Capitolo 81: Decisione difficile
Eccomi qua con un nuovo
capitolo. Prima di proseguire vorrei domandarvi una cosa.
Sono un po’ a corto di
idee su come procedere. Una mezza ideuzza su come
continuare mi è venuta, ma dovrei utilizzare
qualcosa che ci è stato svelato negli ultimi capitoli di one piece usciti in giappone (non in
Italia)…quindi ci sarebbe uno spoiler,
sebbene non credo enorme, dato che non ci è stato ancora svelato tanto.
ma comunque potrebbe
essere un problema per qualcuno di voi. Quindi fatemi sapere se gli spoiler vi
danno fastidio, mi basta anche solo uno di voi e cercherò di inventarmi qualcos’altro.
Buona lettura
Tashigi vedeva la spiaggia diventare sempre più
piccola. Non staccava gli occhi da Zoro e quest’ultimo faceva lo stesso.
Senza accorgersene la ragazza, aveva preso a stringere il parapetto con una
forza tale che le nocche le divennero bianche.
“Sei sicura della tua scelta Tashigi?” le chiese Smoker affiancandola, riconoscendo il nervosismo nel linguaggio suo del corpo.
Tashigi si morse il labbro e cominciò a
farfugliare “Io…io…sono un marine e…e…”
Smoker sospirò e disse “Il fatto che tu abbia
giurato fedeltà alla marina, non significa che sei legata ad essa per sempre.
Puoi prendere strade differenti se vuoi e questo lo sai benissimo!”
Tashigi annuì “Ma io…”
“Tashigi, se fossi realmente sicura della tua
scelta, non staresti qui a balbettare nel tentativo di convincermi del fatto
che sei convinta di aver scelto la strada che vuoi. Lo vedo che sei
combattuta!” disse il capitano della marina poggiandole una mano sulla spalla,
per poi continuare “Quindi voglio che tu mi risponda sinceramente, sei davvero
sicura della scelta che hai fatto?”
La donna non riuscì a trattenere le lacrime e la spiaggia che stava
guardando, divenne solo una macchia appannata. Non avrebbe mai più rivisto Zoro
e se mai si fossero incontrati, sarebbe stato da nemici.
Il suo cuore perse un battito e successivamente venne stretto in una morsa.
“Tashigi!” la chiamò nuovamente Smoker “Sei ancora in tempo per cambiare idea e se
decidessi di essere un membro della ciurma di mugiwara,
non sarà un addio. In quanto pirati sarei costretto a darvi la caccia!” disse
accennando a un sorriso “Se poi con la vostra furbizia riuscirete a
sfuggirmi…oh bhe pazienza!”
“Capitano Smoker…io…” cominciò la donna, la quale
chiuse gli occhi e ripensò al suo ultimo periodo passato in compagnia dei mugiwara. Doveva
ammetterlo si era divertita. All’inizio detestava il fatto di essere finita su
una nave pirata, ma col passare del tempo, aveva cominciato ad assaporare
quella libertà che i pirati tanto agognavano e si era sentita bene. Poi con
Zoro aveva cominciato a provare un sentimento nuovo, forte, bello, doloroso, un
sentimento che non aveva mai provato prima. Era una delle poche marine donne e
nonostante fosse sempre circondata da uomini, non aveva mai provato niente del
genere per nessuno, né nessun uomo l’aveva fatta sentir speciale, come Zoro
riusciva a farla sentire quando lasciava cadere la sua aria da duro.
Riaprò gli occhi a quei ricordi e Smoker potè leggervi non più
confusione, ma determinazione.
“Capitano Smoker, grazie, ti devo molto!” La
donna lo abbraccio e aggiunse “Ti voglio bene!”
Smoker gli diede qualche pacca affettuosa sulla
schiena e disse “Ora va figliola e dì a quel Roronoa
che se ti farà soffrire, lo ucciderò personalmente!”
Tashigi si lasciò sfuggire una risatina, poi
lasciando andare l’uomo che le aveva fatto anche da padre, salì sul parapetto
della nave, si voltò un ultima volta verso Smoker e
poi si gettò in acqua.
Smoker sorrise e scosse la testa “Ormai è
avventata come un mugiwara. Poteva prendere una
scialuppa!” si disse tra sé.
Gli altri uomini della marina che avevano visto Tashigi
cadere oltre il bordo del parapetto, ignorando quanto fosse successo,
cominciarono ad urlare “Uomo in mare!” dopo di chè
ognuno di loro cominciò a correre a destra e a manca, cercando di trovare una
soluzione per recuperare il loro capitano, ma vennero tutti fermati da Smoker che parlò
loro “Fermi, lasciatela andare. La nostra Tashigi è
cresciuta e ha scelto il suo destino!”
