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Autore: Justice Gundam    04/02/2016    3 recensioni
Reborn, un continente sconosciuto, dove smog nero e piogge acide rovinano ancora di più gli edifici fatiscenti che costeggiano le strade della capitale Reborn City. Intere città ridotte in rovina, Pokemon in fuga, e dietro le scene, un'organizzazione che tira i fili per i propri terribili scopi. Questo mondo ha bisogno di eroi... e sarà qui che, mentre Ash e Misty affrontano il loro viaggio attraverso Unima, accadimenti misteriosi porteranno Vera, Drew, Max ed Hitomi, in una corsa contro il tempo per fermare il Team Meteora e riportare un raggio di luce agli abitanti di quel mondo crudele. (Contestshipping)
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Drew, Max, Nuovo personaggio, Vera | Coppie: Drew/Vera
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Anime
Capitoli:
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Pokemon: A World Reborn
Una fanfiction di Pokemon scritta da: Justice Gundam
 
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Capitolo 14 - Terrore nella fabbrica abbandonata
 
 
La notizia del rapimento di Vittoria si era diffusa rapidamente, scuotendo i membri della resistenza che pure erano stati incoraggiati dalle precedenti due vittorie alla centrale elettrica e nella Foresta Malachite. Tutti i membri del gruppo avevano lasciato perdere quello che stavano facendo e si erano precipitati nella sala principale del rifugio sotterraneo per sentire cosa stava accadendo, e per pensare a come reagire a quell'inaspettata emergenza.
 
"Il Team Meteora non ha davvero perso tempo a contrattaccare." affermò Drew, non appena Heather e Shelly ebbero finito di dare la notizia. Il giovanotto dai capelli verdi si stava in quel momento allenando con il suo Masquerain e il suo Roserade, e i due eleganti Pokemon erano ancora accanto a lui, ascoltando con attenzione le notizie. "In un certo senso, questa è una buona notizia, sapete? Vuol dire che stiamo cominciando a dare lorro delle preoccupazioni, dopotutto."
 
"Questo non toglie che hanno catturato una nostra compagna!" esclamò Ortilla, visibilmente preoccupata. "E vogliono che gli riconsegnamo il loro uomo... e in più, che gli portiamo l'Anellorubino di Heather e la mia Collanasmeraldo. Accidenti... ma a cosa gli servono quei gioielli, mi chiedo io? Come mai sono decisi a prendere provvedimenti così drastici per averli? Io non avrei problemi a dar loro la mia collana per salvare Vittoria... ma perchè vogliono proprio queste cose e non altro?"
 
Heather guardò l'anello luccicante che portava alla mano destra, con un'ombra di rabbia e tristezza negli occhi. Tra il fatto che avrebbero dovuto andare alla Fabbrica Abbandonata attraversando il Ponte Berillio... e il fatto che il Team Meteora aveva chiesto anche il suo Anellorubino in cambio della libertà - e forse della vita - di Vittoria... la bambina dai capelli fucsia era pervasa da un'ondata di cupi pensieri.
 
"Non ne ho idea. Non so perchè il mio anello gli interessi tanto..." disse Heather, guardando da un'altra parte per non far vedere il suo tormento. "Questo... è l'unico ricordo che ho di mia mamma, che è morta dandomi alla luce. Ed è l'unica cosa che mio padre mi ha lasciato prima di andarsene anche lui... non so perchè il Team Meteora lo voglia così tanto, ma se sono stati così vigliacchi da rapire Vittoria per costringermi a darglielo..."
 
Vera, Max ed Hitomi non poterono che comprendere il punto di vista della loro compagna. Non potevano certo immaginare cosa volesse dire ritrovarsi senza genitori all'età di soli dieci anni, ma potevano benissimo capire perchè lei fosse così attaccata al suo anello. E in quel momento, anche loro stavano pensando ad un modo di salvare capra e cavoli - liberare Vittoria senza dover consegnare l'Anellorubino e la Collanasmeraldo al Team Meteora.
 
A proporre una soluzione fu Florinia - nel suo solito modo asettico e freddamente logico. "Svolti i dovuti calcoli, questo soggetto ritiene di poter proporre una strategia efficace per fare fronte all'attuale condizione." affermò. "L'agente del Team Meteora da noi catturato, conosciuto come Simone, costituisce una fonte di informazioni superflua nella migliore delle ipotesi, e quindi, la sua riconsegna al Team Meteora è da considerarsi accettabile. Non altrettanto si può dire dell'Anellorubino e della Collanasmeraldo. Questo soggetto ritiene che il loro valore per il Team Meteora superi di gran lunga quello dell'ostaggio attualmente da loro detenuto, e potrebbe effettivamente essere un tassello fondamentale per i loro piani. La loro consegna al Team Meteora è quindi fuori discussione."
 
"E allora... cosa dovremmo fare per salvare Vittoria ed impedire al Team Meteora di mettere le mani su quei preziosi oggetti?" chiese Vera, non sapendo che pesci pigliare. "Se solo avessimo qualche modo per coglierli di sorpresa, allora forse..."
 
Shelly era rimasta in silenzio fin da quando la "riunione" era iniziata, cercando di pensare ad un modo per risolvere quel dilemma. Effettivamente, questa volta il Team Meteora si era messo in una posizione di grande vantaggio, e aveva scelto un luogo molto malfamato per lo scambio. Tuttavia, forse c'era qualche possibilità di coglierli di sorpresa, se avessero giocato bene le loro carte. La piccola esperta di Pokemon Coleottero di voltò verso Cain, come se volesse chiedergli conferma... e il giovanotto dai capelli viola sembrò capire al volo. Annuì con un piccolo sorriso, e fece cenno a Shelly di dire la sua.
 
"A-ascoltatemi... forse, io e Cain potremmo... avere un'idea di come fare a cogliere di sorpresa il Team Meteora... e liberare Vittoria senza dover per forza consegnare loro l'Anellorubino e la Collanasmeraldo..." disse la bambina dai capelli lavanda, facendo drizzare le orecchie ad Heather.
 
"Dici... dici sul serio, Shelly?" chiese Heather speranzosa.
 
La bambina dai capelli violetti fece un debole cenno con la testa, sentendosi un po' sotto pressione davant a tutti quei volti che la guardavano. "Credo... credo che si possa fare..." mormorò, prima di prendere un bel respiro e dire quello che stava pensando. "Ecco... dovrebbe esserci qualche altro ingresso alla Fabbrica Abbandonata. Dovremmo comunque passare sul Ponte Berillio, ma... se qualcuno di noi riesce  portarsi sul fianco della Fabbrica, allora credo che potremmo trovare qualche altra entrata. Magari le uscite di emergenza che venivano usate quando... quando era ancora in attività!"
 
"E' vero che c'è la possibilità che il Team Meteora le abbia già sbarrate, o che siano state rese inutilizzabili dall'incuria..." disse tra sè Amalia. La giovane maestra di Pokemon d'Acqua stava partecipando a sua volta a quella riunione di emergenza, e si era anche lei offerta volontaria per partecipare al salvataggio di Vittoria. "Però vale la pena di tentare. Magari gliene è sfuggita qualcuna... in fondo, il Team Meteora sarà anche efficiente, ma non è infallibile."
 
"E' un po' rischioso, ma vale la pena di tentare." riflettè Pietro dopo qualche istante di riflessione. "Va bene. Allora, alcuni di noi si presenteranno alla Fabbrica Abbandonata portando con sè l'ostaggio, e facendo finta di consegnare al Team Meteora l'anello di Heather e la collana di Ortilla."
 
"Nel frattempo, un altro gruppo cercherà di intrufolarsi nella fabbrica tramite un ingresso alternativo, e tenterà di liberare Vittoria senza che il Team Meteora se ne accorga." concluse Drew. "E' un piano un po' rischioso, ma... a questo punto, vale la pena di tentare. Va bene. Allora, credo che sia il caso di cominciare a dirigerci verso la Fabbrica Abbandonata... e portarci dietro quella recluta del Team Meteora, giusto per far vedere che rispettiamo i loro termini."
 
