ne è andata. Non voglio dirle che mi manca ancora come se fosse volata via ieri.
Ho bisogno che Derek sappia la verità… che mi stringa forte a sé come ieri, quando ha cacciato via la paura, il senso di colpa e l’angoscia. Dove c’eravamo solo noi.
Giungo in classe e a pochi posti da me si trova Malia che non mi rivolge nemmeno uno sguardo. L’ho delusa, l’ho ferita e non se lo meritava.
Si avvicina verso Scott e lui la osserva, ignaro di ciò che è successo. Lei gli spiega con poche e coincise parole che ci siamo lasciati.
Il mio –ormai non più- migliore amico mi rivolge uno sguardo colmo di domande e io abbasso lo sguardo sul foglio bianco.
-Pensavo fosse un compagno per la vita, Scott. Mi ero sbagliata- spiega velocemente, senza nemmeno spostare gli occhi verso il ragazzo con cui sta parlando.
Io fingo di non sentire, ma l’ho sempre saputo. Volevo illudermi di amarla, di poter dimenticare Derek, di poterlo lasciar andare…. ma non è così.
Devo riuscire a parlargli, costringerlo ad ascoltarmi… deve. Non posso perderlo così.
Sollevo lo sguardo verso le finestre. Non sta nevicando, stamattina. Così, in quella coltre di biancore, immagino il sourwolf correre. Conosco a memoria il suo profilo, sia da umano che da lupo mannaro.  So perfettamente che sarà arrabbiato con me e perciò avrà la mascella contratta in una morsa.
Avrei voluto che restasse.
Questo pensiero mi riscuote quando l’insegnante comincia ad urlare che i nostri compiti di letteratura sono andati male.
-C’è una sola eccezione… Stiles Stilinski. Il suo tema sulla solitudine in letteratura è stato illuminante.- mi appoggia il compito, che non ricordo nemmeno quando l’ho fatto, sul banco e vedo una grande B+ al lato del foglio in rosso.
Accenno ad un sorriso.  Lydia ridacchia e mi fa l’occhiolino.
-Ci sono immerso, per quello è andato bene- mi avvicino alla chioma arancio davanti a me che mi rivolge uno sguardo arcigno. So che ha sentito cosa ha detto Malia e che l’aveva intuito anche lei.
Si volta, appena la professoressa ci supera. –Credi che se fossi solo, lui sarebbe venuto da te senza nemmeno avvisare gli altri del suo ritorno? – si rigira, fingendo di essere la bravissima studentessa qual è.
Spero che arrivi presto quella festa.
Il giorno passa velocemente, quando giunge il pomeriggio e il mio compito di chimica. Come può andarmi bene se quando dovevo studiare stavo facendo tutt’altro con Derek?
Sospiro, provando a concentrarmi. Ogni domanda mi sembra cinese mandarino. Bene.
Rispondo a quelle che mi ricordo, prendendo più tempo del previsto. Mi accorgo, infine, di aver risposto a sei domande su quindici, ma il tempo è scaduto.
Dannazione. Dannato sourwolf.
Consegno al professore che osserva il compito sgranando gli occhi e sospirando.
Impiega un quarto d’ora a correggermi gli esercizi.
-Mi dispiace, Stilinski… il massimo che posso darle per questo compito è una D meno. – scrive con quella penna rossa a gel il cui odore è da voltastomaco.
Annuisco e esco dall’aula, dove mi aspetta Lydia.
-Com’è andata?-
Mostro il compito e lei si fa pensierosa.
-Senti, devi risolvere la situazione con Derek. Devi! Non possiamo andare avanti così. Proprio oggi hai preso un bellissimo voto nel tema!-
Le sorrido sghembo. –Va bene. Ora vado a casa. Devo studiare per l’interrogazione di economia domani.-
-Dai, poi ci sono le vacanze. –
-Menomale, direi!-
Ridacchia. –Ti scrivo stasera-
Mi incammino verso la macchina, pronto a tornare a casa.








 
 
Capitolo 3.
 
Senza che nemmeno le scrivessi, alle nove di sera mi arriva un messaggio della mia migliore amica.