I Mugiwara rimasero sorpresi nel vedere Tashigi gettarsi in acqua, non aspettandosi un cambio di
decisone all’ultimo momento, ma non
potevano nascondere di esserne felici, uno di loro in particolare, sebbene non
ebbe tempo di assaporare quel momento di sollievo, che aveva preso il posto a
quella morsa che gli attanagliava il cuore.
Zoro, con un tuffo, si gettò in acqua e con ampie bracciate, cercò di
raggiungere il prima possibile il largo. Non aveva paura che Tashigi non avesse fatto in tempo a giungere a riva prima
che la stanchezza avesse la meglio su di lei, temeva più che altro possibili
mostri marini che potevano nascondersi in quelle acque e cogliere la donna
impreparata.
L’ex membro della marina, aumentò la velocità quando vide Zoro nuotare
nella sua direzione. Non vedeva l’ora di poter essere avvolta dalle sue forti
braccia e porre finalmente fine a quella storia.
“Tashigi!” gridò Zoro quando mancavano pochi
metri dalla donna.
“Zoro!” chiamò invece la donna quando riuscì a toccare la mano dello
spadaccino.
Quest’ultimo afferrò, con presa salda, la piccola mano della donna e la
tirò a sé, per poi abbracciarla forte. Per una volta non gli importava
minimamente se i suoi compagni stavano assistendo a un altro lato di sé, quello
più morbido, che nemmeno lui sapeva di avere.
Tashigi, ricambiò l’abbraccio e dopo aver
poggiato la testa sul petto dell’uomo, giusto il tempo per riprendere fiato,
alzò lo sguardo verso di lui e sorridendogli gli disse “Ti amo Zoro, non
potevo…non potevo partire!”
Zoro sgranò gli occhi al sentir quelle parole, poi si dipinse un sorriso
sulle labbra e la baciò.
Tashigi fu accolta calorosamente dalla ciurma,
tra cui Rufy il quale disse a trentadue denti “Ben
entrata ufficialmente nella ciurma Tashigi!”
La donna annuì felice, per poi voltarsi e vedere che la nave della marina
era ormai diventato un puntino. Sorrise. Non sentiva alcun ombra di dubbio nel
suo cuore e tra sé disse “Ora so di aver fatto la scelta giusta!”
Rufy volle fare una piccola festicciola per
festeggiare il ritorno di Tashigi. Avrebbe voluto
fare le cose in grande, ma tutti erano d’accordo nell’aiutare gli abitanti del
villaggio in rovina a trasferirsi nuovamente nel loro villaggio natio, ormai
sgombrato, grazie a Smoker, dai pirati.
Non tutti però vennero destinati a quel compito. Infatti, alcuni membri
della ciurma di Shanks, Franky
e Zoro erano andati a cercare, legna e materiale che i carpentieri potevano
usare per aggiustare in modo adeguato le loro navi.
Robin era l’unica che non stava dando una mano, ma nessuno protestò. Al di
là di coloro che erano a conoscenza di quello che le passava per la testa, gli
altri suoi compagni sapevano che qualcosa turbava la donna.
L'archeologa passeggiava tra le rovine del villaggio, ormai quasi
completamente vuoto. Salì sul punto più alto fino a fermarsi vicino a un
muretto, in piedi solo parzialmente, che affacciava sul mare.
Si sedette su di esso e dopo essersi spostata i capelli che le andavano
davanti al viso a causa della brezza marina, cercando di sembrare più
tranquilla possibile, sebbene il suo cuore batteva all’impazzata, disse “Per
quanto tempo hai ancora intenzione di rimanere nascosta?” domandò
apparentemente al nulla, ma da dietro al muro di un’abitazione una bambina di
dieci anni, uscì allo scoperto.
Robin la guardò affascinata da capo a piedi. Non potevano esserci errori,
quella piccina era sua figlia. Non solo perché, come aveva detto Rufy, le somigliava parecchio, ma anche perché poteva
vedere in lei, alcuni tratti che le ricordavano la madre che non aveva avuto la
possibilità di conoscere come avrebbe voluto.
Le fece cenno di avvicinarsi e la bimba, cauta, fece qualche passo in
avanti.
“Come…come hai fatto ad accorgerti della mia presenza?” chiese sorpresa.
Robin sorrise dolcemente “Su un terreno cosparso di pietruzze è un po’
difficile non fare rumore!”