Vera annuì cupamente, sperando che l'idea dei suoi compagni funzionasse. Aveva l'impressione che da quel momento in poi sarebbe tutto diventato molto più pericoloso...
 
 
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Eclisse non era una persona superstiziosa... ma doveva ammettere che il suo collega aveva la sua parte di ragione - la Fabbrica Abbandonata era davvero un posto lugubre, quanto lo poteva essere quello che una volta era un luogo frequentato da decine di persone, in cui si producevano beni e utilità... e che ora era stato abbandonato al degrado e all'incuria. Il grande edificio in cemento grigio, reso ancora più imponente dalle ciminiere ora inattive che si protendevano verso il cielo ingombro di smog, era persino più inquietante all'interno: i corridoi erano completamente vuoti, a parte la polvere, le cartacce e i calcinacci che giacevano per terra in disordine. L'illuminazione era fioca, data soltanto da alcune lampade alogene appese ai soffitti - Astro ed Eclisse avevano da poco ripristinato l'alimentazione elettrica, ma anche così, l'oscurità che avvolgeva il luogo non si era diradata di molto. A completare questo quadro, e a rendere desolante lo scenario, contribuiva l'odore di aria viziata e di muffa, e le macchie di umidità che segnavano pavimento e pareti. Tutto attorno agli uomini del Team Meteora regnavano lo squallore e l'abbandono.
 
Reprimendo un brivido, Eclisse condusse la loro prigioniera, ancora un po' debole sulle gambe per la scarica elettrica che aveva ricevuto poco prima, all'interno di quello che dava l'impressione di essere stato un ufficio. I resti di alcune scrivanie e tavoli giacevano sul terreno, assieme ad alcuni fogli appallottolati e a cartacce di vario tipo, e la polvere, ancora più densa lì che in qualsiasi altra stanza, rendeva difficile respirare senza tossire. Detto questo, era un luogo abbastanza interno alla fabbrica che Eclisse era sicura che il loro ostaggio sarebbe stato relativamente al sicuro. Non c'era molto che potesse essere pericoloso da quelle parti, ed era nel loro interesse che Vittoria arrivasse tutta d'un pezzo al momento dello scambio.
 
Facendosi aiutare da alcune reclute, Eclisse trascinò Vittoria fino ad una sedia che era rimasta più o meno intatta e la costrinse a sedere su di essa, prima di legarla mani e piedi, e fare in modo che non potesse scappare. Vittoria ebbe un breve momento di reazione quando Eclisse la costrinse a mettere le mani dietro lo schienale, ma era ancora un po' rattrappita e non riuscì ad opporre resistenza quando Eclisse la legò strettamente.
 
"Giocati bene le tue carte, Vittoria." disse Eclisse con un sospiro, voltando le spalle a Vittoria mentre faceva cenno ai suoi uomini di seguirla. Alcune delle reclute del Team Meteora restarono nei dintorni, in modo da tenere d'occhio Vittoria nel caso tentasse in qualche modo di liberarsi. "Non mi fa piacere tenerti legata in questo posto, ma per raggiungere il nostro scopo, avremo bisogno di ricorrere a dei mezzi sgradevoli."         
 
"Tsk... potrei anche comprendere il vostro punto di vista, se non fosse per il fatto che state trasformando il continente di Reborn in un inferno! Anzi, lo avete già fatto!" esclamò Vittoria, ritrovando per un attimo le forze. "Che cosa sperate di ottenere, eh? Se solo noi lo sapessimo... forse potremmo trovare una soluzione a tutto questo! Senza che nessuno ci vada di mezzo!"
 
Eclisse restò in silenzio per alcuni secondi, riflettendo sulle parole di Vittoria... e per un attimo, la giovane esperta di arti marziali ebbe l'impressione di aver fatto breccia nell'animo della Dama Meteora. Ma questa speranza durò solo pochi secondi: Eclisse scosse la testa e riprese ad allontanarsi dalla stanza desolata. "Tu non puoi capire... nessuno di voi può capie. Noi del Team Meteora stiamo lottando perchè il continente di Reborn diventi un posto migliore, e alcuni sacrifici sono necessari a questo scopo. Voi della resistenza, che piani avreste per migliorare la situazione disastrosa in cui si trova questo paese? Vi limitate a dire che noi del Team Meteora siamo nel torto, a fare enunciazioni di principio... e intanto, questo paese sprofonda sempre di più nella corruzione e nel degrado!"
 
"Ma una volta Reborn non era così!" esclamò Vittoria, decisa a non arrendersi. "Qualche anno fa, la situazione ha preso a peggiorare all'improvviso... e due anni fa, siamo arrivati a questo punto! Se solo... se solo riuscissimo a capire come mai il nostro continente ha conosciuto un simile crollo verticale... forse riusciremmo a fare qualcosa per migliorare le cose!"
 
Eclisse non rispose. Restò ferma davanti al corridoio di uscita, con la mano destra appoggiata ad un muro... poi, senza proferire verbo, se ne andò, lasciando Vittoria legata sulla sedia con non meno di cinque reclute a farle la guardia. Vittoria non poteva saperlo, ma Eclisse stava effettivamente pensando a quello che aveva appena sentito, per quanto cercasse con tutte le sue forze di non dargli peso...
 
La Dama Meteora si incamminò lungo una serie di corridoi oscuri, illuminati solo ad intermittenza dalle luci appese ai muri e al soffitto. Raggiunse un'ala dell'edificio che sembrava un po' meglio conservata, in cui il pavimento era più o meno intatto, e si sedette su un gradino rimasto quasi del tutto intatto.
 
"Quello che dice Vittoria non è del tutto insensato. Quello che stiamo facendo... è terrorismo, c'è poco da dire." mormorò tra sè. "Però, se con queste nostre azioni potessimo assicurare a Reborn un futuro migliore? Varrebbe la pena di fare qualche sacrificio per un bene maggiore, no?"
 
"Eclisse? Tutto bene? Hai fatto mettere il nostro ostaggio in un posto dove non possono raggiungerla?" 
 
I pensieri di Eclisse vennero interrotti quando la giovane Dama Meteora venne interpellata dal suo compagno, Astro. Il ragazzo si stava avvicinando a lei, mettendole una mano sulla spalla con espressione preoccupata, ed Eclisse apprezzò se non altro la sua premura.
 
"Ah... Astro, sei tu. Scusa, mi ero imbambolata a pensare." disse, sfregandosi gli occhi con una mano. Si accorse solo in quel momento di essere molto stanca. Era da quando erano tornati da quella fallimentare missione ad Hoenn che non si erano presi il loro tempo per riposarsi. "Sì... sì, Vittoria si trova in uno degli ex-uffici di questa baracca polverosa. Anche se quelli della resistenza cercheranno di fare qualche colpo di testa, non riusciranno a raggiungerla tanto facilmente. Almeno su quello possiamo stare tranquilli."
 
"Mi fa piacere saperlo..." disse Astro, guardando in lontananza. Anche lui sembrava non essere convinto al cento per cento di quello che stavano facendo. "Ascolta, Eclisse... so che quello che stiamo facendo è sgradevole, e che molte persone stanno soffrendo per colpa nostra. Ma... dobbiamo farci forza, e lo sai anche tu. Dopotutto... ti sei unita al Team Meteora perchè pensavi... e lo pensi ancora... che sia l'unica possibilità di salvezza per questo posto, vero?"
 
"Come tu ti sei unito a loro perchè sono stati loro a darti un futuro quando eri un ragazzino di strada senza prospettive." disse Eclisse, permettendosi un piccolo sorriso. "Si può dire che, in fondo, siamo tutti e due sulla stessa barca. Entrambi noi siamo grati al Team Meteora per qualcosa. E siamo convinti che seguirli sia l'unico modo per migliorare qualcosa da queste parti."
 
Astro annuì lentamente. "Lord Solaris... è sinceramente preoccupato per quello che sta accadendo. Anche se temo che molte delle persone che gli stanno attorno non siano così sincere e fedeli." affermò. I due restarono in silenzio per un po', evidentemente scontenti di certi eventi che si stavano verificando tra i ranghi del Team Meteora. "Comunque, per ora l'importante è sostenere Lord Solaris, e cercare di recuperare l'Anellorubino e la Collanasmeraldo. Per quanto riguarda gli altri due... ce ne occuperemo con calma quando sarà il momento."
 