“Domani sera festeggiamo a casa mia.”
Respiro profondamente e prendo coraggio. Inoltro il numero di Derek e spero che lei gli chiederà di venire. Chissà se si presenterà. Con questi pensieri mi addormento, distrutto dall’insonnia fino al midollo. È il cellulare a svegliarmi e rispondo senza nemmeno guardare.
-Stiles-
Spalanco gli occhi, riconoscendo immediatamente la voce.
-Derek- la mia bocca è ancora impastata dal sonno, ma cerco di rimanere lucido.
-Ho ricevuto il tuo messaggio e non ci sarò. –
-Quale messaggio?-
-Quello in cui devo farmi trovare a casa mia. Adesso sto facendo una cosa urgente. Non posso perdere tempo-
Sono sempre gentili i suoi modi da sourwolf. Anche al mattino.
-Te l’ho mandato due giorni fa. Ora stavo dormendo.-
-Non dovresti essere a scuola?-
Osservo l’ora e mi alzo immediatamente. –Hai ragione! Scusa devo andare!- esclamo, vestendomi velocemente.
Non ho tempo di fare la doccia e non ho tempo di sistemarmi i capelli. Dovrei già essere a scuola!
Corro alla macchina con la brioche in bocca e metto in moto. Il cellulare continua a vibrarmi e sono sicuro che sia Lydia che stia tentando di chiamarmi. In pochi minuti sono a scuola –ho corso come non mai- e parcheggio. Nessuno studente si trova più sugli scalini e ormai i corridoi di marmo sono quasi deserti.
Non smetto di correre, con lo zaino semi aperto, e mi catapulto in classe. Ovviamente, il professore di economia sgrana gli occhi e mi segna il ritardo.
-Sempre puntuale, Stilinski!- esclama, ilare.
Lydia mi osserva fugacemente e ridacchia. –Finalmente hai dormito- mormora, appena mi siedo.
Credo che le mie occhiaie stiano regredendo.
Sono parecchio in ansia per la festa di stasera. Soprattutto quando scopro che ci saranno anche Scott e Kira –potevo immaginarmelo- e anche Malia e Isaac.
Sospiro, cercando di calmarmi anche quando il professore mi chiama per essere interrogato.
Mi alzo dalla sedia, ancora con il giaccone addosso –che sfilo prontamente- e vado alla lavagna.
Qualcosa ho studiato, mentre la mia mente continuava a ricorrere quel lupo come chissà cosa. Percorreva anche i suoi muscoli che guizzavano al tatto… dannazione mi sto distraendo!
Dannato me e anche dannato sourwolf, già che ci siamo.
Cerco di rispondere prontamente a tutte le domande – sia a quelle che so e sia a quelle che non so-. Ovviamente vengo mandato a posto dopo qualche fugace domanda e con una D.
Respiro profondamente, sorridendo.
Da quando Derek è tornato sto sistemando la mia vita e questo non può che essere positivo. Devo dirglielo, prima che lui riparta.
-Ci vediamo stasera- sussurro a Lydia, appena sono nelle sue vicinanze.
-Ci sarà anche lui-
Non so che scusa abbia usato per farlo venire, ma spero che gli piaccia l’idea della festa a sorpresa per Natale e il suo ritorno. Sto immaginando il suo viso appena entrerà e vedrà che cosa abbiamo organizzato… sarà furibondo.
-Elegante, Stiles. Mi raccomando- mi dice la ragazza dai capelli arancio non appena suona la campanella.
-Dimmi che scherzi- ribatto, inseguendola fuori dall’aula.
Scuote la testa. –Se non elegante, almeno non con i jeans blu e una felpa. Va bene?-
Sbuffo. –Sapevo che c’era la fregatura-
-C’è sempre un prezzo da pagare… e fammi contenta!-
Annuisco, sollevando gli occhi al cielo. È già tanto tutto quello che lei sta facendo per me, è il minimo che io possa fare per lei.
Così aspettiamo la fine delle lezioni assieme e poi torno a casa verso le quattro. La festa inizierà alle otto e Lydia è uscita a comprare un vestito per stasera.
Sono davvero in ansia e ho paura che non si presenterà.
Vado in doccia, sperando che mi schiarisca le idee su ciò che devo indossare e come devo impostare il discorso di stasera. Le parole dovrei sceglierle con cura, ma il pensiero di Derek non fa altro che farmi salire un calore osceno dal basso.
Mi sono posto molte domande su quello che provo per Derek, perché sia il primo e unico ragazzo a farmi questo effetto. Lui mi aveva colpito dall’inizio, quando Scott era solo un Omega e non un alfa.  È paradossale l’effetto che mi ha sempre fatto e lui se ne è accorto, soprattutto quando i miei ormoni sembravano impazziti e l’unico modo che avevo era impostare la ricerca su un sito internet. Spesse volte non mi bastava nemmeno osservare quei video che tripudiavano di libidine… mi bastava immaginare lui, la sua bocca, i suoi occhi, le sue spalle e le sue mani.
Non mi era mai capitato con un ragazzo.
Chiudo il rubinetto e mi friziono i capelli neri. Mi asciugo il corpo e torno in stanza, scegliendo un paio di pantaloni neri e una camicia bianca.
Mi sento un pinguino, ma posso farlo per quella ragazza che ha permesso che ci chiarissimo... forse. E se non ce l’avesse fatta, ha comunque fatto del suo meglio.
Mi sistemo i capelli che sembrano –come al solito- fare quello che vogliono.
Osservo l’ora e sono perfettamente in orario. Non è da me, ma preferisco avvertire mio padre che sembra contento dell’iniziativa di Lydia per “La festa di Natale”.
Mi mette una mano sulla spalla con una stretta tenace e mi saluta: indossa ancora la divisa e da questo capisco che stanotte lavorerà.
-Aspetta papà!- gli riferisco i voti e scoppia a ridere non appena gli racconto di chimica. È contento per letteratura e non sembra far caso al tema che ho scelto tra le tracce.
Mando un messaggio a Scott per sapere se vuole un passaggio e la risposta che ricevo è affermativa. Non c’è nessun grazie ad accompagnarlo, ma va bene così.
Usciamo assieme e mi metto in macchina. Con un rombo parto, lentamente per non farlo preoccupare, e sfreccio verso casa di Scott –dove sicuramente si trova anche Kira-.
In pochi minuti sono sotto casa sua e loro mi aspettano già fuori dall’abitazione. Kira sale dietro e lui sale nel posto del passeggero.
-Stiles-
-Scott-
C’è formalità nel nostro tono, una freddezza che né dovrei riconoscere e né vorrei avvertire.
-Ho saputo di Malia. Mi dispiace-
-Anche a me-
Non servirebbe a niente spiegare e lui non ha nemmeno capito che dal mio tono di voce nascondo qualcosa.
-Stasera ci sarà anche lei- interviene Kira, solitamente silenziosa.
Annuisco. –Mi ha avvisato Lydia-
La conversazione cade nel vuoto e l’unico rumore che avvertiamo è quello del motore dell’auto e il ticchettio della freccia.
 