La bambina si morse il labbro, poi tirando fuori, dalla tasca della sua
salopette, un avviso di taglia, il primo che Robin aveva avuto, le domandò “Tu
sei questa vero? Sei Nico Robin? Ho sentito i tuoi amici chiamarti così, ma
volevo una conferma!”
L’archeologa annuì “Si, sono io. Il tuo nome invece qual è?”
La ragazzina la guardò storto e disse “Ma come? Una madre non dovrebbe
sapere il nome della propria figlia?”
Robin sussultò e la bambina comprese quello che stesse passando per la
testa della donna.
“Si, so chi sei! Regina mi ha parlato di te. Tu sei mia madre…o almeno quella
biologica, perché una madre degna di questo nome, non l’ho mai avuta!”
La donna abbassò il capo “Mi dispiace…io…” cominciò, ma la bambina non le
consentì di terminare e urlò “Non mi importa niente delle tue scuse. Non sono
venuta qui per quello, né per avere un legame con te. Volevo solo vedere la
faccia della donna che ha avuto il coraggio di abbandonare sangue del suo
sangue. Non so nemmeno se coraggio sia la parola giusta…direi più che altro
codardia. Ma infondo cosa potevo aspettarmi da una come te? So della tua fama.
Regina mi ha detto anche questo, di quale donna pericolosa tu sei e che fai
parte di una ciurma di pirati pericolosi e che fa del male alla gente proprio
come Regina ha fatto a questa gente!” disse arrabbiata.
Robin si morse il labbro e scosse la testa “No, piccola. Regina ti ha
parlato di quella che ero un tempo. Ora non sono più quella persona!”
“e quindi hai pensato bene di venire a cercarmi?” chiese la bambina facendo
una smorfia infastidita.
La donna scosse la testa “No, non ti ho cercato. Se stiamo parlando ora è
solo un caso fortuito. Non avevo idea di dove Regina si fosse recata!”
La piccola alzò agli occhi “Quindi non ti importava proprio niente di me.
Bene allora direi che la nostra conversazione finisce qua!” disse voltando le
spalle alla donna, ma prima che potesse allontanarsi troppo, Robin urlò “L’ho
fatto per proteggerti!”. Queste parole però non ebbero l’effetto che l’archeologa
aveva sperato. Non pretendeva di essere perdonata, ma almeno di spiegarle le
sue ragioni, ma la bambina decise comunque di andarsene.
Chopper salutò felice Robin quando la vide entrare nella cucina della Sunny, dove Sanji stava servendo
il the a tutti, ma il suo musino si rattristò quando si accorse dell’aria nera
della sua compagna.
Robin, approfittò della presenza di tutti i suoi nakama
per metterli al corrente di quanto stava succedendo.
“Hai una figlia?” chiesero all’unisono tutti i Mugiwara
che non ne sapevano niente.
“Sei sempre piena di sorprese sorella!” disse Franky,
sistemandosi i capelli che alla notizia gli si erano addrizzati per lo shock.
Chopper rimase confuso dagli sguardi scioccati dei suoi amici “Ma non è una
bella notizia?”
“Di solito si, ma la situazione è alquanto complicata per Robin! È un bel
casino!” disse Usopp.
“Perché? la bambina dovrebbe essere felice di aver trovato sua mamma!”
disse ingenuamente il dottore.
“Chopper, dovresti capire cosa si prova, anche tu sei stato abbandonato
dalla tua famiglia!” disse Zoro con poco tatto.
“Ma Robin l’ha fatto solo per proteggerla!” disse Nami
difendendo l’amica.
Usopp sospirò “A un bambino non importa quale
sia la motivazione che l’ha portato a trovarsi senza un genitore. Si sta male
comunque!” disse il ragazzo sapendo di cosa stava parlando.
“Io da bambino ho odiato diverse volte mio padre, nonostante mia madre me
ne parlava bene e diceva che era un grande uomo, a me non importava, io volevo
solo un padre. Volevo che tornasse per stare con me e mia madre. Solo crescendo
ho compreso le ragioni e ho accettato l’idea di essere cresciuto senza una
figura paterna. Ho capito che se mio padre sentiva così tanto il richiamo del
mare, se fosse rimasto perché si sentiva obbligato, non sarebbe stato il padre
e marito ideale e forse avremo sofferto di più. So che la motivazione di Robin
sull’abbandonare la figlia è più importante, ma a quella bambina finchè non comprenderà, non le importerà niente. Lei vorrà
solo avere una madre a prescindere da quello che dice!” disse Usopp.