"Hai ragione." rispose Eclisse. "Anche se... lo ammetto, mi sento in colpa per tutte quelle persone che stiamo colpendo con i nostri piani. Anche se mi rendo conto che certi sacrifici sono necessari, non è certo più facile compierli."
 
"Lord Solaris sa quello che sta facendo." disse Astro. "Se tutto andrà bene, sarà lui ad inaugurare la nuova era... nessun altro potrà usurpare il suo sogno di riportare Reborn allo splendore passato."
 
"Io spero in bene, in ogni caso. Adesso... meglio prepararsi. La resistenza arriverà qui a momenti, e saranno pronti a tutto per liberare la loro compagna." disse Eclisse. Si rimise a posto l'uniforme, e i due comandanti di basso rango del Team Meteora si allontanarono, lasciandosi dietro l'inquietante corridoio e le sue luci intermittenti. I loro passi riecheggiarono debolmente in quel luogo desolato, fino a scomparire del tutto ed immergere nuovamente il corridoio in un cupo e gelido silenzio. 
 
Ma la quiete non durò a lungo.
 
"Gassssstly..." sussurrò un Pokemon, emergendo da una delle pareti e dando un'occhiata nel corridoio con i suoi occhi dello sguardo acuto. Era una creatura molto strana, niente di più che una palla di gas viola-nero, circondata da un alone di gas di colore più chiaro, con dei grandi occhi bianchi delle pupille piccole e nere, e una bocca larga dalla quale spuntavano i canini superiori. Un Gastly, il più tipico dei Pokemon Spettro - una creatura capricciosa e burlona con l'abitudine di infestare luoghi poco frequentati dagli umani.
 
Non era da solo, effettivamente - altre due creature dall'aspetto peculiare lo accompagnavano, fluttuando in aria accanto a lui. Una di esse era, chiaramente, un altro Pokemon di tipo Spettro, di colore grigio verdognolo, privo di braccia e gambe - si trattava, in effetti di niente più che una testa fluttuante sotto la quale aveva piccole appendici che facevano sembrare che indossasse un vestito increspato. Intorno al collo portava una collana di sfere rosse fluttuanti, e i suoi "capelli" ondeggianti avevano la punta lilla, mentre gli occhi erano gialli con l'iride rossa.  
 
Il terzo Pokemon aveva un aspetto meno spettrale ma altrettanto innaturale - era composto da una sfera metallica argentata con un grosso occhio inespressivo, con due calamite a ferro di cavallo ai lati del corpo a fare da mani improvvisate. Una grossa vite  era piantata nella parte superiore del suo corpo, e ce n'erano altre due più piccole sotto l'occhio. Si reggeva in aria tramite la pura e semplice forza elettromagnetica che emanava, e il suo unico occhio scattava rapidamente di qua e di là, come se lo strano Pokemon magnetico volesse registrare ogni cosa.
 
La creatura simile ad una testa fluttuante - un Misdreavus, un Pokemon originario della regione di Johto - rivolse ai suoi due compagni, un Gastly e un Magnemite, uno sguardo espressivo, e mormorò loro qualcosa che il Pokemon Acciaio/Elettro approvò con un piccolo cenno delle calamite che usava come mani.
 
"Dreeeeeavus..." disse Misdreavus con una voce melodiosa e al tempo stesso sibilante e spettrale. Il Gastly che era con lei annuì lentamente, senza mai perdere quella sua espressione un po' beffarda, e Magnemite chiuse leggermente il suo unico occhio, permettendo ad un po' di emozione - in questo caso, dubbio e incertezza - di farsi vedere sul suo viso.
 
"Magnemite?" esclamò con la sua voce metallica. Le sue mani-magneti girarono con uno scricchiolio di metallo sul metallo, e delle scariche elettriche si dipartirono crepitando da esse.
 
Gastly storse il naso, poi fece un cenno a Misdreavus, indicando con lo sguardo il corridoio lungo il quale Astro ed Eclisse si erano incamminati. "Gas gas..." mormorò, quasi volesse dire ai suoi compagni che non si fidava minimamente di quello che quei due e il resto degli intrusi stavano facendo. Misdreavus riflettè un po', poi sussurrò qualcosa a Gastly e a Magnemite, che ascoltarono senza dire una parola, e poi fecero dei cenni di assenso. Il Pokemon magnetico ripetè il proprio nome con la sua voce metallica, cercando di dire che ci avrebbe pensato lui a tenere d'occhio gli estranei... mentre loro due avrebbero potuto andare per conto loro.
 
"Misdreavus..." rispose l'elegante Pokemon Strido. Magnemite fluttuò a pochi centimetri dal soffitto, restando vicino agli angoli in modo da restare quanto più nascosto possibile, e i due Pokemon Spettro lo accompagnarono con lo sguardo, prima di voltarsi l'uno verso l'altra e scambiarsi un cenno di intesa. Misdreavus fece cenno a Gastly di seguirlo, e i due Pokemon si ritirarono, attraversando i muri grazie ai loro corpi eterei...
 
In un breve momento, il corridoio abbandonato era ritornato nel silenzio più spettrale...
 
 
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Era immerso nell'oscurità più totale.
 
Il che, per uno come lui, voleva dire che era una giornata come un'altra, se il termine giornata avesse avuto un senso in quel luogo che sembrava essere dimenticato da tutti. Da quanto tempo era che se ne stava nascosto nella Fabbrica Abbandonata, mostrandosi solo di tanto in tanto alla gente di Reborn City? Tanto, troppo perchè a lui facesse piacere ricordarlo. L'ultima volta che era stato fuori era stato per andare al Ponte Berillio, per raccogliere un'anima  che troppo presto si era separata dal suo guscio mortale. Un'anima che lui stesso aveva visto precipitare nell'oscurità, perdere ogni speranza fino a sprofondare nel vuoto...
 
"Gengarrrr..." sentì la voce di uno dei suoi Pokemon accanto a lui. Un Gengar, un potente Pokemon Spettro/Veleno di colore viola scuro, con corte braccia e gambe, la schiena coperta di corti spuntoni e un paio di grandi e minacciosi occhi rossi, apparve davanti a lui nell'oscurità di quel luogo, e il misterioso individuo rivolse a lui la sua attenzione. Doveva essere successo qualcosa di davvero inusuale, perchè il suo compagno Gengar si fosse preso la briga di andarglielo a comunicare di persona, in quella sala dei terminali nella quale da diversi anni non entrava più anima viva.
 
"Ho percepito che si stanno avvicinando..." sussurrò l'individuo avvolto nelle tenebre. "Immagino che la cosa ti abbia un po' turbato. Dopotutto, sai bene chi c'è tra quei ragazzi."
 
"Garrrr..." disse il Pokemon fantasma, rabbiosamente. In effetti, in quel Gengar c'era una fondamentale differenza rispetto ad altri della sua razza: non aveva il classico ghigno sardonico a cinquantaquattro denti che caratterizzava gli altri Pokemon della sua specie. Invece, questo Gengar appariva cupo e rabbioso, e nei suoi occhi riluceva qualcosa che dava l'idea della disperazione che regnava nel suo animo. Certo, non doveva essere stato un Pokemon che aveva avuto una vita facile - se di vita si poteva parlare nel caso di uno Spettro...
 
L'individuo nascosto nell'ombra scosse la testa. "Quindi, dopo tutto questo tempo, ancora non riesci a gettarti alle spalle il passato." affermò. Quando Gengar rispose con uno sguardo ancora più rabbioso e ferito, il misterioso individuo non sembrò turbato più di tanto, e decise che tanto valeva assecondarlo. "Capisco. Era comunque mia intenzione mettere alla prova quei ragazzi. Lascerò a te il compito di badare ad Heather. E spero che questo incontro con lei ti permetta di chiarire ogni cosa, e di far svanire per sempre i tuoi rimpianti. Ti auguro di trovare la tua strada, amico mio."
 