In una manciata di minuti siamo alla villa di Lydia. Parcheggio nel vialetto, cercando di non rovinare l’aiuola o il prato. Scendiamo e camminiamo in un percorso di mattonelle ben preciso, senza calpestare i fiori.
Scott –che indossa un completo e tiene per mano Kira- suona. Lydia non si fa attendere molto ed entriamo. Mi avvicino immediatamente a lei e ammiro quanto il nuovo vestito bordeaux le stia bene.
-Sei bellissima!- esclamo, dolcemente, e lei sorride.
-Visto? Era un affare, non potevo lasciarlo in negozio!- ridacchia, girando su se stessa.
È il suo modo per sostenermi, per sdrammatizzare e non farmi pensare.
Da dietro sbucano Malia e Theo.
Malia è davvero bella nel suo vestito verde. Contrasta molto con i suoi capelli chiari, ma non credo che le valorizzi le linee del suo corpo. Lei ha delle bellissime gambe e con quello non le mette in mostra.  Non mi rivolge nemmeno uno sguardo e non risponde al mio saluto, come invece fa Theo.
-Andiamo in sala. –
-Ci siamo tutti?- domanda Scott.
Scuote la testa. –Manca ancora una persona, dovrebbe arrivare a momenti.- mi strizza l’occhio e l’ansia mi attanaglia le viscere.
Sta per arrivare e io non ricordo per niente il discorso. Come iniziava?
Sospiro, cercando di concentrarmi, quando suonano.
La ragazza dai capelli arancio corre ad aprire e avverto l’odore muschiato giungere alle mie narici. Entra Derek Hale con la sua solita giacca di pelle. È inconfondibile per me.
-Derek?- esclama sorpreso Scott.
-Scott?- si guarda attorno e posa il suo sguardo bruciante su di me –Lydia ma cosa…-
-Stiamo festeggiando il Natale- intervengo io e mi avvicino –e il tuo ritorno- con quella frase, Lydia si sposta verso i nostri amici e versa loro dello champagne.
-Il mio ritorno?- domanda, sorpreso.
-Non mi hai fatto parlare l’altra volta e io…-
-Non ho voglia di ascoltarti, Stiles- sancisce, freddo.
Lo porto in cucina, lontano da orecchie indiscrete, mentre Lydia accende la musica.
-Ora tu mi ascolti. Che tu lo voglia o no.- deglutisco, prendendo coraggio – Quando te ne sei andato ho stravolto la mia vita. Ho accettato Malia e ci siamo messi assieme. Mi piaceva stare con lei, ma un pensiero mi impediva di innamorarmene e lo sai perché. Lo hai sempre saputo!-
Si avvicina a me, voglioso di sentirselo dire, mentre le parole della canzone che hanno scelto impazza per tutta la casa. Lydia sa sempre come mettermi nei casini ancor di più.
 