“Quindi cosa hai intenzione di fare Robin?” chiese Brook,
che per il momento delicato aveva deciso di evitare i suoi soliti skull joke.
Robin a testa china e stringendo i pugni disse “Io rimarrò su questa isola!”
e i tutti i Mugiwara sussultarono a quelle parole.
“Cosa?” chiese Nami, sentendo il suo cuore
perdere un battito.
“Non partirò con voi questa volta. Il mio viaggio termina qui!” disse
cercando di trattenere le lacrime. Non voleva lasciare le uniche persone che l’avevano
accettate per quello che era e che l’amavano, tanto da arrivare a rischiare la
vita per lei, ma era giunto il momento che rivestisse il suo ruolo di madre.
“Robin no, non puoi lasciarci!” disse Chopper con le lacrime agli occhi e
abbracciando una gamba della donna. Lei era uno dei nakama
con cui aveva legato fin da subito e non voleva perderla.
“Chopper, non vorrei ma, non è giusto che la lasci al suo destino, inoltre
se Regina parla, il governo mondiale non ci penserà due volte a venire ad eliminarla.
Devo proteggerla!”
“Portala con noi, non è un problema, lo sai!” disse Rufy
agitato “Non puoi rimanere qui!”.
Sanji gli poso una mano sulla spalla e disse “Abbiamo
già fatto questo discorso tempo fa. Avevi detto che non ti saresti opposto se
uno di noi avesse scelto la famiglia invece di proseguire con te per realizzare
i propri sogni!”
Rufy si scostò con un movimento brusco dal
cuoco “Qui non centra niente quello che voglio io. Ve l’ho sempre detto, siete
liberi di fare le vostre scelte, ma per Robin…per lei è diverso!” disse abbassando
il capo.
“Diverso in cosa?” chiese Franky confuso.
“Robin è ricercata dalla marina dall’età di otto anni, se non hanno avuto
pietà di lei allora, cosa vi fa pensare che ora che è più pericolosa, possa
tranquillamente starsene ferma su di un isola a vivere la sua vita? Ha sempre
dovuto muoversi o nascondersi per sopravvivere e le cose non sono cambiate. Io
avrò anche la taglia maggiore in questo equipaggio, ma se il governo mondiale
potesse eliminare solo uno di noi due, state pur certi la scelta ricadrebbe su
Robin. Io non sono una minaccia per il governo mondiale, ma lei sì!”
“Ma come?” chiese Chopper confuso “Robin non è abbastanza forte da
sconfiggere un ammiraglio da sola, come la maggior parte di noi, come può
rappresentare un pericolo?”
“Chopper non è la forza il vero potere di questo mondo, come non lo sono i
soldi. Il vero potere è la conoscenza!” disse Rufy.
“Rufy ha ragione, la conoscenza è la nemica
peggiore della marina, perché non può manipolarla. Robin è l’unica al mondo in
grado di leggere il poigne griff
e svelare cosa è accaduto duranti i 100 anni di buio, una verità che da come si
sa è alquanto scomoda al governo mondiale!” disse Zoro comprendendo dove Rufy voleva arrivare.
“Robin io non ti voglio con me per un mio capriccio. Certo non vorrei
vederti lasciare la ciurma, ma soprattutto voglio evitare che ti succeda
qualcosa. Da quando Ace è morto, mi sono ripromesso che vi avrei protetto a
qualunque costo, ma non posso farlo se te ne vai!” disse Rufy
rattristato, coprendo il suo sguardo con il capello.
Sulle guance di Robin presero a scorrere lacrime silenziose, commosse dal
discorso del suo capitano. Robin lo abbracciò e lo ringraziò di tutto cuore.
“Grazie Rufy. Mi hai salvato più di una volta. Mi
hai salvato dalla morte ad Alabasta, a Ennies Lobby, mi hai salvata dalla solitudine, mi hai
regalato gli anni più belli della mia vita. Non sapevo cosa voleva dire essere
felice fino a quando non vi ho incontrato, ma…non potrai salvarmi per sempre e
mia figlia non vorrà seguirmi dall’oggi al domani, quindi non posso fare
altrimenti. Per quanto mi sia possibile, non voglio che lei soffra più di
quanto abbia già sofferto. Cerca di capire Rufy…io lo
devo fare!” disse guardando Rufy negli occhi, ma il
ragazzo abbassò lo sguardo e non dicendo niente se ne andò.
Oh mamma mia. Questo capitolo è stato un parto e non sono ancora sicura che
non sia noioso.
Ho paura delle ripetizioni e se le ho fatte, vi prego di scusarmi.
A presto.
Byeeee
Neko=^_^=