"Gengar!" esclamò il Pokemon spettrale, il cui volto sembrò distendersi giusto un po', forse per concedersi un attimo di speranza. Ma il Pokemon ricacciò subito quella sensazione, rimproverandosi per quell'attimo di debolezza. "Gen gengar!"
 
"Qualunque cosa capiti, spero che sarà valsa la pena di farti incontrare Heather... una volta di più." affermò l'uomo del mistero. Un fruscio appena percettibile gli annunciò che stava arrivando qualche altro Pokemon, e infatti, pochi istanti dopo, ecco che nella stanza apparirono, passando attraverso un muro, un Gastly e una Misdreavus, che raggiunsero il Gengar ed il suo allenatore e si inchinarono come potevano davanti a loro. "Vedo che siete tornati presto. Avete novità di cui fare rapporto?"
 
"Gas gas! Gassssstly!" esclamò il Pokemon simile ad una palla di fumo, sibilando in maniera un po' inquietante.
 
"Misdreeeeeavus!" esclamò la Pokemon Strido. Immediatamente, Gengar corrugò la fronte, assumendo un'espressione ancora più minacciosa ed inquietante... 
 
Ma l'uomo misterioso non sembrò turbato dalle notizie che aveva appena ricevuto. "Sì... comprendo. Era una situazione del tutto prevedibile, in ogni caso. Anzi, per certi versi, è anche meglio per noi." affermò. Si rivolse a Gastly e Misdreavus, che si misero nervosamente sull'attenti davanti al suo sguardo cupo. "Voi due, potete andare. Date una mano a Magnemite. Se il Team Meteora dovesse avvicinarsi troppo, respingeteli. Non dovrebbe essere difficile per voi, vero?"
 
"Gastly!" esclamò Gastly, riprendendo a sogghignare con fare arguto... e anche Misdreavus fece un cenno per dire che aveva capito, prima che i due Pokemon Spettro si ritirassero nuovamente nel muro da cui erano venuti. In perfetto silenzio, l'individuo nascosto dall'oscurità si fece avanti, e alcune luci di emergenza di quella sala abbandonata si accesero, illuminando per un attimo quella figura inquietante e soprannaturale.
 
"Sta arrivando un momento di grandi cambiamenti per il nostro mondo." disse tra sè. "Se in meglio o in peggio, non sono ancora in grado di dirlo. Ma... sicuramente tua figlia sarà un elemento importante di questo cambiamento, Corey. Anche se lei non se n'è ancora resa conto."
 
"Gengarrrrr..." mormorò Gengar, la cui espressione cupa si era fatta combattuta e indecisa...
 
 
 
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Il Ponte Berillio, l'unica strada vera e propria che collegava Reborn City alla piccola zona industriale, non era molto dissimile dal resto delle stradine di quel luogo dimenticato da Arceus. Si trattava di un ponte asfaltato che da tempo era stato abbandonato, e che ora veniva evitato da tutta la popolazione di Reborn City... al punto che Vera e i suoi compagni avevano dovuto arrivare lì di soppiatto, per non destare sospetti da parte di abitanti di Reborn un po' troppo zelanti. Non era uno spettacolo molto meno desolante del resto della metropoli inquinata - alcune sezioni di ponte erano state costruite solo in parte, lasciando delle voragini che davano su un burrone profondo almeno una ventina di metri; le ringhiere erano arrugginite, e sul terreno, sull'asfalto ricoperto di crepe, si vedevano numerosi rifiuti e calcinacci. Il gruppetto di allenatori non aveva però molta scelta a parte proseguire per quella stradina infida, sperando che andasse tutto bene almeno fino al momento di entrare nella Fabbrica Abbandonata.
 
Di tutti loro, era Heather quella che sembrava più tesa. La bambina dai capelli fucsia si teneva indietro rispetto al resto del gruppo, con Shelly ed Ortilla che cercavano di non farla allontanare troppo... e di tanto in tanto, gettava un'occhiata furiosa e addolorata verso il burrone, come se volesse biasimarlo per qualcosa. 
 
"Heather? Guarda che abbiamo una tabella di marcia." disse Hitomi, stanca di dover rallentare ogni dieci passi per consentirle di stare al passo. "Quindi, se non hai voglia di venire, puoi anche tornare al rifugio."
 
"Tu stai zitta! Non sono affari tuoi!" fu la reazione alquanto irritata di Heather. "Guardate che anch'io sono qui per dare una mano! Ho le mie ragioni per sentirmi così, quindi vedi di non scioccarmi!"
 
Hitomi corrugò la fronte, fortemente tentata di prendere Heather e tirarle uno schiaffo per insegnarle a non rispondere così... ma Vera intervenne, evitando che le due ragazzine più piccole venissero alle mani. "Calma! Calma, voi due! Non siamo qui per litigare! Dobbiamo fare questo scambio di prigionieri, no?" esclamò, dando un'occhiata a Simone che veniva condotto, con calma e gentilezza ma anche con fermezza, da Amalia e Julia. La recluta del Team Meteora era stata molto collaborativa, almeno fino a quel momento. "Heather, ascolta, non so quale sia il tuo problema, ma se vuoi parlarmene... se non altro, penso che ti permetterebbe di stare meglio che semplicemente tenerti tutto dentro fino a scoppiare!"
 
"E' vero, Heather..." disse Shelly, cercando di convincere la sua migliore amica. "Questi ragazzi vogliono solo darci una mano... e... e abbiamo... bisogno di loro, se vogliamo... farcela, no?"
 
Heather sembrò calmarsi un po', e prima di rispondere guardò con rabbia e malinconia verso la ringhiera arrugginita del ponte. Per un attimo, ebbe l'impressione di vedere una figura alta, dai capelli grigio-viola sparati in aria, che stava in piedi su di essa... ma quando sbattè gli occhi, la bambina si rese conto che si trattava soltanto di un momento in cui la sua mente aveva rivisto un'immagine del suo passato. Accidenti a lei e ai suoi flashback...
 
"Io... per adesso non me la sento, okay?" disse Heather con un sospiro. "Perchè... perchè per adesso non ci concentriamo su quello che dobbiamo fare, invece che su queste sciocchezze? Alcuni di noi dovranno cercare un altro ingresso alla Fabbrica Abbandonata... e io vorrei essere in quel gruppo, okay?"
 
"Va bene, Heather... ma allora permettimi di venire con te, okay?" disse Shelly, immaginando che avrebbe potuto essere un'esperienza difficile per la sua migliore amica. "Tra l'altro... mi sembra che... che... ehm... che siamo arrivati, no? Il... il ponte è... appena finito!"
 
Vera guardò avanti, e vide che, in effetti, il gruppetto di allenatori era arrivato dall'altra parte del burrone che separava Reborn City dalla Fabbrica Abbandonata - un edificio alto e dall'aspetto imponente, un colosso grigio e nero che sembrava servire a ricordare a tutti i cittadini di Reborn come fosse iniziato il degrado del loro mondo. Da terra, Vera e i suoi compagni videro delle alte ciminiere, ora completamente inattive ma ancora impressionanti come dimensioni e imponenza, che si stagliavano contro il cielo grigio. L'edificio era circondato da un recinto di filo spinato che lasciava attorno ad esso soltanto un piccolo spiazzo, ricoperto di erba secca.
 
"Questa... è la Fabbrica Abbandonata." disse Amalia, fermandosi vicino all'entrata del grande edificio. Cain e Pietro condussero Simone con loro, e si piazzarono appena dietro ad Amalia. "Tempo fa, questa era la sede centrale della Yureyu Corporations, i più grandi sviluppatori di tecnologia di Reborn. Ma da quando Reborn ha cominciato a precipitare in questo abisso di degrado in cui si trova in questo momento... l'azienda ha progressivamente rallentato l'attivtà, fino a fermarsi del tutto. Ora... questo edificio abbandonato è tutto quello che rimane. Qui non solo si produceva, ma si trovavano anche gli uffici dell'azienda, che dava lavoro a molte persone."
 
"Quindi, la chiusura della fabbrica ha provocato anche un bel po' di disoccupazione, dico bene?" comprese Max. "I problemi non vengono mai da soli..."
 