 
Give me love, like her
Cos lately I’ve been waking up alone
The pain splatter tear drops on my shirt
I told you I’d let them go
 
-Cosa ho sempre saputo?-
-Che ero innamorato di te- sospiro – avevo bisogno di Malia. Avevo bisogno che lei mi amasse perché la solitudine è troppo difficile da gestire-
-Solitudine?-
-Scott non mi guarda nemmeno più da quando… Allison… Malia non può più accettare di avere al suo fianco qualcuno che non la ama… e tu te ne eri andato. Andato. Lasciandomi qui immerso in qualcosa che non sapevo né riconoscere né accettare.-
-Di cosa hai bisogno, Stiles? Che cosa vuoi?-
La salivazione è a zero non appena percepisco il suo respiro sulle mie labbra.
-Ho bisogno di te.-
Give a little time to me
We’ll burn this out
We’ll play hide and seek
To turn this around
And all I want is the taste

That your lips allow

Appoggia le labbra sulle mie e mi bacia. Schiudo la bocca, permettendo alle nostre lingue di intrecciarsi e conoscersi ancora.  Sì, voglio le sue labbra addosso, ora.
Mi solleva per il bacino e mi depone al tavolo in legno, così intreccio le gambe intorno ai suoi fianchi, facendo strusciare i nostri desideri.  Mi toglie la camicia dai pantaloni e mi tocca la pelle, proprio come aveva fatto giorni fa a casa mia.  Ansimo, mentre la sua bocca prende possesso del mio collo. Vorrei andare oltre - me lo legge negli occhi- ma si ferma, mordendomi il labbro inferiore.
 
And you know I’ll find my corner
Maybe tonight I’ll call you
After my blood, is drowning in alcohol
I just wanna hold you