Ortilla annuì, tenendosi vicina alla sua Alty. La Pokemon Drago/Volante era visibilmente disturbata dall'aria stantia e viziata che aleggiava attorno alla Fabbrica Abbandonata, e cercava di farsi aria con le sue grandi ali piumate. "Più restiamo qui a Reborn, più mi rendo conto che i problemi di questo mondo non sono isolati l'uno dall'altro, per così dire. E' una situazione molto difficile, che ha creato un circolo vizioso, per così dire."
 
Fern alzò le spalle. "Beh, se non altro c'è qualcuno di sveglio, da queste parti." affermò il ragazzaccio con gli occhiali. "Sì, come si suol dire, da cosa nasce cosa. Disoccupazione, criminalità, degrado, la gente che se ne va, l'inquinamento che aumenta sempre più... ormai le acque di Reborn City sono più veleno che altro. Ci vivono solo i Grimer, i Trubbish... e altri Pokemon come questi."
 
Pietro fece un cenno con la testa. Per quanto Fern non gli piacesse per niente, doveva pur riconoscere quando aveva ragione. "E' stato un processo graduale... ma spaventosamente rapido. In breve tempo, la situazione a Reborn è diventata insostenibile, i Pokemon hanno cominciato a rifugiarsi nei luoghi più remoti del continente, e la nostra capitale è caduta sempre più preda dell'anarchia man mano che ciò che avevamo costruito cominciava a disfarsi."
 
"Già, e quelli del Team Meteora ne hanno approfittato." affermò Julia. 
 
Simone, che era rimasto in silenzio per tutto questo tempo, lasciandosi trasportare di qua e di là senza protestare, decise che aveva sentito abbastanza, e cercò di parlare a favore della sua organizzazione. "E potete forse biasimarci per aver fatto quello che abbiamo fatto?" esclamò. "Lo avete visto anche voi, no? Il continente di Reborn è ormai marcio... anzi, non solo Reborn. Se non poniamo rimedio a questa reazione a catena, tutto il mondo precipiterà nella desolazione. Noi del Team Meteora siamo qui per impedire tutto questo, e per riportare il mondo allo splendore di un tempo!"
 
"Con tutto quello che avete fatto, e tutte le vite che avete messo in pericolo, non credo che tu abbia esattamente il diritto di farci questi bei discorsi, tesoruccio!" rispose Cain. Il suo tono restava allegro, ma Vera e i suoi amici riuscirono a sentire l'accento di condanna nelle parole del giovane esperto di Pokemon Veleno. "E comunque, sappi che non ci incanti con le belle parole. Adesso te ne stai qui buono, e aspetti che ti abbiamo riconsegnato ai tuoi amichetti in cambio di Vittoria... e niente scherzi, mi sono spiegato? Bene? Bene. Direi che possiamo andare. Allora... a parte me, chi è che cerca un'entrata di servizio per questa tana di Raticate?"
 
"Ho già detto che vado io." rispose Heather, decisa a non farsi sfuggire quell'occasione. Se avesse potuto mettere le mani su qualche membro del Team Meteora, avrebbe avuto la possibilità di prendersi un po' di rivincita. "Voglio dare una mano contro il Team Meteora... e magari farmi dire qualcosa di più su quello che è successo qui!"
 
Shelly, in maniera abbastanza prevedibile, volle unirsi alla sua amica. "Allora... allora verrò anch'io con Heather e Cain... se... se non do troppo disturbo, si intende." disse, un po' insicura. Si sentì sollevata quando Heather le fece cenno che andava tutto bene, e che per lei non ci sarebbero stati problemi.
 
"Bene... allora, Heather, Shelly, Cain, che ne dite se vengo anch'io con voi?" chiese Vera, volendo anche lei tenere d'occhio i due membri più giovani della resistenza e dare una mano nel caso ci fossero stati problemi. "Max, vuoi venire anche tu?"
 
"Sì, sorellina. Immagino che potrò dare una mano anch'io." disse il bambino con gli occhiali. "Hitomi, Ortilla, voi che fate, restate con il gruppo?"
 
"Sì, Max, meglio non disperderci troppo." disse Hitomi. "Tra l'altro, ho l'impressione che Amalia e Julia vogliano venire con voi, dico bene?"
 
La bella allenatrice di Pokemon d'Acqua fece un cenno di assenso. "Sì, infatti. Preferiremmo venire con voi... non faccio per vantarmi, ma i miei Pokemon d'Acqua sono tra i più forti Pokemon su cui la resistenza possa contare, e sono sicura che potranno affrontare qualsiasi avversario il Team Meteora gli mandi contro!" affermò.
 
"Io sono qui solo per godermi un po' di esplosioni!" scherzò Julia. "KA-BOOM!"
 
"Si ricorda al soggetto Julia che lo scopo della spedizione è il recupero e la messa in sicurezza del soggetto Vittoria." fu il commento di Florinia. "Si sconsiglia l'uso di forza non necessaria."
 
"Va bene, abbiamo capito..." disse Heather, impaziente di cominciare. "Allora, noi cominciamo a cercare in giro se troviamo un altro ingresso... voi entrate dall'ingresso principale e cercate di tenere occupati quelli del Team Meteora finchè non interveniamo noi! Mi raccomando, ragazzi, state attenti a quello che fate."
 
"Non davi l'impressione di una che si preoccupava, piccola Heather." disse Drew con un sorrisetto sarcastico. La bambina dai capelli fucsia fece una buffa espressione offesa, e si voltò dall'altra parte, mentre Drew si schiariva la voce. "Scherzi a parte, hai ragione. Non abbiamo idea di cosa ci aspetti là dentro, quindi... state attenti tutti quanti, okay? Anche tu, Vera."
 
"Tranquillo, Drew, non mi farò prendere di sorpresa." disse Vera, restituendo a Drew uno sguardo comprensivo. I due ragazzi si fissarono negli occhi per un breve momento, prima che i due gruppi si separassero... e un attimo dopo, il gruppetto composto da Amalia, Julia, Cain, Vera, Max, Shelly ed Heather si allontanò lungo il fianco della Fabbrica Abbandonata, in cerca di unluogo da cui avrebbero potuto entrare.
 
Il resto del gruppo restò per un attimo lì, per accompagnarli, e poi si accinse ad entrare dalla porta principale, non sapendo bene cosa avrebbero dovuto aspettarsi, ma cercando ugualmente di essere pronti ad ogni evenienza.
 
"Okay, questo è il momento decisivo." disse Pietro, tenendo Simone per un polso e facendogli cenno di non tentare niente di avventato. "Ora facciamo il nostro ingresso in gran stile... e niente scherzi, okay?"
 
La recluta del Team Meteora annuì senza dire nulla, ma dentro di sè, sperava che qualunque fosse il piano di Tara e dei suoi compagni, almeno fosse buono... Finalmente, il gruppo fece il suo ingresso nella fabbrica abbandonata, con Pietro e Florinia in testa... e si trovò di fronte lo spettacolo più inquietante e desolante che Drew avrebbe mai immaginato di vedere! 
 
L'interno della Fabbrica Abbandonata era completamente deserto, immerso in una tale oscurità che era difficile vedere ad un palmo dal proprio naso! L'unica luce che si poteva vedere era quella, fioca e quasi insignificante, che proveniva dai pannelli sui muri, e da ciò che rimaneva dei terminali. Ogni tanto, si poteva cogliere un movimento di qualcosa che si spostava nell'oscurità... ma il fatto che non si potesse vedere cosa fosse non contribuiva certo a migliorare le cose. Dava l'impressione che da un momento all'altro sarebbe satato fuori qualcosa e li avrebbe attaccati... anche Simone, che pure era abbastanza ansioso di rivedere i suoi compagni del Team Meteora, deglutì e si ritrovò a chiedersi cosa fosse saltato loro in mente di scegliere questo posto per eseguire lo scambio...
 
"Si richiede di procedere." disse Florinia, l'unica a non essere minimamente impressionata da quella vista desolante. Cercando di non mostrare il loro nervosismo, gli allenatori della resistenza fecero il loro primo passo all'interno della Fabbrica Abbandonata, mentre la porta si richiudeva cigolando dietro di loro.
 
"Ehm... non so voi, ragazzi, ma a me questo posto mette i brividi... non è che qualcuno ha qualcosa... qualsiasi cosa... per farci luce?" chiese Pietro, cercando distare attento a dove metteva i piedi. Il pavimento era pieno di cartacce, rifiuti e calcinacci, e sentiva che da un momento all'altro avrebbe potuto accadere qualcosa di terribile. Almeno, se avessero avuto un po' di luce, avrebbero potuto vedere dove mettevano i piedi...
 
Hitomi, malgrado qualche tentennaento iniziale, aveva rapidamente preso il controllo della situazione, e aveva tirato fuori una delle sue Pokeball. "Se qualcuno vuole un po' di luce, non ha che da chiedere." affermò. "Sableye, abbiamo bisogno di una mano."
 
Con un gesto, Hitomi fece uscire il suo Pokemon Spettro/Buio, una creatura umanoide alta appena mezzo metro il cui corpo di colore viola scuro sembrava fatto di aria e fumo, esile e flessibile, con due grandi gemme bianco-azzurrine che facevano da occhi, e una piccola pietra rossa incastonata sul petto. Atterrò con prontezza accanto alla sua allenatrice, che lo accolse con un cenno della testa. "Riesci a farci un po' di luce in questa topaia?" chiese la bambina. "Abbiamo qualche problema ad andare avanti."
 
"Sableye!" esclamò il Pokemon Oscurità facendo un piccolo ghigno. Fece cenno al resto del gruppo di non guardarlo direttamente, poi si concentrò per un attimo e fece illuminare i suoi occhi cristallini, illuminando la scena tutt'attorno a sè. Fern si schermò gli occhi con una mano, con un verso di fastidio, ma privatamente apprezzò il fatto che ci fosse un po' di luce.
 
"Okay, adesso credo che possiamo andare avanti senza inciampare." affermò Hitomi con un lieve sorriso. Il gruppo riprese il cammino, sempre con Pietro e Florinia a fare da apripista... e con alcune telecamere nascoste che seguivano ogni loro movimento, e trasmettevano le immagini da tutt'altra parte della fabbrica...
 
 
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"Aaaah, vedo che quei ragazzi si sono organizzati bene." disse tra sè la misteriosa entità nascosta nell'oscurità, mentre sullo schermo davanti a lui scorrevano le immagini del gruppo di Drew che si faceva lentamente strada nei corridoi abbandonati della fabbrica. "Certo, il Team Meteora si accorgerà che non sono tutti, ma anche così non può sapere dove sono gli altri. Credo che... sia il momento di fare visita a Vera e ai suoi compagni, non lo credo anche tu?"
 
Il Gengar che non aveva mai lasciato il fianco della strana creatura serrò gli occhi... e un attimo dopo, con un fruscio quasi impercettibile, entrambi scomparirono, teletrasportandosi da un'altra parte dell'edificio desolato...
 
 
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"Okay, ragazzi... state attenti, non toccate le parti elettrificate, potrebbe esserci ancora della tensione..." disse Vera, aiutando il fratellino a scivolare tra due pezzi di cemento e all'interno di una cabina elettrica ormai in disuso. Il muro aveva ceduto per l'incuria e l'usura, e aveva così creato un varco che i ragazzi avrebbero potuto usare per entrare nella Fabbrica Abbandonata. Julia aveva fatto uscire il suo Zebstrika, che stava facendo luce attorno a sè usando la sua luminescenza naturale. La zebra elettrica aveva illuminato le punte che formavano la sua criniera, e ora stava esaminando i cavi sparsi a terra per rendersi conto se c'era ancora qualche pericolo.
 
"Allora, Zebstrika, va tutto bene lì?" chiese Julia, che era rimasta un po' indietro per assicurarsi che non ci fossero ospiti indesiderati a seguirli. Il Pokemon Saetta si voltò verso la sua allenatrice e confermò che i cavi erano sicuri. "Bene. Allora proseguiamo... e state attenti, ragazzi, anche se questa fabbrica può sembrare abbandonata, non penso che il Team Meteora sia la sola cosa che ci aspetta qua dentro. Ci saranno probabilmente dei Pokemon Spettro o dei Pokemon di tipo inorganico ad infestare questo posto..."
 
"Per qualche motivo, la cosa non mi stupisce..." disse Max, osservando il lugubre paesaggio di abbandono che li circondava. Cain si avvicinò con prudenza ad una porta che dava su un magazzino abbandonato e, tenendosi su un lato, la spinse lievemente in avanti, dando accesso ad un grande magazzino pieno di scatole di cartone vuote, piazzate su dei grandi scaffali di ferro arrugginito e ricoperte di ragnatele. Il giovanotto dai capelli viola vide alcuni Spinarak e Rattata che si dileguavano rapidamente, rientrando nelle loro tane... e dopo essersi assicurato che non c'era nessun pericolo, fece cenno a Vera e al resto dei suoi compagni di entrare.
 
"Okay, qui è tutto tranquillo! Venite pure, forse da qui riusciamo a raggiungere l'interno della Fabbrica Abbandonata!" sussurrò Cain. Uno alla volta, i suoi compagni lo raggiunsero nel magazzino abbandonato, tenendo gli occhi aperti e guardando in ogni angolo per evitare di cadere in qualche imboscata...
 
"Questo posto è pieno di insetti... mi piace!" disse Shelly, notando un piccolo Spinarak che si arrampicava su un muro poco distante da lei. Heather rivolse alla suamigliore amica uno sguardo un po' stupito quando vide che il ragno si era fermato per farsi accarezzare! "Ehm... scusate, mi sono... lasciata un po' prendere... scusate, dovrei... essere più concentrata..."
 
"Guardate là, in fondo alla stanza... quelli, che cosa sono?" chiese Amalia, notando qualcosa che giaceva dimenticato nell'oscurità, in fondo al magazzino. Si trattava di un gruppo di terminali computerizzati, installati in alcune cabine aderenti al muro e che, per qualche strano motivo, erano rimasti quasi del tutto privi di polvere e di ragnatele. I loro schermi erano intatti, e sembrava addirittura che fossero stati utilizzati da poco, visto che non c'era traccia del passaggio di Pokemon vicino alle macchine. "Sembrerebbero... dei controlli, o cose del genere. Io non sono esperta di queste cose, ma a guardarli così mi danno questa impressione."
 
"Non ne ho la più pallida idea..." disse Heather, a cui non sembrava importare molto di quella scoperta. "Ora, possiamo tirare dritti e proseguire? Abbiamo già perso abbastanza tempo qui!"
 
"Potrebbe essere importante, Heather." affermò Max. "Il fatto che siano così ben tenuti in mezzo a questo caos... mi fa pensare che ci sia qualcosa di particolare in quei computer. Altrimenti, cosa sarebbero lì a fare?" 
Heather corrugò la fronte irritata. Odiava ammetterlo, ma Max non aveva tutti i torti, e fece un grugnito di fastidio per dire che per lei andava bene. "Tsk... e va bene, ma facciamo presto! Non sono venuta qui per smanettare su uno stupido computer, ma per salvare Vittoria e sistemare il Team Meteora!"
 
"Strika..." disse la Zebstrika di Julia, avvicinandosi ad uno dei terminali. Si stava accingendo ad usare la sua carica elettrica per fare in modo che si accendesse... quando sentì uno strano suono provenire dal terminale, e drizzò le orecchie allarmata! "Zebstrika?"
 
"Che succede, Zebstrika? Cosa sta..." disse Vera, interrompendosi quando vide che i quattro schermi dei terminali si erano accesi di colpo, senza che nessuno avesse premuto alcun tasto di accensione nè inserito la corrente! Allarmati, la ragazzina di Hoenn e il suo fratellino fecero un passo indietro, e anche Heather passò dal fastidio ad una vaga espressione di paura! "Ah! G-guardate! Quello schermo si è... acceso da solo?"
 
"Ma come è possibile?" esclamò Cain. "Come ha fatto ad accendersi così?"
 
"Forse c'è un Rotom da qualche parte..." affermò Julia, ricordando il particolare potere del fantasmino di plasma. "Avevamo pur detto che questo posto potrebbe essere infestato anche da Pokemon Spettro, no?"
 