 
Sorride sardonico. –Ora devo andare. Odio il Natale e le feste-
-Di già?-
-Ti chiamo.-
Io spero che lo faccia, perché lo aspetterò e lui lo sa, gli basta uno sguardo per capirlo. Scendo dal tavolo e mi sistemo la camicia.
-Volevo festeggiare che fossi tornato.-
-Me l’hai già detto-
-Allora resta, Lydia ha fatto tutto questo anche per te-
Sospira, esausto dal mio continuo insistere. –Per poco.-
Lydia entra, inclinando la testa. –Venite che la festa è iniziata!-
Mi tira per la mano la ragazza dai capelli arancio, tanto da portarmi in salotto inseguito da Derek e dal suo sguardo –posso sentirlo dietro la schiena, pungente-.
Appena mi avvicino agli altri, Scott mi guarda negli occhi. Gli basta uno sguardo per comprendere cosa mi stai succedendo.
Sgrana gli occhi e comprendo cosa stia accadendo: non accetterà la situazione, nonostante tutto. Nonostante lui non abbia mai avuto problemi con gli omosessuali.
Il problema non è il mio orientamento, ma siamo io e Derek assieme. Vorrei urlargli che lo ha sempre saputo, che non deve guardarmi in quel modo perché… perché…
Blocco immediatamente il pensiero perché lui ha il diritto di farmi del male e ignorarmi, ma non ha il diritto di fare del male a lui, a Derek, all’unica persona che mi possa salvare dal baratro.
Malia esce dall’appartamento di Lydia –senza nemmeno ringraziarla- e se ne va silenziosa.
Abbasso lo sguardo e mi sento in colpa anche per aver stravolto la festa di Lydia, la mia unica amica.
Scott, però, mi stupisce e afferra un calice di vino, lo solleva e inizia il brindisi. Nessuno dice nulla, se non Lydia che interviene in maniera impeccabile: “- Direi che è ora di assaggiare il dolce, che ne dite? Chi ne vuole una fetta?-“.
Le sorrido, in un modo che non saprò nemmeno mai spiegare. Mi volto verso Derek e noto immediatamente quanto si senta fuori luogo e spaesato, sebbene il sourwolf non lo dia mai a vedere.
“Sourwolf”.
Taglia quell’incantevole torta al cioccolato. Perché noi siamo così: non ci importa delle tradizioni in questi casi, ci importa di fare quello che ci fa stare bene. Una fetta a Scott e infine l’ultima la concede a me.
-Questa festa era anche per festeggiare il ritorno di Derek -sorride- Stiles ha avuto l’idea, ma io ho organizzato questo- afferma, mostrando l’intera casa immersa nell’atmosfera natalizia.
L’albero che quando ero entrato non avevo nemmeno notato.
Per non parlare della stella di Natale e… il vischio.
-Allora… ben tornato- esclama Scott, voltandosi verso Derek –Mi racconterai cosa hai scoperto, poi. Ora festeggiamo-
Il suo sorriso è tirato, esattamente come quello del sourwolf, ma mi basta. Mi basta che abbia apprezzato questa festa per lui… per dimostrargli cosa significa per me il suo ritorno, lui. Mi basta che lui sia qui.
La serata passa in fretta –sebbene domani non ci sia scuola- e verso mezzanotte torniamo a casa.
Non ho nemmeno cenato, ma poco mi importa.
Usciamo tutti assieme e la prima cosa che faccio è abbracciare Lydia che, colta di sorpresa, finge disgusto. –Stiles, il vestito nuovo! L’acconciatura!-
Eppure lo so perché lo fa. Lei non è così frivola e capisce sempre quando qualcosa non va.
Theo sale sulla sua auto e saluta frettolosamente; Scott monta in macchina da me. Derek mette in moto la sua nera –la solita- e comincia a inseguirmi non appena metto in moto.
Siamo in macchina da soli, io e Scott, il mio vecchio migliore amico.
-Potevi dirmelo-
La sua voce mi fa sobbalzare. –Scott, io…-
-Stiles, i nostri rapporti sono cambiati… ma questo è qualcosa di importante.-
-Cosa potevo dirti? Che non ho mai amato Malia? È questo che volevi sentirti dire?!- domando, incredulo.
Scuote la testa. Rimaniamo in silenzio fino a che non svolto per arrivare a casa sua. Intraprendo il viale e mi fermo sul ciottolato, illuminato solo dalla luce della luna.
-Volevo sentirmi dire che amavi Derek ed eri ricambiato. – mormora, mentre scende dall’auto e io rimango immobile vedendo la macchina del sourwolf alle mie spalle.
Scendo e sbatto la portiera.
-Perché avrei dovuto dirtelo? Non mi avresti nemmeno ascoltato… il rancore ti rende più cieco di quanto non renda me il senso di colpa. Scott non potrò mai perdonarmi per Allison e non ti ho mai chiesto perdono, ma non ti sentire in dovere o in diritto di mettere lui nelle nostre diatribe. Non l’unica cosa che mi resta- sussurro.
Deglutisce, lo vedo visibilmente.
-Vorrei perdonarti, Stiles. Dico davvero. Ma non… mi fido più-
Abbasso lo sguardo e annuisco. –Molto bene.- mi giro e torno in macchina, distrutto da questa meritata ingiustizia.
Troppo a lungo avevamo rimandato questo scontro.
Troppo a lungo avevamo nascosto i nostri sentimenti.
Accendo e il rombo del motore echeggia in questo viale e dentro di me. Proseguo verso casa, confortato dalla presenza di Derek che continua a seguirmi.
 
 
Appena giungiamo davanti a casa mia, parcheggio e mi muovo a passi lesti verso di lui che fa lo stesso. I suoi capelli –noto- sono pieni di piccoli fiocchi di neve che non sembrano disturbarlo.
Non dice nulla, se non afferrarmi per la nuca e stamparmi un bacio da togliermi il fiato sulle labbra.
È bello Derek, anche quando mi impone di baciarlo e mi stringe a sé.
Capisce quando i miei tumulti intestini sono impossibili da gestire e allora zittisce tutto con un bacio.
-Ti marchierò, Stiles. Come marchio tutto ciò che mi appartiene- mormora.
Poso un bacio sulle sue labbra e sorrido, senza riuscire a smettere.
Con quella frase sigilliamo qualcosa di importante, qualcosa che dovremo creare pezzo per pezzo e riusciremo. Perché io gli appartengo e lui mi appartiene e quei marchi gli serviranno solo per dimostrarmi quel che prova. Voglio quei segni adesso sul mio corpo. Voglio che li vedano tutti.
Vorrei riuscire a dirglielo un giorno: che lo amo, che voglio tenerlo con me, sempre. Fino alla fine. In qualunque situazione. Qualsiasi cosa accada. 
Give me love, Derek, Give me… your love.
 
   
 
Leggi le 11 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: Juliet Leben22