"In effetti... avrebbe anche senso..." mormorò Shelly, tenendo la spalla di Heather. Si sentì un po' più tranquilla quando Heather le prese la mano per farle coraggio. "E... e adesso... cosa... ehm... cosa succederà?"
 
"Stai... tranquilla, Shelly. Qualunque cosa sia, la affronterò. Non mi faccio... mettere paura!" disse Heather, con un tono di voce che tradiva il suo nervosismo. Amalia si mise davanti alle due bambine e prese una Pokeball, pronta a difenderle ad ogni costo...
 
I ragazzi si tennero pronti, con i nervi tesi... e Vera trasalì quando una figura violacea ed evanescente, ma al tempo stesso feroce e minacciosa, passò attraverso uno dei muri del magazzino e fissò il suo sguardo ardente su di loro - un Gengar, che si fermò fluttuando a pochi metri da terra, fissando il gruppo con fare rabbioso! 
 
Dietro di lui, un'altra figura emerse, apparendo dall'oscurità - una figura ancora più minacciosa e spettrale, un umanoide che sembrava fatto di ombra solida, e che aleggiava come un fantasma nella stanza quasi del tutto buia! Il suo corpo era diafano, etereo, e allo stesso tempo era scuro ed impenetrabile, e si interrompeva più o meno all'altezza della sua vita, con uno sbuffo di vapore violaceo al posto delle gambe. Era avvolto da un'impermeabile grigio tenuto aperto sul davanti, e portava sulla testa un cappello di feltro in stile anni Venti... mentre il resto del suo corpo, tranne i due fari rossi ardenti che erano i suoi occhi, era composto da oscurità impenetrabile! Era una visione agghiacciante, grazie anche all'aura di fiamme rosse evanescenti che circondava il suo corpo innaturale!
 
"Ah! E... e... e questo... questo... chi è?" esclamò Max, facendo rapidamente qualche passo indietro per poi andare a sedersi per terra. Vera fu rapidamente a fianco del fratello minore, e afferrò una Pokeball nel caso il Gengar di quella terrificante visione avesse deciso di attaccare!
 
Non si aspettava una risposta... quindi sia lui che Vera furono piuttosto stupiti quando Amalia boccheggiò un nome. "Sh... Shade? Allora... allora le voci erano vere! E'... è qui che Shade si nasconde!"
 
"Sh... Sh... Shade?" balbettò Vera. "State... state parlando di quell'uomo? Chi... chi sarebbe?"
 
"Shade... è una figura avvolta nel mistero per tutti noi di Reborn! Nessuno sa esattamente chi sia o da dove venga..." mormorò Cain. "Ma sappiamo che di tanto in tanto si fa vedere, per dare qualche criptico avvertimento, o per prendere con sè gli spiriti dei Pokemon..."
 
"Una... una specie di traghettatore delle anime, quindi?" disse Max, che non si sentiva meno intimorito da quella rivelazione. Shade restò fermo in aria, fluttuando sinistramente davanti al gruppo senza dire una parola... e gli schermi dei computer davanti al gruppo si accesero, mostrando delle scene sconcertanti!
 
Il primo sulla sinistra inquadrava una cascata, che si gettava verso un abisso... e all'improvviso, il corpo di una ragazza dai capelli lunghi che precipitava!
 
Sul secondo, un'altra scena - una donna dai capelli violetti e un Medicham che camminavano fianco a fianco per qualche secondo... prima che la donna si accasciasse improvvisamente al suolo, come se fosse stata colpita da un attacco di cuore...
 
Il terzo schermo non mostrò granchè... ma Vera riuscì a cogliere la figura di una donna che la squadrava con uno sguardo terrificante, un'espressione di odio e malvagità come la giovane coordinatrice di Hoenn non aveva mai visto prima di allora, e che la lasciò agghiacciata!
 
Il quarto, tuttavia, era quello che aveva attirato l'attenzione incondizionata - e colma di orrore - di Heather e Shelly: si vedeva una scena che si svolgeva sul Ponte Berillio, di un uomo dai capelli violetti, pettinati in modo da formare delle punte sulla sua testa, e dall'espressione vacua e fredda, che camminava lungo la ringhiera, accompagnato da alcuni Pokemon - una Nidorina, uno Skuntank, un Muk, un Toxicroak, un Tentacruel e un Crobat. Per le due bambine, non c'era nessun bisogno di immaginare chi potesse essere. Era una persona che entrambe conoscevano molto bene... e quella scena era una che nessuna delle due voleva vedere!
 
"Papà..." sussurrò Heather, spalancando gli occhi. 
 
"Quello... quello è... il signor Corey..." mormorò Shelly. "E quindi... questa scena... no! A... Aspetta, Shade... non... non farci vedere questo... no... per favore..."
 
"Che... che sta succedendo? Cosa... cosa sono queste immagini?" esclamò Julia, rimasta come ipnotizzata a guardare la cascata che continuava a scorrere. Sembrava quasi che si aspettasse che da un momento all'altro sarebbe caduto un altro corpo...
 
Vera non rispose. Dal suo punto di vista, tutto il paesaggio attorno a lei si era dissolto, e adesso lei e Max si trovavano in una stanza chiusa, assieme a quella donna isteriosa il cui aspetto continuava ad essere celato dall'oscurità, ma le cui intenzioni malvagie erano ben chiare dai suoi occhi. La ragazzina allungò a tentoni una mano verso una sua Pokeball, e afferrò quella di Wartortle, facendo apparire il Pokemon tartaruga accanto a lei. Anche Max, pur essendo spaventato da quello che stava accadendo, fece uscire uno dei suoi Pokemon... il suo Gardevoir, che si parò davanti al ragazzino con gli occhiali e cercò di sbarrare la strada alla donna misteriosa. Quest'ultima sembrò non fare nemmeno caso all'apparizione dei Pokemon di Vera e Max, e continuò ad avanzare inesorabile...
 
"Vattene!" esclamò Vera, non sapendo più cosa fare. "Tu... tu chi sei? Che cosa vuoi da noi? Sei... sei un'illusione creata da Shade, vero? Se sei un'illusione, allora... non puoi certo farci paura!"
 
"Garrrdevoirrrrr!" esclamò l'elegante Gardevoir di Max, usando una mano per intimare alla sconosciuta di non avvicinarsi ulteriormente.
 
Davanti agli occhi di tutti, lo scenario della Fabbrica Abbandonata stava svanendo, per venire rimpiazzato da delle immagini cupe e tetre che si stavano sostituendo alle realtà! Ognuno di loro si trovava in uno scenario diverso... Cain era in piedi su un altopiano desolato, e cercava di dare una mano alla donna dai capelli violetti che era caduta... ma ogni volta che cercava di prenderla per rovesciarla sul dorso e prestarle soccorso, la sua mano passava attraverso il corpo della donna, e il suo Medicham, che pure cercava di rianimare la sua allenatrice, non si era neanche accorto del ragazzo che gli stava accanto...
 
 
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"Tutto è finito... anche quella piccola parte di vita che ero riuscito a ricostruirmi... tutto è perduto, ormai."
 
Heather e Shelly, in quel momento, si trovavano in piedi sul Ponte Berillio, a poca distanza da Corey e dai suoi Pokemon. L'atmosfera era tanto cupa e desolante quanto quella a cui erano abituate le due bambine... anzi, in questa particolare giornata, sembrava ancora peggio, con quella pioggerellina acida che cadeva insistente sulla città. Tutt'attorno, regnava una calma irreale... sembrava quasi che Reborn City, ormai abituata a questi scenari desolanti, si fosse semplicemente addormentata, permettendo al cielo di scatenare tutta la sua ira su di lei...
 
Corey sorrise amaramente. In fondo, che senso avrebbe avuto opporsi? Nulla sarebbe cambiato... alla fine, la speranza non è altro che una crudele illusione, una fantasia che fa credere che le cose nella vita possano andare meglio.
 
Non succede mai.
 
Tutto quello che le persone fanno... tutti i loro sogni, tutte le loro aspirazioni... alla fine non sono che fumo, come il fumo e lo smog che avvolgevano quella città schifosa.
 
Ma ben presto, almeno per lui, questa corsa insensata avrebbe avuto fine...
 
"Ora... ora siamo sul Ponte Berillio..." mormorò Shelly, una volta che lo stupore le permise di ragionare un po' più a sangue freddo. "Ma... come abbiamo fatto... questa... è un'illusione creata da Shade, non è vero?"
 
"Papà... papà, aspetta!" esclamò Heather, tendendo una mano verso Corey. Se si era resa conto che questo scenario era tutta un'illusione, non lo stava certo dando a vedere... "Lo so che non siamo mai andati molto d'accordo... ma non lo fare! Ascolta... troveremo una soluzione! Mi dispiace che Titania ti abbia smascherato... ma non potevi continuare a lavorare per il Team Meteora!"
 
"Non... non credo che ti senta, Heather. Questa... è tutta una riproduzione! N-non so come... ma... ma ci siamo f-finite dentro!" balbettò Shelly, cercando di trattenere Heather nel caso ci fosse stato qualche pericolo. La bambina dai capelli fucsia si liberò dalla debole presa di Shelly e cercò di avanzare verso il padre, che però non si accorse nemmeno di lei.
 
"Bene. E' fatta." disse Corey rivolto ai suoi Pokemon, appoggiato alla ringhiera del Ponte Berillio. "Mi avete servito bene, ma ora siete liberi. Andatevene."
 
Tutti e sei i Pokemon di Corey assunsero delle espressioni desolate, e restarono fermi per qualche attimo accanto al loro allenatore, che non fece nessun tentativo di comunicare ulteriormente con loro, e anzi voltò loro le spalle per dire che era tutto finito. Con un sospiro rassegnato, Skuntank se ne andò per primo, con Toxicroak e Muk appena dietro, e il suo Tentacruel strisciò via e si diresse verso il canale inquinato che attraversava la città dei perduti. Anche Nidorina cominci a seguire Skuntank, ma si voltò giusto un attimo per rivolgere a Corey uno sguardo malinconico...
 
A quel punto, era rimasto solo il Crobat dell'uomo dai capelli viola, che continuò a svolazzare attorno al suo allenatore, quasi stesse cercando di fargli cambiare idea. Inutilmente.
 
"E anche tu. Tu non sei speciale." sentenziò Corey. "Vattene. Non sei più il benvenuto qui... quindi vai al diavolo."
 
"Crrrrobat..." mormorò il Pokemon pipistrello, abbassando lo sguardo. Ci aveva provato. Aveva tentato fino all'ultimo di salvare Corey da sè stesso... ma questo è possibile soltanto quando una persona vuole essere salvata. A quel punto, per quanto lo addolorasse, era inutile insistere... e con uno stridio, Crobat volò via, lasciando Corey da solo sul ponte abbandonato.
 
"Papà..." mormorò Heather, cercando ancora una volta, senza farsi alcuna illusione, di afferrare la sua divisa viola, che contraddistingueva un agente scelto del Team Meteora... ma quando la sua mano passò attraverso il corpo del padre, Heather si rese conto che non c'era nulla che lei potesse fare...
 
"Heather... non guardare, ti prego..." disse Shelly, trascinandosi come in trance verso la sua amica, che restava ipnotizzata a guardare il padre che gettava via le sue Pokeball ormai vuote. Riuscì a raggiungere Heather appena in tempo per metterle le mani sugli occhi, nel momento stesso in cui Corey scavalcò la ringhiera del Ponte Berillio, affacciandosi su un abisso che terminava decine di metri più in basso...
 
"Amore mio... tra un attimo sarò da te..."
 
E con queste ultime parole, Corey Molinar, agente scelto del Team Meteora, si lasciò andare, precipitando nel vuoto...
 
 
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Heather sentì le mani di Shelly che si allontanavano dai suoi occhi... e si trovò di fronte lo spettacolo desolante del Ponte Berillio ormai completamente deserto, tranne per le sei Pokeball vuote che fino a poco prima erano state le dimore dei Pokemon di Corey. Sentì qualcosa di liquido scorrerle lungo le guance, e solo in quel momento si accorse che stava versando delle lacrime...
 
"Shelly..." mormorò, voltandosi verso la sua migliore amica. Shelly era in piedi accanto a lei, con lo sguardo rivolto verso il terreno, e il viso rigato dalle lacrime. Doveva aver assistito anche lei a quella scena...
 
"Heather... io... mi... mi dispiace... non... non potevamo fare niente..." mormorò la piccola esperta di Pokemon Coleottero, non sapendo fino a dove i suoi pensieri procedessero secondo logica... fatto stava che dopo qualche secondo di imbarazzato silenzio, Heather la abbracciò con tutte le sue forze, e Shelly appoggiò il viso sulla spalla della sua migliore amica, cominciando a singhiozzare. "Mi... mi dispiace... Heather... mi dispiace così tanto..."
 
"Non... non è colpa tua... Shelly..." rispose Heather, cercando in qualche modo di restare composta, senza eccessivo successo. "Lo ha deciso lui... stupido papà... stupido! Lui e la sua mania... di credere che... che la speranza... non esista... alla fine a cosa ha portato? Quel maledetto stupido!"
 
Shelly tenne ancora più stretta la sua migliore amica, come se avesse paura che dovesse sparire da un momento all'altro. "Lo so... lo so... sfogati, Heather..." la esortò. "Non tenerti sempre tutto dentro... non sei obbligata... ad essere forte per nessuno..."
 
"Hmph... quindi, vedo che anche dopo tutto questo, non hai ancora imparato..."
 
La voce di Corey scosse le due bambine, che trasalirono e si voltarono di scatto verso quella che fino ad un attimo prima era la parte opposta del Ponte Berillio... e che ora, evidentemente grazie alle illusioni del misterioso ed inquietante Shade, si era trasformata in una grande sala vuota dalle pareti viola luminescenti, sormontata da una desolante cupola che creava un opprimente effetto di eco...
 
E davanti a loro, a pochi metri di distanza, si trovavano Shade e il suo Gengar, con quest'ultimo che le osservava minaccioso...
 
Heather, passando rapidamente dallo sconforto all'ira, si mise in piedi e si passò la mano sugli occhi, in modo da non farsi vedere debole. "E allora? Che cosa state cercando di fare, voi due? Che cosa volete da noi? Perchè mi avete fatto rivedere il momento in cui mio padre si è suicidato? E dove sono i nostri amici, eh? Vogliamo delle risposte, adesso!"
 
"E le avrete, giovani speranze di Reborn." affermò Shade, in maniera evasiva e sibillina. "Ma prima... credo che ci sia qualcuno che desidera parlare con te, piccola Heather. Spero che lo vorrai ascoltare... Corey, è il momento che hai atteso."
 
"Cosa? Di... di cosa stai parlando...?" cominciò a dire Shelly, spalancando gli occhi allarmata quando il Gengar di Shade cominciò ad avanzare verso di loro... e si fermò a pochi metri, i suoi occhi rossastri che dardeggiavano implacabili!
 
"Gengarrrr... Heather... non hai ancora imparato nulla... di quello che ho cercato di insegnarti, vero?" sibilò Gengar, la cui voce assomigliava in maniera inquietante a quella di Corey...
 
La figura del Pokemon Spettro/Veleno sbiadì... e al suo posto, apparve quella di Corey, con le braccia conserte e lo sguardo gelido puntato sulle due bambine!           
                     
 
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CONTINUA...
 
Note dell'autore: E con questo, ho coperto uno degli eventi più tragici del gioco originale... che nella mia storia, ho relegato alla backstory. E ora, i ragazzi sono nella Fabbrica Abbandonata, a vedersela con il misterioso Shade... e con un Gengar che si è rivelato essere qualcosa di più che un semplice Pokemon! Come andrà a finire? E intanto... come se la caveranno Drew e gli altri con il Team Meteora stesso? Spero che questo capitolo abbia fatto salire abbastanza la tensione!
 
Non ho molto altro da dire, se non... tenetevi pronti per l'aggiornamento di Digimon Tamers Reload, che credo avverrà nel giro di pochi giorni! A presto!  
  
      
 
      
  
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